Sei sulla pagina 1di 8

Lezione 08|14/03/2017|Fisiologia cellulare

Appunti di: Para


Argomenti: propagazione del potenziale d’azione, velocità di propagazione, sinapsi elettriche

Nella lezione precedente sono stati trattati il potenziale d’azione, il ciclo di Hodgkin e il voltage clamp.
DDS: cosa sono le pronasi? Le pronasi sono enzimi proteolitici, ovvero enzimi in grado di tagliare alcuni legami peptidici.
Per quanto riguarda il nostro studio, le pronasi sono state utilizzate per dimostrare che la porta di inattivazione è
costituita da una parte della proteina canale stessa. Un tratto rivolto sul versante citoplasmatico della proteina canale
stessa infatti, una volta aperto il canale, va ad impegnare il canale stesso, impedendo il passaggio degli ioni e andando
così a costituire una vera e propria porta di inattivazione. Utilizzando le pronasi in una situazione di patch clamp si è
visto che l’inattivazione veniva rimossa ed è quindi stato possibile dimostrare che è proprio una componente della
proteina canale ad essere responsabile dell’inattivazione. Ciò è reso possibile in quanto i sensori voltaggio-dipendenti
hanno provocato un cambiamento confromazionale nella proteina canale e la porta di inattivazione rimane attiva fino
alla ripolarizzazione del canale. È quindi necessaria la ripolarizzazione della membrana per riportare il canale allo stato
iniziale di chiusura semplice.

IL POTENZIALE D’AZIONE

GENERAZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE


L’immagine sotto riportata mostra il comportamento dei canali voltaggio-dipendenti per il sodio e per il potassio, con
le loro caratteristiche. In particolare, i canali del sodio sono caratterizzati da una cinetica rapida in quanto vengono
attivati e inattivati rapidamente, mentre i canali del potassio sono dotati di una cinetica più lenta e non mostrano
inattivazione.
Il potenziale d’azione vero e proprio è rappresentato in rosso, questo raggiunge valori positivi in corrispondenza del
picco e si ripolarizza poi a valori più negativi del normale, fenomeno conosciuto col nome di iperpolarizzazione postuma.
Questo comportamento viene esemplificato utilizzando un modello semplificato di potenziale d’azione, sviluppato negli
assoni del calamaro e le sue caratteristiche generali sono valide per tutti i potenziali d’azione, sebbene nel SNC dei
mammiferi la situazione sia molto più complicata. Dal punto di vista qualitativo generale quindi, la generazione del
potenziale d’azione avviene nel modo seguente: i canali voltaggio-dipendenti ad inattivazione rapida, come quelli del
sodio (talvolta sono canali del calcio), determinano una corrente iniziale in ingresso che provoca la depolarizzazione e
spinge il potenziale d’azione verso il potenziale di equilibrio del sodio. Successivamente si ha l’inattivazione spontanea
di questa corrente e la più lenta attivazione dei canali del potassio favorisce la ripolarizzazione della membrana,
determinando l’iperpolarizzazione postuma in quanto i canali del potassio sono lenti ad aprirsi e a generare una corrente
e sono lenti anche a ritornare nella situazione iniziale di chiusura, che non è determinata da un processo di inattivazione,
ma dal fatto che la membrana ritorna verso un potenziale di membrana negativo. Per un certo tempo quindi, il
potenziale di membrana sarà più vicino al potenziale di equilibrio del potassio e questo periodo corrisponde alla
iperpolarizzazione postuma, che determina una minore eccitabilità della cellula ed è correlata al periodo di refrattarietà
relativa. Durante questo periodo i canali voltaggio-dipendenti per il sodio sono di nuovo disponibili e quindi sarebbe
possibile la generazione di un nuovo potenziale d’azione, tuttavia l’iperpolarizzazione postuma fa si che le correnti
necessarie alla produzione di un potenziale d’azione debbano essere più intense rispetto alla condizione di controllo
normale.

PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE


L’immagine mostra la rappresentazione di un assone e di alcune correnti elettrotoniche. I pallini rappresentano i canali
voltaggio dipendenti per il sodio e per il potassio. Supponiamo che il potenziale d’azione, nell’immagine, si propaghi
verso destra. All’estrema sinistra la membrana è a riposo,
successivamente l’apertura dei canali del sodio determina
una depolarizzazione seguita da un picco, mentre nella
zona di membrana da dove proviene il potenziale avremo
un’aumentata permeabilità al potassio che darà luogo
all’iperpolarizzazione postuma.
La caratteristica fondamentale del potenziale d’azione è
che si propaga senza attenuazione. Il meccanismo di
propagazione prevede che il potenziale d’azione si sposti
da un punto attivo della membrana a un punto non attivo
attraverso correnti elettrotoniche, sfruttando quindi le
proprietà elettriche passive della membrana del neurone (o della fibra presa in considerazione.
L’applicazione di un potenziale d’azione in un punto della membrana risulta nella produzione di un eccesso di cariche
negative all’esterno del punto stimolato, mentre all’interno sarà presente un eccesso di cariche positive (+20/30 mV).
In questo punto della membrana si assiste quindi a un’inversione nella polarizzazione rispetto alla zona adiacente a
riposo, in cui l’interno è più negativo rispetto all’esterno. Sia l’interno del neurone (o della fibra muscolare) sia l’esterno
sono costituiti da mezzi conduttori, ovvero soluzioni elettrolitiche che permettono di condurre l’elettricità. È quindi
chiaro che, se all’interno del neurone abbiamo una zona che presenta un eccesso di cariche positive rispetto alla zona
inattiva adiacente, dove si ha un eccesso di carica negativa, verrà a generarsi una corrente elettrotonica passiva diretta
dalla zona attiva, positiva, a quella inattiva, negativa. La corrente generata sarà inizialmente capacitativa e in seguito
anche resistiva, per cui il passaggio di cariche positive nella zona inattiva, al cui esterno ricordiamo essere presente un
eccesso di carica positiva, determinerà il passaggio di queste cariche positive situate all’esterno dalla zona inattiva a
quella attiva a causa della repulsione che viene a instaurarsi tra cariche di uguale segno. Anche nella zona extracellulare
avremo quindi un campo elettrico e osserveremo una corrente che circola all’interno dell’assone dalla zona attiva a
quella inattiva e all’esterno dalla zona inattiva a quella attiva. Nella zona inattiva si viene così a creare una corrente
depolarizzante diretta verso l’esterno; se questa corrente sarà di intensità sufficiente a portare al livello di soglia il
potenziale della zona inattiva, grazie ai canali voltaggio dipendenti, si avrà l’insorgenza di un nuovo potenziale d’azione.
in questo modo la propagazione del potenziale d’azione avviene fino all’estremità della membrana senza decremento.

Teoricamente la propagazione del potenziale d’azione potrebbe avvenire indifferentemente sia verso destra che verso
sinistra in quanto le correnti determinano una depolarizzazione anche della zona a monte, da dove proviene il
potenziale. Tuttavia il potenziale d’azione, una volta innescato, viaggia in una sola direzione e questo fenomeno dipende
dal periodo di refrattarietà relativa. Nella zona da cui proviene il potenziale infatti, la membrana sarà meno eccitabile a
causa della lenta chiusura dei canali voltaggio-dipendenti del potassio, che determinano l’iperpolarizzazione postuma e
l’impulso non potrà quindi propagarsi in questa direzione, poiché il potenziale d’azione si propaga solo verso una
membrana in stato di riposo.
In condizioni fisiologiche la propagazione dell’impulso all’interno di un neurone avviene quindi in modo unidirezionale
(nei neuroni sensoriali l’impulso viaggia dalla periferia verso il SNC, mentre nei motoneuroni l’impulso viaggia in modo
centrifugo). Tale modalità di propagazione è conosciuta col nome di propagazione ortodromica.
La propagazione antidromica è ottenibile solo artificialmente e consiste in una propagazione dell’impulso bidirezionale.
Questo tipo di propagazione è osservabile applicando un potenziale d’azione nel mezzo di un fascio nervoso.

VELOCITÀ DI PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE


Le fibre nervose non presentano tutte la stessa velocità di conduzione, infatti, le grosse fibre mieliniche Aα e Aβ
conducono a 120 m/s, mentre le fibre amieliniche di tipo c conducono a 0,5 m/s. Questo fenomeno ha implicazioni
fisiologiche molto importanti, poiché i diversi tipi di fibre trasportano sensibilità distinte e non è limitato solo alle fibre
nervose, poiché anche nel tessuto muscolare vi sono enormi differenze nella velocità di propagazione dell’impulso. Nel
cuore, ad esempio, la velocità di conduzione varia a seconda delle caratteristiche elettriche di ogni punto.
Una corrente si propaga velocemente quando la zona a riposo adiacente alla zona stimolata riesce a generare essa
stessa il proprio potenziale d’azione in breve tempo.
La velocità di propagazione del potenziale d’azione dipende dalle proprietà elettriche passive della membrana, che può
quindi essere modellata come un circuito elettrico formato da resistenze e condensatori, mentre l’interno dell’assone
sarà dotato di una resistenza interna o assiale.
Per indagare i fattori da cui dipende la velocità di conduzione all’interno della fibra nervosa, supponiamo di generare
una corrente in un punto di questa fibra nervosa servendoci di un elettrodo stimolante. Ricordiamo inoltre che il
potenziale d’azione è esso stesso un generatore di corrente.
Due parametri importanti da considerare sono rappresentati
dalla costante di tempo e dalla costante di spazio, già definiti
in precedenza.
La velocità di propagazione dipende, tra le altre cose,
dall’intensità delle correnti elettrotoniche generate dal
potenziale d’azione. Tanto più le correnti sono intense, tanto
più sono in grado di viaggiare all’interno del neurone e,
d’altra parte, più la corrente è in grado di raggiungere punti
lontani, tanto maggiore sarà la velocità di propagazione della
stessa. Il fatto che correnti intense permettano anche alle
zone più lontane della membrana di generare un potenziale d’azione dipende fondamentalmente dalla costante di
spazio, indicata con la lettera λ. La costante di spazio è uguale alla radice quadrata del rapporto tra la resistenza di
membrana e la resistenza assiale e, in generale, più λ è grande, migliori saranno le proprietà elettriche del cavo
conduttore. Di conseguenza, quanto minore è la resistenza di membrana di un assone, tanto maggiore sarà la
dispersione di corrente mano a mano che ci allontaniamo dal punto in cui il potenziale è stato generato e, di
conseguenza, la corrente in questo caso verrà attenuata molto più rapidamente. D’altra parte, più la resistenza di
membrana presenta un valore elevato, maggiore sarà il tratto di membrana che la corrente riuscirà a depolarizzare,
portando così nuove zone al valore di soglia necessario alla generazione di un nuovo potenziale d’azione.
Anche la capacità di membrana gioca un ruolo importante nella determinazione della velocità di propagazione del
potenziale d’azione. Infatti, se la capacità è elevata, sarà necessario più tempo per accumulare, ai lati della membrana,
un numero di cariche sufficiente a indurre una variazione di potenziale idonea a raggiungere il valore soglia. Per questa
ragione, più è bassa la capacità, minore sarà il numero delle cariche che dovrà essere spostato e, quindi, più veloce ed
efficiente dal punto di vista energetico risulterà il processo
di conduzione.
Nelle fibre mieliniche, la velocità di conduzione è
inversamente proporzionale al prodotto tra la resistenza
interna e la capacità di membrana. Se la resistenza interna
è molto bassa infatti, la costante di tempo tenderà ad
aumentare e le correnti potranno fluire su distanze
maggiori all’interno dell’assone.
Se anche la capacità è bassa, le cariche che dovranno accumularsi sul condensatore in modo che venga raggiunto il
valore soglia saranno relativamente poche. In sintesi, più il prodotto tra ra e cm è basso, più la velocità di conduzione è
alta.
Il parametro più importante che influenza la velocità di conduzione è però il diametro della fibra. Gli assoni più grandi,
come le fibre mieliniche con un diametro di 20 μm conducono a 100-120
m/s, mentre le fibre con diametro inferiore a 1 μm conducono a 1 m/s.
La costante di spazio è legata al diametro dell’assone ed è importante per
determinare quanto lontano possa giungere il potenziale d’azione. Dal
momento che la costante di spazio è la radice quadrata del rapporto tra
resistenza di membrana e resistenza interna, vediamo come queste variano
all’aumentare del diametro, che consideriamo come 2r.
La resistenza di membrana specifica (Rm) dipende dall’area di membrana che prendiamo come misura unitaria, infatti,
la resistenza dipende dal numero di canali presenti in una determinata area di membrana. Se la densità dei canali è più
o meno costante, la resistenza specifica varia in base alla superficie presa in considerazione: più la superficie aumenta,
più la resistenza diminuisce. Visto che la resistenza di membrana è uguale al rapporto tra la resistenza di membrana
specifica e la circonferenza dell’assone, possiamo dedurre che la resistenza di membrana è inversamente proporzionale
al raggio.
La resistenza interna dipende invece dall’area di sezione dell’assone, poiché dipende
dal numero di cariche in grado di condurre il segnale elettrico all’interno dell’assone.
In particolare, la resistenza interna è uguale al rapporto tra resistenza interna
specifica e area di sezione dell’assone (πr2), possiamo quindi dedurre che la resistenza
interna è inversamente proporzionale al quadrato del raggio.
Raddoppiando il raggio di una fibra nervosa, la resistenza di membrana si ridurrà della
metà, mentre la resistenza interna si ridurrà di 4 volte. Questo influenza la costante
di spazio, che risulta così essere direttamente proporzionale alla radice quadrata del
raggio. Di conseguenza, a un aumento del raggio dell’assone corrisponde un aumento
nel valore della costante di spazio, che a sua volta si riflette sulla velocità di
conduzione dell’assone, che risulterà essere maggiore.
La capacità è direttamente proporzionale al raggio, poiché più la membrana è estesa,
maggiore è la capacità totale. All’aumentare del diametro della fibra, assisteremo quindi a un aumento della capacità,
che provoca una diminuzione nell’ abilità di conduzione poiché più la capacità è alta, maggiore è il numero di cariche
che dovrà essere spostato e meno rapido risulterà essere il processo di conduzione. Tuttavia, la capacità di membrana
è direttamente proporzionale al raggio, mentre la resistenza interna è inversamente proporzionale al quadrato del
raggio e di conseguenza, un aumento nel diametro dell’assone renderà questo rapporto favorevole in quanto il prodotto
tra ra e cm si riduce in valore e la velocità di conduzione, inversamente proporzionale a tale prodotto, aumenta di
conseguenza.

Oltre alle caratteristiche geometriche della fibra, ci sono altri parametri che influenzano la velocità di propagazione del
potenziale d’azione.
Il potenziale d’azione non è uno stimolo “a gradino”, come quelli sperimentati artificialmente, ha infatti forme diverse
da neurone a neurone. Diversi tessuti eccitabili hanno infatti potenziali diversi, con forme diverse, da cui dipende
l’intensità della corrente elettrotonica. In
particolare, la pendenza e l’ampiezza del
fronte di depolarizzazione determinano
l’intensità della corrente elettrotonica e di
conseguenza anche la velocità di propagazione
del potenziale d’azione. Se il fronte di
depolarizzazione è molto ampio e molto ripido
la corrente sarà particolarmente intensa e di
conseguenza si propagherà velocemente.
Questo fenomeno verrà approfondito quando
parleremo del cuore, organo in cui questi
aspetti sono molto rilevanti in quanto la forma
del potenziale d’azione varia molto nelle varie
aree del cuore e ciò si riflette sulla velocità di
conduzione del potenziale nel cuore, da cui
dipende la contrazione ordinata di atri e
ventricoli. Le caratteristiche del potenziale
d’azione determinano inoltre, in alcune zone
del cuore, la capacità di rallentare fortemente
la propagazione del potenziale. Possiamo già accennare che la velocità di conduzione può essere influenzata anche dal
SNA grazie a modifiche nella cinetica di apertura e chiusura dei canali voltaggio-dipendenti.
Ancora, la velocità è inversamente proporzionale al tempo di rigenerazione
effettivo (T), il quale dipende dalla temperatura, dalla densità dei canali, dalle
concentrazioni ioniche e dalla dinamica di apertura dei canali. In particolare, la
temperatura risulta essere influente soprattutto negli animali a sangue freddo,
mentre nell’uomo è meno rilevante, anche se incide parzialmente sulla velocità
di apertura e chiusura dei canali e quindi sulla forma del potenziale d’azione.

Il ruolo
della mielina
La mielina è in grado di aumentare la velocità di
trasmissione del potenziale d’azione di un assone
anche di decine o centinaia di volte rispetto a un
assone dello stesso diametro non mielinizzato. Nel
SNP la mielina viene prodotta dalle cellule di
Schwann, ciascuna delle quali avvolgerà una singola
fibra nervosa. Nel SNC la mielina viene prodotta
dagli oligodendrociti, in grado di avvolgere più
assoni grazie ai loro prolungamenti. Entrambi i tipi
cellulari avvolgono l’assone dalle 100 alle 150 volte
circa.
Dal punto di vista biofisico, la mielina determina
una cospicua variazione sia della resistenza di
membrana che della capacità di membrana.
La mielina è un isolante e aumenta quindi la
resistenza di membrana in quanto diminuisce la dispersione di corrente verso l’esterno.
Per quanto riguarda la capacità di membrana, è utile considerare ogni avvolgimento di mielina come un condensatore
posto in serie con i condensatori degli altri avvolgimenti. Dalla fisica noi sappiamo che l’inverso della capacità totale è
uguale alla somma dell’inverso delle capacità dei singoli condensatori. Di conseguenza, la capacità totale risulterà essere
diminuita.
Un assone mielinizzato presenta quindi una resistenza di membrana molto più elevata e una capacità di membrana
molto ridotta, fattori che determinano un aumento della velocità di conduzione della fibra.
Un assone di 20 μm di diametro mielinizzato conduce a circa 120 m/s, mentre un assone di uguale diametro ma non
mielinizzato condurrebbe a 4 m/s. Un assone con un diametro di 500 μm non mielinizzato riuscirebbe a raggiungere al
massimo la velocità di 20 m/s. La mielina risulta quindi rappresentare un enorme vantaggio ai fini dell’aumento di
velocità nella conduzione del potenziale d’azione.
Osservando il grafico, possiamo notare che, negli assoni mielinizzati, l’incremento di velocità all’aumentare delle
dimensioni dell’assone è pressoché lineare: per ogni aumento di 1 μm di diametro si ha un incremento di circa 6 m/s
nella velocità. Negli assoni non mielinizzati
invece, il rapporto non è lineare e il parametro
che conta di più è probabilmente la costante di
spazio, che varia con la radice quadrata del
raggio.
Le due curve si incrociano un un punto del grafico
che ha come ascissa 1 μm (di diametro). Al di
sotto di tale diametro infatti, la mielinizzazione
non da vantaggi, al contrario, un assone
amielinico di diametro inferiore a 1 μm risulta
essere dotato di velocità di conduzione maggiore
rispetto all’assone mielinico (questo discorso è
puramente teorico poiché non esistono assoni
mielinizzati di tale diametro). Nell’organismo
umano il passaggio da assone amielinico ad
assone mielinico avviene quando l’assone supera
il diametro di 1 μm.
NDS: il diametro comprende anche lo spessore
della mielina.

I nodi di Ranvier
La mielina si interrompe a distanza regolare, andando così a formare i nodi di Ranvier. Lungo un assone mielinizzato, i
canali voltaggio dipendenti del sodio sono concentrati proprio in corrispondenza dei nodi di Ranvier, mentre
nell’internodo risultano essere in numero esiguo.
Quando viene generato un potenziale d’azione dal cono di emergenza di un assone, a livello del primo nodo arriva una
forte corrente depolarizzante, che viene propagata lungo l’internodo con pochissima dispersione. La resistenza di
membrana lungo l’internodo è infatti molto elevata e di conseguenza anche la costante di spazio risulta essere molto
elevata. Inoltre, la capacità di membrana di un assone mielinizzato risulta essere molto piccola, quindi le correnti
capacitative che tendono a far attenuare il segnale lungo il percorso sono molto ridotte.
La corrente che viene generata nel primo nodo, particolarmente elevata grazie alla concentrazione dei canali voltaggio
dipendenti, viene propagata attraverso l’internodo e
raggiunge il nodo successivo senza attenuazioni
significative e sarà sempre sufficiente a determinare la
genesi di un nuovo potenziale d’azione nel nodo
successivo.
La conduzione del potenziale d’azione lungo un assone
mielinizzato è definita saltatoria in quanto le correnti
depolarizzanti fluiscono all’interno di un nodo di Ranvier
a quello successivo e questo è permesso dalla presenza
della mielina, che permette di ridurre la capacità
dell’assone e di aumentare la resistenza di membrana.
La velocità di propagazione nell’internodo è molto
elevata, tuttavia, in corrispondenza del nodo di Ranvier
assistiamo a un aumento nel valore della capacità di
membrana, mentre la resistenza si abbassa. A livello del
nodo si verifica quindi un lieve rallentamento (di circa 20
μs) della velocità del potenziale d’azione in quanto è
necessario più tempo perché queste correnti riescano a
depolarizzare la membrana. La conduzione saltatoria è
quindi caratterizzata da una rapida trasmissione del
potenziale d’azione internodale, mentre a livello dei
nodi, dove il potenziale viene rigenerato grazie alla
presenza dei canali voltaggio-dipendenti, subisce un
lieve rallentamento.
Struttura del nodo di Ranvier
Un nodo è costituito da una zona centrale, due zone paranodali
e dall’internodo. Utilizzando degli anticorpi fluorescenti, è
stato possibile identificare le diverse strutture.
Al centro del nodo distinguiamo un’area verde, in cui sono
concentrati i canali voltaggio-dipendenti del sodio, mentre
nella zona rossa è presente la proteina CASPR, una proteina di
adesione che determina la formazione di complessi di adesione
tra la cellula di Schwann e l’assone. Nella zona blu, localizzata
alle estremità dell’internodo, sono concentrati i canali
voltaggio-dipendenti del potassio.
La capacità di un assone di condurre un potenziale d’azione dipende fortemente da questa precisa organizzazione.
L’alterazione di tale struttura da parte di autoanticorpi determina una totale disorganizzazione dei canali voltaggio-
dipendenti, che diminuiscono di numero causando gravi disfunzioni nella conduzione del potenziale d’azione, che
potrebbe addirittura bloccarsi. Alcune malattie autoimmuni sono causate da alterazioni a livello di tali strutture e gli
assoni interessati non saranno più in grado di propagare il potenziale d’azione in modo adeguato.

Malattie autoimmuni
La mielina favorisce enormemente la propagazione delle correnti, ma non in modo tale da non rendere necessaria la
rigenerazione del potenziale d’azione a intervalli regolati. Le malattie demielinizzanti dipendono quindi dalla produzione
di autoanticorpi che aggrediscono le strutture considerate, soprattutto quelle che determinano l’adesione tra la mielina
e l’assone, quali la proteina CASPR. Supponiamo che la propagazione di un potenziale d’azione duri 1 ms e che questo
si propaghi con una velocità di 50 m/s. In 1 ms, a tale velocità, il potenziale andrà a coprire uno spazio di circa 5 cm,
depolarizzando anche fino a 20 nodi di Ranvier. La demielinizzazione altera tale meccanismo e non solo per il fatto che
provoca variazioni nella capacità e resistenza di membrana, ma anche perché determina una completa
disorganizzazione nella posizione dei canali del sodio lungo l’assone stesso. La sclerosi multipla, la SLA e le distrofie
congenite sono malattie causate da alterazioni nella mielinizzazione degli assoni.

I canali del potassio


Le correnti ripolarizzanti nascono nella zona juxtaparanodale, dove si registra un numero elevato di canali voltaggio-
dipendenti per il potassio. Questi canali sono molto importanti per impedire la riverberazione del segnale avanti e
indietro lungo l’assone. I canali del potassio ancorano infatti il potenziale d’azione a livello del nodo in quanto inducono
una minore eccitabilità nella zona di membrana da cui proviene il segnale.
L’elevata conduttanza al potassio aumenta in occasione della produzione del potenziale d’azione, ciò risulta in una
scarsa eccitabilità della membrana e impedisce al potenziale d’azione di propagarsi nella direzione da cui proviene
ovvero, riducono la probabilità che si verifichi la back propagation.
Esistono numerosissimi tipi di canali per il potassio. La struttura complessiva di questi canali è simile, ciò che varia sono
le subunità che compongono i canali, dalle quali dipendono le caratteristiche dei diversi canali. Alcuni canali sono
voltaggio-dipendenti, altri sono sempre aperti e permettono quindi un’elevata conduttanza di potassio a riposo. Alcuni
si chiudono e si aprono rapidamente, altri più lentamente, alcuni mostrano inattivazione, altri non la mostrano. Ancora,
alcuni possiedono un sito di legame per il calcio e si aprono solo quando legano questo ione. Questi ultimi sono
importanti per prolungare notevolmente l’iperpolarizzazione postuma poiché rimangono aperti per tutto il tempo in cui
legano il calcio. Alcuni neuroni, in presenza di un potenziale d’azione o sinaptico, aumentano la concentrazione di calcio
intracellulare e in questo modo permettono ai canali del potassio calcio-dipendenti di rimanere aperti più a lungo,
determinando un’iperpolarizzazione postuma accentuata e prolungata.
I canali al potassio presenti sulle membrane dei neuroni mielinizzati determinano in modo molto marcato le capacità di
sommazione temporale e spaziale degli input sinaptici del neurone. Una volta che il potenziale d’azione viene generato
a livello del cono d’emergenza, la propagazione avviene anche all’indietro, verso il soma e i dendriti. Questo fenomeno
cambia profondamente le capacità integrative del neurone, perché questo potenziale si propaga per un tratto della
membrana, determinandone la depolarizzazione e di conseguenza, questo tratto risponderà in modo diversificato ai
vari input sinaptici. I canali del potassio, riducendo o modulando la back propagation (talvolta tale fenomeno può essere
vantaggioso, talvolta deve invece essere annullato), influiscono quindi sulla plasticità delle sinapsi. Queste infatti non
sono fisse e immutabili, ma variano la loro efficacia di trasmissione in base alle esperienze pregresse e molti aspetti
dipendono proprio dall’interazione con gli input sinaptici che arrivano dalla periferia e dalla genesi di potenziali d’azione
da parte del segmento iniziale. Talvolta infatti, un neurone è in grado di lavorare solo se avviene un’interazione tra il
potenziale che arriva dalla periferia e quello di nuova generazione che parte dal cono di emergenza. Tutte queste
interazioni sono modulate nei vari neuroni dai canali voltaggio dipendenti e, in particolare, principalmente quelli del
potassio. In questo modo il neurone impara a rispondere in modo diverso agli stessi input sinaptici nel tempo. Molti
processi di plasticità sinaptica e di apprendimento sono determinati da queste interazioni, che risultano quindi essere
molto importanti.
Anche la presenza, in basso numero, di canali del sodio e del calcio a livello dei dendriti è importante, in quanto
permettono l’autorigenerazione di potenziali d’azione che si amplificano durante il percorso e che si propagano fino al
soma, ma che non verranno poi propagati a livello dell’assone grazie alla presenza dei canali del potassio, che ne
impediscono l’ulteriore propagazione. Da quanto noto fino ad oggi, infatti, non esistono neuroni in cui il potenziale
d’azione nasca a livello dendritico e si propaghi completamente lungo l’assone. Questo sottolinea ancora una volta la
complessità dei neuroni e dei loro metodi di propagazione del segnale.

Fibre dei nervi periferici


Nei nostri fasci nervosi sono contenute fibre di diametro molto
diverso. Queste sono indicate con nomi diversi a seconda della
classificazione presa in considerazione. In ambito motorio
vengono indicate come fibre dei gruppi 1, 2, 3 e 4, mentre in
fisiologia sensoriale abbiamo fibre Aα, Aβ, Aδ e C.
Le fibre di tipo C sono le più piccole, sono amieliniche e
conducono a bassa velocità, le fibre di tipo A sono mielinizzate e
dalle fibre Aδ alle fibre Aα il diametro aumenta e, di conseguenza,
aumenta anche la velocità di trasmissione.
Diversi gruppi di fibre trasportano sensibilità diverse:
informazioni riguardo al dolore e alla temperatura vengono
trasmesse dalle fibre di tipo C, dotate di una velocità di
conduzione pari a 0,5/1 m/s mentre la sensibilità propriocettiva
è trasportata dalle fibre Aα. La sensibilità tattile è invece a carico
del gruppo Aβ.

TRASMISSIONE SINAPTICA
Quando il potenziale d’azione ha percorso tutti l’assone, si imbatte nei
bottoni sinaptici, che permettono il passaggio del potenziale da una cellula
a un’altra. I meccanismi sinaptici utilizzati dal nostro sistema nervoso sono
due: le sinapsi elettriche e le sinapsi chimiche.
Le sinapsi chimiche, più comuni e più complesse, garantiscono la
trasmissione del segnale grazie al rilascio di un neurotrasmettitore nello
spazio sinaptico, in quanto i neuroni non sono fisicamente in contatto. Il
neurotrasmettitore diffonde passivamente dalla membrana presinaptica
a quella postsinaptica, dove incontra un recettore che lo riconosce in
modo specifico e che attiva una risposta postsinaptica, che può essere
rappresentata dall’attivazione di conduttanze ioniche, ma anche da altri
meccanismi. La quantità di neurotrasmettitore rilasciata dipende dal
numero di potenziali d’azione che invadono il bottone e la trasmissione
avviene in pochi μs.
Le sinapsi elettriche sono meno duttili e meno modificabili e si avvalgono
di connessioni a bassa resistenza elettrica tra le membrane di due cellule.
La corrente elettrotonica generata da un potenziale d’azione è quindi in
grado di passare direttamente alla cellula postsinaptica, la cui membrana
è in questo caso molto ravvicinata a quella della cellula presinaptica.

SINAPSI ELETTRICHE
Le sinapsi elettriche sono permesse dalle giunzioni comunicanti poste tra le cellule interessate. Le giunzioni comunicanti
sono costituite dai connessoni, composti a loro volta da 6 connessine. I connessoni formano quindi degli emicanali, che,
giustapposti con quelli della cellula adiacente, danno origine a dei pori che mettono in comunicazione le due cellule. I
pori che vengono a formarsi sono piuttosto grandi e di conseguenza sono poco selettivi, infatti, tutti gli ioni possono
passare attraverso questi canali. I connessoni, rispetto alle sinapsi chimiche, presentano il vantaggio di garantire una
trasmissione molto veloce, con un ritardo sinaptico praticamente nullo. Le sinapsi chimiche inducono invece un ritardo
di 1-2 ms nella trasmissione.
Le sinapsi elettriche sono inoltre bidirezionali: la corrente
può trasferirsi dalla cellula 1 alla cellula 2 o viceversa,
tuttavia, esistono delle sinapsi definite sinapsi rettificanti
che preferiscono trasmettere in una direzione piuttosto
che nell’altra.
I potenziali che vengono trasferiti possono essere sia
eccitatori che inibitori.
Esistono più di 20 connessine con proprietà diverse e
alcuni connessoni non sono realmente bidirezionali,
infatti, certi conducono più facilmente le correnti in una
direzione piuttosto che in quella opposta. Giunzioni
comunicanti di questo tipo sono quindi dette giunzioni
rettificanti.
In alcuni sistemi i connessoni non sono sempre aperti, ma
possono aprirsi o chiudersi grazie a movimenti di
rotazione intorno all’asse longitudinale in funzione del pH
o della concentrazione di ATP.
I connessoni sono presenti sia nel SNC che nel SNP, ma
sono presenti anche nella muscolatura liscia e in quella
cardiaca.
Nella muscolatura liscia, un potenziale d’azione che viene generato in una fibra si propaga in modo rapido e stereotipato
grazie a queste giunzioni elettriche. Durante la peristalsi, o a livello dei vasi, i fasci di fibre si contraggono all’unisono
dando luogo a una contrazione coordinata dell’anello di fibre muscolari.
Nel miocardio la situazione è ancora più complessa in quanto i miociti formano un sincizio e le connessioni tra le varie
cellule non possono essere definite come sinapsi, tuttavia, sono comunque giunzioni a bassa resistenza elettrica che
permettono la propagazione di un potenziale d’azione. Queste giunzioni comunicanti si aprono e si chiudono in funzione
del pH o dell’ATP, quindi, in un cuore ischemico, in cui il pH e l’ATP diminuiscono, si avrà una minore capacità di
conduzione del potenziale d’azione.
Anche nel SNC molti neuroni sono
interconnessi da giunzioni comunicanti, il cui
effetto principale è quello di fare in modo
che un gruppo di neuroni tenda a unire la
propria eccitabilità elettrica in modo
coordinato con un altro gruppo. In questo
modo, due gruppi di neuroni lavorano in
modo coordinato. Questo fenomeno è alla
base di molti meccanismi oscillatori che
avvengono all’interno del SNC. A livello
talamico ad esempio, le oscillazioni sono
determinate da oscillazioni nell’eccitabilità di
neuroni talamici che cambiano l’eccitabilità
delle cellule corticali. Nel cervelletto invece,
le fibre rampicanti scaricano all’unisono
grazie alla presenza di queste giunzioni
elettriche tra i diversi neuroni.
Alcune sinapsi, come quelle rettificanti, sono
sensibili al voltaggio e in questo modo
permettono la conduzione del segnale in una
sola direzione.

Potrebbero piacerti anche