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Indice
Introduzione
1. EEG ed Onde Cerebrali
1.1 Onde Delta, Theta, Alpha e Beta
1.2 Onde Gamma, Lambda ed Epsilon
1.3 A cosa servono le onde cerebrali ?
1.4 Ritmi Binaurali
2. Biofeedback e Neurofeedback
3. Interfaccia Mente-Computer BCI
Bibliografia
Introduzione
Il ritmo di base è il ritmo alpha ("ritmo di Berger"), distinto in alpha lento (8-9 Hz), alpha
intermedio (9-11,5 Hz) ed alpha rapido (11,5-13 Hz), ed ha un'ampiezza media di 40-50 microvolt.
Viene registrato ad occhi chiusi in un soggetto sveglio, soprattutto tra gli elettrodi occipitali e quelli
parietali, rispetto ai centrali e temporali posteriori (EEG sincronizzato). Se si invita il soggetto ad
aprire gli occhi, l'attività alpha scompare ed è sostituita da un'attività di basso voltaggio (inferiore o
uguale a 30 microvolt) più rapida di tipo beta (desincronizzazione).
Al fine di valutare questa differenza di potenziale, le onde generate vengono valutate per la loro
differenza in ampiezza o tensione (ed espresse in microvolt) ed in frequenza (Hz).
Le onde alpha (8-13 Hz) sono caratteristiche in condizioni di veglia e di riposo mentale, ma non nel
sonno, dove sono assenti (fatta eccezione per lo stadio R.E.M.). Quando un soggetto è sottoposto ad
un'attività cerebrale maggiore, si registra la presenza del ritmo beta.
Il ritmo beta è distinto in beta lento (13,5-18 Hz) e beta rapido (18,5-30 Hz), e presenta un voltaggio
di circa 10-15 microvolt. Le onde beta sono dominanti in un soggetto ad occhi aperti, ma anche in
stati di allerta e nel sonno R.E.M.
Il ritmo theta è dominante nel neonato e può rappresentare tensioni emotive, e si distingue in theta
lento (4-6 Hz) e theta rapido (6-7,5 Hz), ed ha un voltaggio medio di 100 microvolt.
Infine, le onde delta presentano una frequenza inferiore a 4 Hz e un voltaggio medio di circa 150
microvolt.
Queste non sono presenti in condizioni fisiologiche nello stato di veglia nell'età adulta, sebbene
siano predominanti nell'infanzia e inoltre compaiano nell'anestesia generale ed in alcune malattie
cerebrali. Le onde delta sono caratteristiche del sonno non R.E.M. (sonno ad onde lente). Nei
diversi stadi di sonno sono presenti principalmente onde theta e onde delta (caratteristiche del sonno
ad onde lente), a cui si aggiungono squarci di attività alpha e, raramente, di attività beta.
1.2 Onde Gamma, Lambda ed Epsilon
Le onde cerebrali gamma risuonano a circa quaranta hertz (40 Hz). Le onde gamma sono
quelle “più nuove” solo perché è difficile trovare la strumentazione che le misuri accuratamente. Si
pensa alla frequenza più elevata delle onde cerebrali beta e gamma come della “frequenza di
armonizzazione”. Le osservazioni di qualunque oggetto, come dimensione, colore, trama, funzione,
ecc., sono conservate, percepite ed elaborate da diverse parti del cervello. Le onde cerebrali gamma
sarebbero associate con la funzione del cervello che crea una sintesi olografica [5] dei dati raccolti in
varie aree del cervello, affinché si fondano insieme in una prospettiva più elevata. Questa idea, nota
come Concezione Olografica del cervello fu proposta dal fisico David Bohm e dallo psicologo Karl
Pribram nella Teoria Olonomica del Cervello, secondo la quale il cervello opera in modo simile ad
un ologramma, in conformità ai principi della matematica quantica e alle caratteristiche dei modelli
delle onde d'interferenza. Bohm suggerì che queste onde potessero comporre forme come
ologrammi, basando questa idea sull'applicazione dell'Analisi di Fourier per decomporre le onde in
singoli seni. Bohm con Pribram elaborarono quindi un teoria basata su una descrizione in termini
matematici dei processi e delle interazioni neuronali capaci di leggere le informazioni che si
presenterebbero quindi sotto forma di onde, per poi convertirle in schemi di interferenza e
trasformarle in immagini tridimensionali [...] noi non vedremmo gli oggetti “per come sono” (in
accordo con quanto messo in luce dalla teoria della relatività generale), ma solamente la loro
informazione quantistica.
È da notare che queste ultime affermazioni sono ipotesi di carattere teorico le cui basi
risiedono nell'interpretazione degli studi più recenti riguardo il funzionamento del cervello secondo
cui “Le onde cerebrali sarebbero un raro esempio di effetto quantistico che si manifesta alle scale
dei fenomeni ordinari invece che a livello sub-atomico. Esse costituirebbero il residuo
macroscopico di una funzione d'onda, ovvero una autentica macro-funzione d'onda”. Le deboli
onde cerebrali, di natura elettromagnetica, in realtà sembrerebbero un aspetto superficiale di un
qualcosa di molto più profondo che avviene a livello quantistico.
Numerosi studi sono stati fatti, vale la pena citare l'impegno profuso a riguardo dal centro di
ricerca anomalie ingegneristiche di Princeton (PEAR – Princeton Engineering Anomalies
Research[12]) che ha condotto un esperimento di 12 anni su un centinaio di individui dimostrando
correlazioni statistiche – anche non-locali – tra le intenzioni umane o di gruppi dinamici ed il
comportamento di dispositivi a livello quantistico[13][14][15].
1.3 A cosa servono le onde cerebrali?
Nel paragrafo precedente, abbiamo visto che ognuna delle quattro onde base dell'EEG è
collegata ad un differente stato di consapevolezza. Ognuna delle quattro onde è adatta a qualcosa di
differente. In ogni caso, possiamo avere dei problemi se non riusciamo a sintonizzarci sulla
frequenza adatta ad un particolare compito. Per esempio, se non riusciamo a sintonizzarci sulle theta
e sulle delta, avremo tra le altre cose, problemi di insonnia. D'altro canto, coloro che riescono a
passare da uno stato all'altro, si confrontano con ogni situazione in maniera più producente.
Un'utile metafora[16] mette a confronto le quattro onde cerebrali di base (delta, theta, alpha, beta) con
le quattro marce di una macchina. La delta (la più lenta) e la prima marcia, theta la seconda, alpha la
terza e beta la quarta. Nessuna marcia è ideale per ogni situazione e nessuna è adatta per tutte le
sfide della vita. É problematico se una di queste marce si rompe o se ci dimentichiamo di usarla. Per
esempio se partiamo in prima e scaliamo direttamente in quarta (saltando seconda e terza), faremo
ben pochi chilometri al litro e riceveremo di sicuro un alto conto per le riparazioni. Lo stesso vale
per il cervello. Purtroppo molte persone spesso dimenticano di usare le marce intermedie e le
conseguenze di questo stile di guida sono bassa produttività e costose fatture mediche.
Com'è possibile che questo accada? Il modo in cui questo avviene nella vita di ogni giorno
può essere illustrato in questo esempio. Le persone spesso si svegliano improvvisamente dal sonno
profondo (delta) con una sveglia. In seguito si sentono immediatamente stressate e ansiose (beta)
per riuscire ad essere puntuali. Dopo alcune ore di sonno insufficienti, buttano giù del caffè per
indurre se stessi in uno stato vigile (beta), così facendo la caffeina sopprime le theta e le alpha,
promuovendo le beta. Tutto il giorno lavorano sotto stress, pressione e scadenze (beta, beta e ancora
beta), fino a sera, in cui ricadono esausti nel sonno profondo (delta), dopo aver speso troppo poco
tempo a rilassarsi o farsi un sonnellino (che avrebbe fornito un po di alpha e theta). Ecco perché
molte persone finiscono per spostare sistematicamente ed improvvisamente il loro “punto di lavoro”
dallo stato delta a beta, e di nuovo a delta.
La produzione di onde alpha è un'innata capacità del nostro cervello, ma una conseguenza
dello stress del moderno stile di vita è l'aver dimenticato come produrre stati theta e alpha. Perciò
cadiamo facilmente vittime di ansia e disordini da stress. In più, l'ansia e lo stress riducono in
maniera misurabile la forza del nostro sistema immunitario. Le persone che hanno una produzione
maggiore di onde alpha sono meno ansiose [17], di conseguenza soffrono di minor ansia e hanno
sistemi immunitari più resistenti.
La creatività[18] è un'altra attività per cui le alpha sono utili. Gli scienziati hanno mostrato che
le persone molto creative hanno ritmi alpha ben distinti da quelle normali o non-creative. Per avere
un'ispirazione creativa, il nostro cervello deve essere in grado di generare una forte esplosione di
attività alpha (alpha burst) soprattutto nella parte sinistra del cervello. Le persone creative possono
generare questi alpha burst e farlo quando sono a confronto con problemi da risolvere. Le persone
normali che non sono in grado di produrre questa intensa attività, non riescono a trovare soluzioni o
idee creative. Ogni volta che avete un ispirazione o un intuito, sapete di aver appena prodotto più
onde alpha del normale. Risutati in tal senso sono stati ottenuti nello studio di studenti del
conservatorio[18][21] inducendo uno stato ipnagogico attraverso una tecnica di Biofeedback, ottenendo
nel gruppo sottoposto ad addestramento alpha notevoli incrementi delle performance.
Se uno stimolo esterno viene applicato al cervello, diventa possibile trascinare la frequenza
di lavoro da uno stato ad un altro. Per esempio, se una persona si trova nello stato beta (alerta) ed
uno stimolo di 10Hz viene applicato al suo cervello per un po di tempo, la frequenza di lavoro
tenderà a muoversi verso lo stimolo applicato. L'effetto sarà di rilassamento. Questo fenomeno
viene chiamato frequency following response (FFR). Quando lo stato mentale si trova in prossimità
dello stimolo applicato, il trascinamento funziona in maniera più efficiente. Perciò, quando viene
eseguito uno spostamento da una frequenza ad un'altra, quella iniziale dovrebbe sempre essere
vicina allo stato attuale del cervello. Questa tecnica è stata utilizzata anche dalla NASA con
la ThoughtTechnology Ltd[20]. L'enorme lavoro svolto dagli
astronauti alle prese con lavori di precisione nello spazio, a volte
anche per più di una decina di ore di fila ha favorito lo sviluppo di
sistemi che supportassero gli astronauti nel mantenere la calma e la
concentrazione, nonché diminuire lo stress tramite l'induzione di
onde alpha. Il modo più semplice per applicare uno stimolo al
cervello è attraverso le orecchie. Altri sensi possono essere
ugualmente adoperati, quelli visivi sono usati spesso per rafforzare
quelli uditivi. In ogni caso, gli esseri umani non possono percepire
suoni abbastanza bassi da essere utili per la stimolazione cerebrale,
perciò tecniche speciali devono essere impiegate, come quella dei
Ritmi Binaurali. Se all'orecchio sinistro viene applicato un tono
costante di 400 Hz e a quello destro uno di 410Hz, questi due
toni si combinano nel cervello. La differenza, 10 Hz, viene percepita dal cervello e costituisce uno
stimolo molto valido per la sincronizzazione cerebrale. Questa frequenza di 10 Hz si forma
interamente nel cervello. Quando si usano delle cuffie stereofoniche, il canale sinistro ed il destro
restano separati fino all'interno del nostro cervello. Questa differenza di frequenza, quando indotta
in questa maniera, viene chiamata Ritmo Binaurale. Diversamente da altre modalità di indurre
variazioni negli stati mentali, quali la musica, la narcosintesi e la meditazione, i ritmi binaurali
operano a partire da una premessa leggermente diversa. È stato sostenuto[21] da Atwater nel 1997 e
dal Leeds nel 2001, attraverso il mappaggio dei dati grezzi EEG delle onde del cervello umano in
risposta a specifici schemi sonori, che i ritmi binaurali sono in grado di incidere su specifici schemi
di onde cerebrali.
2. Biofeedback e Neurofeedback
Il neurofeedback o EEG biofeedback è uno strumento per mezzo del quale un individuo
impara a modificare l’ampiezza, la frequenza e la coerenza degli aspetti elettrofisiologici del
proprio cervello. Attraverso il neurofeedback, che permette la visualizzazione in tempo reale, sul
monitor di un computer, della propria attività elettroencefalografica, il cervello è educato a produrre
onde cerebrali in specifiche ampiezze e in specifiche posizioni: fornendo al cervello un feedback
immediato riguardo al proprio funzionamento, egli diventa capace di rieducare se stesso, fino a
raggiungere il pattern di attività desiderato. Lo scopo del training di neurofeedback è quello di
insegnare all’individuo come sentire specifici stati di attivazione corticale e in che modo
raggiungere tali stati volontariamente: in seguito al training di neurofeedback, infatti, l’individuo
diventa consapevole dei differenti stati EEG e diviene capace di produrli quando richiesto. Molti
studi e ricerche[22] sul neurofeedback hanno attestato la sua efficacia nel trattamento di numerose
condizioni cliniche. Tradizionalmente l’intervento psichiatrico sulle malattie mentali ha tentato di
ottenere i cambiamenti chimici che avvengono in queste sinapsi, agendo su di esse tramite i farmaci
psicotropi, aumentandone o riducendone la produzione chimica. Ma, al giorno d’oggi, molti di
questi farmaci sono sovraprescritti e non ben monitorati; inoltre questi prodotti chimici non sono
sempre prevedibili nei loro effetti e spesso sono accompagnati da seri effetti collaterali e da
dipendenze.
Il neurofeedback si caratterizza per essere una valida alternativa all’intervento farmacologico,
poiché esso è in grado di modificare le connessioni tra le cellule cerebrali, senza però un intervento
di tipo biochimico.
Applicazioni Terapeutiche del Neurofeedback[23]. Le applicazioni terapeutiche elencate
qui sotto sono raggruppate in accordo con i livelli attualmente disponibili di ricerca e/o dati clinici.
La presenza di alcune applicazioni terapeutiche nel terzo gruppo possono essere inoltre basate sul
bisogno di professionisti di essere informati riguardo i potenziali effetti collaterali.
Le seguenti sindromi hanno mostrato l'evidenza degli effetti per l'uso del Neurofeedback:
Dipendenza Difficoltà di Apprendimento
Ansietà Disordine da Stress Post-Traumatico
ADHD/ADD Rilassamento
Depressione Disturbo del Sonno
Le seguenti sindromi hanno rapporti clinici degli effetti per l'uso del Neurofeedback:
Attachment Disorder Disturbi del Comportamento Alimentare
Disfunzione Autoimmune Disordine Ossessivo-Compulsivo
Sindrome da Affaticamento Cronico Sindrome di Tourette's
Dolore Cronico Lesioni Traumatiche del Cervello
Disordine da Personalità Borderline Disturbo Dissociativo di Identità
Declino Cognitivo negli Anziani Morbo di Parkinson
• Aspetti delle onde cerebrali legati al Movimento possono essere facilmente identificati
ed osservati dall'EEG, e perciò classificati
• Processi analitici del ragionamento sono ancora quasi impossibili da classificare dato
che le emozioni non possono essere predette attraverso l'EEG applicata allo scalpo
• Influenza della topologia della rete neurale artificiale (ANN): un maggior numero di
neuroni o layers migliorano la classificazione a spese però della memoria e della potenza
di calcolo
Le BCI attuali usano l'EEG registrato sullo scalpo per controllare il movimento di un
cursore, selezionare lettere o icone, o manovrare neuroprotesi. Di fondamentale importanza in un
sistema BCI è l’utilizzo del feedback, sia esso usato per permettere al soggetto di imparare a
modulare il proprio EEG (endogeno) o semplicemente per somministrare al soggetto gli stimoli e
registrarne le reazioni (esogeno). Viene da sé come questa tipologia di feedback impegni il canale
visivo del soggetto impedendogli o comunque rendendone difficile il suo utilizzo per altri scopi. Le
esperienze internazionali di ricerca hanno evidenziato come le applicazioni dei BCI non siano più
limitate all’interazione dei soggetti con il monitor di un computer, bensì si cerca di usare tali sistemi
per aumentare il grado di indipendenza di soggetti affetti da gravi problemi motori, ad esempio per
il controllo ambientale. Da qui la necessità di implementare un feedback aptico [28] che lasci libero il
canale visivo del soggetto. L’idea di utilizzare un feedback aptico viene concepita all’interno del
progetto europeo MAIA [29](nato nel 1994 come tesi di Laurea al Politecnico di Milano da un’idea
del Prof. Marco Somalvico, ordinario di intelligenza artificiale e robotica ), che si pone come scopo
lo sviluppo di protesi non invasive per quei soggetti che hanno perso in parte o del tutto le capacità
motorie, nella fattispecie l’obiettivo è lo sviluppo di un sistema di guida di una sedia a rotelle basato
sui segnali provenienti dal BCI, che lascerebbe così libero il soggetto di concentrare la vista sul
percorso da seguire senza essere distratto dal feedback BCI. Applicazioni nel campo della domotica
sono in fase di studio[30].
L'elemento centrale in ogni BCI è un algoritmo di traduzione che converte input
elettrofisiologici provenienti dall'utente, in output che controllino dispositivi esterni. Le operazioni
BCI dipendono dall'effettiva interazione tra controller adattativi: l'utente, che codifica i suoi
comandi in input elettrofisiologici passati alla BCI, ed un computer che riconosce i comandi
contenuti negli input e li esprime azionando un dispositivo.
3. Classificazione: una volta pulito, il segnale deve essere processato e classificato per
riconoscere il tipo di particolare attività mentale in corso nel soggetto. Durante
l'immaginazione motoria, a causa di un decremento nella sincronizzazione delle
popolazioni neurali sottostanti, si presenta una diminuzione di potenza del ritmo
cerebrale μ nelle zone controlaterali (lati opposti) del cervello. La diminuzione di
potenza di questo ritmo presente nella stessa banda delle onda alpha, ma prodotto
durante il movimento, porta ad un fenomeno di più forte intensità nelle zone
ispilaterali (stesso lato). Partendo da questa osservazione, si sviluppano regole di
classificazione di questo tipo: in primis si ottiene l'equivalente a due dipoli (two-
equivalent-dipole) con il più alto rapporto segnale-rumore (come mostrato
nell'immagine precedente). Se entrambi i dipoli sono posizionati sullo stesso
emisfero (situazione vera nella maggior parte dei casi), si può concludere che l'idea
del movimento sia corrispondente a quel lato. Se invece i dipoli non appaiono sullo
stesso emisfero, è necessario discriminare da che parte provenga l'attività elettrica e
rifarsi al modello a singolo dipolo. Questo metodo ha prodotto una percentuale pari a
l'80% di classificazione di immagini motorie con un massimo raggiunto da quattro
soggetti umani dell' 84,44% senza necessità di addestramento alcuno.
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