ISTOLOGIA
E ANATOMIA MICROSCOPICA
TESTO ATLANTE
BARBARA YOUNG
BSc Med Sci Hons (St. Andrews) , PhD (Cambridge), MB BChir (Cambridge), MRCP(UK), FRCPA
Senior Staff Specialist in Anatomica! Pathology, Royal North Shore Hospital, Sydney, Australia and
Clinica! Senior Lecturer in Pathology, University of Sydney.
JOHN W. HEATH
BSc Hons(Melbourne), PhD (Melbourne)
Associate Professor in Anatomy, The University of Newcastle, New South Wales, Australia
CON IL CONTRIBUTO DI
ALAN STEVENS
MBBS, FRCPath
JAMES S. LOWE
BMedSci, BMBS, DM, FRCPath
DISEGNI DI
PHILIP J. DEAKIN
BSc Hons (Sheffield). MB ChB (Sheffield)
OTTAVIO CREMONA
Università degli Studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro", Novara
A C HUOCHIU
~
cem!
LIVINGSTONE
CHURCHILL LIVINGSTON
An imprint of Harcourt Publishers Limited
The righi of Barbara Young and John Heath to be identified as authors of this work
has been asserted by them in accordance with the Copyright, Designs and Patents Aci . 1988.
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dell'editore, una successiva edizione, le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche.
Ristampa
4 3 2005
La morfologia tradizionale, nel senso di pura descrizione oggi una qualunque ri vista scientifica leader in campo bio-
di cellule, tessuti e organi, è stata sconvolta dall 'enorme medico per constatare quale e q uanto importante sia il
sv iluppo della bi ologia molecolare e della genetica. Lo nuovo contributo dell a morfologia allo studio de lla biolo-
studente di medicina oggi deve guardare alla struttura cel- g ia di cellule e tessuti; non era sicuramente co sì appena
lulare in fun zione dell 'espressione dei geni che la control- quindici anni fa! li morfol ogo parteci pa ora direttamente al
lano e quindi considerare le su-tmure più complesse s ulla progresso della biologia con un suo contributo ori ginale
base del nuovo concetto cli cellula. Questo libro di alla pari di altri , che prima guardavano al microscopio
Istologia e Anatomia microscopica, del quale abbiamo cu- come a uno strumento obsoleto.
rato l'edi zione italiana, si adatta molto bene al mondo Questo libro serve moltissimo ad aiutare lo studente a
della morfologia che cambi a e questa s ua rispondenza ai comprendere quanto s ia fondamentale studiare insieme
nuovi criteri è testimo niata dalla diffus ione mondiale e dal forma e funzione e non fa che rinforzare il detto di un
suo successo, soprattutto nelle scuole di medic in a dcl grande morfologo italiano di un secolo fa, Angelo Ruffini ,
mondo anglosassone. Anche nelle scuole di medi cina ita- che per primo affermò come lafonna sia l' immagine pla-
liane, i cors i integrati dei primi due anni devo no rispon- stica del.la funzione.
dere alle esigenze di un mondo scientifico che cambia. La
morfologia, fino a p oco tempo fa decadente ancella di Ottavio Cremona
discipline più dinamiche, s i trova in una fase di rapido svi- Pier Carlo Marchisio
luppo e di grande rivalutazione scientifica. Basta sfo gliare Dicembre 2000
Nello scrivere la quarta edizione di questo libro, abbiamo non abbiamo sentito alcun bisogno di sostituirle. Sono
mantenuto il formato generale e l'approccio delle prece- state pure introdotte nuove fotografie di microscopia elet-
denti edizioni, che sono state enormemente popolari sia tra tronica, alcune per migl iore la qual ità delle esistenti. Gli
g li studenti che tra i docenti di isto logia. Lo scopo di que- schemi illustrativi sono stati estesamente agg iornati e con-
sta nuova edizione è di mantenere agg iornato il materiale e vertiti in immagini a colori per migliorarne la comprensi-
di rendere la trattazione il pi ù possibile rilevante per i bilità. N uovi schemi sono stati aggi un ti per meglio
moderni cors i di istologia. Le conoscenze scientifiche e spiegare e ri assumere il testo. specialmente nell 'area della
mediche sono in continuo progresso ed espansione, e in biologia cellulare. Un 'altra caratteristica d i questa edi-
pa11icolare da quando è uscita la terza edizione, sono stati zione è l'aggiunta di una "Introduzione alla microscopia"
fatti enormi passi avanti nei campi della biologia cellulare all' inizio dcl primo capitolo che speriamo aiuli g li studenti
e molecolare. Queste nuove conoscenze "funzionali" sono a m eglio interpretare le immagini di questo libro. Sono
state incorporate nei vari capitoli. Abbiamo mantenuto state introdotte anche alcune nuove tabelle per evidenziare
l'organizzazione della materia suddivisa in tre sezioni: la differenze strutturali e fun zionali in struttme peraltro
Ce llula, l Tessuti di Base e I Sistemi d ' Organo, perché simili. li prin10 capito lo è stato interamente riorganizzato
pensiamo che questo forni sca la g iusta propedeuti cità della per meglio amalgamare fotografi e di microscopia ottica ed
materia. li nuovo formato A4 delle pag ine è stato scelto elettronica che dimostrano i vari compone nti della cellula.
per aumentare le dimensioni delle illustrazioni e dei carat- Ancora una volta, abbiamo privilegiato la comp rens ibilità
teri di stampa; ciò aiuterà sic uramente a rendere il libro pii:1 del testo. Tutto il testo è stato rivisto e sono stati eliminali
fru ibile. A questo aumento delle d imensioni del libro non dettag li a nostro avviso superflui che ne appcnsantivano la
coITisponde tuttavia un aumento del testo scritto. lettura . Nei moderni corsi di Medicina, il tempo dedicato
L'u scita dal team degli autori di George Burkitt è stata allo studio dell ' istologia e dell'anatomia microscopica è
indubbiamente una grave perdita. La sua capacità di scri- stato molto ridotto e perciò abbiamo cercato di includere
vere e di cogliere tutti i dettagl i nell a produzione di un tutte le informazioni che riteniamo necessarie ad uno stu-
libro ci è molto mancata. dente impegnato in questo corso di stud i. I vari capitoli
In questa edi zione abbiamo aggiunto molte nuove foto- possono anche essere letti separatamente senza eccessiva
grafie a colori per espandere e migli orare la qualità delle difficoltà, permettendo qu indi la comprensione a quegli
illustrazioni. L'enfasi rimane sui tessuti umani; sono stati studenti che vogliono approfondire o rinfrescare specifi -
usati campioni di tessuti an imal i solo quando non era che nozioni.
disponibi le un adeguato campione umano. Tutte le nuove Ci aug uriamo che questa nuova edizione possa diven-
fotografie al microscopio ottico sono da campi oni umani . tare un uti le ri sorsa e una piacevole lettura .
Molte delle superbe illustrazioni delle prime due edizioni
sono state tuttavia m antenute. Queste fotografie erano Sydney, Austrnlia B. Young
state fatte d a Paul Weather e sono di una tale qualità che 2000 J. W. Heath
Prefazione alla prima edizione inglese
L·istologia ha annoiato genera7ion i di studenti. C iè> è quasi il ntlionalc del loro uso è stato spiegato in loco anziché in
s icuramente dovuto al fa tto che è stata considerata il sem- un éapitolo appos ito.
plice studio della stru tt ura separato da ogni cons iderazione Il contenuto e la g rafica del libro sono stati scelti al linc
funzionale: la stru tt ura e la fu nzione sono. però. intima- di forn ire contemporaneamente un libro d i testo e una
mente correlate. Lo scopo di questo libro. perciò. è quello guida per il lavoro di laboratorio. Dove è stato possibile,
di presentare l'i stologia in rclaLionc ai princ ipi della fis io- ogni singolo argomento è stato svolto in una serie di illu-
logia, de lla biochi mica e dell a biologia molecolare. strazioni, corredate da spiegazione; ogni uniti1 tende a
Nei limiti impost i dallo scopo del libro. noi abbiamo essere relativamente autonoma. am:he se è i n ~erita in un
tentato di r iprodurre l"ambiente dello ~tudio dell 'istologia, contesto più generale. Come introdu7 ione sono state usate
basando la d iscussione dell' istologia su appropriate foto- brevi seLioni prive d i ill ustraLion i. al fine di sottolineare i
grafie e schemi. Di conseguenza. sono state usate fotogra- principi genera li e d i esami nare l'argomento nell 'ambito
fie a colori poiché riproducono le immagini real mente di un problema più ampio.
osservabili al microscopio ott ico e permettono di osservare In linea generale si è fatto uso d i tessuti umani, ma
d iffe renti tecniche di colora7.ione. ciascuna delle quali quando non erano disponibili campioni di tessuti cli ques1a
serve per mettere meglio in evidenza determ inate caratteri- specie si è ricorsi aU'uso di tessuti di primati. Poiché lo
~ tiche struttural i dcl tessuto. Inoltre, sono state introdotte scopo di questo libro è la comprensione dei pri111.:ipi piutto-
alcune tec niche poco com un i come quelle imm unoistochi- sto che de i eiettagl i, alcuni tessuti non sono stat i esaminati
miche, quando queste sono vantaggiose per illustrare un deli beratamente: tra essi, ad esempio, le le di verse parti ciel
aspetto particolare. sistema nervoso centrale e l'apparato audio-vestibolare.
Poiché la microscopia e lettronica è una tecnica relati - Questo libro dovrebbe essere sufficiente per fornire una
vamente nuova, è diffusa tra g li ~tudc nti l'idea che la preparazione adeguata a livello uni versi tario per le facolt~1
m icroscopia ott ica e la microscopia elettronica rappresen- di medici na. odontoiatria. veterinaria. farmacia. biologia e
tino due poli separati. Noi abbiamo provato a dimostrare scienze naturali. Inoltre, esso rappresenta un testo cui ci si
che la microscopia elettronica è sempl icemente un'este n- può riferire nei laborato ri cli istologia e d i istopatologia.
sione della microscop ia ottica. Per dimostrare questa con- Inoltre. noi iitcniamo che il libro potrà essere utilizzato
tinuità abbiamo inser ito ne l testo seLioni sott il i incluse in anche come manuale di insegnamento in scuole e colleges.
resina, fotografate al li mite d i risoluzione del m icroscopio
ottico: questa tecnica viene usata con frequenza sempre Nottingham, Paul R. Wheatcr
maggiore nella comune prat ica istologica e istopatologica. 1979 H. George Burkitt
Dove ta li tecniche meno convenziona li sono state adottate. Victor G. Daniels
Ringraziamenti
Il nostro grazie va a tutti co loro che hanno fornit o mate- fornire tessuti di primati che abbiamo usato quando com-
riale per le prime due edi zioni . In partico lare. ringraziamo parabil i tessuti umani non erano disponibili. Bill
Paul Beck del Di parli mento di Morfologia Umana per aver Brackenbury de l Dipart imento di Patol og ia dcll 'U nivcrsitì1
prodouo un gran numero di ottimi campioni . Molte delle cli Nouingham ha fallo g ran parte delle macrofotografie
fotografi e di microscopi a elettronica sono state p reparate presenti e Leonard Beard ciel Dipartimento d i Iconografia
dai suoi colleghi John Kug ler e Annette Tomlin so n, ai Medica dell'Ospedale Hinchingbrookc. lluntingdon
quali siamo molto riconoscenti. Dal Dipartimento di hanno fotografato le due sezio ni semi-fini in bianco e nero.
Bi ologi a dell 'Uni versità di York, Pctcr C rosby ci ha for- Le rimanenti fot ografie delle prime due edizioni sono il
nito gran parte dei campioni di microscopia elettronica a lavoro di Paul Wcathcr. Uno speciale grazie va anche al
scansione, Brian Norman parecchie immagini di micro- Dr. Grahame Kidd che ha fotografato c inque de lle nuove
scopia ottica e il Dr. Robert Lang il preparalo per congela- fotografie al microscopio elettronico nella terza edi.i:ione.
mento-frattura mostrato in figura I .5(b). Il campione di Per quanto riguarda questa nuova edi zione, un grazie
oioliti usato nella figura 2 1.27 (c) ci è stato imprestato d a profondo va ad Alan Stevens e James Lowe che ci hanno
Rogcr G ray. FRCS. Ospedale di Addenbrookes, aiutato per la revisione cli parecchi capitoli e ci hanno for-
Cambridge e dal Prof. N. Dilly dell"ospedale St. Georgc. nito superbe fotografie . Il loro ai uto è stato essenziale per
Tooting. Donald Canwell del Laboratori o di 1-'isiolog ia terminare questo libro in tempo utile e da esso di pende
dell' Università di Cambridge. ci ha fornito di verse sezioni molta de lla qualità di q uesta nuova edi zione.
dalla s ua collezione pe rsonale, mo lte delle quali migliora- Ring raziamo sentitamente per l'aiuto lo staff mcdico-
rono la seconda ed izione. Il Dr. Graham Robinson e Sian scientifi co ciel Dipartimento di Anatomia Pato logica, del
Terras de l Dipartmcnto di Patol og ia dell(Uni versità di Ospedale Royal North Shorc di Sydney. Australia per il
Nollingham ci hanno forn ito parecchie fotografie al micro- loro lavoro instancabile nell'allesti re i campioni istologici
scopi o elettronico a trasmi ssione. e il loro collega. Linda fotografati in quest' ultima edizione. Un grazie va anche ai
Burns, ci ha forni to le sezioni semi -fini in resina usate per pato logi e tiroc inanti di questo o spedale che ci hanno for-
la microscopia 011ica. Il Dr. Terry Bennct dcl Dipartimento ni to il materia le bioptico necessario. Abbiamo usato un
d i Fis iologia dell'Università di Notting ham ci ha d ato la microscopio elettroni co a trasmi ssione Jeol l200EX per
fotografia 7 .1 1. Il Dr. Pat Cooke del Dipartimento di Ge- fotografare tutti i campioni ultrastrutturali di questa nuova
netica. del l'Ospedale Cittadino di Nottingham ci ha impre- ed izione ; siamo molto grati a Gary Weber per il s uo meti-
stato la preparazione di cromosomi usati per la figura 2.2. co loso lavoro di manutenzione di questo strumento. li Dr.
I patolog i Dr. David Ansell. dell ' Ospedale Cittadino di Gerald Lillle ci ha fornito generosamente la fotografi a
Nottingham . il Dr Hugh Ricc e il Dr. Peter Jarncs 12.7 di mi croscopi a e lettronica a scansione.
dell' Ospedale Generale di Notti ngham e il Dr. Pauline Infine, ringraziamo le nostre famigli e e amic i pe r il loro
Coopcr dell ' Ospedale di Addenbrookc, Cambridge. han no supporto e incoraggiamento in questo difficile progetto
reso disponibili vari campioni di tessuti e diapositi ve. che ci ha portato via molto dc l tempo che potevamo spe n-
Peter Squi res e Hugh Puls ford ciel Centro Ricerche dere assieme.
Huntingdon di Cambridgcshirc furono di g rande aiuto nel
Sommario
PARTE PRIMA
LE CELLULE
1. Struttura e funzione cellulare 2
2. Ciclo cellulare e replicazione 33
PARTE SECONDA
TESSUTI PRINCIPALI
3. Il sangue 46
4. Il tessuto connettivo 65
5. Il tessuto epiteliale 80
6. Il tessuto muscolare 97
7. 11 tessuto nervoso 116
PARTE TERZA
ORGANI E SISTEMI
8. Il sistema circolatorio 144
9. La pelle 157
1 O. I tessuti scheletrici 172
11. Il sistema immunitario 193
12. Il sistema respiratorio 222
13. La cavità orale 237
14. L'apparato gastrointestinale 249
15. Il fegato e pancreas 274
16. Il sistema urinario 286
17. Le ghiandole endocrine 310
18. L'apparato genitale maschile 328
19. L'apparato genitale femminile 341
20. Il sistema nervoso centrale 372
21. Gli organi di senso 380
Lo studio dell'istologia, il soggetto di questo testo e atlante. si effettua essenzialmente attraverso l'uso di stru-
menti capaci di ingrandire oggeui vic ini; questi strumenti sono chiamali microscopi. La stru tlura è così stret-
tamente correlala alla funzione che si può desumere mollo s ulla funzione di cellule e tessuti dalla semplice
osservaL.ione dei loro component i. Insie me alle informazioni fornite dalla biochimica. dalla fisiologia e da
alt re scienze di base, questo studio fornisce un potente mezzo per comprendere il normale funzionamento ciel
nostro corpo. Inoltre esso fornisce le conoscenze di base necessarie per la comprensione dci processi patolo-
gici. li sapere istologico è essenzialmente un sapere morfologi co e in questa parte introduttiva verranno forn ite
alcune linee guida per aiutare il principiante nell 'esame e nc lrinterprc tazione del le immagini di questo libro.
In questo libro sono presenti sia immag ini prese al microscopio ottico (MO; per lo più immagini a colori )
che elettronico (ME; immagini in bianco e nero). Semplificando al massimo, il microscopio ottico cd elettro-
nico d ifferisco no nella risoluzione ottica e qui nd i anche nel potere di ingrandimento. La ri soluzione di un
siste ma ottico è la distanza minima a c ui due punti vengono visti come separati e quindi, in termin i pratici. è la
capacità di rivelare i detlagli. La risoluz ione massima del microscopio ottico è 0.2 µm. Così oggeui posti a
distanza inferiore a 0 .2 µm appariranno fusi assieme. invece, la risoluzione del mi croscopio elettroni co per
ca mpioni biologici arriva fino a 1O nrn così che il suo potere ri solut ivo è 200 volte superiore a quello dcl
microscopio ottico. In aggiunta. il massimo ingrandimento utile del microscopio ouico è IOOO volte, mentre
per il mic roscopio elellronico può su perare le 100000 volte. Le immagini al microscopio e lettronico mostrano
quindi l'ultrastruttura di cellule e tessuti .
che al passaggio degli e lettroni (ne lla microscopi a e lettronica a trasmissione ). I campioni, dopo il taglio, sono
praticamente trasparenti , se non vengono contrastati con particolari sali pesanti (acetato di uranile e citrato di
piombo, principalmente) c he si legano con differente affinità alle varie su·utture cellulari. Più una struttura
viene impregnata da questi sali pesanti meno trasmetterà g li elettroni ; tale struttura apparirà quindi grigia o
nera a seconda della quantità di metallo assorbita.
La prima tappa per comprendere un· immagine al microscopio elettronico è selezionare una serie di strut-
ture comuni che si possono facilmente e sicurame nte identificare e quindi memori zzarne le dimensioni. Queste
strutture possono poi essere usate come righe lli interni per stimare le dimensioni di molte altre st rutture de l
campo. Per esempio. la membrana plasmatica e quella degli organell i sono visibili a medio ingrandimento
come linee elettrondense fini che misurano circa IO nm di spessore. Allo stesso modo si possono identificare i
filame nti intermedi (I Onm; filame nti solidi), i mi crotubu li (25 nrn; fil amenti cavi). i ribosomi e le particelle di
g licogeno (20-30 nm ). È importa nte osservare che le dimensioni di alcuni organell i faci lmente individuabili
sono molto più grandi di altri. Per esempi o il nucleo (5- 1O µm) è circa LO volte più grande dci lisosomi e dei
mitocondri (0.2- 1µm ) e J00 volte più grande delle vesc icole di trasporto dal Golgi (50-100 nm). La tappa suc-
cessiva è quella di cercare le caratteri stiche che di stinguono ogni orga neUo e inclusione. Ad esempio solo i
mitocondri e il nucleo possiedono una doppia membrana di rivestimento e la membrana mitocondriale interna
è sollevata in numerose pieghe.
Le fotografie ad alto ingrandimento al microscopio elettronico sono spesso usate per dimostrare strutture
pa1ticolari , me ntre solo una piccola parte del la cellula è visibile. Quindi non bisogna sorprendersi se mancano,
nel campo inquadrato, molti orga ne lli indispensabili alla cellula. Un sicuro indicatore de ll' elevato ingrandi-
me nto è quando si può apprezzare la trilaminarità delle me mbrane cellulari. A basso ingrandimen to, è diffici le
invece talvolta vedere chi arame nte la membrana plas matica e quindi i confini cellulari . Orientatevi dapprima
cercando grosse strutture, come i nuclei e i contini cellulari e passando poi a cercare le strutture di medie
dimensioni come i mitocondri. Le regioni di interfaccia tra le cellule e tra queste e la matrice possono aiutare
a stimare l'eterogeneità de l tessuto.
La cellula è l'unità fun zionale di tutti gli organismi viventi. I pii:1semplici organ ismi , come i balleri e i fu nghi.
sono costituiti da una singola cellula. Gli organismi più complessi sono invece formati da più cell ule che sono
tenute assieme da connessioni reciproche e dalla matrice extracellulare (ad esempio la matrice ossea). Le cel-
lule deg li organismi multicellulari, come l' uomo, mostrano una grande varie tà d i specializzazioni morfologi-
che e fun zionali che si sono sviluppate durante il processo dell 'evoluzione per amplificazione di una o più
fun zioni comuni a tutte le cellule. Nonostante l'estrema varietà ili forma, tutte le cell ule eucariote si confor-
mano a un medesimo modello strutturale che verrà esaminato nei dettagli in questo capitolo. Pe r cellule euca-
riote si intendono cellule in c ui il DNA cromosomale è contenuto all'i nterno di uno spazio del imitato da
membrane chiamato nucleo. Questo gru ppo include molti degli organismi viventi esclusi praticamente solo i
batteri . Questi ultimi fa nno parte dcl gruppo dei procarioti che hanno, a parte la mancanza del nucleo, anche
altre differenze strutturali con le cellule eucariote; queste caratte ristiche esulano però da questa trattazione e
non venanno a nalizzate. Il processo attraverso cui le cellule eucariote assumono funzioni e forme specializ-
zate viene chi amato differenziazione cellulare. Fin dagli albori della scienza istologica, si notò che le cellule
erano formate da almeno due componenti: il nucleo e il citoplasma. Con l'affinarsi delle tecniche di indag ine
microscopica diventò pe rò evidente c he sia il nucleo che il ci toplasma contenevano altri elementi subcellulari ,
i cosiddetti organelli, speciali zzati in precise funzio ne.
Le caratteristiche strutturali fondamenta li , comuni a tutte plasma si trovano numerosi organelli relativamente larghi
le cellule, sono illustrate in questa fotografia al microsco- e allungati definiti 111itoco11dri M che presentano una
pio elettronico di una cellula endocrina della ghiandola membrana esterna liscia e un sistema convoluto di mem-
pituitaria. Tutte le cellule sono circondate da una mem- brane interne. O ltre a questi organelli la cellula contiene
brana esterna limitante, definita membrana plasmatica o numerose altre strutture circondate da membrana tra cu i,
plasmalemma MP, che assolve alla funzione di interfacie ad esempio, i numerosi vacuoli elcttrondensi, vacuoli
dinamica tra l'ambiente interno della cellula e i diversi secretori V, osservabili nella figura (in questo caso speci-
ambienti esterni . In questo caso particolare la cellula inte- fi co contenenti ormoni).
ragisce con due divers i ambienti esterni: le cellule adia- La cell ula resta così suddivisa in numerosi comparti-
centi C e g li spazi intercell ulari SI. Ta li interazioni menti circondati da membrana, ciascu no dei quali man-
dipendono dalla specializzazione funziona le della cellula e tiene un proprio ambiente biochimico. Le membrane
includono l'assunlione di nutrienti e metaboliti, l'adesione servono, pertanto, a isolare processi biochimici incompati-
cellul a-cellula e cellula-matrice e le comuni cazioni inter- bili. In aggiu nta tali membrane incorporano sistemi enzi-
cellulari. matici e sono perciò esse stesse la sede di molte reazion i
Il nucleo N è l'organello cellulare più grande e il suo biochim iche specifiche.
interno, spesso defi nito 1111cleoplas111a. è circondato da un Gli organelli citoplasmatici sono sospesi in un meuo
sistema di membrane che costitui scono il cosiddetto invo- fluido chiamato citosol, nel quale ha luogo la maggior
lucro nucleare IN. U ci toplasma contiene diversi orga- parte de l metabolismo intermed io della cel lula. Nel citosol
nelli, la maggior parte dci quali è circondata da una si trova una rete di tubuli e fila menti, g lobalmente definiti
membrana. Un este~o sistema di tubuli. vescicole e con il termine di citoscheletro, che forn isce un supporto
cisterne delimitati da membrane, globalmente defin ito strunurale alla cellula e ai suoi organelli ed è fo ndamentale
reticolo e11doplasmatico RE, riempie il citoplas ma. Un per i movimenti ce llulari e intracellulari; g li elementi del
sistema di sacculi più di latati. l'apparato di Golgi G, si ciioschelctro sono visibili solo con ingrandimenti molto
trova di solito in prossimità del nucleo. Di spersi nel cito- forti.
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Istologia
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POLARE
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azotato
- - - Ponte fosfato
- - Glicerolo
NON POLARE
(a) (b)
Superficie esterna
Proteina
estrinseca
Proteina
intrinseca
Superficie Proteina
interna transmembrana
con poro
(e)
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Struttura della membrana
Le conoscenze attuali sulla struttura de lle me mbrane cellulari derivano da mo lt i anni d i srudio. Alla fine de l
secolo scorso era stato osservato che i lipidi entrano facilme nte dentro le cell ule ed era stato perciò ipotizzato
che !"involucro cellulare fosse di natura lipidica. Negli anni Venti, misurando !"area mi nima occupata da un
monoslrato lipidico estratto da un numero noto di globuli rossi, si scoprì che la quantità d i lipidi contenuti era
tale da ricoprire ogni cellula due volte. Da c iò si concluse che la cellula è circondata da un doppio strato lipidico.
Successivame nte fu form ulata l'ipotesi che le membrane cellulari fossero strutture si mmetriche, formate da un
doppio strato di fosfolipidi inseriti tra due strati di proteine. Questo modello, però, non e ra in grado di spiegare la
permeabilità selettiva de lla maggior parte delle membrane ne i confronti di molecole che sono insolubili nei lipidi ,
tra cui il glucosio e gli ioni sodio e potassio. Queste difficoltà teoriche furono superate postulando l'esistenza di
"pori" formati da proteine attraverso i quali molecole idrotìliche potevano essere trasportate con meccanismo
attivo o passivo. Verso la fine degl i anni Cinqua nta, studi di microscopia elettronica hanno 1ivelato che tutte le
membrane hanno una struttura tri lam inare e c iò ha portato al concetto di unità di membrana secondo il quale tulle
le me mbrane della cellula presentano una medesima stmttura. Le attual i nozioni relative alla struttura de lla me m-
brana derivano dal modello a mosaico fluido proposto da Singer e Nicholson all'inizio degli a nni Settanta che è
stato ormai confe rmato da molti esperimenti.
Secondo il modello a mosaico fluido. le membrane cellulari filiche possono essere trasportate in modo attivo o passivo
sono composte principalmente da un doppio strato di fosfo- attraverso la membrana. Molte protei ne non sono fissa te
lipidi. I fosfo lipidi sono molecole m~fipatiche , cioè com- ma pi uttosto fluttuan o all' interno dell a membrana, in
prendono una testa polare, idrofi/ica (amante l'acqua) e una modo da potersi muovere liberamente nell 'ambito dello
coda apolare idrofobica (che avversa l'acqua). Le teste strato fosfo lipidico. Da qui l' uso dcl term ine "modello a
polari sono per lo più formate da glicerolo legato a c;omposti mosaico fl uido" della struttura della membrana. Mentre la
azotati quali la col ina, l'etanolamina o la serina. med iante com ponente lipidica è la principale responsabile delle pro-
un ponte fosfato, come mostra la fi gura (b). Il gruppo prietà meccaniche della me mbrana, le protei ne svolgono
fosfato è carico negativamente mentre il gruppo aminico è un ruo lo fondamentale per la funLi<rnc d inamica della
carico positivamente. La coda apolare della molecola dei membrana. come interfacie tra compartimenti biologici
fosfolipidi consiste di due acidi grassi a catena lunga, cia- divers i. Altre proteine integral i possono essere fissa te
scuno dei quali è legato covalentemente al g licerolo , che fa mediante legame a proteine de l citoscheletro.
pane della testa polare. Nella maggior pane delle me mbrane Sulla superficie esterna della membrana p lasmatica delle
cellulari dei mammiferi, uno degli acidi grassi è saturo, a cellule animali , molte protei ne di membrana e alcuni lipidi
catena rettilinea. mentre l'altro è insaturo ed è ripiegato in sono coniugati a brevi catene poli saccaridiche: queste gli-
corrispondenLa del legame insaturo. A causa della loro coproteine e g licolipidi, rispettivamente. sporgono dalla
natura antipatica. i fosfoHpidi in soluzione acquosa formano superficie dcl doppio strato costi tuendo un rivestimento
spontaneamente un doppio strato, con le teste idrofiliche esterno che può essere paragonato alla membrana cellulare
(polari) d irette all'esterno e le code idrofobiche dirette esterna delle piante. dci batteri e dei fu nghi. Questo strato
all' interno. Le deboli forze intermolecolari che tengono polisaccaridic;o è stato chiamato glicocalice e ha un diverso
insieme il doppio strato permettono alle si ngole molecole spessore in differenti tipi cell ulari; un simile rivestimento è
fosfo lipidiche di muovers i in modo relativamente libero inollre spesso presente su lle superficie delle membrane
all ' interno di og ni stra10 e, talora, di fluttuare tra i due strati. intraccllulaii che no n sono in contatto con il citosol (ad
La fluidit à e la fl essibilità della membrana è aumentala esempio il versante luminale degli organell i membranosi).
dalla prescnrn di acidi grassi insaturi che prevengono l'ec- ' 11 g licocalice sembra essere coinvolto in fenome ni di rico-
cessivo impacchettamento delle code idrofobiche. noscimento cellulare. nella formazione di adesioni intercel-
Molecole di colesterolo sono inoltre presenti nel doppio lulari e nell 'assorbimento di molecole alla superficie
strato in un rappono d i circa I /I rispetto ai fosfolipidi. cellulare: in alcune situazioni il g licocal icc svolge anche
Anche le molecole di colesterolo sono antipatiche e hanno una fun zione di protezio ne meccanica e chimica per la
una conformazione "accartocciata" tale da impedire l'ecces- membrana plasmatica.
sivo impacchettamento delle code fosfolipidiche e da riem- La fotografi a al microscopio elett ronico in (a) ri trae ad
pire i vuoti lasciati dal ripiegamento delle code degli acidi alto ingrandimento la membrana plasmatica MP: questo
grassi insaturi dci fo sfo lipidi . Il colesterolo riduce così la esempio illustra le molteplici estro fl ess ioni (microvilli )
flu id ità e stabilizza il doppio strato lipidico. MV della superficie libera di una cell ula di rivestimento
Varie molecole proteiche, che rappresentano almeno la
metà della massa totale della membrana, sono associate al
doppio strato lipidico. Molte protei ne sono incorporate
dell'intestino tenue. Il caratteristico aspetto trilaminare
comprende due strati elettrondensi separati da uno strato
trasparente agli eletu·oni. Si pensa che g li strati e~terni
,..
ali" interno della membrana (proteine i11tri11seche o i11te- opachi corrispondano alle teste polari idrofi le de i fosfo li-
m
grali), mentre altre sono trattenute sulla s uperficie interna pidi e che lo strato intermedio elettrontrasparente sia costi- (')
,..,..
o esterna mediante legami elettrostatici debo li (proteine tuito dall a c;omponente idrofobica, per lo p iù ac id i grassi e m
estrinseche o periferiche). Alcune proteine intrinseche colesterolo. Alla superficie esterna della membrana. lo
attraversano I' i ntcro spessore della membrana (protei11e s trato fibrillare rappresenta il g licocalice G. 11 suo notevole
trammembra11a ) in modo da essere esposte su ciascuna
superficie: alcune proteine rransmembrana possono rive-
s pessore è caratteristico delle cellule di rivestimento dcl-
i ' intestino tenue, in cui il glicocal ice incorpora una varietà
,..
e:
stire la funzione di ·'pori" anraverso i quali molecole id ro- di e nzi mi digestivi. m
15IOIOgla
8
Per ottenere questo preparato al microscopio elettronico è attive nel trasporto di ioni attraverso la membrana apicale
stata usata una particolare tecnica istochimica enzimatica. (lumina le) nel citoplasma e da q ui negli spazi basolaterali;
Il tessuto qui mostrato è l'epitelio del tubulo convoluto del ciò è indubbiamente facili tato dall'enorme estensione del-
rene (vedi cap. 16). Le cellule di questo tessuto hanno, sia la superfic ie di scambio basolaterale. All ' interno dell a
alla superficie basale che laterale, profonde invagi nazioni membrana plasmati ca basolaterale vi è una Na• /K +ATPasi
della membrana plasmatica che si interdigitano fra di loro, che scambia attivamente questi ioni. In questa fotografia il
a formare un complesso labirinto; la superficie di scambio tessuto è stato trattato in maniera da prodUJre un prodotto
è q uindi enormemente aumentata. Lo spazio fra le varie di reazione elettrondenso PE là dove sono presenti le
invaginazioni della membrana plasmatica viene chiamato Na•/K• ATPasi, proprio sfruttando proprio l'attività di que-
spazio basale S. In questa fotografia sono visibili le in- sto enzima. Si noti la disposizione non contin ua ma
terdigitazioni basali di due cellule, delimitate dalle rispet- discreta dell 'enzima; è utile notare che per visualizza-
tive membrane plasmatiche MP; nel c itoplasma sono re chiaramente i precipitati opachi della reazione cito-
visibil i mitocondri M e ribosomi R. Una piccola porzione chimica. è stato necessario contrastare debolmente il resto
della membrana basale MB è visibile in basso a destra. de l campione per cui i dettagli citoplasmatici sono poco
Le cellu le del tubulo contorto prossimale sono molto visibili.
r-
m
n
m
r-
r-
e
r-
m
Istologia
10
(a)
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(e)
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11
(d)
ljtflJJ Involucro nucleare (a) ME x 59 000 (b) Preparato con la tecnica del congelamento-frattura x 34 000
La membrana nucleare (MN) è formata da due strati di mern- derivata dall' idrolisi dcli ' ATP. Il poro nucleare serve anche
brana (ognuno dei quali con la tipica struttura dcl doppio a mantenere assieme le due membrane che compongono
foglietto fosfolipidico) che rappresentano una specializza- l'involucro nucleare. Notare i mitocondri M in alto a destra.
ziune del reticolo endoplasmatico. La fotografia (b) mosLra un esempio di una tecnica chia-
Lo ~pazio illterme111bra11oso (periuucleare) è in conti- mata co11gelame11to-fratt11ra (freeze-etching). Questo me-
nuità con quello del reticolo endoplasmatico REr e. come todo comporta il rapido raffreddamenLo delle cellule a
questo, ha la supcrtìcie esterna coperta da ribosomi R. Nella temperature molto inferiori allo zero e la successiva fra l-
parte interna delJa membrana nucleare c'è uno strato elet- tura. Ciò pennette d i esporre le s uperfici interne della ccl-
trondenso, la lamina 1111cleare, che è fom1ata da polipeptidi, lula in modo casuale, anche se le linee d i frattura tendono
chiamate lamine, legati alle proteine della membrana c alla a seguire i piani di minore resistenza. I dettagli della super-
cromatina sortostanLe. ficie si ouengono facendo sublimare (etching) a bassa tem-
La membrana nucleare contiene numerosi pori nucleari peratura una piccola porzione di acqua dal campione. La
(PN) ai margini dci quali la membrana interna e quella superficie viene quindi rivestita di un sottile strato di car-
estem a sono in continuità. Ogni poro contiene una struttura bone e metalli pesanti e questa immagine specu lare viene
elettrondensa, il complesso del poro, un 'elaborata struttura osservata con il microscopio e lettronico a trasmiss ione.
proteica cilindrica che fonna un anello con un canale ccn- Questa tecnica è di grande valore per lo studio delJe super-
tralc; l"intero complesso è stabilizzato dalla lamina fici interne d ella cellula e pennette un'alta risoluzione. In
nucleare. I pori nucleari permettono e regolano lo scambio questo preparato, il piano di clivaggio comprende pa11e
di metaboliti, macromolecole e subunità ribosomiche u·a il della membrana nucleare; i pori nucleari PN , in essa con-
nucleo e il citoplasma. Il meccani smo di trasporto attra- tenuti, sono chiaramente visibili. Notare anche il profilo
verso il poro nucleare è sconosciuto ma richiede energia de lla membrana plasmatica MP e dei mitocondri M .
Sintesi proteica
Le proteine non sono solo il più importante componente strutturale della cell ula ma, sotto forma di enzimi,
proteine di trasporto e proteine regolatrici agiscono come mediatori di ogni processo metabolico all' interno
della cellula. La natura e la quantità delle proteine presenti in ogni singola cellula determina pe rtanto la fun-
zione della cellula stessa. Tutte le proteine sono soggette a un continuo ricambio. Molte cellule sintetizzano
anche proteine che devono essere secrete; tali proteine includono i secreti delle ghiandole e i componenti della
.......:::»
sosta nza extracellulare dei tessuti . La sintesi proteica è, pe rciò, un 'attività essenziale e continua di tutte le cel-
lule e, per alcune di esse, una delle più importanti fun zioni.
Le principali strutture coinvolte nella sintesi proteica sono il nucleo e i ribosomi. li nucleo di ogni cellula
...... contiene nel suo corredo di DNA uno "stampo" per ogni proteina che può essere sintetizzata da un individuo .
La maggior parte delle cellule, però, può sintetizzare solo un certo numero di proteine che sono propri e di quel
.... particolare tipo cellulare; solo una paite del DNA viene, pertanto, utilizzato. La produzione o espressione di
(.) una patte selezionata di proteine è una caratteristica propria delle cellule differenziate. La presenza di partico-
....... lari proteine ali' interno della cellula può essere utili zzata per d iscriminare cellule d ifferenti, ad esempio le cel-
lule muscolari hann o isoforme specifiche di actina e miosina.
1.)
Nucleo Citoplasma
DNA
p
p
CPN p
mRNA PR
R
R R
mRNA
r p
R
REr
REr
N REr
\Nu
(e)
IDQ Reticolo endoplasmatico rugoso (a) ME x 23 000 (b) ME x 50 000 (e) Cresyl violetto x 800
Queste fotografie al microscopio elettronico illustrano il La fotografia (b) mostra una parte del reticolo endopla-
reticolo endoplasmatico rugoso in una cellula che è specia- smatico rugoso ad alto ingrandimento. Numerosi ribosomi
lizzata per la sintesi e la secrezione delle proteine. In tali sono adesi alla superficie del suo sistema di membrane e
cellule, il reticolo endoplasmatico rugoso tende a essere numerosi altri ribosomi si trovano libe1i nel citoplasma.
...
lii
abbondante e a formare pile di cisterne appiattite e stretta-
mente stipate.
La fotografia (c) mostra una singola cell ula nervosa ad
alto ingrandimento colorata con un altro colorante basofilo,
......
::::::.
Nella fotografi a (a) le dimensioni del REr possono il cresil violetto. Gli addensamenti basofili nel citoplasma
essere comparate con quelle dei mitocond!i M e del ·nucleo rappresentano aree in cui il reticolo endoplasmatico rugoso
lii N. Il nucleo contiene un grosso nucleolo Nu . È da notare la REr è particolarmente abbondante. In questa cellula la cro-
(,) stretta associazione dell' REr con la membrana nucleare matina dispersa e l'evidente nucleolo sono particolarmente
MN con la quale esso è in continuità. La cromatina nel ben visibili ed è possibile distinguere anche l' involucro
...
lii nucleo N è dispersa (eucromatina), come nella gran parte
delle cellule in fase di attiva sintesi proteica.
nucleare, la cui basofilia è detemunata dalla presenza di
numerosi ribosomi che ricoprono la sua superficie esterna.
IMl :I Reticolo endoplasmatico liscio EM x 40 000
Il reticolo e11doplasmatico liscio REI è fomrnto da una rete La maggior parte delle cellule non ha un reticolo endo-
irregolare dj membrane organizzate a formare tubuli e vesc.:i- plasmatico liscio mollo sviluppato, ma piuttosto e lementi
c.:ole prive di ribosomi, in contrasto con le cisterne appiattite sparsi che possono essere osservati tra gli altri organelli.
ric.:operte di ribosomi che caralle1izzano il reticolo endopla- Eccezioni di rilievo sono rappresentate dalle cellule specia-
smatico rugoso. Esso forma pane del sistema intrncellulare lizzate ne lla biosintesi di lipidi quali le c.:ellule della ghian-
di membrane ed è in c.:ontinuità c.:on il retic.:olo endoplasma- dola surrenale e delle gonadi, che secernono ormoni
tico granulare e con l'apparato di Golgi. Le principali fun - steroidei, e le cellule epatiche. In questa fotografia di una
zioni del retic.:olo endoplasmatico Liscio sono la biosintesi cellula epatica la maggior p<u1e degli clementi membranosi
dei lipiru e la ri parazione delle membrane. Gli acidi grassi e fanno parte del reticolo endoplasmatico liscio REI: per
i triglicerid i sono simetizzati prevalentemente nel citopla- comparazione si osservi un frammento del reticolo endopla-
sma, mentre il colesterolo e i fosfolipidi sono sintetiaati dal smatico rugoso REr incluso in basso a destra nella fotogra-
REI. Nelle cellule epatic.:he, il reticolo endoplasmatic.:o lisc.:io fia. È da notare la cominuità tra le due forme di RE. In
è ricco di citocromo P450 e svolge un ruolo importante nella questo campo fotografico sono anche inclusi parecchi mito-
detossiticazione di prodoui nocivi del metabolismo. farmaci condri M, un perossisoma P , ribosomi liberi e poliribosomi
e etanolo. Nelle cellu le contrattili (muscolo), il REI è impli- R e un corpo residuo CR costituito da residui di membrana
cato nel deposito e nel rilascio di ioni calc.:io responsabili avvolti a spirale.
dell 'attiva1.ione della c.:ontrazione (vedi cap. 6).
Come è già stato osservato, le cellule eucariote sono strutture compai1imentalizzate che permettono di mante-
nere attività mutualmente incompatibili in mi croambienti isolati. Per esempio la s intesi di proteine e la loro
secrezione che avviene nel REr e nell 'apparato di Golgi deve essere tenuta separata dai processi degradativi,
che avvengono nei lisosomi. Parimen ti, microrganismi fagocitati devono essere uccisi senza danno per le nor-
mali strutture della cellula. Per rendere possibili questi processi ci deve essere un preciso macchinario per il
trasporto da un compai1imento all ' altro.
Negli ultimi anni, la 1icerca ha fatto enormi progressi nella comprensione dei meccanismi di trasporto di orga-
nelli e molecole all ' interno della cellula. Due processi sono stati particolarmente studiati: l'esocitosi e l'endoci-
tosi. Nel primo processo, vescicole del imi tale da membrana trasportano le proteine sintetizzate dal REr
all' apparato dcl Golgi e da qui alla membrana plasmatica per la secrezione o per l'incorporazione nella me mbrana
stessa. Il trasporto inverso, dalla membrana plasmatica all'interno della cellula, prende il nome di endocitosi. 11
materiale c he deve essere trasportato con questo meccanismo viene dapprima concenu·ato in particolati invagina-
zioni della membrana plasmatica, rivestite da proteine. Queste invaginazioni si staccano quindi dalla membrana
r-
m
dando vita a vescicole ammantate, che poi perdono il loro rivestimento. Le vescicole libere si fondono quindi con
altri compartimenti di membrana tra cui gli endosomi, in modo che i loro componenti siano degradati o riciclati . (')
Affi nché questi processi di traffico di membrana possano avvenire, si è sviluppato un meccai1ismo di riconosci- m
mento fra le vescicole e i vari compartimenti di membrana accettori che permette la veltorialità di questi processi.
r-
r-
È importante osservare che molte molecole sono trasportate all'interno della cellula con meccanismi che e
non fanno uso di vescicole, come, ad esempio, le proteine intracellulari che sono sintetizzate dai ribosomi r-
liberi nel citoplasma. m
1s101og1a
16
Facc ia di formazione
Reticolo endoplasmatico rugoso Vescicola di del Golgi Granulo di secrezione
--===-l~""'?""'F.~;;;::;""""~-==~---==:.....- transizione
.
..
Nucleo
Faccia di maturazione del Golgi
(a)
Lo schema (a) mostra le principali caratteristiche struttu- maggiori dimensioni , alcune deUe quali sembrano gem-
rali dell 'apparato di Golgi e riassume i probabili meccani- mare dalle cisterne del Golgi C ; tali vescicole possono
smi mediante i quali i prodotti di secrezione sono inglobati essere sia futuri granuli secretori che lisosomi. Si noti la
in vescicole circondate da membrana. L'apparato di Golgi vicinanza dell' apparato del Golgi al nucleo N; la membrana
è formato da un sistema di cisterne piatte, impilate, con la nucleare MN è part icolarmente b.e n visibile in fotografia.
superfi cie concava rivolta verso il nucleo. Le cisterne più La fotografia (e) illustra una plasmacellula in uno stri-
esterne hanno la forma di un reticolo di tubi. Le proteine, scio di midollo osseo; queste cellule sono responsabili
che devono essere secrete o che sono incorporate nella della produzione di anticorpi. Il citoplasma è ripieno di
membrana, vengono sintetizzate dai ribosomi del reticolo reticolo endoplasmatico granulare responsabile della si n-
endoplasmatico granulare; da qui sono trasportate tramite tesi di proteine (anticorpi in particolar modo) ed è perciò
vescicole all' apparato di Golgi. Queste vescicole, chia- fortemente basofilo. C'è un apparato di Golgi G ben svi-
mate vescicole di transizione, si uniscono con la superficie luppato, costituito da numerose membrane impilate che
convessa dell 'apparato di Golgi, un 'area dell ' apparato "impacchetta" g li anticorpi prima della secrezione. Il
nota come faccia di for111azio11e (o cis-Golgi network). Golgi, che è formalo principal mente da lipidi (membrane),
Nell'apparato del Golg i, la glicosilazione delle proteine i quali si dissolvono dutrante i processi di fissazione e
iniziata nel reticolo endoplasmatico rugoso, viene portata inclusione, non rimane colorato e appare come un' area
a termine. Ogni cisterna contiene l'enzima per aggiungere chiara (immagine negativa) vicino al nucleo N.
uno specifico residuo glicidico a una proteina; l'aggiunta Anche nella fotografi a (d ) sono mostrate plasmacellule
sequenziale di vari residui implica perciò la traslocazione P presenti in una sezione di tonsilla. In questo campione,
della proteina da una cisterna all 'altra dell 'apparato di colorato con il metodo dell'immunoperossidasi vengono
Golgi attraverso vescicole ammantate (ma non di clatrina) evidenziate plasmacellule il cui citoplasma è ripieno di
che si staccano da una cisterna per fondersi con que lla suc- IgA. L' anticorpo anti-lgA è coniugato a un'enzima, la
cessiva. Quando la vescicola raggiunge la faccia concava perossidasi del rafano, che converte un substrato incolore
di maturazione (o h·ans-Golgi network), le proteine ven- in un precipitato marrone che è localizzato nelle aree in cui
gono separate in due grossi gruppi : proteine dei lisosomi e l'anticorpo si è legato all'antigene, le lgA in questo caso
vescicole secretorie. Il contenuto di queste ultime vesci- (per maggiori dettagli si vedano le "Note sulle tecniche di
cole viene enormemente condensato man mano che colorazione" a pag. 407).
...::»
lii
migrano all ' interno del citoplasma verso la membrana pla-
smatica, diventando così granuli maturi il cui conte nuto
Il metodo di colorazione della fotografia (e) viene usato
per mostrare i g ranuli di secrezione della ghiandola pan-
......
verrà liberato all'esterno della cellula per esocitosi. Una creatica che secerne enzimi digestivi. Le cell ule secretorie
cellula può anche contenere apparati di Golgi multipli. sono raggruppate attorno a un piccolo dotto centrale D e i
lii La fotografia (b) al microscopio elettronico illustra granuli secretori , colorati in nero, sono concentrati al lato
(J un'apparato del Golgi particolarmente sviluppato; vicino luminale della cellula. I nuclei N de lle cellule secretorie,
alla faccia di formazione sono visibili vescicole di transi- caratterizzati dalla presenza di cromatina notevolmente
lii zione T cd elementi del RE granulare REr. Nella concavità dispersa e di grossi nucleoli, sono d isposti alla periferia
..I della faccia di maturazione si vedono alcune vescicole V di dell ' unità di secrez ione.
l I
(e) (d)
(e)
r-
m
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lsto1091a
18
(a )
l d l l 1 i Esocitosi
(a) ME x 14 000 (b) X 41 500
w
u
...w
l':J
FL
MVB
Lisosoma
( Lisosoma
o Apparato dl Golgl
IMlll Endocitosi
L'internalizzazione di maleriale particolato e di grosse timento endosomafe di riciclo RE per essere trasportati nuo-
molecole da parte della cellula avviene attraverso una serie vamente alla membrana plasmatica. Alcuni recettori possono
di processi colletlivamente chiamati endocitosi. Il processo fare questo viaggio fino a 300 volte prima di essere degra-
meglio conosciuto è lafagocitosi, che è utilizzata dalle cel- dati. La rimanente parte del compartimento endosomale di
lule del sistema di difesa per ingerire e distruggere i micror- separazione, che contiene il ligando dissociato, si trasforma
ganismi patogeni. Negli ultimi anni, è stalo intensamenle in un endosoma tardivo, spesso chiamato anche co1po 111111-
studiato il meccanismo di endocitosi mediata da recettore, tivescicolare MVB. I corpi multivescicolari si muovono
processo molto complesso e diffuso di internalizzazione. La verso l'apparato di Golgi, dove si fondono con i lisosomi,
pi11ocitosi, che consiste nella cattura di piccole porzioni di trasformandosi in fagolisosomi FL. Gli enzimi degradativi
liquido extracellulare, e vari altri tipi di endocitosi sono ali' inlerno di questi organelli digedscono il Iigando.
molto meno conosciuli.
Fagocitosi
E ndocitosi mediata da recettore I batteri B sono catturati da cellule specializzate, come i gra-
Mentre alcuni processi di endocitosi sono relativamente aon- nulociti neutrofili e i monocili del sangue, attraverso un pro-
scleuivi e guidali da gradienti di concentrazione, nella mag- cesso che prende il nome di fagocitosi (mostrato nel
g ior paitc dei casi l'endocitosi è un processo molto specifico pannello cli destra dello schema illustrativo). Il batterio si
che viene mediato da recettori incorporati nella membrana lega a recettori sulla superficie di queste cellule, scatenando
plasmatica. Il termine ligando è utilizzato per definire mole- la formazione di pseudopodi da parte della cellula che lo
cole catturate mediante processi specifici di e11docitosi avvolgono completamente fino ad ing lobarlo in una vesci-
mediata da recettori. I recettori sono posti in piccole invagi- cola che si stacca dalla membrana plasmatica, formando così
nazioni della membrana, chiamate vescicole rivestite o il fagosoma F . A questo stadio, si ha il riciclo delle mem-
ammantate (coated pits), oppure sono liberi sulla membrana, brane e dei recettori ; il meccanismo non è stato tuttavia ben
prima di essere associati alle vescicole riveslite. Le vescicole chiarito. Ci può essere uno scambio di materiale tra l'endo-
rivestite vengono così chiamate per la presenza, sul lato soma precoce, quello di riciclo e il fagosoma (non mostrato
interno della loro membrana (lato citoplasmatico), di un rive- nel diagramma). li fagosoma si fonde quindi con un liso-
stimento proteico il cui principale componente è la cfatrina ; soma a fonnare un fagolisosoma FL (qualche volta chia-
questo rivestimento ha la forma di un reticolo curvo che malo lisosoma secondario); il batterio viene a questo punto
deforma la membrana. La clatrina viene reclutata alla mem- sottoposto all'azione tossica degli enzimi lisosomali. Questi
brana plasmatica da particolai·i proteine, chiamate complessi enzimi idrolizzano le vade componenti del batterio mo1to
adattato1i, che legano da una parte i recettori transmembrana che vengono trasferite nel citoplasma per essere recuperate,
e dall 'altra la clatrina. Una volta che la vescicola si è staccata espulse per esocitosi o dare vita a corpi residui. I lisosomi
r-
dalla membrana, perde il dveslimento di clatrina, i cui com- sono anche coinvolti nella degradazione di organelli cellu-
m
ponenti vengono poi riulilizzati per la fo1ma zione di nuove lari, molti dci quali hanno una vita breve e vengono, perciò, n
vescicole. La vescicola libera si fonde quindi con il compar- continuamente rimpiazzati ; questa funzi one dei lisosomi è m
timento e11dosomale di separazione SE, una struttura tubulo- defi nita autofagia. La maggior parte dei prodolti residui del- r-
vescicolare che si trova nom1a!mente vicino alla membrana l'autofagia si accumula ed è indistinguibie dai corpi residui r-
plasmatica. li pH acido di questo comparLimento favodsce la dell'endocitosi. Con l'avanzare dell 'età, i corpi residui si e
dissociazione del ligando dal recettore; i receuori passano accumulano nelle cellule di alcuni tessuti e appaiono come r-
qui nd i in un nuovo compaitimento di membrana, il campar- granuli bruni di lipofuscina (ved i fig. I. 14). m
'LU ·-·-·-:.·-
Ui!llfJ Fagocitosi
MEx 11750
(a)
Queste fotografie mostrano le caratteristiche tipiche dei liso- Gli enzimi dei lisosomi comprendono più di 40 diverse
somi e dei corpi residui. La fotografia (a) mostra una parte idrolasi acide che presentano un massimo di attività a un
del citoplasma di una cellula epatica. I lisosomi primari Lit pH intorno a 5. Questo può essere un meccanismo di pro-
variano molto per dimensioni e aspetto ma sono riconoscibili tezione per la cellula; se, infatti, questi enzimi diventassero
come organelli che contengono un materiale granulare liberi nel citosol sarebbero molto meno attivi per il pH più
amorfo. I fagolisosomi o lisosomi secondari Li2 hanno un alto che s i trova in questa sede. Metodiche istochimiche
aspetto ancora più variabile ma sono riconoscibili per il loro possono essere utilizzate per dimostrare la localizzazione
diverso contenuto di particelle che, in alcuni casi, è estrema- di diverse attività enzimatiche all'i nterno delle cell ule e
lii
.... mente elettrondenso. La distinzione tra corpi residui e liso-
somi secondari è spesso difficile ma un tipo facilmente
possono così servire per localizzare i lisosomi. Una tecnica
di questo tipo è stata usata neUa microfotografia (e) per
::>
.... distinguibile di corpo residuo, il cosiddeuo corpo multivesci- dimostrare la presenza difo~fatasi acil/a, un tipico enzima
.... colare (CM), è visibile in questa fotografia. Notare la dimen-
sione dei lisosomi in relazione a quella dei mitocondri M.
lisosoma.le; l' attività enzimatica è rappresentata da un
deposito molto elettrondenso all'interno del lisosoma L.
lii
(.) La fotografia (b) mostra due lisosomi secondari a un Gli a ltri organelli no n vengono colorati, anche se si può
ingrandimento più elevato, che permette di apprezzare la osservare in questo campo l'immagine pallida di un mito-
lii membrana limitante. Entrambi contengono materiale par- condrio M e di alcune cisterne del reticolo endoplasmatico
.... ticolato elettrondenso e materiale amorfo granulare. rugoso REr.
L, J
. M ~-·
'
0.5um
RE
(b) (e)
Pigmenti cellulari: lipofuscina e melanina (a) EE x 320 (b) Azan modificato x 600
l tessuti dei manuniferi, in generale, presentano una colo- spesso definito come "pigmento della vecchiaia" . Il più
razione intri nseca molto scarsa quando vengono osservati comune pigmento del nostro organismo è comunque la
al microscopio ottico, la qual cosa rende necessari a la loro melani na, responsabile della colorazione della pelle (vedi
colorazione. Alcuni tessuti , comunque, contengono pig- cap. 9). Questo pigmento è anche presente nelle cellule ner-
menti intracellulari come la lipofuscina che rappresenta vose di alcune regioni dell'encefalo, tra cui la substantia
un prodotto di degradazione insolubile del turnover degli nigra, mostrata in fotografia (b).
organelli. Con l'età, la lipofuscina si accumula nel cito- Questo preparato è stato leggermente colorato con il
plasma specialmente delle cellule dei gangli simpatici metodo di Azan per evidenziare i nuclei N che sono colorati
(raffigurate nella fotografia (a)), in altri neuroni e nelle in blu pallido; i nucleoli sono ben evidenti e colorati in
cellule del muscolo cardiaco; il pigmento viene, pertanto, magenta.
(b)
Tutte le funzioni della cellula dipendono dalla continua disponibilità di energia. Questa de1iva dal catabolismo di
molecole organiche durante il processo della respirazione cellulare; l'energia rilasciata durante questo processo
viene, alla fine, immagazzinata sotto forma di molecole di ATP. In cellule che presentano una attiva respirazione
cellulare, I' ATP costituisce un pool di energia rapidamente disponibile per tutte le funzioni metaboliche della cel-
lula. I principali substrati della respirazione cellulare sono zucclie1i semplici e lipidi, in particolare glucosio e acidi
grassi. Il catabolismo del glucosio comincia nel citosol dove esso è parzialmente degradato ad acido piruvico,
attraverso un proce~so definito glicolisi che porta alla produzione di una piccola quantità di ATP. L'acido piruvico
diffonde quindi in particolari organelli, i mitocondri, dove, in presenza di ossigeno, è degradato ad anidride carbo-
nica e acqua; questo processo comporta una notevole sintesi di ATP. Gli acidi grassi, al contrario, passano diretta-
mente nei mitocond1i dove sono anch'essi degradati ad anidride carbonica e acqua; anche questo processo produce
una grande quantità di ATP. La glicobsi può avvenire in assenza di ossigeno ed è perciò definita respirazione
anaerobica, mentre la respirazione mitocondriale dipende da un continuo apporto di ossigeno e viene, pertanto,
definita respirazione aerobica. I mitocondri sono i principali organelli coinvolti nella respirazione cellulare nei
mammiferi e sono numerosi in cellule metabolicamente attive, quali quelle ciel fegato e ciel muscolo scheletrico.
In condizioni nutritive favorevoli, la maggior parte delle cellule può immagazzinare l'eccesso di glucosio e di
acidi grassi sotto forma di molecole relativamente insolubili e non tossiche, il glicogeno e i trigliceridi. Le cellule
presentano un contenuto molto diverso fra loro di lipidi e glicidi immagazzinati; esempi estremi sono le cellule
nervose, che non contengono glicogeno o trigliceridi intracellulaii, e le cellule adipose, il cui citoplasma è quasi
completamente pieno di lipidi.
ldllfl I mitocondri
I mitocondri possono presentare forme e dimensioni mollo delle proteine che li costituiscono (le restanti sono sintetizzate
diverse tra loro, ma per lo più sono iirganelli allung11ti, a dalla cellula che contiene i mitocondri). I mitocondri, inoltre,
forma di sigaro. Essi sono mobili e tendono a localizzarsi si replicano mediante un processo che è analogo alla divisione
nei siti di massima richiesta energetica. Il numero di mito- dei batteri. Sulla base di queste caratte1istiche è stato proposto
condri nelle cellule è molto variabile; le cellule epatiche che i nùtoconchi siano organelli semiautononù che si origina-
contengono circa 2000 mitocondri, mentre le cellule inat- rono, nel corso dell'evoluzione, da parassiti batterici intracel-
tive ne contengono molto pochi. lulari di cellule eucariote.
Ogni mitocondrio è circondato da due membrane fosfo-
lipidiche. La membrana esterna è relativamente permea-
bile e contiene una proteina capace di formare pori ,
chiamata porina, che permette il libero passaggio di pic-
Membrana
cole molecole. La membrana esterna contiene anche en- interna-----
zimi che convertono certi substrati lipidici in forme che
possono essere metabolizzate nei mitocondri. La mem- Spazio
brana interna, che è più sottile di quella esterna, è sollevata inter-
in creste che sepimcntano parzialmente la cavità interna, a membrana - - -..,,
_sua volta riempita di una sostanza amorfa chiamata
matrice. La matrice contiene un certo numero di granuli Membrana
densi, i granuli della matrice, la cui natura e funzione esterna - - --
sembra legata al metabolismo del calcio. La membrana
mitocondriale interna è strettamente accostata a quella
esterna, da cui è separata da uno stretto spazio intermem- Granulo
branoso che si estende in ogni cresta. della matrice---=---~~.,,;~,_!
0.5µ,m
lb) (e)
Tutti i mitocondri mostrano le medesime caratteristiche matrit:e contenente akuni gran uli G. In questa fotografia
strutturali ma variano per dimensioni , forma e disposi- sono anche visibili aku ne rosette di glicogeno RG.
tione deUe creste: queste vari azioni spesso rifleuono lo Nella fotografia (b) sono visibili mitocondri cli cellule car-
stato metabolico de l tipo cellulare in cui viene osservato il diache. Le creste sono fittamente stipate, in relazione alrcle-
mitocondrio. I mitocondri si muovono li beramente nel va1a attività metabolica della t:ellula: esse hanno in queste
citoplasma e tendono ad aggregarsi in siti intracellulari cellule una forma tipicamente laminare. Nella fotografia (e)
t:on grande necessità di energia, in cui la loro forma spesso viene usata una particolare tecnica istochimica per localiz-
si adatta allo spatio disponibile. zarc un entima mitocondriale, la citocromo ossidasi. li pro- r-
La fotografia (a) dcl citoplasma di un epatocita, mostra dotto eletu·ondenso della reatione RP può essere osservalo m
le caratteristiche tipiche di mitornndri tag liati secondo
diversi piani di sezione: si noti la relativa densità della
nello spazio intermembranoso. I fil amenti di actina e 1uio-
sina F non si sono colorati in questo preparato.
n
m
r-
r-
e
r-
m
1sto1og1a
24
(a) (b)
ldll:I Mitocondri
(a) Ematossilina ferrica X 480 (b) Succinato
deidrogenasi x 480 (e) ME x 13 000
...:::a
lii superficie, e mitocondri di forma allungata sono disposti
tra le introflessioni. Le fotografie (a) e (c) mostrano che la
stessa struttura citologica, il labirinto basale, può essere
...... usata da due differenti tipi cell ulari per rendere estrema-
mente efficiente il trasporlo di ion i.
lii
()
...
lii
(a)
(b)
Will!J! Glicogeno e gocciole lipidiche (a) ME x 47 000 (b) PAS/Alcian blu x 600
Il glicogeno è presente in grandi quantità nelle cellule epa- anche visibili parecchi mitocondri Me un perossisoma P.
tiche (epatociti). Nella fotografia (a) sono visibili anche La fotografia (b) mostra un preparato colorato con un
alcune rosette di glicogeno, o sotto forma di piccoli granuli metodo istochimico per dimostrare la presenza di glico-
densi isolati (chiamati particelle alfa ) o di aggregati (chia- geno (di colore magenta). Il campione è di tessuto epatico;
mati rosette di glicogeno, RG o particelle beta). Si compa- il citoplasma di ogni cellula epatica è ripieno di glicogeno.
rino le dimensioni dei ribosomi sul reticolo endoplasmatico La sezione è stata contrastata (cioè colorata con un
granuloso con REr con i granuli di glicogeno; questi ultimi secondo colorante) per evidenziare il nucleo N (blu) delle
sono lievemente più grandi. Un grosso apparato del Golgi cellule epatiche. Questo colorante marca anche i nuclei r-
G è visibile vicino alla membrana plasmatica MP. Sebbene delle cellule delimitanti i vasi V posti tra le trabecole di m
questo apparato sia di più comune riscontro vicino al cellule epatiche; poiché questi nuclei sono più piccoli e in
nucleo, non è inusuale trovarlo in altre zone della cellula, essi la cromatina è maggiormente concentrata, essi n
specialmente in quelle cellule, come gli epatociti, che appaiono più colorati. m
hanno apparati del Golgi multipli. In questo campo sono r-
r-
e
r-
m
26 15lUIU91il
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~-
Wtlf41i Lipidi
(a) EE x 320 (b) Osmio X 320 (e) ME x 32 400
...::::»
lii (e)
ormoni steroidei hanno creste tubulari .
......
lii
(.)
...
lii
LI
Ogni cellula possiede una rete di minuti filamenti e tubuli, il citoscheletro, che ne mantiene la forma e la pola-
rità. Nonostante ciò, la membrana cellulare e gl i organelli intracellulari non sono struttme rigide o statiche, ma
sono in costante movimento, al fine di permettere processi come l'endocitosi, la fagocitosi e la secrezione.
Alcune cellule, quali i leucociti, si muovono con movimenti ameboidi; altre cellule hanno specializzazioni
della membrana, quali ciglia e flagelli , attivamente mobili (vedi cap. 5); altre cellule, come le cellule musco-
lari , sono specializzate per la contrazione. Inoltre, la divisione cellulare è un processo che implica la riorga-
1ùzzazione dei costituenti cellulari . Il citoscheletro ha, perciò, caratteristiche tali da assolvere a tutte queste
fu nzioni dinamiche.
11 citoscheletro di ogni cellula contie ne elementi strutturali di tre tipi principali: microfilamenti, microtu-
buli e filamenti intermedi; a ciò si aggiungono numerose altre proteine accessorie responsabili delle intera-
zioni fra il citoscheletro da un a parte e la membrana plasmatica e le membrane degli organelli intracellulari
dall' altra.
• Microfilamenti. I microfìlamenti sono filamenti estremamente sottili (7 nm di diametro) composti prin-
cipalmente da una proteina chiamata actina. Ogni filamento di actina è formato da due filame nti intrec-
ciati di subu nità globulari. Queste subunità sono stabil izzate da ioni calcio e sono associate a molecole
di ATP che forniscono l'energia necessaria per la contrazione. l filamenti di actina sono meglio dimo-
strabili nelle cellule del muscolo sche letrico ove sono disposti in fasc i insieme a un 'altra proteina fila-
mentosa chiamata miosina. La contrazione avviene quando i filamenti di actina e miosina scorrono gli
uni sugli altri in seguito al riarrangiamento di legami intermolecolari permesso dal ril asc io di e nergia da
parte dell' ATP; questo processo è desctitto in maggior dettaglio nel capitolo 6. Anche le cellule che tra-
dizionalmente non vengono considerate contrattili contengono subunità globulari di actina (G-actina);
queste sembrano in grado di assemblarsi facilmente in microfilamenti (F-actina) e quindi di dissociarsi,
fornendo così alla cellula una rete strutnll'ale dinamica. Anche specializzazioni di membrana come i
microvilli (vedi fig . 5. 16) contengono uno scheletro di filamenti di actina che non solo fornisce un sup-
porto strutturale, ma è anche responsabile dell ' allungamento e accorciamento del microvillo. Al di sotto
della membrana plasmatica, l'actina, associata a numerose proteine transmembrana e di ancoraggio
(prevalentemente lafi/amina) , costituisce una robu sta struttura di supporto denominata corteccia cellu-
lare o celi cortex; tale struttura protegge la cellula da deformazioni ma può essere riaffangiata in modo
da permettere modificazioni della morfologia della cellula.
• Filamenti intermedi. I filamenti intermedi come implica il loro nome, sono filamenti di dimensioni
intermedie ( I 0-15 nm) ri spetto a quelle dei microfilamenti e dei microtubuli. Queste proteine hanno fun-
zione puramente strutturale e consistono di subunità proteiche che si assemblano spontaneamente in fila-
menti; questi lìlamenti si legano poi a strutture intracellulari e a proteine della membrana plasmatica.
Nell'uomo sono stati identificati più di 50 tipi differenti di filamenti intermedi, raggruppabili in cinque
grandi classi , che sono abbastanza specifici per i div er~i tipi cellulari. Nelle cellule epiteliali , ad esem-
pio, i filamenti intermedi sono composti dalla proteina cheratina e sono chiamati tonofilamenti; i fila-
menti formano una solida rete nel citoplasma e sono ancorati alla membrana plasmatica a livello di salde
giunzioni cellula-cellula (desmosomi) e cell ula-matrice (emidcsmosomi). Altre proteine dei filamenti
intermedi tessuto-specifiche sono (i) la vimentina, che è espressa da tutte le cellule di origine mesoder-
mica, (ii) la desmina che è espressa dal muscolo e (iii) le proteine dei neurojilamenti che sono proprie
delle cellule nervose eccitabili.
• Microtubuli. I microtubuli (25 nm) hanno un diametro molto più grande dei filamenti intermedi e dei
microfilamenti ma, come questi ultimi, sono costituiti da subu nità globulari facilmente assemblabili e
disassemblabili, tali da permettere modificazion i della forma cellul are e della posizione degli orga-
nelli. Le subunità dei mi crotubuli sono di due tipi, costituite da alfa e beta tubulina, che polimerizza
in modo da formare un tubulo cavo; sono necessarie tredi ci molecole di tubulina per completare la cir-
conferenza di un microtubulo. l microtubuli hanno origine da un centro di organizzazione dei mi-
crotubuli specializzato, denominato centrosoma (vedi oltre); nella maggior parte delle cell ule
l'allungamento o l'accorciamento dei microtubuli dipende dall 'aggiunta o dalla sottrazione di subu-
nità di tu bulina, rispettivamente. Le proteine associate ai microtubuli (MAPs) sono proteine specia-
li zzate a stabilizzare la struttura del microtubulo; tra esse troviamo le capping proteins che r-
stabilizzano l'estremità in accrescimento dei microtubuli. Due proteine motrici , la dineina e la kine-
m
sùza (che sono in grado di spostarsi lungo i microtubuli rispettivamente verso il centro della cellula e n
verso la periferia), possono aderire a organelli quali mitocondri o vescicole permettendo loro di muo- m
versi nel citoplasma. La funzione del fuso durante la divisione celulare è un esempio classico di que- r-
sto processo (vedi fig. 2.3). Nelle ciglia, nove paia di microtubuli sono disposti in una struttura
r-
cilindrica e il movimento avViene per il riarrangiamento di legami chimi ci tra subunità di paia adia-
e
r-
centi (vedi fig. 5.15). m
LO
Il centro organizzatore del citoscheletro sembra essere localizzato vici no al nucleo in un 'area definita cen-
trosoma che contiene due centrioli . Ogni centriolo consiste di nove-triplette di microtubuli disposti a cilindro;
ciascun cilindro è poi disposto ad angolo retto rispetto all 'altro. Il centrosoma agisce come centro di nuclea-
zione per i microtubuli i quali si dipartono da esso verso la peri feria della cellula. I centrioli sembrano essere
necessari per la fun zione dei microtubuli. Prima della di visione cellulare, per esempio, i due centrioli si dupli-
cano e migrano a due a due verso le opposte estremità della cellula. Qui essi agiscono come centri di organiz-
zazio ne per i microtubuli del fuso a cui poi si attaccheranno i cromosomi. Allo stesso modo un paio di
centrioli, noto come corpo basale, si trova alla base dei microtubuli delle ciglia.
Gli elementi che compongono il citoscheletro sono uniti fra loro a formare una fitta rete; parimenti il cito-
scheletro è collegato alla membrana plasmatica e alle membrane degli organelli citoplasmatici da proteine di
connessione. Alcuni dei sistemi enzimatici del citosol, inoltre, sembrano essere collegati a vari elementi del
citoscheletro.
Riassumendo, il citoscheletro è formato da tre principali elementi strutturali . I microfilamenti e i rnicrotu-
buli sono strutture relativamente labili e d inamiche (eccetto dove essi svolgono fun zioni altamente specializ-
zate come nel muscolo e nelle ciglia), mentre i fil amenti intermedi forniscono un supporto più statico. Le
fun zioni del citoscheletro sono almeno quattro. In primo luogo fo rnisce il supporto strutturale alla membrana
plasmatica, agli organelli cellulari e ad alcuni sistemi enzimatici del citosol. In secondo luogo, fornisce i mezzi
per il movimento degli organelli intracellulari, della membrana plasmatica e degli altri costituenti del citosol
necessari per la vita della cellula. In terzo luogo, il citoscheletro fornisce il meccanismo locomotore per i
movimenti ameboidi e per strutture specializzate quali le ciglia e i flagelli. Il citoscheletro, infine, è responsa-
bile della contrattilità di cellule specializzate quali, ad esempio, il muscolo.
l@lf}I Citoscheletro
Impregnazione argentica X 600
m•t!I Microfllamenti
ME x 76500
(a)
(h)
Queste fotogra fie a l microscopio elettronico sono state mc strutture rettilinee, non ramificate, me ntre in sezione
ottenute da cellule nervose; esse contengono sia filament i trasversa hanno l aspetto di un tubo vuoto. Il loro diametro
intermedi che microtubuli e permettono di compararne le può essere paragonato con q uello di un piccolo mitocon-
dimensioni e la morfologia. Og ni cellula nervosa ha un 'e- drio M o a quello degli ele menti del reticolo endoplasma-
stensione citoplasmati ca estremamente lunga chiamata tico liscio REI .
asso ne (ved i cap. 7) che nel sistema nervoso periferico è I filamenti intermedi (noti come neurofilamenti nelle cel-
rivestito da una guaina costituita da cellule d i Schwann. La lule del sistema nervoso) rappresentano un impo11ante com-
fotografi a (a) mostra un assone in se7.ione trasversa rive- ponente del neurone; essi forniscono sostegno interno alla
stito dal citoplasma di una cellula di Schwann S. La foto- cellula attraverso il loro legame con i microrubuli e altti
grafia (b) mostra una parte di un assone in sezione organelli. I neurofilarnenti NF sono sparsi tra i microtubuli o
longitudinale. Qui i microtubuli offrono supporto struttu- decorrono parallelamente ad essi ma sono molto più piccoli
rale e dirigono il trasporto di organelli , vescicole e mole-
cole lungo l'assone (flu sso assonico).
e non appaiono cavi nelle sezioni trasverse. Nella fotografia
(a) si possono notare anche filam enti intennedi Fl nel cito- ...rn
In sezione longitudinale, i microtubuli MT appaiono co- plasma della cellula d i Schwann.
n
rn
...e...
...
rn
JU ·---·-':Il·-
(11) (b)
Il cenlrosoma è una zona di citoplasm a posta generai mente sono connessi a quelli esterni de lla tripletta adiacente
al centro della cellula, in pross imità del nuc leo N; esso è mediante solli li fi lamenti F, in modo da formare un c ilin-
s pesso circondato dall'apparato di Golgi G. Il centrosoma dro. I due centrioli di ciascun dip losoma sono disposti con
contiene una coppia di centrioli C , noti complessivamente lasse maggiore ad angolo retto luno rispello ali' allro.
con il termine di diplosoma, e un numero variabi le di pic- come si può osservare in queste fotografie; il significato di
coli corpi chiamati satelliti ce11triolari. questa disposizione non è noto.
I cenLrioli sono strutture microtubulari altamente specia- Strutture apparentemente identiche ai centrioli formano i
lizzale che agiscono come centro di organizzazione per la corpi basali delle ci lia e dei n agelli (vedi rispellivamente le
cresc ita dei m icrotubuli: questi ultimi si iITadiano all'e- fig. 5. l 5 e 18.6 e 18.7). Le cilia sono una specializzazione
sterno dcl centrosoma con un aspetto a stella delìnito astro. della superficie cellulare; og ni ciglio è costituito da una sot-
C iascun cenLriolo ha la forma di un cilindro, chiuso ad tile espansione del citoplasma simi le ad un pelo. che con-
un 'esu·ernità, ed è costituito da nove triplette d i mi cro tu- tiene m icrotubuli. Le cilia hanno un movim ento ondeggiante
buli paralleli . In sezione trasversa, come s i può osservare che determi na lo spostamento di secrezioni sopra una super-
nell a metà inferiore della lig ura (b), c iascuna triplella T ficie tissutale. I flagelli sono lunghe code responsabili dell a
appare costituita da un microtubulo interno, circo lare in molilità degli spermatozoi ma sono anche presenti in fo1ma
sezio ne trasversa e da due altri microtubul i che in sezione modificata in altli siti; i micrombuli sono le strntture respon-
trasversa appaiono conformati a C. I microtubuli interni sabili della locomozione dello spennatozoo.
...::»
lii
......
lii
(J
...
lii
bt!if.fj Centrosoma e microtubuli ME x 30 000
Questa fotogralìa mostra il centrosoma. che rappresenta il Altri aspetti caratteristici di questa immagine, che ritrae
centro di organizzazione dei rnicrotubuli del citoscheletro. una plasmacella secernente anticorpi, sono la presenza <li
11 centrosoma è costitu ito da due centrioli C (qui appaiono un abbondante reticolo endoplasmatico rugoso REr.
entrambi seLionati piuttosto obliquamente), tipicamente disteso dalla presenza di prodotti di secreLione, i numerosi
situati nella zona centrale della cellula in prossimità del profili sacculari di un esteso complesso <li Golg i G e i
nucleo N. Sono visibili alcuni microtubuli MT che si irra- mi tocondri M sparsi nel citoplasma.
diano <lai centrosoma verso la periferia della cellula.
...
"'
n
......"'
...e
"'
La funzione integrata delle cellule nei tessuti, organi e apparati
Come è già osservato nell' introduzione a q ueslo capitolo, le cellule sono le unità funzionali di tutti gli organi-
smi viventi ; in realtà gli o rganismi più primitivi sono composti da una singola cellula. Negli organ ismi pluri-
cellulari, tuttavia, le varie cellule si speciali zzano (si differenziano) e si aggregano a formare tessuti che
svolgono ben precise fu nzioni. I tessuti sono quindi formati da cellule di morfologia e funzione si mile. Gli
organi (per esempi o il fegato, il rene, l' occhio, l' ovaio) sono coll ezioni d iscre te, dal punlo di vista anatomico,
di tessuti che assieme assolvono a specifiche funzio ni. Gli organi possono poi aggregarsi fra di loro a fo rmare
sistemi funzional i integrati o apparati che possono presenlarsi come grosse entità anatomiche ben circoscritte
(per esempi o il sistema ne rvoso centrale, l'apparato riproduttivo femm inile, l'apparato gastrointestinale) o
come entità anatomiche più diffuse (ad esempio il sistema immunitatio, il sistema endocrino diffuso). La
seconda parte di questo libro descrive ci nque tessuti fondamentali: sangue, connettivo, epitelio, muscolo e tes-
suto ner voso. Da questi tessuti derivano tutti g li organi . Alcuni organi sono costitu iti da un insieme di tessuti
specializzati e non, questi ultimi con fun zione di s upporto: da ciò deriva il nome di parenchima e stroma dato
a q uesti tessuti, rispettivamente.
A ll ' inte rno dei lessuti e deg li organi , le cellule interagiscono fra d i loro in vari mod i, durante lo sviluppo
e mbriolog ico e la crescita, in maniera da mantenere l' integrità strutturale, riparare il danno, e mantenere l'in-
tegrità biochimica e melabo lica (omeostasi). Ciò implica molte volte lo sviluppo di connessioni strutturali fra
cellule adiacenti (i vari tipi di giunzioni intercellulari) che permettono lo scambio di messaggi chimic i o elet-
tri c i fra le cellule. A lcune cellule sono collegate rigidame nte fra loro da elementi dell a matri ce extracell ulare.
All' interno dei tessuti , le attività delle cellule sono coordin ate da una varietà d i meccan ismi, tra cui il rilascio
di mediatori locali. In un sistema o ne ll'i ntero organis mo, le funzioni dei vari organi vengono coordinate da
messaggeri chimi ci c ircolanti (gli ormoni) o dal sistema ne rvoso centrale. Il sapere profondo c he si può ricà-
vare dall o studio de ll 'istologia sta nel fatto che tutte le strutture che si studiano si sviluppano a partire da que-
ste richieste fu nzionali e dalle reciproche relazioni fra le cellule.
w
..I
~
..I
..I
w
(.)
w
..I
..J..J
Lo svil uppo di una singola cellula uovo fecondata fino alla formazio ne di un organismo complesso, mu lticel-
lulare, implica la replicazione cellulare, la c rcsd ta e la progressiva specializzazione de lle funzioni. Q uesto
insieme di processi prende coll ettivamente il nome di differe11ziaziame11to cellulare. Il meccanismo della
replicaz ione delle cellu le. ad eccezione di quelle germinali sia maschili, sia femminili , è noto come mitosi. La
mitosi determ ina la produzione di due cellule fig lie. ciascun a delle quali è geneticamente identica alla cellul a
parental e. Dopo la mitosi, le cellule lì glic entrano in un periodo di crescita e di attività metabo lica prima di
affrontare una successiva divisione mitotica. L'i nte rvallo cli tempo tra le divisioni mitotiche è chi amato ciclo
cellulare .
Durante lo sviluppo dell ' uovo feco ndato, g rupp i di cellu le e la loro progen ie diventano sem pre più specia-
lizzati per formare i tessuti . Nelr organis mo sviluppato, le cellule più differenziate d i alcuni tessuti , come ad
esempio i neuroni del tessuto nervoso, perdono la capacità di dividersi e vengono pertanto definite cellule dif-
ferenziate terminali. Al contrario, le cellule di altri tessuti , come ad ese mpio le cellule epiteli ali che rivestono
l'apparato gastroi ntestinale, van no incontro a continue divi sioni mitotiche per tutta la vita dell 'organi smo. Tra
questi due estremi ci sono altre cel lule, co me que lle epatiche, che normal me nte non vanno incontro a mitosi
ma mantengono la capacità cli dividersi in caso di necessità (replicazione facoltativa ).
La div isione cellul are e il d ifferenziamento si accompagnano al processo di mrnte cel lu iare che avv iene tra-
mite un mecca nismo chiamato apoptosi.
Cellula
terminale
differenziata
s Cellula in replicazione
continua
G,
Cellula in grado
di dividersi facoltativamente
Storicamente, erano state 1iconosciULe solo due fasi dcl cic lo nella fase 0 0 ma mantengono la capacit~1 d i entrare in ciclo
celluhu-c: una fase mitotica (fase M) relativamente breve e se debitamente stimolare. A lcune ce llu le epatiche sem-
una fase nella quale la cellula non è in grado di dividersi brano entrare in una fase G, protratta in cui sono perfetta-
(interfase), che di solito occupa la maggior parte del cido mente fu nzionali nonostanÌe la presenza d i una maggior
vitale della cellula. Con lavvento dci radioisotopi è stato quantità di DNA.
osservato che esiste un periodo durante l' interfase in cui si ha Generalmente, nei tessuti con normale turnovcr cell u-
rcplicaàme del DNA; questa fase. denominata fase di sin- lare, le cellule che si dividono sono un g ruppo di cellule
tesi (fase S ), tem1ina un po· prima che iniLi la mitosi. relativamente indifferenziate. spesso chiamate cellule di
L'intcrfase può essere perciò divisa in tre fasi separate. Tra il riserva. Una parte della progenie di queste cellu le si diffe-
tcm1ine della fase Me l' inizio della fase S si real izza la prima renzia per trasformarsi nei vari tipi di cellule mature che si
tappa o fase 0 1; questa è di solito molto più lunga delle altre incontrano in questo specifico tessuto, mentre altre cellule
fa~i del ciclo cellulare. In questo periodo la cellula cresce e rimangono indifferenziate per mantene re il pool delle cel-
adempie alle sue funzioni specifiche nell'ambito del tessuto lule di riserva. Cellule di riserva si possono trovare per
di cui fa parte. L' intervallo tra la fine della fase Se l' inizio
r-
esempio nel le cripte delle ghi andole tubo lari dell' intesti no
della fase M, lafase G 2, è relativamente corto e rappresenta il tenue (cap. 14) e nel midollo osseo dove producono i pre-
m
periodo in cui la cellula si prepara alla divi sione mitotica. cursori degli cle menti figurati del sangue (cap. 3). Le cel- n
Alcuni tipi cellul ari procedono continuamente attraverso lule differenziate hanno perso la capacità d i dividers i m
il cic lo cellul are. come nel caso di tessuti in crescita o ad durante il processo di maturazione. r-
alto turnovcr di cellule. mentre le cellule differenziate ter- In generale le fas i S, G 2 , M, hanno una durata relativa- r-
minali lasciano il ciclo cellulare dopo la fase M entrando in mente costante. di parecch ie ore, mentre la fase G, è molto e
uno ~lato funzionale designato fase G 0 (G 7ero). variabile. potendo durare anche parecchi g iorni. I.a fa se G0 r-
Le cellule in grado di d ividersi facoltativamente entrano può durare 1· intera vita dell'organismo. m
j4
La divisione delle cellule somatiche avviene in due fasi. Dapprima i cromosomi duplicati ne lla fase S sono
d is tribuiti in modo ugual e nelle due potenziali cellule figlie; questo processo è noto come mitosi. Suc-
cessivamente. le cellule in di visione s i separano in due cellule geneticamente identic he per meZLo della di vi-
sione dei citoplasmi o citocinesi. Sebbene la mitosi sia sempre ugual e e simme trica, in alcune situazio ni la
c itocinesi può dare luogo alla formaz ione di due cellule con quantità ineguali di citoplasma e di o rganell i c ito-
plasmatici. Tn a llre circostanze la mitosi può avvenire anche in assenza di citocinesi; in questo caso si ha la for-
maz.ionc di cellule binucleate o multi nucleate.
In generale. il nucleo di tutte le cellule d i una specie. con strettamente condensandosi: in questo modo essi possono
l'eccezione delle cellule germinali. comicne una quantitì1 essere vis ualizzati al microscopio ottico.
fissa di D NA, quantità che costituisce il genoma. Questo è La molecola di DNA di enorme lunghezza che costitui-
presente sollo forma di un numero defi nito di cromosomi. sce ciascun cromosoma s i lega a svariate proteine isto-
che è anch 'esso specifico per ciascuna specie. U DNA è un niche e 11011-istoniclze, che danno al cromosoma una
polimero d i a lliss imo peso molecolare. costituito da desos- conformazione attorcigliata e ripiegata, tale da permet-
siribonucleotidi organizzat i in una strullura a doppia e lica: terne l'accomodamento all'interno ciel nucleo. In questo
c iascuna cate na è costitui ta da uno scheletro formalo da modo la doppia el ica cli 2 nm di diametro è attorcigliata e
molecole di desossiribosio e da gruppi fosfati disposti in ripiegala attraverso vari ordini di complessità tridimensio-
maniera alternata. Ogni molecola di desossiribosio è unita nale fi no a forma re una slrullura allungata di circa 300 nm
tramite un legame covalente a una base purinica o piri111i- di d iametro; tale struttura è enormemente pii:1 corta di
tli11ica, che è a sua volta legata tramite un legame non q uanto la molecola non attorcigliala potrebbe altriment i
cova lente a una base complementare s ituata sulla catena essere. Il cromosoma è o rganizzato in questa forma ne l
opposta. in modo tale da un ire insieme le due catene. Le corso delle fasi G, e G0• durante le quali avviene la trascri-
basi sono di quattro tipi: adenina. citosina. timitlina e zione del gene (che è il requ isito necessario alla sintesi
guanina; l'adenina può legarsi esclus ivamente all a timi- proteica).
dina. e la c itos ina all a guanina, in modo tale da rendere Lo schema 4 m ostra ulteriori det1agli della strullura dei
ciascuna catena complementare alr altra (sche ma I). Unite cromosomi in mitosi ed evidenzia la loro strullura trid i-
fra loro in questo modo. le due catene complementari di mensionale nella forma super-avvolta. Notare la posizione
DNA assumono una conformazione a doppia e lica intorno dcl c inetocore (fig. 2.3). che è la strullura di attacco di
a un unico asse: l'orientamento dei legami fosfodicstcric i alcuni tubu li ciel fuso mitotico durante la divisione cellu-
tra i nucleot idi è verso direzioni opposte (cioè è antiparal- lare e sembra anche controllare la progressione della
lelo) e il piano su cui sono poste le basi è disposto ad mitosi.
angolo retto rispetto all 'asse della doppia elica (schema 2). La fotografia (b) illustra i cromosomi di una cellula
La seq uenza d i basi presenti in ciascuna catena d i DNA umana coltivata in vitro e an-estata a ll'ini zio della mitosi: i
costituisce il codice genetico di ciascun individuo: le bas i cromosomi sono stati trallali con l'enzima tripsina così da
sono lette a gruppi di tre. definiti cotloni. ognuno dei quali rive lare la presen7a di bande per tutta la lungheZ7a di ogni
codifica per un aminoacido. Le cellule umane possiedono cromosoma. C iascun cromosoma duplicato è formato da
46 cromosomi (numero diploide). raggruppati in 23 paia di due cromaticli , unili in un punto chiamato centromero C.
omologhi; i membri cli ogni paio han no la stessa lunghezza Ogni membro di un paio omologo di cromosomi mitotici è
di DNA e codificano per le stesse proteine. s imile in lunghezza, localizza7ionc dcl centromero e ban-
Istologicamente. i cromosomi non sono visibi li indivi- deggiatura. Fotografie come questa possono essere ingran-
dualmcmc ne l nucleo in interfase. Durante la fase S ogni dite. e i cromosomi ritag liati e disposti in coppie in modo
cromosoma viene duplicato (come è illustrato nel dia- tale da rilevare eventuali anonnalità cli strullura e di
gramma 3). 1 cromosom i identici tra loro che ne derivano, numero dci cromosomi (chiamate collettivamente altera-
definiti cromatitli, rimangono attaccati uno all'altro in un zirmi citogenetiche). Ques ta modalit~1 di stud io è defmita
punto chiamato centromero e si attorcigliano ancora più cariotipizzazio11e.
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2 e T 3 A···T 4 Cromosoma in metafase
(cioè duplicato)
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- Cromatide
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Anafase Telofase
(a)
fittl'JI Mitosi (a) Illustrazione schematica (b) Serie mitotica: Giemsa x 800 (illustrazione a fronte)
La serie di fotografie mostrale nella pagina opposta illustra dispongono quindi all 'equatore del fuso, noto come pia-
il processo mitotico in cellule immature del sangue in sh·a equatoriale o piastra della metafase. Il cinetocore
attiva proliferazione su uno striscio preparato da midollo sembra anche controllare l'entrata della cellula in anafase
osseo umano. (posto di controllo della metafase) in maniera che il pro-
La mitosi è un processo continuo che viene tradizional- cesso di mitosi non possa procedere fino a quando tutte le
mente suddiviso in quattro fasi: profase, metafase, ana- paia di cromatidi non sono allineati all'equatore della cel-
fase e telofase; ogni fase è facilmente riconoscibile al lula. Ciò previene la formazione cli cellule figlie con ine-
·microscopio ottico. La divisione cellulare richiede la pre- guale numero di cromosomi.
senza di una struttura chiamata apparato mitotico che Anafase. Questo stadio della mitosi è caratterizzato
comprende un fuso di microtubuli disposti longitudinal- dalla divisione ciel centromero che lega i cromatidi di ogni
mente tra due strutture chiamate centrioli (fig. 1.24), ai due cromosoma duplicato. li fu so mitotico si allunga per l'ad-
poli della cellula. L'apparato mitotico è visibile nel cito- dizione di molecole di tubulina; i cenlrioli si dispongono a
plasma solo durante la fase M del ciclo poiché si disag- lati opposti della cellula e i cromatidi di ogni cromosoma
grega rapidamente al termine della mitosi. duplicato sono tirati dai tubuli conness i a livello del cine-
Profase. Si considera come l'inizio di questa fase il tocore verso le estremità opposte del fuso; ciò permette
momento in cui i cromosomi (che si sono già duplicati nella un'esatta divisione del materiale genetico duplicato. Al
precedente fase S) diventano visibili all'interno del nucleo. termine dell'anafasc, due gruppi di cromosomi identici (i
Quando la profase continua, i cromosomi si condensano e precedenti cromatidi) sono ammassati ai poli opposti della
si accorciano e i nucleoli scompaiono. L_a dissoluzione cellula.
della membrana nucleare segna la fine della profase. Telofase. Durante la fase finale della mitosi, i cromo-
Durante la profase, i nùcrofilamenti e i microtubuli del somi cominciano a despiralizzarsi e a riacquistare la con-
citoscheletro si disaggregano nelle loro subunità proteiche. formazione tipica dell'interfase. L' involucro nucleare si
Prima della mitosi si è avuta la duplicazione dei centrioli ; riforma e i nucleoli ricompaiono. Anche il processo della
in profase questi migrano ai poli opposti della cellula men- citocinesi ha luogo durante la telofase; il piano della divi-
tre, fra essi, si forma un fascio d.i microtubuli (microtubuli sone citoplasmatica è di solito definito dalla posizione del -
inte1polari). Quando i .centrioli si separano, i microtubuli l'equatore del fuso, producendo così due cellule di uguali
si allungano progressivamente per l'aggiunta di subunità dimensioni. La membrana plasmatica si indenta a livello
di tubulina. dell 'equatore in modo tale da formare un solco circonfe-
w Metafase. Essendo scomparso l'involucro nucleare, il renziale intorno alla cellula, il solco di divisione; q uesto
..i fuso mitotico si muove _nell'area nucleare e ogni cromo- circonda progressivamente la cellula fin ché questa si
::» soma duplicato si altacca, in un punto detto cinetocore, a divide in due cellule figlie. Un anello di microfilamenti è
..i un altro gruppo di microtubuli del fuso nùtotico (microtu- presente appena sotto il solco di divisione ed è stato sugge-
..i
buli cromosomici). 11 cinetocore è una struttura costitu ita rito che la citocinesi avvenga per la contrazione di questo
w da DNA e proteine che è localizzata al centromero di ogni anello.
()
cromosoma duplicato cioè a livello di quella struttura che All'inizio della fase G 1, il fuso mitotico si disassembla e
w mantiene legati insieme i due cromosomi (cromatidi) in molti tipi cellulari il paio di centrioli comincia a dupli-
..i duplicati (vedi anche lo schema 4, lig. 2.2). I cromosomi si carsi in previsione della successiva divisione mitotica .
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3. P rofase tardiva
(b)
....
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(a) ( b) (e)
lfijl Figure mitotiche In sezioni tissutali (a)- (f) H & E x 400 (g) EM x 30 000 (illush·azio11e a fronte)
Questa serie di sei fotografie al microscopio ottico mostra brana nucleare si è dissolta e la cromatina condensata C è
l'aspetto delle cellule in mitosi come appare in sezioni di sparsa nel citoplasma. Nella parte periferica de l citopla-
tessuto. Negli strisci (come mostrato nella lìg. 2.3), le cel- sma sono visibili mitoco ndri M , il reticolo endoplasmatico
lule sono visibili per intero ed è quindi rel ativamente sem- liscio REI e ribosomi R. Al centro del materiale nucleare
plice l'identificazione delle cellule in mitosi e delle loro posso no essere identi ficati numeros i microtubuli in se-
varie fasi. Al contrario, nelle sezioni di tessuto, le cellule zione trasversa, che rappresentano una parte del fuso mito-
possono assumere aspetti d iversi in funzione del piano tico. Osservate nel loro complesso, queste caratteristiche
della sezione e dello spessore di questa; è raro che una cel- indicano che si tratta probabilmente di una cellu la in ana-
lula sia compresa interamente all ' interno di una sezione. fase e che il piano di sezione è a livello di una delle estre-
Di conseguenza, è più difficile identificare le cellule in mità del materiale nucleare in divisione ed è orientato ad
mitosi, e il loro aspetto è più variabile. angolo retto rispetto all'asse del fuso mitotico.
I campioni (a), (b) e (e) sono stati ottenuti da tessuto
linfoide, nel quale erano presenti numerosi linfociti in pro- Indice mitotico
liferazione (cap. 11). Nella fotografia (a) possono essere Il termine indice mitotico è utilizzato per definire la per-
identificate con estrema facilità le cellule in metafase M e centuale di cellule in mitosi d i un tessuto in un dato
quelle in citocincsi C. La fotografia (b) illustra un a ltro momento. Esso può essere grossolanamente determinato
esempio di cellula in metafase M , mentre nella fotografia contando il numero delle mitosi in campi ad alto ingrandi-
(e) è visibile una cellula che si sta dividendo, probabil- mento; l'indice mitotico è utilizzato in patologia come cri-
mente a lla fine della profase P . terio per stabilire il grado d i proliferazione cellul are di
La fotografia (d) illustra lo strato basale proliferante alcuni tumori maligni . In maniera più precisa, si possono
dell'epitelio che riveste la cervice uterina; è visibile una utilizzare anticorpi che si legano a molecole presenti pre-
cellula in mitosi, alla fin e dell' anafa se A. L' epitelio proli- valentemente nelle cellule proliferanti, come ad esempio
ferante delle cripte duodenali è illustrato nella fotografia alcuni antigeni nucleari di proliferazione (Ki67). Con tec-
(e); in esso sono visibili due cellule D che si stanno divi- niche di immunoperossidas i, il legame specilìco di questi
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UI
dendo; dall ' immagine non è deducibile d i quale stad io
della mitosi si tratti. La fotografia (tj ritrae una ghiandola
anticorpi può essere messo in luce in sezioni di tessuto,
aiutando così grandemente il conteggio delle cellule in
...... dell 'endometrio nella fase proliferativa del ciclo mestrua-
le; è visibile una cellula P in mitosi durante la profase.
proliferazione. In condizioni sperimentali , l'indice mito-
tico può essere determinato con estrema precisione
La fot ografia (g) illustra l'aspetto al microscopio elet- mediante l'iniezione nell 'animale di timidina marcata con
UI
(,) tronico d i una parte di una cellula in mitosi; in questo caso trizio, un isotopo radioattivo dell ' idrogeno. La timidina
s i tratta di una cellula di Schwann, con funzione di soste- marcata viene incorporata nel D NA che è stato duplicato
...
UI g no nel sistema nervoso periferico in via di sviluppo. La
membrana plasmatica MP è ben visibile, mentre la mcm-
dalle cellule in d ivisione; mediante autoradiografia è quin-
di possibile identifi care tal i cellule.
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In tulle le cellule somatiche, la divisione cellulare (mitosi) determina la formazione di due cellule figlie gene-
ticamen te identiche a lla cellula madre. Le cellule somatiche contengono un corredo com pleto di cromosomi (il
1111111ero diploide ) che comprende paia di cromosomi omologhi, come descritto precedentemente. TI processo
della riproduzione sessuale implica la fusione di cellule maschili e femminili speciali1.1.atc chiamale gameti al
lìne di formare uno zigote che ha un numero diploide di cromosomi. Ogni gamete contiene solo la metà del
numero diploide di cromosomi; si d ice perciò che ne contiene un numero aploide (23 cromosomi ne ll'uomo).
La produLione di cellule aploidi com po11a una particolare forma di divisione cellulare chiamata meiosi che
avviene solo nelle cellule germinali delle gonadi durante la formazione dei gameti ; la divisione meiotica è per-
ciò parte della gametogenesi. La meiosi co mprende due processi di divisione cell ulare, dei quali solo il primo
è preceduto da duplicazione dei cromosomi.
I. Prima divisione meiotica La prima divisione me iotica determina la formazione di due cellu le lìglie; que-
sto processo si differenzia dalla mitosi per due aspetti importanti.
• Mentre nella mitosi ogni cromosoma duplicato si divide a livello dcl centromero e libera due cromatidi
che migrano alle opposte estremità dcl fuso mitotico, nella prima divis ione meiotica non c'è tale separa-
zione dei cromatidi ma un cromosoma duplicato di ogni paio omologo migra ali' opposta estremità del
fuso. Così alla fine della prima divisione meiotica ogni cellula figl ia contiene la metà dei cromosomi
duplicati, essendo un cromosoma derivato da ogni paio omologo della cellula madre.
• Durante la prima divisio ne meiotica, prima del processo sopra descritto, si rcaliua uno scambio di alleli
(c ioè di geni codificanti per il medesimo carattere, ma posti su cromosomi omologhi) tra i cromatidi di
paia omologhe di cromosomi duplicati. Questo scambio, basato su llaformazione dei chiasmi, fa sì che
i cromatidi siano costituiti da un materiale gene tico diverso da quello della cellula madre.
.
2. Seconda divisione meiotica. La seconda di visione meiotica comporta sem plicemente la separazione d i
ogni cromosoma a livello dcl cen tromero al fi ne di separare i due cromatidi che mi grano ag li opposti poli
del fuso.
ln questo modo la div isione meiotica d i una singola cellula germ inale diploide d[1 origine a quattro gamet i
aploidi. Nel maschio, ciascuno di essi va incontro a modificaz ioni morfologiche che ri sultano nella forma-
zione del lo spermatowo maturo, mentre nella femmina l' ineguale di stribuLione del citoplasma durante la
meiosi produce un gamete che conti ene quasi lutto il citoplasma della cellula madre e tre gameti che ne sono
quasi sprovvisti; il gamete grande matura fino a formare una cellula uovo. mentre g li altri tre. i cosiddclli corpi
polari. degenerano.
Durante entrambe le divisioni me iotiche, la cellu la passa attraverso stadi che presentano caratteristiche
simili alla profase, metafase, anafase e telofase della mitos i. A differenza della mitosi, però, il processo di divi-
sione meiotica può essere sospeso per un tempo anche molto lungo. Nello svilu ppo dcl gamete femmin ile,
nella s pecie umana, le cellule germi nali e ntrano ne lla profase della prima divisione meiotica durante il quinto
mese di vita fetale e rimangono in tale condizione a lmeno tino a quando viene raggiunta la maturità sessuale:
la prima divisione meiotica viene pcrlanto sospesa per un periodo variabile tra i 12 e i 45 anni!
Le pri mitive cellule germina li de l maschio, g li spermatogoni, sono presenti in piccolo numero nelle gonadi
maschili prima del raggiungimento della maturità sessuale. Raggiunta la maturità sessuale, gli spermatogoni si
moltiplicano continuamente per mitosi al lìnc di forn ire una riserva di cellule c he vanno incontro a meiosi pe r
formare i gameti maschili. Al contrario, le cellule germinali della fernnùna. chiamate oogoni, si molt iplicano
per mitosi solo durante il primo periodo della vita fetale. producendo così un corredo limitato cli cellule con la
potenzialità di formare gameti.
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Mitosi Meiosi
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L' ill ustrazione confronta il comportamento di ogn i paio corredo cromosomico allo stato aploide mentre la
omologo di cromosomi durante la mitosi e la meiosi; sche- seconda produce quattro cellule figl ie aploidi, i gameti.
maticamente viene qui illustrato un solo paio omologo. Le
• La formazione dei chiasmi avviene solo nella meiosi . Lo
differenze chiave tra q ueste d ue forme di divisione cellu-
scopo della formazione dei chiasmi è il riarrangiamcnto
lare possono essere così riassunte.
degli alleli, così che ogni gamete abbia un patrimonio
• La meiosi comprende due divisioni cellulari sequen- genetico differente dagli altri. Al contrario le cellule deri-
ziali, la prima delle quali cletennina la riduzione del vate dal processo di mitosi sono geneticamente identiche.
r-
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Istologia
42 ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~-
La morte cellulare è un repe110 comune nei tessuti . Essa può essere la consegue nza del normale ricambio cel-
lulare, de ll 'involuzione dcl tessuto come parte del suo normale sviluppo o di cambiamenti ciclici che occor-
rono in tessuti e organi. La morte di una singola cellula avviene anche in molte condi zioni patologiche. Tutti
questi esem pi di morte di singole cellule vanno sotto il nome di apoptosi, poic hé a ppare verificarsi a seguito di
un medesimo processo biologico con simili caratteristiche microscopiche (anche se l apoptosi può essere sca-
te nata eia diffe renti fattori). Il processo cli a poptosi dipe nde da meccanismi completame nte di versi da que lli che
generano la necrosi , un processo di morte cellulare e tissutale che avviene a seguito di un processo patologico.
Un ben noto ese mpi o di necrosi ti ssutale è l'infarto del miocardio, dove il muscolo cardiaco muore per man-
canza di ossigeno. Mentre l'apoptosi può avvenire sia in condizio ni patologiche c he normali, la necrosi è
escl usivamente un processo patologico e si accompagna normalmente a un processo infiammatorio.
L'apoptosi è un processo attivo che richiede consumo di energia, mentre la necrosi è caratte rizzata dall'inca-
pacità della cellula di produrre e nergia (sotto forma di ATP) per mantenere l'omeostasi. Quando il processo di
apoptos i avviene durante lo sviluppo cieli 'embrione o del feto viene anche chiamato morte cellulare program-
mata, termine che me tte in luce sia la sua ineluttabilità sia il fatto che essa è controllata da un ben preciso pro-
cesso di trascrizione genica.
Sia in condizioni normali che patologiche, un a grande varietà di stimoli possono iniziare il processo di
apoptosi, a seconda del tipo cellulare e/o della situaz ione. li processo che scatena l'apoptosi può essere rap-
presentato dal legame di un molecola segnale a un recettore di membrana. o la mancanza di un particolare
segnale trofico. Nel nucleo, alcuni prodotti genici possono o inibire (bcl-2) o stimolare (p53) l' apoptosi, a
seconda dell a loro interazione reciproca e con altre proteine regolatorie.
Qui di seguito elenchiamo alcuni esempi eclatanti di apoptosi.
• Alcune cellule hanno una lungheaa di vita predeterminata e inevitabilmente vanno incontro ad apoptosi
co me parte dcl loro ciclo naturale di vita (ad esempio, i cheratinoci ti della cute o le cellule e pitelial i che
rivestono il tubo gastro-enterico).
• Altre cellule sono programmate ad auto-distruggersi in caso si compo11ino in ma niera '·inappropriata" (ad
esempio, i lin fociti che riconoscono determinanti antigenici del nostro organismo e che, se non soppressi
nel timo attraverso il processo di selezione clonale (cap. 11 ), d islruggerebbero il nostro organismo).
• Durante lo svilu ppo, alcune cellule sono progranunate a morire per apoptosi (ad esempio, le membrane
tra le di ta delle mani e dei piedi scompaiono durante lo sviluppo uterino e il g irino perde la sua coda
durante la sua evoluzione in rana).
• Certi tessuti nell ' adu lto si sviluppano e regrediscono ciclicame nte (ad esempio, il ciclo del fo llicolo ova-
rico seguito dalla sua evoluzione in corpo luteo che poi a sua volta degenera (cap. 19).
• In mo lte cond izioni patologiche, l' apoptosi può essere scatenata per rimuovere cellule anormal i (come
que lle infellate da virus o con mutazioni genetiche). È interessante osservare che insufficiente apoptosi
può risultare in condizionj patologiche, come dimostrato in alcuni processi neoplastici o in alcune malat-
tie autoimmuni.
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TESSUTI
PRINCIPALI
3. Il sangue 46
4. Il tessuto connettivo 65
5. Il tessuto epiteliale 80
6. Il tessuto muscolare 97
7. Il tessuto nervoso 116
46
3.11 sangue
Il sangue è un tessuto formato da diversi tipi cellulari sospesi in un mezzo fluido chiamato plasma. 11 sangue
assolve ad alcune importanti funzioni: trasporto attraverso 1' orga~ismo di gas, di nutrienti, di prodotti del cata-
bolismo, di cellule e di ormoni. Ogni campione di sangue, quindi, contiene non solo cellule e molecole coin-
volte nel trasporto, ma anche cellule e molecole che devono essere trasportate.
Il plasma è essenzialmente una soluzione acquosa di sali inorganici in costante scambio con i liquidi extra-
cellulari di tutti i tessuti del corpo. Il plasma contiene anche proteine, le proteine plasmatiche, raggruppabili
in tre tipi principali: albumine, globuline e fibrinogeno. Nel 101~0 insieme le proteine plasmatiche esercitano
una pressione colloido-osmotica nel sistema circolatorio che contribuisce a regolare lo sca1nbio di soluzioni
acquose tra il plasma e i liquidi extracellulari. Le albumine, che costituiscono la maggioranza delle proteine
plas1natiche, veicolano metaboliti relativa1nente insolubili, come gli acidi grassi, e svolgono una funzione di
trasporto. Le globuline sono un gruppo eterogeneo di proteine che comprendono gli anticorpi (cap. l l) e pro-
teine responsabili del trasporto di lipidi e di metalli pesanti. Il fibrinogeno è una proteina solubile che durante
il processo coagulativo polimerizza dando origine a una proteina insolubile, la fibrina. In generale, i compo-
nenti molecolari del plasma non possono essere visualizzati mediante la microscopia ottica o elettronica.
Le cellule del sangue possono essere suddivise in tre gruppi: globuli rossi (eritrociti), globuli bianchi (leuco-
citi) e piastrine (tro1nbociti). La formazione di queste cellule avviene nel midollo osseo, nel corso di un pro-
cesso chiamato ematopoiesi.
Gli eritrociti sono coinvolti soprattutto nel trasporto di ossigeno e di anidride carbonica e svolgono le loro
funzioni esclusivamente all'interno del circolo sanguigno. La 1nassa dei globuli rossi nel suo complesso e i
precursori di questi nel midollo osseo è definita eritrone.
I leucociti svolgono un ruolo importante nel sistema di difesa e ilnmunitario dell'organismo e pertanto sono
attivi prevalentemente nei tessuti; i leucociti che si trovano nel sangue circolante sono quindi semplicemente
in transito tra i vari siti in cui svolgono la loro attività.
Le piastrine sono un componente essenziale per il meccanismo della coagulazione (emostasi), tamponando
le lesioni della parete dei vasi sanguigni e contribuendo all'attivazione del processo di coagulazione.
I '1 Mftt@ii~j .t§ i t.(j tfflj f~i· ffl li@ l! t~IJ. ffi i, ,J tj ffl it.i.f{%§ 0
1
Il metodo più comune per esaminare gli ele1nenti figurati del sangue è rappresentato dallo striscio su vetrino.
Per poter essere esaminato al microscopio ottico, lo striscio deve essere fissato e quindi colorato mediante
colorazioni policromatiche derivate dal metodo di Romanowsky, quali il metodo di Giemsa, Wright o
Leishman. In base all'affinità dei diversi organelli cellulari per i differenti coloranti utilizzati in queste meto-
diche, possono essere identificate quattro distinte caratteristiche di colorazione:
- • basofilia (blu scuro): affinità per il colorante basico blu di metilene; questa colorazione è caratteristica
del DNA nel nucleo e dell'RNA (cioè dei ribosomi) nel citoplasma.
• azzurrofilia (violetto): affinità per i coloranti azzun·i; questa colorazione è caratteristica dei lisosomi,
uno dei tipi di granuli presenti nei leucociti.
• eosinofilia (rosa): affinità per il colorante acido eosina (per questo motivo definita anche acidofilia); que-
- sta colorazione è una caratteristica peculiare dell'emoglobina che riempie il citoplasma degli eritrociti.
• neutroj'ilia (rosa sa1mone/li11a) affinità per un colorante un tempo ritenuto erroneamente a pH neutro; è
caratteristica di specifici granuli presenti nei granulociti neutrofili.
Il midollo osseo è in genere analizzato mediante un aspirato effettuato in una delle aree sede di emopoiesi
attiva (ad esempio, lo sterno o la cresta iliaca). Il materiale ottenuto viene strisciato, fissato e colorato con le
stesse procedure utilizzate per il sangue periferico. Questi processi possono produrre grossi artefatti rispetto
all'aspetto delle cellule in vivo, soprattutto per quanto riguarda le loro dimensioni e morfologia. Questo fatto
deve essere tenuto in considerazione quando strisci di sangue o di midollo osseo vengono confrontati con
sezioni di tessuto o con campioni preparati per l'osservazione al microscopio elettronico.
Il sangue 47
tif!fli Eritrociti
(a) Giemsa x 1200 (b) EM a scansione x 2400
-
_L
48 Istologia
UttffJ Eritrociti
EM x 6000
•
(a) (b)
.-cc..
rilascio nel torrente circolatorio. La velocità di rilascio dei colanti (reticolocitosi) La conta dei reticolociti, pe1tanto,
rcticolociti in circolo è generalmente uguale alla velocità di fornisce un utile metodo per valutare la velocità di produ-
rimoiione degli eritrociti vecchi a livello splenico cd epa- zione midollare degli eritrociti. Notare che i reticolociti
-z
A.
()
tico. Poiché la vita degli eritrociti in circolo è di circa 120
giorni, i reticolociti costituiscono meno dell' l % dei globuli
rossi circolanti.
sono leggermente più grandi degli eritrociti malllri circo-
stanti. La fotografia (b) mostra l'ultrastrullura di un retico-
locita, a confronto con un eritrocita maturo adiacente. La
-a:
A.
I reticolociti non possono essere facilmente riconosciuti
negli strisci colorati con metodi usuali, ma quando il san-
gue fresco viene incubato con il colorante basico blu bril-
densità citoplasmatica complessiva è inferiore a causa dcl
minor contenuto di emoglobina. Sono ancora riconoscibili
alcuni ribosomi liberi, qualc.:he mitocondrio M , una coppia
(a) (b)
(e) (d)
I_
I neutrofili sono il tipo più comune di leucociti nel sangue La colorazione rosa saimo ne (neutrofilica) del citopla-
e rappresentano il 40-75% dei leucociti circolanti. Dal sma dei neutrofili è determinata dalla presenza dei granuli
momento che sono dotati di grande motilità e hanno un'in- specifici dei neutrofili. I granuli specifici solo anche chia-
tensa attività fagocitaria, la loro principale funzione è mati granuli secondari. Questi sono molto più piccoli dci
svolta nell'ambito della risposta infiammatoria acuta al granuli primari (0.2-0.8 µm) e difficilmente visibili al
danno tissutale, nel corso della quale essi ingeriscono e microscopio ottico. Questi granuli contengono e secer-
distruggono i tessuti danneggiati e i microrganismi inva- nono sostanze implicate nella risposta infiammatoria acuta
sori , in particolare i batteri. quali i mediatori dell' infiammazione e gli attivatori del
La caratteristica più saliente dei neutrofili è il nucleo poli- complemento. Queste sostanze sono rilasciate nello spazio
lobato. I neutrofili maturi presentano in genere cinque lobi extracellulare durante il processo infiammatorio.
connessi da sottili filamenti di materiale nucleico; nei neu- I granuli secretori terziari, più piccoli, contengono
trofili meno maturi il nucleo è meno lobulato. Nella fotogra- enzimi che vengono rilasciati all 'esterno della cellula
fia (a) sono ritratti due neutrofili in diversi stadi di maturità. come la gelatinasi (che distrugge il collagene danneg-
Nei neutrofili delle donne, il cromosoma X quiescente e giato) e inoltre alcune glicoproteine che si ritiene determi-
condensato, il corpo di Barr (fig. l.6), forma una pi ccola nino l' inizio della fagocitosi.
appendice a forma di bacchetta di tamburo in uno dei lobi L'attività della fosfatasi alcal ina è stata tradizionalmente
nucleari. Quest' appendice [vedi fotografia (b)I, nota come utilizzala come un marcatore istochinùco per i granuli spe-
bacchetta di tamburo , B, è visibile in circa il 3% dei neu- cifici dei neutrofili , come si può osservare nella fotografia
trofili delle donne. (c). L'attività dell'enzima è evidenziata dalla colorazione
Il cito plasma dei neutrofili è leggermente puntinato da brunastra assunta dai depositi granulari presenti nel cito-
granuli porpora, detti granuli azzurofili, che rappresen- plasma dei neutrofili ; i neutrofili immaturi, riconoscibili
-...
Cl
tano grossi lisosomi; essi sono talvolta definiti granuli pri-
mari, in quanto sono i primi granuli che appaiono nel corso
della differenziazione del granulocita neutrofilo. Questi
dal nucleo meno lobato, dimostrano una minor attività
enzimatica.
La fotografia (d) illustra un neutrofilo che ha fagocitato
-uz
A. granuli contengono le consuete idrolasi acide lisosomiali,
ma anche un certo numero di sostanze battericide, tra le
quali la mieloperossidasi; questa può essere dimostrata
alcuni cocchi ; notate gli pseudopodi P, una caratteristica
tipica delle cellule con elevata motilità. Questo preparato è
stato ottenuto incubando sangue fresco con baueri; in con-
-...
::>
cn
cn
...lii
Il sangue 51
2.0µm
(a)
Gli eosinofil i rappresentano l' 1-6% dei leucociti circolanti; trazione di questo enzima è, negli eosinofil i, otto volte
il loro numero varia notevolmente nel corso della giornata, superiore rispetto alle altre cellule della serie bianca.
in quanto è più alto al mattino e minore al pomeriggio. Gli Sembra che esso venga secreto indipendentemente dai pro-
eosinofili rimangono nel midollo osseo per molti giorni cessi di fagos itosi e degranulazione. Come si può osservare
dopo essere stati prodotti, quindi passano nel circolo dove nella fotografia (c), il caratteristico nucleo bilobato N è
restano per un periodo di tempo variabile fra le tre e le otto prontamente riconoscibi le al microscopio elettronico. Il
ore; la maggior parte di essi penetra quindi nella cute o nelle citoplasma contiene un reticolo endoplasmatico liscio REI
mucose del!' apparato respiratorio o gastroenterico, dalle abbastanza sviluppato, grappoli di ribosomi R e un piccolo
quali può poi passare nelle secrezioni locali. li destino e la reticolo endoplasmatico rugoso R Er. Il glicogeno è abbon-
durata della vita degli eosinofili non sono noti, anche se si dante e sono diffusamente presenti mitocondri M.
ritiene che pochi di essi o nessuno possa rientrare in circolo.
Un aumento del numero degli eosinofili circolanti (eosi- Funzione degli eosinofili
11ifilia) si verifica in molte malattie parassitarie, e la difesa Gli eosinofili sono cellule dotate di attività fagocitaria, con
contro i parassiti sembra essere una delle principali fun- un metabolismo simile a quello dei neutrofil i ma con una
zioni di queste cellule. Il numero degli eosinofili aumenta capacità ossidativa più elevata che sfrutta la via dell'esoso
inoltre nei tessuti nel corso di molte malattie allergiche monofosfato; nonostante ciò, l'attività battericida degli
(per esempio nella mucosa nasale e bronchiale nella feb bre eosinofili appare inferiore rispetto a quella dei neutrofili.
da fieno e nell'asma) anche se la loro funzione in questo Essi hanno p erò un'intensa attività fagocitaria nei con-
contesto è poco conosciuta . fronti dei complessi antigene-anticorpo.
L'eosi nofilo ( 12-17 µmdi diametro) è pit1 g rande del La membrana plasmatica degli eosinofili possiede vari
neutrofilo ed è facilmente riconoscibile grazie alla pre- recettori per le inununoglobulinc e il complemento rila-
senza dei suoi grossi granuli specifici che si colorano in sciati da altri leucociti. Tutti g li eosinofili hanno recettori
rosso vivo con l'eosina e in rosso mattone con il metodo di per le lgE, che hanno probabilmente importanza per la
Romanowsky. La maggior parte delle cellule h a un nucleo distruzione dei parassiti; questi recettori non sono presenti
bilobato ma, come si può osservare nella fotografia (a), nei neutrofili.
esso è spesso nascosto dai granuli citoplasmatici stretta- Gli eosinofili possono subi re un'attrazione chemiotat-
mente ammassati. tica da parte di sostanze prodotte dai batteri e da parte di
La caratteristica ultrastrutturale peculiare degli eosino- componenti del complemento; in ogni caso essi sono pre-
fili è rappresentata dai grossi granuli specifici S di forma ferenzialmente attratti verso i sili cli infianun azione da
ovoidale, ciascuno dci quali contiene un cristalloide allun- sostanze rilasciate dai basofili e dai mastociti, in partico-
gato. Nell'uomo, come è illustrato nella fotografia (b), lare l'istami na e il fattore chemotattico dell'anafilassi
questi cristalloidi sono relativamente elettron-trasparenti e (ECF-A ), come accade ai linfociti attivati.
-a.
()
un topo; anche in questa specie i cristalloidi sono relativa-
mente eletu"on-trasparenti . La fotografia (d) mostra i gra-
nuli specifici di un eosinofilo di ratto, i cui cristalloidi sono
babilmente il contenuto dei suoi granuli nell 'ambiente
esterno; gli schistosorni sono distrutti, ad esempio, in que-
sto modo. L' uccisione del parassita è mediata da anticorpi
-z notevolmente elettrondensi.
I granuli specifici sono legati alle membrane e hanno
dimensioni omogenee; la loro matrice contiene vari enzimi
e dal complemento (cap. 11) .
Gli eosinofili possono contribuire al mig lioramento di
alcuni aspetti delle reazioni di ipersensibil ità, mediante la
...e
(d)
-
'V
-zn
~
-
'1:1
3:>
-
I"'
54 Istologia
(a) (b)
I basofili sono i leucoc iti meno numerosi e rappresentano Funzione dei basofili
meno dell' 1% dei leucociti circolanti. I granuli specifici dei basofili e dei mastociti contengono
Caratterizzati da grossi granuli citoplasmatici intensa- proteoglicani, costituiti da glicosaminoglicani solfati legati a
mente basofili, essi possiedono notevoli somiglianze strut- un nucleo proteico; questi dete1111inano la metacromasia
turali e funzionali con i mastociti presenti nei tessuti (fig. caratteristica dci basofili. I proteogl icani sono una miscela in
4.14). I basofili sono i precursori dc i mastociti in transito proporzioni variabili di eparina e co11droiti11soljàto. I gra-
nei tessuti periferici. nuli contengono inoltre istamina e molti altri mediatori chi-
I basofili si originano nel midollo osseo da un precur- mici dei processi infiammatori, ad esempio la "slow reacting
sore che è comune agli altri granulociti fin o allo stadio di substance of anapliylaxis" (SRS-A) e I"'eosi11ophil chemo-
mieloblasto; da questo punto lo svi luppo procede quindi tactic factor of a11aphylaxis" (ECF-A).
per tappe analoghe per i neutrofil i e gli eosinofi li. Non è L'infiltrazione da parte dei basofi li e la proliferazione e
nota la lunghezza della vita dei basofili . la degranulazione dei mastociti sono fenomeni caratteri-
I basofili (14-16 µm di diametro) ha nno dimensioni stici di varie patologie a carico sia del sistema immunitario
intermedie tra q uelle dei neutrofili e q uelle degli eosinofili. sia di altri apparati; in ogni caso, la funzione principale de i
Come questi ultimi, anche i basofili hanno un nucleo bilo- basofili e dei mastociti è probabilmente rappresentata dalla
bato ma, in generale, questo è oscurato da numerbsi gra- risposta immunitaria nei confronti di alcuni parassiti.
nuli specifici, grandi , densamente basofi li (blu scuro) che I basofili e i mastiociti possiedono recettori di membrana
sono più grandi ma in numero inferiore rispetto a quelli altamente specifici per il segmento Fc delle IgE che è pro-
degli eosinofili. Questi granuli hanno un'alta solubilità in dotto dalle plasmacellule in risposta a svariati antigeni
acqua e tendono a dissolversi durante la normale prepara- ambientali (allergeni). L'esposizione ad allergeni determina
7.ione di uno striscio di sangue; ciò rende più difficile il la formazione di ponti antigenici tra molecole di IgE ad ia-
riconoscimento di queste cellule. È perciò necessario uti- centi, che scatena un rapido processo di esocitosi del conte-
lizzare speciali tecn iche di fissazio ne, inclusione e marca- nuto dei granuli (degranulazione). Il riJascio di istamina e
tura. Il colorante basico blu di toluidina colora i granuli , di altri mediatori vasoattiv i è cosl responsabile delle cosid-
cambiando il suo colore in rosso, fenomeno noto come dette reazioni di ipersensibilità immediata (anafilattoide),
m etacromasia (fig. 4.14). caratteristiche della rinite a llergica (febbre da fieno), di
Al microscopio elettronico, il caratteristico nucleo bilo- molte forme di asma e orticaria e dello shock anafilattico.
bato dei neutrofili è facilmente riconoscibi le. I g randi gra- In ogni caso, esistono altri stimoli indipendenti dalle IgE
-z
A.
( ,)
ma in numero inferiore rispetto a quelli dei mastociti.
1n prossimità del nucleo si trova inoltre un piccolo
gruppo di granuli più piccoli. Il citoplasma contiene inoltre
rigetto di trapianti cutanei; questo fe nomeno, noto come
ipersensibilità cutanea basofila, è indotto da linfociti sen-
sibilizzati e rappresenta un esempio di ipersensibilità cel-
-
a:
A.
ribosomi !_iberi, mitocondri e glicogeno, mentre la mem-
brana plasmatica mostra piccole estroflessioni disposte
irrcgolarmente.
lulo-mediata (cap. 11 ). ln questo caso la degranulazione
avviene lentamente e non rapidamente come nelle reazioni
di ipersensibili tà immediata.
-
Il sangue 55
1#1:1 Linfociti
(a) Giemsa x 800 (b) EM x 15 000
-z
:D
-,,.,
(')
-
I"""
56 Istologia
(a)
·~
._..p
t
(b)
iiJ!f&i Monociti (a) Giemsa x 1000 (b) Giemsa x 1000 (e) EM x 20 000
I monociti sono le cellule di dimensioni maggiori tra i leu- dei lisosomi stessi attraverso le vie del metabolismo aero-
cociti (più di 20 µmdi diametro), e rappresentano il 2-10% bico e anaerobico, in relazione alla disponibilità di ossi-
dei globuli bianchi del sangue periferico. Essi sono estre- geno nei tessuti.
mamente mobili e dotati di intensa attività fagocitaria e
sono i precursori dei macrofagi, grosse cellule fagocitiche Sistema monocito-macrofagico
di vario tipo che si trovano nei tessuti periferici e negli I monociti migrano verso i tessuti periferici, nei quali svol-
organi linfoidi. gono il ruolo cli macrofagi. Questo fenomeno ha generato
I monocili sono caratterizzati da un nucleo grosso, il concetto cli una singola unità fun zionale, il sistema
eccent1·ico, colorato meno intensamente di quello di altri monocito-macrofagico (sistema fagocitico mo11onu-
leucociti. Come si può osservare in queste immagini al cleato ), costituito dai monociti circolanti, dai loro precur-
microscopio ottico, la forma del nucleo è variabile, ma sori nel midollo osseo e dai macrofagi tissutal i, sia liberi
spesso è presente una profonda indentatura sul versante del che fissi (istiociti). In questo sistema sono anche comprese
nucleo diretto verso il centro della cellula; l'indentatura si le cellule cli Kupffer del fegato, la microglia ciel SNC, le
accentua con la progressiva maturazione della cellula a tal cellule di Langerhans della cute, le cellule degli organi
punto che il nucleo può arrivare ad assumere un aspetto a linfoidi presentanti l'antigene e gli osteoclasti. Le cellule
"ferro di cavallo" o, adcliritn1ra, bilobato. Possono essere giga11ti 111011011ucleate possono formarsi per fusione -di
visibili due o più nucleoli. L'ampio citoplasma si colora macrofagi o per duplicazione ciel nucleo. Il sistema non
con il metodo di Romru1owsky di un pallido blu-grigiastro comprende invece altre cellule che possono essere dotate
ed è ripieno di piccoli lisosomi colorali in rosso porpora cli attività fagocitaria, quali le cellule endoteliali o retico-
che gli conferiscono, al microscopio ottico, un aspetto lari e i fibro blasti degli organi linfoidi; queste cellule erano
caratteristico a "vetro smerigliato". definite complessivamente con il termine ora superato di
Al microscopio elettronico si osserva un citoplasma sistema reticolo-endoteliale.
contenente un numero vru·iabile di ribosomi e poliribosomi
e un reticolo endoplasmatico rugoso relativamente poco Funzione dei monociti
esteso. L'apparato di Golgi G è ben sviluppato ed è situato, I monoc iti sembrano non svolgere fun zioni nel sangue cir-
-....
Cl
con il centrosoma, in prossimità dell'indentatura del
nucleo. Ci sono inoltre molti piccoli mitocondri M di
forma allungata. Numerosi sottili pseudopodi P protru-
colante. Essi vengono richiamati dalla presenza cli mate-
riale necrotico (necrotassi), eia microrganismi invasivi
(chemiotassi) e dall 'infiammazione, che ne determinano la
-
D. dono dalla cellula e ne attestano la capacità fagocitaria e i migrazione nei tessuti e la differenziazione in macrofagi.
movimenti ameboidi. Grazie alla loro elevata attività fagocilica e al notevole
() I granuli citoplasmatici Gr dei monociti sono elettron- contenuto cli enzimi idrolitici, i macrofagi inglobano e
z densi, omogenei e circondati da membrana. Mediante distruggono detriti derivati dai tessuti e materiale esogeno
studi istochimici è stato dimostrato che essi sono di due nel corso dei processi di infiammazione e riparazione delle
a: tipi. Un tipo costituisce i lisosomi primari e contiene fosfa- normali funzioni tissutali.
D.
- tasi acida, arilsolfatasi e perossidasi; questi granuli sono
analoghi a quelli primari (azzu1TOfili) dei neutrofili. Non è
noto quale sia il contenuto dell'altro tipo di granuli.
A differenza dei neutrofi li , i monociti sono dotati di
Molte di queste fun zioni rappresentano una parte inte-
grante cli meccanismi immunologici, quali la presentazione
dell'antigene e la sua distruzione final e; in questo caso, l'at-
tivazione linfocitaria determina la produzione di fattori in
continua attività lisosomale e di successiva rigenerazione grado di incrementare l'attività fagocitaria dei macrofagi.
Il sangue 57
(a)
Le piastrine o trombociti sono cellule piccole, anucleate, (potrebbe essere coinvolto nei processi di riparazione dei
formate nel midollo osseo per {emmazione dal citoplasma vasi sanguigni danneggiati) e altri fattori di crescita.
di grosse cellule chiamate megacariociti. Le piastrine nel
sangue circolante sono molto numerose, da 150000 a • I granuli densi sono estremamente elettrondcnsi e con-
400 000/mL. Le piastrine svolgono svariate fu nzion i es- tengono serotonina. La serotonina non viene sintetiz-
senziali ai normali processi di emostasi. In primo luogo, esse zata dalle piastrine né d ai loro precursori, ma viene
si organizzano a fo rmare una bruTiera che occlude le ru·ee in assorbita dal plasma ed è prodotta dalle cellule entero-
cui si è verificato un danno vascolru-e, atu"averso l'adesione cromaffini dell'intestino (cap. 17).
al collagene posto ai margini della ferita; successivamente la • I lisosomi sono vescicole circondate da membrana
fi brina sostituisce il tappo di piastrine. In secondo luogo, diverse dai granuli alfa e contenenti enzimi lisosomiali.
esse promuovono la formazio ne del coagulo, costituendo • I microperossisomi sono poco numerosi e dotati di atti-
una superficie che permette l'assemblaggio dei compless i vità perossidasica, forse dovuta a una catalasi.
proteici della coagulazione, responsabili della generazione
La membrana plasmatica delle piastrine possiede tre
della trombina. In terzo luogo, le piastri ne secernono fattori
caratteristiche insolite, in relazione con la capacità di q ue-
che sono coinvolti nella ripru·azione dcl danno vascoJru·e.
ste cellule d i aderire a superfic i vascolari danneggiate: ( I)
Le piastrine sono dischi rotond i o ovali, biconvessi, di
è in grado di formare ponti fibrillari tra una pi astrina e l'al-
1.5-3.5 µm di diametro. Negl i strisci di sangue, come si
tra; (2) è presente un gliococalice fil amentoso mo lto
può osservare nell a fotografia (a), la loro forma non è
spesso, ricco d i mucopolisaccarid i, che d à solidità ai ponti
chi aramente visibile; spesso, inoltre, sono parzialmente
fibrillari ; (3) le proteine esposte sulla superficie esterna
aggregate tra loro. Il citoplasma è colorato in porpora e ha
della membrana sono in numero due volte maggiore
un aspetto granulare per il suo alto contenuto di organelli
rispetto a quelle rivolte verso l' interno; q uesta situazione è
che sono concentrali al centro della cellula. Il citoplasma
l'opposto di quanto si verifica in tutte le altre cell ule.
periferico è scarsamente colorato e, perciò, difficilme nte
visibile. Le piastrine possiedo no un citoscheletro ben sviluppato.
In prossimità della periferia della cellula c'è una banda
Le piastri ne possiedono la maggior parte degli organelli
marginale di microtubuli che viene depolimerizzata all' ini-
citoplasmatici delle altre cellule, tra i q uali mitocondri,
zio del processo di aggregazione piastrinica. li citoplasma è
microtubuli, granuli di glicogeno, alcune porzioni dell'ap-
ricco delle proteine contrattili actina e miosina (precedente-
parato dcl Golgi e ribosomi; possiedono ino ltre sistem i
mente denominata tromboste11i11a) e di altre proteine fila -
enzimatic i che ne permettono sia la respirazione aerobica
sia quella anaerobica. Gli organelli maggio rmente rappre-
mentose, tutte probabilmente coinvolte nei processi cli
retrazio ne dcl coagulo e rilascio del contenuto dei granuli.
....
sentati , come si può osservare nella fotografia (b), sono i
In profondità rispetto alla banda marginale di microtu- m
granuli elettrondensi, che costituiscono circa il 20% del Ut
buli e anche diffusamente nel citoplasma è pi-esente un
volume di una piastrina e sono di quattro tipi diversi. Ut
sistema tubulare denso (STD) che è costituito da stretti
• I granuli alfa hanno forma e dimensioni variabili e con- tubuli membranosi che contengono una sostanza omogenea e
....
,:a-.
tengono due proteine esclusive delle piastrine, cioè iI fat- elettro ndensa; quest' ultima contiene un isoenzima della
tore piasM11ico 4 (regola la permeabilità dci vasi, la perossidasi che è specifico delle piastrine. La funzio ne dcl
mobilizzazione del calcio dall'osso e la chemiotassi di STO è poco conosciuta ma ci sono prove che esso possa
monociti e neutrofili) e la beta hw11boglobuli11a (la sua
fun1.ione non è nota, ma i livelli serici di questa protei na
v~ngono util izzati per monitorizzare il grado di atti va-
rappresentai-e il s ito della sintesi delle prostaglandine.
Le piastrine contengono un sistema di canali di mem-
brana connessi tra loro e in continuità con l'ambiente
-z
11one delle piastrine in diversi stati patologici). Questi
g~an~ili contengono inoltre fattori della coagulazione
(ltbnnogeno, fattore V, fattore Vlll/von Willebrand) e
esterno mediante piccole invaginazioni; il versante citopla-
smatico di q ueste membrane è associato a elementi dcl cito-
scheletro. La funzione di questo sistema ca11alicolare di
-,.
(')
J>
'.1ltre proteine, tra le quali fibro11 ecti11a, trombospo11di11a,
1
1 PDGF o .fattore di crescita derivato dalle piashùie
membrana non è nota ma esso potrebbe essere coinvolto nei
processi d i secrezione ciel contenuto dei granuli alfa.
-
r-
58 Istologia
Emopoiesi .
L'emopoiesi è il processo mediante il quale le cellule ematiche mature si sviluppano dai 1ispettivi precursori midol-
lali. Nell 'uomo adulto l emopoiesi ha luogo nel midollo di alcune ossa, soprattutto le ossa piatte del cranio, le coste
e lo sterno, la colonna vertebrale, la pelvi e l'estremità prossimale di alcune ossa lunghe. Prima della maturità,
invece, l'emopoiesi avviene in altii siti, durante i diversi stadi di sviluppo. Nelle p1ime fasi della vita embrionale, le
primitive cellule del sangue si originano dal sacco vitellino e, un po' più avanti nello sviluppo, dal fegato. Dal terzo
al settimo mese di vita intrauterina, la milza rappresenta la sede principale dell'attività e mopoietica. Quando si svi-
luppano le ossa, durnnte il quarto e il quinto mese di vita intrn-uterina, i granulociti e le piastrine incominciano a
formarsi dal midollo osseo, mentre in questa sede l'eritropoiesi si stabilizza solo a pmti re dal settimo mese. Dalla
nascita, il midollo osseo rimane pressoché l'unica sede di emopoiesi, anche se la milza e il fegato possono ripren-
dere la loro attività emopoietica in caso di necessità. Dalla nascita alla maturità, il numero di siti attivi di emoe._oiesi
nel midollo osseo diminuisce, anche se tutto il midollo osseo mantiene un potenziale emopoietico.
Lo sviluppo separato di ogni tipo cellulare è stato teorizzato in diversi modi, ma solo una teoria è stata avvalo-
rata da dati sperimentali, la teoria monofiletica. Questa teoria propone che tutti i tipi cellulaii del sangue derivino
da una singola cellula staminale primitiva, la cellula staminale totipotente (o multipotente). Questa cellula si
'divide raramente e dà origine a cinque tipi divers i di cellule staminali unipotenti, ciascuna delle quali è in grado di
dare origine esclusivamente a un determin! to tipo cellulare: eritrociti, granulociti, lin fociti, monociti e piastrine. Le
cellule staminali unipotenti (che istologicamente sono difficilmente distinguibili-le une dalle altre) si dividono
molto frequentemente e forniscono precursori m01fologicamente 1iconoscibili dei tipi ceJJulari maturi.
Sono stati sviluppati sistemi di coltura in vitro per lo studio dell'emopoiesi, nei quali le cellule progenitrici
sono definite unità formanti colonie (CFU). La frequenza di divisione di queste cellule è regolata dalla presenza
di ormoni chiamati poietine, fra i quali l' eritropoietina, i fattori di stimolazione delle colonie prodotti localmente
e le interleuchine.
Midollo osseo
Il midollo osseo è costituito da una rete estremamente ramificata di sinusoid i vascolari e di fibroblasti (cap. 4),
nei cui spazi interstiziali sono stipate le cellule emopoietiche. La produzione di cellule ematiche da parte del
midollo osseo raggiunge cifre astronomiche; è stato stimato che ogni giorno vengano immessi nel circolo circa
2.5 miliardi di eriti·ociti , un numero equivalente di piastrine, circa 50-100 miliardi di granulociti ( l miliardo
per ogni kilo di peso corporeo al giorno) e inoltre un grosso nume ro di monociti e di linfociti ancora privi di
competenza immunologica. Oltre alla sua funzione emopoietica, il midollo osseo, insieme alla milza e al
fegato, è uno dei principali siti in cui avv_iene !a distruzione dei globuli rossi danneggiati o invecchiati. Il
midollo osseo svolge inblti·e un ruolo centrale nelle fun zioni del sistema immunitario, in quanto in esso
avviene il differenziamento dei linfociti B (esso è cioè nei mammiferi l'equivalente della borsa di Fabrizio
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degli uccelli); esso contiene inoltre un gran numero di p lasmacellule anticorpo-secernenti (cap. 11).
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.o •-. -.•• - ,.,,. Gttllll Aspirato midollare Giemsa x 640
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Questa fotografia mostra il generico aspetto di uno striscio
ottenuto da un aspirato midollare. Le cellule nucleate, rap-
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presentate dagli eritrociti in via di sviluppo e dalle linee
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dell a serie bianca, sono in numero considerevole, in con-
trasto agli strisci di sangue periferico, nei quali le cell ule
nucleate (cioè i linfociti maturi) sono scarse e a grande
distanza le une dalle altre. Le cellule delle differenti linee
si identificano in modo relativamente semplice in quanto
esse tendono a uscire incolonnate dalle varie unità for-
' "" ti
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(. manti-colonie del midollo; questo fenomeno è osservabile
A. .-..-: e • "".> • •• più chiaramente a un ingrandimento maggiore di quello
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59
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TESSUTI PRINCIPALI °'
o
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iii
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IC
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Cellula staminale
pluripotente
Cellula staminale Cellula staminale Cellula staminale Unità formanti colonie Cellula staminale Cellula staminale
unipotente unipotente uni potente granulocitiche-monocitiche unipotente unipotente
Normoblasto
intermedio Mielocita Mielocita M ielocita
(eritroblasto
Pro linfocita
neutrofilo eosinofilo basofilo r". Megacariocita
policromatofilo)
Normoblasto
tardivo Metamielocita Metam ielocita Metamielocita
(eritroblasto neutrofilo eosinofilo basofilo
ortocromatico)
- .J
PIASTRINA
ERITROCITA LINFOCITA NEUTROFILO EOSINOFILO BASOFILO MONOCITA
(trombocita)
Il sangue 61
IAl,.j Precursori
granulocitari Giemsa x 1600
-...
ci
lule a banda M 3, caratterizzata d'a un
nucleo molto segmentato, simile a
quello del neutrofi lo maturo M4 .
-
A.
()
z
-a:
A.
-
.. Il sangue 63
(a)
Megacariociti e formazione
delle piastrine (a) ME x 22 500 (b) Giemsa x 800
,,.
..o
'Vi
o
ICI
(I iii"
•••
~..:: .
e•
~·
(;·
Numero 3,9- 6,5 0 -0, 1 2-7,5 1,3-3,5 0 - 0,44 0,2 - 0,8 150- 400
per litro X 10' 2 X 109 X 10 9 X 1Q9 X 109 x 109 I x 109
Formula
- 20-50% 40-75% 1-6% <1% 2- 10%
leucocitaria
Tempo di
5- 7 giorni 1-2 giorni 6-9 giorni 6-9 giorni 3-7 giorni 2-3 giorni 4-5 giorni
produzione
Vita Da 6 ore I
120 giorni ? 8-12 giorni ? Mesi o anni 8-1 2 giorni
media ad alcuni giorni I
•
lil!ltlt• Elementi maturi del sangue circolante nell'uomo adulto
65
Il tessuto connettivo
h il tennine di tessuto coÌtnettivo si definisce un tipo di tessuto di origine mesodermica che fornisce il sup-
-io strutturale e metabolico di organi e altri tessuti all'interno dell'organismo. [tessuti connettivi conten-
o vasi e mediano lo scambio di nutrienti, metabo1iti e prodotti del catabolismo tra altri tessuti e il siste111a
Cff:cOlatorio. TI termine tradizionale "tessuto connettivo" a nostro avviso non rende sufficientemente l'idea
-->Ìle sue molteplici funzioni e pertanto sarebbe più appropriato l'uso del termine tessuto di supporto.
----'-:X- tessuti connettivi si manifestano in diverse forme, dotate di differenti proprietà fisiche. Nella maggior
degli organi_, il tessuto connettivo lasso assolve funzioni di separazione tra cellule e altri tessuti dotati di
ioni più specifichè. Il connettivo denso rappresenta un robusto supporto per la componente epiteliale della
e, costituisce la capsula di organi quali il fegato e la 111ilza e offre una grande resistenza alla trazione nei
amenti e nei tendini. La cartilagine e l'osso, i maggiori componenti dello scheletro, sono forme di tessuto
i:nettivo rigido. La funzione dei tessuti scheletrici è comunque talmente specializzata da giustificarne una
'.-:- _ _ S:crizione separata nel capitolo I O. Alcuni tessuti connettivi specializzati assolvono anche importanti fun-
·-'.'.tìbni metaboliche quali il deposito del grasso (tessuto adiposo_ bianco) e la regolazione della temperatura cor-
·rea nel neonato (tessuto adiposo bn:1no). Le cellule del siste111a im1nunitario entrano nei tessuti connettivi
""Ve contribuiscono alla cfifCsa dell'organis1110 dai microrganismi patogeni. I processi di riparazione dei danni
Sutali sono, per la maggior parte, funzioni del tessuto connettivo.
----;---Tutti i tessuti connettivi hanno due maggiori costituenti, le cellule e la matrice extracellulare. La matrice
:--~~t_racellularc è il componente che determina le proprietà fisiche di ogni tipo di tessuto connettivo; essa è costi-
·--lu-~ta da tre componenti principali: una matrice di sostanza organica, chiamata sostanzafonda111entale, in cui
.,,,.~ o collocati vari tipi difibre e url gruppo di glicoproteine strutturali che mediano le interazioni tra le cellule
--gli altri costituenti.
cellule del tessuto connettivo possono essere divise in tre tipi, in relazione alla loro funzione principale.
Cellule responsabili della sintesi_e del mantenimento della matrice extracellulare. Queste cellule sono
definite fibroblasti e derivano da cellule precursori del connettivo primitivo, il mesenchùna. In 1nolti
tessuti si trovano inoltre fibroblasti dotati anche di attività contrattile oltre che di capacità di sintesi della
tnatrice, noti come 1niofibroblasti. È consuetudine definire un precursore o una cellula immatura
tnediantc il suffisso "blasto", come per gli eritroblasti (fig. 3.17) e identificare le forme mature mediante
il suffisso "cito", come per gli eritrociti. Questa convenzione non è comunque valida per il tessuto con-
nettivo, nel quale il termine "fibrocita" potrebbe essere un termine più appropriato di fibroblasto per
indicare la forma cellulare matura.
Cellule responsabili dell'accumulo e del metabolismo: del grasso. Queste cellule sono chiamate adipociti
e formano il tessuto connettivo adiposo.
çellule con funzioni difensive e inllllunitarie. Questo cellule sono anche loro derivate dal mesenchima e
comprendono i 111astociti e i 111acrofagi tissutali, oltre a tutti i tipi di globuli bianchi. ~
111
In
In
sostanza fondamentale è un materiale amo1t'o, trasparente, che ha le proprietà di un gel semifluido. I liquidi
utali sono debolmente legati alla sostanza fondamentale e formano, perciò, il mezzo di passaggio dei mate-
-
li attraverso il tessuto connettivo, permettendo lo scambio dei metaboliti con il sistema circolatorio.
;La sostanza fondamentale comprende sette tipi di catene polisaccaridiche lunghe, non ramificate, ciascuna
lle quali è formata dalla ripetizione di unità disaccaridiche. Una delle unità del disaccaride è solitamente un
;~~_ido uronico e l'altra un arllinosaccarlde (N-acetil glucosamina o N-acetil galattosamina); da ciò il termine di
1f:!icosa1ninoglicani (GAGs) con cui queste catene sono oggi definite (una volta erano chiamate 1nucopOlisac-
" _ fidz'). I glicosaminoglican_i sono acidi (carichi negativamente) per la presenza di gruppi ossidrilici, carbossi-
_cì e solfato sulle unità dei disaccaridi.
66 Istologia
Le componenti fibrose del tessuto connettivo sono di due tipi principali: il collagene (che include le fibre reti~
colari, un tempo considerate un gruppo a se stante di fibre) e 1'elastina.
Il collagene ,"
Il collagene è il tipo principale di fibra presente nena maggior parte dei tessuti connettivi ed è la proteina più
rappresentata del corpo umano. La sua più importante funzione è di offrire resistenza alla trazione. Il collagene
viene secreto nella matrice extracel1ulare sotto forma di tropocollagene, formato da tre catene polipeptidiche
(catene alfa) legate insieme, organizzate in una struttura a elica lunga 300 nm e il cui diametro è di 1,5 nm.
Nella matrice extrace11ulare, le molecole di tropocollagene polimerizzano e formano il collagene. Sulla base
della mo1fologia, delJa composizione aminoacidica e delle proprietà fisiche sono stati finora identificati 19 tipi
<;ii collagene (numerati da I~ XIX).
• . Il cdltagene di tipo i~i, trova n~I tessuto connèttivo fibroso,: ~el denna, nei tendini, nei legamenti e nel-
1' osso, con disposizione da lassa a densa a seconda del supporto meccanico richiesto. Le molecole di tro-
pocollagene vengono aggregate in modo da formare.fibre rinforzate da rp_olti ponti intermolecolari. Fibre
di co11agene parallele sono successivamente organizzate in fibre resistenti di 2-1 O nm di diametro, che
conferiscono grande resistenza al tessuto connettivo. Queste fibre sono visibili al microscopio ottico.
• ·,,.II collagene di tipo Il si trov_a nella cartilagini; ialina ed è formato da fini fibriJle disperse nella sostanza
fondamentale. ·
Con il termine di collagene di tipo Ili si definisce i1 tipo di fibra che una volta veniva chiamato retico-
- lare e che si pensava fosse un tipo a se stante, a causa della sua, affinità per i sali di argento. Le fibre reti-
colari formano i1 delicato supporto "reticolare" .presente in organi ad alta cellularità come il fegato, il
midollo osseo e gli organi linfoidi.
• Il collagene di tipo IV non forma fibrille, ma piuttosto una struttura a rete ed è un importante costituente
delle membrane basali.
Ù collagene di tipo VII forma fibrille che si ancorano alle membrane basali.
- Gli altri tipi di collagene sono pr6sen.ti in varie situazioni specializzate, nelle quali la loro struttura fibrillare
non è ancora stata completamente descritta.
- L'elastina
L'elastina è ~n'importante proteina strutturale organizzata in fibre e fogli discontinui nella matrice extracellu-
lare della pelle, dei polmorìi e dei vasi, ai quali essa conferisce proprietà di allungamento e ritorno elastico.
L'elastina è sintetizzata dai fibroblasti sotto forma di un precursOre, la tropoelastina, che si po1imerizza nei
tessuti extracellulari. La polimerizzazione richiede la presenza di inicrofibrille della gicoproteina strutturale
fibrillina (vedi oltre) che vengono incorporate intorno e all'interno delle fibre elastiche.
,., '
Il tessuto connettivo 67
---Hcoproteine strutturali sono_ un_ gruppo di mqlecole_compo~te principalmente da catene proteiche legate a
--iiccaddi ramificati; il ruolo svolto da queste molecole nella matrice extracellulare non è ancora stato com-
ente chiarito. Le glicoproteine strutturali comprendono due molecole fibrillari principali, Iaj'ibrillina e
·ronectina, e varie proteine non filamentose, tra le quali la laminina, 1'entactina e la tenascina, che met-
0in connessione le cellule con la matrice extracellulare.
a fibrillina forma microfibrille di 8-12 nm di diametro; sembra che esse siano in grado, in alcune strutture
"ittlizzate come il mesangio del rene (cap. 16), di aumentcU"e ladesività tra gli altri costituenti della matrice
_acellulare. Come precedentemente accennato, la fìbrillina è un costituente delle fibre elastiche e ne favoii-
1'1 deposizione in modo ordinato. La fibronectina controlla la deposizione e l'orientamento del collagene
~matrice extracellulare e il legame delle cellule alla matrice. Le membrane cellulari possiedono un gruppo
:~icoproteine transmembrana, ~hiamate integrine, che agiscono come molecole di adesione cellulare. Una
---sse, il recettore della j'ibronectina, è in connessione con i filamenti di actina del citoscheletro a11' interno
_a cellqla e si lega con la fibronectina all 'este1no. La fibronectina si lega inoltre al collagene, ai glicosami-
Icani e aU' eparansolfato, stabilendo una continuità strutturale tra il citoscheletro e la inatrice extracellulare.
a laminina è i1 maggior comporiente della ine1nbrana basale e si lega a specifiche molecole di adesione, in
"do tale da formare un legame tra le membrane cellulari e gli altri costituenti della membrana basale.
'Ùtactina, un'altra proteina non fibrillare, si lega alla laminina e al collagene IV nelle membrane basali.
he la tenascina si lega alle integrine, e nell'embrione sembra svolgere un importante ruolo nel controllo
;accrescimento delle cellule nervose.
--.~ssuto epiteliale, muscolare e nervoso ricevono dal tessuto connettivo un supporto meccanico e nutrizio-
-e,; .ìl confine tra epitelio e connettivo è demarcato da uno strato_ di materiale extracellulare estremamente
çlensato, tradizionalmente noto come membrana bas~le_. Questo termine deriva dal fatto che la prima mem-
basale che è stata riconosciuta era quella posta al di sotto de11e cellule basali degli epiteli di rivestimento.
muscolo e il tessuto nervoso, può anche essere utilizzato ìl termine lamina esterna.
particolare, gli epiteli sono quasi interamente costituiti da cellule strettamente giustapposte, tra le quali il
riale intercellulare è molto scarso. _La membrana basale fornisce un supporto meccanico e stabilisce un
_µ}ne tra l'epitelio e il tess11_to connettivo sottostante._ La membrana basale è inoltre coinvolta nel controllo
lla crescita e del differenziamento degli epiteli e costituisce una barriera impenetrabile che separa l'epitelio
escita dallo stroma circostante; essa può essere superata esclusivamente quando l'epitelio subisce una tra-
rmazione maligna. L'epitelio è privo di vasi sanguigni e la inembrana basale deve quindi permettere il pas-
_gio di nutrienti, metaboliti e altre molecole da e verso-l'epitelio. Dove l'epitelio serve come barriera
-ttiva al passaggio di molecole da un compartimento a un altro (per esempio, tra il lume di un vaso e i tes-
':circostanti), la membrana basale svolge un ruolo critico nel regolarne la permeabilità. Questo meccanismo
iunge un grado estremo di sofisticazione nel rene, dove la l1)embrana basale del glomerulo fa parte di un
~-ma di filtrazione altamente selettivo per il passaggio di molecole dal circolo sanguigno all'urina. Le strette
ciazìoni intercorrenti tra le membrane basali e la struttura e le funzioni degli epiteli hanno supportato per
go tempo il concetto che la membrana basale fosse esclusivamente una struttura di tipo epiteliale. Crescenti
:~enze portano invece a considerarla come parte dei tessuti di supporto.
L:_e membrane basali sono prevalentemente costituite dal glicosaminoglicano epllransolfato, dalla proteina
Sa collagene IV e dalle glicoproteine strutturali fibroneCtina, la1ninina ed entactina. La fibronectina è
izzata dai fibroblasti del tessuto connettivo mentre le restanti proteine ven,iOno elaborate, del tutto o in
, dai tessuti che vengono sostenuti dalla membrana basale.
ediante il microscopio elettronico, nella membrana basale sono stati identificati tre strati. Al confine con
rnbrana plasmaticci delle cellule basali- del tessuto parenchimale si trova uno strato relativamente traspa-
agli elettroni, la lamina lucida, larga da 1O a 50 nm. Lo strato intermedio è elettrondenso ed è quindi
ato lamina densa; i1 suo spessore è diverso nei vari tessuti, ed è compreso tra 20 e 300 nm. Al di sotto
lamina densa si tro-Va un largo strato relativamente trasparente agli elettroni, noto come lan1inafibroreti-
_re,_ che è in continuità con_ il tessuto connettivo sottostante.
:I::_tllateriale elettrondenso che compone sia la lamina lucida ~he la lamina densa è un fine reticolo di colla-
IV,_ proteiQa esclusiva deile mc1nbrane basali. Un altro abbondante costituente di questi strati è la lami-
, che lega il collagene IV agli altri componenti della membrana basale e ai recettori della laminina posti
membrane p1Usmatiche parenchimali. L' entactina media il lega1ne tra laminina e collagene IV. Lo strato
, _reticolare rappresenta probabi11nente una condensazione del tessuto connettivo circostante. Il collageiie
__tenuto in esso è prevalentemente di tip6 III (reticoÌina) ed è anch'esso legato alle integrine della membrana
-
matica basale mediante la glicoproteina fibrillare fibronectina.
-
68 Istologia
(li) (b)
(e) (d)
Al microscopio ottico la membrana basale è visibile in giore, mostra i tre strati dell a membrana basale. La lamina
alcuni tessuti , nei quali essa è relativamente spessa o nei lucida LL, relativamente eleltron-trasparcnte, confina con
quali è possibile impiegare tecniche istochi miche o altre la membrana delle cellule basali dell 'epitelio. Lo straro
metodiche specifiche per l' identificazione dei suoi compo- intermed io è elettrondenso e costituisce la lamina densa
nenti . LD. Sotto alJa lamina densa si trova lamina fibroretico-
La foto grafia (a) mostra una cri pta duodenale, delimi - /are LF, spessa e relativamente elcttron-trasparente. Essa
tata da cellule mucosecernenti, colorata con il PAS. Questa si fonde con la compo nente fi brosa e fibrillare (reticolare)
colorazione mette in ev idenza i carboidrati presenti nei dcl tessuto con neuivo sollosta nte. In quest' immagine, so-
protcoglicani della membrana basale MB, oltre al muco M no da notare le fibre di collagene C, una parte di un fibro-
che si trova sul versante luminale delle cell ule che delimi- blasto F e l'elastina E. Caratteristicamente, la membrana
tano la cripta. basale si continua ini nterrotta al di sotto dello spazio inter-
-_,
~
Nella fotografia (b) la membrana basale MB dei tubuli
renali è stata evidenziata utilizzando una metodica di
impregnazione argentica, che ha affinità per la relicoli na.
cellulare SI tra due cellule epitel iali Ep, e sotto all ' invagi-
nazione basale In presente in una di queste cellule.
La lamina densa era in passato nota come lamina basa-
-z
A.
( ,)
La fotografia (c) mostra l'epitelio che riveste la trachea
e.le i topo. Può essere faci lmente osservata la membrana
basale MB che separa l'epitelio dal tessuto connettivo sot-
le. I termini lamina basale e membrana basale sono stati
spesso utilizzati in modo intercambiabile, fin ché non è
stato chiarito che tutti e tre gli strati visibil i al microscopio
.-..
~ L(
La fotografia (d), realizzata a un ingrandimento mag-
L
la lamin a densa~ - I
U)
U) L.t
...
lii
Il tessuto connettivo 69
.., -
(a)
In quesli prepiu-ati è illustrato il tipico aspetto del colla- modo tale che ciascuna molecola si sovrappone alla suc-
gene di 1ipo T, la varietà più comune di collagene. L'aspetto cessiva per circa un quarto della sua lunghezza. Nella foto-
caratleristico è quello di una bandeggiatura tras versale con grafia (a) le fibre di collagene sono mostrate in sezione
una periodicità di circa 64 nm che deriva dalla polimeriz- trasversale Te longitudinale L .
La7ione di molecole di tropocollagene (lunghe 300 nm) in
Questa figura mostra il tipico aspetto istologico dei fibroblast i maturi nel tessuto
connettivo lasso; in questo preparato le fib re collagene sono colorate in rosa. I
nuclei dei fibrob lasti F sono condensati e allungati in direzione delle fibre di
' )
collagene. Il citoplasma è scarso, con lunghi processi ci toplasmatic i che si
estendono nella matrice per congiungersi con quel li di altri fibrob lasti; le esten-
s ioni citoplasmatiche sono solitamente difficili da vedere al microscopio o ttico.
...rn
La p rincipale funzione dei fibroblasti è quella di mantenere l'integrità del tes- tn
suto connettivo mediante un continuo, lento ricambio degli elementi della matri- UJ
ce extracellulare. e
...
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I /' ') , 1
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Il
J>
-
r-
70 Istologia
-...
nuclei sono grandi e rotondi , con nucleoli evidenti che sug-
geriscono un'attiva sintesi proteica. 11 citoplasma è abbon-
dante e la sua intensa colorazione e l'aspetto granulare
<I rispecchiano la presenza di un diffuso reticolo endopla-
-z
A.
()
smatico granulare, coinvolto nella sintesi proteici La rela-
tiva assenza di fibre nella matrice extracellulare pe1mette
-a:
di evidenziare il fine intreccio di estensioni citoplasmati-
che dei fibroblasti, con maggior facilità rispetto ai tessuti
connettivi inattivi.
A. I fibrob lasti dotati di funzioni contrattili (miofibroblasti)
.-
(a) (b) (e)
(d) (e)
Queste fotografi e illustrano vari tipi comuni di tessuto con- La fotografia (d) mostra la capsula C della ghiandola
nettivo. Tn passato sono state utilizzate classifi cazion i di surrenale S; è evidente la disposizione addensata de lle
tipo descritlivo piuttosto 1igide, per esempio "tessuto con- fibre collagene tipicamente presente negli organ i in cui il
nettivo denso regolare", "tessuto connettivo denso irrego- tessuto connettivo svolge un ruolo di suppo rto meccanico.
lare". "tessuto connettivo lasso (areolare)", ecc.; in realtà i Le fibre di collagene sono allungate e disposte in maniera
tessuti connettivi sono molto differenti per densità e regola- regolare, in modo da costituire una capsula ben organiz-
rità e pertanto qualunque rigida classificazione ha perso la zata e robusta. Capsule simili rivestono diversi organi
sua utilità. solidi quali il fegato, la milza, i linfonodi , le ghiandole
Le prime tre fotogra fie mostrano fibre collagene colo- salivari, le gonadi. I nuclei dei fibroblasti so no allungati
rale con tre diversi metodi istologici. Il collagene è acido- nella stessa direzione delle fi bre collagene.
filo per i suoi gruppi laterali carichi positivamente e perciò Il tessuto connettivo lasso svolge fun zioni di supporto
si colora con l'eosina in preparati EE (colorato in rosa); per lepitelio dei tratti gastroenterico, respiratorio e urina-
con la colorazione tricromica, il collagene si colora in rio, forma gli strati più profondi della pelle e serve come
verde o in blu in relazione al colorante usato; con il
metodo azan il collagene è blu intenso. Questi Lre preparati
tessuto interstiziale di separazione in molti altri organi.
Questo tipo di tessuto connettivo è illustrato nella fo togra-
...
rn
sono stati ottenuti dal tessuto connettivo denso che si trova fia (e). Le fi bre collagene sono distanziate fra loro e hanno
nel derma, nel quale le fi bre collagene sono organizzate in un aspetto ondulato in preparati non stirati. Gli spazi vuoti u.
grossi fasc i, irregolarmente ondulati , che conferiscono (areolari) tra le fibre collagene sono riempiti da sostanza u.
grande resistenza alla trazione. l fibroblasti sono ricono-
scibi li per la presenza di nuclei estremamente condensati
fondamentale che non è visibile in questo tipo di prepa-
rato, poiché è stata solubilizzata durante l'allestimento. ...-e
(colorali in rosso con J' azan). Sono visibil i parecchi piccol i vasi V. Questo tipo di tes-
suto è tradizionalmente defin ito come tessuto areolare.
,,
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9'
72 Istologia
li tessuto connettivo reticolare forma una delicata rete di supporto per molli
organi ad alta cellularità quali le ghiandole endocrine, i linfo nod i e il fegato. l n
tali organi, una fine rete d i fibre si ramifica attraverso il parenchima, so litamente
ancorata a una densa capsul a connetti vale e a setti che attraversano il tessuto. Il
collagene reticolare coni spo nde al collagene cli tipo III .
Le fibre reticolari sono di solito scarsamente colorate nei preparati comuni, ma
sono in grado di adsorbire l'argento metallico e sono pertanto co lorate in nero
dalle soluzion i di nitrato d' argento, in condizioni appropriate. Questo fenomeno
portò i vecchi isto logi a credere che il tessuto reticolare avesse una composizione
chimica completamente diversa da quella del coll agene. Le fibre reticolari sono le
prime a essere prodotte durante lo sviluppo di tutti i tessuti connettivi e sono anche
presenti, in diverse quantità, nella maggior parte dei tessuti connettivi maturi.
Questa fotografia mostra la fine architettura reticolare d i parte d i un linfo-
nodo; questa rete forn isce un supporto lasso alle cellule li nfoidi , i cui nuclei
sono stato colorati in blu. Le fi bre reticolari so no anche uno dei componenti
principali dell a parete dei piccoli vasi V come si può vedere nella porLione._
superiore della fotografia.
-...
4
~/
~
nalmente rendendole così faci lmente riconoscibili.
La fotografia (e) mostra una sezione istologica della
parete di una grande arteria; tale parete è costituita princi -
palmente da ce llule muscolari lisce, collagene e spessi
-z
A.
( ,)
strati di elastina (cap. 8). Similmente al collagene e al cito-
plasma delle cellule muscolari lisce, l'elastina E ha una
spiccata eosinofili a; in questo caso essa è riconoscibi le
-a:
A.
(e)
unicamente poiché g li strati di elastina sono molto spessi e
poiché l' elastina ha una conformazione ond ulata, essendo
il vaso collassato.
.-::2..
Cl)
Cl)
...LU
Il tessuto connettivo 73
ior parte del tessuto connettivo contiene cellule adatte al deposito di grasso. Queste cellule, chiamate
iti., derivano dal mesenchima primitivo dove si sviluppano come lipoblasti. Gli adipociti sono isolati o a
·.·nel tessuto connettivo lasso, o possono costituire il principale tipo cellulare nel tessuto adiposo.
tasso immagazzinato negli adipociti deriva da tre fonti principali: grassi derivati dalla dieta che circo-
] sangue sotto forma di chilomicroni; trigliceridi sintetizzati nel fegato e trasportati nel sangue; trigl!_-
~:~:·sintetìzzati dal glucosio negli adipociti. Il tessuto adiposo è spesso considerato come un tessuto di
ito inattivo; invece esso svolge un ruolo estremamente importante nei processi metabolici generali poi-
.sce come un temporaneo deposito di substrati da cui i vari tessuti possono trarre l'energia necessaria
-pro processi. 11 tessuto adiposo, perciò, ha in genere una ricca vascolarizzazione. L'entità del deposito
-assi nel tessuto adiposo e della loro utilizzazione sono largamente influenzati dalla dieta e dal consumo
' o. ma un certo numero di ormoni e il sistema nervoso simpatico influenzano profondamente il meta-
" O degli adipociti. _ -. .,
'.:sono due tipi principali di tessuto adiposo, il teSSutO aéiipO~o bianco e quello b~hho.
-.Tessuto adiposo bianco. Questo tipo di tessuto rappresenta fino al 20% del peso totale di un individuo
)iormale, ben nutrito, di sesso maschile e fino al 25% di un individuo di sesso femminile. È distribuito in
<tutto il corpo, soprattutto negli strati profondi della pelle (cap. 9). Oltre a essere un'importante riserva
;~):~nergetica, il tessuto adiposo bianco ha funzioni di isolante termico, a livello cutane6, e dr am1nortizza-
·: :~~ore meccanico in certi siti quali, ad esempio, la zona perirenale.
;·.':o.Tessuto adiposo bruno. Questo tipo di tessuto adiposo_ molto specializzato si trova nei neonati dei
arnmiferi e in alcuni animali ibernanti, dove ha un ruolo molto importante .nella termoregolazione.
:>\~ell'uomo adulto si ritrovano solo piccOic quantità di tessuto adiposo bruno e, sebbene un tempo si pen-
_:~:sasse a un suo molto limitato ruolo neUa termoregolazione, ci sono adesso evidenze che, almeno in
·-:'.~cuni individui, il tessuto adiposo bruno possa avere un ruolo nella prevenzione dell'obesità; pare infatti
\che esso possa contribuire a dissipare energia.
-
; :r i
-
74 Istologia
-z
tessuto connettivo lasso. Gli adipociti
A. sono disposti singolarmente o a gruppi
( ,) nel tessuto conneuivo lasso, soprat-
-
dimensione degli aclipociti nel tessuto
connettivo lasso dipende dall 'equili-
brio tra l' introduzio ne cli grassi con la
dieta e il consumo energetico.
Il tessuto connettivo 75
(')
.,,
J>
r-
76 Istologia
I tessuti connettivi non solo contengono cellule responsabili della sintesi della matrice extracellulare, ma con-
tengono anche cellule con funzioni di difesa e immunitarie. Tradizionalmente queste cellule sono state divise
in due gruppi: cellule fisse (intrinseche) e cellule non fisse (estrinseche).
,'}' La pri1na cetegorfa comprende i macro.fagi tissutali (istiociti) e i mastiociti. Attualmente si pensa che i
tnacrofagi tissulali derivino dai monociti circolanti (fig. 3.9), almeno temporanean1ente residenti nel tessuto
connettivo. I_mastiociti sono funzionalmente analoghi ai basofili (fig. 3.7) ma ci sono differenze strU.tturali che
suggeriscono che- i mastiocitf non siano semplicemente basofili residenti nei tessuti.
La seconda categoria COfi!prende tutti i rimanenti membri della famiglia dei leucociti (cap. 3). Sebbene i
leucociti siano solitamente considerati come costituenti del sangue, il loro principale sito di attività è al di fuori
del circolo e1natico, soprattutto nei tessuti connettivi lassi. In questi tessuti, i leucociti non sono solitamente
molto numerosi, ma il loro numero può aumentare di molte volte in caso di infiam1nazione e/o di altri processi
patologici. Il tessuto connettivo di que11e regioni che sono soggette al costante rischio di invasione patogena,
come il tratto gastrointestinale e quello respiratorio, contiene una abbondante popolazione di leucociti, anche
in condizioni fisiologiche, che mantengono una costante sorveglianza.
Il termine di sistema reticolo~endoteliale è stato usato per molto tempo per descrivere un gruppo di cellule rin-
venibili in parecchi tessuti, ma in particolare nel midollo osseo, fegato, milza, linfonodi e timo. La principale
funzione di queste cellule è quella di fagocitare sostanze e cellule vecchie (logore o morte), ad esempio gli eri-
trociti vecchi. Tali fagociti si trovano in posizioni adiacenti spazi riempiti da sangue e da linfa, come i sinu-
soidi del fogato (fig. 15.8), del midollo (fig. 3.12) e della milza (fig. l l.25); in questi casi essi hanno
caratteristiche in comune con le cellule endoteliali che circondano tutti i vasi ematici e linfatici (cap. 8).
Certi tessuti che presentano una cellularità molto alta, come i linfonodi e i cordoni emopoietici del midollo
osseo, hanno una rete di supporto di fibre reticolari (fig. 4.8) su cui sono disposte le cellule, con lunghi pro-
cessi citoplasmatici morfologicamente simili a quelli delle primitive cellule mesenchimali (fig. 4.3). Queste
cellule sono tradizionalmente definite come cellule del reticolo o cellule reticolari. Molte di queste cellule, se
non tutte, sono responsabili della sintesi della rete di fibre reticolari, in modo analogo ai fibroblasti, e sono
dotate di una notevole attività fagocitaria.
A causa de11a stretta associazione strutturale e funzionale tra queste cellule e i sistemi emopoietico, immu-
nitario e monocitico- macrofagico (fig. 3.9), si pensò che esistesse un comune denominatore funzionale. Di
conseguenza, il termine di "reticolo-endotelio" e termini consimili furono ampiamente e, spesso indiscrimina-
tamente, applicati a tessuti e a cellule di questi sistemi. Ulteriori scoperte scientifiche hanno dimostrato l'im-
precisione del concetto, che ora è considerato di solo interesse storico.
-
-
Il tessuto connettivo 77
Mastiociti
,..J>
-
78 Istologia
•
!QfilllOj Leucociti nel tessuto connettivo lasso EE x 640
L'aspetto dei leucociti in sezioni di tessuto connettivo e di secrezione di anticorpi (cap. 11), sono riconoscibili per il
altri tessuti è molto diverso da quello che essi hanno negli loro grande nucleo granulare e il citoplasma fortemente
strisci di sangue (cap. 3). Qui sono visibil i molti leucociti basofilo (colorato in blu) contenente un 'area perinucleare
nel tessuto connettivo lasso sottostante il rivestimento epi- pallida che rappresenta un apparato di Golgi molto svilup-
teliale dell'intestino crasso, sito normalmente ricco di tali pato. La basofili a delle plasmacellule è, in gran parte,
cellule, anche in assenza di infiammazione. ascrivibile al diffuso reticolo endoplasmatico granulare,
I fibroblasti F sono identificabili per i loro nuclei relati- coinvolto nella sintesi degli anticorpi.
vamente grandi e allungati . Gli eritrociti Er nei piccoli Grandi fagociti mononucleati, analoghi ai monociti del
vasi sono intensamente eosinofili (colorati in rosso); la sangue, sono distribuiti in tutto il tessuto connettivo, dove
prèsenza di eritrociti (circa 7 µmdi diametro) permette un esercitano un 'intensa attività fagocitaria; queste cellule,
confronto con le dimensioni delle altre cellule (cap. 3). q uando sono localizzate nel tessuto connettivo, sono anche
Nell 'ambito dei granulociti, i neutrofili sono raramente · definite macrofagi, macrofagi tissutal.i o istiociti. J macro-
visibili nei tessuti, tranne nell'infiamma7.ione acuta e cro- fagi del tessuto connettivo, quando sono inattivi, si collo-
nica. I neutrofili N sono riconoscibili per il loro nucleo mul- cano sulle fibre della matrice extracellulare; i macrofagi in
tilobato e il citoplasma scarsamente colorato. Gli eosinofili attività, invece, possono muoversi con movimento ame-
Eo sono presenti in grande numero nei connettivi nonnali e boide attraverso la sostanza fondamentale. Quando sono in
sono riconoscibili per il loro nucleo bilobato e i caratteri- attività fagocitaria, i macrofagi diventano facilmente rico-
stici granuli citoplasmatici fortemente eosinofil i. l basofili e noscibili per le loro grandi dimensioni e il contenuto di
i loro analoghi, i mastociti, sono scarsamente colorabili con materiale fagoc itato; i macrofagi attivati hanno, però, un
l'EE e perciò sono difficilmente riconoscibili. aspetto molto variabile, in relazione alla natura della loro
I linfociti L sono riconoscibili per il loro nucleo piccolo, attività fagocitaria. Molti particolari del citoplasma dei
-
.J
~
densamente colorato e un sottile e pallido alone di citopla-
s ma. Le plasmacellule P, responsabili della sintesi e della
macrofagi M mostrati in questo preparato sono oscurati
dal materiale fagocita to, che appare marrone .
-z
A.
( ,)
-
a:
A.
-
Il tessuto connettivo 79
Macrofago EM x 11 600
··· ferìstiche ultrastrutturali dei macrofagi variano di biosintesi. Cellule in attiva fagocitosi mostrano irrego-
relazione al loro stato di attività e alla localizza- lari prolungamenti del citoplas1na, gli pseudopodi Pp, che
:sutale. La fotografia mostra un n1acrofago attivo sono coinvolti nei movin1enti ameboidi e nella fagocitosi.
dal peritoneo di un ratto in cui erano state prece- Oltre al loro ruolo di "pulizia" dei tessuti, i macrofagi
hte iniettate inlraperitoneo particelle di lattice; un esercitano un ruolo importante nei meccanismi irrununilari
mero 4i particelle P è stato fagocitato da questo (cap. 11 ), poiché sono spesso la prima cellula che entra in
contatto con l'antigene. I macrofagi processano il 1nate-
o del macrofago è irregolare, con un' eterocro- riale antigenico e lo presentano ai linfociti; i linfociti sono
··picamente addossata alla n1e1nbrana nucleare. Il quindi stimolati a iniziare la risposta immunitaria speci-
a contiene pochi mitocondri M e una quantità fica. I macrofagi implicati in questo processo sono de-
·Qi ribosomi liberi e di reticolo endoplasmatico scritti come cellule che presentano l'antigene. Come
,,r. Nei macrofagi. inattivi i lisosomi L sono risultato di vari meccanismi immuni, il materiale antige-
ti, ma il loro numero si riduce nelle cellule attive; nico può legarsi a sostanze co1ne il complemento o gli
sono successivamente rigenenerati dall'apparato anticorpi che sono co1nunen1ente definite opsonine. Le
·: Il citoplasma del macrofago contiene parecchi opsonine aumentano mollo l'attività fagocitaria dei macro-
·C corpi residui R. Il materiale residuo può essere fagi e degli altri fagociti, tra cui i neutrofili (cap. 3); questo
_dal macrofago per esocitosi. Tali materiali pos- processo è definito opsonizzazione. Alu·e sostanze come le
ùere sequestrati nei tessuti, come avviene per i linfochine sono rilasciate durante la risposta immune e
usati nei tatuaggi cutanei, oppure possono essere agiscono direttamente sui macrofagi, aumentandone di
n circolo per l'escrezione o il riutilizzo in processi molto l'attività metabolica e fagocitaria.
80
5. Il tessuto epiteliale
Gli epiteli sono un gruppo di tessuti che, salvo rare eccezioni, rivestono tutte le superfici, le cavità e i condotti
dell'organismo. Gli epiteli, perciò, hanno il ruolo di interfacie tra compartimenti biologici. Gli epiteli sono
coinvolti in parecchi tipi di attività quali ~'assorbimento, la secrezione e la protezione e tutte queste attività
possono essere proprie di una stessa superficie epiteliale. L'epitelio che riveste l'intestino tenue, per esempio,
è principalmente coinvolto nell'assorbimento dei prodotti della digestione, ma protegge anche se stesso dall'a-
zione del contenuto intestinale mediante la secrezione di un velo di muco che lo ricopre.
Gli epiteli di rivestimento sono costituiti da uno o più strati continui di cellule separate da una scarsa quan-
tità di materiale intercellulare che può rappresentare i glicocalici fusi di due cellule adiacenti (cap. 1). Le cel-
lule epiteliali sono strettamente connesse le une alle altre mediante strutture specializzate della membrana
plas1natica, chiamate giunzioni cellulari, che forniscono resistenza meccanica e mediano scambi di "informa-
zioni" e di metaboliti.
Alla base di tutti gli epiteli è presente una membrana basale di spessore variabile. La membrana basale
separa 1' epitelio dal connettivo sottostante e non è mai attraversata da vasi ematici; gli epiteli, pertanto, dipen-
dono dalla diffusione di ossigeno e di metaboliti dai tessuti sottostanti. La struttura della membrana basale è
descritta in dettaglio nel capitolo 4.
Il numero di strati cellulari. Un epitelio formato da un singolo strato di cellule epiteliali è definito epite~
!io Semplice, mentfe--uno formato da più strati di cellule è definito epitelio_ stratificato.
La forma delle cellule che lo costituiscono, osservata in una sezione perpendicolare alla superficie del-
l'epitelio. Negli epiteli stratificati è la forma degli strati più esterni che è importante per la classifica-
zione. I confini cellulari sono spesso difficili da distinguere, ma la forma delle cellule riflette spesso la
forma dei nuclei:
• La presenza di specializzazioni della superficie ce11ulare, quali le ciglia e le cheratine. Un esempio è for-
nito dall'epitelio di rivestimento della cute che è classificato come "epitelio pavimentoso stratificato
chcratinizzato", poiché è formato da inolti strati di cellule, il più superficiale dei quali è appiattito (pavi-
mentoso) ed è coperto da uno strato esterno di materiale proteico, la cheratina (fig. 5.7).
Gli epiteli possono derivare da ectoderma, mesoderma o endoderma, sebbene in passato si pensava che i "veri"
ej)iteli erano solo di origine ectoClerrriica a·-endodermica.-Due tipi di- epiteli derivati dal mesoder~a, quell_o che
riveste i vasi ematici e linfatici e quello che rivestC? le cavità sierose, non erano considerati epiteli, ma venivano
definiti endotelio e mesotelio, rispettiva1nente. Per i criteri morfologici e funzionali tale -distinzione ha scarso
valore pratico ma, ciononostante, i termini endotelio e 1ncsotelio sono ancora usati per descrivere questi tipi di
epitelio.
L'epitelio principalmente coinvolto nella secrezione è spesso organizzato in strutture definite ghiandole. Le
ghiandole sono semplici invaginazi_oni di s1:1p_erfici_ epiteliali, formate durante lo sviluppo embrionale per la
- proliferazione dell'epitelio nel connettivo sottostante. Le ghiandole che mantengono la loro continuità con la
superficie epiteliale per mezzo di un dotto e che quindi esse riversano ìl loro secreto sulla superficie libera
sono definite ghiandole esocrine.
- Diversi organi solidi sono composti di cellule epiteliali disposte in strati o tubuli, come ad esempio il fegato
e il rene.
In alcuni casi il tessuto epiteliale forma organi solidi o isole di tessuto epiteliale secernente in profondità, all'in-
terno di altri tessuti. Il prodotto di secrezione di queste ghiandole, note come ghiandole endocrine o ghiandole
prive di dotto, viene versato direttamente nella corrente ematica e i loro secreti sono definiti ormoni (cap. 17).
La 1naggioranza delle cellule epiteliali contiene filamenti interm-edi della famiglia delle citocheratine eque-
sta caratteristica può essere usata per riconoscere tali tipi di cellule mediante tecniche immunoistochimiche.
Il tessuto epiteliale 81
semplici
Gli epiteli semplici sono defi niti come e?i~cl~ form at~ da un singolo str~to di cell~le. ~li epiteli semplici si tro-
vano qu asi sempre a livello delle superfici d1 assorbimento o di secrezione. Essi fo rni scono una scarsa prote-
tionc contro i danni meccanici e, perciò, non s i ritrovano quasi mai su superfici soggette a logorio. Le cellule
Jossono essere di forma molto variabile (da piatte ad alte, con disposizione colonnare) in relazione alla loro
:·unzione. Gli epiteli semplici piatti, ad esempio, presentano una scars~ barriera alla diffu sione passiva e si tro-
vano perciò a livello degli alveoli polmonari, nella superficie interna dei vasi (endotelio) e come ri vestime nto
delle cavità corporee (mesotelio). Al contrario, cell ule epiteliali molto atti ve, come quelle che rivestono l'inte-
stino tenue, sono generalmente alte, così da avere spazio per gli organelli necessari. Gli epiteli semplici pos-
sono avere diversi tipi di specializzazioni della superfi cie libera, quali ciglia e microvilli, che facilitano le loro
funzioni specifiche.
,,
J>
r-
82 Istologia
(a) (b)
U!Jfl Epitelio cubico semplice (a) Disegno schematico (b) Azan x 400
L'epitelio cubico semplice rappresenta una forma interme- <)1iSOrbjmento; esempi tipici sono i piccoli dotti collettori
dia tra l'epitelio pavimentoso semplice e il colonnare (bati- defrene, delle ghiandole salivari e del pancreas.
prismalico) semplice. La distinzione tra epitelio cubico La fotografia mostra le cellule che rivestono un piccolo
alto ed epitelio colonnare basso è spesso arbitraria e riveste tubulo collettore del rene. Sebbene i confini tra le singole
unicamente un valore descrittivo. In una sezione perpendi- cellule siano indislinti , la forma nucleare fornisce un ' indi-
colare alla membrana basale le cellule epiteliali appaiono cazione approssimativa circa la forma e le dimensioni cel-
quadrate, co1Tispondenti alla classica descrizione di epite- lulari. Come ri flesso dell ' intensa allività metabolica di
lio cubico. Viste in superficie, però, presentano una forma queste cellule, la cromatina nucleare appare dispersa e i
poligonale che definisce piuttosto pri smi. Il nucleo è gene- nucleoli sono ben evidenti. Con questo tipo di colorazione
ralmente rotondo e posto al centro della cell ula. (azan), la sottostante membrana basale appare come una
L'epitelio cubico semplice riveste, in genere, piccoli spessa linea blu.
e
dotti tubuli che possono avere funzioni di secrezio ne o di
(a) (b)
L'epitelio colonnare semplice è simile all'epite lio cubico semplice insolitamente alto: l' epite lio cli rivestimento della
semplice tranne il fatto che le cellule sono più alte e colecisti; esso ha la funzione cli assorbire l' acqua e, di con-
appaiono come colonne in una sezione perpendicolare alla seguenza, di concentrare la bile. Notate i nuclei tipica-
-...
ca:
membrana basale. L' altezza delle cellule può variare in
relazione al sito e al grado di attività funziona le. I nuclei
sono allungati e possono essere localizzati alla base, al
centro o, raramente, all' apice de l citoplasma; a questo
mente allungati che in questo caso mostrano una s piccata
polarità basale.
Le membrane plasmatiche luminali cli cellu le epiteliali
-
-z
A.
( ,)
fenomeno si dà il nome di polarità. L'epitelio colonnare
semplice è molto spesso osservabile su superfici con
intensa attività di assorbimento, quali quella dell' intestino
ste in numerose, sottili estroflessioni digitiformi definite
microvilli, che aumentano in modo notevole la superficie
assorbente. I microvilli sono, solitamente, troppo piccoli
-
A. La fotografia illustra un esempio di epitelio colonnare o di un orletto alla superfice luminalc (fig. 5.16).
Il tessuto e p ite liale 83
(a) )I )
(b)
Questo ·tipo di epitelio colonnare semplice è tradizional- L'epitelio colonnare semplice c igliato non è comune nel-
mente descritto come un'entità a se stante per la Qfesenza l'uo mo, tranne che nell 'apparato riproduttivo della donna.
di ciglia C sulla maggioranza delle cellule. Sparse tra le La fotografia mm tra parte dell 'epitelio molto ripiegato
cellule cigliate vi sono cellule non cigliate che hanno nor- che riveste l' ovidotto o tuba uterina. Il tipo cellulare predo-
malmente una fu nzione secretoria. minante in questo epitelio è quello colonnare cigliato; i
Le ciglia sono molto più grandi dci microvilli e sono nucle i sono localizzati verso la superficie luminale de lle
fac ilmente visibili al microscopio o ttico. Ogni ciglio è cellule. Le cellule meno numerose, colorate in blu, non
costituito da una proiezione digitiforme della membrana sono cigliate e hanno una funzione secretoria. Si ritiene che
plasmatica; nel suo citoplasma so no presenti eleme nti spe- le ciglia dell'ovidotto generino una corrente di fl uido che
cializzati del citoscheletro responsabili della mobilità (fig. aiuta il trasporto dell'uovo dall 'ovaio all ' utero. Come
5.15). Ogni cellula può avere fino a 300 cigl ia che si muo- accade in questo preparato, le ciglia sono spesso aggluti-
vono con moto o ndulatorio sincronizzato a q uello delle nate dalle secrezioni o diventano appiattite durante l'allesti-
cellule vicine, generando una corrente capace di muovere mento de i preparati e, perciò, sono difficili da disting uere.
flu idi o piccole particelle sulla superficie dell 'epite lio.
(a) (b)
iit.fi}jj Epitelio colonnare cigliato pseudostratificato (a) Disegno schematico (b) EE x 600
Un' altra variante dell'epitelio colonnare semplice è quella Prima di tutto, le singole cellule dell 'epitelio pseudostrati-
dell'epitelio colonnare pseudostratifi cato cigliato. Il ter-
mine pseudostratificato è dovuto all'aspetto di questo tes-
_ficato sono polarizzate, cioè il nucleo è confinato nei due
terzi basali dell'epitel io; in secondo luogo, le ciglia non ...m
suto che, in sezione, sembra formato da più di uno strato di sono mai presenti su epiteli stratificati.
cellule. Si tratta, in realtà, di un vero epitelio semplice poi- L'epitelio pluristratificato è quas i esclusivamente confi- fn
ché tutte le cell ule poggiano sulla membrana basale. I nato alle alte vie respiratorie dei mammiferi ed è, perciò, fn
nuclei di q ueste cellule sono disposti a diversi livelli spesso definito epitelio respiratorio. La fotografia mostra
...e
,,:a-
creando, così, l' illusio ne di una stratificazione cellulare. il rivestimento interno di un bronco.
Non tutte le cellule si estendono fi no alla superficie lumi- Le ciglia dell 'epitelio respiratorio muovono continua-
nale; tali cellule sono capaci di replicarsi rimpiazzando mente, in dire_zione della faringe, uno strato di muco con-
cellule perdute o danneggiate.
L'epitelio colonnare cigliato pseudostratificato può es-
sere distinto da que llo stratificato per due caratteristiche.
te ne nte particelle invischiate, creando ciò che viene
comunemente descritto come "scala mobile" mucoci-
liare.
-z
,-,..n,
-
r-
. ~-
84 Istologia
Epiteli stratificati -
Gl i ep iteli stratificati sono epiteli formati da due o più strati di cellule. A d ifferenza degli epite li semplici, la
principale funzione degli epiteli s tratificati è quella protettiva e il grado e la natura della stratificazione sono in
relaz ione allo stress fisico al quale è esposta la superficie. In generale, gli epiteli stratificati non sono adatti alle
fu nzioni di secrezione e di assorbimento, a causa del loro spessore, anche se alcune s uperfici stratificale sono
moderatamente permeabili all 'acqua e ad altre piccole molecole. La classificazione d egli e piteli stratificati fa
riferimento, in genere, a lle caratteristiche dello strato più superficiale, poiché le cellule dello strato basale sono
per lo più cuboidi.
(a) (b)
•
•
•
(e) (d)
L'epitelio pavimentoso stratificato è formato da un numero abrasione e sono mantenuti umidi dalla secrezione di
variabile di strati cellulari la cui forma si modifi ca pas- ghiandole locali.
sando da quella cuboide degli strati più basali , per arrivare La fotografia (b) mostra l'epitelio dell a cervice uterina.
a quella più appiattita degli strati superficiali. Le cellule Si noti l'alta cellul arità dello s trato basale e la trasforma-
basali vanno incontro a regolari divisioni mitotiche e zione attraverso le grandi cellule poligonali degli strati
-_,
~
danno origine a cellule progressivamente spinte verso la
superfic ie libera. Durante la migrazione verso la superfi-
cie, le cellule vanno incontro, dapprima, a maturazione e,
intermedi , fino alle cellule appiattite e degenerate dello
strato superficiale. La linea di giunzione tra l'epitelio e il
connettivo sottostante è di so lito irregolare; questa è una
-z
A.
( ,)
successivamente, a degenerazione. Verso la superficie, le
cellule mostrano chiari segni di degenerazione, soprattutto
a carico del nucleo che diventa progressivamente conden-
caratteristica che può aumentare l' adesione dell'epitelio ai
tessuti sottostanti.
La fotografia (e) mostra gli s trati più profondi dell'epi-
-a:
A.
sato (picnotico) e appiattito e infine degenera. Le cellule
superficiali degenerate sono continuamente eliminate e
rimpiazzate da quelle degli strati più profondi.
telio della cervice ad alto ingrandimento; si possono osser-
vare alcuni linfociti L framm isti alle cellule dello strato
basale. La membrana basale MB è piuttosto spessa e.
(a ) (b)
L'epitelio di transizione è una forma di epitelio stratificato mente presenti rimane invariato) e gli strati intermedi e
che è ristretto, nei mammiferi, quasi esclus ivamente alle superfi ciali sono molto piatti.
-I
vie urinarie, ed è specializzato nel sopportare forti stira- La fotografia mostra l'aspetto de ll 'epitelio di u·ansi-
m
menti e l'azione tossica delle urine. Questo tipo di epitelio zione che riveste la vescica vuota, non stirata. La forma e
U»
è così definito poiché ha alcune caratteristiche intermedie le dimensioni apparenti delle cellule basali e intermedie
U»
lra l'epitelio cubico stratificato e l'epitelio pavimentoso variano considerevolmente in relazione allo stato di disten-
e
stratificato.
Nello stato rilasciato (contratto), l'epitelio di transizione
sembra essere costituito da quattro o cinque strati di cel-
sione, ma le cellule dello strato superficiale, solitamente,
mantengono alcune caratteristiche tipiche. In primo luogo,
le cellule superficiali sono larghe, pallide e presentano una
-,,
-I
-
r-
86 Istologia
Le giunzioni comunicanti, anche conosciute come giunzioni serrate o nexus a causa delle loro appa-
renza ultrastrutturale, sono aree circolari di contatto cellula-cellula contenenti centinaia di fini pori che
permetton<? lo scambio di piCcole molecole tra cellule adiacenti. Le molec<?le implicate in questi scambi
sono principalmente ioni, responsabili dell'eccitamento elettrico delle membrane cellulari, nutrienti e
sostanze Chiniiche capaci di produrre segnali intracellulari.
Le giunzioni aderenti e Quelle comunicanti non sono esclusive degli epiteli ma sono presenti anche nei muscoli
viscerali e nel miocardio dove appaiono svolgere funzioni simili.
Superfici luminali
Le_superfici lum~~,ali delle cellule epiteliali presentano tre tipi principali di spe_cializzazioni: ciglia, microvilli
e stereociglia. Le ciglia sono strutture mobili, relativam_ente lungh~, facilmente visibili al mic_roscopio ottico.
I microvilli, al contrario, sono c2rte proiezioni della membrana plasmatica, spesso molto numerose che non
possono essere risolte -individualmente al microscopio ottico. Le stereociglia sono semplicemente microvilli
molto lunghi, ritrovabili singolarmente o in piccolo numero in alcuni siti, tra cui 1' apparato riprodlittivo del
maschio; le ster~ociglia non son_o mobili e la loro denominazione può essere quindi fonte di confusione.
Superfici basali
La separazione tra l'epitelio e il sottostante tessuto connettivo è indicata dalla presenza di una struttura acellu-
lcife defi~ita membrana basale- che fornisce il supporto per l'epitelio e costituisce una barriera selettiva per il
passaggio di materiali tra l'epitelio e il connettivo. I dettagli sulla struttura della membrana basale sono forniti
nell'introduzione al capitolo 4 e illustrati nella figura 4.1. La membrana plasmatica basale di alcuni epiteli
monostratificati, attivi nel trasporto di ion_~ (come per ese1npio le cellule dèi tubuli renali), mostra sovente
profo11_de introflessioni.- Grazie -a questO accorgimento si ha un notevoie aumento della superficie bllsale di
- scambio e i mitocondri, che forniscono energia ai sistemi di trasporto, sono posti in intima associazione con la
membrana plasmatica; ull ~sempi_o è mostrato nella figura 1.1_8 (c).Gli emi<fesmosomi, morfologicamente
s_imili -a un "mezzo" desmoso-Tna, sono presenti sulla faccia iilterna della membrana plasmatiCa basal_e; essi for-
niscono al citOscheletro un mezzo di &ncoraggio alla membrana basale e al sottostante connettivo.
Il tessuto epiteliale 87
•••••••• •• • •••
••
•
••
. ...
•• •••: •• •
. . .·..........
•• • ••
•• •
• •• •••••
: Giunzione stretta
•
l (.,
Zonula adherens
-
I· ) j \i::,,. .-,
(a)
,-,
mata disco terminale DT; tale struttura è ancorata alla
zonula adherens. Il desmosoma D è il punto di ancoraggio
dei filamenti intennedi FI.
-z
:D
(')
,,
J>
-
r-
hz
88 Istologia
-
DT (o feltro terminale). La contrazione del disco terminale
probabilmente regola la tensione della superficie epiteliale
e produce piccoli movimenti laterali che mantengono i
microvilli in uno stato di lieve agitazione, ottimizzando
così il contatto dei microvilli con le molecole contenute
nel lume e prevenendo la loro agglutinazione.
I desmosomi hanno una stnittura piuttosto differente. Lo
~~
I -- ~~~:""
11.:.:.3
membranose
~W__ connessone
~~
lii:il- - Poro
.il~
~oc
~oc
(b)
~~
WJJGI Giunzioni comunicanti (serrate, nexus) (a) EM x 80 000 (b) Disegno schematico
Le giunzioni comunicanti sono costituite da ampie zone di rivetto, che penetrano le due opposte membrane cellu-
dove le opposte membrane plasmatiche si affrontano lari. Ogni cilindro è costituito da sei proteine transmem- C
lasciando un sottilissimo spazio. Una giunzione serrata GS brarra, come mostrato nel disegno. La pervietà del tubo è
è mostrata nella fotografia al microscopio elettronico, mantenuta dalla disposizione lievemente inclinata delle
proteine che lo formano. Questa conformazione è sensibile -I
presa dall 'epitelio intestinale.
Come si può osservare nel disegno, ogni giunzione ser-
rata contiene numerosi pori che permettono il passaggio di
a)la concentrazione intracellulare dello ione calcio che, se
aumenta oltre un certo livello, provoca la chiusura dei pori.
,,,
m
ioni caricati positivamente e di altre piccole molecole Un aumento della concentrazione del calcio intracellulare cn
(inferiori a 2 nm di diametro) dal citoplasma di una cellula è caratteristica, ad esempio, della morte cellulare e la chiu- e
all'altra. Grandi molecole e ioni caricati negativamente sura dei pori, in risposta a tale aumento, sembra un mezzo -I
non possono passare. Tali canali servono così allo scambio
di metaboliti e molecole capaci di regolare la crescita, lo
per isolare le cellule necrotiche e i loro metaboliti, poten-
zialmente dannosi , dalle cellule vive adiacenti.
,,
:a
sviluppo, il riconoscimento e la differenziazione cellulare.
Le giunzioni selTate forniscono anche il sito cli accoppia-
mento elettrico per le cellule muscolari viscerali, per le
Le giunzioni comunicanti sono più n'umerose negli epi-
teli embrionari dove sembrano essere coinvolte nello scam-
bio di segnali chimici, nel riconoscimento cellulare, nel
-z
ce llule miocardiche e per alcune cellule nervose permet-
tendo la sincronizzazione delle proprie funzioni.
Ogni poro consiste di una minuta struttura tubulm:e
differenziamento e nel controllo della posizione cellulare.
Esse sono anche probabilmente implicate nel passaggio di
sostanze nutrienti dalle cellule collocate profondamente
,-n,
J>
chiamata connessone che attraversa lo spazio intercellu-
lare. Il connessone consiste di un paio di cilindri, a forma
nell'epitelio (vicino al tessuto connettivo di sostegno e ai
vasi sanguigni) alle cellule piì1 distanti dal connettivo.
-
r-
hz
90 Istologia
1.0µ,m
(a)
-cc
. .I
si inserisce in una struttura chiamata corpo basale, che ha
una disposizio ne dei microtubuli analoga a quella del cen-
triolo, cioè nove triplette di microtubuli che formano un
-
A.
(J
corto cilindro (fig. 1.15). Ogni doppietto periferico dell 'as-
sonema si continua con i due microtubuli interni della cor-
rispondente tripletta del corpo basale. I corpi basali CD
-az:
A.
sono faci lmente identificabili nella fotografia (b).
Ogni doppietto dell 'assonema è formato da un tubulo di
sezione circolare, strettamente addossato a un tubulo incom-
(e)
.::>-..
pleto (a forma di "C" in sezione trasversale). Da ogni tubulo
completo pa1tono dei "bracci" formati dalla proteina di-
11ei11a, dotata d-i attività ATPasica, che si estendono verso il
_tubulo incompleto del doppietto adiacente. Si pensa ch~ l'a
Cl) zione delle ciglia_derivi dal movimento longitudinale di un
Cl) doppietto rispetto all'altro; l'energia per il processo è fornita
...
lii sotto forma di ATP dai mitocondri M presenti nel citopla-
sma sottostante, come si può vedere nella fotografia (b).
Il tessuto epiteliale 91
(a )
1i4jlj Microvilli
(a) EE X 320 (b) EM X 4000 (e) EM X 30 000
/
92 Istologia
-....
Cl:
continuamente ma possono essere sti-
molate, in seguito a irritazione locale, a
rilasciare l'intero contenuto dei gra-
-z
nuli. Sulla superficie delle cellule cali-
G.
ciformi è possibile osservare alcuni
() microvilli Mv che possono essere
-a:
G.
associati con i processi secretori. No-
tare i microvilli che forman o l" orlctto a
spazzola BB sulla superficie delle cel-
-
lule deputate all'assorbimento.
Il muco svolge numerose e impor-
tanti funzioni. Nella porzione alta del
tubo gastroenterico esso protegge le
cellule epiteliali di rivestimento dal -
l'autodigestione mentre nelle porzioni inJeriori lubrifa:a il passaggio delle feci. Nel tratto respiratorio impedisce la disi-
dratazione del rivestimento epiteliale, contribuisce all'umidificazione dell 'aria inspirata e agi sce come trappola per fini
particelle di polvere e microrganismi.
Il tessuto epiteliale 93
·Ghiandole esocrine
Le ghiandole esocrine sono ghiandole che riversano i loro prodotti di secrezione alla superficie dell'epitelio
per meZ7.0 di un dotto. Le cellule da cui sono composte sono cellule epiteliali molto specializzate; la struttura
interna di queste cellule riflette la natura del prodotto di secrezione e la modalità di secrezione (cap. 1).
Le ghiandole esocrine possono essere classificate in relazione a due caratteristiche principali, che verranno
qui di seguito descritte.
La morfologia della ghiandola
Le ghiandole esoctine possono essere suddivise in ghiandole semplici e ghiandole composte. Si definisce ghian-
dola semplice quella che presenta un dotto singolo, non ramificato. La porzione secretoria di una ghiandola sem-
plice ha due forme principali, tubulare o acinosa (sferica), e può essere glomerulare e/o ramificata. La ghiandola
composta ha un dotto ramificato e la porzione secretoria e simile, per morfologia, a quella della ghiandola semplice.
La modalità di secrezione. Vi sono essenzialmente tre modalità di secrezione:
• Merocrina. La secrezione mcrocrina (anche detta secrezione eccrina) coinvolge il processo dell'esoci-
tosi ed è la modalità più comune di secrezione; il maggior prodotto di secre7,ione è costituito, solita-
mente, da proteine.
• Apocrina. La secrezione apocrina coinvolge la secrezione di vescicole libere, intatte, circondate da
membrana, contenenti i prodotti di secrezione; è una insolita modalità di secrezione dei lipidi prodotti in
certe ghiandole, quali la mammella e alcune ghiandole sudoripare.
• Olocrina. È una modalità insolita di secre7,icme che comporta l'eliminazione dell'intera cellula secreto-
ria con la successiva disintegrazione della cellula per il rilascio del prodotto secretorio. La secrezione
olocrina avviene soprattutto in ghiandole sebacee.
Tutte le ghiandole, in generale, hanno una secrezione basale che è modulata da influenze nervose e ormonali.
La porzione secretoria di alcune ghiandole esocrine è circondata da cellule contrattili, situate tra le cellule
secretorie e la membrana basale. Si ritiene che il meccanismo contrattile di queste cellule sia simile a quello
delle cellule muscolari; da ciò la definizione di cellule mioepiteliali.
"-....
-I
m
cn
cn
e
Acinosa semplice
ramificata
Tubulare composta
ramificata
I
.j
Acinosa composta Tubulo-acinosa composta
-,,
-I
-,,
J>
-
r-
94 Istologia
Questo esempio di ghiando le tubu- Le ghiandole sudoripare sono quasi Le ghiandole tubulari ramificate sem-
lari semplici è tratto dall'intestino l'unico esempio d i ghiandola tubulo- plici si trovano pri ncipalmente nello
- crasso; questo tipo di ghiandola ha glomerulare semplice. Ciascuna è sto maco; in questo esempio sono visi-
un lume tubu lare singolo e diritto, in formata da un singolo tubulo, stretta- bili le gòiandole mucose del piloro.
cui vengono riversati i prodotti di mente_!:aggomitolato nelle tre d imen- Ogni ghiandola è formata da parec-
secrezione. In q uesto esempio, l'in- sioni; porzioni della ghiandola sono chie porLioni secretorie tubulari T che
tero dotto è circondato da cellule così visibili in vari piani di sezione. convergono in un singolo dotto O non
secretorie; le cell ule secretorie sono Le ghi andole sudoripare hanno una ramificato che, in questo caso, è cir-
cellule caliciformi mucipare. In altri porLione secretoria S terminale cir- condato anch'esso da cellule secer-
siti , il muco è secreto da cellule cilin- condata da epitelio semplice eia cui si nenti muco. A differenza di quelle
driche prive della classica fo rma a origina un dotto D non secretorio dell' intestino crasso (fig. 5.21 ), que-
calice, ma la cui fun zione è simile. (escretore) rivestito da epitelio cubi- ste cellule mucose non sono cali-
co stratificato. ciformi.
e~
r-.. • .~
IAfJI Ghiandole acinose semplici EE x 128
Le ghiandole acinose semplici sono, in un certo senso,
delle cavi tà nelle superfici epiteliali circondate da cell"LÌle
secretorie. In questo esempio di ghiandole a secrezione
mucosa dell'uretra peniena, le cel lule secretorie sono più
pallide rispetto alle cellule non secretorie che rivestono
l' uretra U. Notate che il termine acino può essere usato per
descrivere ogni unità secretoria esocrina di form a arroton- "-..
- data.
Il tessuto epiteliale 95
e
!Af}j Ghiandola acinosa i#lfjj Ghiandola IMfU Ghiandola acinos~
semplice ramificata tubulare composta composta Allume cromico
Tricromica di Masson x 80 EE x 20 ematossilina/flossina x 320
Le ghiandole sebacee forniscono un Le ghiandole di Brunner del duo- Le ghiandole acinose composte sono
buon esempio di ghiandole acinose deno, mostrate in questa fotografia, quelle in cui le unità secretorie hanno
semplici ramificate. Ogni ghiandola sono definite ghiandole tubulari com- forma ad acino e drenano in un
è formata da parecchi acini A secre- poste ramificate. sistema di dotti ramificati. Il pan-
tori che si svuotano in un singolo Sebbene sia difficile apprezzarlo in creas, mostrato in questa fi g ura, è
dotto escretore; il dotto escretore E è questa fotografia, il sistema duttale D formato da numerosi acini, ciascuno
formato dall'epitelio stratificato che è ramificato; per q uesta ragione, la dei quali riversa il suo secreto in un
circonda il fusto del pelo. La moda- ghiandola viene definita ghiandola pi_ccolo dollo. Questi piccoli dotti D,
lità di secrezione delle ghiandole composta. Le porzioni secretorie S che sono appena visibili al centro di
sebacee è olocrina; il prodotto di hanno una forma tubulare che è rami- qualche acino, drenano in un sistema
secrezione, il sebo, si accumula nelle ficata e glomerulare. di dotti escretori ramificati di diame-
cellule secretorie e viene eliminato in tro via via crescente; un piccolo dotto
seguito alla degenerazione delle cel- escretorio E, delimitato da epitelio
lule stesse. cubico semplice, è visibile al centro
del campo.
i#lfJ:I Ghiandola
tubulo-acinosa composta
EE x 200
Le ghiandole tubulo-acinose compo-
ste han no unità secretorie formate da
componenti tubulari ramificati, da
componenti acinosi ramificati, e da
componenti tubulari ramificati con
zone terminali acinose, definite semi- ~
...
96 Istologia
Ghiandole endocrine
Le ghiandole endocrine sono prive di dotti poiché i loro prodotti secretori diffondono direttamen te ~el sangue.
I prodott i secretori sono definiti ormoni e controllano l'attività di cellule e tessuti generalmente molto distanti
dai sito di secrezione.
(a) (b)
IJDiffl Ghiandola endocrina (a) Disegno schematico (b) Blu di isamina/eosina x 128
La maggior parte delle ghiandole endocrine è formata da cordoni e sono circondate da una ricca rete di capillari C
isole o cordoni di cellule secretolie circondate da una fitta immersi in un fi ne tessuto connettivo di supporto. La
rete di capillari. Ogni isola di cellule endocrine è circon- membrana basale che circonda ogni isola cellulare non è
data da una membrana basale che è testimone dell'origine visibile a questo ingrandimento. Come in molte altre
epiteliale. Le cellule endocrine rilasciano ormoni negli ghiandole endocrine, nell'ipofis i sono presenti cellu le
spazi intercellulari dai quali essi diffondono rapidamente secretorie di diversi ti pi, dotate di differenti proprietà tin-
nei capillari circostanti. toriali; in questo caso la maggioranza delle cellule sono
Questa fotografia della ghiandola pituitaria mostra le eosinofile (colorate in rosso), alcune sono colorate in blu e
caratteristiche tipiche della maggior parte delle ghiandole alcune sono molto poco colorate.
endocrine. Le cellule secretorie S sono di sposte in isole e
- (a ) (b)
La ghiandola tiroide è una ghiandola endocri na partico- La fotografia mostra tipici fo llicoli tiroidei F di varie
-a:
A.
lare che accumula il precursore dell'ormone in cavità sfe-
riche delimitate da cellule secretorie; queste cavità sono
defini te follicoli . La secrezione dell' ormone immagazzi-
dimensioni. Le cellule secretorie che delimitano i follico li
presentano una forma cuboidale appiattita. L'ormone tiroi-
deo immagazzinato è legato a una glicoprotena fortemente
6 .. Il tessuto muscolare
Sebbene tutte le cellule siano capaci di qualche sorta di movimento, alcune cellule si sono specializzate a
generare movimento attraverso il processo di contrazione. In queste cellule specializzate, la forza motrice è
generata attraverso l'interazione delle proteine contrattili actina e miosina. Alcune di queste cellule fo1mano
unità contrattili unicellulari:
Le cellule mioepiteliali sono un importante componente di certe ghiandole a secrezione esocrina (cap.
5) dove esse lavorano per espellere le secrezioni dagli acini della ghiandola.
Ipericiti sono cellule simili alle cellule muscolari lisce che circondano i vasi sanguigni (cap. 8).
I 1niofibroblasti sono cellule che hanno un ruolo contrattile in aggiunta alla loro capacità di secernere
collagene. Questo tipo di cellule è generalmente minoritario nei normali tessuti ma diventa dominante
quando i tessuti vanno incontro a processi riparativi, come durante la formazione di una cicatrice.
Altri tipi di cellule contrattili formano unità contrattili multice11ulari. Esse possono essere classificate in tre
tipi:
° Cellule muscolari scheletriche. Sono responsabili del movimento dello scheletro e di organi come il
bulbo oculare e la lingua. Il muscolo scheletrico è spesso definito muscolo volontario poiché può essere
controllato dalla volontà (controllo cosciente). La disposizione delle proteine contrattili dà origine a un
tipico aspetto striato visibile in alcuni preparati istologici; da ciò il termine di muscolo striato che è
spesso applicato al muscolo scheletrico. Poiché gli organelli intracitoplasmatici del muscolo scheletrico
svolgono funzioni altamente specializzate si è adottata una terminologia specializzata per indicarli:
membrana plasmatica = sarcolemma, citoplasma = sarcoplasma, reticolo endoplasmatico = reticolo
sarcoplasmatico.
• Cellule muscolari lisce. Poiché là disposizione delle proteine contrattili non dà 1' aspetto istologico di
striature, i11nuscolo a cui danno vita è spesso definito con il termine di muscolo liscio. Esse formano la
componente muscolare di organi cavi quali i vasi, il tratto gastrointestinale, l'utero e la vescica; da ciò il
nome alternativo di 1nuscolo viscerale. Poiché questo muscolo è sotto controllo intrinseco oppure è con-
trollato dal sistema nervoso autonomo o da ormoni, esso è chiamato muscolo involontario.
• Cellule muscolari cardiache. Esse hanno caratteristiche funzionali e strutturali intermedie tra quelle dei
due tipi precedenti, e sono responsabili della continua e ritmica contrattilità del cuore. Sebbene abbia un
aspetto striato, il muscolo cardiaco è facilmente distinguibile da quello scheletrico.
Le cellule muscolari di tutti e tre i tipi sono circondate da una membrana basale (cap. 4). La forza svilup-
pata viene trasmessa dal citoscheletro alla membrana basale attfaverso proteine che attraversano la membrana
plas1natica. La membrana basale lega fra di loro le singole cellule muscolari in una massa funzionale unica.
Il muscolo scheletrico mostra un'ampia varietà di aspetti morfologici e di modalità di azione; ciò nonostante,
'-'
tutti i inuscoli hanno la stessa stn1ttura di base, essendo composti da cellule molto allungate, multinucleate .;i
chia1nate jlbre muscolari, tenute insieme da tessuto connettivo. Le singole fibre muscolari presentano un dia- m
metro variabile tra i 10 e i 100 µme possono avere una lunghezza pari a quella di un intero muscolo, raggiun- 0
lii
gendo una lunghezza massima di circa 35 cm.
e
La contrazione del muscolo scheletrico è controllata da nervi motori; singole fibre nervose si ramificano nel
muscolo per innervare un gruppo di fibre muscolari, definito nel suo insieme unità motoria. L'eccitazione di
ogni nervo motore determina la contrazione simultanea di tutte le fibre muscolari della corrispondente unità
-,,
.;i
motoria. La struttura della giunzione neuromuscolare è descritta ne11a figura 7.12. La vitalità delle fibre
muscolari scheletriche dipende dal mantenimento dell'innervazione; se il nervo è danneggiato, si determina
l'atrofia delle fibre. 11 muscolo scheletrico contiene recettori di stiramento altamente specializzati, definiti fusi
-az
:13
-
Il""
98 Istologia
- - - Epimisio
Vasi ematici
e nervi
I
• •
Questo disegno illustra la disposizione dei componenti scolo esaminato. I muscoli responsabili di movimei:iti fini,
elementari di un tipico muscolo scheletrico. strettamente controllati (ad esempio i muscoli estrinseci
Le singole cellule muscolari (fibre muscolari) sono rag- dell'occhio), hanno fascicoli piccoli e una proporzione di
gruppate insieme in fas ci allungati chiamati fascicoli ; un perimisio relativamente più grande. Al contrario, i muscoli
delicato tessuto connettivo, l'endomisio, occupa gli spazi responsabili di movimenti più grossolani (ad esempio i
tra le singole fibre muscolari. muscoli dei glutei) hanno grossi fascicoli e relativamente
I fascicoli sono circondati da un tessuto connettivo lasso poco perimi sio. ln ogni muscolo la componente connetti-
h - chiamato perimisio. La maggior parte dei muscoli sono vale contiene sia collagene che fibre elastiche che agi-
composti da molti fascicoli e l' intera massa muscolare è scono come uno scheletro flessibile al quale sono ancorate
rivestita da un denso connettivo esterno, 1'epimisio . Grossi le fibre muscolari e i fascicoli. Questo tessuto connettivo si
vasi ematici e nervi entrano attraverso l'epimisio e si divi- continua con quello dei tendini e delle inserzioni musco-
dono per ramificarsi attraverso il muscolo, nel perimisio e lari (cap. I O); la sua funz ione è quella di distribuire e diri-
nell'endomisio. gere le forze di movimento del muscolo all'osso, alla pelle,
La dimensione dei fascicoli riflette la funzione del mu- ecc. nel modo appropri ato.
-z
A.
CJ
-
tipo I (colorato i11 blu in questa pre-
parazione), convoglia attraverso il
muscolo numerosi piccoli vasi ema-
-a:
A.
-,-
tici, linfatici e nervi. In questa foto-
grafia è possibile osservare un
piccolo fascio nervoso N, mentre i
-...
:::>
sottili vasi V possono essere identifi-
cati solo dagli eritrociti presenti al
loro interno.
fA
fA
...
ILI
L
Il tessuto muscolare 99
Questa fotografia mostra la muscolatura scheletrica della fascicoli sono riempiti da tessuto connettivo lasso, il peri-
lingua, formata da numerosi piccoli fascicoli orientati in misio P; questo, a sua volta, si continua con l'endomisio
di verse direzioni. Questa colorazione permette di distin- che separa le singole fibre muscolari che compongono i
guere chiaramente le cellule muscolari scheletriche, colo- fascicoli . Il connettivo del muscolo scheletrico contiene
rate in rosso, dal tessuto connettivo, il cui collagene è anche fibre elastiche (non visibili in questa foto) che sono
colorato in blu. molto numerose nei muscoli inseriti su tessuti molli, come
Al centro .e all 'estrema sinistra del campo si trovano avviene nella lingua e nella faccia. Notare la ricca rete di
fascicoli tagliati in sezione trasversa ST mentre altri fasci- capillari e nell 'endomisio e nel perimisio.
coli sono tagliali in sezione longitudinale. Gli spazi tra i
-z
,-,
(')
J>
-
r-
100 Istologia
-...
~
bensì al centro.
Le strie regolari sono la caratteri-
stica delle fibre dcl muscolo schele-
trico e possono essere osservate in
-z
A.
( ,)
sezioni longitudinali, così come ne lla
fotografia (a). La striatura è determi-
nata dalla disposizione delle proteine
-a:
(e)
contrattili, come è descriuo oltre.
A.
-
Il tessuto muscolare 1O1
......
..........
,
.. •••• r' (
muscolare; tale disposizione può es-
sere osservata solamente al microsco-
pio elettronico (fig. 6.8). Le miofibrille
parallele, inoltre, sono disposte con le
/
••••••••
... I
loro striature in registro così da deter-
minare, al microscopio ottico, l'a-
••••
.. (
spetto regolaimente striato dell ' intera
fibra muscolare vista in sezione longi- ...rn "'
t{ tudinale, come si può apprezzare nella
UJ
fi gura 6.5.
UJ
...e
,-,
Fibre muscolari Miofibrille
(b)
-nz
:Il
-,,
J>
-
I""'
102 Istologia
-
A.
( ,)
(e:) zione mentre le bande Z si avvicinano.
Queste osservazioni sono spiegabili
-z
alla luce della teoria dello scorrimento dei fi lamenti durante la contrazione, descritta ne lla figura 6.9.
Notate i mitocondri M i e i numerosi granuli di glicogeno, che rappresentano una ricca fonte di energia, sparsi nello
scarso citoplasma tra miofibrille parallele. La cellula muscolare matura contiene poco reticolo e ndoplasmatico rugoso; con-
tiene, però, un reticolo endoplasmatico liscio L che è im~li cato nell' attivazione del processo di contrazione (fig. 6. I0-6.12).
-
Il tessuto muscolare 103
Sarcomero Sarcomero
BandaA BandaA
--
II I --
Sezioni trasverse
• • •
• • • • • •
• • • • • •
•• •• •
• .. •
Miofibrilla non contratta
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Miofibrilla contratta
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11 sarcomero è formato da due tipi di miofilamenti , i fi- stesso modo, i filamenti souili, composti principalmente
lamenti spessi e i filamenti sottili. Ogni tipo rimane di dalla proteina actina, sono uniti in una zona rappresentata I
lunghezza costante indipendentemente dallo stato di con- dalla banda Z. Le bande I e H, entrambe scarsamente e let-
trazione del muscolo. I filamenti sono tra loro interdigi- trondense, rappresentano aree in cui i filamenti densi e sot-
-I
tati , disposti simmetricamente e parallelamente all'asse tili non si sovrappongono gli uni agli altri.
rn
maggiore della miofibrilla. La teoria dello scorrimento dei filamenti, ampiamente
fn
1 fil amenti spessi, composti principalmente dalla pro- accettata, propo ne che sotto l' influenza dell'energia rila-
fn
teina miosina, sono mantenuti tra loro paralleli poiché sciata dall ' ATP, i filamenti spessi e sottili scorrano gli uni e
,-,
sono attaccati a una zona rappresentata dalla linea M. Allo sugli altri, determinando l'accorciamento del sarcomero. -I
-z
::D
/1 -,,
(')
-...
J>
104 Istologia
Cisterne
terminali
Tubuli T
Banda I
Banda A
Per permettere la contrazione sincrona di tutti i sarcomeri di Esso si ramifica per formare una rete di membrane che
una fibra muscolare, un sistema di estensioni tubulari della avvolge ogni miofibrilla. Ogni tubulo T, con i suoi due ele-
membrana plasmatica (sarcolemma) si estende trasversal- menti associati di reticolo sarcoplasmatico, chiamati
mente nella cellula muscolare per circondare ogni miofi- cisteme terminali, forma una triade a livello della giun-
-.;..
4
brilla, a livello della regione di giunzione tra le bande A e I
(nei mammiferi). All'interno della fibra muscolare è, per-
tanto, presente un sistema tubulare, il sistema T, il cui lume
z ione delle bande I e A di ogni sarcomero.
Gli ioni calcio sono concenu·ati nel lume del reticolo
sarcoplasmatico. La depolarizzazione del sarcolemma, a
-z
A.
(,)
è continuo con lo spazio extracellulare. (Nelle fibre musco-
lari degli anfibi, le prime studiate, i tubuli T sono disposti
lungo la linea Z; lo stesso avviene nel muscolo cardiaco).
seguito dell' impulso nervoso, viene rapidamente condotta
attraverso il sarcoplasma dal sistema T. Questo determina
il rilascio di calcio ioni dal reticolo sarcoplasmatico nel
Questa fotografia al microscopio elettronico di una por- nali dcl reticolo sarcoplasmatico che sono tuttavia meno
zione di fibra muscolare striata scheletrica di mam1nifero, regolari. Il sistema conduttivo delle fibre muscolari a "con- \
tagliata in sezione longitudinale, mostra i principali com- trazione rapida" (fibre rosse), mostrato in questa figura
ponenti del sistema di conduzione dello stimolo contrat- (vedi anche fig. 6.13), è più regolare che nelle fibre a "con-
tile. In prossimità della giunzione tra le bande A e I vi trazione lenta" (fibre bianche) dove è più difficile rinvenire
sono le triadi tubulari 'fd, ognuna delle quali è Clnnposta questa precisa disposizione. Notare la distribuzione dei
da un tubulo centrale appiattito 1' dcl sisteffia T e da un mitocondri M, regolarmente allineati tra le bande I, in
paio di cisterne terminali CT del reticolo sarcoplasmatico. stretta associazione con quelle porzioni dei filamenti di
Tra le bande A sono visibili elementi tubulari del reticolo
sarcoplasmatico RS che connettono le cisterne terminali.
Anche tra le bande I sono visibili profili tubulari longitudi-
actina e miosina che interagiscono durante la contrazione
n1uscolare. La ragione di questa disposizione è evidente
nella successiva fotografia.
-
-
I06 Istologia
La folografia mostra parte di due cellule muscolari schele- colo sarcoplasmatico RS. Il piano di sezione dì questo pre-
triche tagliate trasversalmente in prossimità della giun- parato comprende anche parte di un grosso tubulo T che si
zione fra le bande A e I; lo spazio intercellulare SIC divide ramifica per circondare differenti sarcomeri. È difficile
(a) (b)
ijpljiji Muscolo scheletrico ST: tecniche istochimiche (a) succinato deidrogenasi x 200 (b) ATP-asi x 600
La modalità d' azione del muscolo scheletrico varia da una Queste fibre muscolari sono invece ricche in glicogeno e in
pat1e all'altra del corpo; alcuni muscoli, quali quelli coin- enzimi glicolitici. Queste caratteristiche sono responsabili
volti nel mantenimento della posizione, necessitano di con- del colore "bianco" di tali fibre. Le fibre anaerobiche predo-
trazione praticamente continua, mentre altri, quali i muscoli minano nei muscoli capaci di contrazioni intense ma spora-
estrinseci dell'occhio, compiono movi menti rapidi e istan- diche, quali il bicipite e il tricipite brachiale.
tanei. Nell'uomo non è possibile distinguere questi due tipi L'attività di un enzima specifico dei mitocondri come la
di muscolo all ' osservazione macroscopica. Nel pollo, succinato deidrogenasi, che catalizza una delle tappe del
invece, l'identificazione è possibile per la differenza di ciclo di Krebs, dimosu·a la presenza di mitocondri nelle
colore; i muscoli delle zampe, per esempio sono rossi men- fibre muscolari. Nella fotografia (a) è possibile notare la
tre i muscoli delle ali sono bianchi. presenza di libre aerobiche A, intensamente colorate e di
Fibre muscolari a " contrazione lenta" e a "contrazione piccolo diametro, di fi bre anaerobiche An, scarsamente
rapida" possono essere dimostrate con studi di stimola- colorate e di diametro maggiore, e di fibre intermedie I.
zione nervosa. Le richieste metaboliche dei d ue tipi di Analogamente, è possibi le servirsi della valutazione
fib re sono molto diverse; le fibre rosse, lente, si basano dell 'attività ATP-asica per determinare la J'elativa propor-
prevalentemente su un metabolismo aerobico, mentre le zione dei diversi tipi di fibre [fotografia (b)J. Le piccole
fibre bi anche, veloci, si basano su un metabolismo anaero- fibre aerobiche A hanno la maggiore attività e si colorano
bico. La maggior parte dei muscoli , in realtà, contiene intensamente, mentre le fibre anaerobiche An mostrano
entrambi i tipi di fibre insieme a fibre intermedie. scarsa attività ATP-asica; in questo preparato predominano
Le fibre muscolari aerobiche (tipo /) sono piccole in le fibre intermedie I.
sezione trasversa e contengono numerosi mitocondri. Esse
contengono anche molta mioglobina, una molecola ana-
Il tipo di metabolismo di ogni fibra è determinato dalla
frequ enza di impulsi del suo nervo motore. Ogni nervo
...m
loga all 'emoglobina capace di legare ossigeno e responsa- motore innerva solo fibre di un tipo e tutte le fibre di una
bile del colore rosso delle fibre. Queste fibre, inoltre,
hanno una ricca irrorazione sanguigna.
particolare unità motoria sono dello stesso tipo metabo-
liclJ. In realtà, se il nervo mqtore che innerva un tipo di "'"'e
Le fibre anaerobiche (tipo Il), al contrario, sono larghe in fibre viene sperimentalmente trapiantato a innervare un
...
sezione trasversa, contengono pochi mitocondri e ralativa-
mcnte poca mioglobina; sono inolu·e scarsamente irrorate.
alu·o tipo di fibre, questo secondo tipo viene convertito allo
stesso metabolismo delle fibre originariamente innervate.
,-,
-:az
,-,
(')
J>
-
r-
108 Istologia
A differenza della muscolatura scheletrica, che è specializzata in contrazioni relativamente intense e di breve
durata ed è sotto un fine controllo della volontà, la muscolatura viscerale è specializzata in contrazioni continue,
relativamente deboli, in grado di produrre movimenti diffusi che determinano la contrazione deU'intera massa
muscolare piuttosto che di singole unità motorie. La contrattilità è una proprietà intrinseca della muscolatura
viscerale, indipendente da!J'innervazione, con un andamento spesso ritmico, ondoso. La contrattilità intrinseca
è influenzata dall'attività del sistema nervoso autonomo, da ormoni e da metaboliti locali che modulano la con-
trattilità in relazione alle differenti domande funzionali. Il muscolo liscio della parete intestinale, per esempio,
va incontro a continue contrazioni ritmiche che determinano onde di costrizione che passano lungo l'intestino,
spingendo distalmente il contenuto luminale. Qu~st'attività è aume~tata dalla stimolazione parasimpatica ed è
influenzata da parecchi ormoni rilasciati in risposta a modificazioni della natura e del volume del conte~uto
r• intestinale. La struttura della giunzione neuromuscolare autonoma è descritta nel capitolo 7.
Le cellule del muscolo viscerale sono relativamente piccole, con un singolo nucleo. Le fibre sono riunite in
fascicoli irregolarmente ramificati, la cui disposizione varia considerevolmente da un organo all'altro, in rela-
zione alle richieste funzionali.
-.<C...
viscerale non sono disposte in miofi-
brille in regolare registro come nel
muscolo scheletrico e cardiaco e,
pertanto, il muscolo viscerale non è
-z
A.
(J
striato; a ciò si deve la definizione di
muscolo liscio.
Tra le singole fibre·muscolari e tra
-a:
A.
(b)
i fascicoli è presente tessuto connet-
tivo di supporto, ben visibile nella
fotografia (b) in cui il collagene è
- colorato in blu.
u
Il tessut o muscolare ] 09
,,J>
(")
-
r-
11 O Istologia
(a)
(b)
A ba'iSO ingrandimento [foto (a)], il microscopio elettro- tubulari sono visibili v1c1no alla membrana plasn1atica,
nico permette di osservare la fonna fusiforme e allungata e spesso associate alle caveolae. Ciò ha portato a fonnulare
la posizione centrale dei nuclei N delle cellule muscolari la teoria che queste strutture rappresentino un siste1na ana-
viscerali. Le cellule in basso a destra sono sezionate longi- logo al reticolo sarcoplasn1atico del nluscolo scheletrico e
tudinalmente, mentre quelle in alto a sinistra sono tagliate che le caveolae siano analoghe al siste1na tubulare T.
trasversalmente. Tra di esse si può notare una banda di tes- A questo ingrandimento, è possibile osservare micro:fila-
suto connettivo TC contenente processi citopla.inatici di n1enti paralleli, analoghi ai filamenti sottili di actina del
alcuni fibroblasti F. Notate la disposizione relativamente muscolo scheletrico, che occupano la 1naggior parte del
sparsa dei mitocondri M e degli altri organelli intracellu- citoplasma. SoHe-visibi1i anche filamenti spessi (rrùosina)
lari. nelle cellule del muscolo viscerale. Il citoscheletro contrat-
Ad alto ingrandhnento [foto (b)] è possibile osse1vare tile è ancorato alla membrana plasmatica tran1ite altri
-
caveolae C. cellule adiacenti si avvicinano strettamente le une alle
Il sistema di membrane interne contiene alcuni elementi altre, formando giunzioni specializzate. Le giunzioni ser-
dell'apparato di Golgi, scarsamenle sviluppato, e del reti- rate (nexus, N) mediano la diffusione dell'eccitazione tra
colo endoplasmatico RE. Altre strutture S vescicolari e le cellule della muscolatura viscerale (fig. 5.14).
-
Il tessuto muscolare 111
Le cellule muscolari lisce non mostrano l' organizzazione longitudinale delle proteine contrattili che si può
osservare nel muscolo striato. Qui invece le proteine conlrattili si ancorano ad adden samenti all' inLcrno dcl
citoplasma (addensamentifocali) e alla me mbrana plasmatica.
La forza generata dalla contrazione viene trasmessa dagli addensamenti alla membrana plasmatica e da qui
alla lamina esterna, facendo così lavorare una massa di cellule muscolari lisce come una singola unità funzio-
mtle. L'abbondanlc proteina dei filamenti intermedi delle cellule muscolari, la desmina, è anch 'essa inserita
negli adde nsamenti focali (fig . 6.19).
Il meccanismo di contrazione delle cellule muscolari lisce differi sce da quello delle cellule muscolari
striate. Poiché le proteine contrattili sono di sposte in una lattice di fibre incrociate inserite alla membrana pla-
smatica, la contrazione della cellula si esercita in tutte le direzioni ; la cellula assume quindi una forma globu-
lare in contrasto con la forma allungata che ha in condi zioni di rilassamento (fig. 6.19).
11 meccanismo della contrazione delle cellule muscolari lisce può essere così schemati zzato:
• I filamenti sottili di actina sono associati alla tropomiosina.
• 1 filamenti spessi sono costituiti di miosi na e si legano all 'actina solo se fosforilati .
• Gli ioni calcio scatenano il processo di contrazione nel muscolo liscio come in quello striato ma cambia
il meccanismo di controllo sulla concentrazione del calcio libero nel citoplasma. Nel muscolo liscio a
riposo, il calcio li bero viene sequestrato nel reticolo sarcoplasmati co. Quando la membrana plasmatica
vie ne eccitata, ioni calcio vengono rilasciati nel citoplasma e si legano alla proteina calmodulina. 11
complesso calcio-calmodulina attiva un enzima chiamato chinasi della catena leggera della miosina,
che fosfori la la catena leggera della miosina pe rmettendo così il legame con l'actina. Actina e miosina
interagiscono successivamente attraverso il meccanismo di scorri mento dei filamenti proprio del
muscolo striato producendo la contrazione muscolare.
• La contrazione del muscolo liscio può essere modulata da recettori di superficie che atti vano secondi
messaggeri intracellulari . L'espressione di differe nti recettori permette alla muscolatura liscia presente
nelle diverse regioni corporee di ri spondere a differe nti stimoli ormonali.
• Tn confronto al muscolo striato, il muscolo liscio è capace di mantenere un 'elevata forza di contrazione
con un basso consumo di ATP.
La maggior parte del muscolo liscio si trova ne lla parete degli organ i cavi (ad esempio dell ' intestino, del-
l' uretra, della tuba di Falloppio) dove è disposto in foglietti con cellule allineate longitudinalmente o circolar-
me nte; la contrazione produce quindi riduzione del diametro del lume del viscere.
Nella cosiddetta muscolatura liscia unitaria, le cellule te ndono ad autogenerare il proprio li vello di con-
trazione ritmica, che può essere modulato dallo stiramento ed è trasmesso da una cellula all ' altra attraverso le
giunzioni gap. Tale muscolo è riccamente innervato dal
sistema nervoso autonomo (cap. 7), che aume nta o dimi-
Cellula rilassata nuisce lo stato di contrazione piuttosto che iniziarlo. Da
un punto di vista fisiologico, questo muscolo è denomi-
... '•
nato muscolo liscio tonico ed è caratteri zzato da lenta
:
- ...
O.t!,'
'•
contrazione, assenza di potenziali d'azione _e da un basso
contenuto di miosina rapida.
Una secondo tipo di muscolo liscio è quello dell'iride.
Qui l'innervazione del sistema nervoso autonomo con-
Nucleo
trolla in maniera precisa lo stato di contrazione, rego-
Lamina esterna lando l'apertura e la chiusura de lla pupilla. Questo tipo di
Membrana cellulare
muscolatura
unitaria
viene denominata muscolatura liscia multi-
e si trova anche nel dotto deferente e in alcune
...m
Addensamento adesivo
arterie di grosso calibro. Da un punto di vista fisiologico, fb
Addensamento focale
è anche denominata muscolatura liscia fasica ed è carat- fb
Proteine contrattili
e
-,...,
terizzata da una rapida velocità di contrazione associata a
Stato contratto potenziali d ' azione.
Il muscolo cardiaco mostra molte caratteristiche strutturali e funzionali intermedie tra quelle del muscolo
scheletrico e dcl muscolo viscerale. Come per il primo, le contrazioni sono potenti e util izzano molta energ ia,
e, si milmente al secondo, le contrazioni sono continue e iniziate da un meccanismo intrinseco, anche se sono
modulabili da stimoli autonomi e ormonal i.
Le fibre del muscolo cardiaco sono costituite da cellule lunghe, cilindriche, con uno o al mass imo due
nuclei in posizione centrale. Le estremità delle fibre sono su..c19ivise longitudinalmente in un piccolo nume ro di
ramificazion i, le cui estremità e ntrano in contatto con ramificazioni analoghe di cellule adiacenti; ciò dà l' im-
pressione di una rete citoplasmatica tridime nsionale continua, una volta descritta come un sincizio, prima del-
l'osservazione di limiti cellulari discreti.
Tra le fi bre muscolari, un fine tessuto connettivo analogo all 'endomisio del muscolo scheletrico fornisce il
supporlo per la ricca rete di capillari necessari a per soddisfare le alte richieste metabolic he dovute alla conti-
nua e intensa attività.
Le fibre del muscolo cardiaco hanno una disposizone delle proteine contrallili simile a quella del muscolo
scheletri co e sono, perciò, striate. È spesso diffici le visualizzare la striatura nel muscolo cardiaco per la forma
irregolarmente ramificata delle cellule e delle miofibrille. Anche le fibre del muscolo cardiaco hanno un sistema
di tubuli Te un reticolo sarcoplasmatico simile a quello del muscolo scheletrico. Nel caso del muscolo cardiaco,
però, si osserva una lenta corrente di ioni calcio dal reticolo sarcoplasmatico verso il citoplasma che segue il
recupero da una precedente contrazione; ciò causa una successione di contrazioni automatiche, indipendenti da
stimoli esterni. La frequenza del ritmo intrinseco-è modulata da stimoli este rni, autonomi e ormonal i.
Tra le zone terminali di cellule muscolari cardi ache adiacenti vi sono delle g iunzioni intercellu lari specia-
lizzate, i dischi intercalari, che non solo forniscono punti di ancoraggio per le miofibrille, ma permettono una
diffusione estremamente rapida dello stimo lo contrattile da una cell ula all'altra. In questo modo, fibre adi a-
centi si contraggono quasi simultaneamente e si comportano funzionalmen te come un sincizio. Inol tre, un
sistema di cellule muscolari cardiache altamente modificate costituisce le regioni "segna passo" dcl cuore e si
ramifica attraverso l'organo sotto forma di sistema di Purkinje; queste cellule coordinano la contrazione del
miocardico come un ' uni tà fun zionale in ogni singolo ciclo cardiaco. C iò è illustrato e descritto in maggior det-
taglio nel capitolo 8.
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Il tessuto m1:1scolare 11 3
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114 Istologia
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(a)
Muscolo cardiaco
(a) EM X 5000 (b) EM x 38 000
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La conduzione dello stimolo eccitatorio ai sarcomeri del
muscolo cardiaco è mediata da un sistema di tubuli T e da
reticolo sarcoplasmatico essenzialmente sinllli a quelli del
muscolo scheletrico. I tubuli T, però, si nullificano attra-
-a:
1:1.
(b) Nella fotografia (b) si può apprezzare il sisteffia condut-
tivo ad alto ingrandimento. I tubuli Te il reticolo sarcopla-
smatico RS formano triadi non così ben definite come nel
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muscolo scheletrico. Notate le creste strettamente impac-
cate dei mitocondri M, una goccia lipidica L e granuli di
glicogeno-G.
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Il tessuto muscolare 115
I dischi intercalari sono giunzioni trasversali specializzate trazione da una ceJlula all'altra. I desmosomi D sono meno
tra le cellule del muscolo cardiaco, nei siti in cui quesle frequenti e rappresentano siti addizionali di adesione. Le
cellule si connettono le une alle altre. I dischi intercalari giunzioni serrate. o nessi N (fig. 5.14). sono· presènti in
coincidono sempre con,.Ie'linee Z. fì:lischi intercalari colle- alcune porzioni longitudinali delle interdigitazioni e sono
gano le cellule, trasmèltono forze di contrazione e 'forni- siti di bassa resistenza elettrica attraverso i vquali l'eccita-
scono aree di bassa resistenza elettrica per la rapida zione passa da una cellula all'altra. ·
diffusione dell'eccitazione attraverso il 1niocardio. Si noti la somiglianza tra i sarcomeri dcl muscolo sche-
I dischi intercalari sono giunzioni interdigitate. la cui letrico e quelli del muscolo cardiaco (fig. 6.8). I mitocon-
superficie è formata da tre tipi di contatti tra le membrane. dri M dcl muscolo cardiaco sono allungati o sferoidali e
Il tipo principale, la fascia adherens Fii, è simile alla presentano numerose creste fittamente stipate, ricche di
zonula adherens dei complessi giunzionali epiteliali (fig. enzimi ossidativi. Il sarcoplas1na all'interno e tra i sarco-
5.12) ma è più estesa e meno regolare. I filamenti di actina meri è ricco di granuli di glicogeno G. In questa fotografia
all'estremità dei sarcomeri terminali si inseriscono nelle si possono apprezzare profili di cisterne del reticolo sarco-
fasciae adherentes e trasmettono, perciò, le forze di con- plasmatico RS a forma di merletto e porzioni di tubuli T.
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-
116
7. Il tessuto nervoso
La funzione del sistema nervoso è quella di ricevere stimoli dall'ambiente esterno e da que11o interno; questi
stimoli sono, quindi, analizzati e integrati al fine di produrre risposte appropriate e coordinate nei vari organi
effettori. Il sistema nervoso è composto da una rete comunicante di cellule specializzate chiamate neuroni che
costituiscono la maggior parte dei recettori, delle vie di conduzione e dei siti di integrazione e di analisi.
Le funzioni del sistema nervoso dipendono da una proprietà dei neuroni chiamata eccitabilità. Come tutte
le cellule, il neurone a riposo mantiene un gradiente ionico ai due lati della membrana plasmatica, creando così
un potenziale elettrico. L'eccitabilità comporta una modificazione della permeabilità di membrana in risposta
a stimoli appropriati, così che il gradiente ionico viene invertito e la membrana plastnatica si depolarizza.
Un'onda di depolarizzazione, definita potenziale d'azione, si diffonde successivamente lungo la membrana
plasmatica. Questa è seguita dal processo di ripolarizzazione in cui la membrana ristabilisce rapidamente il
suo potenziale di riposo. A livello delle sinapsi, siti di cotnunicazione tra neuroni adiacenti, la depolarizza-
zione del neurone causa il rilascio di sostanze chimiche, i neurotrasmettitori, che danno inizio a un potenziale
d'azione nel neurone adiacente.
All'interno del sistema nervoso, i neuroni sono disposti in modo da formare vie di conduzione dei poten-
ziali d'azione dai recettori agli organi effettori, per mezzo di neuroni di integrazione. T neurotrasmettitori non
solo mediano la trasmissione interneuronale, ma agiscono anche come mediatori chimici tra il siste1na nervoso
e gli organi effettori dotati di proprietà eccitabili. Gli organi effettori delle vie nervose volontarie sono gene-
ralmente i muscoli scheletrici, mentre quelli delle vie involontarie sono il muscolo liscio, il muscolo cardiaco
e le cellule mioepiteliali che si trovano in alcune ghiandole esocrine.
Dal punto dì vista anatomico, il sistema nervoso si può suddividere nel sistema nervoso centrale (SNC),
che comprende l'encefalo e il midollo spinale, e nel sistema nervoso periferico (SNP), che comprende i rima-
nenti tessuti nervosi. Dal punto di vista funzionale invece, -il sistema nervoso è composto da un siste1na ner-
voso somatico, coinvolto nelle funzioni volontarie, e da un sistema nervoso autonomo, che esercita il
controllo su molte funzioni involontarie. Istologicamente, però, l'intero sistema nervoso è semplicemente for-
mato da neuroni, disposti in modi diversi, e da cellule di supporto (glia).
Questo capitolo tratta dei tipi di cellule e tessuti rinvenibili nel sistema nervoso e comprende la struttura
degli elementi del sistema nervoso periferico e alcuni tipi di recettori sensoriali. I dettagli della disposizione
del tessuto nervoso nel SNC sono l'argomento del capitolo 20, mentre la struttura di organi di senso altamente
specializzati associati a nervi cranici, come l'occhio e l'orecchio, è il tema del capitolo 21.
-
Il t essuto nervoso 117
l@lli llneurone
~
d'azione sono quindi condotti lungo l'assone al fi ne di
influenzare al tri neuroni o organi effettori. Gli assoni sono
comunemente chiamati.fibre nervose.
In generale, i corpi cellulari ili tutti i neuroni sono loca-
lizzati nel sistema nervoso centrale a eccezione dci corpi
cell ulari della maggior parte dei neuroni sens itivi primari e
dci neuroni effcttoii terminali del sistema nervoso auto-
nomo; in questo caso, i corpi cellu lari sono situati in
aggregati periferici fuori dal sistema nervoso centrale chia-
mati ga11gli.
"'e..."'
drite e dell'assone ili un neurone di tipo bipolare. Come
regola generale, gli impulsi nervosi sono condotti lungo il
dendiite verso il pericarion (impulsi afferenti), mentre l'as-
,-,
sone conduce impulsi lontano dal corpo cellulare (impulsi
efferenti). I neuroni sono cellule ru!Jerenziate in maniera
te1m inalc e quinru incapaci di replicarsi e di rimpiazzare
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Neurone Neurone Neurone
multipolare bipolare pseudo-unipolare altre cellule nervose morte. Alcuni snidi hanno tuttavia
mostrato che in alcune regioni del sistema nervoso centrale,
alcuni neuroni possono replicarsi anche nell' individuo
adulto; il significato biologico ultimo d i questo fenomeno è
per ora sconosciuto. In tutti i neuroni , però, se il corpo cel-
lulare sopravvive al danno, si possono rigenerare assoni e
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dendriti. Questo fenomeno è alla base della chirurgia rico-
struttiva dei nervi periferici in caso di danno traumatico.
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1I8 Istologia
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Reticolo
endoplasmatico
rugoso
(corpo di Nissl)
Golgi
Sinapsi
Mitocondrio
Filamento
intermedio
-~~---- (neurofilamento)
I
(a)
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UDffi Ultrastruttura del neurone (a) Schematic diagram (b) ME x 19 000 (a fronte)
Lo schema illustra le principali caratteristiche ultrastruttu- ionici attraverso la membrana plasmatica. I neuroni sinte-
ral i del neurone, in q uesto caso un neurone multipolare tizzano neurotrasmellitori o loro precursori nel pericarion,
con un assone e due dendriti. Il nucleo è grande, rotondo o e da qui essi sono trasportati lungo l'assone fi no alla sina-
ovoidale posto centralmente all' interno del pericarion; psi, dove sono rilasciati in seguito a stimoli appropriati.
come conseguenza dell'intensa attività metabolica del Numerosi filamenti intermedi (neurofilamenti) e microtu-
neurone, la cromatina è completamente dispersa e il buli sono disposti in fasci paralleli attraverso il pericarion e
nucleolo è ch iaramente visibile. lungo l'assone e i dendriti. I filamenti intermedi fornisco no
Il citoplasma dcl corpo cellulare contiene grandi aggre- il supporto strutturale mentre i microtubu li sono implicati
gati di reticolo endoplasmatico rugoso che corrisponde nel traspo1to assonico di neLirou·asmettitori, enzimi, mem-
alla sostanza di Nissl visibile al microscopio ottico (lig. brane e altri componenti cellulari.
7.4); il reticolo endoplasmatico rugoso s i estende all'in- La fotografia (b), eseguita al microscopio elettronico,
terno delle pot7.ioni prossimali dei dendriti , ma non ne l mostra pm·te del corpo cellulare d i un neurone c include
cono assonico o ne ll'assone. li reticolo endoplasmati co una piccola porzione del suo nucleo N. In basso a destra, la
rugoso è più evidente nei neuroni grandi, come i motoneu- membrana plasmatica MP comprende una piccola sinapsi
roni somatici , che nei neuroni più piccoli, come quell i de l S con un bottone terminale BT di un neurone adiacente.
sistema nervoso auto nomo. In prossimità del nucleo è pos- Nel c itoplasma sono visibili porzioni di reticolo endopla-
sibile osservare un grosso apparato del Golgi; il reticolo smatico rugoso REr, ribosomi liberi R e mitocondri sparsi
endoplasmatico liscio non è abbondante nel pericarion ma M. Un esteso apparato del Golgi G è rappresentato da
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tubu li, cisterne e vescicole sono numerose nell 'assone e
nei dendriti. I mitocondri del pericarion hanno il solito
aspetto a bastonc ino ma quelli dell 'assone sono molto sot-
numerosi aggregati d i cisterne appiattite. Associati al
Golgi vi sono numerosi corpi multi-vescicolari CM, impli-
cati nel trasporto d i altri organelli, come ad esempio i liso-
tili e allungati. somi L. Microtubuli T possono essere osservati in sezioni
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A.
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I neuroni sono cellule mctabolicamente molto attive e
consumano molta energia nel mantenimento dei gradienti
oblique, mentre i neurotìlamenti sono diffici lmente identi-
fi cabili.
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Il tessuto nervoso
119
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120 Istologia
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Il tessuto nervoso
121
(e) UJ
Le grandi dimensioni e la complessa morfologia dei neu- Nella fotografia (b), il metodo di Nissl colora i ribosomi
roni, l'estrema lunghezza degli assoni e la necessità di stu- (sostanza di Nissl) in blu scuro, dando al citoplasma del
diare le interconnessioni neuronali hanno determinato il neurone un aspetlo granulare; il DNA ne l nucleo e nel
fiorire di molli tipi di tecniche usate in neuroistologia. nucleolo ha proprietà tintoriali simili. In questo preparato,
I metodi che evidenziano i nuclei, i corpi cellulari e i notare l'assone A privo di sostanza di Nissl oltre il cono
loro contenuti citoplasmatici includono le colorazioni abi- assonico.
tuai i con EE e tecniche più specifiche per dimostrare i Un neurone quasi identico è mostrato nella fotografia
diversi elementi citoplasmatici come ad esempio il metodo (e) mediante una tecnica di colorazione con metalli
di Nissl per !'RNA; questi metodi sono però scarsamente pesanti. Virtualmente i soli dettagli intracellulari visibili
usati per lo studio degli assoni e dei dendriti. sono il citoscheletro e l'immagine negativa del nucleo.
Tecniche di i111preg11azio11e con ~netalli pesanti quali Notare i numerosi assoni con sottili bottoni terminali B
oro e argento sono disponibili per lo studio della morfolo- che forma no sinapsi con il corpo cellulare.
gia neuronale, in particolare degli assoni e dei dendriti; La fotografia (d) impiega un altro metodo all'oro che
queste tecniche furono ampiamente utilizzate dai pionieri fornisce eccellenti dettagli morfologici del neurone e
della neuroanatomia Cajal e Golgi , da cui hanno derivato i mostra la presenza del citoscheletro nei dendriti e nell ' as-
loro nomi. Per tali metodi sono usate sezioni spesse che sone; la colorazione blu dimostra i nuclei delle cellule di
forniscono maggiori possibilità di comprendere cellule supporlo circostanti. Si noti che il dettaglio dei processi
intere nel piano di sezione. Allo stesso modo preparati per neuronali viene perso quando questi passano al di fuori ciel
dela111inazio11e permettono spesso 1'esame dei neuroni e piano di sezione.
dei loro processi citoplasmatici. I metalli pesanti si deposi- Preparati per delaminazione, come quello della fotogra-
tano anche sui filamenti neuronali e permettono, così, lo fia (e), ovviano in parte a questo problema. Questo esem-
studio del citoscheletro. pio mostra neuroni in un piccolo ganglio periferico, i cui i
Tecniche di imm1111oistochimica vengono poi usate per principali processi citoplasmatici sono chiaramente visi-
identificare proteine neurono-specitichc, quali le proteine dei bili.
neurofi lamenti e la yyenolasi (enolasi neurono-specifica). La fotografia (t), infine, illustra una sezione molto
La fotografia (a), colorata con EE, mostrn neuroni N nel spessa, colorata con un metodo di impregnazione argentica
cerve.Ilo; i nuclei sono grandi rispetto a quelli delle circo- che mostra una cellula del Purkinjc nella corteccia cerebel-
stanti cellule di supporto; la cromatina dispersa e il lare. Queste cellule hanno un singolo, piccòlo assone A a
nucleolo evidente riflettono un alto livello di sintesi pro- un polo e un albero dendritico D finemente ramificato al
teica. Il citoplasma è basolìlo (colorato in blu) per l'abbon- polo opposto. Notate che la base di impianto del sistema
danza di RNA ribosomale. Non è possibile osservare dendritico è, in questo caso, molto più ampia che quella
dettagli dei processi citoplasmatici. dell' assone (indicato dalla freccia).
-I
rn
[ Fibre nervose mieliniche e amieliniche In
In
Nel sistema nervoso periferico tutti gli assoni sono avvolti da cellule specializzate chiamate cellule di e
Schwann che forniscono sia supporto strutturale che metabolico. In generale, gli assoni di piccolo diametro
(ad esempio, quelli del sistema nervoso autonomo e le piccole fibre del dolore) sono semplicemente avvolti dal
citoplasma delle cellule di Schwann; queste fibre nervose sono definite amieliniche. Le fibre di diametro più
-,,
-I
grande sono avvolte da un numero variabile di strati concentrici della membrana plasmatica della cellula di
Schwann che forma la cosiddetta guaina mielinica; tali fibre nervose sono dette fibre mielinizzate. Nel
sistema nervoso centrale, la mielinizzazione è simi le a quella del sistema nervoso periferico, tranne che per il
-nz
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fatto che le guaine sono formate da un altro tipo cellulare, gli oligodendrociti (fig. 7.22).
In tutte le fibre nervose la velocità di conduzione dei potenziali d ' azione è proporzionale al diametro del-
,-,
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)' assone. La mielinizzazione aumenta enormemente la velocità di conduzione rispetto a quella delle fibre
amieliniche dello stesso diametro.
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r-
122 Istologia
- - - -- - - - - -- -- - -------------- - - -- - - - -- - -------------
Mesassone
- - - Citoplasma
della cellula
di Schwann
-~-~--- Nucleo
della cellula
di Schwann
--------~
IAssoni
(a) (e)
(b )
tif!iJj Fibre nervose amieliniche (a) Disegno schematico (b) ME x 15 000 (e) ME x 36 000
La relazione tra le fibre amieliniche e la loro cellula di assoni A di varie dimensioni, avvolti dalle cellule di
Schwann di supporto è illustrata nel disegno (a). Una o più Schwann; una delle cellule di Schwann S è stata sezionata
fibre nervose si invaginano longitudinalmente nel citopla- trasversalmente attraverso il suo nucleo. Notare il numero
sma di una cellula di Schwann in modo tale che ogni fibra variabile di fibre compreso in una cell ula di Schwann.
(a) (e)
. • t.
~
(b)
iiOiiJ Fibra nervosa mielinica (a) Disegno schematico (b) ME x 20 000 (e) ME x 46 000 I
Nei nervi periferici la mielinizzazione inizia con l'invagi- corrispondente cellula di Schwann S. Un singolo assone A
nazione di una singola fibra nervosa in una cellula di è avvolto a spirale da molti strati, fusi tra loro, di mem-
Schwann; si forma, così , un mesassone. Con il procedere brana plasmatica di una cellula di Schwann, che formano
della mielinizzazione, il mesassone si avvolge intorno così la guaina mielini ca M. La fotografia (c) mostra che il
all 'assone, racch iudendolo in una spirale del citoplasma citoplasma della cellula cli Schwann è completamente
della cellula di Schwann. Con il procedere di questò pro- assente dalla guaina mielinica e che tale guaina è formata
cesso, il citoplasma viene eliminato e gli strati interni della unicamente eia molli strati regolari cli membrana plasma-
membrana plasmatica si fondono uno con l'altro cosicché
l' assone rimane c ircondato da parecchi strati di membrana
tica. Le lince più scure, chiamate linee dense maggiori,
derivano dalla fusione delle superfici citoplasmatiche delle
...
che, insieme, costituiscono la guaina mielinica. li seg-
mento di mielina prodotto da una singola cellula di
membrane plasmatiche. Le linee i11traperiodo interposte
fra le linee dense maggiori rappresentano l'apposizione
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u.
u.
...e
Schwann è denominato i11temodo ; esso avvolge l'assone delle superfici esterne delle membrane plasmatiche.
tra due nodi di Ranvier consecutivi (fig. 7.7). L' elevato contenuto lipidico di queste membrane modifi-
Nel SNC, gli oligodendrociti sono responsabili del pro-
cesso di mielinizzazione che si realizza in modo simile; un
cate isola il sottostante assone A, prevenendo il flusso di
ioni attraverso la membrana plasmatica dell'a~s one, eccet-
to che ai nodi di Ranvier. La maggior parte elci ci toplasma
,,
-nz
singolo oligoclendrocita, però, forma internodi multipli,
che contribuiscono ad avvolgere fino a 50 diversi assoni C de lle cellule di Schwann circonda all'esterno la guaina
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(fig. 7.22). miel inica. Persiste tuttavia un sottile strato di citoplasma
Nella fotografia (b) è visibile una fibra nervosa mieli-
nica sezionata trasversalmente a livello ciel nucleo della
delle cellule cli Schwann immediatamente intorno all'as-
sone [freccia in (c)].
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(a) (b)
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(d)
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Il tessuto nervoso
125 l
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Nodi di Ranvier e incisure di Schmidt-Lanterman (illustrazioni (a) e (d) a fronte) (a) Preparato
per dissociazione, Sudan nero x 320 (b) EE X320 (e) disegno schematico (d) ME X 42 000 (e) ME X 14 000
La guaina mielinica di ogni singolo assone è formata da fibra e può raggiungere 1.5 mm nelle fibre più grandi.
molte cellule di Schwann (oligodendrociti nel SNC), cia- La fotografia (e) illustra l'ultastruttura di un nodo di
scuna delle quali copre solo un seg1nento dell'assone. Tra Ranvier R. L'assone A è caratterizzato da numerosi neuro-
le cellule di Schwann ci sono brevi tratti in cui l'assone filamenti, microtubuli e mitocondri allungati. Una guaina
non è coperto dalla guaina mielinica; queste zone sono mielinica M è identificabile a ogni estremità dcl campo; la
dette nodi di Ranvier. guaina mielinica diventa se1npre più sottile man mano che
La fotografia (a) mostra un nodo di Ranvier Rin un pre- si avvicina al nodo. Ciò deriva dal fatto che ogni linea
parato per delaminazione di assoni mielinizzati. Con que- densa maggiore si espande a formare una piccola ansa L
sto metodo sono colorati solo i lipidi della mielina e i contenente il citoplas1na de11a cellula di Schwann, che è
nuclei delle cellule di Schwann non sono visibili. addossato alla membrana plasmatica dell'assone. Ester-
La fotografia (b) mostra alcuni assoni in sezione longi- na1nente, uno spesso strato di citoplasma di una cellula di
tudinale colorati con EE. Per un artefatto di fissazione, la Schwann S, contenente mitocondri, avvolge l'area del
guaina mielinica appare "a b()lle"; essendo la mielina nodo. Notate la lamina esterna LE della cellula di
costituita prevalente1nente da lipidi, viene in gran parte Schwann e le fibre collagene C del circostante endonevrio.
dissolta durante la preparazione del campione e rimane, Parecchi assoni non mielinizzati ANM sono visibili nelle
perciò, non colorata. Un nodo di Ranvier R è identificabile vicinanze.
nel grosso assone al centro del campo. È possibile osser- In alcuni punti all'interno dei tratti internodali, si osser-
vare anche parecchi nuclei di cellule di Schwann S. vano stretti canali di citoplasma che connettono il citopla-
Lo sche1na (c) illustra come le cellule di Schwann ter- sma della cellula di Schwann posto alla periferia della
nùnano al nodo di Ranvier, esponendo l'assone al- guaina mielinica al citoplasma della cellula di Schwann
l'ambiente esterno. Notate il inodo in cui i processi adiacente all'assone. Queste regioni non con1patte sono
citoplasmatici delle cellule di Schwann adiacenti si interdi- conosciute come incisure o scissure di Schmidt-Lan-
gitano a livello del nodo; notate anche la continuità della terman; nelle sezioni longitudinali, come nella figura (d),
me1nbrana basale delle cellule di Schwann (lamina
esterna) attraverso il nodo. La guaina mielinica impedisce
la propagazione continua lungo l'assone del potenziale
l'incisura passa obliqua1nente attraverso lo spessore della
guaina mielinica. L'assone è identificato da A, il citopla-
sma periferico della cellula di Schwann da S1 e il citopla-
-
-nz
d'azione nervoso e così il potenr,iale d'azione si sposta sal- sma periassonale della cellula di Schwann con Sr È stato
tando da un nodo all'altro. Si ritiene che questo tipo di suggerito che le incisure non siano statiche ma si muovano
conduzione, definito conduzione saltatoria, aumenti enor- continuamente, provvedendo all'esposizione periodica
memente la velocità di conduzione degli assoni. La
distanza internodale è proporzionale al diametro della
della faccia interna della 1nembrana plas1natica al citopla-
sma, al fine di conservarne e rinnovarne le molecole.
-
-
] 26 Istologia
Le sinapsi sono giunzioni intercellulaii altamente specializzate che uniscono tra loro i neuroni di ogni via ner-
vosa. Simil i gi unzioni intercellulari legano anche i neuroni con le loro cellule effettrici (ad esempio le fibre
muscolari); la giunzione tra neurone e muscolo scheletrico viene chiamata giunzione neuromuscolare o
placca motrice. I singoli neuron i comunicano tra loro tramite un numero molto variabile di si napsi che
dipende dalla loro localizzazione e funzione all'interno del sistema nervoso. Classicamente, l'assone di un
neurone contrae sinapsi col dendrite di un altro neurone (sinapsi asso-dendritica ), ma è possibile rinvenire
sinapsi tra assoni e corpi cell ulari (sinapsi asso-somatiche) o tra assoni di neuroni diversi (sinapsi asso-asso-
niche); sono state anche descritte sinapsi dendro-dendritiche e somato-somatiche. Per ogni sinapsi, la condu-
zione dell' impulso è unidi rezionale, ma la risposta può essere eccitatoria o inibitoria, in relazione alla
specifica natura della sinapsi e alla sua localizzazione all ' interno del sistema nervoso.
Il meccanismo di conduzione dell' im pulso nervoso comporta il rilascio da un neurone di una sostanza chi-
mica con fu nzione di trasmettitore, il neurotrasmettitore; questo diffo nde attraverso uno stretto spazio inter-
cellulare e induce eccitazione o inibizione dell'altro neurone o della cellula effettrice di quella si napsi. I
neurotrnsmettitori esercitano i loro effetti interagendo con specifici recettori esposti sulla membrana plasma-
tica del neuro ne ricevente il segnale.
La natu ra chimica dei neurotras mettitori e la morfologia delle sinapsi è mollo variabile nelle diverse parti
del sistema nervoso, ma i principi della trasmissione sinaptica e la struttura di base delle s inapsi sono simi li in
tutto il sistema nervoso.
IMj:I Sinapsi
~~~~~~~~i~a
immature derivano per gemmazione dall'apparato del
Golgi e sono trasportate nel terminale sinaptico dal fl usso
&.,
assonico. Queste vescicole vanno poi incontro a un pro-
-..../'-.° • • • , I·
ti Ca mera sinaptica
cesso maturativo prima di essere incorporate nel pool di
• • • • • • • ... I ./;
~~· • • • --·~! ~
17 vescicole sinaptiche util izzate per la neurotrasm issione.
Membrana
t postsinaptica Le vescicole sinaptiche tendono ad aggregare verso la
membrana presinaptica e, all ' arrivo del potenziale d'a-
'-·- - - -- -- - Rete postsinaptica zione, rilasciano i loro contenuti nella camera sinaptica per
-...
<C
- - - --Cellula effettrice esocitosi regolata. Il neurotrasmettitore diffonde attraverso
la camera sinaptica e stimola i recettori sulla membrana
post-sinaptica. Associati alle sinapsi vi sono enzim i idroli -
tici e ossidativi che inattivano il neurotrasmettitore rila-
-
A.
(J
sciato, tra un impulso e l'altro. Il citoplasma sotto la
membrana post-sinaptica contiene spesso una rete di lini
-az:
fibrille, la rete post-sinaptica, che può essere associata con
strutture simili a desmosomi, la cui fu nzione è quella di
mantenere l'integrità della sinapsi.
A.
-
Il tessuto nervoso
127
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La noradrenalina è il principale neurotrasmettitore post·
gangliare del sistema nervoso simpatico. Quando la nora-
drenalina reagisce con la formalina (e alcuni altri compo-
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sti) diventa fluorescente e può essere visualizzala al micro-
scopio a flu orescenza.
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. Questa fotografia illustra la fluorescenza indotta da for-
malina F nell'avventizia di grandi e piccole arterie, corri-
spondente alla presenza di terminazioni nervose nora-
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n
drcncrgiche del sistema simpatico. La fluorescenza di fon-
do evidenz ia la struttura generale dcl tessuto; notate che la
lamina elastica interna L (fig. 8.8) dell 'arteria di grosso ca-
,,J>
libro, posta nel mezzo del campo fotografico, è particolar-
mente autofluorescente.
-
r-
128 Istologia
- --=--- - -- - - Citoplasma
della cellula
di Schwann
(a )
iftjfJ Placche motrici [illustrazione da (b) a (e) afronte] (a) Disegno schematico
(b) Preparato per delaminazionc: impregnazione con oro x 320 (c) Preparato per delaminazione: impregnazione
con oro x 800 (d) Metodo istochimico per I'acetilcolinesterasi x 320 (e) ME x 26 000
Le placche motrici del muscolo scheletrico hanno, in gene- brana presinaptica sovrastante è anch'essa in-egolare e il
rale, la stessa struttura delle altre sinapsi, con l'aggiunta tut- citoplasma immediatamente adiacente contiene numerose
tavia di parecchi , importanti, caratteristiche. Prima di tutto, vescicole sinaptiche. Il restante citoplasma del bottone ter-
un neurone motore può innervare da poche a più di mi lle minale contiene numerosi mitocondri e una considerevole
fibre muscolari in relazione alla precisione di movimento quantità di reticolo endoplasmatico rugoso. Anche la suola
del muscolo; il motoneurone c le fib re muscolari innervate della placca contiene numeros i mitocondri e nuclei.
da esso costituiscono, nell'insieme un'unità motoria. Il neurotrasmettitore delle giunzioni neuromuscolari
A basso ingrandimento, nella fotografia (b), è possibi le somatiche è l' acetilcolina, i cui recettori sono concentrati
vedere la parte terminale dell' assone di un motoneurone ai margini delle camere sinaptiche secondarie. L'enzima
che si divide in parecchie ramificazioni, ciascuna de lle idrolitico di questo neurou·asmettitore, l'acetilcolioeste-
quali termina con una placca motrice su una diversa fibra rasi, è presente nelle camere in posizione più profonda ed è
muscolare scheletrica, sol itamente vicino al suo punto responsabi le del catabolismo dell' acetilcolina tra impulsi
centrale. La fotografia (c) mostra, a ingrandimento più ele- nervosi successivi. La tecnica istochimica illustrata nella
\
vato, la porzione terminale di una placca motrice. La rami- fotografia (d) permette di localizzare le placche motric i,
ficazione assonica perde la sua guaina mielinica e si divide dimostrando la presenza di attività acetilcolincsterasica,
formando un aggregato di piccoli bottoni rigonfi (bottoni che appare come un deposito bruno.
terminali) sulla superficie della fibra muscolare. La fotografia (e) mostra l' ultrastuttura di una placca
Come si può osservare nel disegno, la placca motrice motrice; il bottone terminale BT è accolto tipicamente in
occupa un recesso sulla superficie della cellula muscolare, una depressione della superficie del muscolo scheleu·ico
-z
A.
( ,)
della cellula di Sehwann si fonde con l'analoga struttura
che riveste la fibra muscolare e il tessuto connettivo che
ricopre il nervo (endonevrio) si continua con l'endomisio
ramificazione delle numerose camere sinaptiche seconda-
rie C 1. Il citoplasma sottostante è ripieno di mitocondri M.
Miofibrille Mf sono visibili in sezione trasversa nella por-
-a:
A.
della fibra muscolare (non illustrato).
Ogni bottone terminale della placca motrice ha la stessa
struttura di base della sinapsi illustrata nella figura 7 .8, ma
zione inferiore desu·a del campo. Il bottone tenninale con-
tiene numerose vescicole sinaptiche V di grandezza
uniforme, altri elementi membranosi che rappresentano
(b) (e) (d )
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(e)
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r-
130 Istologia
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~-
I nervi periferici sono strutture che possono contenere ogni combinazione di fibre nervose afferenti o efferenti,
sia del sistema nervoso volontario, sia di quello autonomo. 1 corpi cellulari delle fibre che decorrono nei nervi
periferici sono localizzati nel SNC o, perifericamente, nei gangli.
Ogni nervo periferico è composto da uno o più fasci o fascicoli di libre nervose. Nei fascicoli , ogni singola
fibra nervosa, con la sua cellula di Schwann di rivestimento, è circondata da una delicata rete di tessuto con-
nettivo lasso, I' endonevrio, che contiene vasi sanguigni. Ogni fascicolo è circondato da uno strato più spesso
di tessuto connettivo chiamato perinevrio. Nei nervi periferici form ati da più di un fascicolo, è presente un
ulteriore strato di tessuto connettivo lasso, I ' epinevrio, che ti ene i fascicoli insieme e forma una guain a cilin-
drica periferica addensata. I nervi periferici sono riccamente vascolarizzati attraverso numerosi vasi prove-
nienti dai tessuti circostanti. I vas i di maggiori di mensioni decorrono longitudi nalmente nel perinevrio e
neJl'epinevrio, formando quindi una ricca rete capillare ncll 'endonevrio. Estese anastomosi assicurano un ade-
guato rifornimento in condizioni di normalità sebbene questo possa mettere a rischio durante operazioni chi-
rurgiche se una lunghezza troppo elevata di nervo è separata dalle strutture circostanti .
-z
a.
( ,) 11 nervo periferico, mostrato in sezione longitudinale ne lla
fotografia (a), è formato da un singolo fascicolo circondato
tante dei nervi periferici è che le fibre presentano un
decorso ondulato che ne permette lo stiramento durante il
li •
(a) (b)
(e)
W QIOj Nervo periferico (a) EE x 480 (b) Fissazione con osmio, van Gieson x 800 (e) ME x 5 000
Nei preparati fissati e colorati con i metodi abituali, la mie- In preparati fissati con osmio, come quello della foto-
lina è scarsamente conservata poiché è prevalentemente grafia (b), i lipidi della mielina sono ben conservati e sono
composta da lipidi. Il citoplasma della cellula di Schwann colorati in nero. Notate l'ampia varia7.ione del diametro
è, però, ben conservato ed è eosinofilo. degli assoni. Il collagene ciel delicato endonevrio, posto tra
La fotografia (a) mostra un nervo periferico tagliato tra- le singole fibre nervose, e quello ciel perinevrio addensalo,
sversaImen te e colorato con EE; il nervo contiene assoni di che circonda il fasc icolo, sono colorati in rossastro con il
diversi tipi e calibri, alcuni dei quali sono mielinizzati. Le metodo cli van Gieson.
fibre fortemente mielin izzate M possono essere identifi- Le caratteristiche ultrastrutturali dei nervi periferici
cate per l'anello di mielina non colorato, l'assone collo- sono visibili nella fotografia (c) che contiene sia fibre mie-
cato centralmente e l'alone periferico rosa ciel citoplasma liniche M sia amieliniche AM, entrambe circondate eia
della cellula cli Schwann. Anche le piccole fibre non mieli- cellule di Schwann S. L'endonevrio E è formato da fibre
niche N possono essere faci lmente identificate. Tra questi collagene disposte in modo lasso (diffici li da identificarsi a
tipi estremi si trovano fibre di varie dimensioni con guaine questo ingrandimento) che decorrono parallelamen te alle
,-,
mieliniche rigonfie, artificialmente distorte. Notate i fibre nervose.
nudei delle cellule di Schwann S dispersi tra le fibre ner- Sono visibili i nuclei di due fibroblasti F e prolunga-
vose. Nel perinevrio è possibile osservare anche parecchi menti di vari fibroblasti si estendono attraverso I' endone-
nuclei appiattiti cli fi broblasti . vrio.
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(a) (b) - ,• - I
(e) (d)
Queste fotografie illustrano l'aspetto di alcuni tipi di pic- Questo nervo ha un decorso a zig-zag nella pelle e il piano
coli nervi periferici all' interno dei tessuti. di sezione lo ha tagliato in modo tale da mostrarlo in quat-
La fotografia (a) mostra due piccoli nervi nel derma, tro sezioni trasversali o oblique. Notare i piccoli vasi V
ciascuno dei quali è formato da un singolo fascio di fibre. associati , contenenti eritrociti colorati in rosso.
Il nervo nella parte alta del campo è tagliato secondo una La fotografia (c) mostra un piccolo fascio nervoso N,
sezione longitudinale. La disposizione ondu lata dei nuclei probabilmente un nervo motore nel muscolo scheletrico.
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delle cellule di Schwann riflette il decorso degli assoni che
sono, pertanto, protetti da danni allorché la pelle viene sti-
rata. L'altro nervo è tagliato secondo una sezione obliqua.
Un fascio di nervi di questa dimensione sarebbe riconosci-
bile anche solo per i numerosi nuclei delle sue cellule di
Schwann.
-z
A.
( ,)
Notare il connettivo denso irregolare che, in questo prepa-
rato, circonda il nervo.
La fotografia (b) mostra un piccolo nervo periferico nel
Nella fotografia (cl), infine, è visibile un fascio neurova-
scolare della vulva. Esso contiene una piccola a1teria A,
arteriole Aa, venule V, un vaso linfatico L, parecchi pic-
-a:
A.
tessuto adiposo lasso ipodermico. A differenza del prece-
dente campione, qui il collagene è colorato in verde-blu.
coli nervi periferici N tagliati in sezione trasversa e alcuni
adipociti Ad sparsi.
-
Il tessuto nervoso
133
(a) (b)
I gangli sono aggregati discreti di corpi cellulari di neu- alla periferia. Ad allo ingrandimento, nella fotografia (b),
roni, all 'esterno del SNC. I gangli spinali sono situati si vede che ogni corpo cellulare è circondato da uno strato
subito fuori da l midollo spinale, a livello delle radici dei di cellule pallide, chi amate cellule satelliti , che fo rniscono
nervi poste riori, ove queste passano attraverso i forami il supporto strutturale e metabolico e hanno un'origine
intervertebrali. Essi contengono i corpi cellu lari de i neu- embriologica simile a quella delle cellule di Schwann
nmi sensitivi primari, di tipo pseudo-unipolare (fi g. 7.2). (derivano entrambe dalle creste neurali).
A basso ingrandimento, nella fotografia (a), si può L' intero gangl io è circondato da tessuto connettivo
osservare il fascico lo F di fibre nervose che passa al centro denso in continuità con il perincvrio e l'epincvrio del ner-
del ganglio, mentre le cellule gangliari sono localiZ7.atc vo periferico associato.
Il sistema nervoso centrale comprende l'encefalo e il midollo spinale, ciascuno dei quali è formalo macrosco-
picamente da sostanza grigia e da sostanza bianca. La sostanza grigia comprende quasi tutti i corpi cellulari
dei neuroni e le fibre assoc iate, mentre la sostanza bianca è formata principalmente da fibre nervose, la mag-
gior parte delle q uali sono mielinizzate; la mielina appare bianca nei tessuti non fissati. Il tessuto nervoso cen-
trale è formato da un gran numero di neuroni e dai loro p rocess i, circondali da una massa di cellule di
supporto, chiamata neuroglia, che comprende tutte le cellule non nervose (non ecc_itabili) dcl SNC. Il tessuto
proprio del SNC è privo di tessuto connettivo di supporto che è confinato ai vasi sanguigni penetranti e alle
meningi che rivestono la superficie esterna dell'encefalo e del midollo spinale. La neurogli a, che forma quasi
la metà dell a massa totale del SNC, è costituita da cell ule molto ramificate che occupano gli spazi tra i neu-
roni; il SNC contiene scarsa matri ce extracellulare. La neuroglia ha relazioni fu nzionali inti me con i neuroni,
provvedendo sia al loro supporto meccanico che metabolico.
Si riconoscono quattro tipi pri ncipal i di cellule neurogliali : oligodendrociti, astrociti, microglia e cellule
ependimali. Gli oligodendrociti sono l'equi valente nel SNC delle cellule di Schwann dcl sistema nervoso peri-
ferico e sono-responsabili dell'elaborazione delle guai ne mieliniche nell 'SNC. Gli astrociti sono cellule rami-
ficate che riempiono gli interstizi tra i corpi dei neuroni, i loro processi e gli oligodendrociti. Essi forniscono
supporto meccanico e mediano lo scambio di metaboliti tra i neuroni e il sistema vascolare. Gli astrociti gio-
cano anche un importante ruolo nella riparazione del SNC dopo vari processi patologici. La microglia rappre-
senta nel SNC il sistema monocitico-macrofagico e ha funzioni immunolog iche e di difesa. Le cellule
ependimali formano un epitelio specializzato che riveste i ventricoli e il canale spinale.
Sebbene ogni zona fun zionale del SNC presenti caratteristiche istologiche peculiari, l' organizzazione gene-
rale della sostanza grigia e di quella bianca rimane ovu nque comune. In questa sezione sono discussi solo i
principi generali dell' organizzazione. Le varie regioni del SNC saranno analizzate dal punto di vista istologico
nel capitolo 20.
-_.
4
dei neuroni. Così le cellule marcate con O sono probabil-
mente oligodendrociti; le altre cellule marcate con A sono
verosimi lmente astrociti.
I corpi cellulari sia dei neuroni sia delle cellule neuro-
-z
a.
(J
glial i sono circondati da un feltro di assoni e dendriti che
originano da e convergono verso i neuroni. Ciò è chiamato
neuropilo. La maggior pa11e delle fibre del neuropiJo sono
-a.a: prive di mielina (essendo così vicine al corpo cellulare dei
neuroni), producendo così la tipica eosinofi lia del ncuropilo.
-
Il tessuto nervoso 135
Astrocito
•
•
•
•
Vaso e
- - sanguigno
-
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Cl
-a.c.> Oligodendrocita
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-a.a: {h)
-
Il tessuto nervoso
137
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un ruolo nei processi di assorbimento e di secrezione. È
stato recentemente proposto che alcune cellule ependimali
possano rappresentare elementi staminal i del SNC.
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' lftl+J Plesso corioideo EE x 128
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li plesso corioideo è una struttura vascolare che si origina dalla parete di cia-
scuno dei quattro ventricoli dell'encefalo e che è responsabile della produzione
del liquido cefalo-rachidiano (LCR). li LCR viene drenato dalle cavità ventrico-
lari , fra loro comunicanti, per mezzo di tre canali che connettono il quarto ven-
tricolo con lo spazio subaracnoideo che circonda il SNC. Il LCR viene prodotto
a velocità costante e viene principalmente riassorbito dallo spazio subaracnoi-
dea nel seno venoso sagittale superiore, grazie a piccole proiezioni digitiformi
chi amate villi aracnoidei. Il SNC, pertanto, è sospeso in un fluido sempre circo-
lante che agisce come un ammortizzatore.
Ogni plesso corioideo è formato da una massa di capillari che si proieltano nel
ventricolo V, rivestita da cellule ependimali modificate. Le cellule dell'epitelio
corioideo sono separate dai sottostanti capillari e dal loro delicato connettivo di
supporto da una membrana basale. Microvilli lunghi, a bulbo, si proiettano dalla
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, . superficie luminale delle cell ule dell'epitelio corioideo e il citoplasma contiene
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numerosi mitocondri, caratteristica che suggeri sce che l'elaborazione dc l LCR
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sia un processo attivo. I capillari del plesso corioideo sono grandi , dotati di una
soltile parete e talora sono fenestrati. Si ritiene che la secrezione dcl LCR com-
,'I
' porti la secrezione attiva di ioni sodio da parte delle cellule epiteliali nel LCR,
seguita dal movimento passivo di acq ua dai capi llari corioidei. Una serie conti-
nua di giunzioni strette (zonula occludens) forma la barriera emato-LCR, impe-
dendo così l'ingresso di quasi tutte le altre molecole. Piccole quantità di
proteine, nonché il glucoso (a concentrazioni pari al 70% di quella plasmatica)
sono normali costituenti del LCR, ma non è ancora ben chiarita la modalità del
loro passaggio nel liquido stesso.
lftl{j Meningi (illustrazioni ajiwlte) (a) Disegno schematico (b) EE x 40 (e) EE x 198 (d) EE x 480
L'encefalo e il midollo spinale sono rivestiti da tre strati di durale , contenente una piccola quantità di liquido, separa i
tessuto connettivo, le meningi. La superficie del tessuto due strati. Nel cranio, la dura madre è unita al periostio,
nervoso è coperta da un delicato strato chiamato pia madre mentre intorno al canale spinale la dura è unita al periostio
contenente fibre collagene, sottili fibre elastiche e occasio- del canale spinale solo a liv€ffo dei cosiddetti legamenti
nali fibrobl asti separati per mezzo cli una membrana basale dentati; l' interposto spazio epidurale è riempito da connet-
dai processi ci toplasmatici dei sottostanti astrociti . La tivo fibra-adiposo lasso e da un plesso venoso.
membrana basale è completamente rivestita dai processi Gli strati della pia e dell ' aracnoide delle meningi ence-
degli astrociti; i processi degli astrocili e la membrana faliche sono illustrate nelle fotografie (b) e (e), menlre la
basale assieme formano la cosiddetta glia limitans (fig. dura madre è rimasta adesa al cranio quando l'encefalo è
7 .21 ). La pia madre è ricoperta da uno strato fibroso più stato estratto dalla cavità cranica. La pia madre P è intima-
spesso, l'aracnoide, che deve il suo nome alla presenza di mente unita alla superlicie dell 'encefalo e si continua nei
filamenti simili a una ragnatela che la uniscono alla sotto- solchi Se attorno ai vasi. L' aracnoide A sembra essere uno
stante pia madre. Poiché la pia e l'aracnoide sono in conti- strato completamente separato e passa a ponte sui solchi. I
nuità strutturale, sono spesso considerate come una vasi meningei decorrono nello spaz io subaracnoidco. Ad
singola unità, la pia-aracnoide o leptomeninge. Lo spazio alto ingrandimento, nella tìgura (c), è possibile vtdere
tra la pia e l' aracnoide è chiamato spazio s11barac11oideo e, delicati fasci di libre F che attraversano lo spazio subarac-
talora, forma larghe cisterne. Lo spazio subracnoideo è noidee SS per unire la pia e l'aracnoide. Due piccoli vasi
unilo ai ventricoli per mezzo di tre forami e il LCR circola V sono visibili nello spazio subaracnoideo. Lo spazio
continuamente dai ventricoli nello spazio subaracnoideo. subaracnoidee contiene arterie e vene le cui ramificazioni
Lo spazio subaracnoidee (cioè le opposte superfici della si este ndono nell 'encefalo, circondate da spazi perivasco-
pia e della aracnoide e loro fibre di connessione) sono rive- lari SPV in continuità con lo spazio subaracnoidea e,
stite da cellule mesoteliali piatte. Anche la superficie pertanto, ripieni di LCR. Lo spazio perivascolarc è estre-
esterna dell'aracnoide è rivestita da mesotelio. mamente stretto; in questa fotografia appare dilatato per
-....
Cl
Come si può osservare nel disegno, arterie e vene in
entrata e in usc ita dal SNC passano nello spazio subarac-
noideo, Jassamente attaccate alla pia madre. Quando i vasi
un artefatto di fissazione. 11 SNC non contiene linfatici e si
pensa che il liquido interstiziale venga drenalo dalla
sostanza cerebrale e si unisca al LCR subaracnoidee per
-z
A.
( ,)
più grandi entrano all'interno dcl tessuto nervoso, essi
sono circondati da un delicato strato di pia madre. Tra i
vasi e la pia c 'è uno spazio perivascolare che si continua
mezzo di spazi perivascolari; il fluido interstiziale pare
contribuisca al 20% dcl volume del LCR.
Come si può osservare nella fotografia (d), i capillari del
a-:
con lo spazio subaracnoidee in alcuni animali , ma non nel- SNC sono simili agli altri capillari del corpo, formati da
l' uomo. Nell'uomo, l'epitelio della pia madre si fonde con cellule endoteliali appiattite poggianti su una membrana
l' avventizia dei vasi quando questi penetrano nel tessuto basale. Le cellule endoteliali non sono fenestrate e sono
A.
- nervoso, separando così lo spazio pcrivascolare da quello
subaracnoideo.
Oltre l' aracnoide si trova un denso strato fibro-elastico,
la dura madre , che è rivestita, sulla superficie interna, da
unite da giunzioni strette intercellulari continue (zonula
occl udens), eccetto che nei plessi coroidei, dove le giun-
zioni strette sono discontinue. Esternamente, le membrane
basali sono quasi completamente coperte dai processi peri-
mesotelio. La dura è strettamente applicata, ma non con- vascolari degli astroc iti (fig. 7 .21 ). Un sottile strato di pia
nessa, ali' aracnoide e uno spazio potenziale, lo spazio sub- madre si estende all'interno dcl SNC intorno alle arterie
Il tessuto nervoso
139
Spazio sottodurale
(potenziale)
Aracnoide
Spazio
subaracnoidea
I' ~~,~~~~~:.~,;,
Pia madre
Spazio subpiale
- - -- - Spazio
perivascolare
- - - -----Corteccia
(a)
- cerebrale
(b)
(e) (d)
...m
più piccole, alle vene, alle arteriole e alle venule, ma non attive sul sistema nervoso. Il mantenimento delle caratteri- cn
intorno ai capillari. stiche di barriera da parte dell'endotelio sembra essere cn
Studi di petfusione hanno mostrato che i capillari del sotto il controllo dei processi pedicellari degli astrociti. La
...e
SNC sono relativamente impenneabili a certi costituenti
del plasma, specialmente alle molecole di dimensioni
maggiori, formando cosi la cosiddetta barriera emato-
barriera cmato-encefalica fornisce ai neuroni un ambiente
relativamente costante dal punto di vista metabolico e bio-
chimico, una protezione contro molecole toss iche endo-
-
encefalica. L'endotelio capillare gioca, probabilmente, un
ruolo centrale poiché le giunzioni occludenti tra le cellule
endoteliali sono impermeabili; le cellule endoteliali peral -
gene ed esogene e agenti infettivi e un isolamento dei
neuroni dai neurotrasmettitori e dagli altri agenti umorali
circolanti. I capillari dei pl essi corioidei, l' ipofisi, l'epifisi
-nz
tro mostrano pochi o assenti fenomeni di pinocitosi. Le
membrane delle superfici luminal i contengono vati enzimi
che distruggono metaboliti neurotossici e sostanze umorali
e il centro del vomito ipotalamico sono tuttavia privi di
questa barriera a causa delle particolari funz ioni che devo-
no svolgere.
-
-
140 Istologia
Recettori di senso
I recettori di senso sono terminazioni nervose o cellule specializzate che convertono (trasducono) gli stimoli
che giungono dall' ambiente esterno o interno in impulsi che vengono condotti nel SNC dove iniziano risposte
appropriate, volontarie o involontarie.
Non è ancora stata proposta alcuna classificazione sistematica dei recettori di senso che risponda adeguata-
mente a tutte le loro caratteristiche funzionali o morfologiche. Una classificazione funzionale ampiamente
adottata divide i recettori di senso in tre gruppi: esterocettori, propriocettori ed enterocettori. Gli esteroccltori
rispondono a stimoli provenienti dall'esterno del corpo e comprendono recettori per il tatto, la pressione leg-
gera, la pressione pesante, il dolore cutaneo, la temperatura, il gusto, l'olfatto, la vista e l'udito. I propriocet-
tori sono localizzati nel sistema scheletrico e forniscono informazioni consce e inconsce circa l' orientamento,
la posizione dello scheletro, la tensione e il movimento. Tali recettori includono l'apparato vestibolare, i fusi
tendinei e quelli neuromuscolari. Gli enterocettori rispondono a stimoli provenienti dai visceri e comprendono
i chemorecettori del sangue, i barocettori vascolari, i recettori dello stato di distensione dei visceri cavi, come
l'apparato gastroenterico e la vescica, e recettori per il dolore viscerale, la fame, la sete, la sensazione di benes-
sere e di malessere.
La struttura dei recettori coinvo lti in alcune di queste modalità sensoriali è scarsamente nota. I recettori di
senso possono essere classificati morfologicamente in due gruppi: semplici e composti. I recettori semplici
sono terminazioni nervose libere, ramificate o non, come quelle responsabili della percezione del dolore cuta-
neo o della temperatura, e sono raramente visibili al microscopio ottico, in preparati allestiti con le metodiche
di routine. I recettori composti coinvolgono l'organizzazione di tessuti non nervosi per complementare la fun-
zione dei recettori nervosi. Il grado di organizzazione può variare dalla semplice inclusione in una capsula, a
d isposizioni altamente sofisticate come quelle dell'occhio e dell'orecchio; per tradizione l'occhio, l'orecchio e
i recettori olfattivi e gustativi sono descritti tra gli organi di senso specialiu.ati e costituiscono l' argomento del
capitolo 2 1.
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ancora dimostrata la presenza di alcun neu rotrasmettitore.
Le terminazioni nervose, a livello delle cellule d i Merkel,
sono formate da fibre miel iniche di grande diametro e si
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a.
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pensa che siano responsabili delle sensazioni tattili. Ter-
minazioni nervose libere differenti sono, inoltre, incorpo-
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rate nei folli coli piliferi e svolgono funzioni di recettori di
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tatto; il tipo più sofisticato è associato con le vibrisse di
animali come gatti e roditori .
a.
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llftll:I Corpuscoli di
Meissner (a) EE x 320
(b) Argento x 150
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142 Istologia
Motoneurone
gamma
!fibre
-----------,---~extraf usal i
!Fibre
----~----~ intrafusali
Capsula
Fibra a catena
nucleare
(b)
Fibra a sacco
nucleare
Terminazione
sensoriale
anulo-spirali
Terminazione
sensoriale
a fiorami
Motoneurone
•
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alfa
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(a) (e)
r fusi neuromuscolari sono organi recettoriali di stiramento Entrambi questi recettori di senso sono stimolati dallo
posti all 'i nterno dei muscoli scheletrici responsabili della stiramento delle fibre intrafusa li che si realizza quando la
regolazione del tono muscolare attraverso il riflesso spi- massa delle fibre extrafusali viene stirata. Questo stimolo
nale di stiramento. Questi recettori sono particolarmente provoca l'eccitazione de lle fibre muscolari extrafusali
numerosi nei muscoli coinvolti in movimenti fini, di preci- attraverso un arco riflesso bineuronalc che comprende il
sione, come i muscoli dell a mano o i muscoli estrinseci neurone sensitivo ciel ganglio spinale eia cui proviene la
dell'occhio. fibra sensitiva e un grosso motoneurone alfa che innerva le
I fu si neuromuscolari sono strutture incapsulate, ripiene fibre extrafusali. La contrazione della massa extrafusale
di linfa, fu siformi, lunghe fino a 6 mm, ma di diametro infe- riduce, così, lo stimolo di sti ramento dai recettori intrafu-
riore a l mm. Essi sono disposti in modo parallelo rispetto sali e riporta l'equilibrio.
alle fibre muscolari, circondati da endomisio o da perimisio. La sensibilità ciel fuso neuromuscolare è modulata dai
Ogni fuso contiene da 2 a J0 fibre muscolari scheletriche centri superiori per mezzo di piccoli (gamma) motoneu-
modificate, chiamate.fibre intrafusali, che sono più piccole nmi, appartenenti al sistema extrapiramidale. Questi moto-
rispetto alle fibre scheletriche tipiche, le .fibre extrafusali. neuroni gamma innervano le porzioni striate delle fibre
Le fibre intrafusali hanno un'area centrale non striata in cui intrafusali , controllandone così lo stato di contrazione. La
i nuclei tendono a concentrarsi . Si riconoscono due tipi di contrazione delle fibre intrafusali aumenta la sensibilità
fibre intrafusali. In un tipo, l'area centrale contenente i dei fusi neuromuscolari allo stiramento.
nuclei è dilatata; queste fibre sono definite fibre a sacco In ogni sezione istologica è imposs ibile dimostrare tutte
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nucleare. Nell 'altro tipo non è presente dilatazione e i le caratteristiche strutturali di un fuso neuromuscolare, ma
nuclei sono disposti su una singola fila; ciò è responsabile molte caratteristiche deU' organo sono visibili in queste
della definizione di fibre a catena nucleare . fotografie. Facilmente riconoscibile, nella fotografia (e), è
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o.
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Due tipi di recettori sensoriali sono associati con
entrambi i tipi di fibre intrafusali. In primo luogo, termi na-
zion i ramificate amiel iniche, cli grandi fibre sensoiiali mie-
la capsula che è in continuità con l'endomisio dc l
muscolo circostante; si distingue anche la minor dimen-
sione delle fibre muscolari intrafusali ri spetto a quella
-
liniche, sono avvolte intorno alla zona centrale, non striata, delle fibre muscolari extrafusali. Notare, nella fotografia
delle fibre intrafusali, costituendo le cosiddette ter111i11a- (b), il piccolo fascio di fibre nervose N che entrano ed
zio11i a11ulo-spirali. In secondo luogo, terminazioni a fio- escono dal fu so.
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rami di fibre più piccole, mieliniche, sono localizzate nella
pa11e striata delle fibre intrafusali.
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ORGANI
E SISTEMI
8. Il sistema circolatorio
Introduzione
Il sistema circolatorio media il continuo movimento di tutti i fluidi del corpo; le sue principali funzioni sono il
trasporto di ossigeno e di molecole nutritizie ai tessuti e il trasporto di anidride carbonica e altri prodotti meta-
bolici di scarto fuori dai tessuti. Il sistema circolatorio è anche coinvolto nella termoregolazione, nel trasporto
di molecole (tra cui gli ormoni) e di cellule (ad esempio quelle del sistema immunitario). li sistema circolato-
rio comprende due componenti funzionali: il sistema vascolare ematico e il sistema vascolare linfatico.
Il sistema vascolare ematico è costituito da un sistema di vasi attraverso i quali il sangue circola spinto
dalla contrazione cardiaca. Il sistema arterioso comprende una rete di vas i di diametro via via decrescente che
portano il sangue ai capillari, che rappresentano i principali siti di scambio tra i tessuti e il sangue. Il sistema
venoso riporta il sangue dai capillari al cuore. Al contrario, il sistema vascolare Linfatico è semplicemente un
sistema di drenaggio passivo che permette il 1itorno al sistema ematico del fluido extravascolare in eccesso,
chiamato linfa. Il sistema linfatico non ha meccanismi di propulsione intrinseci.
L' intero sistema circolatorio ha una struttura di base comune:
• un rivestimento interno formato da un singolo strato di cellule epiteliali estremamente appiattite chia-
mato endotelio, sostenuto da una membrana basale e da delicato tessuto connettivo. L' insieme costitui-
sce la tonaca intima.
• uno strato intermedio muscolare, la tonaca media.
uno strato connettivo esterno, la tonaca avventizia.
l tessuti della parete dei grandi vasi non possono essere ossigenati e nutriti per diffusione dal lume. Essi
sono invece nutriti da piccole arterie chiamate vasa vasorum (i vasi dei vasi), derivati o dai vasi stessi· o dalle
arterie adiacenti. I vasa vasorum danno origine a una rete capi llare nell 'avventizia che può estendersi fino.alla
tonaca media.
Lo s_trato muscolare è, all'i nterno del sistema, quello più var!abile; esso è, ad esempio, totalmente assente
nei capillari, ma rappresenta quasi l'intera massa ciel cuore. Il flusso ematico è per lo più influenzato da varia-
zioni dell' attività dello strato muscolare.
Questa fotografia mostra i tre strati principali della parete cardiaca ; è stato
scelto un tessuto di scimmia poiché l'equivalente umano è troppo grande per
essere illustrato al medesimo ingrandimento. La tonaca intima del cuore è chia-
mata endocardio E , ed è difficilmente visibile a questo ingrandimento. La
tonaca media è chiamata miocardio M e costituisce la magg ior parte della
parete ventricolare. 11 miocardio è formato dal muscolo cardiaco, la cui struttura
assolve le peculiari richieste funzionali del cuore (cap. 6).
La tonaca avventizia del cuore, l'epicardio Epi (anche chiamato pericardio
viscerale), è circondata da uno spazio, la cavità pericardica, rivestita da un tes-
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E
suto fibroso, il pericardio (il pericardio parietale ) che non è mostrato in questa
fotografia. Il pericardio pmietale è lassamente fissalo alle strutture mediastiniche
circostanti. Gli strati parietale e viscerale del pericardio si muovono in maniera
...
lii relativamente indipendente, permettendo così al cuore un movimento libero .
Notate una ramificazione del sistema arterioso A coronarico; queste arterie
-
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sono i vasa vasorum del cuore. Notare anche i muscoli papillari P dcl ventri-
colo, estensioni del miocardio che per mezzo delle corde te11di11ee stabilizzano
le cuspidi delle valvole tricuspide e mitrale.
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Il sistema circolatorio 145
(a) (b)
IM:fj Cuore: miocardio ed endocardio (a) EE x 128 (b) Tricromica di Masson x 128
L'endocardio, lo strato più interno del cuore, è formato da senza danno per l'endotelio. L'endocardio, in profondità,
un rivestimento endoteliale e dal suo tessuto connettivo di può contenere una piccola quantità di tessuto adiposo.
supporto. L'endoteJio E ·cformato da un sing-oi~- strato di Il tessuto connettivo subcndoteliale si continua con il
cellule appiattit<che s i continea con l'endotelio dei vasi perimisio del muscolo cardiaco; questo è meglio visibile
che entrano ed escono dal cuore. L'endote lio è sorretto da nella fotografia (b), in cui il collagene è colorato in blu.
un delicato strato di coll agene al di sotto del quale si L' endocardio contiene vasi ematici, nervi e ramificazioni
osserva uno strato pi L1 robusto di tessuto connettivo fibro- del sistema di conduzione cardiaco.
elastico; quest'ultimo permette i movimenti del miocardio
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(a) (b)
La superficie libera dell 'epicardio è coperta da un singolo Sotto il mesotelio si trova un sottile strato di connettivo
strato di cellule epiteliali appiattite, il mesotelio M ; uno fibro-elastico F ; questo strato è unito al miocardio da uno o
strato mesotelialc simile riveste le opposte superfici peri- strato di connettivo adiposo A. Ramificazioni di vasi coro- :D
cardiche. Le cellule mcsoteliali secernono una piccola narici e nervi del sistema autonomo passano attraverso l'e- g
quantità di liquido sieroso che lubrifica i movimenti dell 'c- picardio per raggiungere il miocardio. J>
picanlio sul pericardio parietale. z
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146 Istologia
(a) (b)
La contrazione coordinata del miocardio durante ogni dica del fascio di fi bre di Purkinje P e la colorazione scura
ciclo cardiaco è mediata da un sistema di conduzione spe- de ll'elastina E endocardica. Si noti anche l'evidente somi-
c ializzato formato da fibre muscolari cardiache modifi- gli anza.dcl fascio cli Purkinje all 'adiacente miocardio M.
cate. In ogn i ciclo cardiaco, un' onda di eccitazione origina Nella fotografia (b), è possibile osservare che le cellule
nella regione segnapassi dell'atrio destro, il nodo seno- di conduzione sono grandi, talora binuclcate, con abbon-
atriale ; lo stimolo eccitatorio si origina spontaneamente a dante ci toplasma pall ido che contiene relativamente poche
intervalli regolari e la sua frequenza è modulata dal si- miofibrille, disposte in modo irregolare, immediatamente
stema nervoso autonomo. L'onda di eccitazione si diffonde sotto la membrana cellulare. Il cito plasma è ricco di glico-
attraverso l' atrio causando ne la contrazione e spingendo il geno e di mitocondri ma, a differenza delle cellu le musco-
sang ue nei ventricoli. L' onda di eccitazione raggiunge lari cardiache, non contiene il sistema tubulare T. Le
quindi il 11odo atrio-ve11tricolare da cui lo stimolo cccita- connessioni tra le cellule di Purkinje avvengono tramite
torio è condotto all' intero miocardio ventricolare attra- desmosomi e giunzio ni serrale piuttosto che tramite dischi
verso il fascio atrio-ventricolare o fascio di His . li fascio intercalari, come nel miocardio.
si divide nel setto interventricolare e dà o rigine a rami più Le cellule cccitatoric dci nodi senoatriale e atrioventri-
piccoli, le fibre di Purki11je, che attraversano il connettivo colm·e sono piccole fibre miocardiche specializzate, in cui
subendocardico prima di penetrare nel miocardio ventrico- la tras missione dello stimolo avviene attraverso gi unzioni
lare. Questo sistema permette la contrazione quasi simul- se1rnte.
tanea dell'intero miocardio ventricolare. Queste cellule contengono poche proteine contrattil i e
Le caratteristiche delle fibre muscolari specializzate de