Da una situazione originaria indeuropea, nella quale l’accento era libero di colpire qualsiasi
sillaba e musicale (la sillaba accentata è messa in evidenza da un tono più alto delle altre, con
conseguente aumento delle vibrazioni delle corde vocali), si passa ad una fase in cui l’accento
è dinamico (intensità acustica, con sillabe accentate e atone, invece che intensità tonale) e
protosillabico, dalla più efficiente funzione demarcativa. I linguisti ritengono che le fasi
iniziali del germanico fossero connotate da accento libero e musicale, ma poiché i due tipi di
accento non sono incompatibili è possibile che in un periodo di passaggio ci sia stata
coesistenza. La fissazione dell’accento comportò conseguenze fonetiche morfosintattiche, a
partire dalla tendenza delle lingue germaniche a indebolire le sillabe finali, un processo nato
nella fase unitaria del germanico e proseguito anche nelle singole lingue. A parte la caduta di
singoli elementi fonetici, la riduzione delle sillabe finali porta con sé la perdita del sistema
flessionale presente nel germ. comune. Il processo è giunto alle estreme conseguenze in
inglese (lingua analitica), mentre ha operato scarsamente in islandese (lingua sintetica, con un
sistema flessionale di 1000 anni fa). La riduzione del sistema flessivo può causare mutamenti
sintattici: ciò che non può essere espresso in modo sintetico, lo sarà in modo analitico
(irrigidimento della sintassi, ordine fisso della frase).
Sistema consonantico
1) Occlusive sorde ie. > Spiranti sorde germ.
*P > *f lat. piscis, got. fisks, lat. pecu- > got. faihu, ags. feoh, aisl. fé
*T > *¬ *tod (pron. dimostr.) > got. ¬at-, ags. ¬æt, aat. daz, asass. that
*K > *≈ > *h *krŸnom > *hurn(a), ags. aisl. aat. horn; lat. centum, got. hund
*Kw > *≈w *kwod (pron. interr.) > asass. got. hwat, ags. hwæt, aat. hwaz
2) Occlusive sonore ie. > Occlusive sorde germ.
*B > *p pochi casi in iniziale (lit. dubùs, ags. deop, got. diups)
*D > *t *dekmŸ “10” > *te≈un >got. taihun, asass. tehan, ags. tien, aat. zehan
*G > *k *gel- “gel(id)o” > got. kalds, ags. c(e)ald, aat. kalt, aisl. kaldr
*Gw > *kw *gwên- “donna”> *kwè2n- > got. qèns, ags. cwπn, asass. quàn, aisl. kvæn, kván
3) Aspirate ie. > Spiranti sonore/occlusive sonore germ. (raramente evidenziate graficam.)
*BH > *®/b- *leubh- “amare” > got. liufs “caro”, ags. lêof, aat. liob, afr. liaf, aisl. ljúfr
*bhràter > got. brò¬ar, ags. brò¬or, aat. brudar, aisl. bró∂ir
*DH > *∂/d- *medhjos > (lat. medius) *mi∂ija- > got. midjis, ags. midd-, aat. mitti, aisl. mi∂r
*dhur- “apertura” > (lat. forès, gr. thÿrâ) got. daur, ags. dor, aat. tor
*GH > *∞/g- *steigh- “andare” > *stei∞anan > got. steigan, ags. aat. stîgan, aisl. stiga
*ghostis > (lat. hostis) *∞astiz > got. gasts, ags. giest, aat. gast, aisl. gestr
*GWH > *∞(w)/g(w) *sengwh- “cantilena” > (gr. ‘omfê) got. siggwan, ags. singan, aisl. syngva
*gwhen- “colpire” > (gr. theínê, lat. of-fen-do) aat. guntea, asass. gûdea, aisl. gunnr
a) /pf, z, kh/ (nella grafia: <pf>, <z, tz>, <c(c)h>) pfluog “aratro”, zehan “10”, khorn
/ “grano” vs ags. còrn, tèon, korn
germ. /
*p, t, k
\
b) /ff, ss, hh/ (nella grafia: <ff>, <zz>, <hh, ch>) skif “imbarcazione”, làzzan “lasciare”, rìhhi
“regno”, vs ags. scip, lπtan, rìce
Ancora nell’ambito della mutazione aated., rientrano
a) il passaggio delle occlusive sonore */b, d, g/ (allofoni delle spiranti germ. */®, ∂, ∞/) a /p, t, k/.
Soltanto le parlate tedesche ‘superiori’ (più meridionali, alamanno e bavarese, epicentro della
mutazione) sono interessate da tutti i fenomeni in esame. Nei dialetti franchi, i mutamenti hanno
luogo in modo diverso l’uno dall’altro (p.es. il franco orientale conosce solo il passaggio /d/ > /t/, per
cui: tohtar vs asass. dohtar, ma v. p.es. franco geban oppure beran vs. alam. e bav. peran);
b) la sonorizzazione e successiva despirantizzazione germ. */¬/ > /d/ della originaria fricativa
dentale sorda (ingl. thief, thorn, three vs ted. Dieb, Dorn, drei).
Sistema vocalico
Alla luce dell’evoluzione germanico comune di ie. */a/,*/o/ > */a/ (lat. ager “campo”, octo
“8”, got. akrs, ahtau, aisl. akr, átta, ags. æcer, eahta, aat. achar, ahto) e */à/,*/ò/ > */ò/ (*pòd-
“piede”, *bhràter “fratello” > got. fòtus, brò¬ar, aisl. fótr, bró∂ir, ags. fòt, brò¬or, aat. fuoz,
bruodar), attestate non senza contraddizioni dalle testimonianze latine di toponimi e
antroponimi, e della comparsa di un secondo fonema per /è/, nel germanico si può ricostruire
il seguente sistema vocalico:
L’origine di */è2/ è ancora incerta, anche se la sua mancata differenziazione grafetica da */è1/
(> */à/ nella maggioranza delle lingue germ.) in gotico deporrebbe a sfavore di una sua
presenza nel sistema originario delle lunghe. Salvo che in aat., in cui diventa /ia/, la */è2/ si
conserva inalterata in un certo numero di parole indigene (hèr, avverbio) e nel vocalismo
radicale del preterito dei verbi forti della 7ª classe (escl. il gotico).
Il fonema /à/, fusosi nella fase originaria con */ò/, tende a ricrearsi almeno attraverso
due strade: dalla già menzionata */è1/ e dall’antico fenomeno Voc.breve + /ConsNas./ + /≈/ >
Voc.lunga + /≈/, col successivo allungamento compensatorio della vocale dopo la caduta della
consonante nasale davanti a spirante sorda:
*-anh- > *-àh-; *-inh- > *-ìh-; *-unh- > *-ùh-. Cfr. ie. *tong-, lat. tongère, germ. *¬anki∂ò(n) “pensai” > got.
¬agkjan [¬ankjan]: (1SgPret.) ¬àhta, ted. denken: dachte (< dàhta), ingl. think: thought (< ¬òhte), aisl.
¬átta; ie. *tenk- “prosperare”, germ. *¬inh- > got. ¬eihan, ags. ¬èon, aat. gidìhan (ted. gedeihen), germ.
¬unki∂ò(n) “sembrai” > got. ¬ùhta, aisl. ¬ótta, ags. ¬ùhte, aat. dùhta.
Dittonghi: ie. *AI-OI > *ai: *stainaz “pietra” > got. stains, ags. stàn, aat. stein, asass. stèn
*AU-OU > *au: *ouga- “occhio” > got. augo, ags. èage, aat. ouga, aisl. auga
*IU-EU > *iu/eu: *leu®- “caro” > got. liufs “caro”, ags. lèof, aat. liob, afr. liaf, aisl. ljúfr
*EI > *ì: *stì∞an- “andare” > got. steigan [stì∞an], ags., asass., aat. stìgan, aisl. stíga
*Metafonia: fenomeno di assimilazione parziale relativamente ‘recente’ nel germanico, a
seguito del quale una vocale (prevalentemente tonica) subisce per la presenza di un elemento
(semi)vocalico nella sillaba successiva. Il suo epicentro sembra essere stata l’area nordica,
dalla quale si è esteso nelle varie lingue, ad eccezione del gotico. Si parla di metafonia
primaria (o da */a/) in presenza dell’antica -a- della desinenza: ie. *wiros “uomo” (lat. vir) >
germ. *wiraz > *weraz, ags., aat. wer; ie. werdhom “parola” (lat. verbum) > germ. wur∂a- > ags.
word, aat. wort, aisl. or∂); di metafonia palatale (la più diffusa) quando le vocali */a, o, u/
lunghe e brevi e i dittonghi in */-u-/ sono modificati da un elemento palatale /i, j/: got. ¬ugkjan
“sembrare”, aisl. ¬ykkja, ags. ¬yncan, aat. dunchen [-ü-], aat. sungìm (1PPl.Ottativo Pret. >
süngen) vs. sungum (1PPl.Ind.Pret. > sungen), ingl. foot : feet, ted. Fuß : Füße, dan. fod : fødder
[-∂-]. La metafonia velare, che interessa solo ags. e aisl., è la presenza di una */u/ a indurre le
modifica (got. handum “mani” Dat.pl., aisl. hõndum, ags. hondum, aat. hantum; aisl. land <
*landan, pl. lõnd < *landu)
*Apofonia: si tratta di un’alternanza vocalica della radice che serve a una precisa funzione
morfo-semantica, poiché senza alterare il significato della parola, ne definisce il tratto
morfologico e ne precisa il valore semantico. La serie apofonica più tipica dell’indeuropeo è
quella formata dall’alternanza di *-e-/*-o- (detti ‘grado medio’ o ‘normale’ e ‘grado forte’)
oppure dalla loro assenza (in questo caso si parla di ‘grado zero’). Si parla di apofonia
quantitativa (lat. venit “viene” vs. vènit “venne”; got. faran “viaggiare, andare” vs. fòr/fòrum
“viaggiò/-arono”) o qualitativa (lat. tegò “copro” vs. toga “toga” vs. tectum “copertura, tetto”;
it. faccio vs. feci; ted. die Binde “benda” vs. der Band “volume” vs. der Bund “patto, lega”,
trinken “bere”, der Trank “bevanda”, der Trunk “vizio del bere”; ingl. to drink “bere”,
drunkard “beone”). Il germanico utilizza l’apofonia in misura maggiore di altri gruppi
linguistici, specialmente per la formazione dei temi del verbo forte (presente, preterito sing. e
pl., participio passato).