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Note di embriologia e organogenesi: revisione dei principali aspetti dell’organogenesi

Durante il corso sono stati fatti alcuni brevi cenni all’organogenesi che permettono di
comprendere i movimenti che il tubo digerente compie nell’addome per passare da una
struttura semplice ed ordinata come la cavità addominale primitiva dell’embrione a una
struttura più complessa e dinamica, ovvero quella dell’adulto.
Verrano ripresi gli aspetti irrinunciabili di embriologia.

I settimana:
Nella morula ci sono due foglietti: uno interno, detto embrioblasto (cellule della massa
interna), ed uno esterno, detto citotrofoblasto (cellule della massa esterna).

II settimana
L’epiblasto si separa dalla porzione dorsale e crea la cavità amniotica.
Ventralmente rispetto al disco bilaminare, sul foglietto interno c’è la cavità celomatica
primitiva, il sacco vitellino primitivo, che con la vacuolizzazione esterna porta alla
formazione del sacco vitellino secondario.

III settimana
Fino alla formazione dei tre foglietti si parla di embiogenesi; l’invaginazione dell’ectoderma,
foglietto esterno, forma il foglietto intermedio con la gastrulazione. L’ulteriore passo è
l’organogenesi, IV-VII settimana. Finisce l’embriologia e inizia l’organogenesi, ovvero non si
creano altri foglietti ma i tre presenti si muovono l’uno rispetto all’altro e si creano nuove
strutture. Dai tre foglietti si creano tutti gli organi e le strutture descritte durante il corso:
- Dall’ectoderma origina tutto quello che connette all’esterno (Sistema nervoso centrale e
periferico ed epidermide);
- dal mesoderma originano le strutture di supporto fisico, strutturale (ossa, muscoli,
articolazioni, vasi) e il sistema emuntorio, il rene;
- Dall’endoderma originano l’epitelio del tubo digerente e gli organi da esso derivati
(ghiandole maggiori dell’apparato digerente e parte dell’apparato respiratorio), come fegato,
pancreas, e parte dell’apparato respiratorio, in particolare dalla trachea in giù, dal momento
che l’epitelio della trachea è una gemmazione del tubo digerente.
Gli pneumociti sono di origine endodermica, “parenti” degli enterociti, ma non dell’urotelio,
che invece è di origine mesodermica; gli pneumociti assomigliano all’endotelio perchè sono
molto sottili, ma i vasi sono di origine mesodermica. Dunque l’endotelio è “parente” del
globulo rosso e del femore, pur essendo molto più simile a un epitelio monostratificato. Il
peritoneo è più “parente” dell’endotelio che dell’epitelio gastrico, perchè il peritoneo è un
derivato mesodermico, infatti non si parla di “epitelio del peritoneo”, ma di mesotelio. Lo
stesso vale per le altre sierose, ovvero pleure, sinovie e pericardio.

IV settimana
L’embrione è appiattito, sul dorso ha la cavità amniotica e sul ventre il sacco vitellino. Si
sono formati i tre foglietti; il mesoderma si addensa centralmente a dare la notocorda, il cui
residuo nell’adulto è dato dai dischi intervertebrali.
Alcuni pezzi di notocorda hanno dato origine alle vertebre, mentre la parte restante di
notocorda rimane morbida e dà origine ai dischi interevertebrali. Se tutta la notocorda si
trasformasse in colonna vertebrale, il rachide perderebbe la propria mobilità.
L’amnios diventa molto grande e va ad “abbracciare” il sacco vitellino, evento da cui si crea
il tubo digerente. Il sacco vitellino viene strozzato e una sua parte diventa tubo digerente.

La figura ricorda già l’organizzazione del corpo, con scheletro assile, peritoneo, meso,
intestino primitivo, cavità celomatica (così chiamata quando non è divisa, nell’adulto diventa
poi la cavità peritoneale o toracica). Alcune specie animali non hanno la cavità divisa in
torace e addome, e sono detti appunto celomati.
Il mesonefro (cfr. la parola rene) si forma nel mesoderma, che nell’adulto corrisponde al
retroperitoneo, come l’aorta e i vasi che vanno dall’aorta alla parete.

Il mesoderma può essere diviso in tre prozioni:


- mesoderma parassiale, ovvero la parte più vicina al tubo neurale (che è un derivato
ectodermico) da cui originano i somatomeri e i somiti; da esso avranno dunque origine i
muscoli della regione mediana del dorso;
- appena più lateralmente si trova il mesoderma intermedio, quello che cresce di più; da esso
originano l’apparato emuntorio renale, escretore e le gonadi;
- più estremamente il mesoderma intermedio si continua con la parte più laterale del
mesoderma, ovvero il mesoderma laterale, che è biforcato e può prendere due direzioni.
• una parte, il mesoderma parietale, si porta verso l’alto a rivestire l’amnios; dà origine alla
parete del corpo;
• una parte, il mesoderma viscerale, si porta verso il basso a rivestire il sacco vitellino; dà
origine alla parete dell’intestino e ai vasi.
Quando l’amnios abbraccia il sacco vitellino e lo taglia, il sacco vitellino è già rivestito, oltre
che dall’endoderma, anche da mesoderma.
-> Il mesoderma che riveste il sacco amniotico è detto mesoderma parietale. Va a costituire la
parete del corpo anterolaterale.
-> Il mesoderma che riveste il sacco vitellino viene detto mesoderma viscerale e va a
costituire i muscoli, la parete del tubo digerente e dell’apparato respiratorio e i vasi.
Facendo una sezione istologica del tubo digerente e ragionando in termini di derivazione
embriologica, si può affermare che:
- la mucosa è di origine endodermica e mesodermica (in particolare dal mesoderma viscerale
laterale);
- la sottomucosa è di origine mesodermica
laterale;
- i muscoli sono di origine mesodermica
laterale;
- l’avventizia è mesodermica laterale.
- Il peritoneo è di origine mesodermica
laterale (porzione viscerale).
I muscoli larghi dell’addome sono di
origine mesodermica laterale (porzione
parietale). Il peritoneo della porzione
anteriore dell’addome viene dal
mesoderma laterale parietale.

L’uretere ha una stranezza nella


disposizione dei muscoli, ovvero gli strati
sono invertiti; l’inversione ha un significato
funzionale, ma può essere spiegata anche dal punto di vista embriologico: la parete
dell’uretere, come la parete della vescica, deriva dal mesoderma intermedio. Una sezione di
uretere e una di intestino tenue, anche se hanno uno schema simile (mucosa, sottomucosa,
tonaca muscolare, ecc), sono completamente diversi perchè nell’uretere non c’è endoderma,
ma solo mesoderma intermedio e quindi diverso dal quello dell’intestino tenue. L’uretere è
“parente” dell’aorta, non del duodeno.

I muscoli paravertebrali hanno un’origine diversa dai muscoli larghi dell’addome.


Rispettivamente derivano dal mesoderma parassiale e dal mesoderma laterale. Questo
comporta un’innervazione diversa. I primi sono innervati dal ramo posteriore del nervo
spinale, gli ultimi dai nervi intercostali. I muscoli larghi dell’addome e gli intercostali, come
le coste, originano dal mesoderma laterale parietale. Ossa e muscoli hanno la stessa origine.

Il mesoderma, sia esso parassiale, laterale o intermedio, quando si viene a formare costituisce
i somiti, i quali appaiono come “blocchetti”. Nell’adulto l’unico elemento vagamente
somitico è la colonna vertebrale. Tuttavia il somite corrisponde ad un concetto diverso;
ciascun somite dà origine ad una porzione di osso e ad una porzione di muscolo che, in
seguito allo sviluppo, continueranno ad essere innervati dai medesimi rami nervosi (es.coste-
muscoli larghi dell’addome). Potremmo dire che un neuromero o neurotomo è il somite che
corrisponde al SNC, ma sul nevrasse non è possibile identificare i diversi somiti. Sull’”uomo
zebrato” della sensibilità cutanea si riconoscono i somiti. Dopo la fase somitica, in cui sono
identificabili delle righe tra un somite e l’altro, rimane l’innervazione somatomerica.
Testa e collo sono più complessi perchè non provengono dai somiti, ma dai somitomeri
(somiti di testa e collo): il trigemino con le tre branche ricorda l’organizzazione dell’”uomo
zebrato”. Gli arti sono “germogli” della parete: alcuni somiti si prolungano negli arti, infatti
le zebrature rispecchiano questo schema.

L’organizzazione della testa è molto più complessa, perchè la massa encefalica spinge da
dietro, si porta in avanti e crea la bozza frontale. Nella testa si parla di somitomeri o archi
faringei, che sono 5 ma numerati fino a 6 perchè il quinto nell’uomo scompare poco dopo
essersi formato. Per analogia con l’anatomia comparata si contano fino a 6 saltando il 5,
perchè alcuni animali li hanno tutti e 6. Il 6 dell’uomo corrisponde all’insieme 5+6 di alcuni
vertebrati. Ogni arco faringeo ha ectoderma, mesoderma ed endoderma. Ogni arco faringeo è
innervato da un nervo. Con questo si spiega il motivo per il quale il ventre posteriore del
digastrico è innervato dal faciale e il ventre anteriore dal trigemino. Il primo arco faringeo,
infatti, diviso in due per la presenza della bocca, dà origine a mandibola, muscoli masticatori
e all’osso mascellare, e ha come proprio nervo il trigemino. I muscoli mimici originano come
il ventre posteriore del digastrico dal secondo arco faringeo, il cui nervo è il faciale. Gli
ulteriore movimenti morfogenetici fanno perdere di vista l’origine perchè trascinano i mimici
sopra i masticatori, ma l’innervazione iniziale permane (cfr. testicolo che origina davanti ai
reni).
L’embriologia orientata è complessa ma permette di capire e memorizzare più facilmente la
vascolarizzazione e l’innervazione.

Dal foro cieco della lingua origina la tiroide e ciò spiega la presenza di eventuali tiroidi
ectopiche dalla radice della lingua alla sede tiroidea. Se durante un esame diventa iodio
captante la radice della lingua, probabilmente è un ectopismo tiroideo, non una metastasi
tumorale da carcinoma tiroideo.
Nell’immagine sono indicati alcuni archi faringei; se si infila un dito tra un arco e l’altro non
si entra nella cavità della bocca, ma ci si ferma. Durante lo sviluppo embriofetale gli archi
faringei spariscono. Il meato acustico esterno è il segno di un arco faringeo; le altre pieghe
invece scompaiono. Nella faringe primitiva si vedono diverse invaginazioni che negli adulti
scompaiono, fatta eccezione per la tuba uditiva che cerca di raggiungere il meato acustico
esterno, senza mai raggiungerlo, nemmeno durante la vita embrionale.
Se si presenta un soggetto con una pseudofessura sul collo, probabilmente presenta una
fistola congenita nel collo, ovvero una tasca faringea che non si è chiusa.

Il foro di Botallo dopo la nascita si chiude. E’ l’unico caso in cui l’evento morfogenetico deve
avvenire immediatamente, mentre tutti gli altri movimenti avvengono molto piano; la
sepimentazione della camera cardiaca, in 2, 3 e poi in 4 avviene molto lentamente, con la
costruzione dei setti. Il foro di Botallo a livello fetale serve per bypassare la circolazione
polmonare. Dopo la nascita deve chiudersi immediatamente, è un movimento morfogenetico
che non può avvenire lentamente. Mentre è pervio, è costituito da due pareti che si affrontano
e stanno slivellate da una certa distanza.
Aumentando la pressione su una delle due pareti, il muro A si accolla a B e si chiude. Con il
primo respiro bisogna chiudere il foro di Botallo. Le pervietà del foto di
Botallo sono date da difetti: se le due pareti non sono giustapposte, resta una fessura; se è
molto piccola, in 1-2 anni si può chiudere. Se invece è troppo ampia, la rifinitura è inefficace
e serve un intervento chirurgico.

L’apparato respiratorio origina dal tubo digerente. Anche qui non sono inesistenti alcune
patologie tipiche del bambino, come artresie esofagee, connessioni tra esofago e trachea, che
implicano la mancanza o il non corretto verificarsi di eventi morfogenetici.

Il celoma è diviso in due perchè nella parte anteriore della parete celomatica origina il
diaframma, che raggiunge la parete posteriore. Tutti i fori del diaframma sono
posteriormente; il centro tendineo è libero, la parte anteriore non ha fori. Il diaframma più che
essere considerato un disco con dei fori, andrebbe
considerato come una mezzaluna con strutture che
decorrono dall’alto verso il basso. Il diaframma è
cresciuto davanti e poi si è portato posteriormente.
Qui ha trovato il tubo digerente e i grossi vasi che
scendono, si è addossato a questi e li ha circoscritti.
La cavità celomatica si divide così in toracica e
addominale, ognuna con la propria sierosa, ovvero
pleura, parietale e viscerale, e peritoneo, parietale e
viscerale.

Tra l’apparato genitale femminile e maschile ci sono diversità ma entrambi possono essere
ricondotti a uno schema comune. Ci sono problemi clinici come l’ipospadia, con uretra che
sbocca sul ventre del pene e non all’apice. In uno sviluppo normale si ha una saldatura la cui
evidenza la si riscontra nel rafe, visibile sulla superficie del pene.

Oltre a dare origine all’apparato respiratorio e alle ghiandole extramurali (fegato e pancreas),
l’apparato digerente subisce dei movimenti per passare da un tubo rettilineo a 7-8 metri di
apparato stipati nella cavità addominale. I movimenti coinvolgono solo la parte addominale
del tubo digerente, mentre la parte toracica mantiene un’impostazione cranio-caudale che
ricorda la situazione embrionale (es. esofago, rettilineo). Questo dà origine alle fasce di Treiz,
Toldt, alcuni organi restano intraperitoneali, alcuni diventano retroperitoneali. Si formano
degli accollamenti di peritoneo, con 2 o 4 foglietti (ovvero il grande omento e il mesocolon
trasverso).
Si ha una rotazione dei due pancreas. E’ importante in clinica, perchè se il movimento
morfogenetico non accade si ha il pancreas anulare [nds: forma distinta di atresia duodenale,
nella quale la testa del pancreas forma un anello intorno alla seconda porzione del duodeno].

Peritoneo
Il peritoneo è una sierosa che riveste la cavità addominale. E’ di origine mesodermica (origina
dalla porzione laterale, viscerale o parietale). In genere si dice che la cavità peritoneale è
chiusa, in quanto cavità sierosa, non comunicante con l’esterno, ma in realtà nella donna
questo non è valido. Tra peritoneo e parete del corpo ci sono gli spazi (retro-, pre- e sotto-
peritoneali), con del tessuto adiposo (mesoderma) che aumenta con l’obesità. L’obesità è in
genere un problema che riguarda più gli uomini. Un uomo obeso è meno a rischio
cardiovascolare di un soggetto magro ma con grasso addominale (ndm: credo che Rodella
abbia fatto un po’ di confusione unendo due discorsi insieme. Da una parte il grasso
preperitoneale tipico dell’obesità non comporta rischi cardiovascolari. Il grasso
intraperitoneale, invece, è dannoso a livello cardiovascolare e questo tipo di grasso lo
accumulano specialmente gli uomini, anche se non in evidente sovrappeso; nell’ultimo caso
si parla di “obesità viscerale”).
Si distinguono un peritoneo parietale e un peritoneo viscerale. Il peritoneo divide la cavità
addominale e la cavità peritoneale (che è uno spazio sieroso e contiene solo un po’ di liquido)
in una porzione sovramesocolica e una sottomesocolica.
Il peritoneo viscerale prende il proprio sostentamento vascolare dai vasi degli organi che
riveste (es. quello che riveste il fegato da rami dell’arteria epatica, stomaco da rami delle
arterie gastriche). Fa tuttavia eccezione il grande omento, parte di peritoneo libera, lontano
dagli organi e che quindi necessita vasi ad hoc, ovvero i vasi epiploici, dell’epiploon. E’
l’unico caso in cui il peritoneo ha rami propri, rami dei vasi gastrici. E’ così lontano
dall’organo che la vascolarizzazione dell’organo non può supplire in modo efficace.
Il peritoneo parietale, al contrario, riceve la vascolarizzazione dei vasi di parete. Gli
anatomopatologi per fare una biopsia dello stomaco comprendono anche il peritoneo,
considerandolo come sua lamina sierosa, dato che ne fornisce anche la vascolarizzazione.
Il peritoneo viscerale origina dal mesoderma laterale viscerale, il parietale dal mesoderma
laterale parietale. Il peritoneo viscerale che riveste gli organi è innervato dai nervi degli
organi, di natura viscerale, che hanno nei confronti del dolore una sensibilità meno
puntiforme e non permette di definire precisamente il dolore. Il peritoneo parietale riceve
rami nervosi dai nervi somatici, quindi ha un dolore più preciso e localizzabile, ed è
anestetizzato dalle anestesie che coinvolgono i nervi parietali.
Se ipoteticamente si mettesse dell’acido cloridrico sull’apice di un gastroscopio e si
pungesse il peritoneo viscerale, il soggetto probabilmente indicherebbe un dolore generale
(si potrebbe stimolare anche con uno spillo, ma nel peritoneo viscerale i recettori sono poco
sensibili agli stimoli meccanici, e sensibili invece agli stimoli chimici). Spostandosi sul
peritoneo della parete addominale anteriore (sia con l’acido cloridrico, sia con gli spilli dal
momento che i recettori sono sensibili anche agli stimoli meccanici), il soggetto riferisce un
dolore preciso e localizzato che viene dall’interno.
Se il paziente ha un dolore localizzato addominale in superficie, è coinvolto il peritoneo
parietale, e quando il peritoneo parietale è interessato, è coinvolto un nervo di parete che dà i
riflessi di allontanamento dallo stimolo algico che deriva dall’interno, contraendo i muscoli
della parete addominale, involontariamente, anche se l’allontanamento è inefficacie.
L’addome non è palpabile, è duro e indica coinvolgimento del peritoneo parietale. Il
coinvolgimento del peritoneo parietale può derivare per esempio da un’epigastralgia
generalizzata, che prima ha interessato il peritoneo viscerale, e solo successivamente ha
interessato anche il parietale, come nel caso di un’ulcera perforata, gastrica, intestinale,
dell’appendice, a causa di acido cloridrico, ecc. Il peritoneo parietale è sensibile all’anestesia
parietale locoregionale; anestetizzando il corrispettivo nervo di parete, si anestetizza anche la
corrispettiva fascia di peritoneo parietale.
I nervi viscerali, ovvero ortosimpatico e parasimpatico, contengono anche fibre sensitive
viscerali che innervano l’organo per lo stato di tensione e le risposte riflesse, e il peritoneo
viscerale.
I nervi parietali hanno uno schema più semplice: il nervo spinale innerva
- con i rami sensitivi la cute,
- con i rami motori innerva i muscoli,
- con rami sensitivi interni innerva il peritoneo parietale.

Aspetti funzionali:
- peritoneo viscerale: innervazione viscerale, dolore generalizzato.
- peritoneo parietale: innervazione parietale; dolore localizzato.

Peritoneo della parete anteriore [tavola 245 Netter]


Sopra l’ombelico c’è l’inserzione anteriore del legamento falciforme. Sotto l’ombelico ci
sono tre tipi di pieghe peritoneali:
- piega ombelicale mediano (uraco), residuo embrionale, impari e mediana;
- pieghe ombelicali mediali, residuo embrionale delle arterie ombelicali;
-pieghe ombelicali laterali, vasi epigastrici inferiori.
Le pieghe ombelicali mediali corrispondono ai legamenti vescicali laterali.

Loggia sovramesocolica
- legamento falciforme;
- legamenti del fegato: triangolari e coronario;
- piccolo omento;
- grande omento;
- legamenti della milza: gastro-lienale, pancreatico-lienale, reno-lienale.
Il peripleo dell’area nuda del fegato è detto legamento coronario del fegato; le rastremature
finali a destra e sinistra sono i legamenti triangolari. Si nota poi l’inserzione del legamento
gastrolienale dal rene/pancreas alla milza, che si fonde con il mesocolon trasverso ma si
continuerebbe con il mesogastrio. Mesogastrio dorsale e mesocolon non sono fusi nel
disegno.
Nel piccolo omento si hanno una parte parva e una parte densa. La borsa omentale sta dietro
al piccolo omento. Il mesocolon trasverso ha fuso sopra il mesogastrio primitivo. Il
legamento falciforme inferiormente è in continuità con il legamento rotondo.
La milza ha due legamenti, uno per la parete addominale posteriore, al pancreas o al rene,
rispettivamente pancreatico-lienale e reno-lienale, e uno che la collega allo stomaco, ovvero il
gastro-lienale.
A livello della loggia sovramesocolica, la cavità peritoneale viene suddivisa in ulteriori spazi
sierosi:
- la retrocavità dell’epiploon o borsa omentale;
- lo spazio epatofrenico destro e sinistro, detti anche spazi sottofrenici, separati dal legamento
rotondo. Aumentano di dimensioni nel caso di una raccolta scitica consistente, e allora
diventano anatomicamente evidenti.
- spazio sottoepatico, ampiamente in comunicazione con lo spazio sieroso generale.
Loggia sottomesocolica
Mesi: [cfr. tavola 263 Netter]
- mesocolon trasverso;
- mesentere;
- mesosigma (inserzione a V);
- mesenteriolo o mesoappendice.
Il mesocolon trasverso è dato dalla fusione di 4 foglietti;
Il mesentere ha un inserzione piccola, festonato a ventaglio chiuso; da sinistra a destra la
radice del mesentere è di circa 20-22 cm, mentre l’altezza è di 15-18 cm.
Il mesosigma è più o meno ampio a seconda della curvatura del sigma, molto variabile.
Il mesoappendice o mesenteriolo dovrebbe essere chiamato “omenteriolo” perchè non è un
mesentere, dal momento che va dall’appendice vermiforme al cieco, all’intestino tenue
mesenteriale, all’ileo, quindi sarebbe un omento [dice esplicitamente di non parlare di
omenteriolo in sede d’esame].

Spazi sierosi sottomesocolici


- spazio parietocolico di destra e sinistra: dai radiologi sono chiamati “docce”;
- muovendo il mesentere a destra e a sinistra si identifica un’area triangolare, lo spazio
mesenteriocolico, tra mesentere e colon, di destra e sinistra.
Tagliando il peritoneo parietale si trovano la fascia di Treitz e Toldt (accollamento del
mesocolon primitivo).
La doccia parietocolica è rivestita da peritoneo parietale; ponendosi sopra il duodeno si
stimola il peritoneo viscerale, come nello spazio mesenterocolico. In anatomia topografica
questo non verrebbe considerato viscerale, ma conoscendo l’organogenesi si sa che tale
peritoneo si è accollato. Nel peritoneo dello spazio mesenteriocolico ci sono i vasi che si
portano a vascolarizzare il colon e il peritoneo stesso. Buona parte del peritoneo addominale
posteriore, descritto come parietale, è in realtà viscerale.

Recessi
Recesso duodenale: nel punto di passaggio tra duodeno retroperitoneale e intraperitoneale si
trova un recesso. Il duodeno è un organo mobile; nel retroperitoneo c’è del grasso; lo stacco
di peritoneo viscerale dal parietale non è rigido, ma relativamente flessibile. Si crea una piega
che permette al duodeno di muoversi; se lo si spinge nel retroperitoneo il recesso diventa più
significativo, se si muove a livello intraperitoneale invece il recesso diventa meno visibile
[cfr. tavola 262 Netter].
A livello del sigma il peritoneo va a rivestire una sorta di estroflessione che accompagna i
vasi. Passa sopra ai vasi; il peritoneo va a rivestire l’estroflessione che accompagna i vasi, ed
è il recesso sigmoideo.
Il recesso colico si trova a livello del cieco; infilando la mano sotto il cieco, si può entrare
dietro al cieco nel recesso retrociecale. [cfr. tavola 263 Netter]

Pelvi
Il peritoneo pelvico ha il cavo di Douglas, sia nel maschio sia nella femmina, più o meno
profondi a seconda della vacuità della vescica (solo nel maschio). C’è inoltre il cavo
prevescicale, depressione che scompare quando la vescica è vuota. Nella donna c’è anche il
cavo uterovescicale, tra vescica e utero, che scompare quando la vescica è appiattita.
La pelvi maschile presenta vescica, cavo prevesciale, cavo di Douglas e retto.
La donna presenta cavo prevesciacale, cupola vesciale, cupola uterina, Douglas, cavo
vescico-uterino, tube, legamenti larghi, legamento rotondo, mesovario e legamento utero-
ovarico.
In anatomia si descrivono i recessi, gli scavi del peritoneo, importanti per la raccolta dei
liquidi. I pazienti però spesso sono in posizione orizzontale, e così gli eventuali liquidi
corporei non si accumulano nel Douglas, come avviene nel paziente verticalizzato, ma nello
spazio frenico, nella retrocavità degli epiploon. Gli spazi descritti diventano fisiologici in
certe posizioni del corpo.

Indicazioni sull’esame: generalmente non chiedono di parlare del peritoneo, ma di una


determinata porzione (es. loggia sovramesocolica; dire che è sia parietale sia viscerale,
quali strutture presenta e cosa collegano). Possono esserci domande generali come “il
peritoneo viscerale o parietale”. Quando si parla di un organo, può essere richiesto il
comportamento del peritoneo con quel determinato organo.

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