Sei sulla pagina 1di 23

L’Osservatore

il Settimanale
Romano
Città del Vaticano, giovedì 3 maggio 2018
anno LXXI, numero 18 (3.942)

Preghiera
per la pace

In allegato il mensile «donne chiesa mondo»


il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#editoriale 2

L’
invecchiamento progressivo della popolazione
giapponese se da una parte certamente rappre-
senta un peso per l’economia del paese (più
spesa sociale e meno introiti fiscali) sta d’altro
canto incoraggiando lo sviluppo di nuove tec-
nologie che mirano a migliorare la vita di tutti
i giorni, in particolare proprio dei più anziani.
Stiamo parlando di dispositivi per monito-
rare in tempo reale la salute delle persone o
addirittura di macchine costruite con lo scopo
di alleviare la solitudine. L’ultima di queste
nuove invenzioni è una banda dello spessore
di un millimetro che come un cerotto può es-
sere applicata sul dorso della mano, e mostra
importanti dati sulla salute come pressione
sanguigna e battito cardiaco. Con questo stru-
mento è possibile ad esempio ottenere una
condivisione istantanea dei dati medici del pa-
ziente, al quale a sua volta basterà sfiorare lo
schermo sull’avambraccio per sapere a che ora
deve assumere le medicine. Un’impresa locale
si sta dedicando alla messa in commercio di
uno strumento che se applicato sull’addome
permette di segnalare agli anziani che non rie-
scono a controllare le proprie deiezioni il mo-
mento in cui devono andare in bagno. Posso-
no sembrare innovazioni di poco conto ma in
realtà hanno grandi potenzialità di apportare
benefici reali a una bella fetta di popolazione,
e non solo giapponese. Questi dispositivi sono
stati creati come strumenti utili ai professioni-
sti del settore medico che avranno la possibili-
tà di monitorare i propri pazienti a distanza
soprattutto in un paese dove gli anziani vivo-
no in gran parte isolati nelle campagne e lon- delle fredde macchine ad assistere gli anziani
tani dai familiari. in incombenze che in genere richiedono un
Nuovi strumenti futuristici sono entrati per- contatto umano può sembrare un’utopia disu-
fino nelle case di riposo dove già si prendono mana. Eppure molti giapponesi vedono queste
cura degli anziani residenti. La speranza è innovazioni positivamente, in gran parte per-
quella di sfruttare i supporti della robotica per ché la rappresentazione che i media ne fanno è
far fronte ai fisiologici problemi del declino quella di compagni graziosi e potenzialmente
sempre più marcato della forza lavoro nel pae-
se, e tra questi la categoria degli infermieri è
utili. Non stiamo infatti parlando di cyborg Dibattito
dalle sembianze umanoidi ma si tratta quasi
quella che soffre particolarmente. Nonostante sempre di robot “travestiti” da animali di com- in Giappone
le misure adottate dal Giappone per consenti- pagnia, cuccioli di cane addestrati a “comuni-
re ai lavoratori stranieri di provvedere agli an- care” simpatia, che dunque agirebbero come sull’uso delle nuove
ziani, permangono ostacoli all’occupazione nel un supporto di tipo psicologico piuttosto che
settore, e tra tutti, i severi esami di lingua di tipo fisico. tecnologie
giapponese. In Giappone la tendenza generale è che
sempre più persone o scelgono di vivere da so-
le o sono costrette a farlo da ineluttabili dina-
miche sociali (si pensi appunto agli anziani

Androidi “abbandonati” dalle famiglie), e allora anche


un robot può diventare a tutti gli effetti un
potenziale strumento per rendere la vita meno
pesante per chi non ha altre alternative. Il pa-
radosso è che la presenza fisica di una macchi-

per assistere na può considerarsi perfino un passo in avanti


nella “scala di socializzazione” di un paese do-
ve tra i giovani lo stile di vita più comune è
quello di passare intere giornate a interagire
con partner immateriali, ovvero giocatori di vi-
L’OSSERVATORE ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

gli anziani deogame collegati in rete e dunque fisicamente


neanche presenti.
Tuttavia sono numerosi gli ostacoli a una ra-
pida proliferazione di robot per la cura degli
anziani: ad esempio i costi elevati, i problemi
Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticano


ornet@ossrom.va
www.osservatoreromano.va

GIOVANNI MARIA VIAN


D irettore
legati alla sicurezza delle macchine e i dubbi
su quanto saranno facili da usare, visto che i GIANLUCA BICCINI
da Tokyo Il governo giapponese sta finanziando lo Coordinatore

sviluppo di robot per anziani per aiutare a potenziali acquirenti sono comunque soggetti
CRISTIAN MARTINI che anagraficamente hanno scarsa familiarità PIERO DI D OMENICANTONIO
GRIMALDI colmare un deficit previsto di 380.000 lavora- Progetto grafico
con macchine tecnologicamente avanzate. Il
tori specializzati entro il 2025.
ministero del lavoro sta ora puntando a spen- Redazione
Il mercato globale dell’assistenza infermieri- dere qualcosa come 5,2 miliardi di yen (40 mi- via del Pellegrino, 00120 Città del Vaticano
fax +39 06 6988 3675
stica e dei robot assistenziali per disabili, com- lioni di euro) per introdurre i robot da compa-
posto principalmente da produttori giappone- gnia in 5000 strutture a livello nazionale. Servizio fotografico

si, è ancora relativamente piccolo: solo 15 mi- Va però detto che gli stessi funzionari del
telefono 06 6988 4797
photo@ossrom.va
fax 06 6988 4998
www.photo.va
lioni di euro nel 2016, secondo la Federazione governo su cui grava l’incarico di diffondere il TIPO GRAFIA VATICANA EDITRICE
Internazionale della Robotica, ma si stima che più possibile i cagnolini androidi sottolineano L’OSSERVATORE ROMANO
possa raggiungere i 400 miliardi di yen (3 mi- che i robot non sostituiranno mai gli assistenti
Abbonamenti
liardi di euro) entro il 2035, quando un terzo umani. Possono far risparmiare tempo e lavo- Italia, Vaticano: € 58,00 (6 mesi € 29,00).

della popolazione giapponese avrà più di 65 ro, ma non possono sostituire i lavoratori del telefono 06 6989 9480
fax 06 6988 5164
anni. Ovviamente pensare che possano essere settore in carne e ossa. info@ossrom.va
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#ilpunto 3
di LUCIANO
VIOLANTE

Il presidente della Repubblica


italiana Sergio Mattarella
durante la cerimonia
al Quirinale per la festa
del lavoro (1° maggio)

N
ella vicenda politica italiana si riflette un feno-
meno che di recente ha caratterizzato le elezio-
ni politiche in quasi tutti i paesi dell’Europa
occidentale. In Germania, Spagna, Olanda e
Belgio i sistemi elettorali proporzionali non
sono stati in grado di costruire una maggio-
ranza politica stabile e omogenea. Ne sono de-
rivate trattative estenuanti, come in Germania,
Belgio e Olanda, e ripetizioni del voto, come
in Spagna.
Il sistema elettorale proporzionale ha come
principio fondamentale la delega. I cittadini
eleggono i propri delegati in parlamento e co-
storo, sulla base dei risultati e delle affinità
programmatiche, compongono il governo. La
prima logica ispiratrice è che il parlamento de-
ve riflettere la composizione politica della so-
cietà. La seconda presuppone che i partiti po-
litici abbiano la capacità di negoziare antepo-
nendo le esigenze della comunità nazionale a
quelle delle proprie organizzazioni.
Questi presupposti funzionano sempre me-
no perché le società dell’Europa occidentale
sono ormai prive di poli aggregatori e quindi
sprovviste di un orientamento politico maggio-
ritario. Inoltre la ridotta autorevolezza dei par-
titi politici impedisce loro di costruire ipotesi
di governo distanti dalle linee proposte nel blocco sovietico, non riguardava la scelta del
corso della campagna elettorale. Non a caso in governo, ma la scelta del sistema. Infatti, a se-
Germania il partito socialdemocratico ha sot- conda del vincitore, diritti, libertà, poteri pub-
toposto al voto degli iscritti l’intesa con Ange- blici avrebbero avuto un assetto totalmente di-
la Merkel e in Italia il reggente del Partito de- verso. Ciascuno dei contendenti temeva, in ca-
mocratico Maurizio Martina ha proposto la so di propria sconfitta, che il vincitore potesse
stessa cosa qualora il suo partito andasse a una usare strumentalmente le istituzioni. Pertanto
intesa con il Movimento cinque stelle. le due parti convennero per regole che garan-
tissero non la stabilità, ma la instabilità dei go-
verni. I partiti si attribuirono il governo della
macchina politica: governo e parlamento
I limiti
Un colpo
avrebbero deciso solo quando e come i partiti
avessero raggiunto una intesa di massima. In
sostanza le istituzioni rappresentavano e i par- dei sistemi
titi decidevano.
Da quando è iniziata la crisi dei partiti poli- elettorali

d’ala
tici, si è tentato in vario modo di riportare alle
istituzioni la competenza a decidere; ma, come
proporzionali
è noto, i tentativi di riforma costituzionale,
ben sei dalla Commissione Bozzi del 1983 alla
riforma di Boschi e Renzi del 2016, sono tutti
falliti.
Oggi le forze politiche sono davanti a due
In Italia poi la situazione è più complicata questioni di fondo: varare una legge elettorale
perché è necessaria la stessa maggioranza tan- maggioritaria e consegnare, attraverso una ri-
to alla camera quanto al senato. È un caso forma costituzionale, alla sola camera dei de-
unico perché in tutti i regimi parlamentari è putati il potere di dare e togliere la fiducia.
sufficiente la fiducia della sola camera dei de- Non è facile, ma è necessario per poter gover-
putati. L’eccezione italiana si spiega con la nare nella chiarezza. Serve un colpo d’ala. Il
particolare situazione politica all’indomani del- senso di responsabilità consiglierebbe di ac-
la Liberazione. Il conflitto tra Democrazia cri- cantonare le ambizioni personali e di scegliere
stiana e Partito comunista italiano, la prima le- ciò che serve al paese. Chi lo farà potrà conta-
gata all’alleanza occidentale e il secondo al re sul riconoscimento dei cittadini.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#cultura 4

voca la potenza di Dio capace di ridare loro la Pontormo, «La Visitazione»


vita al di là della morte, ricordando il modo in (1528-1530 circa, particolare)
cui hanno preso forma nella sua carne: «Non
so come siate apparsi nel mio seno; non io vi
ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato for-
ma alle membra di ciascuno di voi» (7, 22).
Così il mistero della vita trasmessa e ricevuta
non è espresso qui dalla fantasia maschile, ma
suggerito discretamente, come un enigma che
si sottrae alla donna stessa e che questa può
nominare rinviando al segreto della vita di Frutti
Dio. Così è anche la dimensione che la mater-
nità assume attraverso il racconto patriarcale «Frutti» è il titolo del terzo
che ricorda le matriarche sterili che hanno ri- seminario internazionale
cevuto da Dio la capacità di partorire, dando pensato per elaborare «una
così consistenza e futuro alla promessa. teologia intrinsecamente
L’esperienza del “nulla è impossibile a Dio”, femminile» che si è tenuto
che si vive in questi parti miracolosi della sto- dal 27 al 29 aprile a Roma
ria d’Israele, entra singolarmente in risonanza nella sede della Pontificia
con l’esperienza della maternità esplorata con università Urbaniana grazie
grande intensità da Carla Canullo nel suo li- all’impulso di Lucinda M.
bro Essere madre (2009). Esperienza della «vita Vardey. Rispondendo
sorpresa» che si rinnova nell’emozione assolu- all’invito più volte ripetuto
ta che produce la venuta dell’altro portato da Papa Francesco di
nell’intimità della carne. Presenza inedita, sco- elaborare «una profonda

L
a Bibbia resta fondamentalmente sobria in me- nosciuta, donata e affidata con il suo carico di teologia delle donne»,
oneri, derivanti da un’alterità che sconvolge la l’iniziativa si è articolata in
rito alla generazione e al parto. Questa realtà è tre convegni, tenutisi tutti in
carne e la vita che l’accolgono.
forse troppo banale agli occhi degli autori bi- coincidenza del 29 aprile,
blici per essere oggetto di sviluppi particolari? Un’altra indicazione è data nel Salmo 139.
festa di santa Caterina.
Ma non è certo che non ve ne siano. Di fatto Parole di un uomo, questa volta, che ricorda la
Dopo «Lacrime» (2016) e
non si può non constatare che essa è evocata sua stessa vita come un mistero nascosto in
«Cuore» (2017), l’incontro
con la stessa sorprendente neutralità che con- Dio, ancor prima della sua nascita: «Sei tu che
di quest’anno è stato
hai formato le mie reni, che mi hai intessuto
traddistingue la menzione della morte. Al «si caratterizzato da interventi
nel seno di mia madre… Le mie ossa non ti di Caterina Ciriello, Anne-
addormentò con i padri» per indicare la fine
erano nascoste, quando fui formato in segreto Marie Pelletier, Chris Valka,
di una vita, sembrano fare eco le laconiche e intessuto nelle profondità della terra. I tuoi
menzioni delle unioni da cui nascono le gene- Judette Gallares, Giulia
occhi videro la massa informe del mio corpo» Galeotti, Lucinda M.
razioni d’Israele: quell’uomo “conobbe” quella (13-16). La stessa allusione a una tessitura di Vardey, Philomena Njeri
donna, che partorì. Come se l’espressione os- vita si ritrova sulla bocca di Giobbe che si ri- Mwaura, Yvonne Dohna,
servasse una stessa ascesi per evocare l’inizio e volge a Dio come colui che l’ha «rivestito di Elena Manganelli, Emily
la fine della vita, questi due momenti tanto pelle e di carne» (10, 11). L’espressione va te- Van Berkum, John Dalla
propizi agli straripamenti dell’immaginario. In nuta presente in quanto contiene un prezioso Costa, Catherine Aubin e
ogni caso, la sobrietà del testo riguardo alla suggerimento. Tessere, in effetti, è un’attività Mary Madeline Todd.
prima consegna ricevuta dall’umanità in Genesi silenziosa, un gesto laborioso, fedelmente ed Pubblichiamo stralci da una
1, 28 («siate fecondi, moltiplicatevi»), ha come efficacemente ripetitivo, che si compie nel delle relazioni del primo
effetto quello di favorire il dispiegarsi di una tempo. E che manifesta la fecondità della pa- giorno.

Crescita della vita


e crescita del regno di Dio
di ANNE-MARIE dimensione d’interiorità, sulla quale vorrei sof- zienza del tempo, quando appare nella sua
PELLETIER fermarmi. compiutezza il disegno di un tessuto o la soli-
Questa nota d’interiorità caratterizza pro- dità di una tela. Lo stesso vale per l’umano
prio uno dei rari commenti biblici sulla gesta- generato dal lavoro nascosto, invisibile ma at-
zione e il parto. Non è irrilevante che sia stato tivamente fecondo, che si opera nel ventre ma-
messo sulla bocca di una donna. Mi riferisco terno.
alle parole della madre dei sette fratelli, nel se- Il racconto della Visitazione in Luca s’iscri-
condo libro dei Maccabei. Esortando i suoi fi- ve in modo singolare nel registro di questa vi-
gli a non rinnegarsi trasgredendo la legge, in- ta nascosta che cresce e da cui si origina la
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#cultura 5

storia delle generazioni e del mondo intero. Il nascita. Poiché è allora, sottolinea Claudia Ca-
dipinto di Pontormo che accompagna il nostro nullo, che l’attesa si rivela come modalità della
convegno ne è testimonianza. Due donne s’in- vita intera, e non solo di uno dei suoi momen-
contrano, entrambe portatrici, ognuna a suo ti. Pazientemente, si tratta ora di lasciare esi-
modo, della “vita sorpresa” di cui Dio ha l’ini- stere l’altro nel tempo, dove diviene se stesso
ziativa nella loro carne. C’è molto silenzio in giorno dopo giorno, affermandosi nella sua di-
questa scena densa di riconoscenza che ha una versità. In realtà, questo ritmo lento della pa-
naturalezza e una grazia di pericoresi. Due zienza e dell’attesa qualifica la vita e permea i
volti di donna figurano in secondo piano, una gesti delle donne. Si ritrova come inciso
giovane e una anziana, come se insieme rico- nell’essere-donna, persino al di là dell’espe-
prissero tutto lo spettro della vita al femmini- rienza carnale della maternità. Per istinto, le
le. Il segreto scambiato tra Maria ed Elisabetta donne sanno che la vita ha come condizione il
non è forse prima di tutto un segreto di don- consenso all’attesa, che la fecondità vuole la
ne, al quale tuttavia accede il bambino — la pazienza che permette la maturazione, la fidu-
cui esistenza si sta tessendo — che Dio ha do- cia che ha valore al di là dei limiti dell’istante
nato alla vecchiaia di Zaccaria e di Elisabetta e presente. Ci si ricorderà così di come, nella
che sussulta in seno alla madre alla presenza storia degli inizi dell’Europa cristiana — men-
di Maria? La gioia di quel sussulto, che solo la tre alcuni sovrani battezzavano in tutta fretta
eserciti e intere popolazioni — furono delle
donne a ricordare la necessità di rispettare le
scadenze di una vera evangelizzazione. Pari-
menti, le donne sanno durare in una perseve-
ranza che non cede mai, persino quando l’irre-
parabile è stato commesso. Tutto ciò è stato ri-
cordato proprio qui, lo scorso anno, rievocan-
do la resistenza femminile in America latina.
C’è un modo femminile di confrontarsi con il
tempo, di farne un alleato per riparare, conso-
lare, ricostruire e contrapporre la fedeltà della
memoria — memoria combattente se necessario
— al disonore o alla perdita.
È evidente, la fede e la vita spirituale sono
intrinsecamente coinvolte in un ritmo singola-
re che implica la pazienza del tempo, la resi- Betty Najman, «Fecondità»
stenza della speranza e il consenso a una sto- (1982)
ria profonda che non coincide con il ritmo del
tempo immediato, quello della visibilità mon-
dana degli eventi. Ebbene, si deve ammettere
che tra queste due temporalità il divario è oggi
aumentato in modo inedito. Il sociologo Har-
tmunt Rosa, in effetti, fa dell’accelerazione
una delle caratteristiche principali della tarda
modernità in cui viviamo. Molto più decisiva,
sostiene, dell’espansione sfrenata dei processi
di razionalizzazione e d‘individualizzazione.
Nel suo famoso libro Accelerazione e alienazione.
Per una teoria critica del tempo nella tarda
modernità elenca le modalità di questa accele-
razione, che rimodella le relazioni sociali, per-
mea la vita economica e culturale, modifica
profondamente il rapporto soggettivo con se
carne materna percepisce, è una risonanza si- stessi nelle società contemporanee. Così vivia-
lenziosa e decisiva dell’opera divina che sta mo sempre più in un mondo d’identità insta-
prendendo forma nel corpo di Maria. E tutto bili, in un tempo dominato dalle scadenze,
ciò avviene al ritmo congiunto della vita di dall’instaurazione di una inter-comunicazione
due donne e del calendario della storia divina istantanea, dove l’uomo è sradicato e trascina-
che s’iscrive in quei giorni: durante il sesto to alla cieca in un futuro immaginario. Questa
mese di Elisabetta, precisa il testo, Maria rice- logica ha innegabilmente una connotazione
ve la visita dell’angelo di Dio; dopo aver ac- più maschile che femminile. Il che significa
compagnato gli ultimi tre mesi di gravidanza anche che l’esperienza delle donne potrebbe e
della parente, Maria giunge lei stessa al giorno dovrebbe essere più che mai antidoto vitale a
della nascita di Gesù. Nessuna urgenza, se un mondo di visibilità senza ombra, di fuga in
non quella di affrettare l’ora della salvezza, un’accelerazione generalizzata, diventando
può stravolgere le scadenze della maternità. sempre più straniero al ritmo profondo della
«Occorrono nove mesi per fare un uomo e vita spirituale. Hartmunt Rosa si dichiara pes-
un solo giorno per ucciderlo», Si sarebbe ten- simista nella sua ricerca di pratiche di decele-
tati di riconoscere in questa frase di La condi- razione che possano salvarci dalle esaltazioni
zione umana di Malraux il suggerimento di suicide della cultura contemporanea. Forse sa-
due temporalità. Una è quella degli eventi nel rebbe meno disincantato se si ricordasse che la
presente immediato, dove la decisione è posta parte femminile della nostra umanità custodi-
nell’istante e dove l’atto s’iscrive in un mondo sce, per sé e per tutti, questo segreto vitale di
di azione senza indugio. Temporalità che è in un tempo diverso da quello che le nostre tec-
affinità con la mascolinità, e che comporta la niche strumentalizzano.
terribile efficacia, secondo Malraux, di poter «Occorrono nove mesi per fare un uomo»,
tagliare il filo di una vita, nell’istante di un ge- il che è vero ancora oggi. Questa banalità an-
sto omicida. Al contrario, la temporalità fem- tropologica — che resiste in un’epoca di discu-
minile costruisce nella pazienza del tempo, tibili manipolazioni della procreazione o della
edifica la vita e la storia al ritmo lento di una pratica delle madri surrogate — resta un ba-
crescita interiore. È esemplarmente quella luardo a protezione della nostra umanità.
dell’attesa che caratterizza la tessitura della ge- Questa esperienza propria della vita delle don-
stazione. ne è direttamente coinvolta nella lotta contro
È però ben lungi dall’essere solamente le tentazioni disumanizzanti che assillano le
l’esperienza di un tempo che cesserebbe con la nostre società.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#cultura 6

Etty Hillesum

Una questione
di forza

N
on si può parlare di frutti, e dunque di fecon- un convento carmelitano. Divenuta novizia,
dità, senza ricordare la loro fonte od origine. Blanche de la Force vive gli ultimi giorni della
Nella parabola della vite nel vangelo secondo sua comunità: un drappello di rivoluzionari ir-
san Giovanni (cfr. 15, 1-10), il Signore Gesù ci rompe nel convento, ma Blanche riesce a fug-
dice che siamo i frutti della vite solo se restia- gire. Gli ordini religiosi sono violentemente
mo attaccati, radicati e legati alla linfa. Questa soppressi e le religiose brutalmente condanna-
linfa che scorre e fa crescere i tralci della vite è te a morte. Sola e abbandonata, Blanche de la
lo Spirito santo nella sua forza viva e nella sua Force si ritrova a piazza della Rivoluzione,
energia creatrice. Nella vita, se non c’è linfa, proprio lei che era giudicata da tutte paurosa,
non ci sono frutti; nella vita spirituale la forza fragile e debole. Lì vede le sue consorelle sali-
produce frutti come l’audacia, il coraggio e la re sul patibolo. E all’improvviso si fa avanti, si
fiducia. È per questo che cercherò di spiegare unisce a loro sul luogo del supplizio e intona
che cos’è questa forza sul piano umano e sul con voce chiara e decisa il Veni Creator: «Sia
piano spirituale grazie a un’immagine, grazie a gloria a Dio Padre, al Figlio, che è risorto dai
esempi, e soprattutto grazie a testimonianze di morti e allo Spirito santo per tutti i secoli dei
ciò che la forza genera quando la si lascia agi- secoli».
re in se stessi. Poi, nella storia degli Stati Uniti, a farci ri-
Per immaginare e comprendere che cos’è la flettere è la testimonianza di una donna ameri-
forza, sul piano simbolico e artistico, possiamo cana che non si piega davanti alla forza politi-
avvalerci di un archetipo pagano nel Giardino ca e sociale. Siamo negli anni Cinquanta, ogni
dei tarocchi, non lontano da Roma. In questo sabato a mezzogiorno in tutti gli Stati Uniti le
luogo l’artista Niki de Saint Phalle ha in effet- sirene della Difesa civile ululavano per ricor-
ti immaginato e scolpito la carta del tarocco dare alla gente che bisognava mettersi al ripa-
che rappresenta la forza. Ha raffigurato una ro all’approssimarsi di un nemico. Dorothy
giovane che, con in mano un filo invisibile, Day odiava questo esercizio e le tecniche ipo-
conduce un feroce drago. L’artista spiega che crite utilizzate dal governo per creare un clima
il mostro che la giovane deve domare è dentro di tensione non commisurato alla realtà. Nel
di lei. Deve sconfiggere i propri demoni, poi- 1955, quando la città di New York richiese la
ché attraverso quella difficile prova scoprirà la partecipazione obbligatoria agli esercizi setti-
sua stessa forza. Questo archetipo simboleggia manali di difesa contro i raid aerei, Day si ri-
dunque il coraggio e la forza legate alla fem- fiutò di obbedire. Nei cinque anni che segui-
minilità e ci fa vedere che è da una forma di rono, lei e i suoi collaboratori furono regolar-
controllo di sé e delle proprie energie che si mente portati in tribunale, ammoniti e manda-
può attingere forza. ti in prigione. Trattata come una criminale co-
Sul piano filosofico, a farci meditare sulla mune, dovette subire l’umiliazione di essere
denudata, messa sotto una doccia e privata dei
nozione di forza è la filosofa Simone Weil. In
piena seconda guerra mondiale, scriveva in suoi vestiti ed effetti personali, e detenuta in
Per la fecondità
L’Iliade o il poema della forza, che «la forza è carcere con criminali pericolosi. Alla fine le
autorità, che avevano capito che non si sareb-
nella Chiesa
ciò che fa di chiunque le sia sottoposto una
cosa. Quando è esercitata fino in fondo, fa be lasciata intimorire, smisero di arrestare sia
dell’uomo una cosa nel senso più letterale, lei sia gli altri dissidenti. Poco tempo dopo, le
poiché di fatto ne fa un cadavere. C’era qual- sirene che obbligavano agli esercizi di difesa
cuno e, un istante dopo, non c’è nessuno». E contro i raid aerei tornarono a tacere. Nel suo
più avanti nello stesso saggio, riferendosi ai ultimo discorso pubblico nel 1975, per la com-
vangeli e al racconto della Passione di Cristo, memorazione della distruzione di Hiroshima,
scrive: «Si può amare ed essere giusti solo se disse: «Dio ci ha dato la vita, e l’eucaristia per
si conosce l’impero della forza e si è capaci di sostenere la nostra vita».
di CATHERINE AUBIN non rispettarlo». Questi esempi ci mostrano la complessità di
Questo non rispetto della forza omicida è il- quell’energia vitale che è la forza. Da una par-
lustrato dalle due testimonianze che seguono. te c’è la forza allo stato grezzo, selvaggio, vio-
La prima appartiene alla letteratura francese, lento e crudele, dall’altra la forza interiore allo
ai Dialoghi delle Carmelitane, unica opera tea- stato “dolce”, purificato, pacificato, domato e
trale dello scrittore Georges Bernanos. La sto- orientato.
ria si svolge all’alba della rivoluzione francese, L’ultima volta che Gesù risorto si rivolge ai
il personaggio principale è Blanche de la For- suoi discepoli turbati e preoccupati, dice così:
ce, una giovane aristocratica segnata fin dalla «Avrete forza dallo Spirito santo che scenderà
nascita dalla paura e che decide di rifugiarsi in su di voi» (Atti degli Apostoli 1, 8). Qual è dun-
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#cultura 7

que questa “forza” che caratterizza lo Spirito


santo? La Bibbia ci dice che è quella che si
diffonde sulle acque all’alba della creazione;
che è anche quella che risolleva Gesù dalla
morte e che fa partire Pietro e gli Apostoli per
Il servizio predicare il Vangelo fino ai confini della terra.
Lo Spirito santo è dunque forza, forza che
lancia e smuove, che spinge e propulsa la
Lavare i piedi come ha fatto Chiesa fino alla fine del mondo, forza che su-
Gesù durante l’ultima cena; scita e risuscita incessantemente la vita.
mettere in pratica quel
«comandamento del Le metafore bibliche dicono di Lui, lo Spiri-
servizio» centrale nella vita to santo, che è soffio e acqua; ciò significa
del cristiano, come ha che, nella sua azione vivificante e creatrice, è
nuovamente ricordato Papa una forza che, come il vento o la tempesta, fa
Francesco qualche giorno fa muovere, disorienta e trascina verso orizzonti
a Santa Marta; prendersi inimmaginabili, solleva montagne e apre alla
cura del prossimo non speranza. Come non si può afferrare il vento o
vivendo «l’uno accanto l’acqua, così lo Spirito di forza resta una realtà
all’altro, ma l’uno per che ci trascende e sulla quale non si può met-
l’altro», come ha scritto don tere le mani. Questa forza dello Spirito si rice-
Tonino Bello: chi fa oggi
ve come un dono che si può diffondere se gli
tutto questo nella Chiesa?
Le religiose soprattutto. E
permettiamo di trasformarci interiormente. Eb-
non solo perché le bene, lo Spirito santo, «dono di Dio» (cfr.
consacrate costituiscono i Giovanni 4, 10), agisce in noi proprio come do-
due terzi del totale dei no, ovvero genera e porta all’amore, alla sem-
religiosi nel mondo. Nel plicità, alla pace, alla fiducia e al coraggio. È
corso del suo intervento al con noi per comunicarci doni spirituali: sono
convegno «Frutti» — a cui «i doni del santo Spirito».
ha partecipato anche Aubin, C’è un ordine nei sette doni dello Spirito
di cui pubblichiamo stralci
santo che corrisponde al modo in cui lo Spiri-
in pagina — Giulia Galeotti
to santo ci vuole guidare. Il dono della fortez-
ha innanzitutto ripercorso
con attenzione la differenza za sta al primo posto, permette di sostenere da
tra servitù e servizio alla un capo all’altro gli altri sei doni. Si può dire
luce della Scrittura. di lui che è “l’architrave”: ossia quel blocco Come Blanche de la Force nell’opera di Pierre Jactat, «La vigna secondo
unico di pietra nei templi antichi che è posto Bernanos, Etty Hillesum nel campo di concen- Van Gogh» (2015)
Così, alla luce del vero sulle colonne e che sostiene il fregio e la corni- tramento descrive alcuni religiosi. «Avanzano
significato della parola ce. Il dono della forza è in un certo senso tra due baracche oscure recitando il loro rosa-
servizio, il tema del servizio “l’architrave” di tutti i doni, quello che corona rio, imperturbabili, come se procedessero in fi-
femminile nella Chiesa che
o sostiene gli altri, ossia il timore e la pietà, il la nel chiostro della loro abbazia». I suoi ulti-
diviene servitù — nel senso
di asservimento dell’uomo
consiglio e la scienza, la sapienza e l’intelletto. mi scritti testimoniano una forza interiore che
sull’uomo in assenza di Dio O per dirla con le parole del Papa, durante le ci lascia senza parole. Raccontano la sua resi-
— più che essere un tema a sue catechesi sui doni dello Spirito santo: il stenza spirituale che si rifiuta di cedere alla di-
sé nella Chiesa di oggi, dono della fortezza è «la nota di fondo del sperazione, all’odio e alla vendetta. Scrive ai
costituisce una sfaccettatura nostro essere cristiani». suoi amici: «Dopo la guerra, dovremo costrui-
di quella deriva che non si La testimonianza che segue incarna tutto ciò re un mondo completamente nuovo e a ogni
stancano di deplorare né in un altro modo, in un contesto anch’esso po- nuova atrocità dovremo opporre un piccolo
Papa Francesco né molte litico e religioso. È quello di Jocelyne Khouei- supplemento di amore e di bontà da conqui-
donne.
ry, cristiana maronita che vive ancora in Liba- stare su noi stessi». Da dove prende dunque
«Quando si vuole che una no. Nel 1975, quando scoppia la guerra contro questa forza? Etty cerca una forza che nulla e
consacrata faccia un lavoro i palestinesi, si arruola nella milizia armata nessuno sembra in grado di comunicarle. Una
di servitù, si svaluta la vita e guidata da Bachir Gemayel. A vent’anni assu- forza che ha un’affinità con la sua anima e che
la dignità di quella donna. me il comando di un gruppo di giovani e par- la terrebbe in prossimità di quella parte indi-
La sua vocazione è il tecipa ai combattimenti che infuriano nella ca-
servizio: servizio alla Chiesa,
struttibile di sé che vorrebbe trasmettere. Allo-
pitale. Nel 1976, grazie alla sua audacia, riesce ra lei si esercita e lo fa soprattutto con la pre-
ovunque sia. Ma non a salvare la vita di centinaia di persone e av-
servitù!». Queste parole,
ghiera; una preghiera che vorrebbe fosse inin-
verte una forte presenza di Dio. Poco a poco terrotta. Questa è per lei un «modo di restare
pronunciate dal Pontefice il abbandona i combattimenti e mette la sua vita
12 maggio 2016 durante in vita», e non di sopravvivere. Vi vede l’unico
nelle mani di Maria. Gemayal le affida un’al- mezzo per preparare tempi nuovi. Si tratta di
l’udienza alla Uisg, tra missione: prendersi cura delle giovani cri-
sradicano l’atteggiamento cambiare se stessi per «minare il male alla ba-
stiane che vagano per le strade senza guida. se». Scrive: «Ho spezzato il mio corpo come
millenario della Chiesa nei Khoueiry ha cambiato lotta e anche guerra:
confronti del lavoro e il pane e l’ho condiviso tra gli uomini, perché
ora la sua missione è formare umanamente e erano affamati [...]. Si vorrebbe essere un bal-
dell’impegno femminile al spiritualmente quelle donne, ascoltare molto e
suo interno. Un samo versato su tante piaghe».
non contare più solo sulle proprie forze. Il suo
atteggiamento che, tra le messaggio si ripercuote su tutti i fronti e alcu- Che cosa dicono oggi queste donne a noi,
altre cose, ha causato anche ni religiosi aprono cappellanie nelle varie ca- donne e uomini nella Chiesa del XXI secolo?
la disaffezione delle donne serme; è un periodo di grandi conversioni. Dal Tutte hanno conosciuto la paura, il conformi-
verso la parola servizio, che 1985 la sua missione di difendere il valore sa- smo dilagante, la violenza, l’oppressione,
invece resta il centro di cro della vita s’intensifica sempre più. Fonda l’odio e ogni sorta di abuso, il rifiuto e l’esclu-
gravità del messaggio prima la Libanaise 31 Mai, per incoraggiare le sione. Hanno osato parlare, hanno superato li-
cristiano. donne a costruire una società più umana, poi, miti, infranto silenzi di abuso di potere e di fi-
Riscattiamo il termine ducia, hanno osato alzarsi per denunciare ciò
nel 1995, un’associazione, Oui à la Vie, e nel
servizio ricordando, vangelo che non era servizio ma servitù od oppressio-
2000 un centro Jean Paul II, che fornisce alle
alla mano, che anche il
donne i mezzi per vivere in coerenza con il ne, anzi addirittura schiavitù. Lo hanno fatto
servizio più umile non
significa umiliazione, come Vangelo. Accompagnando tutte quelle donne, alla loro maniera, spostando gradualmente i li-
ha sottolineato Xavier Léon- Jocelyne si è resa perfettamente conto che non miti. Queste donne ci parlano della forza che
Dufour commentando la era più la guerra a decidere i suoi comporta- agisce e genera azioni, e che ci porta sempre
lavanda dei piedi (Giovanni menti ma che era ormai libera interiormente più vicino alla fonte della nostra vera vita, che
13, 4-5). per costruire la pace. è Cristo.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#scaffale 8
di DARIO
FERTILIO

È
naturale domandarsi il perché di tanta com- e la sua rivale, Renata Tebaldi, alla coca-cola,
mozione al comparire sugli schermi di Maria imprevedibile e distante.
Callas, anche nei giovani che non possono ri- Questa scissione della personalità risalta
cordarla in vita. La risposta viene dal film che maggiormente a causa del coinvolgimento di
le dedica il regista Tom Volf: un documentario Tom Volf. Giovanissimo, il regista francese si è
sulla più famosa cantante del Novecento, ano- innamorato della cantante a distanza, attraver-
malo in quanto privo di voce narrante, affida- so i filmati su Youtube, e poi ne ha inseguito
to a registrazioni rare, pellicole in super8, ri- le tracce dappertutto, schierandosi apertamen-
prese dietro le quinte e lettere d’archivio. te dalla sua parte, attenuandone le contraddi-
La prima, naturale spiegazione del fenome- zioni e glissando sulle ambiguità, riservandole
no è legata al timbro inconfondibile della vo- un finale da eroina melodrammatica.
ce, all’estensione insolita del registro, capace di Ed è qui che risuona la nota più profonda e
passare dalle note scure di mezzosoprano a imprevista del film: la Callas offre se stessa a
quelle sovracute; un’altra ha certamente a che oltre quarant’anni dalla morte come modello
vedere con il fascino del tempo perduto (quel- di donna incompiuta, e proprio per questo più
lo dei grandi successi, fra il 1947 e il 1965, pri- conturbante. Imperfetta, secondo molti critici,
ma della morte per infarto avvenuta nel 1977, a la sua voce, incapace di mantenere il registro
soli 53 anni). Ma, come si sa, le scoperte più centrale allo stesso livello estremo degli acuti e
coinvolgenti sono quelle inattese, persino arbi- delle note gravi; e incompleta la sua vita,
trarie rispetto alle premesse: ed è questo il ca- schiava di una grandezza impossibile da soste-
so di Maria by Callas, titolo che si spiega con nere in eterno, tormentata dal pensiero del di-
il fatto che è lei a parlare di sé — il sottotitolo vorzio, cieca nel valutare la portata reale delle
recita più esplicitamente In Her Own Words — sue relazioni sentimentali, vittima e prigionie-
in una specie di autoritratto postumo cinema-
tografico.
Scorre così la sequenza delle interviste, delle
Nel film
documentario
sulla più famosa
esecuzioni celebri, dei momenti d’intimità con
il marito italiano, l’industriale Giovanni Batti-
sta Meneghini, e poi delle crociere al fianco
del grande amore, l’armatore greco Aristoteles
La “divina” Callas
cantante lirica
del Novecento
Onassis, e ancora delle prime londinesi alla
presenza della regina Elisabetta, degli innume-
revoli arrivi e partenze, dei flash e degli inse-
guimenti dei giornalisti, dei volti di giovani
fan che si mettono in fila davanti ai teatri con
vista da Maria
diretto dal regista giorni d’anticipo, dei fiori lanciati sui palco-
Tom Volf scenici, di antiche insegnanti; e si rimane col-
piti dalla rivelazione della doppia anima della
Callas. ra, in anticipo sulla sua epoca, dello star
Da un lato c’è Maria, la newyorkese di san- system globale.
gue greco in cerca di amore incondizionato, Eppure proprio questa sua fragilità, le con-
rassicurazione e protezione maschile, di fami- traddizioni e il desiderio frustrato di darsi de-
glia idealizzata come rifugio, di maternità resa finitivamente a qualcosa o qualcuno, ne fanno
irraggiungibile dalla esigentissima carriera. un’icona singolare e moderna. Capace di su-
D all’altro si manifesta la Callas divina, perfe- scitare ammirazione negli uomini e forse, in
zionista all’estremo, capricciosa, sprezzante al molte spettatrici, una sorta di dolorosa identi-
punto di paragonare se stessa allo champagne ficazione.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#francesco 9

P
orgo a tutti voi un cordiale benvenuto. Rin- Prevenire significa avere uno sguardo lungimi- L’udienza di sabato 28 aprile
grazio il Cardinale Ravasi per le parole che mi rante verso l’essere umano e l’ambiente in cui nell’Aula Paolo VI
ha rivolto e per aver promosso questa iniziati- vive. Significa pensare a una cultura di equili- ai partecipanti alla conferenza
va. Essa offre un ventaglio di temi che vanno brio in cui tutti i fattori essenziali — educazio- internazionale «Unite to Cure»
ben oltre una riflessione teorica e indicano un ne, attività fisica, dieta, tutela dell’ambiente,
itinerario da percorrere. osservanza dei “codici di salute” derivanti dal-
Quando vedo rappresentanti di culture, so- le pratiche religiose, diagnostica precoce e mi-
cietà e religioni differenti unire le loro forze, rata, e altri ancora — possono aiutarci a vivere
intraprendendo un percorso comune di rifles- meglio e con meno rischi per la salute.
sione e di impegno a favore di chi soffre, mi Questo è particolarmente importante quan-
rallegro perché la persona umana è punto do pensiamo ai bambini e ai giovani, che sono
d’incontro e “luogo” di unità. Infatti, di fronte sempre più esposti ai rischi di malattie legate
al problema della sofferenza umana è necessa- ai cambiamenti radicali della civiltà moderna.
rio saper creare sinergie tra persone e istituzio- Basta riflettere sull’impatto che hanno sulla sa-
ni, anche superando i pregiudizi, per coltivare lute umana il fumo, l’alcol o le sostanze tossi-
la sollecitudine e lo sforzo di tutti in favore che rilasciate nell’aria, nell’acqua e nel suolo
della persona malata. (cfr. Lett. enc. Laudato si’, 20). Un’alta per-
Ringrazio tutti coloro che in questo impe- centuale dei tumori e altri problemi di salute
gno del Pontificio Consiglio
della Cultura e delle istitu-
zioni con esso coinvolte – la
Fondazione Vaticana Scien-

Il Pontefice ricorda
che la ricerca
za e Fede - STOQ, CURA
Foundation e la Fondazione
Stem for Life — hanno volu-
to offrire il loro contributo.
In modo speciale sono gra-
Per una scienza
non deve essere
separata
dalla responsabilità
to ai diversi Dicasteri della
Santa Sede che hanno colla-
borato a questo progetto: la
Segreteria di Stato — Sezio-
ne Rapporti con gli Stati, la
veramente umana
etica Pontificia Accademia per la
Vita, la Pontificia Accade-
mia delle Scienze e la Segreteria per la Comu- negli adulti può essere evitata attraverso misu-
nicazione. Il percorso di questa Conferenza è re preventive adottate durante l’infanzia. Que-
sintetizzato in quattro verbi: prevenire, riparare, sto, però, richiede un’azione globale e costante
curare e preparare il futuro. Su questi vorrei bre- che non può essere delegata alle istituzioni so-
vemente soffermarmi. ciali e governative, ma domanda l’impegno di
Siamo sempre più consapevoli del fatto che ciascuno. Urge, perciò, la necessità di diffon-
molti mali potrebbero essere evitati se ci fosse dere una maggiore sensibilità tra tutti per una
una maggiore attenzione allo stile di vita che cultura di prevenzione come primo passo ver-
assumiamo e alla cultura che promuoviamo. so la tutela della salute.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#francesco 10

Dobbiamo, inoltre, mettere in risalto con


molta soddisfazione il grande sforzo della ri-
cerca scientifica volta alla scoperta e alla diffu-
sione di nuove cure, specialmente quando toc-
cano il delicato problema delle malattie rare,
autoimmuni, neurodegenerative e molte altre.
Negli ultimi anni il progresso nella ricerca cel-
lulare e nell’ambito della medicina rigenerativa
ha permesso di raggiungere nuovi traguardi
nelle tecniche di riparazione dei tessuti e nelle
terapie sperimentali, aprendo un importante
capitolo nel progresso scientifico e umano che
è stato racchiuso nel vostro convegno in due
termini: riparare e curare. Più esteso sarà il no-
stro impegno a favore della ricerca, più questi
due aspetti diventeranno rilevanti ed efficaci,
permettendo di rispondere in maniera più ade-
guata, incisiva e persino più personalizzata ai
bisogni delle persone malate.
La scienza è un mezzo potente per com-
prendere meglio sia la natura che ci circonda
sia la salute umana. La nostra conoscenza pro-
gredisce e con essa aumentano i mezzi e le
tecnologie più raffinate che permettono non
solo di guardare la struttura più intima degli
organismi viventi, uomo incluso, ma addirittu-
ra di intervenire su di essi in modo così pro-
fondo e preciso da rendere possibile perfino la
modifica del nostro stesso DNA. In questo con-
testo è fondamentale che aumenti la nostra
consapevolezza della responsabilità etica nei
confronti dell’umanità e dell’ambiente in cui
viviamo. Mentre la Chiesa elogia ogni sforzo
di ricerca e di applicazione volto alla cura del- Heinrich Stegemann
le persone sofferenti, ricorda anche che uno «Il buon samaritano»
dei principi fondamentali è che “non tutto ciò
che è tecnicamente possibile o fattibile è per
ciò stesso eticamente accettabile”. La scienza,
come qualsiasi altra attività umana, sa di avere
dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità
stessa, e necessita di un senso di responsabilità
etica. La vera misura del progresso, come ri-
cordava il beato Paolo VI, è quello che mira al
bene di ogni uomo e di tutto l’uomo (cfr. Lett.
enc. Populorum progressio, 14).
Se vogliamo preparare il futuro assicurando il
bene di ogni persona umana, dobbiamo agire
con una sensibilità tanto maggiore quanto più
i mezzi a nostra disposizione diventano poten-
ti. Questa è la nostra responsabilità verso l’al-
tro e verso tutti gli esseri viventi. Infatti, c’è
bisogno di riflettere sulla salute umana in un
contesto più ampio, considerandola non solo
in rapporto alla ricerca scientifica, ma anche
alla nostra capacità di preservare e tutelare
l’ambiente e all’esigenza di pensare a tutti,
specialmente a chi vive disagi sociali e cultura-
li che rendono precari sia lo stato di salute sia
l’accesso alle cure.
Pensare il futuro significa, quindi, intrapren-
dere un itinerario segnato da un duplice movi-
mento. Il primo, ancorato a una riflessione in-
terdisciplinare aperta che coinvolga molteplici
esperti e istituzioni e permetta uno scambio
reciproco di conoscenze; il secondo, costituito
dalle azioni concrete a favore di chi soffre.
Entrambi questi movimenti esigono la con-
vergenza di sforzi e di idee capaci di coinvol-
gere rappresentanti di varie comunità: scien-
ziati e medici, pazienti, famiglie, studiosi di
etica e di cultura, leader religiosi, filantropi,
rappresentanti dei governi e del mondo im-
prenditoriale. Sono particolarmente felice che
questo processo sia già in corso, e che questa
iniziativa idealmente unisca già molti per il
bene di tutti.
Vi incoraggio, pertanto, a coltivare con au-
dacia e determinazione gli ideali che vi hanno
riuniti e che già appartengono al vostro itine-
rario accademico e culturale. Vi accompagno e
vi benedico; e vi chiedo, per favore, di pregare
anche per me.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#francesco 11

Ogni vita
è unica

zione dice anche «che voi sapete guardare il


positivo: che ogni vita umana è unica, e che se
la malattia è rara o rarissima, prima ancora è
la vita ad esserlo».
E secondo il Papa «questo sguardo positivo
è un tipico “miracolo” dell’amore. È l’amore
che fa questo: sa vedere il bene anche in una
situazione negativa, sa custodire la piccola
fiammella in mezzo a una notte buia». Inoltre,
ha aggiunto, «l’amore fa un altro miracolo:
aiuta a rimanere aperti agli altri, capaci di con-
dividere, di essere solidali anche quando si
soffre una malattia o una condizione pesante,
logorante nel quotidiano».
Del resto, ha detto ancora il Pontefice «da
questo stesso atteggiamento, di cui ringrazio
Dio, è nata anche la corsa di 700 chilometri,

«S
ono sempre contento di incontrare le associa- partita dieci giorni fa dalla vostra casa e arri-
zioni per la ricerca e la solidarietà sulle malat- vata oggi a Roma. Una corsa — l’ha definita —
tie rare. Certo, c’è il dolore per le sofferenze e per la vita e per la speranza». Da qui le con-
le fatiche, ma sempre mi colpisce — ne resto
gratulazioni personali del Papa per «tutti colo-
ammirato — la volontà delle famiglie di met-
ro che hanno dato vita a questa “Corsa delle
tersi insieme per affrontare questa realtà e fare
Parole Rare”» e il ringraziamento per il lavoro
qualcosa per migliorarla». Con queste parole il
dell’associazione. Insomma un sostegno e un A un’associazione
Pontefice ha accolto lunedì mattina, 30 aprile,
incoraggiamento che sono poi riecheggiati nel
nella Sala Clementina, i membri di un’associa-
tweet lanciato al termine dell’udienza: «Siate
di ricerca
zione italiana che si occupa di malattie rare, al
termine delle nove tappe della Rare words
sempre di Cristo nella preghiera, nella cura dei
fratelli più piccoli, nella ricerca della pace», ha
sulle malattie rare
run, “Corsa delle Parole Rare”, partita lo scor-
so 21 aprile da Monticelli Brusati (Brescia) e scritto Francesco.
giunta a Roma con l’obiettivo simbolico di dar All’inizio dell’incontro era stato Giorgio Bo-
voce a quanti sono affetti dalla Allan Herndon niotti, presentatosi al Papa anzitutto come
Dudley Syndrome. «papà di Davide, adottato nel 2003 quando
«Voi, Giorgio e Rosita, insieme con Davide, aveva ventisei giorni», a dare voce ai tanti
vostro figlio, avete sentito dentro la spinta a bambini colpiti da malattie rare. Del resto l’as-
fare qualcosa per lui e per le persone affette sociazione, ha spiegato, «è nata per raccogliere
da una malattia rarissima, e per le loro fami- fondi per la ricerca scientifica sulla malattia
glie», ha sottolineato il Pontefice rievocando genetica ed ereditaria che ha colpito Davide».
le origini dell’iniziativa. «Il nome che avete Così rara «che per una diagnosi si è dovuto
dato all’associazione: “Una Vita Rara”, dice attendere dodici anni».
molto, perché esprime la realtà di Davide, ma Ma Davide, ha spiegato l’uomo, «oggi non
anche la vostra con lui, in modo positivo, non può essere qui: è dovuto restare a casa insieme
negativo», ha proseguito Francesco. Del resto, a tanti ragazzi come Denis, Marco e Sandro».
ha fatto notare, «il negativo c’è, lo sappiamo, Lorenzo Mirco e Manuel invece hanno potuto
è realtà quotidiana». Ma il nome dell’associa- abbracciare Francesco.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#copertina 12/13

D
urante il secondo conflitto mondiale i romani accorsi all’udire le sue grida disperate. La noti-
fecero un voto alla Madonna del Divino Amo- zia del miracolo si diffuse in fretta e due anni
re — la costruzione di un nuovo santuario — dopo l’immagine fu staccata dall’antica torre e
affinché la città fosse risparmiata dai bombar- portata nella vicina chiesetta di Santa Maria
damenti. Le loro preghiere furono esaudite e i ad Magos, mentre si raccoglievano offerte per
romani tennero fede alla promessa. Settanta- un nuovo tempio da erigere sul luogo. Il 19
quattro anni dopo, nel pomeriggio del 1° mag- aprile 1745, lunedì di Pasqua, l’effigie venne
gio, inizio del mese mariano, Papa Francesco è trasferita nel santuario. Oggi non lontano sor-
venuto qui, ai piedi di quella stessa Vergine, ge una moderna e più grande chiesa, inaugu-
per implorare il dono della pace per la Siria rata durante il giubileo del 2000.
martoriata da sette anni di guerra e per il Il rosario — con la recita dei misteri dolosi —
mondo intero. Non c’è nessun voto stavolta, è stato animato da rappresentanti di alcune
ma solo una preghiera corale — la recita del realtà del santuario: una suora, un seminarista,
rosario — per un mondo segnato da decine di una bambina del catechismo, una «dama» e
conflitti, quella terza guerra mondiale a pezzi un appartenente al gruppo della lectio divina.
più volte evocata dal Pontefice. Il quale non Al termine dopo che il Pontefice ha impartito
aggiunge altro a quanto annunciato la dome- la benedizione, gli è stato donato un quadro
nica precedente al Regina caeli, quando aveva che riproduce l’immagine venerata nel santua-
invitato tutti a unirsi a lui nella preghiera du- rio. In cambio il Papa ha lasciato un calice.
rante la visita. Poi si è spostato nelle stanze adiacenti alla

Un mese di preghiera per la pace


Le intenzioni erano racchiuse nella monizio- chiesa, che conservano gli ex voto dei fedeli.
ne introduttiva, che cita un brano del messag- Nella prima ad attenderlo ventitré anziani
gio urbi et orbi nel giorno di Pasqua. Dalla ospiti della casa di riposo situata non lontano
dalla loggia centrale della basilica vaticana, dal complesso e gestita da una cooperativa.
Francesco il 1° aprile scorso aveva invocato Francesco li ha saluti uno per uno: un mo-
«frutti di pace, di riconciliazione e di speranza mento sempre toccante, fatto di parole di con-
per il mondo intero, a cominciare dall’amata forto, richieste di benedizioni, carezze, inco-
Siria, la cui popolazione è stremata da una raggiamento. Il Pontefice si è anche sofferma-
guerra che non vede la fine». E aveva aggiun- mo miracolo per salutare il migliaio di persone to con un prete oblato, cappellano del carcere
go un’ulteriore implorazione: «La luce di Cri- che vi si erano radunate, ringraziandole per la di Rebibbia, che sta combattendo contro una
sto Risorto illumini le coscienze di tutti i re- festosa accoglienza e invitandole a unirsi a lui: grave malattia che però non gli impedisce di
sponsabili politici e militari, affinché si ponga «Vi chiedo di seguire la preghiera da qui. Pre- svolgere il suo ministero.
termine immediatamente allo sterminio in cor- ghiamo insieme. Ci vediamo dopo. Ma pre-
Nella stanza accanto il gioioso incontro con
so, si rispetti il dramma umanitario e si prov- ghiamo, eh?».
i bambini e le mamme ospiti di due case fami-
veda ad agevolare l’arrivo di aiuti a cui questi Il Pontefice si è quindi fermato con un glia: la Mater Divini Amoris, che si trova in
nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, gruppo di scout, tra cui molti lupetti e cocci- un edificio di proprietà della congregazione
assicurando nel contempo le condizioni ade- nelle, e alcune delle «dame» del santuario, ri- delle figlie del divino amore cui è affidata e
guate per il ritorno di quanti sono sfollati». conoscibili dalla camicia bianca con fascia az- che dal 2008 può accogliere sei bambini più
Parole che sono dunque risuonate nuova- zurra, che svolgono opera di accoglienza ai altri due minori per rispondere; e la Tenda di
mente nella prima visita compiuta da France- pellegrini e servizio liturgico. Quindi si è sof- Abramo, una struttura che si trova nel territo-
sco al santuario romano; una sosta breve, poco fermato con una decina di seminaristi prove- rio parrocchiale, fondata una decina di anni fa
più di un’ora, trasformatasi in un pellegrinag- nienti da Vietnam, Colombia, India, Haiti e dai coniugi Sara e Salvatore Carbone, e che
Brasile. Giunto sul sagrato, ha salutato alcuni
Il Papa gio nel segno della pace. Sarebbe dovuto veni-
malati prima di raccogliere l’abbraccio gioioso
ospita una trentina di persone — minori e
re qui già il 18 maggio del 2014, ma importanti mamme con figli — accompagnate in un per-
nel santuario impegni internazionali fecero rimandare l’ap- dei fedeli che da dietro le transenne gli tende- corso che va fino al reinserimento nella socie-
puntamento a data da destinarsi. L’ultimo pel- vano una mano per una stretta o una carezza, tà. Francesco ha salutato i presenti, sofferman-
romano legrinaggio di un Papa — dopo i tre di Gio- gli porgevano bambini per un bacio, gli chie- dosi in particolare con i più piccoli, dai quali
vanni Paolo II nel 1979, nel 1987 e nel 1999 — devano una benedizione o di fermarsi per gli ha ricevuto tanti sorrisi, disegni, poesie, e per-
del Divino Amore risaliva al 1° maggio 2006 e a compierlo era ormai immancabili selfie. Erano presenti anche sino un invito a pranzo. Che non ha declinato.
stato Benedetto XVI. Una lunga attesa, dun- numerosi figli e le figlie della Madonna del di- Al Papa è stato anche donato un cesto con
que, per i fedeli di Castel di Leva, alle porte vino amore, congregazioni fondate dal servo prodotti della terra, consegnato da un ragazzo
di Roma, ma il giorno è arrivato e ha avuto di Dio don Umberto Terenzi, primo rettore e del Gambia che lavora presso la Nuova Arca,
una motivazione che ha travalicato i confini parroco. impresa sociale nata in seno alla Tenda di
del santuario e della stessa città per abbraccia- Entrato nel piccolo, antico santuario, prima Abramo con lo scopo di offrire un lavoro di-
re il mondo. di iniziare la recita del rosario, il Papa ha so- gnitoso a persone in situazione di svantaggio
L’automobile con a bordo il Pontefice, salu- stato in silenziosa preghiera, in piedi, davanti attraverso un’agricoltura eco sostenibile.
tata dai fedeli assiepati lungo il breve tragitto all’immagine della Madonna del Miracolo. Prima di ripartire per il Vaticano, di nuovo
in leggera salita che dall’Ardeatina porta al Questo luogo non è infatti legato a un’appari- salutato dall’abbraccio affettuoso dei fedeli che
santuario, è arrivata con un quarto d’ora di zione, ma a un evento prodigioso avvenuto avevano partecipato alla preghiera sul sagrato,
anticipo sul programma. Francesco è stato ac- nella primavera del 1740, quando un viandan- Francesco ha mantenuto la promessa iniziale:
colto dall’arcivescovo vicario, dal vescovo ausi- te, smarritosi in queste campagne, circondato si è recato di nuovo vicino alla balaustra che
liare per il settore Sud, dal presidente degli da cani rabbiosi, si rivolse all’immagine maria- sovrasta il piazzale antistante l’antico comples-
oblati Figli del divino amore, dal rettore del na che vide lì vicino sulla torre di un castello so del santuario e da lì ha ringraziato quanti
santuario, dal parroco e dal rettore del semina- diroccato. La sua invocazione venne accolta: i erano rimasti ad attenderlo, invitandoli, prima
rio. Il Papa si è avvicinato alla balaustra che cani s’ammansirono improvvisamente mentre il benedirli, a recitare l’Ave Maria. (gaetano valli-
affaccia sul piazzale davanti alla torre del pri- malcapitato veniva soccorso da alcuni pastori ni)
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#francesco 14

S
ono lieto di accogliervi in occasione del 32° Il tema scelto: Vita fraterna e dimensione co-
Capitolo Generale dei Fratelli di San Gabriele. munitaria della missione monfortana, intende si-
Ringrazio il Superiore Generale per le sue cor- tuare la vostra missione nel nostro mondo se-
tesi parole. Saluto anche i Missionari Monfor- gnato dall’individualismo e dalla globalizza-
tani e le Figlie della Sapienza, come pure le zione, dal consumismo, dall’efficienza e
Suore di San Giuseppe di Kottayam, con tanti dall’apparenza, per cercare di essere presenti in
auguri per il loro anniversario. esso come anime “di fuoco”, animate dallo
È questa l’occasione per fare memoria, per Spirito e viventi della Sapienza. Secondo San
ringraziare e per ritornare alle fondamenta po- Luigi Maria, questa è l’unica ricchezza capace
ste, più di trecento anni or sono, da San Luigi di «insegnarci ad essere». È un appello per
Maria Grignion de Monfort — di cui festegge- ciascuno di voi e per la vostra missione come
rete domani l’anniversario della morte —, fon- educatori. Esso poggia su una certezza, quella
damenta a cui il Padre Gabriel Deshayes ha della bellezza della vita, dono gratuito di Dio,
dato un nuovo impulso. Una di queste fonda- e su una speranza: quella della possibilità del
menta è la Parola di Dio da meditare costante- suo sviluppo fino alla pienezza grazie alla cre-
mente, affinché si incarni nella vita e modelli a scita dell’amore, che unifica tutte le dimensio-
poco a poco i pensieri e i gesti su quelli di ni della persona. Questa sintesi si costruisce
Cristo. L’altra è la Sapienza, di cui l’amore e ogni giorno nella preghiera, nella docilità allo
l’incessante ricerca hanno ispirato a San Luigi Spirito Santo, nella fedeltà alla vostra Regola
Maria pagine luminose. Per ottenerla, egli in- di vita e nella carità vissuta. L’esempio perfet-
vita ad «ascoltare Dio con umile sottomissio- to da imitare è la Vergine Maria: come sottoli-
neano le vostre Costituzioni, la consacrazione
totale a Gesù mediante Maria è il percorso
fondamentale della vita mariana dei membri
dell’Istituto. Ai fratelli
Educatori Del resto, la vita fraterna, così come la de-
scrivono gli Atti degli Apostoli (2, 42-47), di
per sé stessa rende testimonianza. Essa attira
ed evangelizza ogni giorno, ed è contagiosa.
Quanti ci vedono vivere sono sensibili al no-
di san Gabriele
riproposta

con il cuore stro modo di essere, di accettare la diversità la figura


dei punti di vista, di affrontare tensioni e risol-
verle con delicatezza, carità e umiltà (cfr.
di san Luigi
Evangelii gaudium, 227; Gaudete et exsultate, Maria
89). Nelle vostre comunità o nei gruppi di la-
voro apostolico, la fraternità deve stimolare de Monfort
ognuno ad essere disponibile allo Spirito di-
ne; ad agire in Lui e per mezzo di Lui con fe- menticando sé stesso. Passare da una vita in
deltà perseverante; e infine ad acquisire la luce comune a una vita fraterna può rendere il
e l’unzione necessarie per ispirare agli altri cammino quotidiano più agevole e gioioso.
l’amore della Sapienza, per condurli alla vita L’attenzione al fratello che mi sta accanto, co-
eterna» (L’Amore dell’eterna Sapienza, n. 30). me pure il dialogo favoriscono la comunione
Mettendo in pratica tali consigli potrete di- nella diversità. Nell’attuale crisi spirituale che
scernere le sfide particolari che sono sempre genera angoscia e tristezza a motivo della per-
delle opportunità per «ripartire insieme da dita del senso della vita, vi invito a formare
Cristo e da Monfort». comunità accoglienti, in cui è bello vivere, ma-
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#francesco 15

nifestando specialmente ai giovani la gioia di visione, a costo di rischiare, come ho richiama-


seguire Cristo e di rispondere alla sua chiama- to in Evangelii gaudium (cfr. n. 88). Così, le
ta. Che si sentano ascoltati senza pregiudizi, sfide della trasmissione della fede e del vivere
riconosciuti e valorizzati, perché possano offri- insieme potranno essere raccolte con creatività
re con il loro entusiasmo i doni che Dio ha lo- attraverso la pedagogia, il progetto educativo e
ro elargito per il bene di tutti! sociale degli istituti. Al centro della vostra
«Amate con il cuore e con le mani» riassume missione, c’è sempre stata l’attenzione ai pove-
ciò che voi aspirate a vivere e a trasmettere. ri e agli emarginati. Continuate ad aiutarli a
Solo la «civiltà dell’amore» potrà dare un’ani- essere protagonisti del loro futuro per occupa-
ma al nostro mondo globalizzato in preda a re il loro posto nella società.
continui mutamenti. Grazie al vostro carisma Mentre ringrazio per il tesoro della vostra
vissuto con dedizione e saggezza, voi potete vocazione nella Chiesa, vi invito a «prendere il
essere dei fari, mettendo in luce il carattere largo» con fiducia e con un rinnovato slancio
evangelico della missione educativa. Il Vange- missionario. In questo tempo pasquale, il mi-
lo rimanda alla vita e all’azione in tutti gli am- stero della morte e risurrezione di Cristo sia al
biti. Meditandolo in questa prospettiva, potrà cuore della vostra fede e della vostra consacra-
impregnare tanto la vita delle vostre comunità zione, per illuminare il vostro cammino nella
quanto la vostra missione collettiva come edu- verità.
catori. Impariamo da Gesù, la Sapienza incar- Affidando il futuro della vostra missione al-
nata, come accogliere l’altro e tessere legami la materna intercessione della Vergine Maria,
con lui, specialmente se è differente, di un’al- Sede della Sapienza, vi benedico
tra cultura, di un’altra generazio- tutti di cuore, insieme con
ne, andando al cuore della i vostri collaboratori.
sua attesa ed esprimen- E vi chiedo di
do il nostro amore non dimenti-
con gesti concreti, carvi di pre-
di compassio- gare per
ne, di condi- me.

Presenti in 32 nazioni
I cinquanta delegati giunti nella casa generalizia di le origini risalenti al 1715, quando quattro giovani
Roma da 14 paesi del mondo per il trentaduesimo discepoli del fondatore pronunciarono i primi voti
capitolo dei fratelli di San Gabriele sono stati davanti a lui. Per questo nel 2015 la famiglia
presentati al Papa all’inizio dell’udienza dal monfortana — di cui fanno parte anche i missionari
superiore generale John Kallarackal. monfortani, le figlie della Sapienza e le suore di
Rappresentano i 1126 fratelli professi e i 113 novizi San Giuseppe di Kottayam che festeggiano il
presenti in 32 nazioni dei cinque continenti che — novantesimo anniversario di fondazione — ha
ispirati da san Luigi Maria Grignion de Monfort — «avuto la gioia di celebrare il tricentenario» di
«partecipano attivamente alla missione della attività e di servizio ecclesiale.
Chiesa» come consacrati impegnati Infine fratel Kallarackal ha rimarcato il legame dei
nell’evangelizzazione, nella testimonianza cristiana e monfortani con i Pontefici a partire dallo «storico
nella promozione umana «attraverso diversi incontro» tra Luigi Maria e Clemente XI il 6 giugno
ministeri, quali l’istruzione scolastica e accademica, 1706. Un legame particolarmente visibile con
l’educazione tecnica, in particolare per i non vedenti Giovanni Paolo II, che oltre a visitare la tomba del
e i sordomuti, oltre a numerosi progetti di santo nel 1997 in occasione del quinto decennale
animazione pastorale e programmi di sviluppo della canonizzazione, fece proprio il motto mariano
umano». Il superiore generale ha quindi ricordato Totus tuus ispirandosi agli scritti di Monfort.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#santamarta 16

GIOVEDÌ 26 Sono «parole e gesti contundenti» ha com-


mentato il Papa. Ma «se noi andiamo avanti
Il cristiano esiste per servire con queste tre cose, non sbaglieremo mai».
Quanto potrebbe imparare ogni cristiano se, Radicale, forte, ma «semplice». Del resto «i
con «umiltà», si lasciasse guardare da Gesù martiri sono andati avanti così». E anche
«con lo stesso sguardo» con il quale il maestro «tanti santi anonimi — i santi nascosti ». Un
guardò i suoi amici durante l’ultima cena. Po- programma di vita per il quale, ha detto Fran-
trebbe condividere il privilegio che fu degli cesco proseguendo nella rilettura del vangelo,
apostoli di ricevere, e comprendere cosa signi- «c’è un’avvertenza: “Io conosco quelli che ho
fichi per la sua vita, l’«eredità di Gesù», il scelto”». «Il Signore dice infatti: “So che uno
«testamento» che affidò a due gesti: l’istituzio- di voi mi tradirà”». Cosa significa? Significa
ne dell’Eucaristia e la lavanda dei piedi. Al che «Gesù ci conosce. Mi conosce». Da qui il
momento supremo in cui «Gesù si congeda» suggerimento finale: «Farà bene a tutti, in un
dagli apostoli prima della passione, Papa momento di silenzio, lasciarci guardare dal Si-
Francesco ha dedicato la meditazione durante gnore e guardare il Signore».
la messa del mattino. Lo spunto è stato, come
di consueto, il vangelo del giorno, tratto da un
passo di Giovanni (16-20) in cui «nella gioia
del tempo pasquale» la Chiesa fa meditare su
VENERDÌ 27
«un momento triste, di angoscia»: quello in Il cielo è un incontro
cui Gesù, che «sa cosa accadrà», si congeda. Per i cristiani il cielo non è «astratto o lon-
Sieger Köder, «Gesù lava i piedi «In questo congedo», ha sottolineato il tano» ma è «l’incontro da persona a persona
a Pietro» (particolare) Pontefice, il Signore compie i «due gesti, che con Gesù» che, mentre «siamo in cammino,
sono istituzioni per i discepoli e per tutta la prega per ciascuno di noi». È ricordando la
Chiesa che verrà. Due gesti che sono il fonda- fedeltà di Dio alla sua promessa che Papa
mento della dottrina». Dall’istituzione dell’Eu- Francesco ha celebrato la messa del mattino.
caristia e dalla lavanda dei piedi infatti «na- Nel riferirsi alla predica di Paolo nella sinago-
scono i due comandamenti che faranno cresce- ga di Antiòchia di Pisìdia, così come è riporta-
re la Chiesa se noi siamo fedeli». ta nel passo degli Atti degli apostoli proposto
Innanzitutto, ha detto Francesco, c’è il «pri- dalla liturgia (13, 26-33), il Pontefice ne ha ri-
mo comandamento»: quello «dell’amore». Ed proposto la parte finale sulla «promessa che
è «nuovo» perché «c’era amare il prossimo co- aveva fatto Dio». E «il popolo — ha spiegato
me me stesso; ma questo dà un passo in più: — si è messo in cammino con questa promessa
amare il prossimo come io vi ho amato». nel cuore». Dunque, «il popolo di Dio ha in-
Quindi: «l’amore senza limiti», senza il quale cominciato a camminare», con «la coscienza
«la Chiesa non va avanti, la Chiesa non respi- di essere un popolo eletto», con «sicurezza» e
ra. Senza l’amore, non cresce, si trasforma in anche «con speranza». Questa «promessa, di-
una istituzione vuota, di apparenze, di gesti ce Paolo, si è realizzata perché Dio l’ha com-
senza fecondità». piuta in Gesù Cristo». E «il popolo si fidava
Vi è poi il gesto della lavanda dei piedi, in della promessa perché sapeva che Dio è fede-
cui «Gesù insegna il servizio, come strada del le». Mentre «l’infedeltà era nel popolo: ma
cristiano». Infatti questi «esiste per servire, Dio rimaneva sempre fedele e per questo» il
non per essere servito». Ed è una regola che popolo «andava avanti, fidandosi di Dio».
vale «tutta la vita». Tutto è racchiuso lì: infatti «Anche noi siamo in cammino — ha fatto
«tanti uomini e donne nella storia», che l’han- presente il Papa — ma in cammino» verso «il
no «presa sul serio», hanno lasciato «tracce di cielo». Però «tante volte pensiamo a un cielo
veri cristiani: di amore e di servizio». Insom- astratto, lontano». Invece «noi camminiamo
Le omelie ma, ha sintetizzato il Papa, «l’eredità di Gesù verso un incontro» quello «definitivo con Ge-
sù». E così «il cielo è l’incontro con Gesù e
è questa: “Amatevi come io ho amato” e “ser-
del Pontefice vite gli uni gli altri”. Lavate i piedi gli uni agli noi prepariamo questo incontro con gli incon-
altri, come io ho lavato a voi i piedi». Durante tri che noi facciamo nel cammino della vita
l’ultima cena, quindi, il Signore ha lasciato i con il Signore». E «Gesù, nel frattempo», non
due comandamenti dell’amore e del servizio, e sta «seduto lì ad aspettarci: no, lui stesso, nel
poi «un’avvertenza»: «dovete amare come ser- Vangelo, ci ha detto: “Vado a prepararvi un
vi, dovete servire». E la spiegazione di queste posto. Quando sarò andato e vi avrò prepara-
parole, ha notato il Pontefice, «è anche una to un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con
regola di vita». Cioè: «Voi potrete celebrare me”». Sono le parole proclamate nel passo di
l’Eucaristia, potete servire, ma inviati da me, Giovanni (14, 1-6) proposto dalla liturgia del
mandati da me. Voi non siete più grandi di giorno. «Gesù lavora, in questo momento, per
me». Si tratta, in sostanza, dell’«atteggiamento noi» ha rilanciato il Papa. E «il lavoro di Ge-
dell’umiltà semplice, non dell’umiltà finta»: sù» è «la preghiera di intercessione». Così «il
che viene dalla «consapevolezza che Lui è più suo sacerdozio che si è consumato nella pas-
grande di tutti noi, e noi siamo servi». Ecco sione, continua in cielo con l’intercessione:
quindi «il testamento del Signore. Si dà da Gesù prega per me, per ognuno di noi».
mangiare e bere, e ci dice: amatevi così. Lava i «C’è un passo nel Vangelo, nell’ultima cena,
piedi, e ci dice: servitevi così, ma state attenti, quando Gesù dice a Pietro: “io pregherò per
un servo mai è più grande di quello che lo in- te”» ha ricordato il Papa, rimarcando che
via». In poche righe, ha detto Francesco, il «quello che dice a Pietro l’ha detto a tutti
«fondamento della Chiesa». noi». Perciò «ognuno di noi deve dire: Gesù
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#santamarta 17

sta pregando per me, sta lavorando, ci sta pre- l’età del perché» domandiamo «papà, perché
parando quel posto». E «lui è fedele: lo fa questo? Mamma, perché?». Ciò accade pro-
perché lo ha promesso». Così «il cielo sarà prio «perché il bambino cresce, si accorge di
questo incontro, un incontro con il Signore cose che non capisce, e domanda: cerca una
che è andato lì a preparare il posto». E «que- spiegazione». Ma «questa è una curiosità buo-
sto ci dà fiducia, fa crescere la fiducia». na, perché è per crescere, per svilupparsi, per
In conclusione Francesco ha espresso l’au- avere più autonomia». E «anche è una curiosi-
spicio «che il Signore ci dia questa consapevo- tà contemplativa, perché i bambini vedono,
lezza di essere in cammino con questa promes- contemplano, non capiscono e domandano».
sa in mano ma anche nel cuore». E «con la Invece «ci sono altre curiosità che non sono
coscienza di essere eletto, perché il Signore ci tanto buone» ha messo in guardia il Papa.
ha eletti tutti e ognuno di noi». «Per esempio, quella di “annusare” nella vita
di altre persone». Magari «qualcuno dice “ma
è cosa da donne”. No, il chiacchiericcio è un
LUNEDÌ 30 patrimonio di donne e di uomini». Tanto che
«qualcuno dice che gli uomini sono più chiac-
Contro le curiosità cattive chieroni delle donne». Dunque «ci sono curio-
I bambini sono particolarmente curiosi e nei sità cattive» ha insistito il Pontefice. O curiosi-
telefonini, come in tutto il mondo virtuale, tà «che, alla fine, mi fanno capire una cosa
trovano anche «tante cose brutte» rischiando che io non ho diritto di sapere». E poi ci sono
«tante curiosità, per esempio, nel mondo vir-
tuale, con i telefonini e le cose: i bambini van-
no lì e sono curiosi di vedere e trovano lì tante
cose brutte». Ma «non c’è una disciplina in
quella curiosità». Così «dobbiamo aiutare i ra-
gazzi a vivere in questo mondo, perché la vo-
glia di sapere non sia voglia di essere curiosi».
Tornando alle curiosità degli Apostoli» il
Pontefice ha detto che in fondo «vogliono sa-
pere di Gesù». Ci sono «tante risposte in que-
sto lungo discorso a tavola: è una conversazio-
ne». Ma «Gesù risponde sempre con certezze:
mai inganna».
«Piccole certezze, ma certezze» ha ripetuto
Francesco. E «la certezza viene riassunta alla
fine del passo del Vangelo» ha spiegato il Pa-
pa riferendosi al brano di Giovanni (14, 21-26).
Che Francesco ha definito «la grande certez-
za». Infatti, riferisce Giovanni, «Gesù dice: Vi
ho detto queste cose mentre sono ancora pres-
so di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che
il Padre manderà nel mio nome, lui v’insegne-
rà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi
ho detto». Certo, «lo Spirito Santo non viene
Sopra: Julie Lawrence di finire «prigionieri di queste curiosità non con un pacco di certezze» e ti dice «prendi».
«Incontro» buone». È da questa tentazione che Papa Piuttosto «noi andiamo nella vita e domandia-
A destra: Latimer Bowen Francesco ha messo in guardia celebrando la mo allo Spirito Santo, apriamo il cuore, e lui
«Spirito Santo» messa. E chiedendo di aiutare i giovani a sa- ci dà la certezza per quel momento, la risposta
(particolare) per discernere tra le tante proposte della quo- per quel momento».
tidianità, il Pontefice ha indicato nello Spirito Egli infatti, ha spiegato il Papa, «è il com-
santo «la grande certezza» che risolve tutte pagno di via del cristiano, che continuamente
«le curiosità»: e lo fa come «compagno di ci insegna “questo è così”, che continuamente
viaggio, della memoria e compagno maestro», ci ricorda “pensa a cosa ha detto il Signore”».
non certo presentandosi a noi «con un pacco Insomma «ci ricorda le parole del Signore illu-
di risposte» già pronte. minandole».
Per la sua riflessione Francesco ha preso le Da qui l’invito conclusivo del Pontefice:
mosse dal Vangelo di Giovanni. «In questo «Andiamo dove c’è la gioia vera, quella che è
lungo discorso di congedo, a tavola con i di- radicata proprio in Dio, ma con lo Spirito
scepoli, ci sono passi che possiamo chiamare il Santo per non sbagliare». E per questa ragio-
“dialogo fra le curiosità e la certezza”» ha af- ne «chiediamo al Signore due cose oggi». An-
fermato. «I discepoli non si sentono sicuri, zitutto «di purificarci nell’accettare le curiosità
non sapevano cosa sarebbe accaduto e doman- — ci sono curiosità buone e non tanto buone
davano cosa ne sarà di questo, di quell’altro». — e saper discernere» dicendo a se stessi «no,
E «Gesù spiega» ma «loro si sentono più insi- questo non devo vederlo, questo non devo do-
curi». «Così Gesù dice “tornerò, vado a prepa- mandarlo». E la «seconda grazia» da chiedere
rarvi un posto, poi vi porterò con me”». In- è quella di saper «aprire il cuore allo Spirito
somma «dà certezze alle curiosità». Del resto, Santo, perché lui è la certezza: ci dà la certez-
ha riconosciuto il Pontefice, «la nostra vita è za, come compagno di cammino, delle cose
piena di curiosità». Per esempio «da bambini, che Gesù ci ha insegnato, e ci ricorda tutto».
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#7giorniconilpapa 18
«Lottatrici» che hanno combattuto «per la giustizia e


ci hanno insegnato la strada che bisogna percorrere
per andare avanti»: così il Papa ha definito le madri
di Plaza de Mayo in un messaggio audio registrato
per il quarantunesimo anniversario di attività
della loro associazione
30 aprile

Venerdì 27 aprile amore. Reciteremo il rosario, pregando in par-


ticolare per la pace in Siria e nel mondo inte-
Francesco ha iniziato, nel pomeriggio i suoi ro»: ha detto ai trentamila fedeli presenti in
incontri personali con le vittime degli abusi piazza San Pietro, invitandoli a «unirsi spiri-
commessi in Cile. Lo ha detto il direttore della tualmente e a prolungare per tutto il mese di
Sala stampa della Santa Sede, Greg Burke, maggio la preghiera del Rosario per la pace».
specificando che per espresso desiderio del Pa- Quindi ha espresso le proprie speranze «per
pa non sono previsti comunicati sui contenuti una Penisola coreana libera dalle armi nuclea-
di questi incontri: la priorità è ascoltare le vit- ri» e la propria vicinanza alla «comunità cri-
time, chiedere perdono e rispettare la riserva- stiana della Nigeria nuovamente colpita con
tezza. In un clima di fiducia e di riparazione l’uccisione di un gruppo di fedeli, fra i quali
per la sofferenza, la volontà era lasciare che gli due sacerdoti». Riguardo all’esito positivo del
ospiti parlassero tutto il tempo necessario, sen- summit inter-coreano, il Pontefice ha assicura-
za orari fissi o contenuti prestabiliti. to di accompagnare con la preghiera «il corag-
gioso impegno assunto dai leader delle due
parti a realizzare un percorso di dialogo since-
Sabato 28 ro» affinché «le speranze di un futuro di più
Sotto: nella mattina di giovedì fraterna amicizia non siano deluse». Infine ha
26 aprile l’udienza ai presuli «Sono profondamente commosso per la morte affidato i cristiani nigeriani «al Dio della mise-
della Conferenza episcopale del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per ricordia affinché aiuti» le loro «comunità così
di Nigeria, in visita «ad limina» i suoi genitori mentre Dio Padre lo accoglie Ai giornalisti di «Avvenire»
provate a ritrovare la concordia e la pace». In
precedenza, il Papa aveva commentato il van-
gelo della quinta domenica di Pasqua, in cui
Gesù si presenta come la vera vite (Giovanni
15, 1-8). «Si tratta — ha spiegato — di rimanere
con il Signore per trovare il coraggio di uscire
dalle nostre comodità». Del resto, ha aggiun-
to, «uno dei frutti più maturi che scaturisce
dalla comunione con Cristo è l’impegno di ca- Davanti a Santa Marta, prima
rità verso il prossimo». Infatti, è la logica pre- dell’udienza generale
messa, «il dinamismo della carità del credente del 2 maggio, il Papa
non è frutto di strategie, non nasce da solleci- ha benedetto il minibus Young
tazioni esterne, da istanze sociali o ideologi- che girerà tutta la Polonia,
che, ma dal rimanere in Gesù». sostando in cento città, fino
al 26 agosto, per far conoscere
le iniziative della Caritas
Lunedì 30 in particolare a favore
dei cristiani perseguitati in Medio
Ricevuto il presidente della settantaduesima oriente. «Le famiglie polacche
sessione dell’assemblea generale delle Nazioni aiuteranno quelle siriane» spiega
Unite, Miroslav Lajčák. don Marcin Izycki, direttore
della Caritas polacca. E così
«sul minibus viaggerano anche
i cinque ragazzi rifugiati che oggi
Martedì 1° maggio hanno abbracciato il Papa.
Con un no all’informazione di facile consu- Porteranno l’icona regalata
nel suo tenero abbraccio». Così il Papa in un mo, perché i giornali cattolici devono «educa- dai cristiani di Aleppo
tweet in inglese diffuso nel primo pomeriggio re a pensare» il Pontefice si è rivolto ai diri- alla Caritas come segno
del giorno in cui, dopo polemiche e scontri, genti e al personale del quotidiano italiano di preghiera e speranza
appelli e ricorsi in tribunale, è giunta al suo «Avvenire» ricevuti nella Sala Clementina. per la pace nella loro terra»
triste epilogo la vicenda del bimbo di 23 mesi
ricoverato a Liverpool per una grave malattia
neurodegenerativa di difficile diagnosi. A dare
in mattinata la notizia della morte del bambi-
no era stato il giovanissimo padre, Tom Evans,
in un messaggio su internet. «Il mio gladiato-
re — ha scritto — ha posato lo scudo e ha spic-
cato il volo alle 2.30» (ora locale). L’uomo, in-
Il Regina caeli sieme alla madre del piccolo, Kate, aveva lot-
in piazza San Pietro tato a lungo perché non fossero staccate le
macchine che tenevano in vita Alfie.

Domenica 29
La sollecitudine pastorale di Francesco per
la martoriata popolazione siriana, per il pro-
cesso di pace in Corea e per la comunità cri-
stiana della Nigeria è echeggiata negli appelli
lanciati al termine del Regina caeli domenica-
le. «Inizierò il mese mariano con un pellegri-
naggio al santuario della Madonna del Divino
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#catechesi 19

P
roseguendo nella riflessione sul Battesimo, og- Mt 3, 13-17), il sangue e l’acqua versati dal suo
gi vorrei soffermarmi sui riti centrali, che si fianco (cfr. Gv 19, 31-37), e il mandato ai disce-
svolgono presso il fonte battesimale. poli di battezzare tutti i popoli nel nome della
Consideriamo anzitutto l’acqua, sulla quale Trinità (cfr. Mt 28, 19). Forti di tale memoria,
viene invocata la potenza dello Spirito affin- si chiede a Dio di infondere nell’acqua del
ché abbia la forza di rigenerare e rinnovare fonte la grazia di Cristo morto e risorto (cfr.
(cfr. Gv 3, 5 e Tt 3, 5). L’acqua è matrice di vi- Rito del Battesimo dei bambini, n. 60). E così,
ta e di benessere, mentre la sua mancanza pro- quest’acqua viene trasformata in acqua che
voca lo spegnersi di ogni fecondità, come ca- porta in sé la forza dello Spirito Santo. E con
pita nel deserto; l’acqua, però, può essere an- quest’acqua con la forza dello Spirito Santo,
che causa di morte, quando sommerge tra i battezziamo la gente, battezziamo gli adulti, i
suoi flutti o in grande quantità travolge ogni bambini, tutti.
cosa; infine, l’acqua ha la capacità di lavare, Santificata l’acqua del fonte, bisogna di-
pulire e purificare. sporre il cuore per accedere al Battesimo. Ciò
A partire da questo simbolismo naturale, avviene con la rinuncia a Satana e la professione
universalmente riconosciuto, la Bibbia descrive di fede, due atti strettamente connessi tra loro.
gli interventi e le promesse di Dio attraverso il
segno dell’acqua. Tuttavia, il potere di rimette-
re i peccati non sta nell’acqua in sé, come
Il Papa ricorda
che col Battesimo
rinunciamo
spiegava Sant’Ambrogio ai neobattezzati:
«Hai visto l’acqua, ma non ogni acqua risana:
risana l’acqua che ha la grazia di Cristo. […]
L’azione è dell’acqua, l’efficacia è dello Spirito
Santo» (De sacramentis 1, 15).
No a colui
alle suggestioni
del diavolo
Perciò la Chiesa invoca l’azione dello Spiri-
to sull’acqua «perché coloro che in essa riceve-
ranno il Battesimo, siano sepolti con Cristo
nella morte e con lui risorgano alla vita im-
che divide
mortale» (Rito del Battesimo dei bambini, n.
60). La preghiera di benedizione dice che Dio
ha preparato l’acqua «ad essere segno del Bat-
tesimo» e ricorda le principali prefigurazioni Nella misura in cui dico “no” alle suggestioni
bibliche: sulle acque delle origini si librava lo del diavolo — colui che divide — sono in grado
Spirito per renderle germe di vita (cfr. Gen 1, di dire “sì” a Dio che mi chiama a conformar-
1-2); l’acqua del diluvio segnò la fine del pec- mi a Lui nei pensieri e nelle opere. Il diavolo
cato e l’inizio della vita nuova (cfr. Gen 7, 6 - divide; Dio unisce sempre la comunità, la gen-
8, 22); attraverso l’acqua del Mar Rosso furo- te in un solo popolo. Non è possibile aderire a
no liberati dalla schiavitù d’Egitto i figli di Cristo ponendo condizioni. Occorre distaccar-
Abramo (cfr. Es 14, 15-31). In relazione con si da certi legami per poterne abbracciare dav-
Gesù, si ricorda il battesimo nel Giordano (cfr. vero altri; o stai bene con Dio o stai bene con
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#catechesi 20

il diavolo. Per questo la rinuncia e l’atto di fe-


de vanno insieme. Occorre tagliare dei ponti,
lasciandoli alle spalle, per intraprendere la
nuova Via che è Cristo.
La risposta alle domande — «Rinunciate a
Satana, a tutte le sue opere, e a tutte le sue se-
duzioni?» — è formulata alla prima persona
singolare: «Rinuncio». E allo stesso modo vie-
ne professata la fede della Chiesa, dicendo:
«Credo». Io rinuncio e io credo: questo è alla
base del Battesimo. È una scelta responsabile,
che esige di essere tradotta in gesti concreti di
fiducia in Dio. L’atto di fede suppone un im-
pegno che lo stesso Battesimo aiuterà a mante-
nere con perseveranza nelle diverse situazioni
e prove della vita. Ricordiamo l’antica sapien-
za di Israele: «Figlio, se ti presenti per servire
il Signore, preparati alla tentazione» (Sir 2, 1),
cioè preparati alla lotta. E la presenza dello
Spirito Santo ci dà la forza per lottare bene.
Cari fratelli e sorelle, quando intingiamo la
mano nell’acqua benedetta — entrando in una
chiesa tocchiamo l’acqua benedetta — e faccia-
mo il segno della Croce, pensiamo con gioia e
gratitudine al Battesimo che abbiamo ricevuto
— quest’acqua benedetta ci ricorda il Battesi-
mo — e rinnoviamo il nostro “Amen” — “Sono
contento” —, per vivere immersi nell’amore
della Santissima Trinità.

Nel ricordo di Jacques Hamel


Nel ricordo del «loro» don Jacques Hamel, come sempre, la presenza di rappresentanti del
assassinato il 26 luglio 2o16 nella parrocchia di mondo dello sport. Francesco ha salutato il
Saint-Etienne-du-Rouvray mentre celebrava la leggendario atleta cubano Javier Sotomayor, il più
messa, i giovani di Rouen hanno voluto incontrare grande saltatore in alto di tutti i tempi. Con lui
Francesco e per questo sono venuti all’udienza
anche Luis Enrique Zayas, campione del mondo
generale di mercoledì 2 maggio in piazza San
Pietro. «Stamani abbiamo pregato insieme per tutte under 20 della disciplina. Dopo l’udienza gli
le vittime della violenza, colpite per la loro fede e sportivi cubani hanno incontrato Athletica Vaticana,
per qualsiasi altro motivo» dice l’arcivescovo la rappresentativa della Santa Sede.
Dominique Lebrun che al Pontefice ha portato «il Davanti a Santa Marta, prima dell’udienza generale,
grazie della famiglia Hamel per la sua vicinanza». È Papa Francesco ha benedetto il minibus Young che
intanto entrato nel vivo il processo di beatificazione. girerà tutta la Polonia, sostando in cento città, fino
«Ha vissuto la sua vita da prete nella più grande
al 26 agosto, per far conoscere le iniziative della
semplicità — dicono i giovani francesi — sempre
nelle periferie, sia quelle dell’agglomerato urbano di Caritas in particolare a favore dei cristiani
Rouen sia nelle periferie esistenziali di molti dei perseguitati in medio oriente. «Le famiglie polacche
nostri contemporanei». E, ricordano, «ha sempre aiuteranno quelle siriane» spiega don Marcin
intrattenuto buoni rapporti con la comunità Izycki, direttore della Caritas polacca. E così «sul
musulmana». minibus viaggerano anche i cinque ragazzi rifugiati
«Non parlare, io ti ascolto»: con questo stile è che oggi hanno abbracciato il Papa. Porteranno
avvenuto il dialogo tra Papa Francesco e sei ragazzi l’icona regalata dai cristiani di Aleppo alla Caritas
non udenti, attraverso il computer di Marilena Con il leggendario atleta cubano
come segno di preghiera e speranza per la pace
Ruzzante, una stenotipista dell’università di Padova Javier Sotomayor
che ha fatto da collegamento diretto. Così i giovani nella loro terra».
sordi hanno potuto leggere al volo sullo schermo le
parole del Pontefice. E rispondergli di getto.
Davvero oltre i limiti delle disabilità, secondo lo
slogan che hanno scelto per il loro coraggioso
gruppo. Accompagnati dal prete rogazionista
Manhal Abboush Habash, hanno voluto
testimoniare il loro «impegno quotidiano, nella
promozione pratica dei diritti e dell’inclusione
sociale». Sono tutti laureati con il massimo dei voti
all’università di Padova e, nonostante la disabilità
uditiva, sono riusciti «a raggiungere traguardi
importanti nella propria vita». Voce e orecchio di
questi giovani è, appunto, Marilena che li aiuta a
seguire le lezioni e sostenere gli esami. E a
rilanciare «il messaggio che le barriere si superano
insieme con amore».
«La città di Palermo, composta da un mosaico
armonico multicolore di tessere diverse e
indispensabili, è venuta a presentare al Papa,
l’impegno nella fraterna accoglienza di quanti
attraversano il Mediterraneo per sfuggire alla guerra
e alla dame». Ecco, nelle parole del sindaco Leoluca
Orlando, il senso della partecipazione di «tutta
Palermo» all’incontro con Francesco. Significativa,
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#dialoghi 21
di ZOUHIR
LOUASSINI

«N
on vengo dalla luna. Ho una carta d’identità esenzione per i loro figli dall’insegnamento Cristiani marocchini
marocchina, bevo il tè verde, indosso l’abito islamico impartito nelle scuole pubbliche e in preghiera (Afp)
tradizionale, la djellabah, ma sono cristiano». private. Il consiglio non ha ancora risposto.
Sono parole di Mustapha Soussi, figlio di un Nel frattempo, i cristiani in Marocco conti-
imam, che ha deciso di cercare la sua strada. nuano a rivendicare il loro diritto alla libertà
Dopo gli studi coranici imposti dal padre a di culto e alla pratica della fede, in conformità
Taroudant, ottanta chilometri da Agadir, Mu- con la legge. Infatti la costituzione stabilisce,
stapha decise di compiere uno studio compa- all’articolo 41, che il re è «il garante del libero
rativo dei due testi sacri dell’islam e del cristia- esercizio del culto». Un riconoscimento al li-
nesimo, il Corano e la Bibbia. vello più alto che, per il coordinamento dei
«Cercavo pace, una pace spirituale, ma non cristiani marocchini, è ora di rendere effettivo.
riuscivo a trovare nel Corano le risposte alle Oggi vivere la propria fede in libertà do-
mie domande» ha spiegato Mustapha in vrebbe essere normale, assodato, garantito:
un’intervista su «El País» del 14 gennaio scor- sembra ovvio che ognuno abbia il diritto di
so. «Ho iniziato a indagare sul cristianesimo. scegliersi la propria strada spirituale. Purtrop-
Volevo conoscerlo attraverso le parole dei cri- po, però, la libertà religiosa in tanti paesi mu-
stiani, non dei musulmani. Nel 1988 riuscii a sulmani è ancora un tabù. In alcuni casi è per-
contattare un’associazione che si trova a Mála- sino pericoloso mettere in dubbio o contraddi-
ga, in Spagna. Nel 1994, dopo un mese di me- re la fede praticata dalla maggioranza. La vi-
ditazione in solitudine, decisi di diventare cri- cenda marocchina conferma al contrario che
stiano». Mustapha racconta spesso di sentirsi nel mondo islamico di oggi l’unica costante,
meno solo da quando è entrato in contatto riscontrabile ovunque, è il cambiamento.
con altri cristiani marocchini. Da lì è nato il La storia di Mustapha e dei cristiani maroc-
chini dimostra quante siano le sfumature e
quali i caratteri originali e quali quelli mutevo-
li di una parte del mondo raccontata troppo
La storia
Dall’islam
spesso attraverso stereotipi e pregiudizi. Il ter-
rorismo di matrice islamica, così presente nei
media occidentali, non dovrebbe eclissare una di Mustapha
realtà complessa, stratificata e in piena trasfor-
mazione. Se ci pensiamo bene, questi cambia- Soussi

al cristianesimo
menti rispondono a un’evoluzione naturale
che il fanatismo religioso non ha mai capito o
che, peggio, ha rifiutato di accettare. Il cosid-
detto califfato, per esempio, con la sua azione
politica e religiosa ha portato tanti seguaci di
Maometto a cercare altre strade per trovare la
pace spirituale, perché ha innescato e rinvigo-
desiderio di lasciare l’anonimato dando vita a rito, anziché annichilirlo, un processo di cam-
un’associazione e a un sito internet usato co- biamento in atto ovunque.
me mezzo di diffusione, condivisione e solida- Cristo — ed è il caso di Mustapha — si è
rietà. Il 27 marzo 2017 i rappresentanti del presentato come una possibilità reale e concre-
coordinamento dei cristiani marocchini si sono ta per tanti marocchini che cercavano un mes-
incontrati con il presidente del Consiglio na- saggio d’amore. Un messaggio semplice e
zionale dei diritti umani per presentare le loro chiaro che molti, nati cristiani, spesso dimenti-
richieste: libertà di culto e di frequentare le cano quando sono chiamati ad agire contro
chiese, come prevede la costituzione, diritto di l’ingiustizia e l’iniquità del mondo che tutti ci
essere sepolti nei cimiteri cristiani e infine ospita.
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#meditazione 22
di ENZO
BIANCHI

L’annuncio
del Vangelo
a tutta
la creazione

I
l brano evangelico che la Chiesa ci propone
per la solennità dell’Ascensione del Signore è
tratto dalla conclusione aggiunta più tardi al
vangelo secondo Marco, completato con una
chiusura meno brusca di quella del racconto
originale (cfr. Marco 16, 1-8). Sono versetti che
non si trovano nei manoscritti più antichi e so- comunità dicendo: «Non capite ancora e non William Blake, «Ascensione»
no sconosciuti a molti autori cristiani antichi. comprendete? Avete il cuore indurito? Avete (1805)
Tuttavia la Chiesa li ha accolti come ispirati, occhi e non vedete, avete orecchi e non ascol-
cioè contenenti la parola di Dio, tanto quanto tate?» (Marco 8, 17-18). Gli Undici in verità so-
il resto del vangelo, e infatti sono conformi al- no ancora nella situazione di incredulità che
le Scritture (cfr. 1 Cor 15, 3.4); sono addirittura Gesù aveva rimproverato ai suoi oppositori,
una sintesi dei finali degli altri vangeli (soprat- scribi e farisei (cfr. Marco 10, 5), e agli abitanti
tutto dei sinottici), che raccontano gli eventi del suo villaggio di Nazaret (cfr. Marco 6, 6).
riguardanti Gesù risorto, asceso al cielo e glo- Situazione dunque disperante quella dei futuri
rificato dal Padre. testimoni, assaliti dall’incredulità! Come po-
tranno annunciare la buona notizia, se neppu-
Secondo questa conclusione, Gesù appare al re loro credono?
gruppo dei Dodici privi di Giuda, agli Undici
dunque, mentre stanno a tavola. Costoro che, In questa chiusura — si faccia attenzione —
chiamati da Gesù alla sua sequela, erano stati dopo i rimproveri Gesù non mostra segni per
coinvolti nella sua vita e avevano appreso da portare i suoi discepoli a credere, come la tra-
lui un insegnamento autorevole per almeno tre fittura delle mani e dei piedi (cfr. Luca 24, 39-
anni, ma che nell’ora della passione erano fug- 40) o quella del costato (cfr. Giovanni 20,
20.27), ma nonostante il persistere di questa
giti tutti e lo avevano abbandonato (cfr. Marco
poca fede invia proprio loro in una missione
Domenica 14, 50), nell’alba pasquale avevano ascoltato da
senza confini, veramente universale. Una mis-
Maria di Magdala l’annuncio della risurrezio-
sione cosmica, si potrebbe anche dire: «Anda-
13 maggio ne di Gesù (cfr. Marco 16, 9-10), ma a lei «non
te in tutto il mondo e annunciate la buona no-
credettero» (Marco 16, 11, epístesan); anche i
Ascensione due discepoli di Emmaus avevano raccontato
tizia a tutta la creazione». Dovunque andran-
no, in tutte le terre e in tutte le culture, i di-
come il risorto si era manifestato sulla strada
del Signore «sotto un altro aspetto» ma «non credettero
scepoli di Gesù devono annunciare la buona
notizia, proclamare il Vangelo a tutta la crea-
(epísteusan) neppure a loro» (cfr. Marco 16, 12-
Marco 16, 15-20 13). Per questo, quando Gesù «alla fine appar-
zione. In tal modo Gesù indica certamente
l’orientamento universale della predicazione
ve anche agli Undici, mentre erano a tavola, li ma chiarisce anche che la buona notizia ri-
rimproverò per la loro incredulità (apistía) e guarda ogni creatura, animata e inanimata,
durezza di cuore (sklerokardía), perché non quindi anche gli animali, gli angeli e i demoni.
avevano creduto (epísteusan) a quelli che lo Non ci sono più le barriere del popolo eletto
avevano visto risorto» (Marco 16, 14). di Israele, non ci sono più i confini della terra
Questa è la verità che va detta, ed è stata santa: davanti a quei poveri discepoli titubanti
detta nella Chiesa — prova ne sia questo testo c’è tutta la creazione e ogni creatura! Il Vange-
— quando non erano ancora dominanti il lo non può essere contenuto né in un popolo,
trionfalismo e l’adulazione delle autorità. Gli né in una cultura, e neppure in un modo reli-
Undici sono stati preda del dubbio profondo, gioso di vivere la fede nel Dio unico e vero:
sono stati increduli dopo la morte di Gesù co- gli inviati devono lasciarsi alle loro spalle ter-
me lo erano stati durante la sua sequela, quan- ra, famiglia, legami e cultura, per guardare a
do egli era stato costretto a rivolgersi alla sua nuove terre, a nuove culture, nelle quali il
il Settimanale L’Osservatore Romano
giovedì 3 maggio 2018

#meditazione 23

semplice Vangelo potrà essere seminato e dare battezzato sarà salvato, chi non crederà sarà
frutti abbondanti. condannato», ma solo lui, il Signore, può ve-
Quella che viene richiesta è un’opera di dere e giudicare chi crede e chi non crede; noi,
invece, non possiamo né appropriarci del suo
spogliazione ben più faticosa di quella dai
giudizio né partecipare a esso. Infatti, credere
semplici mezzi economici: si tratta, infatti, di in Gesù, aderire a lui è una risposta che può
abbandonare le certezze, gli appoggi intellet- essere data soltanto dall’imperscrutabile cuore
tuali e culturali, gli assetti religiosi praticati fi- di ogni persona. Noi dobbiamo accettare di
no a quel momento, e di immergersi tra le restare sulla soglia dell’incontro tra il Signore
genti. Certo, per fare questo ci vuole fede nel e l’altro, sapendo che l’annuncio del Vangelo
Vangelo, nella sua «potenza divina» (Romani opera un giudizio e chiede conversione e fede

1, 16, dýnamis theoú), mentre occorre smettere in Gesù. Resta vero che l’impegno della fede, Peter Rogers, «Ascensione»
di porre fede nella propria elaborazione o nei sancito nell’immersione della morte di Cristo (1963, particolare)
propri progetti culturali. Più spogli si va, più per risorgere con lui (cfr. Romani 6, 1-6), rende
il Vangelo è annunciato con franchezza e, co- i cristiani partecipi delle energie della risurre-
me seme non rivestito caduto a terra, germo- zione, abilitandoli a compiere quei segni che
glia subito e più facilmente. Quanti errori ab- Gesù stesso operava nella sua vita: “segni” (se-
biamo commesso nell’evangelizzazione, confi- méia) che, nel nome di Gesù, significheranno
dando nei nostri mezzi, nelle nostre “ideolo- l’arretramento del demonio e delle potenze del
gie”, e, in parallelo, disprezzando le culture male, significheranno possibilità di comunica-
degli altri, che sovente abbiamo mortificato zione tra genti e lingue differenti, significhe-
per imporre la nostra! E la sterilità del seme ranno salute e vita piena per i malati.
del Vangelo, soprattutto in Asia, dove esisteva-
Dopo questo mandato agli Undici, «il Si-
no culture che potevano concorrere con la no-
gnore Gesù fu elevato in cielo e sedette alla
stra occidentale, è un segno evidente dell’erro-
re fatto. Il Vangelo è caduto a terra come un destra di Dio». Questa la conclusione del van-
seme ma, essendo un seme troppo rivestito, gelo secondo Marco: come Elia, il profeta
per causa nostra, non ha potuto marcire né, di escatologico (cfr. 2 Re 2, 9-18), e come gli uo-
conseguenza, germogliare. mini giusti e santi che hanno camminato con
Dio (cfr. Genesi 5, 24), Gesù fu elevato dalla
Ecco il compito dei cristiani: senza febbre
potenza di Dio in cielo, accanto a lui, e si assi-
“proselitista”, senza cercare di guadagnare a
se alla sua destra quale Messia e Signore pro-
ogni costo dei credenti, percorrendo i mari e
fetizzato da David nel salmo 110. Gesù risorto
le terre come i farisei (cfr. Matteo 23, 15) e do-
è vivente per sempre in Dio; è il Figlio che re-
vunque si trovino, i cristiani annuncino il Van-
gelo innanzitutto con la vita; poi, se Dio lo gna con Dio, partecipe della sua potenza e
concede, con le parole. Sono parole di France- della sua gloria, perché vincitore della morte; è
sco di Assisi, riprese da Papa Francesco. Gesù il Signore del cosmo, proclamato tale da ogni
non chiede di convincere né di imporre, ma di creatura alla quale è stato annunciato; è il
vivere il Vangelo con gioia, perché questa è la Giudice che verrà alla fine dei tempi. I disce-
testimonianza. Oggi ci sono molti cristiani che poli, non più increduli ma sempre uomini e
passano di palco in palco «per dare testimo- donne fragili e tentati dall’incredulità, da allo-
nianza», finendo per raccontare la propria sto- ra vanno per il mondo a predicare in ogni luo-
ria o il successo della loro comunità. C’è solo go, consapevoli che ogni terra può accogliere
da arrossire nel chiamare questo comporta- il Vangelo e può essere per loro terra di mis-
mento “testimonianza”! Meglio quei cristiani sione: essi non sono soli ma il Signore risorto
quotidiani a volte dubbiosi, come gli Undici, è con loro, opera con loro e conferma la paro-
che tentano semplicemente e umilmente ogni la del Vangelo con segni capaci di indicarne
giorno di essere cristiani dove si trovano, vi- l’autorevolezza e la verità.
vendo il Vangelo e amando Gesù Cristo al di Tra l’ascensione e la parusia finale il Signore
sopra di tutto e di tutti. È di questi cristiani e Gesù non è però assente ma è presente più
cristiane che abbiamo bisogno, di discepoli e che mai, quale soggetto della missione della
discepole, non di militanti! Chiesa tra le genti. Alla Chiesa spetta credere
Certo, di fronte all’annuncio del Vangelo, si ed essere sempre evangelizzata: allora sarà
può “credere” o “non credere”, aderire al Si- capace di evangelizzare efficacemente, mo-
gnore Gesù o rifiutarlo: per noi il mistero è strando con segni e parole che Gesù opera in
grande e non siamo in grado di leggerlo com- lei e con lei, offrendo a tutta l’umanità la sal-
piutamente. Gesù afferma: «Chi crederà e sarà vezza.
#controcopertina

Celebriamo san Giuseppe lavoratore


ricordandoci sempre che il lavoro
è un elemento fondamentale
per la dignità della persona
@Pontifex, 1° maggio

Potrebbero piacerti anche