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Nella lezione precedente sono stati trattati il potenziale d’azione, il ciclo di Hodgkin e il voltage clamp.
DDS: cosa sono le pronasi? Le pronasi sono enzimi proteolitici, ovvero enzimi in grado di tagliare alcuni legami peptidici.
Per quanto riguarda il nostro studio, le pronasi sono state utilizzate per dimostrare che la porta di inattivazione è
costituita da una parte della proteina canale stessa. Un tratto rivolto sul versante citoplasmatico della proteina canale
stessa infatti, una volta aperto il canale, va ad impegnare il canale stesso, impedendo il passaggio degli ioni e andando
così a costituire una vera e propria porta di inattivazione. Utilizzando le pronasi in una situazione di patch clamp si è
visto che l’inattivazione veniva rimossa ed è quindi stato possibile dimostrare che è proprio una componente della
proteina canale ad essere responsabile dell’inattivazione. Ciò è reso possibile in quanto i sensori voltaggio-dipendenti
hanno provocato un cambiamento confromazionale nella proteina canale e la porta di inattivazione rimane attiva fino
alla ripolarizzazione del canale. È quindi necessaria la ripolarizzazione della membrana per riportare il canale allo stato
iniziale di chiusura semplice.
IL POTENZIALE D’AZIONE
Teoricamente la propagazione del potenziale d’azione potrebbe avvenire indifferentemente sia verso destra che verso
sinistra in quanto le correnti determinano una depolarizzazione anche della zona a monte, da dove proviene il
potenziale. Tuttavia il potenziale d’azione, una volta innescato, viaggia in una sola direzione e questo fenomeno dipende
dal periodo di refrattarietà relativa. Nella zona da cui proviene il potenziale infatti, la membrana sarà meno eccitabile a
causa della lenta chiusura dei canali voltaggio-dipendenti del potassio, che determinano l’iperpolarizzazione postuma e
l’impulso non potrà quindi propagarsi in questa direzione, poiché il potenziale d’azione si propaga solo verso una
membrana in stato di riposo.
In condizioni fisiologiche la propagazione dell’impulso all’interno di un neurone avviene quindi in modo unidirezionale
(nei neuroni sensoriali l’impulso viaggia dalla periferia verso il SNC, mentre nei motoneuroni l’impulso viaggia in modo
centrifugo). Tale modalità di propagazione è conosciuta col nome di propagazione ortodromica.
La propagazione antidromica è ottenibile solo artificialmente e consiste in una propagazione dell’impulso bidirezionale.
Questo tipo di propagazione è osservabile applicando un potenziale d’azione nel mezzo di un fascio nervoso.
Oltre alle caratteristiche geometriche della fibra, ci sono altri parametri che influenzano la velocità di propagazione del
potenziale d’azione.
Il potenziale d’azione non è uno stimolo “a gradino”, come quelli sperimentati artificialmente, ha infatti forme diverse
da neurone a neurone. Diversi tessuti eccitabili hanno infatti potenziali diversi, con forme diverse, da cui dipende
l’intensità della corrente elettrotonica. In
particolare, la pendenza e l’ampiezza del
fronte di depolarizzazione determinano
l’intensità della corrente elettrotonica e di
conseguenza anche la velocità di propagazione
del potenziale d’azione. Se il fronte di
depolarizzazione è molto ampio e molto ripido
la corrente sarà particolarmente intensa e di
conseguenza si propagherà velocemente.
Questo fenomeno verrà approfondito quando
parleremo del cuore, organo in cui questi
aspetti sono molto rilevanti in quanto la forma
del potenziale d’azione varia molto nelle varie
aree del cuore e ciò si riflette sulla velocità di
conduzione del potenziale nel cuore, da cui
dipende la contrazione ordinata di atri e
ventricoli. Le caratteristiche del potenziale
d’azione determinano inoltre, in alcune zone
del cuore, la capacità di rallentare fortemente
la propagazione del potenziale. Possiamo già accennare che la velocità di conduzione può essere influenzata anche dal
SNA grazie a modifiche nella cinetica di apertura e chiusura dei canali voltaggio-dipendenti.
Ancora, la velocità è inversamente proporzionale al tempo di rigenerazione
effettivo (T), il quale dipende dalla temperatura, dalla densità dei canali, dalle
concentrazioni ioniche e dalla dinamica di apertura dei canali. In particolare, la
temperatura risulta essere influente soprattutto negli animali a sangue freddo,
mentre nell’uomo è meno rilevante, anche se incide parzialmente sulla velocità
di apertura e chiusura dei canali e quindi sulla forma del potenziale d’azione.
Il ruolo
della mielina
La mielina è in grado di aumentare la velocità di
trasmissione del potenziale d’azione di un assone
anche di decine o centinaia di volte rispetto a un
assone dello stesso diametro non mielinizzato. Nel
SNP la mielina viene prodotta dalle cellule di
Schwann, ciascuna delle quali avvolgerà una singola
fibra nervosa. Nel SNC la mielina viene prodotta
dagli oligodendrociti, in grado di avvolgere più
assoni grazie ai loro prolungamenti. Entrambi i tipi
cellulari avvolgono l’assone dalle 100 alle 150 volte
circa.
Dal punto di vista biofisico, la mielina determina
una cospicua variazione sia della resistenza di
membrana che della capacità di membrana.
La mielina è un isolante e aumenta quindi la
resistenza di membrana in quanto diminuisce la dispersione di corrente verso l’esterno.
Per quanto riguarda la capacità di membrana, è utile considerare ogni avvolgimento di mielina come un condensatore
posto in serie con i condensatori degli altri avvolgimenti. Dalla fisica noi sappiamo che l’inverso della capacità totale è
uguale alla somma dell’inverso delle capacità dei singoli condensatori. Di conseguenza, la capacità totale risulterà essere
diminuita.
Un assone mielinizzato presenta quindi una resistenza di membrana molto più elevata e una capacità di membrana
molto ridotta, fattori che determinano un aumento della velocità di conduzione della fibra.
Un assone di 20 μm di diametro mielinizzato conduce a circa 120 m/s, mentre un assone di uguale diametro ma non
mielinizzato condurrebbe a 4 m/s. Un assone con un diametro di 500 μm non mielinizzato riuscirebbe a raggiungere al
massimo la velocità di 20 m/s. La mielina risulta quindi rappresentare un enorme vantaggio ai fini dell’aumento di
velocità nella conduzione del potenziale d’azione.
Osservando il grafico, possiamo notare che, negli assoni mielinizzati, l’incremento di velocità all’aumentare delle
dimensioni dell’assone è pressoché lineare: per ogni aumento di 1 μm di diametro si ha un incremento di circa 6 m/s
nella velocità. Negli assoni non mielinizzati
invece, il rapporto non è lineare e il parametro
che conta di più è probabilmente la costante di
spazio, che varia con la radice quadrata del
raggio.
Le due curve si incrociano un un punto del grafico
che ha come ascissa 1 μm (di diametro). Al di
sotto di tale diametro infatti, la mielinizzazione
non da vantaggi, al contrario, un assone
amielinico di diametro inferiore a 1 μm risulta
essere dotato di velocità di conduzione maggiore
rispetto all’assone mielinico (questo discorso è
puramente teorico poiché non esistono assoni
mielinizzati di tale diametro). Nell’organismo
umano il passaggio da assone amielinico ad
assone mielinico avviene quando l’assone supera
il diametro di 1 μm.
NDS: il diametro comprende anche lo spessore
della mielina.
I nodi di Ranvier
La mielina si interrompe a distanza regolare, andando così a formare i nodi di Ranvier. Lungo un assone mielinizzato, i
canali voltaggio dipendenti del sodio sono concentrati proprio in corrispondenza dei nodi di Ranvier, mentre
nell’internodo risultano essere in numero esiguo.
Quando viene generato un potenziale d’azione dal cono di emergenza di un assone, a livello del primo nodo arriva una
forte corrente depolarizzante, che viene propagata lungo l’internodo con pochissima dispersione. La resistenza di
membrana lungo l’internodo è infatti molto elevata e di conseguenza anche la costante di spazio risulta essere molto
elevata. Inoltre, la capacità di membrana di un assone mielinizzato risulta essere molto piccola, quindi le correnti
capacitative che tendono a far attenuare il segnale lungo il percorso sono molto ridotte.
La corrente che viene generata nel primo nodo, particolarmente elevata grazie alla concentrazione dei canali voltaggio
dipendenti, viene propagata attraverso l’internodo e
raggiunge il nodo successivo senza attenuazioni
significative e sarà sempre sufficiente a determinare la
genesi di un nuovo potenziale d’azione nel nodo
successivo.
La conduzione del potenziale d’azione lungo un assone
mielinizzato è definita saltatoria in quanto le correnti
depolarizzanti fluiscono all’interno di un nodo di Ranvier
a quello successivo e questo è permesso dalla presenza
della mielina, che permette di ridurre la capacità
dell’assone e di aumentare la resistenza di membrana.
La velocità di propagazione nell’internodo è molto
elevata, tuttavia, in corrispondenza del nodo di Ranvier
assistiamo a un aumento nel valore della capacità di
membrana, mentre la resistenza si abbassa. A livello del
nodo si verifica quindi un lieve rallentamento (di circa 20
μs) della velocità del potenziale d’azione in quanto è
necessario più tempo perché queste correnti riescano a
depolarizzare la membrana. La conduzione saltatoria è
quindi caratterizzata da una rapida trasmissione del
potenziale d’azione internodale, mentre a livello dei
nodi, dove il potenziale viene rigenerato grazie alla
presenza dei canali voltaggio-dipendenti, subisce un
lieve rallentamento.
Struttura del nodo di Ranvier
Un nodo è costituito da una zona centrale, due zone paranodali
e dall’internodo. Utilizzando degli anticorpi fluorescenti, è
stato possibile identificare le diverse strutture.
Al centro del nodo distinguiamo un’area verde, in cui sono
concentrati i canali voltaggio-dipendenti del sodio, mentre
nella zona rossa è presente la proteina CASPR, una proteina di
adesione che determina la formazione di complessi di adesione
tra la cellula di Schwann e l’assone. Nella zona blu, localizzata
alle estremità dell’internodo, sono concentrati i canali
voltaggio-dipendenti del potassio.
La capacità di un assone di condurre un potenziale d’azione dipende fortemente da questa precisa organizzazione.
L’alterazione di tale struttura da parte di autoanticorpi determina una totale disorganizzazione dei canali voltaggio-
dipendenti, che diminuiscono di numero causando gravi disfunzioni nella conduzione del potenziale d’azione, che
potrebbe addirittura bloccarsi. Alcune malattie autoimmuni sono causate da alterazioni a livello di tali strutture e gli
assoni interessati non saranno più in grado di propagare il potenziale d’azione in modo adeguato.
Malattie autoimmuni
La mielina favorisce enormemente la propagazione delle correnti, ma non in modo tale da non rendere necessaria la
rigenerazione del potenziale d’azione a intervalli regolati. Le malattie demielinizzanti dipendono quindi dalla produzione
di autoanticorpi che aggrediscono le strutture considerate, soprattutto quelle che determinano l’adesione tra la mielina
e l’assone, quali la proteina CASPR. Supponiamo che la propagazione di un potenziale d’azione duri 1 ms e che questo
si propaghi con una velocità di 50 m/s. In 1 ms, a tale velocità, il potenziale andrà a coprire uno spazio di circa 5 cm,
depolarizzando anche fino a 20 nodi di Ranvier. La demielinizzazione altera tale meccanismo e non solo per il fatto che
provoca variazioni nella capacità e resistenza di membrana, ma anche perché determina una completa
disorganizzazione nella posizione dei canali del sodio lungo l’assone stesso. La sclerosi multipla, la SLA e le distrofie
congenite sono malattie causate da alterazioni nella mielinizzazione degli assoni.
TRASMISSIONE SINAPTICA
Quando il potenziale d’azione ha percorso tutti l’assone, si imbatte nei
bottoni sinaptici, che permettono il passaggio del potenziale da una cellula
a un’altra. I meccanismi sinaptici utilizzati dal nostro sistema nervoso sono
due: le sinapsi elettriche e le sinapsi chimiche.
Le sinapsi chimiche, più comuni e più complesse, garantiscono la
trasmissione del segnale grazie al rilascio di un neurotrasmettitore nello
spazio sinaptico, in quanto i neuroni non sono fisicamente in contatto. Il
neurotrasmettitore diffonde passivamente dalla membrana presinaptica
a quella postsinaptica, dove incontra un recettore che lo riconosce in
modo specifico e che attiva una risposta postsinaptica, che può essere
rappresentata dall’attivazione di conduttanze ioniche, ma anche da altri
meccanismi. La quantità di neurotrasmettitore rilasciata dipende dal
numero di potenziali d’azione che invadono il bottone e la trasmissione
avviene in pochi μs.
Le sinapsi elettriche sono meno duttili e meno modificabili e si avvalgono
di connessioni a bassa resistenza elettrica tra le membrane di due cellule.
La corrente elettrotonica generata da un potenziale d’azione è quindi in
grado di passare direttamente alla cellula postsinaptica, la cui membrana
è in questo caso molto ravvicinata a quella della cellula presinaptica.
SINAPSI ELETTRICHE
Le sinapsi elettriche sono permesse dalle giunzioni comunicanti poste tra le cellule interessate. Le giunzioni comunicanti
sono costituite dai connessoni, composti a loro volta da 6 connessine. I connessoni formano quindi degli emicanali, che,
giustapposti con quelli della cellula adiacente, danno origine a dei pori che mettono in comunicazione le due cellule. I
pori che vengono a formarsi sono piuttosto grandi e di conseguenza sono poco selettivi, infatti, tutti gli ioni possono
passare attraverso questi canali. I connessoni, rispetto alle sinapsi chimiche, presentano il vantaggio di garantire una
trasmissione molto veloce, con un ritardo sinaptico praticamente nullo. Le sinapsi chimiche inducono invece un ritardo
di 1-2 ms nella trasmissione.
Le sinapsi elettriche sono inoltre bidirezionali: la corrente
può trasferirsi dalla cellula 1 alla cellula 2 o viceversa,
tuttavia, esistono delle sinapsi definite sinapsi rettificanti
che preferiscono trasmettere in una direzione piuttosto
che nell’altra.
I potenziali che vengono trasferiti possono essere sia
eccitatori che inibitori.
Esistono più di 20 connessine con proprietà diverse e
alcuni connessoni non sono realmente bidirezionali,
infatti, certi conducono più facilmente le correnti in una
direzione piuttosto che in quella opposta. Giunzioni
comunicanti di questo tipo sono quindi dette giunzioni
rettificanti.
In alcuni sistemi i connessoni non sono sempre aperti, ma
possono aprirsi o chiudersi grazie a movimenti di
rotazione intorno all’asse longitudinale in funzione del pH
o della concentrazione di ATP.
I connessoni sono presenti sia nel SNC che nel SNP, ma
sono presenti anche nella muscolatura liscia e in quella
cardiaca.
Nella muscolatura liscia, un potenziale d’azione che viene generato in una fibra si propaga in modo rapido e stereotipato
grazie a queste giunzioni elettriche. Durante la peristalsi, o a livello dei vasi, i fasci di fibre si contraggono all’unisono
dando luogo a una contrazione coordinata dell’anello di fibre muscolari.
Nel miocardio la situazione è ancora più complessa in quanto i miociti formano un sincizio e le connessioni tra le varie
cellule non possono essere definite come sinapsi, tuttavia, sono comunque giunzioni a bassa resistenza elettrica che
permettono la propagazione di un potenziale d’azione. Queste giunzioni comunicanti si aprono e si chiudono in funzione
del pH o dell’ATP, quindi, in un cuore ischemico, in cui il pH e l’ATP diminuiscono, si avrà una minore capacità di
conduzione del potenziale d’azione.
Anche nel SNC molti neuroni sono
interconnessi da giunzioni comunicanti, il cui
effetto principale è quello di fare in modo
che un gruppo di neuroni tenda a unire la
propria eccitabilità elettrica in modo
coordinato con un altro gruppo. In questo
modo, due gruppi di neuroni lavorano in
modo coordinato. Questo fenomeno è alla
base di molti meccanismi oscillatori che
avvengono all’interno del SNC. A livello
talamico ad esempio, le oscillazioni sono
determinate da oscillazioni nell’eccitabilità di
neuroni talamici che cambiano l’eccitabilità
delle cellule corticali. Nel cervelletto invece,
le fibre rampicanti scaricano all’unisono
grazie alla presenza di queste giunzioni
elettriche tra i diversi neuroni.
Alcune sinapsi, come quelle rettificanti, sono
sensibili al voltaggio e in questo modo
permettono la conduzione del segnale in una
sola direzione.