Indice:
• Pag. 2 – Introduzione
• Pag. 3 – Elementi di morfologia, ecologia e fisiologia delle specie foraggere
• Pag. 19 – Fattori dello sviluppo e della crescita delle specie prato-pascolive: tecniche agronomiche
per condizionarli ed effetti sulle comunità vegetali
• Pag. 32 – Risorse foraggere e colturali
• Pag. 39 – Utilizzazione e conservazione dei foraggi
• Pag. 48 – Risorse foraggere montane: pascoli
• Pag. 62 – Elementi di gestione dei sistemi agro-foraggeri e pastorali
• Pag. 74 – Gestione delle restituzioni animali al pascolo
• Pag. 76 – Pascolamento razionale
• Pag. 79 – Risorse foraggere e colturali montane: colture erbacee alimentari alpine
• Pag. 87 – Erbai
• Pag. 91 – Prati avvicendati
Introduzione
Cosa si intende per pascolo e prato-pascolo permanente?
Le definizioni di pascolo e prato-pascolo permanente sono generiche e ambigue, poiché indicano
superfici semi-naturali, permanenti o diventate permanenti (seminate da più di 10 anni, 5 secondo
UE) e non includono i pascoli arbustati e arborati. Sono definiti un po' meglio in inglese
Grasslands, Range o Rangeland.
Grasslands secondo Allen (2011), sono un’area la cui vegetazione può essere interpretata in
modo vasto tale da includere Gramineae, Leguminosae, e altre erbe. Talvolta possono essere
presenti anche specie arboree e arbustive.
• Il mondo dal 47% da rangeland, mentre il continente con la più alta percentuale di
territorio occupato è l’Australia con il 75%. L’Italia, su circa 13 milioni di ha di SAU
disponibile, solo il 3% è occupato da rangeland (53% in montagna e 37% in collina).
Per gestione pastorale oggi si intende, nell’ordine:
• Gestire con attenzione le risorse pastorali come bene di pubblica utilità per conservarle nel
tempo.
• Gestire i rangelands per ottenere una produzione animale (carne, formaggio…)
• Una gestione che mantenga la fruibilità per il turista
• Gestire i rangelands per conservarne la capacità di ospitare gli animali selvatici
Le condizioni ecologiche dei rangelands sono peggiorate negli ultimi anni per via di una drastica
riduzione della SAU (in montagna -44 dal 1982) a discapito di aree foraggere. Si è vista anche
una riduzione dei prato-pascoli e dei pascoli (-1.100.00 ha dal 1982), ed una conseguente
riduzione dei capi allevati (i bovini in Piemonte son diminuiti 50% dal ’60, calo ancora più
accentuato per le vacche da latte e una tenuta solo per le vacche nutrici, caprini e ovini). L’effetto
di queste dinamiche porta ad una minor pressione antropica su questi territori con la conseguente
perdita di superfici agricole.
Elementi di morfologia, ecologia e fisiologia delle specie foraggere
Il pascolo come comunità vegetale
Comunità vegetale (popolamento, cenosi) = insieme di diverse specie e/o individui (piante)
Nelle comunità vegetali si creano di relazioni sociali come competizione e mutualismo e, con
pratiche agronomiche (utilizzazioni, concimazioni, irrigazione, ecc.) c’è la possibilità di
condizionare le relazioni sociali e intervenire sulle caratteristiche delle piante.
Le categorie di piante in pascoli e prato-pascoli son diverse e son classificate secondo:
1. provenienza
2. morfologia / tipo di crescita (growth form)
3. durata della vita
ciclo vegetativo e riproduttivo
4. stagione di crescita
5. valore foraggero
1) Classificazione delle specie secondo la provenienza
secondo l’areale nel quale la specie si è evoluta spontaneamente troviamo specie:
• autoctone: origine alpina
• aliene: colonizzano un territorio diverso dal suo areale storico per opera dell'uomo o di un
evento naturale (es. Senecio inaequidens)
3
• invadenti: specie anche autoctone che in certe condizioni possono diventare invasive (es.
Pteridium aquilinum)
2) Classificazione delle specie secondo la morfologia (growth form)
Troviamo 4 forme principali nei pascoli: Gramineae, graminoidi, dicotiledoni (Fabaceae) e legnose.
❖ Graminee (Gramineae, Poaceae)
specie più abbondanti e con maggiore importanza foraggera tra quelle pascolive (>25% delle terre
emerse)
• caratteristiche principali:
o presenza di accestimento (da un seme possono generarsi più culmi)
o culmi cavi (tra 2 nodi)
o foglie disposte su due lati del culmo
o monocotiledoni nervature parallele
❖ Dicotiledoni
Specie generalmente erbacee nei pascoli alpini. Importanti foraggere Fabaceae/Leguminosae
Morfologia e struttura Fabaceae
• fusti
• foglie:
o alterne spesso stipolate:
▪ Palmate (Lupinus), Trifogliate (Trifolium), Imparipennate a 5 segmenti
(Lotus), Imparipennate a più di 5 segmenti (Robinia), Paripennate
(Ceratonia), Con cirro terminale (Vicia)
• infiorescenze:
o a racemo (eretto/pendulo)
o sottofam. Papilionoideae: fiori zigomorfi, papilionati
▪ vessillo: petalo superiore più sviluppato e ripiegato
▪ ali: 2 petali laterali liberi
▪ carena: 2 petali inferiori concresciuti
• frutti:
o legume
o lomento
• apparato radicale
o in genere fittonante, profondo, più o meno ramificato
o simbiosi con Rhizobium azotofissazione
• Cool Season: La maggior parte della crescita si esplica in primavera e autunno (cool
season), la fioritura avviene principalmente in tarda primavera. Dal pov foraggero
consentono di avere una buona produzione di foraggio in primavera e autunno a bassa
altitudine e in estate ad altitudine elevata. Son piante adatte a condizioni di freddo e
umidità ed è la categoria più diffusa nella montagna piemontese.
• Warm Season: Non sono presenti spontaneamente sulle Alpi. Molto diffuse in Australia.
Cicli:
➢ Ciclo vegetativo
➢ Ciclo riproduttivo
Sviluppo Gramineae: fase vegetativa
1. Germinazione
• sviluppo contemporaneo apparato radicale e organi epigei
• emissione radici embrionali sostituite da radici avventizie dopo settimane/mesi
• allungamento coleoptile fuoriesce dal suolo
• allungamento epicotile costituisce il primo internodo, cessa quando la base raggiunge il
livello suolo
• primo nodo caulinare a livello suolo gli altri nodi non si sviluppano
2. Accestimento: culmi
• emissione talli da gemme ascellari (all'ascella delle foglie)
• culmo principale (TP) direttamente dal seme, spostato di lato
• culmi primari ("figli”, Cn) nascono sempre alternati a destra e sinistra del principale, più
distanti dal principale = più vecchi
• culmi secondari si sviluppano dal principale ("figli" dei primari)
! in fase vegetativa, ciò che sembra un culmo (ed è detto culmo vegetativo) è costituito da guaine
fogliari.
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2. Accestimento: foglie
• nascono su un lato dell’apice vegetativo
o abbozzo
o allungamento nella guaina della foglia precedente
o emissione (uscita da guaina)
o all’uscita della ligula la crescita cessa e la lamina si piega
o pieno sviluppo (presenza di foglia = presenza di culmo)
• emissione radici sotto i nodi vicino a suolo (all'inserzione di ogni foglia)
Sviluppo Gramineae: fase riproduttiva
• striature bianche (primordi internodi) si manifesta a livello del culmo
• doppia rugosità (primordi fiorali)
o riguarda l’apice
o rughe rami primari infiorescenza
• allungamento dei culmi (nodi + internodi)
o portano foglie, radici e culmi secondari e sono sormontati dall’apice
• levata: innalzamento apice
o spiga a 10 cm (significato agronomico)
• spigatura: momento in cui i fiori sbucano dall’ultima guaina fogliare
• fioritura
• granigione
h erba ≠ da h apice
Gramineae: vegetativo riproduttivo
Il meccanismo che regola il passaggio tra fase vegetativa e riproduttiva è regolata da ormoni e
fattori esterni. Nel caso delle graminee sono per lo più la temperatura e la luminosità.
1. fase giovanile
Non c’è sensibilità a dei fattori che fan sì che la pianta passi all’altro stadio formazione riserve
2. induzione primaria (IP) (termostadio)
Meccanismo di vernalizzazione che si ha al di sotto dei 5°C (inverno e primavera). Non è
strettamente legato al freddo ma può essere stimolata con altri fattori come: calore, siccità ed
azoto. Processo lungo (1 mese) e indispensabile per molte graminee.
3. induzione secondaria (IS) (fotostadio)
Legato alla luce, parte quando viene raggiunta una soglia minima di ore di luce (da 8.30 a 14). Più è
alta la soglia più avanti nel tempo avviene questa induzione.
Diversa per specie, ecotipi, cultivar precocità.
La precocità di fioritura fa sì che sia una specie più utilizzabile dal pov foraggero.
Effetto induzione su sviluppo della pianta:
comportamento dei culmi 7
L’intervallo tra “spiga 10 cm” e spigatura dipende dall’altezza di spigatura (Lolium spiga in
alto intervallo più lungo; Dactylis spiga in basso intervallo corto). L’intervallo tra
“ripresa vegetativa – 10 cm – spigatura” è utile per organizzare il pascolamento.
Fioritura e Granigione
• La fioritura avviene 2-4 settimane dopo la spigatura.
• La granigione è la fase più stabile, non dipende da annata, luogo, specie, cv… e avviene
dopo metà giugno (scalare con altitudine).
Alternatività
Una pianta alternativa ha la capacità di fiorire nell’anno di semina. Non è una caratteristica
specifica, le graminee infatti hanno tutti i possibili gradi di alternatività in funzione di specie e
varietà.
• Forti alternative (es. loiessa, bromi) annullano il fabbisogno di induzione primaria che
soddisfano con la lunghezza del giorno. Son caratterizzate da una fase giovanile corta e la
levata contemporanea di tutti i culmi. L’utilizzo di queste specie è interessante per avere
una produzione di fieno subito dopo la semina.
• Mediamente o poco alternative (es. Dactylis, Festuca arundinacea) si hanno pochi
vantaggi. Caratterizzate da una fase giovanile lunga e assenza di fabbisogno d’induzione
primaria oppure la possibilità di sostituire l’induzione da freddo con forti intensità
luminose. Entro l’anno va a fiore solo qualche culmo ed è quindi una fioritura molto scalare
in cui si ha la compresenza di culmi a tutti gli stadi. La loro gestione diventa così
difficoltosa.
Rifiorenza
Capacità di fiorire più volte nella stessa stagione vegetativa. Si manifesta in modo più o meno 9
intenso e dipende dalle interazioni tra i culmi (effetto a cascata).
• specie poco rifiorenti (Dactylis, L. perenne, Festuca) rifioriscono solo una volta. Se
vengono tagliati non producono nuovi organi riproduttivi.
• specie molto rifiorenti (L. multiflorum, Bromus) fioriscono più volte (fioriture via via
meno abbondanti). Si hanno delle differenze di altezza dei culmi e un effetto di induzione
decrescente.
Specie molto alternative possono essere rifiorenti nell’anno di semina
Ciclo di sviluppo leguminose prative
• emergenza dei cotiledoni
• prima foglia vera
• apice vegetativo distale
• fusto principale
• gemme basali sul colletto
• fusti secondari dal colletto formano il cespo
• stadio invernale a “corona” o “rosetta” (piano di vegetazione)
• induzione da freddo e da luce
• bottoni fiorali (inizio accumulo riserve)
• fioritura (scalare da fine accumulo riserve, non sempre)
• granigione
5) Classificazione delle specie secondo il valore foraggero
Capacità di una specie di fornire nutrimento agli animali
➢ alto valore: piante nutrienti (composizione chimica che soddisfa i fabbisogni), palatabili
(caratteristiche fisiche), produttive
➢ medio valore: provvedono nutrimento adeguato se consumate
➢ valore scarso o modesto: non forniscono nutrimento sufficiente (non soddisfano i
fabbisogni)
➢ tossiche/velenose: contengono composti naturali tossici o velenosi per gli erbivori. La
tossicità è molto variabile in funzione della fase fenologica (es. meno tossiche in fieno).
Inoltre, la reazione delle tossine dipende dalla specie e dall’età dell’animale (es. i caprini
neutralizzano molte tossine)
È costituito da due famiglie di parametri:
• valore nutritivo effetto della composizione chimica della pianta:
o valore energetico (digeribilità SO): digeribilità ↑ E ↑
o valore azotato: proteine ↑ valore azotato ↑
o elementi minerali
o vitamine
o metaboliti secondari (fattori anti nutrizionali: fenoli, aldeidi, chetoni, ecc.; altri
fattori: terpeni, sesquiterpeni, ecc.)
• ingeribilità consumo volontario
o condiziona l’ingestione 10
o relazioni con digeribilità SO
Valore nutritivo
dipende da:
• specie: scelta specie, interventi colturali di controllo della composizione specifica
• fase fenologica: individuazione stadio ottimale di raccolta - utilizzazione
• stress ambientali: interventi colturali (es. irrigazione / siccità)
per i foraggi conservati il valore nutritivo dipende anche da:
• tecnica di raccolta/conservazione
• individuazione tecnica più corretta
• corretto svolgimento della conservazione
Digeribilità frazione della massa di foraggio che viene assimilato e non finisce nelle feci.
La consideriamo elevata quando è intorno al 70-75%. In questo caso avremo vantaggi nutritivi e un
tempo di permanenza nel rumine più basso così da aumentare la capacità di ingestione
dell’animale. Si avrà quindi maggiore ingestione e migliori performance animali.
Con un foraggio digeribile da 65% a 70% l’accrescimento corporeo da 500 800 g/d (+ 300 g/d).
O ancora, con foraggio al 75% (ad libitum) 20 l/d latte, e il peso corporeo non varia, ma con
foraggio al 55% 0-2 l/d latte con perdita peso corporeo.
Esistono 2 tipi di digeribilità:
• Sostanza secca ciò che resta di una massa vegetale dopo che è stata tolta l’acqua (il
contenuto di acqua è molto variabile a seconda della fase fenologica). È data dalla porzione
s.s. totale – s.o. indigeribile – ceneri indigeribili s.o. + ceneri digeribili
Le ceneri sono costituite da minerali e si dividono in ceneri digeribili e indigeribili.
• Sostanza organica equivale alla s.s. – tutte le ceneri.
Calcolo digeribilità 11
𝒔. 𝒐. 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎. − 𝒔. 𝒐. 𝒅𝒆𝒇𝒆𝒄. 𝟗𝟎 − 𝟐𝟎
𝑫𝒔. 𝒐. = 𝒙 𝟏𝟎𝟎 = 𝒙 𝟏𝟎𝟎 = 𝟕𝟕, 𝟕%
𝒔. 𝒐. 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎. 𝟗𝟎
𝒔. 𝒐. 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎. − 𝒔. 𝒐. 𝒅𝒆𝒇𝒆𝒄. 𝟗𝟎 − 𝟐𝟎
𝑫 𝒄𝒐𝒏𝒗𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 = 𝒙 𝟏𝟎𝟎 = 𝒙 𝟏𝟎𝟎 = 𝟕𝟎%
𝒔. 𝒔. 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎. 𝟏𝟎𝟎
Digeribilità cellula
La digeribilità dipende dalla composizione delle cellule vegetali, ovvero:
14
Variazioni
• 1° ciclo dipende da stadio e digeribilità ogni giorno:
o graminee –0,4 / –0,9 g/kg
o leguminose –0,3 / –0,4 g/kg 15
• imo ciclo (ricacci) dipende da età, % ss, % tessuti morti –0,3 g/kg (giorno)
Contenuto di fibra grezza (Van Soest)
Frazione della fibra calcolata con un procedimento che, a partire da un alimento, elimina tutta
l’acqua fino ad arrivare alla sostanza secca, costituita da pareti e contenuto cellulare. Tramite un
detergente neutro si elimina il contenuto cellulare (composto da proteina grezza, lipidi grezzi,
ceneri solubili e carboidrati endocellulari). Quel che rimane sono le pareti cellulari, che nel
complesso prendono il nome di fibra neutro detersa o NDF. Questa viene poi trattata con un
detergente acido che consente la rimozione delle emicellulose e la comparsa della fibra acido
detersa o ADF. Tramite acido solforico viene eliminata la cellulosa e con solventi sempre più forti si
arriva alla lignina (ADL). Infine, tramite incenerimento si ottengono le ceneri acido insolubili
(muffola).
Il consumo volontario è soprattutto in funzione dell’NDF.
Varia anche in base al peso degli animali
Il consumo volontario varia anche in funzione della tecnica di conservazione. Più l’alimento è
simile all’erba di partenza più viene consumato
volentieri.
• erba verde
• insilato
• foraggio essiccato in fienile
• foraggio essiccato in campo senza pioggia
• foraggio essiccato in campo con pioggia
Ad es.
100 ∙ 100
177 ∶ 100 = 100 ∶ 𝑥 → 𝑥 = = 56.4 = 56%
177
100 ∙ 47
𝑥= = 27%
177
18
Limite: non dà un’idea della quantità dei contatti nel momento in cui ho il CS e quindi non tiene
conto della densità della vegetazione.
• Facies unità di gestione della prateria. Viene attribuita sulla base delle specie più
abbondanti fino a raggiungere una sommatoria cumulata di CS di almeno 30-50%
Per ogni specie si attribuisce un indice specifico (IS o IQS) (da 0 a 5, indice empirico di qualità
agronomica della specie), funzione di: produttività, valore nutritivo, palatabilità, digeribilità.
Esprime in modo sintetico le caratteristiche foraggere di una specie presente in una prateria.
𝑖=1
𝑉𝑃 = ∑ (𝐶𝑆𝑖 ∙ 𝐼𝑆𝑖) ∙ 0.2 = (5 ∙ 56 + 4 ∙ 27 + 3 ∙ 17) ∙ 0.2 = 88
𝑖=𝑛
Oppure
𝑖=1 (𝐶𝑆𝑖 ∙ 𝐼𝑆𝑖) 5 ∙ 56 + 4 ∙ 27 + 3 ∙ 17
𝑉𝑃 = ∑ = = 88
𝑖=𝑛 5 5
Viene moltiplicato per 0.2 o diviso per 5 per ottenere un risultato in 100esimi e non in 500esimi.
Da questo valore è possibile calcolare un carico animali in quella determinata facies.
Altri concetti:
• Facies pastorale = popolamento vegetale definito dalle 2-3 specie più abbondanti.
Tiene conto di:
o composizione vegetazione
o condizioni ambientali / climatiche (temperatura, precipitazioni, esposizione,
pendenza)
o condizioni ecologiche (fertilità del suolo, reazione …)
o condizioni gestionali
• Tipo pastorale: insieme di facies simili, caratterizzato da 1-(2) specie dominanti a
elevata frequenza (>95% dei rilievi) dette specie indicatrici
• Gruppo ecologico: unità di tipi ecologicamente affini per fattori topografici, ecologici e
gestionali
𝑘𝑔 𝑠.𝑠.
= 10-30
𝑘𝑔 𝑁
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Come si può vedere ha una quantità di s.s. minore del letame, l’N è variabile a seconda
dell’alimentazione (più è ricca di proteine, più sarà elevata la quantità di N nei liquami).
Il liquame è un concimante, poco ammendante, l’N minerale è al 40-60% + 20-30% a lenta
degradazione. Le caratteristiche dipendono da:
• Specie animale
• Struttura allevamento
• Quantità acqua di lavaggio
• Miscelazione con acqua piovana (eventuale)
Vantaggi
✓ Gestione stalla semplificata
✓ Manipolazione reflui più facile
✓ Pulizia animali (soprattutto vacche da latte)
✓ Mineralizzazione veloce
✓ Scelta tra diverse modalità di spandimento
Svantaggi
Volume elevato necessità di avere vasche di accumulo di dimensioni importanti. Questo
deve maturare per mesi per fa sì che i semi presenti perdano la vitalità
Scarsa umificazione
Rischio inquinamento ed eutrofizzazione principali inquinanti riconosciuti a livello UE
Composti riducenti potenzialmente tossici
Salinità
Ustioni fogliari (NH3 in giornate calde)
Cattivi odori
Diffusione patogeni
Perdita N ammoniacale
Impiego
• Viene sparato da spandiliquame, caricato con liquame non diluito.
• Si presta ad essere distribuito anche con la ferti-irrigazione (adeguatamente diluito)
• Dose: 30-70(100) m3/ha (peso specifico = 1)
Concimi minerali
Sono concimi a base di N, P2O5 (fosfati) e K2O (sali potassici)
Negli ambienti di montagna l’uso di concimi minerali è vietato o limitato. Fanno eccezione i
concimi fosfatici che favoriscono le leguminose.
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• Concimi nitrici hanno l’N in forma nitrica che è facilmente assorbibile dalle piante,
solubilissimo in acqua e non è trattenuto dai colloidi del suolo (può essere dilavato
inquinando le falde sotterranee). Vengono usati per concimazioni a pronto effetto.
• Concimi ammoniacali hanno l’N in forma ammoniacale che è solubile in acqua,
trattenuto dal potere adsorbente del suolo ed è una forma transitoria destinata a essere
ossidata ad azoto nitrico (nitrificazione)
Scelte tecniche
1. quantità di fertilizzante un sistema per valutare la quantità è fare un bilancio degli
elementi nutritivi. Viene fatto a diverse scale: per appezzamento o per Unità Paesaggio
Agrario. Le informazioni sono contenute in un piano di concimazione che deve essere
compilato dalle diverse aziende
2. epoca di distribuzione dipende dalla dinamica di assorbimento delle diverse colture.
Andare incontro ai fabbisogni delle piante quando sono più elevati il periodo più critico
è quello che va dall’accestimento alla fioritura
• il fertilizzante più mobile è il concime minerale: 2-4 concimazioni, soprattutto nel
periodo critico
• letame: una concimazione (es. su letto di semina)
o concimazione precoce rigoglio vegetativo
o concimazione tardiva accumulo riserve
• su questo incide anche la percorribilità del terreno, cioè la possibilità di portare
trattrici e spandiletame su colture che si preparano per la semina si grava molto
sul suolo compattandolo (problema limitato nei prati/pascoli)
• incide anche la struttura dell’apparato radicale profondità e volume di suolo
esplorato
3. modalità di distribuzione
• spandiletame per fertilizzanti solidi alla lavorazione principale o comunque con
interramento rapido
• spandiliquame per fertilizzanti liquidi (come per letame)
• fertirrigazione
o con fossatelli distribuzione non omogenea
o a pioggia rischi sanitari + aerosol inquinanti
Fattore luce (fotosintesi)
Responsabile di nutrizione carbonica. L’efficienza nell’utilizzo della luce dipende da quantità di
radiazione incidente RI% = f (pendenza del terreno, esposizione)
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La curva vegetativa + i culmi in levata levano insieme, hanno una crescita meno condizionata da
fattori ambientali (es. temperatura), crescono sempre (anche con fotosintesi ridotta, a spese delle
riserve), la crescita si arresta alla fioritura, sono più rigidi (meno sensibili ad allettamento) e
contribuiscono alla produzione dopo la spiga 10 cm.
Dopo fioritura si ha un aumento della porzione di parti senescenti nella s.s. 28
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• rivoltamenti
• andanatura
• condizionamento:
o meccanico
o chimico
Rivoltamenti e andanatura
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Raccolta
Può avvenire in due modi:
• Conservazione del fieno sfuso raccolta con rimorchio autocaricante dalle andane
e conservazione del fieno in fienile. C’è una ridotta meccanizzazione e un basso
costo se non si hanno elevate esigenze di trasporto o problemi di spazio. Il fieno
sfuso perde ancora acqua facilitando maggiormente l’essiccamento (positivo nel
caso di foraggio raccolto a umidità superiori a quelle di conservazione)
• Imballatura meno ingombrante, lo stoccaggio è molto più facilitato e la
movimentazione è meccanizzata. Ci sono però maggiori rischi di deterioramento se
l’umidità è troppo elevata (necessità di un essiccamento in campo più protratto).
In generale, si hanno differenti condizioni in funzione della forma delle balle
(piccole/grandi balle parallelepipede, rotoballe), del volume, della densità di
pressatura (basse densità, <140 kg/m3 = circolazione aria e quindi ulteriore
riduzione dell’umidità impedendo il riscaldamento eccessivo del fieno).
o Piccole balle parallelepipede
▪ peso (15-35 kg), volume (0.1-0.2 m3) e densità (130-150 kg/m3)
ridotti
▪ movimentabili a mano, ma difficile meccanizzazione
▪ buon arieggiamento
o Grandi balle cilindriche (rotoballe)
▪ peso (150-350 kg), volume (1.4-2.1 m3) e densità (130-180 kg/m3)
elevati
▪ meccanizzazione più agevole
▪ necessità di un essiccamento più protratto per evitare
deterioramenti
▪ ridotta superficie esposta
o Grandi balle parallelepipede
▪ peso (> 400 kg), volume (2-4 m3), densità (200-280 kg/m3) molto
elevati
▪ adatte al trasporto e alla meccanizzazione
▪ migliore gestione dello stoccaggio
▪ necessità di un essiccamento più protratto per evitare
deterioramenti 42
▪ elevata superficie esposta
Perdite Ci sono perdite di diverso tipo:
• Respirazione perdite legate alla fase dopo il taglio per processi
enzimatici a carico di zuccheri solubili (fino a contenuto acqua >
del 40%). La respirazione aumenta se l’umidità dell’erba e la
temperatura ambiente (tg al mattino) è alta. Sono perdite
inevitabili anche fino a 10% della s.s. con erba molto acquosa.
• Meccaniche legate a:
o Falciatura: solitamente irrilevante; fino a 10% s.s. se
l’altezza del taglio è stata mal regolata (troppo alta),
l’organo di taglio/condizionamento è troppo aggressivo,
l’erba è allettata.
o Arieggiamento/raccolta: graminee molto resistenti,
leguminose molto sensibili (Medica fino a 30% s.s., fino al
45% di E netta e proteine)
o Lisciviazione perdita componenti cellulari. Provocata
dalla pioggia. Perdita elevata se la pioggia è molto intensa e
se lo stadio di essiccamento è avanzato (> permeabilità). Altri effetti negativi
sono l’aumento dei tempi di fienagione e lo sviluppo di batteri e muffe.
• Dopo imballatura il fieno è stabile a 12-17% di umidità. Si raccoglie però a 20-
25% di umidità per evitare lo sbriciolamento. Dopodiché si stocca in fienile, viene
ventilato naturalmente, avviene un riscaldamento fino a 35-45°C per attività
respiratorie microbiche e perdite al 2-7%.
o Se si raccoglie con umidità > 20-25% si sviluppano muffe filamentose (fieno
non consumabile). L’umidità alta + la presenza di microrganismi termofili
possono portare la balla a temperature fino a 60°C la digeribilità delle
proteine diminuisce e si ha un deterioramento da calore o imbrunimento
(fieno rosso mattone o brunastro). Una dispersione del calore lenta può
portare la balla a temperature fino a 80°C → reazioni chimiche fino ad
autocombustione del fieno. Si possono aggiungere additivi chimici ad azione
antimicrobica per prevenire deterioramento e ammuffimento di fieni
raccolti a umidità superiori a quelle di sicurezza
o Rotoballe molto compatte: perdita umidità residua lenta
▪ rotoballe a centro duro → rischio imbrunimento
▪ rotoballe a centro morbido → rischio ammuffimento
o Le rotoballe richiedono un essiccamento in campo più protratto e la raccolta
a umidità minore rispetto alle balle prismatiche.
Insilamento diretto fatto con una macchina che falcia e carica l’erba e poi scaricata in
cumuli e coperta da teli appositi che garantiscano le condizioni di anaerobiosi. Effettuato
soprattutto nei periodi autunnali.
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insilamento con preappassimento la raccolta è differita rispetto al taglio. Si ha un
aumento della concentrazione dei succhi cellulari (30-40% s.s. per L. multiflorum e 25% s.s.
per T. pratense). Si ha inoltre una riduzione dell’attività proteolitica e batterica butirrica;
c’è un maggiore rischio meteorologico, il cantiere è più complesso (taglio, rivoltamenti,
andanatura, raccolta); rischio imbrattamento (clostridi). Per garantire la minore quantità di
aria possiamo insilare in tre modi:
o Insilamento in trincea l’erba tagliata viene posizionata all’interno di trincee in
cui viene compattata e coperta con dei teli. Per facilitare il compattamento si
procede ad una trinciatura corta (2-3 cm) che ha un effetto positivo sulla
fermentazione in quanto una certa quantità di zuccheri viene a contatto con i
batteri che operano la fermentazione. Una volta riempita si ridispongono i teli
adeguatamente coprendoli
per garantire una pressione
di almeno 100 kg/m2. Il
fronte della trincea è un
elemento di debolezza in
quanto è esposto all’aria.
o Insilamento in silo-cumulo stesso
principio della trincea ma senza pareti.
Non viene molto usata qui,
generalmente solo da piccole aziende.
Bisogna rispettare l’angolatura massima
di 20-30°.
o Insilamento in rotoballe partendo da erba preappassita, si raccoglie con le
rotoimballatrici. Le balle vengono caricate su imballatrici che vengono avvolte in
dei film. Questa tecnica implica diversi vantaggi: un’esposizione all’aria più
breve, la trinciatura non necessaria, ogni rotoballa è un’unità singola
consumabile rapidamente e che bastano le macchine base della fienagione. Ma
ci sono anche svantaggi: polietilene permeabile e danneggiabile, lo sviluppo di
muffe, l’acidificazione è più lenta per l’assenza della trinciatura. Non ci sono
grandi perdite nella trasformazione da erba a insilato, la digeribilità subisce una
piccola variazione.
Perdite
Possono essere di due tipi, evitabili o inevitabili, e sono:
• Inevitabili:
▪ Respirazione residua 1-2%
▪ Fermentazione lattica 2-4%
▪ Appassimento 4-6% 47
• Evitabili:
▪ Colature 3-7%
▪ Fermentazione clostridi 0-5%
▪ Deterioramento aerobico nella conservazione 0-10%
▪ Deterioramento aerobico al desilamento 0-15%
▪ Perdite inevitabili 10%
▪ Perdite totali 10-40%
Valore alimentare insilati
• Digeribilità valori comparabili all’erba di partenza, con colature si hanno
perdite più o meno elevate, con preappassimento diminuisce di 2-3 punti.
• Energia netta almeno uguale o maggiore (concentrazione legata a
fermentazione)
• Valore azotato minore con coli; con azoto solubile > 50%, minor resa della
sintesi proteica microbica nel rumine
• Consumo volontario ridotto per insilati diretti (NH3) o per insilati con acido
acetico. Possibile tossicità da clostridi (eccesso). È comunque comparabile a
quello dell’erba fresca per buoni insilati preappassiti.
Risorse foraggere montane: pascoli
Sistemi pastorali
Sono soggetti per ottenere esclusivamente una produzione animale secondo il tipo di utilizzazione:
➢ Pascoli utilizzazione diretta ed esclusiva da parte degli animali
➢ Prato-pascoli come i pascoli ma con almeno un’utilizzazione diretta
con ricadute su ambiente e paesaggio.
Le principali funzioni sono:
• Produttivo:
o formaggio e altri prodotti caseari
o carne
o lana
o miele
• Paesaggistico:
o apertura paesaggio
o fruibilità
o aspetti cromatici
• Ambientale:
o protezione del suolo
o contenimento rilascio nutrienti
48
o purificazione acque infiltrazione
o biodiversità specifica e cenotica
o alimento e rifugio fauna selvatica
Classificazione sistemi pastorali:
✓ Sedentario e Semi-sedentario foraggiamento verde o foraggi conservati (fieni, insilati di
erba/mais), si può avere un autoapprovvigionamento dei foraggi in percentuale variabile a
seconda delle aziende, per i sistemi sedentari non c’è né pascolamento né alpeggio mentre
per i semi-sedentari c’è solo il pascolamento ma non l’alpeggio. È generalmente attuato da
aziende di grosse dimensioni poco diffuse nelle Alpi occidentali (solo NO, VCO)
✓ Transumante spostamenti saltuari o più spesso regolari di animali e uomini su brevi
distanze, piccola transumanza, o su grandi distanze, grande transumanza. Esempi di grandi
transumanze son le vie armentizie o tratturi in Appennino (110 m x 250 km) dal 1450-1500,
zone che venivano usate solo per i pascoli con divieti per altri usi. In Italia il sistema andò in
crisi dal 1800-1900 per la coltivazione di areali di svernamento. Ancora diffusa è la grande
transumanza dalle Alpi meridionali alla Provenza, o ancora transumanze pirenaiche,
cantabriche, delle sierre, corse con tratturi di 800 km. Possiamo trovare anche, a seconda
del dislivello, una transumanza verticale se accentuato o una transumanza orizzontale se
ridotto. Quella verticale è diffusa nelle Alpi (versante sud), detta monticazione. Qui esiste
ancora la pratica della margaria, soprattutto quella piemontese, ligure – piemontese,
biellese e bergamasca.
La margaria è una forma di controllo per cui gli animali di un certo numero di proprietari
vengono affidati ad un margaro che li porta in alpeggio insieme ai suoi.
➢ Gli alpeggi in Piemonte sono ≈ 1043 con una superficie media per alpeggio di 146 ha
➢ I bovini monticati sono ≈ 53.000 mentre gli ovi-caprini ≈ 68.500
➢ Il carico medio stagionale è di ≈ 0.35 UBA/ha
✓ Nomade non si ha una base d’appoggio per il periodo invernale
Elementi costitutivi di un sistema pastorale
Mette in relazione una risorsa foraggera con una serie di animali sia domestici che selvatici. La
risorsa foraggera si sviluppa sul suolo all’interno del quale vive la microfauna. Su tutto ciò ha
effetto il clima. L’uomo interviene sul sistema attraverso la gestione. Inoltre costruisce vie di
comunicazione e fabbricati. Predispone attrezzature pastorali per il pascolamento.
o Suolo visto come un contenitore di fertilità che fornisce elementi nutritivi alle
piante che vengono mangiate dagli animali. Avvengono quindi asporti dal suolo
attraverso la rimozione della vegetazione e apporti attraverso le deiezioni animali e
fertilizzanti e con il ciclo della sostanza organica. Possiamo avere:
▪ Suolo naturale formato da processi pedogenetici naturali che ospita una
vegetazione spontanea
▪ Terreno agrario effetto di pregresse lavorazioni che ospita piante agrarie
Dotato di caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche abitabilità e fertilità
Il suolo è classificato secondo diversi criteri:
▪ Fertilità oligotrofia, mesotrofia, eutrofia
49
▪ Substrato siliceo, calcareo, indifferente. Importante per determinare il
tipo di vegetazione presente ma in modo abbastanza elastico, infatti
possono esserci formazioni indifferenti al substrato
▪ pH orizzonti superficiali il pH influenza la presenza delle specie.
o Ambiente e clima il tipo di vegetazione dipende anche da:
▪ Fattori biotici sono antropici e aumentano al diminuire dalla quota. La
risorsa data dai fattori biotici è detta zoogena. Abbiamo fattori come:
✓ interventi agronomici
✓ interventi gestionali – pastorali
✓ animali domestici
✓ fauna selvatica
✓ disturbo da fruizione
▪ Fattori abiotici legati all’ambiente:
✓ pluviometria e basse temperature
✓ matrice silicea o calcarea
✓ funzionamento idrico del substrato (riserve idriche del suolo)
• serie prative
• serie sortumose
✓ effetto termico e durata innevamento:
• condizioni nivali
• intermedie
• termiche
Classificazione ecologica delle formazioni pastorali (Alpi SW)
1. Formazioni di condizioni termiche prevalenti
2. Formazioni di condizioni intermedie
3. Formazioni di condizioni nivali non molto importanti in Piemonte (sopra i 2200-2300 m)
4. Formazioni di condizioni idromorfe formazioni fragili, non fruibili dagli animali, spesso
presenti in ambienti di alpeggio
5. Pascoli a invasione arbustiva formazioni riconducibili a 1 e 2 che hanno subito processi 50
involutivi
3. Formazioni di condizioni nivali aree di altitudine caratterizzate dalla permanenza per lungo
tempo della neve
3.1 – Sub-nivali formazioni più di versante, con pendenza moderata e permanenza della neve meno lunga
3.1.1 Suoli poco evoluti
A - Suoli basici
70. Salix retusa e Salix reticulata
59
B - Suoli acidi
71. Luzula alpino-pilosa
3.1.2 Suoli evoluti (acidi)
72. Trifolium badium
73. Leontodon helveticus
73 - Leontodon helveticus (IS = 1) tipici del piano alpino, di pianoro o di versante, suoli evoluti e
acidificati, indifferenti al substrato. Presenti soprattutto a nord del Piemonte creando formazioni
anche estese. Se tende ad essere molto frequentata può subentrare la Poa alpina. È una pianta
con elevata palatabilità, normalmente accompagnata da specie che hanno anch’esse buona
palatabilità. Il valore foraggero VP = 15-25. Il pregio paesaggistico è elevato nel periodo di fioritura
del Leontodon. Le specie caratterizzanti sono Leontodon helveticus, Poa alpina, Anthoxantum
alpinum, Geum montanum, Nardus stricta.
74. Ligusticum mutellina
74 - Ligusticum mutellina (IS = 1) tipici del piano alpino, di pianori, conche o depressioni
lungamente innevate, suoli evoluti, acidificati e ricchi in humus, indifferenti al substrato. Il valore
foraggero varia a seconda delle condizioni, VP = 15-25 (40). Pregio paesaggistico medio – elevato.
Importante formazione per la presenza di composti aromatici che influenzano positivamente le
caratteristiche del latte (è l’erba associata al formaggio Bettelmat). Le specie caratterizzanti sono
Ligusticum mutellina, Poa alpina, Alchemilla pentaphyllea, Leontodon helveticus, Geum
montanum, Phleum alpinum.
75. Plantago alpina
76. Alopecurus gerardi
3.2 – Nivali
77. Salix herbacea
77 - Salix herbacea (IS = 1) tipici del piano alpino, di pianori, conche o depressioni lungamente
innevate, suoli evoluti, acidificati e ricchi in humus, indifferenti al substrato. Il valore foraggero
varia a seconda delle condizioni, VP = 15-25 (40). Pregio paesaggistico medio – elevato. Questa è
l’unica formazione pastorale dominata da una specie arbustiva, infatti questa ha apparati
striscianti legnosi ma fiori e getti dell’anno con una consistenza erbacea. Le specie caratterizzanti
sono Salix herbacea, Poa alpina, Plantago alpina, Festuca gr. violacea.
78. Alchemilla pentaphyllea
78 - Alchemilla pentaphyllea (IS = 1) tipici del piano alpino, di pianori, conche o depressioni
lungamente innevate, suoli evoluti, acidificati e ricchi in humus, indifferenti al substrato. Il valore
foraggero varia a seconda delle condizioni, VP = 15-25 (40). Pregio paesaggistico medio – elevato.
In questa formazione l’effetto calpestamento è meno evidente rispetto all’altra Alchemilla. Pianta
di taglia modesta con palatabilità elevata. Le specie caratterizzanti sono Alchemilla pentaphyllea,
Poa alpina, Salix herbacea, Carex foetida.
79. Carex foetida
79 - Carex foetida (IS = 2) tipici del piano alpino, di pianori, conche o depressioni lungamente
innevate, suoli evoluti, acidificati e ricchi in humus, indifferenti al substrato. Il valore foraggero
60
varia a seconda delle condizioni, VP = 15-25 (40). Pregio paesaggistico medio – elevato. Pianta di
taglia discreta che fa delle infiorescenze brune. È una formazione a metà tra il nivale e il
sortumoso per via del tenore idrico elevato. Buona produzione di fitomassa ed è molto appetita
dagli animali. Le specie caratterizzanti sono Carex foetida, Poa alpina, Alchemilla pentaphyllea,
Nardus stricta.
Gestione gli ambienti con vegetazione nivale hanno generalmente suoli profondi con un’elevata
quantità d’acqua, sono quindi suoli con una portanza limitata molto fragili! Bisogna quindi
evitare la concentrazione degli animali, l’eccessivo calpestamento e le eccessive restituzioni. Sono
fonti di foraggio quando gli altri tipi sono verso la fine del loro ciclo vegetativo; è una vegetazione
che si mantiene sempre verde per tutta la stagione vegetativa.
• INPUT
o Gestione delle restituzioni degli animali al pascolo
• OUTPUT
o Gestione della relazione “animali al pascolo – erba”
▪ livello di prelievo offerta foraggera che viene ingerita dagli animali
▪ calpestamento movimentazione delle mandrie
Relazioni erba-animale: prelievo
il prelievo si quantifica con due variabili: 62
Ci si chiede innanzitutto, cosa e quando utilizzare l’offerta variabilità in base alle specie e alle
stagioni (all’inizio della stagione veg l’offerta è ovviamente minore). In secondo luogo ci si chiede,
come utilizzare l’offerta? così si sceglie la specie animale, si determina il carico, la tecnica di
pascolamento e le attrezzature per il pascolamento.
Produzione foraggera e sua variabilità
➢ Inizio stagione vegetativa quando si raggiungono i 300°C (somma termica media delle
t quotidiane = somma tra max e min) dal 1° gennaio. Si accorcia di circa 1 settimana ogni
100m di dislivello. L’inizio e l’accorciamento con l’altitudine determinano una variazione
importante della produzione a seconda dell’altitudine:
o 0.1 t s.s./ha/yr ogni 100 m alt.
o 0.5 t s.s./ha/yr per ogni mese in meno di stagione veg (-7 giorni ogni 100 m)
➢ Produttività:
o Cotiche poco produttive: 0.5 t s.s./ha/yr (es. formazioni nivali)
o valori medi: 2.2-2.4 t s.s./ha/yr (es. festuceti a Festuca rubra)
o pascoli più produttivi: 6.0-6.5 t s.s./ha/yr
Su queste si inserisce una variabilità interannuale della produttività che dipende
principalmente dalle condizioni climatiche variabilità che va dal 25 al 60%
Curve di intensità di crescita
Sono curve asimmetriche (di solito una rapida crescita in cui si
raggiunge un picco, dopodiché tende ad avere un andamento
asintotico; cioè man mano che si verso la fine della stagione
vegetativa l’erba cresce sempre più lentamente fino ad
arrivare ad uno zero di vegetazione). I parametri importanti
sono la stagione vegetativa e i valori di intensità di crescita
dell’erba che dipende dal livello trofico della prateria. 63
L’integrale della curva definisce la produttività totale della
prateria.
A: bassa quota ↑, alta quota ↓
H: in pingui ↑, in oligotrofici ↓
Si raggiungono valori di
circa 40-45 kg/ha/d di s.s.
64
Dove: n° di animali = n° di UBA al pascolo (1 Unità Bovino Adulto = 1 capo di 550 kg PV)
Es. VP=40; K=0,015; CF=1 Cma = 0.6 UBA/ha/yr (presuppone che venga spalmato su 365 gg, ma
la stagione di pascolo è di circa 180 gg.). quindi Cst = 0.6 x 365/180 = 1,2 UBA/ha/dst
Problema: se in uno stesso alpeggio ci sono formazioni a diverse altitudini varia anche la stagione
diventa così impossibile confrontare due stagioni diverse
Giorni di Pascolamento consente di calcolare il numero effettivo di giorni di pascolamento
disponibili su un alpeggio in un anno (dato operativo)
𝐺𝑃 = 𝐶𝑚𝑎 ∙ 365 [𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖]
Es. 0.6 x 365 = 219 GP
C. istantaneo definisce al tempo infinitesimo to la presenza animale sull’unita di superficie
𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎𝑙𝑒 𝑈𝐵𝐴
𝐶𝑖 = [ ]
𝑆𝑢𝑝𝑒𝑟𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒 ℎ𝑎
100 GP = 1 UBA per 100 d, oppure 2 UBA per 50 gg, ecc.
c. Pascolamento misto
➢ migliora l’utilizzazione
➢ migliora vegetazione
➢ migliora risposta animale
➢ ruolo equini graminee mediocri, arbusti bassi
➢ ruolo caprini arbusti
➢ > pressione pascolamento senza riduzione performance animali
3. Pascolamento continuo intensivo
Adeguamento “continuo” del carico in funzione della crescita dell’erba
Correzioni di carico variazione ampiezza recinti, variazione dimensione mandria, < sviluppo
recinzioni
carico variabile in funzione dell’intensità di crescita dell’erba Sup. o mandria variabile
es. sistema 1.2.3. con S variabile: ripartizione in primavera della superficie in 1/3 e 2/3.
Consente di sfruttare la crescita nel momento massimo per formare scorte foraggere. È un
metodo che funziona bene per prato-pascoli di pianura/montagna a condizione che la vegetazione
sia uniforme poco adatta in alpeggio.
Tramite un erbometro è possibile il controllo dell’altezza dell’erba per la gestione dei carichi.
73
Livello di prelievo
• Libero: 10%
• Continuato estensivo: 30%
• Guidato: min. 30%
• Turnato: 60%
• Continuato intensivo: min. 40%
• Razionato: max 80%
Attrezzature per gestione pastorale
➢ Recinzioni (di limite, di sicurezza, gestionali) possono essere elettrificate (composte da
batteria, elettrificatore, picchetti di messa a terra, polo di vertice, cavi, tenditori e isolanti)
➢ Deflettori (localizzazione) deviano la direzione degli animali al pascolo, permettendo un
pascolamento omogeneo
➢ Punti acqua prese, bacinetti o stagni di accumulo, vasche, tazze
➢ Punti sale (localizzazione)
➢ Corrall controllo sanitario, pratiche animali
➢ Viabilità
➢ Accessi
➢ Cancelli:
o Sempre aperto-sempre chiuso
o Canadese
➢ Passaggi pedonali nelle recinzioni
Gestione delle restituzioni animali al pascolo
Restituzioni
• Feci (x giorno):
o 0.3-0.6 kg s.s./pecora (scibala)
o 2.5-9.0 kg s.s./vacca (meta)
o 1.2-2.0 kg s.s./giovane bovino
area imbrattata: 0,5-1,5 m2/d
area “di rispetto” in funzione di carico e specie animale
o nutrienti:
▪ 20-40 g N/kg s.s. feci (2 - 4%)
▪ 5-11 g P/kg s.s. feci (0,5 - 1,1%)
▪ 4-14 g K/kg s.s. feci (0,4 - 1,4%)
• Urine (x giorno)
o 0,6-2 l/pecora (0,15 l x deposizione)
o 6-25 l/vacca (1,5-3,5 l x deposizione)
o nutrienti:
▪ 6-15 g N/l (0,6-1.5%)
▪ 0gP
▪ 6-16 g K/l (0,6-1.6%)
74
con permanenza sempre al pascolo:
➢ 75-90% di NPK ingerito ritorna al pascolo (>100% con pascolamento estensivo +
integrazione)
➢ 10-25% di perdite per volatilizzazione, microrganismi, insetti coprofagi
o 1 UBA in 100 giorni di pascolamento restituisce (feci + urine):
▪ 35 Kg di N
▪ 5 Kg di P2O5
▪ 35 Kg di K2O
Vantaggi
✓ apporto e riciclo di nutrienti nel suolo
✓ insediamento di specie buone foraggere intorno alle mete (che fungono da nuclei di
diffusione e disseminazione)
✓ apporto di semi di specie buone foraggere
Svantaggi
effetto ustionante sulla vegetazione (es. urina ovini)
occupazione della superficie del pascolo (5-25%) e rifiuto dell’erba imbratta
diffusione di semi di specie infestanti (ingeriti e restituiti)
insediamento di specie nitrofile intorno alle mete (eccessi di restituzioni)
Tecniche di gestione delle restituzioni
In presenza di ricoveri
• distribuzione delle deiezioni in funzione delle condizioni del pascolo > restituzioni nelle
zone meno pendenti, 60-70% di deiezioni su terreni con pendenza < 25%).
• Con un pascolamento continuo estensivo c’è una distribuzione eterogenea, mentre con un
pascolamento turnato le distribuzioni sono più omogenee.
• Non bisogna lasciare che gli animali pernottino dove vogliono, ma devono essere
selezionate delle aree di riposo apposite.
• Così come per le aree di riposo, anche i punti di richiamo (acqua, sale, mungitura) devono
essere posizionati strategicamente.
• Mandratura e stabbiatura serve a migliorare la vegetazione attuale. Può essere di 2 tipi:
o mobile 2,5-3 m2/vacca/d
75
o prolungata (più notti 8-10):
▪ 200 ovini/ha
▪ 50-60 bovini/ha
Dislocazione strutture d’alpeggio e per mungitura
Pascolamento razionale
• Rispetto dell’equilibrio asporti/apporti animali sempre con l’obiettivo della conservazione
(tranne tipi a leguminose)
• Equilibrio non rispettabile temporaneamente e/o localmente se l’obiettivo è il
miglioramento (concentrazione/trasferimento fertilità)
• Rispetto della fisiologia e del ritmo di crescita della vegetazione
Valutazione
VP attuale = C attuale
VP ottimale = C ottimale
𝐶𝐴 76
= 𝐼𝑈 → 𝑐𝑜𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑛𝑠𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒
𝐶𝑃
IU:
– = 0 - 0,20 molto estensiva
– = 0,21 - 0,40 estensiva sottocarico
– = 0,41 - 0,60 media
– = 0.61 - 0,80 buona intensiva
– > 1 sovraccarico
Effetti della gestione pastorale non razionale: conseguenze carico crescente
➢ > intensità di pascolamento
➢ > competizione fra animali
➢ > tempo di pascolamento (insufficiente soddisfacimento fabbisogni)
➢ < razione disponibile
➢ < selezione dell’erba
➢ < ingestione
➢ effetti sui movimenti animali:
o 2-6 km/d (di più nelle zone difficili)
➢ effetti carico e razione al pascolo a breve e lungo termine
o per animale
o per ha
Carico e produzioni animali da carne (1) e da latte (2)
Erbai
Prato con una durata < 1 anno. Hanno un ruolo importante in ambienti alpini in quanto
costituiscono una risorsa foraggera che consente di gestire al meglio i sistemi zootecnici
allungando la stagione di pascolamento. Queste infatti, utilizzano al meglio le stagioni
climaticamente più favorevoli, consentendo colture intercalari su terreno disponibile tra la fine di
una coltura e l’inizio della successiva. Si classificano in diversi modi in funzione:
✓ Stagione di coltura estivo-autunnali; autunno-primaverili, primaverili, primaverili-estivi,
estivi
✓ Famiglia specie utilizzate Gramineae, Leguminosae, Cruciferae, ecc., composizione
specifica…
✓ Tipo di coltura monofita, oligofita, polifita
✓ Modalità utilizzazione foraggio foraggiamento verde, insilamento, fieno, pascolo
A – Gramineae
• Lolium multiflorum
• Cereali vernini
o Frumento
o Orzo
o Avena
o Segale
• Cereali estivi
o Mais
o Sorgo
o Miglio
o Panico
Lolium multiflorum (loiessa, lolio italico)
Generalmente è un erbaio monofita (specie poco longeva, 1-2 anni), di breve durata in ambienti
freschi e fertili di pianura-collina. Se consociata a leguminose o in miscugli polifiti ne migliora la
produttività al 1° anno. Molto produttiva (8-12 t/ha s.s.). Diverse varietà: var. annuali (var.
westervoldicum, tipiche da erbaio), var. biennali e triennali (var. italicum, adatte anche per prati di
breve durata) e varietà alternative e non alternative.
Semina:
• 25-30 kg/ha, interfila 15-20 cm, profondità max 2 cm
• autunnale (settembre-inizio ottobre), alcune var. sensibili a gelo; fine agosto in ambienti
irrigui, per sfalcio a novembre; primaverile (fine inverno) per prati di breve durata in
consociazione con leguminose (es. T. pratense).
• irregolarità di distribuzione (seme poco scorrevole)
Concimazioni erbaio in purezza:
• N 50 kg/ha all’impianto (+100-150 in copertura)
• P2O5 70-100 kg/ha 88
• K2O 70-100 kg/ha
Utilizzazione:
• foraggio fresco
• foraggiamento verde o pascolamento
• fieno
• insilato
o taglio tardivo dopo fioritura e insilamento diretto
▪ facilità di esecuzione ma foraggio grossolano
o taglio anticipato + preappassimento
▪ più complesso, rischio di imbrattamento da terra
▪ adatto per ambienti intensivi dove è richiesto foraggio di elevato valore
energetico
Hordeum vulgare, H. distichum (Orzo)
Cereale da erbaio più importante. Avvicendamento con orzo ceroso/mais ceroso (N Italia).
Utilizzazione:
• foraggiamento verde
o raccolta tra botticella e spigatura (incipiente spigatura, fine aprile-inizio maggio)
o raccolta tempestiva per rapida maturazione e decadimento qualitativo
(indurimento delle reste, perdita di qualità e riduzione appetibilità)
• insilamento
o raccolto poco prima di maturazione cerosa della granella (anticipo a causa della
rapidità di maturazione)
o trinciatura a 0.5-1 cm
o insilato di buona qualità se ben trinciato e compattato
Triticum aestivum (Frumento, Grano)
Erbaio di minore interesse rispetto all’orzo. Ha un ciclo vegetativo più lungo (effetto negativo
sull’erbaio seguente). Possiede una maggiore resistenza all’allettamento, un maggior potenziale
produttivo e una minore qualità del foraggio.
Tecnica colturale come quella per colture da granella ma con densità di semina maggiori. Varietà
mutiche e con taglia elevata
Utilizzazione:
• insilamento poco prima di maturazione cerosa (= quando la cariosside può essere incisa
con l’unghia umidità 40-45%) della granella.
Zea mays (Mais)
Esistono molte forme di mais, da quelle ancestrali con fiori bisessuate, a quelle attuali, dioiche, per
mutazioni, ricombinazioni geniche e selezione antropica. Caratteristiche cariossidi ed endosperma:
• Zea mais everta (rostrata) (endosperma vitreo)
• Zea mais indurata (end. vitreo) 89
• Zea mais indentata (end. farinoso)
• Zea mais amilacea, saccarata, tunicata
Coltura molto diffusa al Nord (80% superficie e produzione), solo il 6% in Italia meridionale e
insulare.
Morfologia specie annuale con stelo unico, carnoso (raramente accestisce), inflorescenza ♂ a
pannocchia (pennacchio) e ♀ a spiga (spadice), all’ascella delle foglie; spighe con un grosso asse
centrale (tutolo) protette da brattee da cui fuoriescono gli stimmi (sete) di colore bianco alla
fioritura. Spighette (un solo fiore fertile) sessili e a coppie (il n. di file di cariossidi è sempre pari
4-8-14-20).
Agrotecnica semina in primavera, terreno a 8°C. Concimazioni [N=250 Kg/ha (parte in semina e
parte in copertura), P2O5=120 Kg/ha, K2O=100 Kg/ha], la difesa dalle erbe infestanti viene fatta
tramite sarchiature, rincalzature, salubrità dell’ambiente (diserbo), irrigazioni molto importanti.
Raccolta a seconda del tipo di erbaio:
• taglio entro fioritura (rapido decadimento qualità) o prima di danneggiare nuovi getti dalla
corona
• produzioni: 10-13 t/ha s.s. (più tagli, irrigazione), 20 t/ha (semina autunnale)
• foraggiamento verde
• pascolamento (no meteorismo)
Prati avvicendati
Vengono classificati seconda la loro:
• Durata:
o Breve 1-2 anni
o media 3-5 anni
o lunga 6-10 anni
• Composizione:
o monofiti di leguminose
o monofiti di graminee
o consociazioni avvicendate temporanee
o oligofiti o consociazioni graminee – leguminose
Prati monofiti di leguminose
Agrotecnica (elementi comuni)
• Semina in primavera per specie sensibili a basse T nei primi stadi (Italia centro-
settentrionale) e in autunno per semi vestiti (a es. lupinella e sulla) (Italia meridionale).
• Concimazioni N solo all’impianto per esigenze iniziali (prima della simbiosi rizobica),
dopo è dannoso nei confronti della simbiosi e favorisce le infestanti; P annualmente,
capacità assorbimento modesta (somministrazione > del fabbisogno); K elevate necessità
(non limitante nei terreni ma concimazione opportuna per non alterarne la dotazione).
o All’impianto N 20-30 kg/ha, P2O5 150-200 kg/ha, K2O 150-250 kg/ha
o Anni dopo P anche se in copertura meno efficace, K in terreni scadenti.
Medicago sativa (Erba medica)
Tipiche di pianura o collina (in Piemonte 17.000 ha), prati di media durata (3 anni), terreno
profondo a medio impasto o argilloso, non a reazione acida (pH ottimali 6.5–8.0), non troppo
sciolto (povero di K e Ca) e con ristagno idrico. Pianta sensibile al freddo solo nei primi stadi che
sopporta siccità e alte T° anche per periodi lunghi.
Se seminato in purezza, avviene in ambienti a forte vocazione, in rotazione con altre colture
(cereali, graminee foraggere in purezza) coltura miglioratrice in avvicendamento. Non può però
succedere a sé stessa per successiva stanchezza del terreno, ovvero l’accumulo nel terreno di
secrezioni radicali tossiche per la microflora che inibiscono la simbiosi rizobica e la presenza di
patogeni in grado di attaccare le giovani piante (batteri e funghi).
92
Se in consociazione con graminee (Dactylis, F. arundinacea), avviene in ambienti freschi, il prato
presenta una maggiore longevità (graminee + persistenti), composizione più equilibrata del
foraggio (rischio di gonfiori, meteorismo → Medicago sativa max 30-35% della razione).
Epoca di semina a marzo; aprile in alta collina.
Concimazioni N autosufficiente (solo all’impianto 20-30 kg/ha), P2O5 uso elevato
all’impianto (150-200 kg/ha), K2O uso elevato all’impianto (200-250 kg/ha).
Produttività:
• 1° anno 7-9 t/ha s.s.
• 2° anno 12-14 t/ha
• 3° anno 9-11 t/ha
buona produzione estiva (fittone molto profondo)
Utilizzazione:
• pianura: 4 sfalci/anno (6 in coltura irrigua)
• collina: non più di 3-4 sfalci/anno
• utilizzazioni troppo frequenti diminuiscono la longevità (esaurimento riserve,
maggior suscettibilità a malattie fungine)
• fieno, insilato (con preappassimento). Foraggio verde e pascolo meno importanti
• pascolamento meno impattante (rilascio di fusti verdi dopo l’utilizzazione che
emettono foglioline)
In N Italia le T° primaverili sono spesso insufficienti per differenziare tutte le gemme fiorali
regola empirica: sfalcio prima di danneggiare i nuovi germogli dalla corona
Trifolium repens
Troviamo 2 varietà interessanti dal pov foraggero:
✓ Trifolium repens var. sylvestre (T. bianco selvatico) prati e pascoli collina e montagna;
taglia ridotta
✓ Trifolium repens var. giganteum (T. ladino) prati monofiti e polifiti di pianura; alta taglia
Ecologia ambienti freschi, acidofila (pH ottimale 6,0-6,5), eliofila, soffre la siccità per via
dell’apparato radicale superficiale (irrigazione!), mediamente longeva (4 anni), sconsigliabile la
monosuccessione.
Produttività (in purezza):
• 1° anno 4-5 t/ha s.s.
• 2° anno 9-11 t/ha s.s.
Utilizzazione:
• momento ottimale: imbrunimento delle prime infiorescenze (fioritura scalare)
• pascolo specie resistente al calpestamento 93
• sfalcio (Ladini) per:
o insilamento: preappassimento + impiego di additivi
o fienagione elevate perdite per sbriciolamento
• foraggio di qualità elevata (composto da foglie, fiori e piccioli)
• elevata % H2O (non somministrare erba troppo giovane o bagnata)
Trifolium pratense
Molto comune in prati permanenti e pascoli, presente anche in alta montagna (ssp. nivale), su
suoli acidi (pH 6), in ambienti freschi, con sufficiente disponibilità idrica, resistente ai ritorni di
freddo (sostituisce Medicago), teme T° elevate ed è poco resistente alla siccità, sensibile ad
attacchi fungini. In coltura viene impiegato in purezza o in consociazione. Longevità elevata in
popolamenti radi, ~2 anni in purezza; sconsigliabile risemina su stesso appezzamento prima di 2-3
anni.
Produttività:
• 1° anno 8-9 t/ha
• 2° anno 10-12 t/ha
Utilizzazione:
• 1-3 sfalci/anno
• momento ottimale: 25% delle infiorescenze in piena fioritura
• foraggio verde (non troppo giovane o bagnato meteorismo)
• fienagione (meglio se consociato per ridurre le perdite)
• insilamento meno difficile rispetto alla Medica (presenza di fruttosani e zuccheri
solubili)
• pascolamento dei ricacci a fine stagione
Onobrychis viciifolia (Lupinella)
Tipica di suoli calcarei, molto rustica valorizza terreni poveri di collina e
media montagna, resistente a T° alte e siccità, sensibile a T° basse
(soprattutto stadi giovanili), frequente in prati permanenti e pascoli, prati
avvicendati monofiti e polifiti. Longevità 4-5 anni (in coltura pura
diradamento dal 3° anno)
Epoca di semina primavera (produzione 1° anno scarsa), autunno in ambienti a inverno
mite (per incrementare produzione al 1° anno) e con seme vestito (legume indeiscente)
Produttività 5-8 t/ha di s.s.
Utilizzazione:
• 1° sfalcio a inizio fioritura per foraggio verde, fieno e insilato
• Successive pascolamento (non troppo frequente, riserve)
foraggio più ricco in carboidrati rispetto a medica no meteorismo se consumata
giovane
Hedysarum coronarium (Sulla) (approfondimento) 94
Tipica di suoli fertili, profondi, argillosi, ben dotati di CaCO3, resistente a T° alte e siccità, sensibile a
T° basse e gelate tardive. Coltura appenninica. In Italia settentrionale viene usata per inerbire
pendici argillose degradate (coltura poco affidabile). Prati avvicendati monofiti di breve durata (2
anni).
Epoca di semina primavera e autunno in ambienti con autunno piovoso e inverno mite
(per incrementare produzione al 1° anno) e se il seme è vestito (legume indeiscente).
Produttività: 6-12 t/ha s.s.
Utilizzazione:
• 1° sfalcio a inizio fioritura e insilamento (elevato contenuto
in carboidrati solubili)
• Successive pascolamento dei ricacci (non troppo frequente, riserve). Con semina
autunnale pascolamento precoce antecedente al primo sfalcio
Lotus corniculatus (approfondimento)
Tipico di ambienti aridi e poveri di collina e montagna, indifferente al pH (fino a 5). Utilizzato in
consociazione, anche se si afferma lentamente dopo la semina. Scelta delle cultivar in f(x)
dell’utilizzazione a sfalcio o pascolo. Pregi: produzione ben distribuita nell’anno, non dà fenomeni
di meteorismo quando consumato verde, molto longevo in consociazione (5-6 anni), dissemina
con facilità.
Prati monofiti di graminee
• Specie ad ampio areale di adattamento
o Dactylis glomerata
o Festuca arundinacea
o Festuca gr. rubra
o Festuca gr. ovina
• Specie adatte ad aree temperate fresche
o Lolium perenne
o Phleum pratense
o Festuca pratensis
o Arrenatherum elatius
o Bromus inermis
Dactylis glomerata (Erba mazzolina)
Specie molto rustica, cresce su tutti i tipi di terreno, resistente a T° invernali basse e siccità,
sensibile a gelate tardive in stadio di plantula, resistente all’ombreggiamento, aggressiva, buon
controllo delle infestanti. Prati avvicendati di medio-lunga durata (5-8 anni), mono o bifiti. Molte
varietà.
Semina insediamento lento, necessità di una buona preparazione del terreno, in
primavera a marzo (per evitare gelate tardive a cui è sensibile) o in autunno entro fine
agosto (per consentire insediamento prima del freddo)
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Concimazioni impianto: N=30-60 kg/ha semina autunno (60-100 in primavera),
P2O5=100-200 kg/ha, K2O=100-200 kg/ha. Negli anni successivi, in copertura: N=150-250
kg/ha se in purezza o 70-120 kg/ha se consociata a leguminose, un solo intervento a fine
inverno, 50% a fine inverno, 50% dopo il 1° sfalcio, in coltura irrigua ulteriore
frazionamento per migliorare resa.
Produttività 10-12 t/ha s.s. (seconda solo a F. arundinacea)
Utilizzazione:
• 1° taglio (possibilmente a inizio spigatura) o pascolo
• poi a 5-6 sett. poco rifiorente, foraggio foglioso di buona qualità
• insilato solo dopo preappassimento: povera di zuccheri fermentescibili rispetto ad
altre graminee
• non alternativa seminata in primavera foraggio foglioso a lento scadimento
qualitativo
Consociazioni tipiche:
• Dactylis + Medicago sativa scegliere varietà tardiva con spigatura coincidente a
inizio fioritura medica (se pascolata, medica non più di 30-35% foraggio)
• Dactylis + Onobrychis viciifolia su terreni calcarei
• Dactylis + Trifolium repens su terreni acidi di montagna
Festuca arundinacea
Specie molto rustica, cresce su tutti i tipi di terreno, anche con asfissia, resistente a T° invernali
basse e siccità. Prati avvicendati monofiti di medio-lunga durata (6-10 anni). Molte varietà,
alternative e non.
Semina lento insediamento, necessita buona preparazione del terreno, se seminata in
primavera (consociata a leguminose), non oltre marzo; in autunno (in purezza), entro fine
agosto per varietà poco o non alternative (necessità di avere culmi di età sufficiente per
ricevere induzione primaria)
Concimazioni come per Dactylis glomerata
Produttività 12-14 t/ha s.s. (molto bassa al 1° anno per insediamento lento, poi elevata
fino 8-10 anni)
Utilizzazione:
• sfalcio a inizio spigatura per fienagione o insilamento
• poi ogni 5-6 sett. (non rifiorente foraggio foglioso)
• pascolo resistente al calpestamento, ma taglia elevata e rifiutata da spigatura
Festuca gr. rubra
Specie molto rustica, frequente in formazioni semi-naturali, ambienti mesofili e mesotrofici di
collina e montagna. Prati polifiti, molto longeva (8-10 anni),
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Produttività 6-8 t/ha s.s.
Utilizzazione pascolamento: bassa taglia, resistenza a calpestamento; foraggio di qualità
modesta
Festuca gr. ovina
Specie molto rustica, frequente in formazioni semi-naturali, ambienti mesoxerofili di montagna.
Prati polifiti, inerbimenti, produttività modesta
Utilizzazione pascolamento e foraggio di qualità modesta
Lolium perenne (Loietto, lolio inglese)
Tipica di ambienti freschi e fertili, anche con eccesso idrico, non resiste a siccità, insediamento
rapido, mediamente longeva (3-5 anni), poco aggressiva consociazione con T. repens,
produttività modesta. Molte varietà con caratteristiche diverse.
Semina in primavera in consociazione con leguminose o a fine inverno per favorire lo
sviluppo delle radici prima della siccità estiva; a fine estate in purezza (non ritardare oltre
metà settembre, per le basse temperature).
Concimazioni come Dactylis glomerata
Produttività 8-10 t/ha s.s.
Utilizzazione:
• tipicamente pascolata (vegetazione bassa e densa, buon ricaccio e accestimento,
non rifiorente)
• meno adatta a sfalcio (vegetazione “elastica”, tende a piegarsi)
• lento scadimento foraggio
• varietà tardive che spigano a fine maggio-inizio giugno
Phleum pratense (Fleolo, coda di topo)
Tipica di ambienti freddi di collina e montagna, adatta a pH acidi, sopporta basse T° in qualsiasi
stadio, non sopporta T° elevate e siccità prolungata, tardiva, longeva (5-8 anni). Prati monofiti per
produzioni tardive o consociazioni con specie poco aggressive (no medica). Molte varietà.
Semina necessita buona preparazione del terreno, in primavera in consociazione;
seminare a fine inverno per sensibilità a siccità in stadi giovanili; a fine estate in purezza,
non sensibile al freddo ma accestimento prima dell’inverno.
Concimazioni come Dactylis glomerata (attenzione a N perché sensibile ad
allettamento)
Produttività 10-12 t/ha s.s. (elevata per 4-6 anni)
Utilizzazione:
• spigatura tardiva (fine maggio-giugno) scelta tra pascolo o sfalcio (possibilmente
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entro inizio spigatura), fienagione più facile (stagione più avanzata).
• rapido decadimento qualitativo con T° elevate;
• ricaccio lento (6-7 settimane tra gli sfalci)
• rifiorente
Festuca pratensis
Tipica di ambienti freschi di pianura, collina e montagna, simile a F. arundinacea ma meno
produttiva e longeva (5-7 anni). Consociata a leguminose non troppo aggressive. Foraggio simile a
L. perenne. Semina primaverile.
Produttività 8-10 t/ha s.s.
Utilizzazione a sfalcio o pascolo (più appetita di F. arundinacea)
Arrenatherum elatius (Avena altissima)
Specie comune in associazioni naturali di montagna, climi temperati, sensibile a freddi tardivi,
acidità, siccità, insediamento rapido, persistenza media (3-4 anni), aggressiva, adatta a
consociazione con medica. Semina primaverile. Utilizzazione a sfalcio (non adatta al
pascolamento).
Bromus inermis
Specie rustica, resistente a freddo e siccità, insediamento rapido, molto longeva (10 anni), molto
produttiva, adatta a consociazione con erba medica. Poco utilizzata in Italia.
Prati avvicendati oligo-polifiti o consociazioni graminee-leguminose
In funzione della combinazione di specie e trattamenti troviamo:
• Prati oligofiti poche specie
• Prati polifiti associazioni semi-naturali di numerose specie
Secondo la durata:
• breve 1-2 anni
• media 3-5 anni
• lunga 6-10 anni
I prati oligo-polifiti in Italia sono 225.000 ha, 5500 ha dei quali in Piemonte
Scopo delle consociazioni sono:
✓ valorizzazione comportamento complementare
✓ incremento produttivo
✓ stabilizzazione della produzione
✓ distribuzione dell’offerta stagionale
✓ longevità del prato
✓ maggiore controllo delle invadenti,
✓ maggior scelta del sistema di utilizzazione,
✓ maggior equilibrio della razione alimentare,
✓ maggior difesa del suolo
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✓ minor esigenze di azoto
Consociazione = competizione tra specie. L’obiettivo è limitare la competizione tra queste tramite:
➢ fattori di competizione
o luce: taglia, foglie erette
o acqua
o azoto
o interazioni
➢ competizione intra-interspecifica
➢ equilibrio fra i componenti
➢ ruolo dei componenti
Ruolo delle leguminose prative
Miscugli: criteri di scelta
➢ Numero di specie da inserire:
o in condizioni favorevoli 2 specie (1 graminea + 1 leguminosa)
o condizioni sfavorevoli 3-5 specie per fronteggiare avversità
o miscugli più complessi per inerbimenti tecnici o in zone montane difficili
➢ Specie e varietà in funzione di:
o adattamento ambientale
o aggressività specie con aggressività simile (caratteristica difficile da determinare)
o persistenza / longevità della coltura
o ritmo di vegetazione
▪ miscugli bifiti (caratteristiche simili)
▪ n° specie elevato e ambiente difficile specie complementari (equilibrio
del miscuglio più importante di produttività)
▪ diversa precocità fasi fenologiche sfalsate: vantaggio per es. per
pascolamento continuo intensivo (< calo qualità)
o modalità di utilizzazione: secondo ambiente
▪ sfalcio, fienagione, insilamento (loiessa, F. arundinacea, Dactylis, Phleum,
Bromus, Medicago, T. repens (ladino), T. pratense, sulla, lupinella)
▪ pascolamento defogliazioni
✓ distanziate: F. arundinacea, Medicago
✓ frequenti: loietto, T. repens, Dactylis, Poa pratensis
▪ utilizzabilità primaverile o autunnale (lupinella)
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▪ palatabilità
▪ produttività
Esempi:
• Prati avvicendati di breve durata
o loiessa + Trifolium repens o T. pratense
o loiessa + T. repens + T. pratense + D. glomerata (3 anni)
o Bromus catharticus + Lotus corniculatus
o Hedysarum coronarium
• Prati avvicendati di media durata
o Medicago sativa
o Onobrychis viciifolia
o M. sativa + L. multiflorum (3 kg seme) o D. glomerata o F. arundinacea
• Prati-pascoli avvicendati di media durata
o Lolium perenne + T. repens + D. glomerata/F. arundinacea (non oltre 600/700 m)
o D. glomerata/F. arundinacea + Poa pratensis + T. repens
o F. arundinacea (<600m s.l.m.) + D. glomerata + Phleum pratense + P. pratensis + T.
repens + T. pratense (poco)
Pratiche agronomiche specifiche per i prati avvicendati e permanenti
• controllo/modifica della composizione vegetazionale:
o prati avvicendati semina
o cotiche permanenti rinnovamento
▪ con distruzione
▪ senza distruzione (trasemina)
• concimazione
• irrigazione
• controllo delle infestanti
Rinnovamento delle cotiche permanenti con distruzione del cotico
Tecniche di distruzione cotico:
• Meccanica (a) aratura + risemina
• Chimica (b) glifosate (MCPA; MCPP, Dicamba)
• Combinata (b + a)
Rinnovamento delle cotiche permanenti senza distruzione del cotico Trasemina
Risultati attesi: cotico arricchito e più denso, controllo delle infestanti
• Tecniche di trasemina
o spaglio
o file (macchine trasemina)
100
o spaglio + pascolamento
o scarificatura meccanica
o diserbo selettivo + scarificatura meccanica
o rullatura croskill
• scelta specie erba medica, lupinella, sulla, trifoglio bianco, trifoglio pratense, Dactylis
glomerata, Bromus inermis, loiessa (temporaneo)
• epoca fine inverno
• concimazione P e K
• utilizzazione anticipata
Lotta alle malerbe specie invadenti tossiche, basso valore nutritivo, metaboliti secondari
aromatici, antiestetiche.
• Cause predisponenti all’invasione:
o gestione non razionale
o specie poco adatte insediamento lento + insufficiente longevità
o eventi eccezionali
• Lotta preventiva
o corretta gestione
o falsa semina
• Diserbo selettivo limiti applicativi
o specie: romici, ranuncoli, Poligonum
o trattamenti localizzati (2-4DB MCPB, spazzola chimica: glifosate)