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Oggi affronteremo la fisiologia dei sistemi sensoriali, poi vedremo i sistemi motori e il sistema nervoso
autonomo. Tutti gli argomenti trattati sono presenti sul programma del professor Maioli, che dovrebbe
caricarlo entro giorni su Esse3.
Il nostro organismo è in grado di ricevere e riconoscere stimoli sensoriali di diversa natura, sia stimoli
provenienti dall’esterno (la così detta “finestra sul mondo”), sia stimoli relativi allo stato interno
dell’organismo.
L’uomo è in grado di riconoscere diverse tipologie di stimoli sensoriali:
Stimoli meccanici: appartengono a questa categoria stimoli tattili, propriocettivi (relativi alla
posizione che assume il corpo nello spazio e al movimento), acustici (onde sonore che creano
vibrazioni a livello della membrana timpanica) e pressori;
Stimoli termici: vengono ulteriormente distinti in stimoli di calore e stimoli di freddo;
Stimoli chimici: riguardano il gusto, la distinzione dei sapori, il riconoscimento dell’osmolarità del
sangue, il pH, la pO2 e la pCO2;
Stimoli dolorifici: comprendono una categoria di svariati stimoli che determinano una sensazione di
dolore;
Stimoli elettromagnetici.
Non siamo in grado di riconoscere tutti gli stimoli esterni, ad esempio, nel caso degli stimoli elettromagnetici
riusciamo a riconoscere segnali luminosi solo all’interno di un certo spettro di frequenze, mentre non ne
percepiamo altre (per esempio gli infrarossi); similmente, non siamo in grado di percepire lo stato magnetico
terrestre, al contrario di alcuni uccelli che sfruttano questa capacità per orientarsi e tornare al punto di
partenza.
Tutti questi stimoli vengono recepiti da recettori sensoriali, che si classificano in: meccanocettori,
termocettori, chemocettori, fotocettori e nocicettori (l’ultima categoria presenta peculiarità rispetto alle
altre).
I recettori trasformano lo stimolo sensoriale in un segnale nervoso, infatti, l’unico modo che possiede
l’organismo per elaborare le informazioni è trasformare le diverse tipologie di energie (chimiche, fisiche,
elettromagnetiche) in segnali bioelettrici.
Questo processo è definito trasduzione: gli stimoli sensoriali vengono trasdotti in segnali nervosi, definiti
potenziali sensoriali. Secondo una classificazione classica, che in taluni testi recenti viene modificata, i
potenziali sensoriali vengono distinti in:
PG (potenziale generatore): è il potenziale prodotto dal recettore, rappresentato da una
terminazione libera di un neurone;
PR (potenziale di recettore): potenziale indotto da una cellula recettoriale specializzata.
Entrambi i potenziali sono potenziali graduati, possono avere diverse ampiezze e non un’ampiezza stabile
come il potenziale d’azione. Esso danno origine a trani di potenziali d’azione che raggiungono i livelli più alti
della catena polisinaptica: dai neuroni gangliari di primo ordine il segnale viene trasmesso al midollo spinale
e ai centri superiori; esistono, infatti, quattro ordini di neuroni sensoriali e l’ultimo è rappresentato dalla
corteccia cerebrale.
Relazione tra intensità dello stimolo e potenziale sensoriale
All’aumentare dell’intensità dello stimolo che raggiunge il recettore, aumenta l’ampiezza del potenziale
sensoriale. Non è una relazione lineare, non esiste una proporzionalità diretta, ma viene raggiunto un
palteau. A stimoli di intensità minore corrisponde una maggiore sensibilità recettoriale, al minimo variare
dello stimolo varia molto l’ampiezza del potenziale sensoriale. A stimoli di intensità elevate corrispondono,
invece, minime variazioni del potenziale sensoriale.
La maggiore sensibilità a stimoli deboli è fondamentale per l’elaborazione soggettiva dell’intensità dello
stimolo. (immagine a sinistra)
1. Recettori di tipo I: corrispondono a terminazioni libere, fibre afferenti del primo neurone sensoriale
(neurone gangliare). Generano un potenziale generatore a livello della membrana che si trasforma
poi in un potenziale d’azione. Gli assoni di questi neuroni possono essere non mielinizzati o
mielinizzati; nel secondo caso il potenziale generatore diviene potenziale d’azione in corrispondenza
del primo nodo di Ranvier;
2. Recettori di tipo II: sono cellule specializzate che generano, a livello della membrana recettoriale,
potenziali di recettore che vengono trasportati fino all’altro estremo della cellula, dove essa viene in
contatto con la fibra efferente. In questa sede i potenziali di recettore determinano la liberazione di
neurotrasmettitori che inducono potenziali post-sinaptici graduati; se questi ultimi raggiungono la
soglia di attivazione neuronale, viene generato un potenziale d’azione nella cellula successiva;
3. Recettori di tipo III: sono rappresentati dai fotorecettori, cellule specializzate simili ai recettori di tipo
II. La differenza consiste nella presenza di un interneurone (in questo caso una cellula bipolare) nella
catena polisinaptica, interposto tra la cellula recettoriale e la cellula gangliare.
DDS: il potenziale d’azione viene generato a livello dell’interneurone o nella cellula gangliare?
Nell’interneurone e trasmesso alla cellula gangliare.
NDS: Ho fatto io la domanda e ho preferito controllare sul Conti, dove ho trovato una risposta diversa
che vi riporto in corsivo.
Il recettore è costituito da una cellula recettoriale specializzata come per la classe II, ma tra esso e la
cellula gangliare è interposto un interneurone, che riceve il segnale elettrotonico dalla cellula
recettoriale e lo trasmette, sempre in modo elettrotonico, alla fibra afferente primaria dove insorge
il potenziale d’azione.
Meccanismi di trasduzione
1. Apertura diretta dei canali cationici per il sodio che determinano la depolarizzazione della membrana
in seguito all’arrivo dello stimolo;
2. Apertura di canali cationici per il sodio mediante un secondo messaggero (cGMP);
3. Apertura di canali cationici aspecifici, non solamente per il sodio, indotta da un secondo messaggero
(cAMP); caratteristica dei neuroni olfattivi;
4. Apertura dei canali cationici per il calcio mediante l’enzima fosfolipasiC e la via del PIP3.
Codifica neurale
La codifica neuronale consiste nella trasmissione delle informazioni, in seguito ad una scarica di potenziali
d’azione, al sistema nervoso centrale per l’elaborazione e la memorizzazione. Devono essere codificati 4
attributi fondamentali dello stimolo che ha interessato il recettore:
1. Tipologia (o modalità sensoriale): consiste nel tipo di energia ricevuta dai recettori (calore,
movimento, ecc.);
2. Intensità;
3. Durata;
4. Localizzazione: fornisce indicazioni circa la provenienza dello stimolo.
La codificazione si basa sulle caratteristiche dei treni di potenziali d’azione e sulle caratteristiche dei sistemi
sensoriali. Per sistema sensoriale intendiamo l’insieme dei recettori, delle vie sensoriali (catene
polisinaptiche) che trasportano le informazioni e delle aree su cui le vie terminano.
1. Modalità sensoriale
Per riconoscere le modalità sensoriali si segue il principio della linea attivata. Ciascuna via nervosa afferente
che parte da una certa tipologia di recettori, termina in un’area specifica del cervello, che determina il tipo
di sensazione percepita dall’individuo. Quindi, per ogni modalità sensoriale esiste una linea specifica che si
porta dai recettori alle aree cerebrali, definita linea attivata. Ogni linea può trasportare una sola tipologia di
stimolo, i quali vengono distinti in:
Stimoli adeguati: attivano il recettore specifico per un determinato stimolo a basse intensità. Ad
esempio, premendo la cute attiviamo recettori tattili che producono potenziali d’azione che tramite
le linee attivate raggiungono aree somato-sensoriali;
Stimoli non adeguati: producono sensazioni differenti rispetto a quelle caratteristiche per quel
determinato stimolo, in risposta a stimolazioni di intensità maggiori. Ad esempio se premiamo
eccessivamente la cute, lo stimolo meccanico diventa dolorifico.
Le modalità sensoriali vengono distinte secondo due classificazioni. Possiamo riconoscere:
Sensibilità somatiche: comprendono la sensibilità trasmessa da recettori presenti sul corpo in modo
ubiquitario, è una sensibilità che proviene da tutto il corpo. Può essere meccanocettiva (tattile o
propriocettica), termica o dolorifica;
Sensibilità speciale: utilizza organi specifici, riguarda la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e l’equilibrio.
Quest’ultimo in passato era considerato parte della sensibilità somatica perché non coinvolge organi
specifici, ma possiede una caratterizzazione particolare che vedremo in seguito;
Queste modalità sensoriali possono essere ulteriormente suddivise in sub-modalità, ciascuna dotata di una
propria linea attivata; ad esempio la sensibilità termica comprende il caldo e il freddo.
Una seconda classificazione delle modalità sensoriali distingue:
Sensibilità esterocettiva: associata a stimoli che provengono dalla superficie corporea;
Sensibilità interocettiva (viscerale): associata a stimoli che provengono dai visceri. Comprende la
sensibilità enterocettiva che riguarda stimoli provenienti dal tratto gastro-enterico;
Sensibilità propriocettiva: associata a stimoli che provengono dall’apparato muscolo-scheletrico e
da organi coinvolti nell’equilibrio (apparato vestibolare);
Sensibilità profonda: riconosciuta come categoria aggiuntiva, è associata a stimoli provenienti da
ossa, muscoli e fasce. Quindi è sempre una sensibilità pressoria, dolorifica e vibratoria.
2. Intensità dello stimolo
La durata dello stimolo determina la durata della scarica del neurone afferente. La durata di una sensazione,
tuttavia, non coincide sempre con la durata della presentazione dello stimolo. I recettori, infatti, presentano
fenomeni di adattamento.
In presenza di stimoli che perdurano nel tempo con intensità costante, i recettori possono andare incontro
ad adattamento. I recettori rispondono agli stimoli, in una prima fase, con frequenze di scarica elevate, in
seguito la frequenza decresce progressivamente. L’adattamento determina la tempistica con cui la frequenza
decresce, possiamo, dunque distinguere:
Recettori tonici: possiedono un adattamento lento, diminuiscono la loro frequenza di scarica
lentamente, senza raggiungere lo zero, ma mantenendo frequenze costanti, comunque più basse
rispetto a quelle iniziali;
Recettori fasici: possiedono un adattamento rapido, diminuiscono rapidamente la loro frequenza di
scarica, fino ad un valore minimo. In seguito alla presentazione dello stimolo, rispondono con
frequenze di scarica elevate, segnalando l’inizio dello stimolo, poi calano rapidamente la loro
frequenza e rimangono silenti finché lo stimolo mantiene intensità costanti. Quando lo stimolo cessa,
i recettori fasici ricominciano a scaricare, segnalando la fine dello stimolo. Un esempio pratico è la
percezione dei vestiti a contatto con la pelle: percepiamo i vestiti nel momento in lui indossiamo e nel
momento in cui ci spogliamo. La sopravvivenza in natura, in molte situazioni, è determinata dalla
capacità di percepire la variazione degli stimoli, fondamentale rispetto alla capacità di percepire
stimoli costanti (un esempio di stimoli costanti sono quelli relativi alla postura e alla posizione nello
spazio).
4. Localizzazione
La localizzazione di uno stimolo consiste nell’identificazione dell’area di provenienza dello stimolo. È resa
possibile dall’organizzazione topografica dei sistemi sensoriali che prevede corrispondenza spaziale tra le
aree di localizzazione dei recettori periferici (da cui parte lo stimolo) e le aree dei neuroni corticali a livello
centrale (dove arriva lo stimolo).
Il campo recettivo corrisponde all’area della superficie sensoriale stimolando la quale otteniamo una
modulazione di un determinato neurone. Stimolando un punto del campo recettivo, attiviamo un’area
somatotopica a livello centrale. L'attività di ogni neurone sensoriale viene modulata quando lo stimolo va a
cadere nel suo campo recettivo.
Abbiamo differenze tra i vari campi recettivi, alcuni sono molto ampi, altri molto ristretti. La cute del tronco
è un campo ampio, uno stesso neurone afferente viene stimolato con stimoli anche distanti tra di loro; la
cute dei polpastrelli e la retina hanno campi ristretti, due stimoli di poco lontani vengono discriminati.
I campi recettivi non sono ben delimitati tra di loro, questo può creare aree di sovrapposizione e confusione
di percezione a livello centrale.
La densità dei recettori varia a seconda della zona del campo recettivo considerata; immaginando un campo
recettivo circolare, la sua parte centrale avrà una densità recettoriale maggiore rispetto alla periferia. In
periferia, quindi, i recettori sono meno concentrati e la sovrapposizione è maggiore. Le zone periferiche
vengono attivate grazie a stimoli intensi, mentre per attivare le zone centrali sono sufficienti stimoli lievi.
Stimoli intensi ci permettono di reclutare più campi recettivi rendendo difficile la discriminazione della
provenienza dello stimolo.
I campi recettivi possono essere sommati tra loro quando più neuroni convergono su un unico neurone;
questa sommazione assume un carattere misto quando abbiamo compresenza di neuroni eccitatori e
inibitori. Un esempio è l’inibizione laterale: un neurone può creare attorno a sé un alone inibitorio, inviando
collaterali a neuroni vicini, formando sinapsi inibitorie. In questo modo aumenta la risoluzione spaziale, lo
stimolo eccitatorio che viene inviato al neurone centrale risulta isolato e meglio identificato grazie all’alone
inibitorio circostante. Il meccanismo dell’inibizione laterale è utilizzato, ad esempio, dall’apparato visivo per
ottenere una migliore risoluzione spaziale.