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E se non fosse tutto qui?

« Diede a Rumi il suo maestro… Il lato sinistro dell’Essere » SOTTOSCRIZIONE EMAIL


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I centri dell’uomo – La Quarta Via (cap. 17) per iscriverti a questo blog e
25 ottobre 2015 di Associazione Per­Ankh ricevere notifiche di nuovi
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Occorre cominciare ad accumulare del materiale. Ma non si può
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ottenere del pane senza la cottura. La conoscenza è acqua, il corpo è
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la farina e l’emozione, cioè la sofferenza, è il fuoco.
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G. I. Gurdjieff1

I  centri  sui  quali  si  è  svolto  un  lavoro,  anche  definiti  corpi,  sono  costituiti  da GLI ARTICOLI DI PER-
sostanze  che  diventano  sempre  più  sottili,  si  compenetrano  e  formano  quattro ANKH
organismi  indipendenti  aventi  tra  loro  una  relazione  ben  definita,  ma  capaci  di L’Enneagramma del Cercatore
azione  indipendente.  L’uomo  che  ha  raggiunto  il  completo  sviluppo  possibile,  un Conferenza: Il Libro di Thoth

uomo nel pieno senso della parola, è composto di quattro corpi. 2 Cercasi veri discepoli
Chi cerca trova. Chi non
Secondo  la  terminologia cerca, anche.
teosofica,  il  primo  è  il  corpo Nostalgia dei cavalieri
fisico,  il  secondo  è  il  corpo Chi conosce
astrale,  il  terzo  è  il  corpo Monsieur Chouchanì?
mentale  e  il  quarto  il  corpo Attenti a non salvare
causale. 3 il drago…
Accumulatori ed Energia – La
Si  ritrova  sovente,  come
Quarta Via (cap. 24)
simbolo  delle  diverse  parti
Abbiamo tutti un cuore grande
che  costituiscono  l’essere
come un pesce
umano,  la  metafora
Felicità: un prato verde
dell’auriga:
da brucare
Immaginate l’uomo come un appartamento di quattro stanze. La prima stanza è il Il Raggio di Creazione – La
corpo fisico, e corrisponde alla carrozza. La seconda stanza è il centro emozionale Quarta Via (cap. 23)
che corrisponde al cavallo; la terza stanza, il centro intellettuale, cioè il cocchiere; Fernand Peyrot: un guaritore
e la quarta stanza il padrone. del nostro tempo

Ogni  religione  sottende  che  il  padrone  non  c’è,  e  che  bisogna  cercarlo.  Ma  il La fragilità del Cristianesimo

padrone si può trovare solo quando tutto l’appartamento è ammobiliato. Prima di Idrogeni ed impressioni – La

ricevere dei visitatori, è necessario ammobiliare tutte le stanze. Quarta Via (cap. 22)
Avvicinarsi alla Magia
Ciascuno  provvede  a  modo  proprio.  Se  un  uomo  non  è  ricco,  arreda  una  stanza (secondo Dion Fortune)
per volta, piano piano. Per poter arredare la quarta stanza, bisogna aver arredato
precedentemente le altre tre. 4
CATEGORIE
Il  corpo  fisico  è  suddiviso  in  ulteriori  due  centri,  che  hanno  funzioni  differenti:  il
Alimentazione e salute (6)
centro  motorio  e  il  centro  istintivo.  Si  può  dire  dunque  che  l’essere  umano  è
Antiche Tradizioni (34)
naturalmente  corredato  di  quattro  intelligenze,  quelle  dei  primi  tre  corpi:  quella
Eventi (17)
del centro motorio (deputato al movimento), quella del centro istintivo (deputato
Il Metodo (1)
alla sensazione), quella del centro emotivo (deputato all’emozione) e in ultima del
Incontri con uomini
centro intellettuale (deputato al pensiero).
straordinari (5)
L’uomo  n.1  ha  il  suo  centro  di  gravità  nel  corpo  fisico,  l’uomo  n.2  in  quello L'Angolo del Folle (16)
emotivo e l’uomo n.3 in quello intellettuale. Quarta Via (32)
Scienza interiore (64)
In realtà non è solo il corpo fisico ad essere suddiviso in due parti (una positiva,
data  dal  centro  istintivo  che  accumula  energia,  e  una  negativa,  data  dal  centro
motorio che le disperde), ma lo è ogni centro: in quello emozionale la divisione in CREATIVE COMMONS
positivo e negativo permette di distinguere il piacevole dallo spiacevole, in quello
mentale permette di stabilire dei paragoni. Spesso vi è un cattivo uso della parte
negativa,  che  nel  centro  mentale  nutre  la  gelosia,  la  diffidenza,  l’ipocrisia,  il
 
tradimento e nel centro emozionale serve quale veicolo per le emozioni negative.
5

In questa sede tuttavia parleremo dei centri nelle loro suddivisioni principali: Chiudi e accetta
1°  CORPO:  Corpo  fisico  o  “Carrozza”  (corpo)  |  Movimento.  Deputato  alla Privacy & Cookies: This
sensazione  delle  cose.  Diviso  in  CENTRO  MOTORIO  (Movimenti  nello  spazio, site uses cookies. By
imitazione,  sogni  notturni  e  sogni  ad  occhi  aperti,  immaginazione)  e  ISTINTIVO continuing to use this
(Funzioni  organiche,  digestione,  battito  cardiaco,  respirazione,  riflessi  semplici. website, you agree to
Funzioni innate.) their use. 
 
To find out more,
2° CORPO: Corpo emotivo o “Cavallo” (sentimenti, desideri) | CENTRO EMOTIVO including how to control
Detto anche “sentimentale”. Vede la qualità delle cose. cookies, see here: La
3° CORPO:  Corpo  mentale  o  “Cocchiere”  (pensiero)  |  CENTRO  INTELLETTUALE. nostra informativa sui
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Detto anche “teorico”. Vede i significati delle cose.

4° CORPO: Corpo spirituale o “Padrone” (Io, coscienza, volontà).

È  utilissimo  pensare  alle  nostre  differenti  funzioni,  o  centri,  e  rendersi  conto  che
sono  del  tutto  indipendenti.  Non  ci  rendiamo  conto  che  esistono  quattro  esseri
indipendenti in noi, quattro menti indipendenti. Cerchiamo sempre di ridurre tutto
ad un’unica mente.

Il  centro  istintivo  può  esistere  del  tutto  indipendentemente  dagli  altri  centri;  i
centri  motorio  ed  emotivo  possono  esistere  senza  quello  intellettuale.  Possiamo
pertanto  immaginare  quattro  individui  viventi  in  noi.  Quello  che  chiamiamo
istintivo è un uomo fisico. (…) C’è l’uomo sentimentale o emotivo e quello teorico
o intellettuale.

Se  ci  osserviamo  sotto  questo  punto  di  vista,  è  più  facile  vedere  dov’è  che
commettiamo  lo  sbaglio  principale  nei  nostri  riguardi,  perché  ci  prendiamo  come
un essere unico, come sempre lo stesso.6

L’osservazione  di  sè  deve  essere  sempre  in  relazione  con  l’idea  dei
centri  e  del  loro  funzionamento  automatico,  in  particolare  con  la
mancanza di una direzione comune. I nostri tre centri (mente, corpo e
sentimento)  lavorano  con  energie  diverse,  e  la  loro  disposizione
determina quale influenza ci raggiuge. Possiamo ricevere influenze più
alte  e  sottili  solo  se  i  nostri  centri  sono  disposti  in  un  certo  modo.
Quando siamo completamente sotto il potere delle influenze inferiori,
ciò che è in alto non può raggiungerci. 7

Consideriamo ora i centri in relazione con il modo che hanno di recepire le cose. È
risaputo  che  si  può  contemplare  un  bel  quadro  o  una  bella  scena  in  diverse
maniere.  Si  può  contemplare  una  montagna  come  se  fosse  un  oggetto  bello  nel
cui caso si ha con essa una relazione emozionale. O si può guardare dal punto di
vista di un geologo che osserva il tipo di rocce che la compongono, nel cui caso si
ha con essa una relazione intellettuale. O si può contemplare dal punto di vista di
un  alpinista  che  progetta  la  linea  della  sua  ascensione  e  la  qualità  dello  sforzo
necessario,  nel  cui  caso  si  ha  con  essa  una  relazione  preponderante  del  centro
motorio.  Ma  bisognerebbe  avere  una  relazione  con  essa  attraverso  il  centro
istintivo se non ci fosse sulla cima un famoso ristorante.

Bene, se si osserva se stessi, si scoprirà che si osservano tutte le cose e tutte le
persone  in  questi  differenti  modi.  Per  esempio,  se  una  persona  conosce  tutto
sull’aspetto  tecnico  dei  film,  poi  ha  la  tendenza  di  guardare  un  film  da
quest’angolazione e non dal valore emozionale della trama. Ognuno vede le cose
differentemente  e  ogni  persona  vede  la  stessa  cosa  in  un  modo  diverso  in
differenti  momenti  in  maniera  tale  che  il  suo  significato  cambia.  L’intelligenza  di
una persona, insomma, consiste di molte intelligenze differenti che la mettono in
relazione con significati completamente differenti di una stessa cosa. 8

Il  mio  corpo  non  obbedisce  a  nessuno  e  il  mio  sentimento  è


indifferente. Il mio pensiero è attraversato da idee e immagini e non
ha ragione di volersene liberare. In questo stato passivo, i miei centri
non  sono  collegati  fra  loro,  non  hanno  una  direzione  comune.  Sono
vuoto… Tuttavia, nel sentire che ho bisogno di essere presente, vedo
che  quando  il  pensiero  è  rivolto  in  maniera  più  volontaria  verso  me
stesso  compare  una  sensazione:  una  sensazione  di  me.  Ne  faccio
esperienza… e poi lascio di nuovo vagare il pensiero e mi accorgo che
la  sensazione  si  affievolisce  e  scompare…  Ma  poi  torno  a  me,  in
maniera  quieta,  estremamente  attenta…  ed  ecco  che  la  sensazione
ricompare. Vedo che l’intensità dell’una dipende dall’intensità dell’altra
e  questo  fa  sorgere  un  sentimento  riguardo  a  tale  relazione.  Le  tre
parti di me sono impegnate nel raggiungimento dello stesso obiettivo,
cioè essere presente. Ma la relazione tra di loro è instabile: non sanno
come ascoltarsi l’un l’altra, o cosa significhi accordarsi. 9

II  corpo  astrale  [o  corpo  spirituale]  non  è  un  complemento  indispensabile  per
l’uomo.  È  un  gran  lusso,  che  non  è  alla  portata  di  tutti.  L’uomo  può  vivere
benissimo  senza  corpo  astrale.  Il  suo  corpo  fisico  possiede  tutte  le  funzioni
necessarie alla vita. Un uomo senza corpo astrale può anche dare l’impressione di
essere un uomo molto intelligente, persino molto spirituale, e ingannare così non
soltanto gli altri, ma se stesso.

(…)  [Normalmente]  le  funzioni  del  corpo  fisico  governano  tutte  le  altre;  in  altre
parole,  tutto  è  governato  dal  corpo  che  è,  a  sua  volta,  governato  dalle  influenze
esteriori. Nel caso [invece di un uomo che sa usare i quattro corpi] la direzione o il
controllo  emana  dal  corpo  superiore.  (…)  Gurdjieff  tracciò  un  diagramma  che
rappresentava  le  funzioni  parallele  di  un  uomo  [del  primo  caso  e  di  uno  del
secondo]:

Automa che lavora Desideri prodotti da Pensieri che Multiple “volon


sotto la pressione questo automatismo procedono dai contraddittor
delle influenze desideri prodotte dai des
Potenze emozionali e
esteriori
desideri obbedienti Funzioni del pensiero Io
Corpo che obbedisce al pensiero obbedienti alla
Ego
ai desideri o alle intelligente coscienza e alla
emozioni sottomesse volontà Coscienza
all’intelligenza Volontà

Per  completezza  dell’esposizione  generale  sui  centri  inoltre,  occorre  aggiungere


che ciascun centro è contenuto anche negli altri, di modo che il centro intellettuale
inferiore,  oltre  ad  avere  le  due  parti  positiva  e  negativa,  ha  anche  una  parte
intellettuale, una emozionale e una meccanica. E così via per gli altri centri. 10

IL LAVORO SUI CENTRI

Se  un  uomo  vuol  lavorare  da  uomo,  deve  imparare  a  lavorare  come
un uomo.  (…)  Lavorare  come  un  uomo  vuol  dire  che  un  uomo  sente
ciò che sta facendo, e contemporaneamente, pensa al motivo per cui
lo  fa,  al  modo  in  cui  lo  sta  facendo,  come  avrebbe  dovuto  farlo  il
giorno prima, come lo deve fare oggi, come dovrà farlo domani, qual
è  in  generale  la  maniera  migliore  di  farlo,  e  se  per  caso  non  c’è  una
maniera  migliore.  Chi  lavora  nel  modo  corretto,  riuscirà  a  lavorare
sempre  meglio.  (…)  Per  un  uomo  l’essenza  del  lavoro  corretto  è  il
lavoro  simultaneo  di  tutti  e  tre  i  centri.  (…)  Il  nostro  centro  motore
solitamente è il più disponibile in ordine di difficoltà, al secondo posto
viene  il  centro  intellettuale  e  infine  il  centro  emozionale,  che  è  il  più
ostico di tutti. 11

Un  insegnamento  orientale  descrive  le


funzioni  dei  quattro  corpi,  la  loro  crescita
graduale e le condizioni di questa crescita
nel  modo  seguente.  Immaginiamo  un
vaso  o  un  alambicco  riempito  di  diverse
polveri metalliche. Tra queste polveri, che
sono  in  contatto  le  une  con  le  altre,  non
esiste  alcuna  relazione  definita.  Ogni
cambiamento  accidentale  della  posizione
dell’alambicco  modifica  la  posizione
relativa  delle  polveri.  (…)  Questa  è
un’immagine  esatta  della  nostra  vita
psichica:  ad  ogni  momento,  nuove
influenze  possono  modificare  la  posizione
della  polvere  che  si  trova  in  alto  e  farne
venire  al  suo  posto  un’altra,  di  natura
assolutamente  opposta.  Questo  stato
relativo delle polveri viene chiamato dalla scienza stato di mescolanza meccanica.
La  caratteristica  fondamentale  delle  relazioni  reciproche  delle  polveri  in  questo
stato di mescolanza è la loro variabilità e la loro instabilità.

È impossibile rendere stabili le relazioni reciproche delle polveri che si trovano in
uno stato di mescolanza meccanica. Ma esse possono essere fuse; la loro natura
metallica  rende  possibile  l’operazione.  A  tal  fine,  può  essere  acceso  sotto
l’alambicco  un  fuoco  speciale  che,  scaldando  e  mescolando  le  polveri,  alla  fine  le
farà  fondere  insieme.  (…)  Il  contenuto  dell’alambicco  è  ora  diventato  indivisibile,
individuale. È un’immagine della formazione del secondo corpo. Il fuoco, grazie a
cui la fusione è avvenuta, è il prodotto di una frizione che a sua volta è il prodotto
della  lotta  tra  il  si  e  il  no  nell’uomo.  Se  un  uomo  non  resiste  mai  ad  alcuno  dei
suoi  desideri,  o  è  loro  condiscendente,  se  li  lusinga  e  arriva  persino  ad
incoraggiarli,  allora  non  vi  sarà  mai  un  conflitto  interiore  in  lui,  non  frizione, non
fuoco.  Ma  se  per  raggiungere  uno  scopo  definito  egli  lotta  con  i  desideri  che  lo
ostacolano, giungerà allora a creare un fuoco che trasformerà gradualmente il suo
mondo interiore in un Tutto.12

Per  giungere  alla  quiete  totale  in  cui  sarò  libero  di  conoscere,  devo
abbandonare sia la pretesa di esserne capace, sia la mia convinzione
in  ciò  che  credo.  Devo  riuscire  a  vedere  che  credo  ciecamente,  e
continuamente,  in  ciò  che  il  pensiero  o  le  emozioni  mi  dicono.  Devo
essere in grado di vedere quanto mi inganno, fino a vedere l’inutilità
di  tutto  ciò,  fino  a  vedere  la  mia  povertà.  Appare  allora  una  calma  e
forse imparo qualcosa di nuovo. In ogni caso, è come aprire la porta.
Tutto  ciò  che  posso  fare  è  lasciarla  aperta.  Ciò  che  ne  verrà,  non  lo
posso prevedere. 13

In relazione a ciò, alcuni insegnamenti paragonano l’uomo ad una casa di quattro
stanze.  L’uomo  vive  in  una  sola,  la  più  piccola  e  la  più  povera  di  tutte,  senza
supporre  minimamente,  fino  a  che  non  glielo  si  dice,  l’esistenza  delle  altre,  che
sono piene di tesori. Quando egli ne sente parlare, incomincia a cercare le chiavi
di  queste  stanze,  e  specialmente  della  quarta,  la  più  importante.  E  quando  un
uomo  ha  trovato  il  mezzo  di  penetrarvi,  diventa  realmente  il  padrone  della  sua
casa, perché è soltanto allora che la casa che gli appartiene completamente e per
sempre.

La  quarta  stanza  dà  all’uomo  l’immortalità  e  tutti  gli  insegnamenti  religiosi  si
sforzano  di  indicargli  il  cammino  verso  di  essa.  Vi  è  un  grandissimo  numero  di
strade,  più  o  meno  lunghe,  più  o  meno  dure,  ma  tutte,  senza  eccezione,
conducono  o  cercano  di  condurre  in  una  stessa  direzione,  che  è  quella
dell’immortalità. 14

Esito  a  dire  sentimento,  perché  crediamo  erroneamente  di  sapere


cosa  sia  un  sentimento.  È  una  qualità  totalmente  nuova  che  ha  la
capacità di conoscere. Quando appare, il pensiero perde l’autorità e il
corpo,  libero  dalla  sua  influenza,  si  rilassa.  L’energia  liberata  trova  il
proprio  movimento  e  il  corpo  si  sottomette  allo  scopo  di  trovare  la
giusta  relazione  con  essa.  Questo  sentimento  rivolto  a  ciò  che  sono
reca al suo interno insieme ciò che viene visto e chi vede. Non ci sono
più un oggetto e un osservatore: io sono al tempo stesso chi guarda e
chi è guardato. 15

Relativamente  al  lavoro  pratico  sui  centri,  Ravi  Ravindra  rammenta


l’insegnamento di Madame de Salzmann:

“La nostra attenzione è talmente dispersa che c’è bisogno di allenarla
perché  sia  contenuta  nel  corpo,  perché  sia  in  relazione  con  esso,
perché  vi  resti  ancorata.  Sono  esercizi  necessari,  ma  non  è  questo  il
lavoro.  L’idea  base  del  lavoro  è  che  i  nostri  centri  non  sono  in
armonia.  Ma  perché  dovreste  crederlo?  Lo  vedete?  Vedete  cosa
perdete  quando  siete  in  pezzi?  Il  lavoro  è  far  partecipare  i  centri  in
armonia, in modo che ci sia un’intelligenza superiore.

Quando  vedete  che  l’attenzione  attiva  si  perde  nella  passività,


l’importante  non  è  tentare  di  fare  qualcosa,  ma  restare  davanti  e
soffrirne. È questa visione a produrre una nuova conoscenza. Voi non
soffrite abbastanza.” 16

E ancora:

Bisogna  vedere  che  si  è  a  pezzi.  Restare  di  fronte  a  questo,  e


soffrirne.  Allora  sorge  un  nuovo  sentimento  che  può  cambiare
qualcosa. Il lavoro non consiste nel volgere la mente verso il corpo. La
mente  ordinaria  deve  essere  assolutamente  tranquilla;  solo  allora  la
mente superiore può essere in relazione con il corpo. Questo richiede
attenzione, attenzione attiva.17

I miei diversi centri potranno entrare in relazione non con la forza ma
con la comprensione, nel momento stesso, di quanto siano scollegati e
della limitazione che ciò implica. È possibile diventare più consapevoli
della  sensazione  e,  attraverso  l’abbandono,  avere  un’impressione  più
profonda dell’energia in me. 18

IL LAVORO SUL CENTRO MOTORIO

Il  centro  motorio  definisce  il  tipo  d’uomo  pratico  che  agisce  senza  pensare.  Vi
appartengono  i  movimenti  automatici  e  una  funzione  importantissima:
l’imitazione.  La  parte  emozionale  del  motorio  è  quella  che  fa  prendere  piacere  ai
movimenti  e  che  dà  la  tenerezza  passionale,  in  caso  di  creazione  artistica  dà
l’armonia dei movimenti, ad esempio nella danza. (…) In stato di identificazione il
centro  motorio  non  funziona  affatto  e  la  sua  energia  viene  assorbita  dalle  parti
meccaniche del centro intellettuale ed emozionale. 19

Tutte  le  persone  tendono  ad  avere  nella  vita  quotidiana  una  qualche  forma  di
lavoro  che  richiede  l’uso  del  Centro  Motorio.  È  necessario  che  il  corpo  si  sforzi  e
questo deve farsi volontariamente. Se si fa una cosa di buon grado la si fa per se
stessi,  coscientemente;  e  tutto  ciò  che  si  fa  coscientemente  ritorna  a  proprio
beneficio (…). È necessario che si ordini a se stessi di fare le cose. Altrimenti, se si
fanno le cose meccanicamente non si otterrà beneficio alcuno.20

Il corpo che appartiene alla terra vuole mangiare e desidera dei dolci
che  stanno  su  un  piatto.  Ne  vuole  uno,  due,  una  gran  quantità.  La
questione  non  è  se  rifiutare  al  corpo  il  diritto  di  prendere  ciò  che
desidera,  ma  quanti  dolci  può  mangiare  senza  sbilanciare  la  sua
relazione con la Presenza. Forse uno, forse due, forse solo mezzo. 21

IL LAVORO SUL CENTRO ISTINTIVO

Il  lavoro  sul  centro  istintivo  non  è  necessario  perché  esso  è  molto  più  accorto  di
noi  e  sa  molto  più  di  noi.  Se  qualcosa  va  male  nel  corpo  dobbiamo  tentare  di
aiutarlo quanto più é possibile. Il Centro Istintivo regola il lavoro interno del corpo
fisico  e  ci  avverte  se  qualcosa  va  male,  sia  per  mezzo  del  dolore,  sia  per  mezzo
del disagio. 22

IL LAVORO SUL CENTRO EMOZIONALE

Il centro emozionale funziona in base al principio della ricerca del piacere e nella
sua  parte  meccanica  comprende  il  sentimentalismo,  l’attrazione  per  le  emozioni
collettive più basse, l’ipersensibilità morbosa ma anche l’umorismo. La parte pura
è la sede dell’immaginazione creativa e può condurre al risveglio della coscienza,
ma se funziona in stato di identificazione conduce solo all’amore di sè come fonte
di emozioni negative e alla menzogna.

La  parte  intellettuale  del  centro  emozionale  è  quella  più  importante  di  tutte  e
quando è combinata con la parte intellettiva del motorio dà la creazione artistica.
È la sede del centro magnetico, e il centro delle intuizioni, dà il modo di pensare
nuovo secondo una logica dialettica che sa vedere la sintesi degli opposti, è la via
verso i centri superiori quando la personalità è armonizzata. 23

L’osservazione e la separazione interiore da ogni classe di sottili depressioni oltre
alle emozioni negative più evidenti, il fermare l’immaginazione, il lavoro sugli stati
negativi,  l’impiego  del  centro  intellettuale  per  ricordare  esattamente  ciò  che  si  è
detto,  inoltre  quello  che  si  è  immaginato:  tutto  questo  è  il  lavoro  sul  centro
emozionale. 24

IL LAVORO SUL CENTRO INTELLETTUALE

Nella  maggior  parte  degli  uomini  il  centro  mentale  lavora  solo  nella  sua  parte
meccanica, il che significa che l’uomo non sa pensare ma è pensato, deve ancora
imparare a usare la sua mente, non sa porre attenzione. (…) La parte emozionale
del centro mentale è invece quella che fa prendere piacere al lavoro mentale e allo
studio, dà la passione intellettuale oppure l’erotismo e vari tipi di immaginazione
inutili,  ma  anche  il  desiderio  di  conoscere  e  la  soddisfazione  di  sapere.  La  parte
intellettuale pura ci dà il pensiero vero e proprio che conduce alle scoperte e alle
invenzioni con imparzialità, attenzione e sforzo.25

Tutti  gli  uomini  devono  compiere  un  qualche  genere  di  lavoro  intellettuale.
Qualsiasi tipo di pensiero che richieda attenzione lo colloca nel lato cosciente del
centro intellettuale, così come pensare a qualcosa che si è ascoltato e cercare di
ricordarlo, leggere un libro che esige attenzione, scrivere lettere e fare conti, ecc.
Tutti devono far funzionare il proprio cervello tutti i giorni. 26
Iscriviti
Ciascuno  di  voi  prenda  in  considerazione  un  oggetto  qualunque,  e  al
suo riguardo si ponga le seguenti domande, rispondendo in base alle
proprie  conoscenze  e  al  proprio  materiale:  la  sua  origine;  la  causa
della  sua  origine;  la  sua  storia;  le  sue  qualità  e  i  suoi  attributi;  gli
oggetti in contatto o in relazione con esso; i suoi usi e applicazioni; i
suoi  effetti  e  conseguenze;  quali  cose  esso  permette  di  spiegare  e
dimostrare; la sua fine o il suo divenire; la vostra opinione su di esso,
la causa e i motivi di tale opinione. 27

IL LAVORO SBAGLIATO DEI CENTRI

Le  divisioni  meccaniche  dei  centri  hanno  il  loro  lavoro  e  possono  lavorare
correttamente  senza  alcuna  attenzione  o  con  pochissima  attenzione.  Quando
camminiamo, quest’azione richiede pochissima attenzione, e solo di tanto in tanto,
e  tutti  i  movimenti  complessi  implicati  nell’atto  di  camminare  sono  realizzati
esattamente nella divisione meccanica del centro motorio. La prova del fatto che
questo  lavoro  è  effettuato  dalla  divisione  meccanica  del  centro  motorio  è  perché
mentre si cammina le mani possono essere occupate in movimenti che richiedono
una direzione cosciente – per esempio, attenzione – come temperare la punta di
una matita o sbrogliare una corda, e così via. Ma siccome le parti meccaniche dei
centri  possono  lavorare  con  attenzione  zero  o  con  scarsissima  attenzione  o  in
modo occasionale, spesso lavorano in modo indipendente. Per esempio, un uomo
si veste per andare ad una cena mentre riflette su di un problema e casualmente
si  trova,  con  sua  grande  sorpresa,  infilato  nel  letto.  Tutti  avranno  osservato
esempi simili.

Orbene, tutta la macchina umana è costruita in modo tale che in un momento di
urgente necessità una parte può fare il lavoro dell’altra parte per un periodo. Ciò é
espresso,  in  questo  sistema,  quando  si  dice  che  i  centri  si  sovrappongono  in
qualche modo alle proprie funzioni. E dunque è a causa del sovrapporsi dei centri
che  la  macchina  umana  può  far  fronte  a  certe  necessità  perentorie  in  un  modo
limitato  ed  è  quindi  capacissima  di  adattarsi,  e  in  realtà  a  causa  di  detta
sovrapposizione hanno l’opportunità di fare un lavoro sbagliato dei centri. Diamo
un esempio: sappiamo che la respirazione può effettuarsi senza che sia necessaria
la  nostra  attenzione.  Qui  il  centro  motorio,  che  contrae  e  rilascia  i  muscoli  usati
nella  respirazione,  è  controllato  dal  centro  istintivo,  che  calcola  sempre  le
condizioni  del  sangue,  e  di  conseguenza  aumenta  o  diminuisce  il  ritmo  della
respirazione. Ma non si può osservare direttamente. Non si può osservare il centro
istintivo  ed  i  suoi  intrigati  modi  di  accudire  il  lavoro  interno  degli  organi.  Ma
possiamo osservare il risultato del suo lavoro, cioè, che dopo aver corso la nostra
respirazione  è  più  profonda  o  se  abbiamo  freddo  respiriamo  più  rapidamente  e
capire  che  questo  è  dovuto  al  fatto  che  il  centro  istintivo  ha  bisogno  di  più
ossigeno, e così via. Ma la respirazione non è diretta soltanto dal centro istintivo­
motorio.  Si  ha  una  sovrapposizione  del  controllo  per  avere  la  possibilità  di
respirare  deliberatamente,  cioè,  volontariamente.  Un  uomo  non  può  trattenere
volontariamente  la  respirazione  più  un  certo  periodo  di  tempo,  perché  il  centro
istintivo  si  farà  carico  della  respirazione  quando  comincia  a  perdere  conoscenza.
Ma un uomo può interferire e farla più lenta o più profonda. Questo è qualcosa di
pericoloso, ma ci sono momenti in cui è molto importante e, di fatto, può salvare
la vita di un uomo.

Ciò nonostante, se una persona cerca di controllare la propria respirazione senza
capire  cosa  sta  facendo,  e  senza  conoscenza,  può  interferire  nel  lavoro  normale
del  centro  istintivo  –  motorio,  che  allora  diventa  pigro,  e,  per  dirla  così,  passa
parte del lavoro della respirazione ad un altro centro.

Gurdjieff  disse,  più  di  una  volta,  che  le  persone  che  volevano  accrescere  i  loro
poteri  attraverso  il  controllo  della  respirazione  erano  insensate,  a  meno  che  non
avessero fatto un addestramento precedente con un maestro (…). Erano insensate
perché  interferivano  con  una  funzione  che,  una  volta  male  instradata  per  un
periodo, non avrebbe mai più lavorato normalmente.

Il problema del lavoro sbagliato dei centri è un tema che esige uno studio di tutta
la  vita  attraverso  l’osservazione  di  sè.  Allo  scopo  di  capirlo  è  necessario
comprendere  la  loro  natura,  altrimenti  li  si  contrappone  in  un  modo  sbagliato  o
con un comportamento sbagliato nei loro confronti. 28

Guardati  sempre  dalle  percezioni  che  potrebbero  offuscare  la  purezza  dei  tuoi
cervelli.29

ECONOMIZZARE I CENTRI

Il  segreto  per  prolungare  la  vita  consiste  nell’essere  capaci  di


consumare l’energia dei centri con lentezza, e solo intenzionalmente.

Imparate a pensare coscientemente, perché vi consente un risparmio
nel consumo di energia. Non sognate. 30

Gurdjieff ne I Racconti di Belzebù a suo nipote, parla dei centri come a tre cervelli
distinti  –  da  cui  l’appellativo  tricerebrale.  L’utilizzo  ordinario  dei  centri,  essendo
automatico,  è  assimilabile  a  quello  di  un  orologio  meccanico.  Il  loro  lavoro
disequilibrato pertanto porta precocemente all’esaurimento della loro energia:

Tutte  queste  sciagure  [degli  esseri  tricerebrali],  come  la  diminuzione


della durata della loro esistenza e altre simili perniciose conseguenze
che  hanno  colpito  i  tuoi  beniamini,  provengono  da  fatto  che  essi
ancora  non  si  sono  resi  conto  dell’esistenza  di  una  legge  cosmica
detta legge d’equilibrio delle vibrazioni di fonti diverse.

Se  quest’idea  fosse  loro  balenata  in  mente  e  vi  avessero  applicato
anche  solo  il  loro  modo  abituale  di  cercare  mezzogiorno  alle  tre,
certamente  qualcuno  avrebbe  finito  per  scoprire  un  semplicissimo
segreto.

(…)  Il  semplicissimo  segreto  di  cui  ti  sto  parlando  viene  applicato
proprio  ai  loro  orologi  meccanici  che  abbiamo  presi  ad  esempio  per
spiegare la durata della loro esistenza.

In  tutti  gli  orologi  meccanici  di  qualsiasi  tipo,  essi  utilizzano  questo
semplice  segreto  per  regolare  quella  che  vien  detta  la  tensione  della
molla,  o  della  parte  corrispondente  degli  orologi  d’altro  tipo,  con  un
certo meccanismo chiamato, credo, regolatore. Il regolatore permette
al meccanismo di un orologio che sia stato caricato, ad esempio, per
ventiquattr’ore,  di  funzionare  per  un  mese  intero  o,  viceversa,
scaricarsi dopo soli cinque minuti.

La  presenza  di  un  essere  qualsiasi  (…)  contiene  qualcosa di  simile  al
regolatore  degli  orologi  meccanici:  ciò  viene  chiamato  non
abbandonarsi  alle  associazioni  che  risultino  dal  funzionamento  di  un
solo cervello. 31

In linea generale ci sono sempre almeno tre cose da tentare:

1  –  Economizzare  sull’impegno  di  energia.  Perciò  si  può  tentare  di  ridurre  le
tensioni fisiche, le emozioni negative e il turbinio dei pensieri. Inoltre, durante un
lavoro, tentare di usare solo la giusta quantità di energia, la forza cioè dovrebbe
concentrarsi solo nella parte del corpo che si usa, qualunque essa sia. Il resto del
corpo dovrebbe essere rilassato.

2 – Ricordarsi [senza esercitare un controllo] sempre un po’ del respiro.

3  –  Percepire  una  o  l’altra  parte  del  corpo  e  giungere  allo  stato  in  cui  si  può
pronunciare  “Io  sono”.  È  una  sorta  di  preghiera  che  aiuta  lentamente  ad
approfondire la sensazione, soprattutto se non si permette al mentale di spiegare
perché tutto questo esercizio sia utile.32

Per  poter  regolare  ed  accelerare  il  lavoro  dei  centri  inferiori,  il  primo  obiettivo
deve  essere  quello  di  liberare  ciascun  centro  da  ogni  lavoro  che  non  sia  il  suo  o
che  non  gli  sia  naturale,  e  di  riportarlo  al  suo  proprio  lavoro,  che  può  compiere
meglio di ogni altro centro.

Una gran quantità di energia è così spesa per un lavoro del tutto inutile e nocivo
sotto  ogni  aspetto:  attività  delle  emozioni  spiacevoli,  espressione  di  sensazioni
sgradevoli,  preoccupazioni,  inquietudine,  fretta  e  tutta  la  serie  di  atti  automatici
interamente  privi  del  carattere  di  necessità.  Innumerevoli  esempi  di  tale  attività
non necessaria potranno essere trovati facilmente.33

Se  la  giornata  è  stata  esaustiva  –  se  cioè  i  centri  di  ognuno  si  sono
esauriti – non si sogna. 34

Innanzitutto, vi è il flusso incessante dei pensieri che non può essere né arrestato,
né controllato, e che prende una quantità enorme della nostra energia. Poi vi è la
tensione  continua  del  tutto  superflua  dei  muscoli  del  nostro  organismo.  I  nostri
muscoli  sono  contratti,  anche  quando  non  facciamo  niente.  Per  il  minimo  lavoro,
una parte considerevole della nostra muscolatura entra subito in azione, come se
si trattasse di compiere il più grande degli sforzi. Per raccogliere da terra un ago,
un uomo consuma tanta energia come per sollevare un uomo del suo stesso peso.
Per scrivere una lettera di due parole, sprechiamo una forza muscolare sufficiente
a  scrivere  uno  spesso  volume.  Ma  il  peggio  è  che  consumiamo  la  nostra  energia
muscolare  continuamente,  anche  quando  non  facciamo  niente.  Quando
camminiamo, i muscoli delle nostre spalle e delle nostre braccia sono tesi senza la
minima  necessità;  quando  siamo  seduti,  i  muscoli  delle  nostre  gambe,  del  collo,
del dorso e del ventre, sono contratti inutilmente; anche dormendo, contraiamo i
muscoli  delle  braccia,  delle  gambe,  del  viso  e  di  tutto  il  corpo  —  e  non
comprendiamo  che  in  questo  continuo  stato  di  tensione  per  un  lavoro  che  non
abbiamo da fare, consumiamo molta più energia che per compiere un lavoro utile
e reale, durante la nostra vita.

Inoltre,  è  da  rilevare  l’abitudine  di  parlare  incessantemente  di  tutto  a  tutti  e,  se
non  vi  è  nessuno,  di  parlare  a  se  stessi;  l’abitudine  di  nutrirsi  di  chimere,  di
sognare  continuamente,  il  cambiare  d’umore,  il  continuo  passaggio  da  un
sentimento  all’altro,  le  infinite  cose,  completamente  inutili,  che  l’uomo  si  crede
obbligato di sentire, di pensare, di fare o di dire. 35

Umilmente  mi  rimetto  al  servizio  del  bisogno  che  mi  spinge  e
m’illumina.

Anzitutto  preparare  l’ambiente  fisico,  ossia  liberare  il  mio  corpo,  e


tutto  ciò  che  gli  gravita  attorno,  dai  lacci  che  lo  avvincono  al  mondo
delle influenze in cui esso vive ordinariamente.

Sottrarre  le  correnti  intellettuale  ed  emozionale  che  abitano  il  mio
essere  dall’attrazione  imperiosa  esercitata  su  di  loro  dalla  massa
autonominatasi io.

Sperimentare  fino  allo  stordimento  l’impressione  che  ho  del  mio


essere nell’istante vissuto in tal modo.

Poi, a partire dalla zona illuminata dove nasce una nuova attenzione,
lasciar esplodere in tutte le direzioni una domanda intensa, come una
deflagrazione  che  squassi  la  massa  pastosa  che  invischia  ciò  che
potrebbe esserne separato.

Rimanere  così,  davanti  al  mistero,  senz’altra  risorsa  che  il  risveglio
mantenuto  su  ogni  fattore  in  gioco,  attento  all’invisibile,  io  stesso
trasformato in una domanda vivente.

Tutto  ciò  perché  anch’io  un  giorno,  forse,  possa  smettere  di  partorir
chimere.36

Per regolare ed equilibrare il lavoro dei tre centri [fisico, emotivo e intellettuale] le
cui  funzioni  costituiscono  la  nostra  vita,  è  indispensabile  imparare  ad
economizzare  l’energia  prodotta  dal  nostro  organismo,  non  sprecarla  in  un
funzionamento  inutile,  ma  risparmiarla  per  un’attività  che  unirà  gradualmente  i
centri inferiori ai centri superiori. 37

Quando sentii dire per la prima volta dal signor Ouspensky che le parti
negative  dei  centri  non  possono  creare  nulla  e  che  quando  la  gente
comincia a lavorare in modo dispiaciuto, triste, negativo è il loro stato
interno  che  ha  paura  di  ciò  che  è  –  allora  sperimentai  un  altro
momento di coscienza. (…) Questo lavoro, se vi si presta attenzione e
si comprende, può essere una delle cose più importanti che si possano
scoprire. Non parla del peccato, ma solo che stiamo dormendo, nello
stesso modo che nei Vangeli non si parla in verità di peccato, ma solo
di  mancare  il  bersaglio:  la  parola  tradotta  dal  greco  significa  questo.
38

CENTRI E CAMBIAMENTO

Citando  alcune  parole  di  Gurdjieff  in  merito  al  cambiamento,  si  evince  che  il  suo
innesco non è dipendente da uno sforzo mentale:

“Se  qualcuno  desidera  conoscere  e  capire  più  di  quello  che  sa  e
capisce,  deve  ricordarsi  che  questa  nuova  conoscenza  gli  arriverà
tramite il centro emotivo, e non tramite il centro mentale.” 39

Il  concetto  viene  ripreso  anche  in  Vedute  sul  mondo  del  reale  in  maniera
straordinariamente chiara:

Il  potere  di  trasformazione  non  sta  nella  mente,  ma  nel  corpo  e  nel
sentimento.  Purtroppo  il  nostro  corpo  e  il  nostro  sentimento  sono
cosiffatti  che,  quando  stanno  bene,  non  si  preoccupano  di  nulla.  Essi
vivono  alla  giornata,  e  hanno  la  memoria  corta.  (…)  Il  merito  della
mente è quello di prevedere. Ma solo le altre due possono fare.

Finora, la maggior parte dei desideri e degli sforzi è stata accidentale.
Prodotti dalla mente, esistevano solo nella mente. In coloro che sono
qui,  è  casualmente  emerso  un  desiderio  di  ottenere  o  di  cambiare
qualcosa.  Ma  solo  nella  mente.  In  essi  non  è  ancora  cambiato  nulla.
Non è che un’idea nella loro testa: ma ognuno è rimasto quel che era.
Anche  se  uno  lavora  mentalmente  per  dieci  anni,  studia  giorno  e
notte,  cerca  di  ricordare  se  stesso  e  di  lottare  mentalmente,  non
combina niente di utile o di vero, perché mentalmente non c’è niente
da  cambiare.  È  l’atteggiamento  del  cavallo  che  deve  cambiare.  Il
desiderio dev’essere nel cavallo, e la capacità nella vettura. 40

I CENTRI SUPERIORI

Prima di scegliersi come obiettivo finale quello di diventare coscienti e
sviluppare una relazione con i centri superiori, bisognerebbe pensarci
bene. È un lavoro che non ammette compromessi e richiede una dura
disciplina. Bisogna essere pronti ad obbedire ad alcune leggi.

Posso  studiare  in  lungo  e  in  largo  il  sistema  di  idee,  ma  se  non
comprendo  la  mia  meccanicità  e  la  mia  impotenza  non  andrò  molto
lontano.  Le  condizioni  possono  cambiare  e  potrei  perdere  ogni
possibilità.  Il  pensiero  non  deve  rimanere  pigro.  Devo  capire  la
necessità di applicare i principi del lavoro alla mia vita personale. Non
posso accettare che una parte di me sia meccanica e al tempo stesso
sperare  che  un’altra  parte  diventi  cosciente.  Ho  bisogno  di  vivere
l’insegnamento con tutto me stesso. 41

Oltre  ai  centri  dei  quali  abbiamo  già  parlato  ne  esistono  altri  due,  il  centro
emozionale superiore e il centro intellettuale superiore. Questi centri sono in noi;
essi sono completamente sviluppati e lavorano ininterrottamente, ma il loro lavoro
non riesce mai a raggiungere la nostra coscienza ordinaria. 42

Il pensare attivo e i suoi risultati benefici si ottengono esclusivamente
quando  nella  presenza  degli  esseri  le  tre  localizzazioni  dei  risultati
spiritualizzati,  chiamate  centro  intellettuale,  centro  emozionale  e
centro motore, funzionano allo stesso livello. 43

Nelle  condizioni  ordinarie,  la  differenza  tra  la  velocità  delle  nostre  emozioni
abituali  e  la  velocità  del  centro  emozionale  superiore  è  così  grande  che  non  vi  è
possibilità  di  contatto  e  che  non  arriviamo  a  sentire  in  noi  le  voci  che  parlano,  e
che ci chiamano, del centro emozionale superiore.

Il  centro  intellettuale  superiore  (…)  è  ancora  più  lontano  da  noi,  ancor  meno
accessibile.  Vi  è  possibilità  di  contatto  con  esso  solo  attraverso  il  centro
emozionale superiore. Esempi di tali contatti ci sono dati soltanto dalle descrizioni
di esperienze mistiche, di stati estatici, ed altri.

Questi  stati  possono  essere  prodotti  da  emozioni  religiose,  a  meno  che  essi  non
appaiano,  per  brevi  istanti,  sotto  l’azione  di  narcotici  particolari,  o  in  certi  stati
patologici  quali  gli  attacchi  di  epilessia  e  le  lesioni  del  cervello  per  traumi
accidentali — e in questo caso, è difficile dire quale è la causa e quale è l’effetto,
cioè se lo stato patologico risulta da questo contatto, o viceversa.

Se potessimo unire, deliberatamente e volutamente, i centri della nostra coscienza
ordinaria al centro intellettuale superiore, questo non sarebbe per noi, nel nostro
stato presente, di nessuna utilità. Nella maggior parte dei casi, al momento di un
contatto  accidentale  con  il  centro  intellettuale  superiore,  l’uomo  perde
conoscenza.  L’intelligenza  è  sommersa  da  un  torrente  di  pensieri,  emozioni,
immagini  e  visioni  che  all’improvviso  vi  fanno  irruzione.  E  invece  di  un  pensiero
chiaro,  o  di  un’emozione  vivida,  ne  risulta  al  contrario  un  bianco  completo,  uno
stato  di  incoscienza.  La  memoria  ricorda  soltanto  il  primo  momento,  quando  il
flusso irrompe nella mente, e l’ultimo, quando il flusso si ritira e la consapevolezza
ritorna. Ma questi stessi momenti sono così ricchi di colore e sfumature, che non
vi è in essi nulla di paragonabile alle sensazioni ordinarie della vita. Ciò è quanto
generalmente rimane delle esperienze dette mistiche o estatiche, che risultano da
un contatto momentaneo con un centro superiore.

È  molto  raro  che  una  mente,  anche  la  meglio  preparata,  riesca  ad  afferrare  e
mantenere il ricordo di qualcosa che ha sentito e compreso nel momento di estasi.
Tuttavia, anche in tali casi, i centri intellettuale, emozionale e motore si ricordano
a  loro  modo,  e  trasmettono  tutto  a  modo  loro,  vale  a  dire  essi  traducono,  nel
linguaggio  delle  sensazioni  quotidiane,  sensazioni  assolutamente  nuove,  mai
provate  prima;  essi  riducono  alle  forme  del  mondo  tridimensionale  cose  che
superano interamente il nostro livello ordinario; e in questo modo, essi snaturano
ogni  minima  traccia  di  ciò  che,  nella  loro  memoria,  poteva  sussistere  di  questa
esperienza  straordinaria.  I  nostri  centri  ordinari,  allorché  trasmettono  le
impressioni dei centri superiori, sono paragonabili a ciechi che parlano di colori, a
sordi che parlano di musica. 44

Con  la  mia  consapevolezza  ordinaria,  i  centri  superiori  non  possono


agire su di me. Ne sono impediti dallo stato dispersivo e conflittuale in
cui  mi  trovo  normalmente.  E  questa  è  una  legge:  non  posso  fare
nulla.  È  possibile  vedere  la  dispersione,  comprenderla?  Perché  finchè
non  la  vedo,  non  può  cambiare  nulla  per  me.  Non  ci  saranno  nuovi
impulsi,  nessun  cambiamento  di  direzione  o  qualità  nel  movimento
della mia energia. Il passaggio verso una qualità migliore, proveniente
dai  centri  superiori,  avviene  attraverso  l’apertura:  cioè  con  la
comparsa di un’energia che prima non c’era. Questo avviene quando,
incapace di comprendere, di ricevere, mi fermo. E in questo fermarmi,
l’attenzione  che  prima  era  impegnata,  prigioniera,  inconsapevole,
all’improvviso  si  libera.  Una  volta  libera,  è  capace  di  stare  di  fronte,
consapevole di sè. Questo aprirsi a un altro livello mette in questione
ciò che sono. 45

LA CRESCITA DEI CORPI SUPERIORI

Per  ottenere,  tra  i  centri  inferiori  e  i  centri  superiori,  un  collegamento  corretto  e
permanente,  bisogna  regolare  ed  attivare  il  lavoro  dei  centri  inferiori.  Inoltre,
come  è  già  stato  detto,  i  centri  inferiori  lavorano  male,  perché  molto  spesso,
invece di svolgere rispettivamente le proprie funzioni, l’uno o l’altro di essi prende
il lavoro degli altri centri.

Tutto ciò riduce considerevolmente la velocità del funzionamento della macchina e
rende difficilissima l’accelerazione del lavoro dei centri. Così, per poter regolare ed
accelerare  il  lavoro  dei  centri  inferiori,  il  primo  obiettivo  deve  essere  quello  di
liberare ciascun centro da ogni lavoro che non sia il suo o che non gli sia naturale,
e di riportarlo al suo proprio lavoro, che può compiere meglio di ogni altro centro.
46

Il pensare attivo e i suoi risultati benefici si ottengono esclusivamente
quando  nella  presenza  degli  esseri  le  tre  localizzazioni  dei  risultati
spiritualizzati,  chiamate  centro  intellettuale,  centro  emotivo  e  centro
motore, funzionano allo stesso livello. 47

La crescita interiore, la crescita dei corpi interiori [superiori] dell’uomo (l’astrale, il
mentale)  è  un  processo  materiale  assolutamente  analogo  a  quello  della  crescita
del  corpo  fisico.  Per  crescere,  un  bambino  deve  essere  ben  nutrito,  il  suo
organismo deve godere di condizioni sane al fine di poter preparare, a partire da
questo  nutrimento,  i  materiali  richiesti  per  la  crescita  dei  suoi  tessuti.  La  stessa
cosa  è  necessaria  al  corpo astrale  che  richiede,  per  la  propria  crescita,  sostanze
che  l’organismo  deve  produrre  a  partire  dalle  diverse  qualità  di  nutrimento  che
penetrano in lui.

Oltre a ciò, le sostanze di cui il corpo astrale ha bisogno per la sua crescita, sono
identiche a quelle che sono indispensabili al mantenimento del corpo fisico, con la
sola differenza che gliene occorre una quantità molto maggiore.

Se  l’organismo  fisico  comincia  a  produrre  una  quantità  sufficiente  di  queste
sostanze  fini,  e  se  il  corpo  astrale  è  ormai  costituito  in  lui,  questo  organismo
astrale  avrà  bisogno,  per  mantenersi,  di  una  minore  quantità  di  queste  sostanze
che  non  durante  la  sua  crescita.  Il  sovrappiù  di  queste  sostanze  potrà  allora
essere  impiegato  per  la  formazione  e  la  crescita  del  corpo mentale, che crescerà
con l’aiuto delle stesse sostanze che nutrono il corpo astrale, ma naturalmente la
crescita  del  corpo  mentale  richiederà  maggior  quantità  di  queste  sostanze.  Il
sovrappiù delle sostanze non consumate dal corpo mentale servirà a far crescere il
quarto corpo. Ma questo sovrappiù dovrà essere molto grande.

Tutte  le  sostanze  fini  necessarie  al  mantenimento  e  al  nutrimento  dei  corpi
superiori  devono  essere  prodotte  dall’organismo  fisico,  e  l’organismo  fisico  è
capace  di  produrle,  a  condizione  che  la  fabbrica  umana  lavori  convenientemente
ed economicamente.

Tutte le sostanze necessarie al mantenimento della vita dell’organismo, al lavoro
psichico,  alle  funzioni  superiori  della  coscienza  e  alla  crescita  dei  corpi  superiori,
sono prodotte dall’organismo a partire dal nutrimento che penetra in esso.

L’organismo umano riceve tre tipi di nutrimento:

1° II cibo che mangiamo.

2° L’aria che respiriamo.

3° Le nostre impressioni.

Non  è  difficile  capire  che  l’aria  è  un  genere  di  alimento  per  l’organismo,  ma  può
apparire difficile, a prima vista, comprendere come le impressioni possano essere
un nutrimento. Dobbiamo tuttavia ricordarci che con ogni impressione esterna, sia
che prenda la forma di suono, di visione, di odore, noi riceviamo dall’esterno una
certa  quantità  di  energia,  un  certo  numero  di  vibrazioni;  questa  energia  che
dall’esterno penetra nell’organismo è un nutrimento.

Senza  cibo  (…)  e,  non  di  meno,  anche  senza  acqua  un  uomo  può  vivere  senza
nutrimento parecchi giorni. Senza aria, non può sopravvivere che qualche minuto,
non più di due o tre.

Senza  impressioni,  un  uomo  non  può  vivere  un  solo  istante.  Se  il  flusso  delle
impressioni,  per  una  qualsiasi  ragione,  si  arrestasse,  o  se  l’organismo  dovesse
essere  privato  della  sua  capacità  di  ricevere  le  impressioni,  morirebbe
istantaneamente.  Il  flusso  delle  impressioni  che  ci  viene  dall’esterno  è  come  una
puleggia di trasmissione con la quale ci viene comunicato il movimento.

Così, di tre tipi di nutrimento, il più importante è quello delle impressioni, benché
sia evidente che l’uomo non può vivere a lungo solo di impressioni. Impressioni e
aria  permettono  all’uomo  di  vivere  un  po’  più  a  lungo.  Impressioni,  aria  e
nutrimento fisico permettono all’uomo di vivere fino al termine normale della sua
vita, e di produrre le sostanze necessarie non solo al mantenimento della sua vita,
ma anche alla creazione e alla crescita dei corpi superiori.

Il  processo  della  trasformazione  in  sostanze  più  fini  delle  sostanze  che  entrano
nell’organismo è retto dalla legge d’ottava. 48

[M.me  de  Salzmann]  mi  ha  detto:  “Senza  relazione  con  l’energia
superiore, la vita non ha significato. (…) Lentamente, il desiderio della
mente  per  questa  relazione  diventerà  un  bisogno  organico.  Non  lo  si
può forzare. L’energia superiore non può essere forzata. Il tentare di
forzarla può condurre a cattivi risultati. Gradatamente il suo interesse
aumenterà,  e  quando  non  sarà  in  relazione  resterà  sgomento  dalla
mancanza.  Forse  è  troppo  presto  per  usare  il  termine,  ma  questo  è
amore.  Arriverà  ad  un  punto  in  cui  si  renderà  conto  di  non  poter
vivere  senza  questa  relazione.  Senza,  niente  ha  significato  o  senso.”
49

Ne  I  Racconti  di  Belzebù  a  suo  nipote,  Gurdjieff  parla  di  una  tavola  dei
comandamenti,  la  principale  reliquia  degli  appartenenti  di  una  particolare
confraternita  che  aveva  avuto  come  iniziatore  il  Santo  Ashyata  Sheymash,  uno
degli  inviati  dall’Alto  sul  pianeta  Terra  con  lo  scopo  di  aiutare  l’essere  umano  a
ritrovare la sua vera natura e liberarlo dal giogo dell’organo kundabuffer, ovvero
dalla  sua  meccanicità.  Questa  tavola  parlava  dei  sacri  impulsi  dell’essenza  della
Fede, dell’Amore e della Speranza, e così recitava:

La Fede della coscienza è libertà.

La Fede del sentimento è debolezza.

La Fede del corpo è stupidità.

L’Amore della coscienza evoca l’uguale.

L’Amore del sentimento evoca il contrario.

L’Amore del corpo dipende dal tipo e dalla polarità.

La Speranza della coscienza è forza.

La Speranza del sentimento è schiavitù.

La Speranza del corpo è malattia.50

________________________________

1 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 192)

2 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 48)

3 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 49)

4 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 203)

5 L. Maggi, Gurdjieff – Le sue tecniche e la conoscenza di sè, Re Nudo, 2005
(pg. 31)

6 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pg. 69)

7 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 27)

8 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 23)

9 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 37)

10 L. Maggi, Gurdjieff – Le sue tecniche e la conoscenza di sè, Re Nudo,
2005 (pg. 32)

11 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 109­
110)

12 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 51­52)

13 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 45)

14 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 52­3)

15 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 61)

16 R. Ravindra, Un cuore senza limiti, Psiche, 2010 (pg. 72)

17 R. Ravindra, Un cuore senza limiti, Psiche, 2010 (pg. 76)

18 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 183)

19 L. Maggi, Gurdjieff – Le sue tecniche e la conoscenza di sè, Re Nudo,
2005 (pg. 33)

20 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 32)

21 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 206)

22 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 32)

23 L. Maggi, Gurdjieff – Le sue tecniche e la conoscenza di sè, Re Nudo,
2005 (pg. 32­33)

24 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 32)

25 L. Maggi, Gurdjieff – Le sue tecniche e la conoscenza di sè, Re Nudo,
2005 (pg. 32)

26 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 32)

27 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 111)

28 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg.  64)

29 G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a suo nipote (131)

30 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 127)

31 G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, 1999 (pg.
377)

32 R. Ravindra, Un cuore senza limiti, Psiche, 2010 (pg. 86)

33 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 8)

34  M.  Anderson,  L’inconoscibile  Gurdjieff,  Gremese,  2008  (pg.  44).  Si


intendono qui i sogni provenienti dai centri inferiori, non da quelli superiori.

35 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 217)

36 H. Thomasson, Battaglia per il presente, Edizioni Psiche, Torino, 2010
(159)

37 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 217)

38 M. Nicoll, Commentari Psicologici, vol I, 1941 (pg. 218­9)

39 M. Anderson, L’inconoscibile Gurdjieff, Gremese, 2008 (pg. 123)

40 G.I. Gurdjieff, Vedute sul mondo del reale, Neri Pozza, 2000 (pg. 220­1)

41 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 206)

42 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 158)

43 G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, 1999 (pg.
969)

44 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 215­6)

45 J. de Salzmann, La realtà dell’essere, Astrolabio, 2011 (pg. 79)

46 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 216)

47 G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, 1999 (pg.
969)

48 P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio,
1976 (pg. 201­2)

49 R. Ravindra, Un cuore senza limiti, Psiche, 2010 (pg. 47)

50G.I. Gurdjieff, I Racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, 1999 (pg.
311)

________________________________

Nota:  L’articolo  qui  esposto  rappresenta  un  tentativo  di  ricomporre  alcuni  dei
Frammenti  dell’insegnamento  di  Gurdjieff  con  le  sue  stesse  parole  e  con  i
numerosi contributi di chi ne ha seguito la Via. I riferimenti sono tutti rintracciabili
nelle  note  a  fondo  articolo.  Le  eventuali  modifiche  apportate  sono  solo  di  natura
stilistica, mai concettuale. L’associazione Per­Ankh, pur trovandosi in sintonia con
la maggior parte degli insegnamenti della Quarta Via, non si considera tuttavia un
gruppo Gurdjieffiano.

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