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24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia

Giuseppe Garibaldi
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Giuseppe Maria[1] Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 –
Giuseppe Garibaldi
Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, patriota,
condottiero e scrittore italiano.

Noto anche con l'appellativ o di "Eroe dei due mondi" per le


sue imprese militari compiute sia in Europa sia in America
Meridionale, è la figura più rilev ante del Risorgimento e
uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo.

È considerato, dalla storiografia e nella cultura popolare


del XX secolo da essa influenzata, il principale eroe
nazionale italiano. [2][3] Iniziò i suoi spostamenti per il
mondo quale ufficiale di nav i mercantili e poi quale
capitano di lungo corso al comando. La sua impresa
militare più nota fu la spedizione dei Mille, che annesse il
Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d'Italia durante
l'Unità d'Italia.

Garibaldi era inoltre massone di 33º grado del Grande Deputato del Regno d'Italia
Oriente d'Italia (ricoprì anche brev emente la carica di Gran
Legislature VIII, IX, X, XII, XIII, XIV
Maestro). Dichiaratamente anticlericale, fu autore di
Collegio Casalmaggiore (VIII
numerosi scritti e pubblicazioni, prev alentemente di
memorialistica e politica, ma anche romanzi e poesie. [4] Legislatura),
Napoli I (VIII e IX
legislatura),
Corleto (VIII e IX
Indice legislatura),
Biografia Lendinara (IX
La giovinezza Legislatura),
La navigazione Andria (IX e X
La vita da ricercato
legislatura),
L'esilio in Sud America
Ozieri (X Legislatura),
Nella Repubblica del Rio Grande del Sud
La guerra civile uruguaiana
Mantova (X
Legislatura),
Giuseppe e Anita
La prima guerra d'indipendenza Napoli X (X
La Repubblica Romana Legislatura),
La fuga da Roma e la morte di Anita Roma V (XII
Il rientro in Italia e la seconda guerra d'indipendenza Legislatura),
Da Quarto al Volturno Roma I (XII, XIII e XIV
La guerra di secessione americana
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La mancata liberazione di Roma legislatura)


La terza guerra d'indipendenza
Sito istituzionale (http://storia.camera.it/de
Le campagne in Francia
putato/giuseppe-garibaldi-18070704#na
La società protettrice degli animali
v)
Gli ultimi anni e la morte a Caprera
Cronologia
Deputato del Regno di Sardegna
Garibaldi e l'unificazione italiana
Legislature I, VI, VII
Garibaldi e il “sosia” inglese Peard
Collegio Cicagna (I
L’interesse anglosassone per Garibaldi
Legislatura),
Garibaldi e Cavour
Stradella (VI e VII
Appartenenza massonica legislatura),
Cittadinanza onoraria Varese (VII
Impiego linguistico Legislatura),
Appellativi Nizza Marittima I (VII
Musei Legislatura),

Impegno civile Milano IV (VII


Legislatura),
Reparti militari
Corniglio (VII
Influenza culturale
Filatelia Legislatura),
Marineria
Monumenti a Garibaldi Deputato della Repubblica francese
Monumenti italiani
Durata mandato 3 febbraio 1871 –
Monumenti nel mondo
18 febbraio 1871
Immagini di Garibaldi
Le donne di Garibaldi Dati generali
I figli di Garibaldi Professione Militare di carriera
Onorificenze
Note
Giuseppe Maria Garibaldi
Bibliografia
Scritti di Garibaldi
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia

La giovinezza
Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza da una famiglia di
origini genov esi il 4 luglio 1807 , nell'attuale Quai Papacino,
in un periodo in cui la relativ a contea (parte della
Repubblica Ligure) era sotto sov ranità francese, poiché in
quegli anni erano stati annessi dal Bonaparte come Nato Nizza
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‘’Distretto di 4 luglio 1807


Genov a’’ Morto Isola di Caprera
all'Impero tutti i 2 giugno 1882 (74 anni)
territori
Dati militari
continentali
sabaudi. [5] A
Grado Generale
Nizza fu Guerre Guerra dei Farrapos
battezzato il 19 Guerre d'indipendenza
luglio 1807 nella italiane
Targa presso la casa natale di Maria
chiesa dei S.S. Spedizione dei Mille
Rosa Nicoletta Raimondi, madre di
Garibaldi, a Loano Martino e Guerra franco-
Agostino, situata prussiana
nel quartiere Battaglie Assedio di Roma
attuale della Vecchia Nizza, e registrato come Joseph Battaglia del Volturno
Marie Garibaldi, cittadino francese [6][7][8]. La sua famiglia si Battaglia di Calatafimi
era trasferita a Nizza nel 17 7 0; il padre Domenico Garibaldi Battaglia di Bezzecca
(17 66-1841), originario di Chiav ari, [9] era proprietario di Battaglia di Mentana
una tartana chiamata Santa Reparata. [10] La madre Maria Battaglia di Digione
Rosa Nicoletta Raimondi (22 gennaio 17 7 6-20 marzo
Comandante Cacciatori delle Alpi
1852) era una figlia di pescatori originaria di Loano, nel
di
1807 territorio francese (sino al 1805 Repubblica Ligure),
Frase Qui si fa l'Italia o si
e morì a Nizza. [11][12]
celebre muore!
Giuseppe era il terzogenito di sei figli: Angelo (1804-1853), J.W.Mario Vita di Garibaldi
il fratello maggiore, div enne console negli Stati Uniti
v oci di militari pre se nti su Wikipe dia
d'America, Michele (1810-1866) fu capitano di marina,
Felice (1813-1855) rappresentante di una compagnia di
nav igazione e produttore di olio pugliese, Maria Elisabetta (17 98-17 99)[13] e Teresa (1817 -)[14], morte in
tenera età. Per div erso tempo, gli storici dettero credito a una v ersione, [15] dimostratasi poi falsa, [16]
secondo la quale Garibaldi av rebbe av uto origini tedesche. La famiglia div idev a con alcuni parenti, i
Gustav in, una casa sul mare. [17] Dell'infanzia di Giuseppe si hanno poche notizie, per lo più
agiografiche. [18][19] Risulta inv ece certa la notizia che a 8 anni salv ò una lav andaia caduta in acqua[20] e
che il soccorso a persone in procinto di annegare fu una costante, tanto che ne salv ò almeno 12. [21]

Nel 1814 la casa dei Garibaldi fu demolita per ampliare il porto e


la famiglia traslocò. Nel 1815 Nizza fu restituita al Regno di
Sardegna per decisione del Congresso di Vienna e restò sotto il
gov erno dei Sav oia fino al 1860. I genitori av rebbero v oluto
av v iarlo alla carriera di av v ocato, medico o sacerdote, ma
Giuseppe non amav a gli studi, prediligendo gli esercizi fisici e la
v ita di mare. Egli stesso ebbe a dire che era più amico del
div ertimento che dello studio. [22] Vedendosi ostacolato dal
Immagine della casa di Nizza dove
padre nella sua v ocazione marinara, durante le v acanze tentò di
nacque Garibaldi
fuggire per mare v erso Genov a con tre suoi compagni: Cesare
Parodi, Celestino Bernord e Raffaello de Andrè. [23] Scoperto da
un sacerdote che av v isò la famiglia della fuga, [24] fu fermato appena giunto alle alture di Monaco e
ricondotto a casa; è forse da ricondursi a questo episodio l'inizio della sua antipatia v erso il clero. [25]

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Tuttav ia, si appassionò alle materie insegnategli dai suoi primi precettori, padre Giaume e il "signor
Arena". Quest'ultimo, reduce delle campagne napoleoniche, gli impartì lezioni d'italiano e di storia antica
(rimase affascinato soprattutto dalla Roma antica). Alla fine riuscì a persuadere il padre a lasciargli
intraprendere la v ita di mare e v enne iscritto nel registro dei mozzi a Genov a il 12 nov embre 1821. [26]
Dall'iscrizione in quel registro, si rilev a che l'altezza del quattordicenne Garibaldi era di 39 once e 3/4 [27],
pari a circa 17 0 cm[28], considerev ole in rapporto all'età e all'altezza media dell'epoca.

Anche se la datazione del primo imbarco è incerta, [29] risulta che il 13 gennaio 1824 [30] si imbarcò
sedicenne sulla Costanza, comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che Garibaldi av rebbe in seguito
descritto come il migliore capitano di mare. [31] Nel suo primo v iaggio, su un brigantino con bandiera
russa, [21] si spinse fino a Odessa nel mar Nero e a Taganrog nel mar d'Azov (entrambe ex colonie
genov esi). Vi si recherà nuov amente nel 1833, incontrando un patriota mazziniano che lo sensibilizzerà
alla causa dell'unità d'Italia. Rientrò a Nizza in luglio. [30]

L'11 nov embre partì per un brev e v iaggio come mozzo di rinforzo sulla Santa Reparata, costeggiando la
Francia in un equipaggio di cinque uomini. [30] Con il padre, tra aprile e maggio del 1825, partì alla v olta di
Roma con tappe a Liv orno, Porto Longone e Fiumicino con un carico di v ino, [32] per
l'approv v igionamento dei pellegrini v enuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII. L'equipaggio era
composto da 8 uomini, ed ebbe la sua prima paga. [33]

La navigazione
Iniziarono i numerosi v iaggi marittimi di Garibaldi; fra quelli che
rimasero più impressi al condottiero v i fu quello sul brigantino
l'Enea, al cui comando v i era il capitano Giuseppe Gerv ino,
durante il quale, in una tempesta, v ide una feluca catalana, a cui
non poterono prestare soccorso, sprofondare trav olta dalle
onde. [34] Nel 1827 , nav igando con la Coromandel, raggiunse le
Isole Canarie e nello stesso anno, a settembre, salpò da Nizza
con la Cortese, comandata dal capitano Carlo Semeria, per il mar
Nero ma durante il v iaggio il bastimento fu assalito per tre v olte
dai corsari greci[35] che depredarono la nav e, rubando persino i
v estiti dei marinai, mentre il comandante non oppose la minima
resistenza. [33] In questo v iaggio subì la sua prima liev e ferita in
battaglia, [36] ev ento forse ingigantito dalle fonti con il tempo. [37]

Il v iaggio comunque continuò e nell'agosto del 1828 Garibaldi


sbarcò dalla Cortese a Costantinopoli dov e, ammalato, rimase
per circa tre anni; in quel periodo per sostenersi
Giuseppe Garibaldi da giovane economicamente facev a l'istitutore, [36] insegnando italiano,
francese e matematica. Fra i motiv i che lo fecero indugiare v i fu
la guerra turco-russa, che chiuse le v ie commerciali marittime;
nel frattempo si integrò nella comunità italiana, grazie anche alla presenza di una sua concittadina, la
signora Luisa Sauv aigo. [38] Secondo le ricerche compiute dalla sua bisnipote diretta Annita Garibaldi, [39]
probabilmente frequentò la casa di Calosso – comandante della cav alleria del Sultano col nome di Rustem
Bey – e l'ambiente dei genov esi, che storicamente erano insediati nel quartiere di Galata e Pera. Ritornò a
Nizza nella primav era del 1831. [33] Appena giunto in città ripartì subito, imbarcandosi sulla Nostra

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Signora delle Grazie comandata dal capitano Antonio Casabona, prima come secondo: poi l'anziano
capitano gli cedette il comando. [40] Il 20 febbraio del 1832 [41] gli fu rilasciata la patente di capitano di
mare di seconda classe.

Nello stesso mese si reimbarcò con la Clorinda per il mar Nero; si contav ano v enti uomini a bordo e la
paga di Giuseppe fu di 50 lire piemontesi al mese [42] mentre 100 toccarono al comandante, Simone Clary .
Ancora una v olta la nav e fu presa di mira dai corsari ma questa v olta l'equipaggio accolse gli aggressori a
fucilate. Garibaldi fu ferito alla mano destra: av rebbe poi ricordato l'accaduto come il suo primo
combattimento. [33] Proprio sulla Clorinda conobbe Edoardo Mutru, suo compagno d'armi in futuro. [43]
Nel 1833 si contarono sui registri nav ali 7 2 mesi di nav igazione effettiv a. [33] L'importanza dello spirito
marinaro in Garibaldi è stato più v olte sottolineato, gli scritti di Augusto Vittorio Vecchi, più noto con il
nome di Jack la Bolina influenzarono i successiv i studiosi sull'argomento, egli che definiv a il Mar
Mediterraneo un ottimo insegnante, v edev a nell'eroe l'ingenuità degli uomini di mare in contrasto con la
furbizia degli uomini di terra. [44] Di parere simile era Pino Fortini, il quale affermò che il mare lo av ev a
formato, educato moralmente. [45]

Dopo 13 mesi di nav igazione ritornò a Nizza, ma già nel marzo 1833 ripartì per Costantinopoli.
All'equipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon, imbarcati di notte
e controllati dalla polizia che andav ano in esilio nella capitale Ottomana. Il loro capo era Emile Barrault,
professore di retorica che espose le idee sansimoniane a un attento Garibaldi. [46] Garibaldi, allora
v entiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole, ma Anita Garibaldi ipotizza che probabilmente quelle
idee non gli giungessero del tutto nuov e, essendogli note fin da quando av ev a soggiornato nell'Impero
Ottomano, luogo prescelto da tanti profughi politici dell'Europa e percorso esso stesso da fremiti di
autonomia e di libertà. [47] Tutto ciò contribuì a conv incerlo che il mondo era percorso da un grande
bisogno di libertà. Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò:

« Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada ed il
sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe »

(Emile Barrault, frase riportata da Garibaldi ad Alexandre Dumas in "Memorie di Giuseppe Garibaldi" )
Il bastimento sbarcò i francesi a Costantinopoli e procedette per Taganrog, importante porto russo sul
Mar d'Azov . Qui in una locanda, incontrò un uomo detto il Credente, [48] che espose a Garibaldi le idee
mazziniane. [49] Le tesi di Giuseppe Mazzini sembrarono a Garibaldi la diretta conseguenza delle idee di
Barrault ed egli v ide nella lotta per l'Unità d'Italia il momento iniziale della redenzione di tutti i popoli
oppressi. Quel v iaggio cambiò la v ita di Garibaldi; nelle sue Memorie scrisse: «Certo non prov ò Colombo
tanta soddisfazione nella scoperta dell'America, come ne prov ai io al ritrov are chi s'occupasse della
redenzione patria». [50]

La vita da ricercato
Non si ha certezza storica del primo incontro fra Garibaldi e Mazzini; quello descritto nella sua biografia
mostra alcune lacune: si racconta che un certo Cov i condusse il primo dal riv oluzionario in un incontro
tenutosi a Marsiglia nel 1833, [51] ma la datazione non risulta credibile in quanto il marinaio sbarcò il 17
agosto 1833 [52] a Villefranche-sur-Mer (all'epoca Villafranca marittima) mentre Mazzini si era già
trasferito, da giugno, a Ginev ra. Inoltre lo stesso genov ese affermò che av ev a sentito di Garibaldi solo
tempo dopo, nel 1834. [53] A quell'epoca i marinai mercantili dov ev ano obbligatoriamente prestare
serv izio per 5 anni nella marina da guerra; v eniv ano agev olati coloro che av essero frequentato rotte che

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portav ano all'estero, essi infatti potev ano decidere quando iniziare tale periodo, in ogni caso la scelta
dov ev a cadere prima dei quarant'anni di età. Garibaldi presentò la domanda nel mese di dicembre del
1833 div entando marinaio di terza classe. [54]

Il 16 dicembre si presentò a Genov a e il 26 si imbarcò


sull'Euridice dov e rimase per 38 giorni[55] La div isa sarda
nell'occasione era composta da un frac nero, una tuba, e un paio
di pantaloni bianchi. [56] Come marinaio piemontese Garibaldi
assunse il nome di battaglia Cleombroto, [57] un re spartano che
combatté contro Tebe nella Battaglia di Leuttra. Non era ancora
iscritto alla Giov ine Italia. [58] In quel periodo tenta, con
Edoardo Mutru arruolatosi anch'esso, e Marco Pe di fare
propaganda alla causa, e cercando a bordo e a terra di fare
Garibaldi è ricordato a Genova con
proseliti.
una statua equestre situata a Piazza
De Ferrari
Frequenta l'osteria della Colomba, la cui proprietaria Caterina
Boscov ich, insieme alla cameriera Teresina Cassamiglia, gli
saranno d'aiuto in seguito. Fa sfoggio della sua attiv ità, offrendo da bere a sconosciuti con l'intento di
arruolare nella causa nuov i elementi senza preoccuparsi con chi stesse parlando, [59] e fu v isto in pubblico,
al caffè di Londra, usare parole dispregiativ e v erso il Re. Per tale comportamento v enne sorv egliato dalla
polizia. Il 3 febbraio 1834 fu poi imbarcato, insieme a Mutru, sulla Conte De Geney s, che stav a per partire
per il Brasile. [60] Vi restò solo un giorno in quanto il 4 febbraio, [61] fingendosi malato, scese a terra, dopo
av er dormito all'Insegna della Marina con Mutru.

Nel frattempo si era stabilito che l'11 febbraio 1834 ci sarebbe stata un'insurrezione popolare in Piemonte.
Garibaldi scese a terra per mettersi in contatto con i mazziniani; ma il fallimento della riv olta in Sav oia e
l'allerta di esercito e polizia fecero fallire tutto. Garibaldi credev a che l'insurrezione si sarebbe comunque
av v iata; non tornò sulla nav e per parteciparv i, v enendo siglato il termine A.S.L. (Assentatosi Senza
Licenza) sulla sua matricola, [61] e div enendo in pratica un disertore; tale latitanza v enne considerata come
ammissione di colpa. Attese un'ora in piazza prima di andarsene, [62] trov ando riparo prima a casa della
fruttiv endola[63] Natalina Pozzo e successiv amente all'osteria e alla casa della padrona, Caterina
Boscov ich. Intanto v engono arrestati il quasi omonimo Giuseppe Giribaldi (l'8 febbraio) e poi lo stesso
Mutru, il 13 febbraio. Prima di allora, il 9 [64] o l'11, [65] lascia Genov a.

Più v olte nel corso della fuga sfugge a ev entuali catture, dopo av er superato il fiume Varo: la prima
quando al confine v enne condotto momentaneamente a Draguignan, [66] poi in un'osteria dov e canta per
sfuggire agli sguardi dell'oste che minacciò di farlo arrestare. [67] Giunse infine a Marsiglia. Intanto v iene
indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte ignominiosa in
contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato. [68] Garibaldi div enne così un ricercato e in quel
tempo v isse per un brev e periodo dal suo amico Giuseppe Pares. [69] Continua sotto falso nome, assunta
l'identità dell'inglese Joseph Pane, a v iaggiare: il 25 luglio salperà v erso il mar Nero sul brigantino
francese Union raccontando di essere un v entisettenne nato a Napoli. [70]

Dov rebbe sv olgere l'attiv ità di marinaio ma sarà secondo in realtà. [71] Sbarca il 2 marzo 1835, e in maggio
fu in Tunisia. Quando tornò a Marsiglia trov ò la città dev astata da una grav e epidemia di colera; offertosi
come v olontario, lav orò in un ospedale, [72] in qualità di benevolo, e ci rimase per quindici giorni. [73] In
quel periodo conobbe Antonio Ghiglione [74] e Luigi Canessa. Poiché le rotte erano chiuse in parte per v ia
del colera, Garibaldi decise di partire alla v olta del Sud America con l'intenzione di propagandare gli ideali

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mazziniani. L'8 settembre 1835 partì da Marsiglia sul brigantino Nautonnier, nav e comandata da
Beauregard, [75] assumendo la falsa identità di Giuseppe Pane e affermando di essere nato a Liv orno; data la
sua paga di 85 franchi, si presuppone che non sv olse in mare gli incarichi di marinaio la cui paga era
inferiore.

L'esilio in Sud America


Giunto a Rio de Janeiro nella fine del 1835 o nel gennaio del
1836, v enne accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti
alla Giov ine Italia, av v isati da Canessa poco prima; av v iò quindi
un piccolo commercio di paste alimentari nei porti v icini. La sua
prima lettera v enne spedita il 25 gennaio 1836. [76] Cercò di
instaurare un rapporto con Giuseppe Stefano Grondona, il
«genio quasi infernale» come lo definirà lui stesso, [77] senza però
riuscirci, anche cedendogli la presidenza dell'associazione locale
della Giov ine Italia. Fondò una società con l'amico Luigi
Rossetti, [78] chiamato Olgiati.

Scrisse direttamente a Mazzini il 27 gennaio, in una lettera mai


giunta a destinazione, chiedendo che rilasciasse «lettere di
marca», un'autorizzazione ad av v iare una guerra corsara contro
i nemici austriaci e piemontesi, una richiesta impossibile da
esaudire, [79] ma senza le quali le sue azioni sarebbero state solo Poncio e camicia rossa di Garibaldi
(Museo del Risorgimento di Milano)
atti di pirateria. [80] Parla apertamente contro Carlo Alberto sul
Paquete du Rio, [81] cura le stampe della lettera mazziniana a
Carlo Alberto e gli furono aperte le porte della loggia irregolare Asilo di Vertud. [82]

Nella Repubblica del Rio Grande del Sud


Nel febbraio del 1837 parlò con Liv io Zambeccari, detenuto nella prigione Santa Cruz in quanto segretario
di Bento Gonçalv es, [83] presidente della Repubblica Riograndense, stato secessionista del Brasile. Sarà
l'inizio di una collaborazione ufficiale. Il 4 maggio 1837 , ottenne una Lettera di corsa, la numero sei
(av ev ano rilasciato un totale di 12 patenti), documento firmato dal generale Joao Manoel de Lima e Silv a
apparentemente firmata il 14 nov embre 1836. [84] Nell'atto si leggev a la lista dei 14 uomini autorizzati a
utilizzare la lancia "Mazzini" di 20 tonnellate, il capitano designato era João Gav azzon (o Gav arron),
mentre Garibaldi figurav a come il primo tenente. A João risultav a intestata anche un'altra nav e, la
"Farropilha", di 130 tonnellate. [85] ottenuta dal gov erno della Repubblica Riograndense (ora Rio Grande
do Sul), ribelle all'autorità dell'Impero del Brasile guidato da Pedro II.

La nav e comprata tempo prima grazie ai soldi di Giacomo Cris (v ero nome di Giacomo Picasso [86] con il
quale si fece conoscere), era stata battezzata Mazzini, e con i soldi fruttati da una colletta, 800 lire [87]
v erranno effettuate delle migliorie. Salperanno il 7 maggio, a bordo si contav ano 12-13 uomini in tutto, [88]
fra cui il nostromo Luigi Carniglia, il timoniere Giacomo Fiorentino e Joao Baptista e Miguel un brasiliano
che dov ev a pensare alle armi. Sul giornale Jornal do comercio si dav a come destinazione del v iaggio
Campos e come comandante Cipriano Alv es (altro nome assunto da Garibaldi)[89] La prima preda fu una

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lancia da cui prese lo schiav o nero Antonio e lo affrancò rendendolo libero. L'11 maggio i corsari
av v istarono una sumaca di centov enti tonnellate chiamata "Luisa" e la abbordarono. Si contav ano quattro
uomini e quattro schiav i che v erranno resi liberi a cui si aggiunse il primo.

Garibaldi rifiuta ogni bene che il capitano gli av ev a offerto e non


v uole che i beni personali v engano toccati. Si continuò sulla
nuov a nav e più grande che fu ribattezzata "Farropilha"
("Canaglia"), mentre quella v ecchia v enne fatta affondare. I
prigionieri v ennero fatti scendere in seguito, sull'unica lancia
che av ev ano a disposizione, [90] con loro il brasiliano che non si
era reso conto del pericolo. Successiv amente non si hanno
notizie di altri abbordaggi e Garibaldi giunse a Maldonado il 28
maggio. Intanto le sue gesta si diffusero ma non portando dati
Garibaldi e i suoi uomini portano le
corretti: a sentire il ministero della guerra e marina a
barche dalla laguna Los Patos al
Montev ideo av rebbe liberato 100 schiav i neri. [91] Garibaldi lago Tramandahy durante la guerra
lasciò nella notte del 5-6 giugno [91] la città, perché av v ertito del del Rio Grande do Sul
pericolo della Imperial Pedro, che era alla ricerca dei corsari
per arrestarli. [92]

Partiti nuov amente, non si accorsero del malfunzionamento della bussola che li portò conseguentemente
fuori rotta v erso gli scogli all'altezza della punta de Jesús y María. [93] Ottenuti con difficoltà dei v iv eri, il
v iaggio riprese; dov endo in qualche modo ov v iare alla mancanza di una lancia, comprata poi in seguito,
utilizzarono in sostituzione la tav ola su cui si mangiav a, barili v uoti e v estiti a far da v ela. [94] Il 15 giugno
affrontarono un lancione, il Maria, salpato con l'intento di catturare il corsaro. [95] Nel combattimento il
timoniere incontrò la morte e Garibaldi, sostituitolo, v enne ferito quasi mortalmente, [96] perdendo i sensi.
La battaglia la continuarono i rimanenti italiani, comandati da Carniglia, fino alla fuga. Altri marinai
abbandonarono la nav e, mentre l'eroe, ricev ute le cure, si riprese. [97]

Garibaldi scriv e al generale Pascual Echagüe chiedendo aiuto e ottenendolo in parte: la nav e partì per
Buenos Aires giungendov i il 20 ottobre e v enne restituita al proprietario, mentre i corsari rimasti non
potev ano lasciare Gualeguay (Argentina), in quanto prigionieri del gov ernatore Juan Manuel de Rosas. [98]
Nel frattempo imparò lo spagnolo. Tentata la fuga, fu catturato e torturato da Leonardo Millán, [98] e
rimase due mesi nel carcere di Bajada, dopo i quali lo rilasciarono (febbraio 1838), non av endo nulla da
imputargli. Raggiunti a Paraná Guazú i suoi amici Rossetti e Cuneo, seppe dell'arresto di Joao Gav azzon e
di Giacomo Picasso. Nel maggio 1838 giunse a cav allo a Piratini, [99] compiendo un v iaggio di 480 km. Qui
conobbe di persona Bento Gonçalv es, rimanendone affascinato.

Si organizzò un cantiere nav ale lungo il fiume Camacuã: il capo dei lav ori era John Griggs, di origini
irlandesi, mentre Garibaldi div enne comandante della flotta. Due lancioni erano pronti al v aro: il Rio
Pardo (15-18 tonnellate), dov e si imbarcò lo stesso Garibaldi, [100] e l'Independencia, il cui equipaggio
contav a complessiv amente circa 7 0 persone, tra cui Mutru e Carniglia. Partirono il 26 agosto 1838, e
riuscirono a superare lo sbarramento posto dalle nav i nemiche. Il 4 settembre av v istarono due nav i
nemiche: una di esse fuggì mentre l'altra, una sumaca chiamata La Miniera, si arrese. [101] Vi era il
problema della spartizione della preda: da div idere in tre parti secondo quanto scritto nell'accordo
redatto da Rossetti, 8 (di cui una a Garibaldi)[102] secondo quanto si decise alla fine, per decisione del
ministro delle finanze Almeida. L'ammiraglio Greenfell, allarmato dall'accaduto, fece scortare ogni nav e
con quelle di guerra, mentre alla piccola flotta di Garibaldi si aggiunsero altre nav i e altre erano in
costruzione.
[103]
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[104] 8/60
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Il 17 aprile 1839, [103] av v ertiti dal grido «è sbarcato il Moringue»[104] (così era chiamato il maggiore
Francesco Pedro de Abreu, a cui era stato dato l'ordine di eliminare Garibaldi), sv entarono un tentativ o di
imboscata, nonostante i nemici fossero fav oriti dalla nebbia. Affrontarono i circa 150 uomini inv iati, [105]
ferendo lo stesso Moringue e costringendoli alla ritirata: fu una v ittoria che div enne celebre con il nome
di ("Battaglia del Galpon de Xarqueada"). L'eco della v ittoria v enne ufficializzata dal rapporto del ministro
della Guerra al parlamento brasiliano [106] Partecipò, quindi, in qualità di capitano tenente, alla campagna
che portò alla presa di Laguna, il cui comando v enne affidato al colonnello Dav id Canabarro, della capitale
dell'attigua prov incia di Santa Caterina.

La tattica utilizzata fu singolare: si risalì il fiume Capiv ari, ingrossato dalle ultime piogge, facendo
av anzare le nav i per v ia terra, con l'aiuto di due carri preparati dentro alcune fosse, trainati fino a
giungere alla laguna di Thomás José e scendere dal Tramandai. Per tale progetto v ennero scelti i due
nuov i lancioni: Farroupilha (18 tonnellate, su cui dav a gli ordini l'eroe) e il Seival (12 tonnellate, a cui
comando si ritrov a Griggs). [107] Il 5 luglio inizia il trasporto v ia terra ev itando al contempo l'attacco
nemico che si stav a preparando più av anti, terminerà l'11 luglio, tre giorni dopo il 14 luglio riprenderanno
il mare. [108] La nav e di Garibaldi si riv ela troppo pesante: il timone si spezza la nav e si rov escia, è il 15
luglio 1839. [109] Durante la tempesta annegheranno fra gli altri Mutru, Carniglia e Procopio (uno schiav o
reso libero che av ev a ferito il Moringue). [110] L'assalto v errà condotto lo stesso con l'unico Lancione
rimasto, il Seiv al, condotto da Garibaldi;[111] di fronte hanno un brigantino e quattro lancioni. Si dirige
v erso sud portando le inseguitrici, consistenti in due lancioni, il Lagunense e l'Imperial Catarinense, in
una trappola. Dei soldati nascosti nella fitta v egetazione assaltarono le nav i e le conquistarono; v ennero
poi utilizzate per distrarre gli altri due lancioni, Santa Ana e l'Itaparica si arresero, il brigantino Cometà
fuggì.

Il 25 luglio 1839 v enne conquistata Laguna e con il suo nuov o nome, Juliana, v enne proclamata la
repubblica catarinense. [112] Gli imperiali inv iarono il maresciallo Francisco José de Souza Suares de
Andrea con una flotta di 12 nav i e tre lancioni: nei primi scontri v enne ucciso Zeferino Dutra, uomo a cui
Garibaldi av ev a lasciato il comando del resto della flotta. L'eroe prese il comando della Libertadora
rinominata Rio Pardo, [113] mentre il Seiv al fu affidato a Lorenzo Valerigini. Occorrev ano arrembaggi, ma
v icino alla laguna v i era un blocco nav ale creato dagli imperiali, e per superarlo, il 20 ottobre si inv iò una
sumaca per distrarre le nav i che partirono all'inseguimento lasciando il resto della flotta libero di agire.

In una di queste azioni si trov arono di fronte alla nav e Regeneração che, con i suoi v enti cannoni (le tre
nav i av ev ano un solo cannone ciascuno, [114]) mise in fuga le nav i. Fuggirono per lo stesso motiv o anche
dalla Andorinha, si attendev a di ritornare alla laguna. [115] Era il 2 nov embre, il Rio Pardo tornò pochi
giorni dopo. Guidò malv olentieri l'attacco alla cittadina Imaruí con l'intenzione di punirla del
tradimento. [116]

Il 4 nov embre [117] l'esercito imperiale forte di 16 nav i con 33 cannoni complessiv i e 900 uomini, [117]
riconquistò la città e i repubblicani, dopo av er incendiato le nav i senza che i soccorsi richiesti fossero
giunti, ripararono sugli altopiani, Griggs v enne ucciso. Sulla terraferma i combattimenti continuarono, e
furono i primi per Garibaldi: il 14 dicembre 1839 a Santa Vitória do Palmar [118] attaccò con i suoi marinai
il nemico e costringendolo alla ritirata; successiv amente il 12 gennaio 1840, nei pressi di Forquetinha,
Garibaldi, guidando la fanteria, soccorse con 150 uomini il colonnello Teixeira. [119] Garibaldi radunò i
soprav v issuti, 7 3 uomini in tutto, salì su un'altura e solo di notte gli inseguitori smisero la caccia.
Marciarono per quattro giorni fino nei pressi di Vacaria[120] e poi di nuov o al Rio Grande.

« Garibaldi è un uomo capace di trionfare in qualsiasi impresa. »


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(Alessandro Walewski da J. Duprey, Un fils de Napoleón dans les pays de la Plata au temps de
Rosas, Parigi-Montevideo 1937, p. 164. )

Nell'aprile del 1840 si radunarono i due eserciti nei pressi del fiume Taquari; 4.300 imperiali, al comando
del generale Manuel Jorge Rodríguez che av rebbero affrontato 3.400 riograndesi, [121] ma non ci fu alcuna
battaglia. Si decise di attaccare San José do Norte, punto strategico di rifornimento. Dei quattro fortini
disposti a difesa tre v ennero distrutti in poco tempo, l'azione era guidata da Gonçalv es con Teixeira.
L'ammiraglio Greenfell inv iò i rinforzi, allorché Garibaldi suggerì di bruciare la città ma l'idea non v enne
accolta; una v olta fuggiti, il nizzardo si fermò su ordini dati a San Simón;[122] poco dopo, il 24 settembre
1840, fu ucciso Rossetti. Giunto a São Gabriel, strinse amicizia con Francesco Anzani. Gli v enne concesso
di recarsi a Montev ideo e di portarsi 1.000 buoi come bottino di conquiste; riuscì a farne partire 900, ma
negli oltre 600 km che percorse perse la maggior parte dei capi, solo 300 infatti giunsero a destinazione
nel giugno del 1841 a causa dei ripetuti furti dei mandriani infedeli. [123]

La guerra civile uruguaiana


Soggiornav a in casa di amici. [124] Non si conosce con esattezza quando Garibaldi entrò nella marina
uruguay ana, [125] comunque quando av v enne gli v enne conferito il grado di colonnello e gli v enne affidata
una missione: una v olta partito da Montev ideo v ia mare, dov ev a penetrare nel Paraná fino alla Bajada
(l'odierna città di Paraná) e poi portare il bottino preso dalle nav i incrociate a Corrientes, una missione
definita «suicida». [126]

Le nav i erano tre: Constitución (di 256 tonnellate e 18 cannoni, comandata direttamente dal nizzardo), il
brigantino Pereyra, comandato da Manuel Arãna Urioste, e la goletta mercantile Procida, comandata da
Luigi De Agostini. Le tre imbarcazioni partirono il 23 giugno 1842. [127] Durante il v iaggio la Constitución si
arenò e fu soccorsa dalla Procida mentre sopraggiunse la flotta argentina; si trattav a dell'ammiraglio
William Brown (17 7 7 - 1857 ) al comando di sette nav i, di cui una, la Belgrano, si arenò a sua v olta. [128] Fu
grazie alla nebbia che Garibaldi e le altre nav i riuscirono a fuggire nonostante il tentativ o di inseguimento
da parte di Brown che però si immise su una rotta errata.

La nav igazione continuò nel Paraná dal 29 giugno e raggiunsero come da programma la Bajada il 18
luglio. [129] Continuarono il v iaggio superando il porticciolo di Cerrito. Le nav i di Brown, a cui si
aggiunsero quelle comandate dal maggiore Seguì, raggiunsero le nav i del nizzardo v icino alla Costa Brav a:
da una parte 3 brigantini e 4 golette, con un totale di circa 7 00 uomini e 53 cannoni, mentre Garibaldi
potev a contare su due delle tre nav i in quanto la Procida si distaccò precedendoli a Corrientes, 29
cannoni e circa 300 uomini, entrambi av ev ano anche imbarcazioni minori. [130]

Il 16 agosto Brown iniziò a fare fuoco. Risultano inutili i tentativ i di resistenza; Urioste cercò di portare lo
scontro sulla terra ma v enne sconfitto, intanto Alberto Villegas con il suo gruppo fuggì. Dopo tre giorni di
combattimenti, [131] le nav i v ennero incendiate, ma alcuni dei corsari saltarono in aria con esse. Garibaldi
si trasferì prima a Goy a e, dopo v ari spostamenti, il 19 nov embre si ritrov ò a Pay sandú; qui ricev ette
l'ordine dal generale Felix Edmondo Aguy ar di compiere alcune azioni militari. Venne poi richiamato a
Montev ideo, ma prima di raggiungerli dov ette bruciare nuov amente la flottiglia che comandav a. Giunto
nel dicembre del 1842 con l'incarico di ricostruire la flotta perduta, con un attacco affondò il 2 febbraio
1843 un brigantino che facev a parte della flotta di Brown; pochi giorni dopo v enne respinto un primo
tentativ o del generale Manuel Oribe; l'assedio iniziò il 16 febbraio 1843. [132] Il 29 aprile, dopo av er

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rinforzato l'isola dei Topi, si ritrov ò di fronte il giorno dopo nuov amente Brown. L'ammiraglio contav a su
due brigantini e due golette, Garibaldi due imbarcazioni con un cannone ciascuno; gli inglesi interv ennero
salv andoli. [133]

Alla fine dell'anno prese il comando della Legione italiana. Il colore scelto per le div ise fu il rosso, [134]; la
bandiera, un drappo nero rappresentav a il Vesuv io in eruzione. [135] In seguito v enne tradito dal
colonnello Angelo Mancini, [136] Dopo piccole v ittorie conseguite rifiutò in una lettera del 23 marzo 1845
la proposta fatta a gennaio dal generale Fructuoso Riv era, capo dei Colorados, che v olev a regalare alcune
terre alla Legione italiana. [137]

Si cercò di far finire l'assedio: si opposero senza successo gli ammiragli Herbert Ingliefeld e Pierre Jean
Honorat Lainé [138], mentre Brown si ritirò, e tempo dopo v olle salutare il suo av v ersario. Nell'agosto 1845
Ingliefeld iniziò insieme a Garibaldi ad aprirsi un v arco, con l'intenzione di conquistare porti nemici. [139] Il
nizzardo comandav a due brigantini: Cagancha (64 uomini)[140] e il 28 de marzo (36 uomini), e altre nav i.
Si aggiunsero i v alidi aiuti di Juan de la Cruz e José Mandell. Dopo av er preso l'isola del Biscaino e
Gualeguay chú[141] si aggiunse la goletta francese Eclair al cui comando v i era Hippolite Morier, si giunse
dav anti a Salto, occupata dagli uomini di Manuel Lav alleja. [142] Egli, dopo essere stato sconfitto da
Francesco Anzani, abbandonò la città che il 3 nov embre fu occupata da Garibaldi.

Justo José de Urquiza iniziò l'assedio alla cittadina il 6 dicembre;[143] dopo diciotto giorni di attacchi
lasciò una parte dei suoi uomini, 7 00 di essi e abbandonò l'impresa. Il 9 gennaio 1846 Garibaldi ottiene la
sua prima v ittoria contro gli assedianti, attaccando di notte.

Il generale Anacleto Medina intanto stav a giungendo a dar man


forte con i suoi 500 cav alieri; Garibaldi cercò di affrontarlo con
186 legionari e 100 uomini guidati dal colonnello Bernandino
Baez[144] ma v ennero colti di sorpresa a loro v olta dal generale
Serv ando Gómez nei pressi di San Antonio. [145] Gli uomini
trov arono riparo nei resti di un saladero, dov e si organizzarono,
sparando solo a bruciapelo; e, attaccando in seguito con la
baionetta, riuscirono a resistere all'attacco; dopo otto ore di
combattimento, Garibaldi ordinò la ritirata. [146] Si conteranno
Garibaldi nella battaglia di San
Antonio 30 morti a cui si aggiungeranno 13 dei feriti mentre Serv ando ne
av rà contati più di 130. [147]

I morti v erranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui v errà piantata una bandiera in loro
onore: è l'8 febbraio 1846 [148]. Il nizzardo rimase a Salto per div ersi mesi, respingendo ogni attacco. Il 20
maggio attaccò nella notte Gregorio Vergara e nel ritorno prima di guadare un ruscello decise di attaccare
i soldati che li inseguiv ano comandati da Andrés Lamas. [149] Le gesta oltre oceano di Garibaldi div ennero
celebri in Italia grazie al patriota Raffaele Lacerenza, che diffuse a proprie spese in tutto il paese seimila
copie del Decreto di grazie ed onori concessi dal gov erno di Montev ideo ai legionari italiani. [150]

Giuseppe e Anita
Giuseppe e Anita si erano conosciuti a Laguna nel 1839 si narra che, dopo av erla inquadrata con il
cannocchiale mentre si trov av a a bordo dell'Itaparica, una v olta raggiunta le disse in italiano «tu dev i
essere mia»[151]. Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silv a (questo il nome completo) si era sposata[152] il 30

[153]
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agosto 1835 [153] con il calzolaio [154] Manuel Duarte de Aguiar, molto più anziano di lei, che, arruolatosi fra
gli imperiali, era fuggito da Laguna tempo prima, ma la moglie non lo seguì. Nata nel 1821 a Merinhos[155],
av ev a 18 anni al momento dell'incontro con Garibaldi.

Garibaldi e Ana Maria de Jesus Ribeiro, passata alla storia - e quasi alla leggenda - del Risorgimento
italiano con il diminutiv o "Anita", si sposarono il 26 marzo 1842, presso la chiesa di San Francisco d'Assisi
con rito religioso. È spesso raccontato il fatto che Anita, abile cav allerizza, insegnò a cav alcare al
marinaio italiano, fino ad allora del tutto inesperto di equitazione. Giuseppe a sua v olta la istruì, per
v olontà o per necessità, ai rudimenti della v ita militare.

Cercò di far allontanare Anita e i figli da sua madre, ma il giugno 1846 ottenne un parere contrario del
ministro degli esteri di Carlo Alberto, Solaro della Margarita. [156] I legionari progettano di tornare in
patria, e grazie alla raccolta organizzata fra gli altri da Stefano Antonini, Anita, con i tre figli, e altri
familiari dei legionari partirono nel gennaio del 1848 su una nav e diretta a Nizza, dov e furono affidati per
qualche tempo alle cure della famiglia di Garibaldi. Scoppiati i moti italiani di indipendenza, fu autorizzato
a ritornare negli stati sardi con un gruppo di soldati.

La prima guerra d'indipendenza


Garibaldi rientrò in Italia nel 1848, poco dopo lo scoppio della prima guerra di indipendenza. Venne
noleggiato un brigantino sardo chiamato Bifronte, rinominato Speranza (o Esperanza); v enne nominato
come capitano lo stesso Garibaldi, e la partenza av v enne il 15 aprile 1848, alle 2 del mattino; si erano
imbarcati 63 uomini. [157] Giunsero in v ista di Nizza il 23 giugno. [158] Lo av ev ano anticipato un suo
luogotenente, Giacomo Medici, [159] e una certa notorietà, grazie al lav oro di Mazzini. [160] Tornato dunque
in Europa per partecipare alla prima guerra di indipendenza contro gli austriaci, il 25 giugno proferisce
parole a fav ore di Carlo Alberto di Sav oia; il 29 giugno si trov a a Genov a, e per giungere a Rov erbella, nei
pressi di Mantov a, dev e chiedere 500 lire a un amico. [161] L'incontro con Alberto av v enne il 5 luglio:
v enne accolto freddamente, a causa dell'antica condanna; non potendogli offrire aiuto, gli consigliò di
recarsi a Torino dal ministro della guerra, che gli suggerì a sua v olta di recarsi a Venezia.

Nel 1848 incontrò Mazzini a Milano, rimanendone in parte


deluso, av endo i due pensieri molto div ersi. [162] Partecipò
comunque alla guerra come v olontario al serv izio del gov erno
prov v isorio di Milano, con la carica di generale. [163] Formò il
battaglione Anzani, del quale pose al comando Giacomo Medici,
e partì alla v olta di Brescia il 29 luglio, av endo ricev uto
l'incarico di liberarla. Il numero dei suoi uomini era di circa
3.7 00 e usarono le v esti abbandonate dagli austriaci. Non
giunse però nella città, poiché v enne richiamato a Milano. Le
sue affermazioni contro Carlo Alberto prov ocarono una sua
Roverbella, lapide in ricordo
dura reazione: il Re impartì l'ordine di fermarlo e se si fosse dell'incontro con Carlo Alberto
ritenuto necessario anche di arrestarlo, [164] prov ocando la
diserzione di alcuni v olontari. Giunse ad Arona, dov e chiese
contributi alla cittadinanza, [165] poi a Luino dov e il 15 agosto 1848 ebbe il primo scontro in Italia contro
gli austriaci (comandati dal colonnello Moly nary ) e v erso Varese, poi nav igando sul Lago Maggiore,
essendosi impadronito dei battelli, penetrò per poco nel territorio austriaco. [166]

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Gli austriaci che si trov ò a combattere erano comandati dal generale Konstantin d'Aspre, che ebbe
l'ordine di ucciderlo, e il maresciallo Radetzky . A Morazzone v enne sorpreso da un attacco nemico, ma
riuscì a fuggire nella notte rimanendo con circa 30 uomini. Trov ò riparo in Sv izzera, [167] il 27 agosto
v alicando il confine trav estito da contadino. [168] Il 10 settembre ritornò da sua moglie, che v iv ev a a casa
di un amico, Giuseppe Deideri. Il 26 settembre ripartì alla v olta di Genov a, e il 24 ottobre si imbarcò sulla
nav e francese Pharamond[169] con Anita, poi rimandata a Nizza. All'inizio erano 7 2 uomini con Garibaldi a
cui si aggiunsero i lancieri di Angelo Masina il 24 nov embre e soldati prov enienti da Mantov a. Si arriv ò
così a una formazione di 400 uomini[170] alla quale Garibaldi diede il nome di Legione Italiana.

La Repubblica Romana
Infastidito dai reumatismi di cui soffriv a, si ritirò a Rieti il 19 febbraio e, per brev e tempo, ebbe la
compagnia di Anita. Grazie al suo appello, giunsero molti giov ani che portarono il totale a 1.264
uomini, [171] oltre ad aiuti, v estiti e armi seppur in numero insufficiente; stazionarono poi ad Anagni
mentre Francesco Dav erio chiedev a l'inv io di altre armi. Il 23 aprile il nizzardo v enne nominato generale
di brigata dal ministro della guerra della Repubblica Romana Giuseppe Av ezzana[172] mentre Carlo
Alberto av ev a abdicato in fav ore di Vittorio Emanuele II.

Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana, minacciata dalle truppe francesi
e napoletane che difendev ano papa Pio IX. Luigi Napoleone fece sbarcare a Civ itav ecchia un corpo di
spedizione francese, guidato dal generale Nicolas Oudinot. Il 25 aprile, [173] dopo av erla occupata, ne fece
la sua base. Il 27 aprile giunse a Roma passando per Porta Maggiore. Contav a di bloccare il nemico di
2.500 uomini e l'appoggio di altri 1.800 guidati dal colonnello Bartolomeo Galletti.

Scrutando il territorio decide di far occupare Villa Doria


Pamphilj e Villa Corsini; il 30 aprile i francesi attaccarono, ma
imprecisioni tattiche [174] portarono lo scontro al colle
Gianicolo: alla fine si ritirarono v erso Castel di Guido; le perdite
furono maggiori per i francesi (500 [175] fra morti e feriti contro i
200 dei difensori). [176] Fra i feriti v i era Garibaldi, colpito al
fianco da una fucilata francese che impattò il manico del pugnale
permettendogli di salv arsi miracolosamente [177].
Garibaldi, Andrea Aguyar (a cavallo)
Intanto Ferdinando II, re delle Due Sicilie, inv iò i suoi uomini, e Nino Bixio durante l'assedio di
guidati dal generale Ferdinando Lanza e dal colonnello Nov i, che Roma. Disegno del 1854 di William
giunsero v erso le 12 [178] del 9 maggio a Palestrina; a respingerli Luson Thomas, basato sullo schizzo
di George Housman Thomas
furono il nizzardo e Luciano Manara; dopo un combattimento di
realizzato nel 1849
tre ore, i borbonici si ritirarono, perdendo 50 dei loro uomini.

Il 19 maggio, nei pressi di Velletri, disobbedì agli ordini, in


realtà ormai superati dagli ev enti, di Pietro Roselli[179]; nell'occasione Garibaldi v enne trav olto dai
cav alieri, cadde a terra dov e fu alla mercé di cav alli e nemici, ma v enne salv ato per interv ento del
patriota Achille Cantoni:[180] seguirono aspre critiche sul suo operato. [181] Il 26 maggio 1849 Giuseppe
Garibaldi giungev a a Ceprano ordinando a Luciano Manara di entrare con i suoi bersaglieri nel Regno di
Napoli, per combattere i borbonici che si erano attestati nella Rocca d'Arce. Mazzini v olev a però
concentrarsi sulla difesa dell'Urbe e, anche perché era giunta notizia dell'arriv o di forze spagnole a Gaeta e
di un esercito austriaco, richiamò Garibaldi. [182]

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Fra la notte del 2 e del 3 giugno 1849 Oudinot guidò i suoi v erso Roma, e conquistò dopo continui
capov olgimenti i punti chiav e Villa Corsini e Villa Valentini; rimase in mano ai difensori Villa Giacometti.
Morirono 1.000 persone fra cui Francesco Dav erio, Enrico Dandolo, Goffredo Mameli, che, ferito, morirà
in seguito per cancrena; v errà incolpato Garibaldi della sconfitta; i francesi potev ano contare su circa
16.000 uomini Garibaldi circa 6.000. [183] Il 28 giugno 1849 i legionari di Garibaldi tornarono a indossare
le loro tuniche rosse di lana. [184]

La fuga da Roma e la morte di Anita


L'assemblea che si era costituita diede i poteri a Garibaldi e
Roselli: la sera del 2 luglio 1849, da piazza San Giov anni, con
4.7 00 uomini, [185] partì deciso a continuare la guerra, non più di
posizione ma di mov imento. [186] Pochi giorni prima si era
aggiunta Anita che, incinta, decise di seguirlo per tutta la durata
del v iaggio.

Dopo av er rifiutato l'offerta fatta dall'ambasciatore degli Stati


Uniti d'America, [187] sulla strada di Tiv oli affidò una parte dei 1849, dopo la caduta della
Repubblica Romana Giuseppe
soldati a Gaetano Sacchi e un reggimento della cav alleria al
Garibaldi e Anita Garibaldi in fuga,
colonnello Ignazio Bueno compagno del Sudamerica, con lui il
trovano rifugio a San Marino
polacco Emilio Müller. Fece credere al nemico di dirigersi v erso
gli Abruzzi mentre andav a a nord, div ise in piccoli gruppi la
cav alleria che mandav a in esplorazione facendo pensare che potesse contare su un numero superiore di
soldati. [188] Intanto atti criminali commessi dal suo gruppo lo preoccupav ano, giunse, il 5 luglio, a
minacciare di morte chiunque commettesse furto e uccise un ladro colto in flagrante. [189]

A Terni l'8 luglio si aggiunsero altri 900 v olontari guidati dal colonnello Hugh Forbes e rifornimenti. Fece
circolare false v oci sul suo itinerario, puntav a in realtà su Venezia, la Repubblica di San Marco di Daniele
Manin. I soldati diedero i primi segni di cedimento, Müller li tradì e Bueno, il 28, [190] fuggì con parte dei
denari raccolti. Il nizzardo non riusciv a a sostenere il gruppo. [191]

Erano rimasti 1.500 uomini, ridotti pochi giorni dopo a qualche centinaio. Lungo la strada pernottarono
due notti presso Todi, i soldati alloggiati presso il conv ento dei Cappuccini; Garibaldi e Anita incinta ospiti
inv ece presso la casa di Antonio Valentini, ferv ente Garibaldino, a Palazzaccio. Il 30 luglio si ritrov av a a
Montecopiolo nella parte più alta del Montefeltro dov e passò la notte, proseguì la sua fuga attrav erso
sentieri imperv i e macchie fitte di v egetazione facendo certamente tappa per abbev erarsi presso una
sorgente in località Casalecchio sempre nel comune di Montecopiolo ma già in direzione della Repubblica
di San Marino, dov e Garibaldi arriv ò con gli altri superstiti il giorno dopo, il 31 luglio, e qui si rifugiò dopo
che la Repubblica di San Marino concesse asilo. [192] Contemporaneamente Garibaldi con un ordine del
giorno sciolse il gruppo. I coniugi erano alloggiati presso Lorenzo Simoncini. [193] Gli austriaci, guidati da
d'Aspre, che comandav a il corpo di occupazione austriaco in Toscana v olev ano che Garibaldi fosse
imbarcato a forza per gli Stati Uniti, lui rifiutò. Fugge da San Marino di notte con duecento uomini al
seguito, alcuni abbandonano come Gustav Hoffstetter. [194]

Continuano gli aiuti trov ati per strada: v engono guidati dall'operaio Nicola Zani mentre Anita ha la febbre
alta. Giunti a Cesenatico prendono dai pescatori 13 bragozzi (barche da pesca), [195] partono alla v olta di
Venezia, il 2 agosto. Arsi dalla sete a circa 80 km dall'obiettiv o, all'altezza della punta di Goro, v engono
av v istati e attaccati da un brigantino austriaco, l'Oreste, che con rinforzi li insegue catturando
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l'equipaggio di 8 bragozzi, più di 160 prigionieri che v erranno condotti a Pola. Garibaldi con Anita in
braccio guada per circa 400 metri[196] giungendo infine sulla spiaggia, saluta i rimasti fra cui Ugo Bassi e
Giov anni Liv raghi, fucilati a Bologna e Angelo Brunetti insieme ai due figli, fucilati in seguito anch'essi.
Garibaldi era v icino a Magnav acca nelle Valli di Comacchio, con lui Anita morente e Giov anni Battista
Culiolo detto Leggero. Aiutati dall'umile Battista Barillari riescono a dissetare la moglie dell'eroe. Il 4
agosto ripartono, in seguito salgono sul biroccino guidato da Battista Manelli, giunti alle Mandriole si
fermarono alla fattoria Rav aglia, il medico Nannini non fa in tempo a salv arla, muore.

Garibaldi, secondo quanto riporta l'uomo di chiesa Falconieri, av rebbe v oluto dare degna sepoltura alla
moglie e trasportarla alla v icina Rav enna, ma non v i era il tempo e fu scav ata frettolosamente una buca
nella sabbia. Giorni dopo, il 10 agosto, Pasqua Dal Pozzo, una ragazzina giocando v icino al campo si
accorse del cadav ere [197] e chiese aiuto. Fu un caso molto discusso anche negli anni successiv i. [198] In
seguito Garibaldi stesso giunse il 20 settembre 1859 con i figli Teresita e Menotti[199] a Rav enna
mostrando l'intenzione di spostare i resti di Anita a Nizza, seppelliti poi accanto a quelli di Rosa, madre
dell'eroe. Il giornale di Torino La Concordia intanto il 16 agosto scrisse che Anita e Garibaldi av rebbero
raggiunto Venezia, ma la donna era morta 12 giorni prima. [200]

Garibaldi e Leggero fuggono dapprima a Forlì; poi, il giorno 16, lasciano Forlì per raggiungere il v icino
confine del Granducato di Toscana: Si tratta della cosiddetta trafila di Garibaldi. Sono aiutati, tra gli altri,
da Ercole Saldini, dal sacerdote Giov anni Verità e dall'ingegnere Enrico Sequi, a cui Garibaldi lascerà la
fede nuziale di Anita.

Il 1º settembre parte sull'imbarcazione di Paolo Azzarini, il 5 settembre Garibaldi si trov a a Porto Venere,
al sicuro. La Marmora commenterà affermando che era un miracolo il suo salv ataggio. [201]

Lo stesso La Marmora, con i poteri di commissario straordinario di cui all'epoca era inv estito, la sera del 6
settembre fece arrestare Garibaldi a Chiav ari e lo condusse nel Palazzo ducale di Genov a. [202] Circa la
decisione da prendere seguì un dibattito alla Camera, il 10 settembre, nel quale interv ennero fra gli altri
Giov anni Lanza, Urbano Rattazzi e Agostino Depretis, e al cui termine la maggioranza dei parlamentari si
dichiarò contraria all'arresto di Garibaldi e definì l'ipotesi di una sua espulsione come una lesione allo
Statuto.

« La Camera dichiara che l'arresto del Generale Garibaldi e la minacciata sua espulsione dal
Piemonte, sono lesioni dei diritti consacrati dallo Statuto e dei sentimenti di nazionalità e della gloria
italiana »

(da Garibaldi e i Mille di George Macaulay Trevelyan)


Garibaldi v enne quindi liberato e si parlò anche della possibilità dell'immunità parlamentare attrav erso
una sua candidatura a Recco per le elezioni suppletiv e della camera, ma egli rifiutò l'idea. [203] Gli fu
concessa una v isita di un giorno ai familiari, durante la quale salutò la madre per l'ultima v olta e affidò i
figli maschi ad Augusto, mentre la figlia continuò a rimanere con i Deideri. Dopo v ari spostamenti (prima
a Tunisi, dov e gli fu rifiutata ospitalità, quindi a La Maddalena) partì sul brigantino da guerra Colombo per
Gibilterra, giungendov i il 9 nov embre, e il 14 nov embre ripartì su una nav e spagnola, La Nerea.
Accompagnato dagli ufficiali "Leggero" e Luigi Cocelli si diresse a Tangeri, dov e accettò l'ospitalità
dell'ambasciatore piemontese in Marocco Giov an Battista Carpenetti. Nel mese di giugno partì
nuov amente, questa v olta in compagnia del maggiore Paolo Bov i Campeggi. Il 22 fu a Liv erpool, e il 27
giugno 1850 partì per New Y ork con il Waterloo, giungendov i in 33 giorni di v iaggio. Il 30 luglio, per i
dolori causati dai reumatismi, ebbe bisogno di aiuto per scendere a terra, a Staten Island. [204]
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Abitò in compagnia di Felice Foresti con Michele Pastacaldi; Teodoro Dwight lo conobbe e ricev ette le sue
Memorie, con la richiesta di non pubblicarle; Garibaldi gli diede il consenso di farlo solo anni dopo, nel
1859 [205] Abitò con Antonio Meucci, che lo fece lav orare nella propria fabbrica di candele. [206] Dopo nov e
mesi lasciò New Y ork e si imbarcò sulla Georgia per i Caraibi. Continuò a nav igare, assumendo il nome di
Anzani e l'antico Giuseppe Pane. Arriv ò il 5 ottobre a Callao nel Perù, poi a Lima dov e dopo tanto tempo
fu nuov amente capitano di una nav e, un brigantino di nome Carmen. [207] Il 10 gennaio 1852 parte alla
v olta della Cina, e nav igò ancora dalle Filippine, costeggiò l'Australia, giunse infine a Boston il 6 settembre
1853. Commerciò div ersi generi, soprattutto seta e guano. [208]

Il rientro in Italia e la seconda guerra d'indipendenza


Ritornato in Europa, [209] l'11 febbraio 1854 a Londra incontrò
nuov amente Mazzini, poi v iaggiando giunse prima a Genov a il 6
maggio, e poi a Nizza. Comprò il 29 dicembre 1855 una parte dei
terreni di Caprera[210], isola dell'arcipelago sardo di La
Maddalena. Partendo dalla casa di un pastore, costruì, insieme a
30 amici, una fattoria; in seguito l'isola div enne interamente di
sua proprietà. [211] Dopo la Terza Guerra di Indipendenza, v enne
chiamato a Caprera, per amministrare i beni del Generale, il
colonnello e amico Giov anni Froscianti (Collescipoli, 1811 – Stampa popolare raffigurante
Collescipoli, 1885) che fu al fianco di Garibaldi durante la Garibaldi con le divise delle
campagne del 1848, 1859 e 1860
Spedizione dei Mille.

Nell'agosto del 1855 gli v enne concessa la patente di capitano di


prima classe: nav igò con il "Salv atore", un piroscafo a elica; in seguito prese un cutter inglese chiamato
Anglo French, a cui diede il nome del suo nuov o amore, Emma. Dopo che la nav e si arenò, Garibaldi
abbandonò l'attiv ità di marinaio per dedicarsi all'agricoltura, lav orando come contadino e allev atore:
possedev a un uliv eto con circa 100 alberi d'uliv o, oltre a un v igneto, con cui producev a v ino, e allev av a
150 bov ini, 400 polli, 200 capre, 50 maiali e più di 60 asini. [212]

Il 4 agosto rese pubblico il suo pensiero distanziandosi dalle prese di posizioni Mazziniane. [213] Il 20
dicembre 1858 incontrò Cav our. Div enne v icepresidente della Società Nazionale [214] mentre si pensav a di
metterlo a capo di truppe: il 17 marzo 1859 v ennero istituiti, grazie a un decreto reale, i Cacciatori delle
Alpi, e Garibaldi ebbe il grado di maggiore generale. Si contav ano circa 3200 uomini, i quali v estiv ano
l'uniforme dell'esercito sardo. Si formarono 3 gruppi: oltre al nizzardo, al comando v i erano Enrico Cosenz
e Giacomo Medici. [215]

Marciò v erso Arona: i suoi uomini erano conv inti di pernottarv i, Garibaldi comunicò a Torino l'intenzione
di giungerv i, [216] al che ordinando l'assoluto silenzio, [217] raggiunse Castelletto, fermò due reggimenti e
con il terzo av anzò; il 23 maggio, superato il Ticino, con le barche attaccò Sesto Calende riuscendo ad
av ere la meglio sugli austriaci ed entrando in Lombardia.

Occupata Varese, v enne affrontato il 26 maggio dal barone Karl Urban, noto anche come il Garibaldi
austriaco [218] inv iato da Ferenc Gy ulay ; nell'occasione il comandante ordinò di sparare soltanto quando il
nemico si trov asse alla distanza di 50 passi, lo scontro è noto come battaglia di Varese. Si conteranno fra i
cacciatori la perdita di 22 uomini contro 105 austriaci, a cui si aggiungeranno 30 prigionieri. [219] Il giorno
seguente, dopo av er attaccato frontalmente e v into gli austriaci nella battaglia di San Fermo, nonostante
fosse in netta inferiorità numerica, occupò la città di Como. [220] Il 29 ripartì con i suoi uomini dalla città,
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v olendo conquistare il fortino a Lav eno, raggiunto il 31 maggio. [221] Questo attacco non ebbe esito
fav orev ole, e nel frattempo, essendo Urban rientrato a Varese, ritornò a Como per presidiare la città,
riprendendo poi Varese in seguito alla v ittoria dei francesi a Magenta.

Il 15 giugno, seguendo l'ordine di Della Rocca che l'inv ia a Lonato sul lago di Garda, si mosse v erso est. A
Rezzato, nel bresciano, av rebbe dov uto congiungersi con le truppe di Sambuy , che però non giunsero in
quanto l'operazione era stata annullata, ma di ciò non era stato av v ertito e continuò ad av v icinarsi al
nemico in ritirata. Enrico Cosenz, dopo av er fermato un attacco nemico, si fermò, mentre il colonnello
Stefano Turr continuò l'attacco, raggiunto poi dallo stesso Cosenz; Garibaldi, notando la situazione
sfav orev ole, inv iò Medici a loro sostegno e organizzò le truppe, limitando il danno: 154 fra i cacciatori,
contro i 105 degli austriaci. [222] in quella che v enne chiamata battaglia di Treponti. Ricev ette quindi
l'ordine di spostarsi in un teatro secondario bellico: in Valtellina, per respingere alcune truppe austriache
v erso il passo dello Stelv io; l'armistizio di Villafranca terminò gli scontri. Durante tutta questa campagna
il numero di v olontari al suo seguito crebbe da circa 3000 a un numero non ben quantificato: 12.000
secondo Trev ely an, 9500 secondo la Riall che si basa su uno scritto di Garibaldi stesso. [220]

Manfredo Fanti ebbe il comando mentre Garibaldi v enne retrocesso come comandante in seconda,
ricev endo il comando di una delle tre truppe, le altre due saranno agli ordini di Pietro Roselli e Luigi
Mezzacapo, dopo litigi diede le dimissioni.

Da Quarto al Volturno
« Qui si fa l'Italia o si muore. »

(durante la battaglia di Calatafimi; citato in G.C. Abba, Storia dei Mille, cap. Dopo la vittoria[223])
Rinunciò alla Società Nazionale (av ev a ottenuto il comando a
ottobre), div entando poi presidente della Nazionale Armata,
una nuov a associazione che presto fallì. [224] Intanto Nizza era
passata ai francesi, e Garibaldi, eletto deputato, tenne un
discorso a tal proposito il 12 aprile 1860 senza esiti. [225] Si
dimise il 23, dopo il risultato della v otazione.

Il 27 aprile 1860 dall'isola di Malta Nicola Fabrizi inv iò un


telegramma cifrato: l'unico ad av ere il codice per decifrare lo
scritto [226] era Francesco Crispi, che tradusse inizialmente in La stele commemorativa dell'impresa
maniera negativ a il messaggio, deludendo Garibaldi che stav a dei Mille sullo scoglio da cui partì la
spedizione, a Genova-Quarto
preparando il suo ritorno a Caprera. [227] A nulla v alsero i
consigli di La Masa, Bixio e Crispi che premev ano affinché il
nizzardo partisse lo stesso. Crispi ritornò due giorni dopo affermando di av er ricev uto in realtà buone
notizie, [228] e la spedizione ebbe inizio.

Nel settembre 1859 fu promotore di una raccolta v olta all'acquisto di un milione di fucili, dando il
compito a Enrico Besana e Giuseppe Finzi. Riuscirono a comprare dei fucili Enfield e Colt inv iò dei suoi
rev olv er. Per la spedizione non v ennero utilizzate le armi raccolte, ma quelle messe a disposizione da
Giuseppe La Farina[229] che prov eniv ano da quelle utilizzate nella campagna passata, simili a quelli
raccolti. [230]

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La sera del 5 maggio v enne simulato il furto delle due nav i


Piemonte e il Lombardo: si raccolsero una quarantina di
persone al cui comando v i era Bixio che prese possesso delle
imbarcazioni[231] Garibaldi salì sul Piemonte capitanato da
Salv atore Castiglia, con lui circa 300 persone. Bertani gli
consegnò la somma raccolta, circa 90.000 lire. [232] Sull'altra
nav e rimane Bixio con 800 uomini circa.

Garibaldi indossò per la prima v olta le camicia rossa e non la


solita v este di Montev ideo, lo faranno in 150, tante erano le
div ise messe a disposizione. [233] Si contav ano 250 av v ocati, 100
medici, 50 ingegneri, [233] e fra i 1000 v i era una donna, Rosalia
Montmasson, moglie di Crispi. Partirono da Quarto, presso
Genov a. Cav our il 7 maggio ordinò con un dispaccio di fermare
le due nav i solo se av essero ormeggiato in un porto della
Sardegna, gli ordini giunsero all'ammiraglio Carlo Pellion di Monumento in onore a Garibaldi e
Persano il 9 maggio e chiedendone chiarimenti e riassicurazioni alla sua spedizione dei Mille presso
le ottenne il giorno 10. [234] Quarto dei Mille a Genova

Il 7 maggio si trov ano a Talamone. Inv iò Stefano Turr a


Orbetello per rifornirsi di armi, mentre alcuni decisero di abbandonare la spedizione mentre v enne
affidata una missione a Callimaco Zambianchi con 64 uomini. I soldati v ennero div isi in 8 compagnie che
confluirono in due battaglioni ai comandi di Giacinto Carini e Bixio. [235] Ripartiti, durante il v iaggio
ev itarono per poco una collisione fra le due nav i. [236] Garibaldi v olev a raggiungere Trapani, Sciacca o
Porto Palo, [237] solo v erso la fine del v iaggio cambiò obiettiv o dirigendosi su Marsala, ottenendo
informazioni da un peschereccio.

Sei nav i da guerra borboniche si trov av ano nelle acque v icine


alle Isole Egadi e presidiav ano le coste di Marsala - sede del
Quartiere Militare Borbonico - che proprio in quegli anni
intraprendev a scambi commerciali con l'Inghilterra. Garibaldi,
esponendo bandiera inglese, si av v icinò alla costa marsalese
facendo finta di essere un'imbarcazione di mercanti. Av v enuto
lo sbarco a Marsala, giunse la pirocorv etta Stromboli
comandata da Guglielmo Acton e dotata di pochi cannoni;
inizialmente non attaccò, in quanto v i erano nelle v icinanze L'ingresso del porto di Marsala

degli stabilimenti inglesi e due loro nav i, la Intrepid[238] e la


Argus al cui comando v i era Winnington-Ingram, già conosciuto da Garibaldi ai tempi di Montev ideo. Alla
prima imbarcazione se ne aggiunse un'altra, la Partenope con 60 cannoni. [239] Il bombardamento iniziò in
ritardo permettendo lo sbarco dei riv oltosi.

L'arriv o in Sicilia delle truppe di Garibaldi era stato prev isto dallo stesso Francesco II di Borbone che
av ev a av v ertito il principe di Castelcicala, il rappresentante del re in Sicilia, intorno a Marsala. [240] Giunti
nell'isola, Garibaldi si proclamò dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, da lui appellato re
d'Italia. [241] Dopo lo sbarco sull'isola, il 12 maggio 1860 lasciarono la città. A Salemi issò personalmente
sulla cima di una delle tre torri del castello arabo-normanno la bandiera tricolore proclamando Salemi la
prima capitale d'Italia, titolo che mantenne per un giorno. In quella città proclamò la dittatura "in nome
di Vittorio Emanuele II re d'Italia".
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Si uniranno a lui il barone Stefano Triolo di Sant'Anna con circa sessanta persone e i picciotti, circa 500,
(che v ennero poi chiamati da Garibaldi i Cacciatori dell'Etna[242]). Il generale Francesco Landi, av v ertito,
con l'aiuto del maggiore Michele Sforza e del VIII battaglione Cacciatori, inv iò delle forze in ricognizione e
ingaggiò battaglia con gli inv asori. [243] La battaglia di Calatafimi[244] v ede la ritirata delle truppe
borboniche, terminando con perdite pari, fra cui quella del camoglino Simone Schiaffino. [245]

Finse di recarsi a Corleone mentre puntav a Palermo, ingannando in tal modo il colonnello sv izzero
Giov an Luca Von Mechel;[246] egli av ev a attaccato le truppe di Rosolino Pilo, che perì nello scontro,
sconfiggendole. Intanto giunse il generale Alessandro Nunziante in aiuto del nuov o commissario
straordinario Lanza.

Il 26 Garibaldi con i suoi uomini, ora circa 7 50, giunse v icino a


Palermo e ricev ette i rinforzi di Giuseppe La Masa; la sera stessa
attaccò la città entrando da Porta Termini, raggiungendo alle sei
del mattino del 27 maggio piazza della Fierav ecchia. Si combatté
per div ersi giorni, e in aiuto av v enne l'insurrezione popolare;
poi, iniziati gli incontri fra Garibaldi e il generale Giuseppe
Letizia, [247] che rappresentav a Landi, dopo v ari armistizi il 6
giugno 1860 Landi si arrese lasciando la città ai riv oltosi. Nei
giorni trascorsi v ari episodi di v iolenza nella città da parte dei
fedeli al nizzardo portarono Garibaldi a decretare la pena di
morte per determinati reati. [248]

Il 4 giugno chiamò esercito meridionale i suoi uomini, mentre il


13 sciolse i gruppi dei picciotti. Era rimasto senza adeguate
risorse, ma giunsero v ari rinforzi a partire da Carmelo Agnetta
giunto il 1º giugno con i suoi 89 uomini, Salv atore Castiglia, La casa della famiglia Fasanelli, che
Enrico Cosenz e Clemente Corte. [249] Le donne palermitane ospitò Garibaldi a Rotonda
tessero la nuov a bandiera dell'esercito: un drappo nero ornato
di rosso con l'effigie di un v ulcano al centro. [250]

Giunse il generale Tommaso Clary e inv iò il colonnello Ferdinando Benev entano del Bosco, v ice in passato
di Von Mechel, a Milazzo: il 20 luglio ci fu lo scontro. Inizialmente Garibaldi dav a ordini dal tetto di una
casa, poi scese nella mischia e infine salì sull'unica loro nav e a disposizione, la Tükory [251] e
cannoneggiando la città ottenne il ritiro delle truppe nemiche. La v ittoria costò ai soldati di Garibaldi 800
fra morti e feriti. [252]

Il 27 luglio Garibaldi giunse a Messina. Lo stesso giorno ricev ette una lettera dal conte Giulio Litta-
Modignani il mittente era Vittorio Emanuele, nella missiv a si leggev a una richiesta a desistere nell'impresa
di sbarcare sul territorio napoletano, [253] a questa prima seguì una seconda, letta a v oce o consegnata[254]
un suggerimento di non seguire l'ordine impartitogli. [255] in ogni caso Garibaldi rispose, sempre il 27
luglio, negativ amente alla richiesta espressa. [256]

Il 1º agosto anche Siracusa e Augusta v ennero liberate. [257] Tempo prima av ev a formato un gov erno con
6 dicasteri che div ennero 8. Il 7 giugno, abolì la tassa sul macinato, pretese che parte del demanio dei
comuni v enisse div iso fra i combattenti, fondò un istituto militare dov e v eniv ano raccolti i ragazzi
abbandonati e diede un sussidio alle famiglie in pov ertà della città di Palermo, cercando nel frattempo

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l'appoggio dei ceti dominanti. Chiese l'inv io di Agostino Depretis


a cui v enne affidato l'amministrazione civ ile, mentre Cav our si
preoccupav a per le intenzioni del nizzardo. [258]

I contadini di Bronte insorsero contro i possidenti, uccidendone


una quindicina nell'attacco; il console inglese a Catania si
interessò della questione, [259] per cui v enne inv iato il colonnello
Giuseppe Poulet che risolse il tutto pacificamente. [260] Il console
non gradì il gesto, [261] e v enne inv iato Bixio in quella che
definirà in una lettera alla moglie come «missione
maledetta»[262] portando l'arresto di 300 persone, una multa
imposta alle famiglie, anche le più abbienti, e la fucilazione di 5
persone, il 10 agosto. [263]

Garibaldi fotografato a Palermo, nel


luglio del 1860

Garibaldi tentò i primi attacchi alla penisola senza successo: l'8


agosto Benedetto Musolino attrav ersò lo Stretto a capo di una
spedizione di 250 uomini, [264] ma l'assalto al forte di Altafiumara
v enne respinto e i garibaldini costretti a rifugiarsi
sull'Aspromonte, mentre la Tükory fallì l'arrembaggio al
Monarca che si trov av a ancorato al porto di Castellammare di Ingresso di Garibaldi a Napoli il 7
settembre 1860 (Napoli, Museo
Stabia il 13 agosto 1860. A bordo dei due piroscafi, giunti dalla
civico di Castel Nuovo)
Sardegna, il Torino e il Franklin Garibaldi e i suoi uomini
sbarcarono a Mèlito Porto Salv o (v edi: Sbarco a Melito), v icino
Reggio (Calabria), il 19 agosto 1860. [265]

Aggirarono e sconfissero i borbonici, comandati dal generale


Carlo Gallotti, nella battaglia di Piazza Duomo a Reggio Calabria
il 21 agosto. [266] I due generali borbonici Fileno Briganti e Nicola
Melendez forti di quasi 4.000 uomini, senza l'appoggio di
Giuseppe de Ballesteros Ruiz, si arresero a Garibaldi il 23 agosto
1860. [267] Briganti v enne ucciso dai suoi stessi soldati. [268] Il 30
agosto ebbero la meglio sul generale Giuseppe Ghio. [269] Il 2 Manifesto in dialetto napoletano
settembre l'Esercito meridionale arriv ò in Basilicata a Rotonda celebrante l'anniversario dell'ingresso
(la prima prov incia continentale del regno a insorgere contro i di Garibaldi a Napoli
Borboni), [270] e cominciò una rapida marcia v erso nord, che si
concluse, il 7 settembre, con l'ingresso in Napoli. [271]

La capitale era stata abbandonata dal re Francesco II il 5 settembre, mentre quasi tutta la sua flotta si era
arresa. [272] Garibaldi av ev a scelto Caserta per dispiegare le sue forze; nel frattempo, in una sua brev e
assenza, il 19 settembre 1860 Turr inv iò trecento uomini a Caiazzo; il dittatore, tornando, decise di
rinforzare il presidio con altri 600 uomini, [273] contro i 7 .000 soldati borbonici che attaccarono il 21
settembre; non saranno sufficienti: le perdite ammonteranno fra morti, feriti e prigionieri a circa 250. Il
generale Giosuè Ritucci prese il comando delle truppe borboniche. Utilizzerà circa 28.000 soldati
nell'attacco sferrato il 1º ottobre [274] Il nizzardo nella battaglia utilizzò strategicamente la ferrov ia,

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v iaggiav a in carrozza e quando il v eicolo v enne attaccato lui continuò a piedi per dare ordini alle truppe.
Luca Von Mechel, ora generale, che dov ev a appoggiare con le sue truppe quelle di Ritucci, v enne fermato
da Bixio, e si ritirarono, mentre le truppe di Giuseppe Ruiz fermarono la loro av anzata. Garibaldi decise di
richiamare circa 3.000 soldati stanziati a Caserta[275] e div ise gli uomini inv iandone una metà a
Sant'Angelo attaccando i borbonici alle spalle comandati da Carlo Afan de Riv era, respingendo l'assalto.
La battaglia del Volturno [276] v ide perdite maggiori fra le file dei garibaldini: quasi 1.900 contro i
1.300, [277] ma il giorno dopo v ennero catturati poco più di 2.000 soldati borbonici, disorientati, non
av endo ricev uto nuov e istruzioni.

Dopo le v otazioni per il plebiscito che si tennero il 21 ottobre, [278] Garibaldi approfittò della v ittoria di
Enrico Cialdini sul generale borbonico Scotti Douglas per superare il Volturno il 25 ottobre; incontrò
Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860, lungo la strada che portav a a Teano, [279] e gli consegnò la
sov ranità sul Regno delle Due Sicilie. Garibaldi accompagnò poi il re a Napoli il 7 nov embre e, il 9
nov embre si ritirò nell'isola di Caprera, partendo con il piroscafo americano Washington, dopo av er
ringraziato l'ammiraglio George Mundy . [280]

Desideroso di presentare il progetto di istituzione di una guardia nazionale mobile, dov e sarebbero
confluiti i v olontari dai 18 ai 35 anni, si recò nella capitale. Il 18 aprile 1861 giunto alla camera, nel suo
discorso, [281] affermò che il brigantaggio nel mezzogiorno era dov uto in parte allo scioglimento
dell'esercito meridionale, av v enuto poco tempo prima, e ne chiedev a la ricostituzione. Inoltre Garibaldi
rav v isav a nel brigantaggio «una questione sociale, la quale non si potev a risolv ere col ferro e col
fuoco», [282] indiv iduandone i responsabili nel gov erno e nella borghesia. Secondo una testimonianza di
Crispi, Garibaldi, amareggiato da questa guerra fratricida, quando gli riferirono che i briganti non
accennav ano ad arrendersi nonostante le misure drastiche del gov erno, av rebbe esclamato: «quanto
eroismo miseramente sciupato! cotesti uomini, trav iati dal delitto, sarebbero stati soldati v alorosi
all'appello della patria!»;[282] ritornò quindi a Caprera.

La guerra di secessione americana


Nella primav era del 1861, mentre le truppe unioniste collezionav ano una serie di pesanti insuccessi nei
confronti delle truppe confederate, il colonnello Candido Augusto Vecchi scrisse al giornalista
statunitense Henry Theodore Tuckerman[283] ipotizzando una partecipazione del generale alla guerra
civ ile americana. Il 2 maggio era apparsa sul New Y ork Daily Tribune una lettera scritta in argomento dal
Nizzardo. Il console statunitense ad Anv ersa, James W. Quiggle, [284] l'8 giugno scrisse a Garibaldi,
offrendogli un posto di comando nell'esercito nordista. L'ambasciatore statunitense Henry Shelton
Sanford v olle accertarsi delle v ere intenzioni del generale, che intanto av ev a scritto su tale questione a
Vittorio Emanuele.

Le richieste av anzate dal Nizzardo riguardav ano un impegno deciso per l'emancipazione degli schiav i e
l'essere nominato comandante in capo di tutto l'esercito:[285] con queste premesse, la trattativ a si arenò.
Nell'autunno del 1862 Canisius, console americano a Vienna, riprese i contatti; tuttav ia Garibaldi, ferito e
reduce dall'Aspromonte, si trov av a detenuto a Varignano e in caso di accettazione si sarebbe prospettato
un delicato caso diplomatico. Seguirono passi da parte di William H. Seward, segretario di stato di
Abraham Lincoln, per far decadere senza esito la proposta. [286]

La mancata liberazione di Roma

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Per l'intera esistenza Garibaldi colse ogni occasione per liberare


Roma dal potere temporale; grazie al successo passato, nel
1862, organizzò una nuov a spedizione, senza considerare che
Napoleone III, l'unico alleato del neonato Regno d'Italia,
proteggev a Roma stessa. Il 27 giugno 1862 Garibaldi si era
imbarcato sul Tortoli a Caprera per la Sicilia. Durante un
incontro commemorativ o della spedizione dei mille, si conv inse
a marciare v erso Roma[287] (v edi anche: Roma o morte (frase)) e
trov ò 3.000 uomini nei pressi di Palermo pronti a seguirlo. Il 19 Garibaldi a Roma. Schizzo realizzato
da George Housman Thomas durante
agosto incontrò la popolazione di Catania a Misterbianco.
l'assedio di Roma
Prese due nav i, la Dispaccio e la Generale Abbatucci, partendo
di sera, costeggiando gli scogli, eluse le nav i di Giov anni Battista
Albini. Il 25 agosto 1862, alle 4 del mattino, sbarcav a in
Calabria, fra Melito di Porto Salv o e capo dell'Armi. [288] Con
duemila uomini, continuò la marcia, non seguendo la costa per
v ia del fuoco di una nav e; si inoltrarono quindi per il massiccio
dell'Aspromonte. La sera del 28 agosto si contarono 1.500
uomini; il giorno successiv o si scontrarono con le truppe di
Emilio Pallav icini a cui il gov erno di Torino av ev a affidato circa
3.500 uomini.

I bersaglieri aprirono il fuoco, ma Garibaldi ordinò di non


rispondere: tuttav ia alcuni dei suoi uomini gli disubbidirono, al Monumento di Roma, piazzale del
che il nizzardo, per far cessare il fuoco, si alzò e v enne ferito due Gianicolo, dettaglio
v olte:[289] nella coscia sinistra e al collo del piede destro, [290] nel
malleolo. [291] L'episodio della sua ferita sarà ricordato in una
celebre ballata popolare su un ritmo di una marcia dei bersaglieri. [292]

Dopo circa quindici minuti, quando Garibaldi cadde, il combattimento cessò: si contarono 7 morti e 14-
24 feriti nell'esercito regio e 5 morti e 20 feriti fra i seguaci di Garibaldi. [293]

La cosiddetta giornata dell'Aspromonte fruttò al generale


l'arresto. Venne imbarcato sulla pirofregata Duca di Genova,
raggiungendo prima Scilla e poi il 2 settembre giunse a La Spezia
v enendo rinchiuso nel carcere del Varignano. [294]. Fu curato dai
medici Di Negro, Palasciano e Bertani, ma, in considerazione
della sua notorietà, accorsero al suo capezzale Richard Partridge
da Londra, Nikolaj Iv anov ič Pirogov dalla Russia e Auguste
Nélaton dalla Francia[295].
Garibaldi ferito nell'Aspromonte
Vittorio Emanuele, per festeggiare il matrimonio nel 1862 della
figlia Maria Pia con Luigi I re del Portogallo, amnistiò i riv oltosi
il 5 ottobre dello stesso anno. Garibaldi il 22 fu trasportato all'Albergo "Città di Milano" e v enne v isitato da
Auguste Nélaton, [296] che gli applicò uno specillo di propria inv enzione in porcellana, che av ev a la
proprietà di indiv iduare il piombo. La cosa rese possibile al chirurgo fiorentino Ferdinando Zannetti[297]
di operarlo il 23 nov embre per estrarre la palla di fucile. Venne trasportato sulla nav e Sardegna per
Caprera. In seguito partì per l'Inghilterra. [298]

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Che il tentativ o del 1862 fosse v elleitario, lo prov arono i successiv i ev enti del 1867 .

Garibaldi conobbe nel 1866 Petko Kiry akov Kaloy anov , più noto come Capitano Petko Voy v oda, durante
una sua v isita in Italia. Div entarono ben presto amici e Petko fu ospite di Garibaldi per alcuni mesi.
Garibaldi lo aiutò a organizzare il "Battaglione Garibaldi" nella riv olta di Creta del 1866-1869, costituito da
220 italiani e 67 bulgari, che eroicamente combatterono al comando di Petko Voy v oda nella coraggiosa
difesa della causa ellenica.

Garibaldi promosse una raccolta che chiamò «Obolo della Libertà» contrapponendolo all'«Obolo di San
Pietro», e si interessò al centro insurrezionale romano, formando un Centro dell'emigrazione con sede a
Firenze. [299] Partecipò al Congresso internazionale della pace, il 9 settembre 1867 a Ginev ra, dov e v enne
eletto presidente onorario. [300]

Preparò un attacco contando sulla riv olta interna della città; dopo una serie di rimandi, senza l'appoggio
dello stato, il 23 settembre partì da Firenze, ma il giorno dopo il 24 settembre 1867 v enne arrestato a
Sinalunga e portato nella Cittadella di Alessandria. 25 deputati protestarono per l'accaduto: essendo il
nizzardo stato eletto nel Mezzogiorno, v eniv a a infrangersi l'immunità parlamentare [301] e i soldati che
dov ev ano sorv egliarlo ascoltav ano i suoi proclami dalla finestra della prigione. [302] Venne poi portato il
27 settembre prima a Genov a e poi a Caprera, isola in quarantena per colera, [303] dov e era prigioniero,
sorv egliato a v ista.

Organizzò una fuga utilizzando Luigi Gusmaroli come suo sosia. Mentre l'uomo sostituì Garibaldi, il
nizzardo lasciò l'isola il 14 ottobre stendendosi su un v ecchio beccaccino comprato anni prima e
nascosto. Giunse all'isolotto di Giardinelli, e, dopo av er guadato, arriv ò a La Maddalena alloggiando dalla
signora Collins. Con Pietro Susini e Giuseppe Cuneo giunsero in Sardegna, dopo essersi riposati
ripartirono il 16 ottobre e dopo av er v iaggiato a cav allo per 15 ore, il 17 si imbarca raggiungendo in
seguito Firenze il 20. [304] Partito da Terni raggiungendo Passo Corese il 23, contav a fra i suoi uomini circa
8.000 v olontari, [305] in quella che v enne riconosciuta come "Campagna dell'Agro Romano per la
liberazione di Roma". Dopo un primo attacco a Monterotondo il 25 ottobre prese il 26 ottobre 1867 la
piazzaforte pontificia bruciando la porta utilizzando un carro infuocato penetrandov i con i suoi uomini.

Giunse il 29 a Castel Giubileo e dopo a Casal de' Pazzi, il 30 sino all'alba del 31 rimase in v ista di Roma ma
non ci fu la riv olta che attendev a e ritirò le sue truppe. [306] Garibaldi non sapev a del proclama del re che
av ev a sedato gli animi riv oltosi, [307] malgrado il sacrificio dei fratelli Cairoli (Scontro di Villa Glori) e il
sacrificio a Roma della Tav ani Arquati e di Monti e Tognetti decapitati nel 1868.

Decise di recarsi a Tiv oli: la partenza era prev ista il 3 nov embre alle 3 di notte ma v enne posticipata alle
11, erano circa in 4.7 00 [308] giunti a Mentana incontrano i 3.500 pontifici guidati da Hermann
Kanzler [308], ma riuscirono a farli retrocedere; sopraggiunsero quindi i 3.000 francesi guidati da Charles
De Failly [308], dotati del fucile Chassepot a retrocarica in quella che v errà chiamata la battaglia di
Mentana. Di fronte al fuoco Garibaldi continuò l'attacco [309] ma a una successiv a carica annunciata v enne
fermato da Canzio, [310] decise quindi il ritiro delle truppe. Partì con un treno da Orte alla v olta di Liv orno,
ma presso la stazione di Figline Valdarno v enne nuov amente arrestato e rinchiuso a Varignano il 5
nov embre, v i restò sino al 25 nov embre, dopodiché tornò a Caprera. Come deputato si dimise nell'agosto
del 1868. [311]

La terza guerra d'indipendenza

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Il 6 maggio 1866 si formarono dei Corpi Volontari: Garibaldi


dov ev a assumerne il comando, ma inv ece di 15.000 persone
prev iste si presentarono in 30.000 persone. Sul Piemonte il 10
giugno Garibaldi partì raggiungendo i suoi uomini. Alla fine si
contarono 38.000 uomini e 200 cav alieri, ma di questi
utilizzerà inizialmente solo 10.000. [312] Contro di lui il generale
Kuhn v on Kuhnenfeld con 17 .000 uomini. [313] Dov ev a agire in
una zona di operazioni secondaria, le prealpi tra Brescia e il
Trentino, a ov est del Lago di Garda, con l'importante obiettiv o Il telegramma di Garibaldi
strategico di tagliare la v ia fra il Tirolo e la fortezza austriaca di
Verona.

Ciò av rebbe lasciato agli Austriaci la sola v ia di Tarv isio per


approv v igionare le proprie forze e fortezze fra Mantov a e Udine.
L'azione strategica principale era, inv ece, affidata ai due grandi
eserciti di pianura, affidati a La Marmora e a Cialdini. Garibaldi
operò inizialmente a copertura di Brescia, dopo piccole v ittorie
Lapide commemorativa del
del 24 giugno e quella del Ponte Caffaro il 25 giugno 1866. Il 3 telegramma inviato da Garibaldi
luglio non riuscì a penetrare a Monte Suello [314] dov e v enne
ferito, lasciando il comando a Clemente Corte. [315]

Il 16 luglio respinse una manov ra del generale nemico a Condino [316]; il 21 luglio gli austriaci presero
Bezzecca; Garibaldi, av endo notato che i suoi uomini stav ano ritirandosi, diede nuov e disposizioni
riuscendo a respingere l'av anzata e a far ritirare il nemico. Si apriv a la strada v erso Riv a del Garda e
quindi l'imminente occupazione della città di Trento. Salv o essere fermato dalla firma dell'armistizio di
Cormons. Il 3 agosto ricev ette con telegramma di abbandonare il territorio occupato [317] rispose
telegraficamente: «Ho ricev uto il dispaccio nº 107 3. Obbedisco»[318] "Obbedisco", parola che
successiv amente div enne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di
Garibaldi.

Il telegramma fu inv iato dal garibaldino marignanese Respicio Olmeda in Bilancioni il 9 agosto 1866 da
Bezzecca, ev ento ricordato su una lapide collocata sulla facciata della sua casa natale in via Roma n. 7 9 a
San Giov anni in Marignano (RN). Il corpo dei v olontari v enne sciolto il 1º settembre; in seguito ci fu
l'episodio di Verona. [319]

Le campagne in Francia
Durante la guerra franco-prussiana del 187 0-187 1, Garibaldi offrì i suoi serv igi alla neonata Terza
Repubblica francese. [320] Joseph-Philippe Bordone, con il battello Ville de Paris, raggiunse la Corsica e,
per ingannare la sorv eglianza della marina italiana, continuò il v iaggio su una piccola barca. Indi prese a
bordo Garibaldi, che sbarcò a Marsiglia il 7 ottobre 187 0, [321] recandosi poi nella capitale prov v isoria
francese, Tours. I primi ordini di Léon Gambetta furono quelli di occuparsi di qualche centinaio di
v olontari; il nizzardo rifiutò di eseguire l'ordine, [322] ottenendo il comando delle truppe della cosiddetta
«Armata dei Vosgi», [323] gli uomini furono inizialmente 4.500. [324] Stabilì dunque il quartier generale a
Dôle e poi l'11 nov embre a Autun. [325]

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Nello stesso mese predispose una spedizione v ittoriosa, compiuta da Ricciotti. [326] Digione intanto era
caduta in mani tedesche, comandate da Augusto Werder, e poi era stata abbandonata per l'av anzata delle
truppe francesi. Sentenziò la pena di morte al colonnello Chenet perché abbandonò la sua postazione
durante il combattimento, ma graziato dagli stessi francesi, la condanna non v enne eseguita. [327]

Garibaldi occupò la città e la difese dall'attacco del 21 gennaio.


Dopo tre giorni di combattimenti i tedeschi si ritirarono e in
quei giorni fu presa l'unica bandiera dei tedeschi persa nella
guerra. [328] Fra i 4.000-6.000 uomini prussiani le perdite
furono circa 7 00. [329]

Il 29 gennaio v enne stipulato un armistizio di alcune settimane,


che non tenne conto della zona del sud-est e quindi dei soldati
dell'Armata del Vosgi. Il 31 gennaio le truppe di Garibaldi Garibaldi a Digione
v ennero attaccate, il generale sottraendosi allo scontro diresse i
suoi uomini in una zona compresa nell'armistizio. Quando
terminò la guerra la sua armata fu l'unica che rimase sostanzialmente intatta, con minime perdite. [330]

Victor Hugo affermò che soltanto Garibaldi era interv enuto in difesa della Francia, al contrario di nazioni
o re, [331] affermazione che suscitò aspre polemiche. [332]

Nel 187 1, dopo la proclamazione della Terza Repubblica francese, nelle elezioni politiche tenutesi l'8
febbraio, Garibaldi v enne eletto deputato all'Assemblea Nazionale Francese, prov v isoriamente insediatasi
a Bordeaux. La sua speranza era di far abrogare il Trattato di Torino del 1860 con cui la Contea di Nizza
era stata ceduta a Napoleone III. La richiesta di restituzione all'Italia sfociò nei Vespri nizzardi, av v enuti
tra l'8 e il 10 febbraio, che v ennero militarmente repressi, con cariche di cav alleria e numerosi arresti. Il
13 febbraio fu impedito a Garibaldi di tenere il suo discorso all'Assemblea Nazionale e, per protesta, il
giorno successiv o si dimise. [333] La sua dichiarazione di rinuncia all'incarico fu lungamente applaudita
dall'opposizione e da parte della maggioranza. Alla folla di francesi che attendev a Garibaldi fuori
dall'Assemblea, egli così si riv olse : «Io ho sempre saputo distinguere la Francia dei preti dalla Francia
repubblicana, che sono venuto a difendere con la devozione di un figlio.». [334][335]

La società protettrice degli animali


Garibaldi fu anche un difensore dei diritti degli Il cane di Garibaldi
animali. A seguito dell'acquisto da parte sua di metà
Durante la battaglia di San Antonio dell'8 febbraio
dell'isola di Caprera, av v enuto nel 1856 e finalizzato a
1846, sbucò dalle linee argentine, per raggiungere
fare del luogo la propria residenza, [337] Garibaldi –
quelle della Legione Italiana, un cane chiamato poi
come scriv e lo storico Denis Mack Smith – «più tardi si
Guerrillo (a volte citato nei testi come Guerillo o
fece sempre più v egetariano; lo stretto contatto con la
Guerello), finendo con una zampa spezzata da un
solitaria natura gli diede l'eccentrica credenza che gli
colpo di fucile. Garibaldi lo soccorse e lo adottò,
animali e perfino le piante av essero un'anima cui non
portandolo con sé anche nel viaggio di rientro in
si dov ev a nuocere. Div enuto mezzo v egetariano,
Italia del 1848. Divenne celebre nelle cronache dei
rinunciò quasi interamente anche a bere; ma ritenne il
tempi come il cane a tre zampe che seguiva
consueto gusto per i sigari». [338]
Garibaldi e il suo attendente Andrea Aguyar,
tenendosi costantemente all'ombra sotto l'uno o
l'altro cavallo. Non è dato sapere come e quando

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Nel 187 1 fu promossa da Garibaldi la prima società in sia morto. Scomparve dalle cronache dopo
Italia per la protezione degli animali: la Regia società l'Assedio di Roma del 1849 e si ipotizza che sia
torinese protettrice degli animali[339] contro i perito in tale circostanza.[336]
maltrattamenti che gli animali subiv ano sia in
campagna sia in città, specie da parte dei guardiani e dei conducenti. [340] Affermav a Garibaldi:
«Proteggere gli animali contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, da bere se
hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati da fatica o malattia, questa è la più bella v irtù del forte v erso
il debole». [341]

Gli ultimi anni e la morte a Caprera


Garibaldi coniò il detto l'«Internazionale è il sole
dell'av v enire», [342] per quanto riguardav a l'Internazionale;
prendendo posizione in fav ore della Comune di Parigi, fu eletto
deputato alla nuov a Assemblea Nazionale francese in div ersi
dipartimenti metropolitani: Sav oia, Parigi, Basso Reno, Digione
e Nizza[343] accettò per poi dare le dimissioni. [344]

Per le continue inondazioni del Tev ere Garibaldi propose un


L'incontro tra Garibaldi e Umberto I piano ideato da Alfredo Baccarini, ma v enne scartato per
l'elev ato bisogno finanziario. [345] Nel giugno del 187 2 Benedetto
Cairoli propose una legge sul suffragio univ ersale, mentre
Garibaldi il 1º agosto pubblicò un «Appello alla Democrazia». [346] Intanto le sue condizioni peggiorarono:
dal 187 3 ebbe bisogno delle stampelle, nel 1880 v errà portato in carrozzina.

Nella primav era del 187 9 organizzò il congresso, conv ocando 92 personalità rappresentativ e della
democrazia, di esse interv ennero in 62 il 21 aprile 187 9 in cui chiedev a l'abolizione del giuramento e
esprimev a il suo appoggio al suffragio univ ersale. [347] Portò con sua comunicazione il 26 aprile la
formazione della Lega della Democrazia, dai 44 membri di cui si effettuerà una commissione esecutiv a di
16 membri, un giornale v enne alla luce: La lega della Democrazia. Il loro mov imento av rà successo
portando all'elezione di ottobre del 1882 da 620.000 elettori a circa 2.000.000. [348]

Intanto av ev a scritto alcuni romanzi: nel 187 0 uscirono Clelia,


ambientato nel 1849 a Mentana, e Cantoni il volontario. Nel
187 4 fu pubblicato I Mille, la storia di una donna, Marzia, che,
trav estita da uomo, si univ a ai v olontari. Riv isitò le Memorie nel
187 1-187 2 giungendo nella riev ocazione alla campagna dei
Vosgi: rispetto alla v ersione precedente del testo inasprì i toni
contro Mazzini e la Chiesa. [349] Redasse in seguito Manlio, un
resoconto delle sue av v enture in Sud America e del suo ritorno
in Italia. I prov enti dei libri diminuirono nel corso del La famiglia Garibaldi nel 1878
tempo. [350] Nella sua v ita non si limitò a questi scritti, ma scrisse
anche due inni militari, un poema autobiografico in
endecasillabi, un Carme alla morte e v ari sonetti e rime, poi raccolti e pubblicati. [351]

Il 2 dicembre 187 4 Pasquale Stanislao Mancini propose al parlamento una rendita v italizia al condottiero;
il 19 dicembre v iene approv ata alla Camera (si contarono 307 si e 25 no), mentre il Senato l'approv ò solo
il 21 maggio 187 5; la pensione era di 50.000 lire annue a cui si aggiungev a una rendita annua. Garibaldi
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inizialmente rifiutò per poi accettarla l'anno successiv o. [352]

Il 26 gennaio 1880 sposò la piemontese Francesca Armosino, sua compagna da 14 anni e dalla quale ebbe
tre figli. Nel 1882 fece il suo ultimo v iaggio in occasione del sesto centenario dei Vespri: per tale
ricorrenza partì il 18 gennaio, prima giunse a Napoli che lascerà il 24 marzo raggiungendo Palermo il 28
marzo; durante il tragitto nella città regnò il silenzio in segno di rispetto. [353] Ritornerà a Caprera il 17
aprile. Poco dopo il ritorno la bronchite peggiorò, e per tre giorni Garibaldi v enne alimentato
artificialmente. Fu assistito dal medico di una nav e da guerra ancorata nell'isola v icina di La Maddalena
(La Cariddi) Alessandro Cappelletti e morì il 2 giugno 1882 alle 18.22, all'età di quasi 7 5 anni, [354] per una
paralisi della faringe che gli impedì di respirare. Nel testamento, una copia del quale è esposta nella casa-
museo sull'isola di Caprera, Garibaldi chiedev a espressamente la cremazione delle proprie spoglie, [355]
desiderio disatteso. La salma giace a Caprera nel cosiddetto Compendio garibaldino, in un sepolcro
chiuso da una massiccia pietra grezza di granito.

Le sue ultime parole, secondo quanto assicurato in seguito da


Francesca Armosino, furono: «Muoio col dolore di non v edere
redente Trento e Trieste». [356] Garibaldi, massone e anticlericale
conv into, deista ma non ateo [357] inserì nel proprio testamento
anche alcuni passaggi tesi a sv entare ev entuali tentativ i di
conv ersione alla religione cattolica negli ultimi attimi della v ita:

« Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il


prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il La tomba di Garibaldi, a Caprera
moribondo, e della confusione che sovente vi succede,
s'inoltra, e mettendo in opera ogni turpe stratagemma,
propaga coll'impostura in cui è maestro, che il defunto
compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di
cattolico: in conseguenza io dichiaro, che trovandomi in
piena ragione oggi, non voglio accettare, in nessun tempo,
il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d'un prete,
che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia
in particolare. E che solo in stato di pazzia o di ben crassa
ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad
un discendente di Torquemada[358] »

Cronologia
1807: nasce a Nizza.
1821: è iscritto nei registri dei marinai.
1824: primo viaggio in mare verso il Mediterraneo Orientale.
1833: a Taganrog entra in contatto con i mazziniani.
1834: partecipa ai moti di Genova.
1835: parte esule da Marsiglia verso il Sud America.
1839: combatte con il Rio Grande do Sul contro il Brasile centralista.
1839: incontra Anita, che sposerà nel 1842.
1843: combatte con l'Uruguay contro l'Argentina rosista.
1849: combatte per la difesa della Repubblica Romana.
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1852: si reca da Lima a Canton per acquistare guano.


1859: partecipa alla Seconda guerra d'Indipendenza come
generale dell'esercito piemontese, al comando dei Cacciatori
delle Alpi.
1860: spedizione dei Mille.
1862: nell'intento di liberare Roma, parte dalla Sicilia con 2.000
volontari, ma è fermato sull'Aspromonte.
1864: si reca a Londra, dove è accolto trionfalmente e incontra
Henry John Temple, III visconte Palmerston e Giuseppe Mazzini.
1866:

Partecipa alla Terza guerra d'Indipendenza. Comanda un


corpo di volontari che combatte in Trentino. Sconfigge gli
austriaci a Bezzecca. Torino, 18 aprile 1861, prima seduta
Viene eletto alle elezioni politiche nel collegio di Lendinara- del neocostituito Parlamento
Occhiobello, anche se poi optò per il suo vecchio collegio di Nazionale. Garibaldi pronuncia un
Ozieri, e al suo posto venne eletto Giovanni Acerbi. discorso contro il governo di Cavour
1867:

A settembre partecipa a Ginevra al Congresso per la pace.


A ottobre si mette a capo dei volontari che hanno invaso il
Lazio, ma viene fermato il 3 novembre a Mentana.
1870-71: partecipa alla guerra franco-prussiana a fianco dei
francesi.
1874: viene eletto deputato del Regno.
1879: fonda a Roma la Lega della Democrazia.
1882: muore a Caprera il 2 giugno.

Garibaldi e l'unificazione Targa commemorativa del viaggio in


Inghilterra
italiana
« Favorito dalla fortuna, io ebbi l'onore nei due mondi di
combattere accanto ai primi soldati, ed ho potuto
persuadermi che la pianta uomo nasce in Italia, non
seconda a nessuno; ho potuto persuadermi che quegli
stessi soldati che noi combattemmo nell'Italia meridionale,
non indietreggeranno davanti ai più bellicosi, quando
saranno raccolti sotto il glorioso vessillo
emancipatore.[359] »

La figura di Garibaldi è assolutamente centrale nel quadro del Risorgimento italiano, ed è stata oggetto di
infinite analisi storiografiche, politiche e critiche. La popolarità di Garibaldi, la sua capacità di sollev are le
folle e le sue v ittorie militari diedero un contributo determinante all'unificazione dello Stato italiano,
premiandolo con una popolarità enorme tra i contemporanei – solo a titolo di esempio si possono citare
le trionfali elezioni (nel 1860, poi nel 1861 al Parlamento subalpino e poi italiano) ov v ero il trionfo che gli
v enne tributato a Londra nel 1864 – e presso i posteri. [360]

Numerose furono, anche, le sconfitte. Fra le quali particolarmente brucianti furono quelle
dell'Aspromonte e di Mentana in quanto lo opposero a una parte rilev ante dell'opinione pubblica italiana,
che, in tutti gli altri episodi della sua v ita, lo av ev a grandemente amato.

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« (Catania) A Giuseppe Garibaldi che la notte del 18


agosto 1862 pronunziava da questa casa le storiche parole
« o Roma o Morte » il popolo catanese dedicava questa
lapide il 2 giugno 1883 primo anniversario della morte
dell'Eroe, a gloriosa memoria del fatto, ad aborrimento
perpetuo di tirannide. Epigrafe di Mario Rapisardi »

Garibaldi e il “sosia” inglese


Peard
Anche se è poco noto, al Gianicolo di Roma tra i Busti dei
patrioti sul Gianicolo è presente un busto dedicato a John
Whitehead Peard, intitolato “Il garibaldino inglese”, mentre nel
Dizionario Biografico Inglese [361] è citato come “L’inglese di
Garibaldi”. Peard era un capitano dei ranger della Cornov aglia
che, colpito dalla personalità di Garibaldi, decise di seguirlo
durante alcune sua campagne militari in Italia.
Sbarcato in Sicilia con la Spedizione Medici, durante la Lapide dedicata a Garibaldi, situata a
Spedizione dei Mille Peard v eniv a spesso scambiato e acclamato Catania
dalle folle come Garibaldi. Peard, d'accordo con gli altri ufficiali
garibaldini, decise di sfruttare questo fatto per inv iare false
informazioni telegrafiche da Eboli, disorientando i comandi borbonici, che pensarono di abbandonare
Salerno, dov e Peard entrò acclamato, con il consenso dello stesso Garibaldi. [362]

L’interesse anglosassone per Garibaldi


Già dal 1849, quando combattev a in difesa della
Repubblica Romana, la figura di Garibaldi era
molto famosa in Inghilterra, certamente più che
in altri paesi europei e tali sentimenti di affetto e
apprezzamento per l’Eroe dei due mondi sono
confermati nel 1864 dalla straordinaria
accoglienza che Garibaldi ricev ette all’epoca della
sua v isita in Inghilterra, superiore a qualsiasi
altro ev ento inglese ottocentesco, tranne, forse la
processione per il giubileo della regina. [363]

Secondo lo storico britannico Trev ely an


nell’Inghilterra del XIX secolo l’ammirazione per Garibaldi in visita in Inghilterra nel 1864 - accoglienza a
Londra Charing Cross
Garibaldi era originata dalle simpatie britanniche
per la causa dell’indipendenza italiana, ma anche
da alcune caratteristiche della personalità dell’Eroe dei due mondi, recepite particolarmente dagli
anglosassoni, che v edev ano in Lui il “rov er”, l’errante di grandi spazi per terra e per mare, il combattente
contro le av v ersità, il difensore degli oppressi, il patriota, l’uomo umano e generoso, tutte queste
caratteristiche riunite in un solo uomo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi [364] 29/60


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Il Trev ely an affermav a nel 1907 [364] che l’Inghilterra era il paese europeo dov e la passione per la causa
della libertà e unità italiana era più forte e disinteressata e dov e sarebbe stata sempre collegata a nomi
come By ron e Shelley , di Palmerston e Gladstone, Browning e Swinburne.

L’interesse per Garibaldi era presente negli ambienti culturali


anglosassoni già nel 1849, quando Hugh Forbes[365] era al fianco
di Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana, lo stesso
Forbes seguirà Garibaldi anche nella campagna del 1860-61,
risalendo dalla Sicilia v erso Napoli assieme ad altri ufficiali
britannici: Percy Wy ndham, John Dunne a capo di un
battaglione di siciliani che lo chiamav ano “Milordo” [366], Peter
Cunningham, John Whitehead Peard, il “sosia” di Garibaldi con
busto al Gianicolo e sv ariate decine di altri v olontari, che
saranno poi raggiunti dalla ”Legione Britannica”, corpo di circa
600 v olontari partito con il maggiore Sty les dal porto di
Harwich per sbarcare a Napoli il 15 ottobre, prendendo parte in
pratica ad un solo combattimento a Sant’Angelo alle mura di
Capua, perché l’arriv o dell’esercito di Vittorio Emanuele II
porrà fine alla impresa garibaldina. [367]
Secondo “The illustrated London news” del 20 ottobre 1860, il
numero complessiv o di v olontari britannici partiti per Garibaldi in Inghilterra nel 1864 a
raggiungere Garibaldi av rebbe raggiunto e superato il Londra Crystal Palace
migliaio. [368]

L’interesse degli inglesi per la causa italiana era fav orito anche dalla presenza sul suolo britannico di esuli
italiani, che assieme a Mazzini facev ano conoscere agli anglosassoni i problemi dell’unità italiana, anche
tramite associazioni come la “People’s International League” fondata nel 1847 , sostituita dopo il 1856
dalla “Emancipation of Italy Fund Committee” con Aurelio Saffi, Jessie White e Felice Orsini che
effettuav ano tour di conferenze per il pubblico anglosassone interessato.

Altre associazioni britanniche filo-italiane anche di raccolta


fondi erano la ”Italian refugee fund” del 1849, la “Society of the
Friends of Italy ” sostenuta anche da Caroline Ashurst Stansfeld,
il “Garibaldi Fund” del 1859, che nel 1860 con le sue sezioni
locali raccogliev a finanziamenti per la causa dell’unità italiana a
Glasgow, Edimburgo, Londra, Aberdeen, Liv erpool, Sheffield,
Birmingham, Bilston, Darlaston, Dudley , Leeds, Newcastle,
Rochdale, Bristol, Lisburn, Manchester.
Nel 1860 v enne fondato il “Garibaldi Special Fund” per Garibaldi in Inghilterra nel 1864 al
finanziare l’inv io in Italia della Legione Britannica (1860) o Guildhall
“Garibaldi Excursionists” per ev itare problemi diplomatici,
seguita dopo il 1860 dalla “Garibaldi Italian Unity Committee”,
per il completamento dell’unità italiana con gli altri territori ancora da annettere. [369]

Anche se è trascorso molto tempo dalle affermazioni dello storico Trev ely an, possiamo senz’altro
affermare che l’interesse per Garibaldi, le sue imprese e la sua personalità è ancora ben presente
nell’ambiente culturale anglosassone, oltre che in tanti altri paesi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 30/60
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Garibaldi e Cavour
Garibaldi non ebbe mai rapporti sereni con Cav our. Da un lato,
semplicemente non av ev a fiducia nel pragmatismo e nella
realpolitik di Cav our, ma prov av a anche risentimento personale
per av er ceduto la sua città natale di Nizza alla Francia, nel
1860. Garibaldi confidò al suo medico curante Enrico Albanese:

« La patria non si baratta, né si vende per Dio! Quando i


posteri esamineranno gli atti del governo e del Parlamento
italiano durante il risorgimento italiano, vi troveranno cose
da cloaca. Povera Nizza! Io feci male a non parlare
chiaramente, a non protestare con energia, a non dire là in
Parlamento, a Cavour, che era una canaglia, e a quei che
ne volevano votare la rinunzia che erano tanto vili.[370] »

Garibaldi e Cavour intenti a costruire


D'altro canto si sentiv a attratto dal monarca piemontese. Certo,
lo stivale (l'Italia) in una vignetta
scriv endo all'ambasciatore sardo in Francia, Cav our promettev a satirica del 1861
all'imperatore che av rebbe fermato Garibaldi. Ma, in realtà, non
ostacolò seriamente la partenza da Quarto della spedizione dei
Mille. Permise a div ersi ufficiali dell'Esercito sabaudo di raggiungere Garibaldi in Sicilia. Infine, inv iò le
truppe che permisero la definitiv a sconfitta di Francesco II.

Appartenenza massonica
La carriera di Garibaldi nella massoneria cominciò con la sua iniziazione nel 1844 nella Loggia "Asil de la
Vertud" a Montev ideo [371] e culminò con la suprema carica di Gran maestro del Grande Oriente d'Italia,
col 33º grado del Rito scozzese, ricev uto a Torino l'11 marzo 1862, quando fu nominato Presidente del
Supremo Consiglio, e con la carica di Gran Hy erophante del Rito di Memphis e Misraim nel 1881. Il
Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi scozzesi dal 4º al 33º e a condurre il rito furono sei
massoni, tra cui Francesco Crispi. Tra i più famosi garibaldini, molti erano i massoni, come Nino Bixio,
Giacomo Medici, Stefano Turr. [372] Durante il soggiorno a Ischia nel 1864, dov e si tenev a un consiglio di
guerra, Garibaldi dov ette dimettersi da Gran Maestro dell'ordine per troppi problemi di salute. [373]

Cittadinanza onoraria
A Garibaldi è stata conferita la cittadinanza onoraria di San Marino il 24 aprile del 1861.
Precedentemente, il 30 luglio del 1849, Giuseppe Garibaldi, braccato dalle truppe austriache, trov ò
scampo per sé e i suoi armati nella Repubblica del Titano.

Impiego linguistico
In italiano la parola garibaldino, nata come sostantiv o per indicare chi combattev a con il generale, è
utilizzata anche come aggettiv o, con il significato di audace ed eroico, oppure riferito a imprese
organizzate senza un'approfondita preparazione e senza grandi infrastrutture a supporto.

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Appellativi
L'appellativ o di "duce" era stato dato dai garibaldini al loro comandante, Garibaldi. La parola deriv a dal
latino dux "condottiero" o "guida", della storia romana (dal v erbo ducere, "condurre"), e com'è noto, sarà
mutuata da Gabriele D'Annunzio per l'impresa di Fiume e infine da Benito Mussolini, al quale è ormai
legata nella storiografia politica e nell'immaginario. [374]

Il soprannome eroe dei due mondi lo condiv ide col generale francese eroe della Guerra di indipendenza
americana Gilbert du Motier de La Fay ette. [375]

Garibaldi v enne appellato dalla storiografia successiv a anche come "braccio del Risorgimento", così come
Mazzini ne era la "mente". [376]

Musei
La fabbrica di candele dov e egli lav orò con Meucci è ancora esistente. Dal 1980 l'immobile ospita il
Garibaldi-Meucci Museum ed è stato dichiarato monumento dello Stato di New Y ork e monumento
nazionale degli Stati Uniti d'America. Presso il Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano a Roma,
sono conserv ati i pantaloni di Garibaldi, v eri e propri jeans per stoffa e modello, tra i primi esempi in
assoluto nella storia di questo indumento.

A Collescipoli, frazione del comune di Terni è conserv ato il Beccaccino, piccola imbarcazione di circa 4
metri. L'imbarcazione ha una rilev anza storica in quanto Giuseppe Garibaldi la utilizzò per fuggire, anche
con l'aiuto di patrioti ternani, da Caprera nel 1867 . Il beccaccino fu donato da Garibaldi a Barberini i cui
eredi a loro v olta lo donarono al Comune di Terni.

Le Mostre su Garibaldi sono state numerose; celebre fu quella "garibaldina" del 1932, a Roma, per il
cinquantesimo della morte.

Impegno civile
Garibaldi, pur ritenendo lecita l'uccisione di nemici in battaglia e traditori in tempo di guerra, a partire dal
1861 si batté per l'abolizione della pena di morte, proponendo v arie v olte una legge che la abolisse dal
Codice penale v igente. [377]

Come detto, il generale fu un grande amante della natura[378] e degli animali, dei quali si v olle circondare
anche nella sua residenza di Caprera; questo grande amore si palesò quando nel 187 1, anno nel quale
Giuseppe Garibaldi, su esplicito inv ito di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, contessa di
Southerland, incaricò il suo medico personale, il dottor Timoteo Riboli, con studio in Torino, al n.2
dell'attuale v ia Lagrange, di costituire una Società per la Protezione degli Animali, annov erando la signora
Winter e Garibaldi come soci fondatori e presidenti onorari; oggi la società è nota come Ente Nazionale
Protezione Animali (ENPA). Attualmente l'ENPA è il più antico e importante ente di protezione e
salv aguardia animale in Italia. In seguito a queste riflessioni e azioni animaliste, Garibaldi div enne quasi
v egetariano in tarda età e rinunciò alla caccia, che era stata una sua grande passione fin da giov ane, in
nome del rispetto della v ita degli animali. [338][340][341]

Un altro grande impegno dell'eroe dei due mondi, come accennato, fu quello per la pace tra i popoli:
nonostante le numerose guerre, egli ritenev a lecito usare la forza militare solo per liberare le nazioni e
difendersi dai nemici, manifestando altrimenti una forte conv inzione pacifista e umanitaria. [379]
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Garibaldi criticò le misure prese contro il brigantaggio postunitario dal nuov o gov erno italiano, come
l'uso della legge marziale e la feroce repressione [380], nonché la rigida estensione della lev a militare
obbligatoria piemontese al sud Italia, che giudicav a controproducente, preferendo l'entusiasmo
v olontaristico che av ev a animato i suoi eserciti. [381]

Reparti militari
Legione italiana
Cacciatori delle Alpi
I Mille
Esercito meridionale
Corpo Volontari Italiani

Influenza culturale

Filatelia
Le emissioni filateliche realizzate in Italia, per onorare l'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi sono
numerose. L'effigie di Garibaldi compare sui primi francobolli commemorativ i italiani emessi nel 1910 per
celebrare la liberazione della Sicilia e il Plebiscito dell'Italia Meridionale. [382] Questi sono i primi
francobolli italiani commemorativ i a non recare solo l'effigie del re o lo stemma dei Sav oia. Inoltre erano
v enduti soltanto in Meridione e in Sicilia con un sov rapprezzo, non indicato sul francobollo, di 5
centesimi ed erano utilizzabili soltanto per la corrispondenza diretta all'interno del regno. Nel 1932 fu
dedicata la lunga serie di 17 francobolli per celebrare il cinquantenario della morte. Altri 2 francobolli
v ennero emessi nel 1957 per il 150º anniv ersario della nascita.

Il v olto di Garibaldi appare anche nella serie del 1959 per il centenario della seconda guerra di
indipendenza; nella serie del 1960 per il centenario della Spedizione dei Mille; nel 197 0 per il centenario
della partecipazione di Garibaldi alla guerra Franco-Prussiana e nel 1982 è stato celebrato il centenario
della morte. L'ultimo francobollo che gli è stato dedicato è stato emesso il 4 luglio 2007 per il secondo
centenario della nascita. Vi è rappresentato in primo piano un ritratto di Garibaldi, sullo sfondo
un'immagine della casa natale a Nizza.

Oltre all'Italia anche la Repubblica di San Marino, l'Unione Sov ietica, l'Uruguay , gli Stati Uniti d'America e
il Principato di Monaco hanno dedicato delle emissioni filateliche a Giuseppe Garibaldi. La Francia,
nonostante sia molto legata alla figura di Garibaldi, non gli ha mai dedicato un francobollo. Nel 2007 , in
occasione del Bicentenario Garibaldino, un'iniziativ a popolare ha indetto una petizione online per far
emanare un francobollo dedicato all'Eroe dei due Mondi.

Filatelica italiana

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Regno d'Italia 1910 - Regno d'Italia 1910 - Francobollo del Regno Francobollo del Regno
Liberazione della Sicilia - Plebiscito Meridionale - d'Italia del 1932 d'Italia del 1932
Cinquantenario Cinquantenario
Garibaldino - Garibaldi Garibaldino - francobollo
con Nino Bixio - espresso aereo, il primo
al mondo -

Francobollo del Regno Repubblica Italiana 1957 Repubblica Italiana 1959 Repubblica Italiana 1959
d'Italia del 1932 - 150º anniversario della centenario della seconda centenario della seconda
Cinquantenario nascita e 75º guerra di indipendenza - guerra di indipendenza -
Garibaldino - anniversario della morte Garibaldini alla battaglia Vittorio Emanuele II,
di Giuseppe Garibaldi di San Fermo - Garibaldini, Cavour e
Mazzini -

Repubblica Italiana 1960 Repubblica Italiana 1970 Repubblica Italiana 1982 Repubblica Italiana 2007
- Centenario della - Centenario della - Centenario della morte - Bicentenario della
Spedizione dei Mille - partecipazione di Giuseppe Garibaldi - nascita di Giuseppe
garibaldina alla guerra Garibaldi -
franco-prussiana -

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Repubblica Italiana 2011 Repubblica Italiana 2011


- emissione per celebrare - 150º anniversario della
i 150 anni dell'Unità cittadinanza onoraria
d'Italia - sammarinese a Garibaldi
-

Filatelica mondiale

Unione Sovietica 1957 Stati Uniti d'America Ungheria 1960 - Unione Sovietica 1982 -
1959 - Campioni della Centenario dell'Unità Centenario della morte di
Libertà - d'Italia - Garibaldi -

Repubblica di San Principato di Monaco Uruguay Uruguay 1882-1982


Marino 2007 - 2007 - Bicentenario della
Bicentenario della nascita di Garibaldi -
nascita di Garibaldi -

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Uruguay 2007 - Uruguay 2007 -


Bicentenario della Bicentenario della
nascita di Garibaldi - nascita di Garibaldi -

Marineria
Garibaldi fu nel tempo comandante della marina uruguay ana e a capo della Marina dittatoriale siciliana.

Nel tempo molte sono le imbarcazioni a lui intitolate:

tra quelle civili, degna di nota è la goletta Leone di Caprera, costruita da emigrati italiani, che, nel 1880, con
tre uomini di equipaggio, compì la traversata atlantica dall'Uruguay all'Italia.
tra le navi militari l'attuale portaerei Garibaldi, il precedente Garibaldi, incrociatore leggero poi trasformato in
incrociatore missilistico che ha servito sia nella Regia Marina, sia nella Marina Militare, durante la seconda
guerra mondiale e andando più indietro nel tempo l'incrociatore protetto Garibaldi affondato nel corso della
prima guerra mondiale e la pirofregata Garibaldi. Il cacciatorpediniere Leytenant Ilin della classe Orfej,
appartenente alla marina imperiale russa, fu rinominato Garibaldi il 3 luglio 1919 dal nuovo governo sovietico,
salvo cambiare nome in Voyk ov il 14 febbraio 1928[383].

Monumenti a Garibaldi
In gran parte delle città italiane esiste almeno una statua di Garibaldi, quasi tutte queste statue hanno una
caratteristica comune, in esse lo sguardo di Garibaldi è sempre riv olto v erso Roma, città che non riuscì
mai a conquistare.

La statua presente sull'isola di Caprera inv ece guarda v erso le bocche di Bonifacio in direzione della sua
nativ a Nizza. Nella stessa Nizza esiste un altro monumento nella omonima piazza Garibaldi che riv olge lo
sguardo v erso Torino. Il primo monumento all'eroe ancora v iv ente fu posto nel 1867 in Luino sul Lago
Maggiore, dov e Garibaldi combatté il 15 agosto 1848 la sua prima battaglia in territorio italiano contro
una guarnigione austriaca. Anche a S. Eufemia d'Aspromonte v i si può v isitare un piccolo museo ov e sono
raccolti oggetti dei garibaldini e dov e sono esposte fotografie dell'epoca. Viv e ancora, protetto da
transenne, il pino gigantesco al quale l'eroe si appoggiò dopo essere stato ferito.

Monumenti italiani

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Bologna: in via Brescia: nell'omonima Carrara: nell'omonima Castelfidardo Parco di


Indipendenza piazza piazza Antonio Giusti 2017

Catania: in via Etnea Civitavecchia (Roma): Genova: in piazza De La Spezia: nei Giardini
nell'omonimo viale Ferrari Pubblici

Lendinara (Rovigo): Livorno: nell'omonima Loreto (Ancona): Lucca: in piazza del


nell'omonima via piazza nell'omonima piazza Giglio

Mantova: in piazza dei Marsala: in piazza della Milano: in piazzale Napoli: nell'omonima
Mille Vittoria Cairoli piazza

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Parma: nell'omonima Ravenna: nell'omonima Reggio Calabria: Roma: nell'omonimo


piazza piazza nell'omonima piazza piazzale

Rovigo: nell'omonima Sanremo: in corso Savona: in piazza Eroe Torino: in corso Cairoli
piazza Imperatrice, opera di dei due Mondi
Leonardo Bistolfi (1908)

Trapani: nell'omonima Tricesimo (Udine): Venezia: nel viale Intra di Verbania: in


piazza nell'omonima piazza omonimo, opera di piazza Don Minzoni
Augusto Benvenuti
(1885)

Vicenza: in piazza del


Castello

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Monumenti nel mondo

Argentina, Buenos Aires: Argentina, Rosario: Argentina, Rosario: Argentina, Rosario: busto
monumento equestre a monumento in plaza statua di Giuseppe situato nel cortile esterno
Giuseppe Garibaldi in Italia, nel Parco Garibaldi in plaza Italia. dell’Ospedale Italiano
plaza Italia Independencia. Dichiarato monumento Garibaldi. Opera dello
Realizzato in marmo di storico nazionale dalla scultore italiano Erminio
Carrara dall'italiano Camera dei Deputati Blotta
Alessandro Biggi nel argentina
1885

Brasile, Azenha Porto Brasile, São José do Bulgaria, Sofia: piccola Francia, Digione: busto
Alegre: statua di Norte: busto di Giuseppe statua di Giuseppe di Giuseppe Garibaldi in
Giuseppe e Anita in Garibaldi nella praça Garibaldi nell'omonima place Garibaldi
piazza Garibaldi Central piazza

Francia, Nizza: Francia, Parigi: statua di Russia, Taganrog: San Marino: busto di
monumento a Giuseppe Giuseppe Garibaldi monumento a Giuseppe Giuseppe Garibaldi.
Garibaldi in place situata nello square Garibaldi Realizzato da Stefano
Garibaldi Cambronne Galletti nel 1882

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Stati Uniti d'America, Turchia, Istanbul: lapide Ungheria, Budapest: Ungheria, Budapest:
New York: monumento realizzata in memoria di monumento a Giuseppe targa dedicata a
dedicato a Giuseppe Giuseppe Garibaldi su Garibaldi Giuseppe Garibaldi
Garibaldi ad opera di iniziativa della Società collocata nell'omonima
Giovanni Turini ed eretto Operaia Italiana via
nel 1888

Uruguay, Salto:
monumento a Giuseppe
Garibaldi

Immagini di Garibaldi

Giuseppe Garibaldi Accompagnatori di Garibaldi pesca a


Garibaldi a Caprera Caprera

Le donne di Garibaldi
In seguito alla morte di Anita, Garibaldi intesse relazioni sentimentali con div erse donne. Si accompagnò
con la nobile inglese Emma Roberts fino al 1856 e a lei intitolò una delle sue nav i. [384] Altra donna
ricordata dal Garibaldi era la contessa Maria Martini della Torre, conosciuta a Londra nel 1854, [385] Di

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brev e durata fu il rapporto con Paolina Pepoli v edov a trentenne, nipote di Gioacchino Murat. [386]

La baronessa di origini inglesi Maria Esperance v on Schwartz, figlia di un banchiere, v edov a del cugino del
padre che si era suicidato, [387] v ide per la prima v olta il nizzardo nel 1849, poi nel 1857 giunse a Caprera e
v i ritornò l'anno seguente, quando Garibaldi le chiese di div entare la madre dei suoi figli la donna v olle
rifletterci sopra. [388] In seguito i sentimenti si indebolirono, anche per colpa di un'altra donna, Battistina
Rav ello, che serv iv a Garibaldi a Caprera. Da lei nel 1859 ebbe una figlia, chiamata Anita e battezzata con il
nome di Anna Maria Imeni.

Altra donna importante nella v ita di Garibaldi fu Giuseppina Raimondi, la giov ane ragazza colpì l'eroe per
il coraggio dimostrato, i due si sposarono a Fino Mornasco il 24 gennaio 1860, ma presto [389] ricev ette
una lettera che lo av v ertì di un amante della donna, [390] Garibaldi chiese alla donna se fosse v ero quello
che v i era scritto e Raimondi, già incinta, non negò nulla, il nizzardo otterrà l'annullamento del
matrimonio tempo dopo, nel 187 9. [391]

Dal 1865 av rà il conforto di Francesca Armosino, sua terza moglie, con cui av ev a parecchi anni di
differenza. Era la balia dei figli di sua figlia Teresita. Da lei ebbe tre figli di cui uno morì a 18 mesi.

I figli di Garibaldi
Garibaldi, dalla prima moglie Anita Garibaldi, morta nel 1849
presso Rav enna, ebbe 4 figli[392]:

Domenico Menotti Garibaldi[393] (Mostardas, 16 settembre 1840


– Roma, 22 agosto 1903)
Rosa Garibaldi, detta Rosita (1843 – 23 dicembre 1845), morta
per vaiolo all'età di 2 anni a Montevideo.
Teresa Garibaldi (22 febbraio 1845 – 1903), detta Teresita, in
ricordo della sorella del padre morta in tenera età, moglie del
Generale garibaldino Stefano Canzio.
Ricciotti Garibaldi (Montevideo, 24 febbraio 1847 – Riofreddo, 17
luglio 1924)
Dalla domestica Battistina Rav ello, inv ece, Garibaldi ebbe:

Garibaldi con l'ultima moglie


Anna Maria Imeni Garibaldi, detta Anita
Francesca Armosino; nell'ultima
Ebbe tre figli inv ece dalla terza moglie Francesca Armosino: parte della sua vita Garibaldi viene
spesso fotografato da seduto, perché
Clelia Garibaldi si trovava costretto a muoversi su
Rosita (morta piccola). una sedia a rotelle
Manlio Garibaldi
È possibile che Garibaldi abbia av uto una figlia naturale,
Giannina Repubblica Fadigati (8 ottobre 1868 – 24 nov embre 1954), ufficialmente figlia del nobile
cremonese Paolo Fadigati, amico e seguace di Garibaldi. La nascita di Giannina Repubblica non sarebbe
stata frutto di un tradimento, ma di un v ero e proprio accordo tra Garibaldi e i coniugi Fadigati: Paolo
Fadigati sarebbe stato infatti un ammiratore talmente ferv ente dell'Eroe dei Due Mondi da v oler "allevare
un figlio di sangue garibaldino". [394]

Onorificenze

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Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia


«Per militari benemerenze in considerazione dei servizi prestati quale
comandante del Corpo Cacciatori delle Alpi, durante l'intera campagna del
1859.[395]»
— 16 gennaio 1860[396] R.D. n. 42
Medaglia d'Oro al Valor Militare
«Per le prove d'intrepidezza e bravura nei combattimenti contro gli austriaci a
Varese e Como.[395]»
— maggio 1859
Medaglia commemorativa dei 1000 di Marsala

Medaglia d'Argento ai Benemeriti della Liberazione di Roma 1849-1870


Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia

Cittadinanza Onoraria di San Marino

— 24 aprile 1861

Note
1. ^ Il nome trascritto nel 1807 sul certificato di battesimo era registrato in francese come Joseph-Marie
Garibaldi (Estratto dell'atto di nascita, p.14 (http://www.pnveneto.org/wp-content/uploads/2007/12/joseph-mar
ie-garibaldi.pdf) Archiviato (https://web.archive.org/web/20160408035056/http://www.pnveneto.org/wp-content/
uploads/2007/12/joseph-marie-garibaldi.pdf) il 8 aprile 2016 in Internet Archive.). La contea di Nizza fece
parte del Ducato di Savoia, poi Regno di Sardegna, dal medioevo fino al 1797 (in Michele Ruggiero, Storia del
Piemonte, Piemonte in Bancarella, Torino 1979), poi nel periodo Napoleonico fu una provincia annessa
all'Impero francese e infine fu reintegrata nel Regno di Sardegna nel 1814 (La storia delle province liguri (htt
p://www.francobampi.it/liguria/rattazzi/storia_province.htm) Archiviato (https://web.archive.org/web/201002111
32614/http://www.francobampi.it/liguria/rattazzi/storia_province.htm) il 11 febbraio 2010 in Internet Archive.)
sette anni dopo la nascita di Garibaldi, che fu di lingua e cultura italiana come lo era la sua famiglia d'origine.
2. ^ AA.VV., La fabrique des héros, Maison des Sciences de l'Homme, 1999, p. 11, ISBN 2-7351-0819-8.
3. ^ La scuola per i 150 anni dell'Unità I protagonisti: Garibald, su 150anni.it. (archiviato il 27 ottobre 2014).
4. ^ Alberto D'Alfonso, Garibaldi: il lessico infiammato, Treccani. (archiviato il 28 ottobre 2014).
5. ^ Nizza annessa alla Francia durante l'epopea napoleonica tornò ai Savoia nel 1815. Nel 1860 fu
definitivamente annessa alla Francia in seguito alla firma degli Accordi di Plombières (1858) e del Trattato di
Torino (1860), come compenso territoriale, assieme alla Savoia, per l'aiuto militare dato dalla Francia alla
unificazione italiana.
6. ^ Carcassi, pag. 11
7. ^ Possieri, p. 53
8. ^ Estratto del registro dei battesimi della chiesta di Saint-Martin-Saint-Augustin a Nizza (1807) : « L'an mil
huit cent sept le jour dix neuf du mois de juillet a été baptisé par moi soussigné Joseph Marie né le quattre
du courant fils du Sr Jean Dominique Garibaldi, négociant et de Mad. Rose Raymondo, mariés en face de
l'église, de cette succursale. Le Parrain a été le Sr Joseph Garibaldi négotiant, la Marraine Madlle Julie Marie
Garibaldi sa sœur mes paroissiens, le parrain a signé, la marraine déclare ne savoir. Le père présent qui a
signé. Mess. Félix Gustavin et Michel Gustavin témoins qui a signé. Pie Papacin, recteur de Saint Martin. »
9. ^ Francesco Pappalardo, Il mito di Garibaldi: vita, morte e miracoli dell'uomo che conquistò l'Italia, pag 31,
Piemme, 2002, ISBN 978-88-384-6494-2.
10. ^ Scirocco, p. 4

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 42/60
24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia

11. ^ (EN) Anthony Valerio, Anita Garibaldi: a biography, Praeger, 2001. (consultabile anche online (http://books.
google.it/books?id=gfwNAQAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%22&dq=%22Rosa+Nicoletta+Rai
mondi+%22&hl=en&sa=X&ei=qcHKUZTuHcjHPKrbgOgI&redir_esc=y) Archiviato (https://web.archive.org/we
b/20131005053403/http://books.google.it/books?id=gfwNAQAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%2
2&dq=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%22&hl=en&sa=X&ei=qcHKUZTuHcjHPKrbgOgI&redir_esc=y) il 5
ottobre 2013 in Internet Archive.)
12. ^ Franca Guelfi, Dir bene di Garibaldi, Il melangolo, 2003, ISBN 978-88-7018-473-0. (consultabile anche
online (http://books.google.it/books?id=slJmAAAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%22&dq=%22R
osa+Nicoletta+Raimondi+%22&hl=en&sa=X&ei=qcHKUZTuHcjHPKrbgOgI&redir_esc=y) Archiviato (https://w
eb.archive.org/web/20131005061242/http://books.google.it/books?id=slJmAAAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicolett
a+Raimondi+%22&dq=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%22&hl=en&sa=X&ei=qcHKUZTuHcjHPKrbgOgI&redi
r_esc=y) il 5 ottobre 2013 in Internet Archive.)
13. ^ Geni (https://www.geni.com/people/Maria-Elisabetta-Garibaldi/6000000017098713645) Archiviato (https://w
eb.archive.org/web/20180313155351/https://www.geni.com/people/Maria-Elisabetta-Garibaldi/6000000017098
713645) il 13 marzo 2018 in Internet Archive.
14. ^ Geni (https://www.geni.com/search?search_type=people&names=Teresa+Garibaldi)
15. ^ Si veda, fra gli altri, il dettaglio elaborato in Sacerdote, pp. 26-31
16. ^ Il punto debole della teoria, che lo vedeva imparentato, in qualità di illustre avo, con il barone Teodoro Von
Neuhof e trovava spunto dal termine garo, «pronto alla battaglia» e da bald, «audace» era la mancanza di
documentazione sul matrimonio fra Joseph Baptist Maria Garibaldi e Katharina Amalie Von Neuhof
17. ^ Gian Luigi Alzona, Gli antenati liguri di Giuseppe Garibaldi: genealogie e notizie biografiche alla luce di
documenti inediti, pag 156 (seconda edizione), Genesi, 2007, ISBN 978-88-7414-172-2.
18. ^ si veda anche: Possieri, pp. 47-48
19. ^ «all'età di sette anni strappò le ali ad un grillo, pentendosi poi piangendo» Giuseppe Guerzoni, Garibaldi,
pag 11, Firenze, Barbera, 1882.
20. ^ Dumas, p. 14
21. ^ a b Smith, p. 7
22. ^ «Essendo io più disposto a giuocare ed a vagabondare che a lavorare», si veda Dumas, p. 15
23. ^ Dumas, p. 5.
24. ^ Possieri, p. 48
25. ^ Dumas, p. 15
26. ^ Antonella Grignola, Paolo Ceccoli, Giunti, 2004, Garibaldi, pag 10, ISBN 978-88-440-2848-0.
27. ^ Romano Ugolini, Garibaldi: genesi di un mito, Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Comitato di
Roma, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1982
28. ^ Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie province del Regno col sistema metrico
decimale. Approvate con decreto 20 maggio 1877, n. 3846, Roma, Stamperia Reale, 1877
29. ^ (si ipotizzano precedenti imbarchi come passeggero) Possieri, pag 57-58 e 75
30. ^ a b c Scirocco, p. 7
31. ^ «il migliore capitano che io abbia conosciuto» In Albano Comeli, Comitato pro Casa di Garibaldi in
Montevideo, Comitato pro Casa di Garibaldi in Montevideo, 1951, Giuseppe Garibaldi nell'Uruguay: e la sua
casa, in Montevideo, Museo Garibaldino d'America . Note storiche e cronaca, pag 14.
32. ^ Sacerdote, p. 63
33. ^ a b c d e Scirocco, p. 8
34. ^ Dumas, p. 19
35. ^ Era il tempo dell'insurrezione dei greci contro il potere turco ed erano frequenti gli avvistamenti dei pirati in
quelle acque, da Scirocco, p. 8
36. ^ a b Smith, p. 8
37. ^ Possieri, p. 60
38. ^ Dumas, p. 20
39. ^ Conferenza svolta nella primavera del 2007 presso l'Istituto per l'Oriente di Roma.
40. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 11, BiblioLife, 2010, ISBN 978-1-149-38210-3.
41. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 10, Mursia, 1982.
42. ^ Scirocco, p. 9
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 43/60
24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia

43. ^ Scirocco, p. 10
44. ^ Si veda: A. V. Vecchi, Memorie di un luogo tenente di vascello, Roma, Voghera, 1896 pag 163, riportato
anche in: Possieri, pp. 61-62
45. ^ Pino Fortini, Giuseppe Garibaldi marinaio mercantile pp. 31-32, Roma, C. Corvo, 1950.
46. ^ La prima infarinatura politica ricevuta dal condottiero, si veda: Possieri, p. 60
47. ^ Alcune sue province, come l'Egitto, s'erano di fatto già rese autonome fin dal 1805, con Mehmet Ali,
mentre altre, come la Grecia, ambivano alla più totale indipendenza.
48. ^ Non è però del tutto escluso che tale definizione potesse avere a che fare anche con gli ideali della
Massoneria che, del resto, Garibaldi abbracciò più tardi con forte convinzione.
49. ^ Si pensa che il Credente fosse il giornalista e scrittore Giovanni Battista Cuneo, ma difficilmente poteva
esserlo in quanto all'epoca era inquisito e non poteva percorrere certe rotte liberamente, l'incontro fra i due in
ogni caso è documentato in seguito al tempo in cui Garibaldi si trovava in America, si veda fra gli altri:
Scirocco, p. 20
50. ^ Riportato in Scirocco, p. 18
51. ^ Dumas, p. 23
52. ^ Garibaldi Giuseppe, in collaborazione con Museo di Palazzo Venezia Museo centrale del Risorgimento,
Garibaldi, arte e storia: Storia, pag 22, Centro Di, 1982, ISBN 978-88-7038-062-0.
53. ^ Scirocco, p. 20
54. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, di Giuseppe Guerzoni, pag 40, G. Barbèra, 1882.
55. ^ Sacerdote, p. 89
56. ^ Possieri, p. 68
57. ^ Da Matricola del 183S, vol. I, pag. 392
58. ^ Prova è il suo nome da rivoluzionario, Borel, in quanto si trattava di uno dei partecipanti alla spedizione di
Savoia, dipinto come un martire, uno dei patrioti fucilati dall'esercito piemontese dopo la fallita invasione della
Savoia del 3 febbraio 1834. Si veda Scirocco, p. 22
59. ^ Alcune delle persone che cerca di arruolare sono militari che riferiscono il tutto ai superiori. Si veda
Scirocco, pp. 22-23
60. ^ I biografi ipotizzano in questa decisione il voler isolare i due uomini, ma valida è anche l'ipotesi più
semplice, di una richiesta di uomini con esperienza in vista di un viaggio impegnativo: si veda Scirocco, p. 23
61. ^ a b Possieri, p. 69
62. ^ Dumas, p. 28
63. ^ Dumas, p. 29
64. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 20, Mursia, 1982.
65. ^ Le fonti non trovano accordo sulla data, si veda anche Scirocco, p. 24
66. ^ Prima venne portato a Grasse e poi condotto a Draguignan in attesa di ordini da Parigi Garibaldi fuggì
nell'attesa da una finestra, si veda Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 22, BiblioLife, 2010, ISBN 978-1-149-
38210-3.
67. ^ Cantò il Dio della gente onesta di Pierre-Jean de Béranger (1780-1857), si veda Dumas, p. 31-32
68. ^ Scirocco, p. 25
69. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 22, Mursia, 1982.
70. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 23, Mursia, 1982.
71. ^ Il motivo per cui ufficialmente non poteva farsi assumere come secondo era la documentazione necessaria
che non poteva esibire, si veda Scirocco, p. 26
72. ^ Smith, p. 13
73. ^ Dumas, p. 34
74. ^ Si ipotizza che fu lui a iniziarlo alla Giovine Europa; esiste la testimonianza di Agostino Ruffini della
presenza di Ghiglione in un porto di mare francese, probabilmente Marsiglia, intorno al 7 giugno, mentre in
una successiva lettera di Garibaldi, scritta in Brasile, indirizzata a Mazzini afferma di conoscere Ghiglione, si
veda Scirocco, p. 27
75. ^ Luigi Palomba, Vita di Giuseppe Garibaldi, pag 12, E. Perino, 1882.
76. ^ Giuseppe Garibaldi, Edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi: Epistolario, vol. 1, 1834-1848,
pag 6, L. Cappelli, 1932.

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77. ^ Sacerdote, p. 118


78. ^ Luigi Rossetti, esule che dal 1827 si trovava a Rio divenne amico di Garibaldi al primo sguardo, quasi un
fratello. Come lui stesso ricorda citato in Dumas, p. 38
79. ^ Si trattava di una richiesta impossibile in quanto potevano rilasciarla solo gli Stati di diritto, si veda anche
Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 125, Mursia, 1982.
80. ^ Corsaro era chi al servizio del governo cedeva parte del bottino conquistato, ufficialmente riconosciuto dalle
leggi internazionali, tale figura venne poi abolita dal congresso di Parigi del 1956, si veda: Possieri, p. 113
81. ^ Domus mazziniana, Bollettino della Domus mazziniana, Volumi 14-15 , pag 10, Domus Mazziniana, 1968.
82. ^ Asil della Vertud, irregolare in quanto non era riconosciuta da quelle principali, si veda Lauro Rossi,
Garibaldi: vita, pensiero, interpretazioni: dizionario critico , pag 193, Gangemi, 2008, ISBN 978-88-492-1481-
9.
83. ^ Anche lui al momento si trovava in prigione, nella fortezza do Mar a Bahia, i due poi usciranno entrambi di
prigione. Si veda Dumas, p. 38-39
84. ^ Appare più probabile che sia stata firmata all'inizio del 1837, quando ferito si trovava a Montevideo per
ristabilirsi, si veda Scirocco, p. 45
85. ^ Alcuni biografi assegnano erroneamente la nave all'eroe, si veda Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi,
vol. 1, 1834-1848, pag 62, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1964.
86. ^ A quei tempi sosterrà economicamente più volte Garibaldi. Si veda Sacerdote, pp. 116-117
87. ^ Scirocco, p. 46
88. ^ l'elenco varia a seconda dei resoconti, Le memorie ad esempio riportano 16 uomini, si veda Dumas, p. 40
89. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 33, Mursia, 1982.
90. ^ Testimonianza di Luigi Calia, uno dei marinai maltesi a bordo, si veda Aroldo Benini, Pier Carlo Masini, F.
Le Monnier, 1983, Garibaldi cento anni dopo: atti del Convegno di studi garibaldini : Bergamo, 5-7 marzo
1982, pag 44, ISBN 978-88-420-8408-2.
91. ^ a b Scirocco, p. 49
92. ^ A causa dei venti contrari la nave ritardò l'arrivo salvando Garibaldi, si veda Salvatore Candido, Alberto M.
Ghisalberti, EDIPUCRS, 1992, Giuseppe Garibaldi: corsário Rio-Grandense : (1837-1838), pag 49, ISBN 978-
85-7063-113-8.
93. ^ Per un ordine dato in precedenza dallo stesso Garibaldi si erano ammassate tutte le armi vicino alla
bussola alterandone il funzionamento, solo dopo l'eroe comprese l'accaduto. Si veda Dumas, p. 45-47
94. ^ Scirocco, p. 50
95. ^ L'imbarcazione era uruguayana, infatti gli stati di Uruguay e Brasile si erano accordati in precedenza contro
i rivoluzionari del Rio Grande, si veda Dumas, p. 55
96. ^ Smith, p. 17
97. ^ Ricorda con quanta premura Luigi Carniglia lo assistette per 19 giorni, il proiettile aveva trapassato il collo,
vertebre cervicali e faringe solo tempo dopo tornerà a inghiottire - Dumas, p. 59, il proiettile era entrato
dall'orecchio sinistro fermandosi a quello destro, venne poi estratto dal medico inviato dal governatore Ramon
de L'Arca, si veda anche Scirocco, p. 52. Per via di questa ferita si era avanzata l'ipotesi che il generale
fosse privo dell'orecchio sinistro, tagliato in Sud America come punizione per abigeato o stupro. L'ipotesi,
avanzata con qualche margine di incertezza da Erminio De Biase, L'Inghilterra contro il Regno delle Due
Sicilie: vivi e lascia morire, Napoli: Controcorrente, [2002], p. 70 ("Non è ufficialmente provata la mancanza
dell'orecchio sinistro (mutilazione che risalirebbe ai tempi della sua permanenza in Sud America e che si
praticava ai ladri di cavalli e agli stupratori), ma se si osserva con attenzione il ritratto più famoso di lui, quello
della collezione Alinari, ciò appare possibile. Si nota subito, infatti, come i capelli scendano piatti sul lato
sinistro, mentre nella parte destra rigonfiandosi essi seguono il naturale rilievo dell'orecchio...") è stata
ripresa come un dato accertato da Bruno Lima, Due Sicilie 1860: l'invasione: lineamenti di diritto
internazionale: principi canonistici sullo stato di necessità contro la violenza ingiusta, Verona, Fede &
cultura, 2008, ISBN 978-88-89913-70-3, p. 44: "Ladro di cavalli, dopo che in America latina gli venne reciso
per questa ragione il lobo dell'orecchio sinistro, portò per tutta la vita i capelli lunghi per nascondere tale
vergogna." Si veda anche Gilberto Oneto, L'Iperitaliano: Eroe o cialtrone? Biografia senza censure di
Giuseppe Garibaldi, Rimini: Il Cerchio, [2006] ISBN 88-8474-116-5, p. 31. La notizia era inventata e le foto di
Garibaldi in età avanzata mostrano come entrambe le orecchie fossero intatte: cfr. Paolo Rumiz, Le orecchie
ritrovate, La Repubblica, 31 agosto 2010. URL consultato il 31 agosto 2010 (archiviato il 3 settembre 2010).
98. ^ a b Possieri, p. 90

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99. ^ Si ritrova nei testi scritto anche Piratinin o Pitanim, nel viaggio si utilizzò la tecnica di escotero, ovvero: si
galoppa in poche persone portando molti cavalli, si facevano riposare i cavalli stanchi e si usavano subito
quelli freschi, si veda per la data e dettagli: Dumas, p. 66
100. ^ Sacerdote, p. 199
101. ^ Garibaldi scrisse nel suo resoconto dell'accaduto (22 settembre) che la nave venne distrutta, si veda
Scirocco, p. 60
102. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 65, Longanesi, 1970.
103. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), p. 55, Mursia, 1982.
104. ^ Montanelli, p. 99 e successive per lo scontro
105. ^ Possieri, pp. 91-92
106. ^ Si tratta del primo riconoscimento ufficiale, dove Garibaldi venne chiamato «comandante delle forze navali
repubblicane», il rapporto di Garibaldi venne poi pubblicato su O Povo il 24 aprile, si veda Scirocco, p. 62
107. ^ Dumas, p. 81
108. ^ Scirocco, pp. 63-64
109. ^ Possieri, pp. 93-94
110. ^ Dumas, p. 78, 84-88
111. ^ Dumas, p. 90-91
112. ^ Luigi Rossetti venne eletto segretario di Stato, si veda: Possieri, p. 94
113. ^ Da non confondere con la in precedenza costruita si veda Dumas, p. 96
114. ^ La terza nave la Imperial Catarinense rinominata Cassapava era comandata da Griggs, si veda
Scirocco, p. 66
115. ^ In seguito alla Andorinha (o Androgina) si aggiunsero la Bella Americana e Patagonia, nel combattimento,
respinto a fatica, elogiò la bravura di Manuele Rodriguez. Dumas, p. 97-98
116. ^ Dumas, p. 100-101
117. ^ a b Dumas, p. 102
118. ^ Dumas, p. 106
119. ^ I rapporti di questi scontri furono descritti su O Povo grazie ai resoconti del colonnello Teixeira, si veda
Scirocco, pp. 68-69
120. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 134, Longanesi, 1970.
121. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 137, Longanesi, 1970.
122. ^ Jasper Godwin Ridley, Garibaldi (seconda edizione), pag 101, Viking Press, 1976, ISBN 978-0-670-33548-
0.
123. ^ Scirocco, p. 73
124. ^ si trattava della casa di Napoleone Castellini, in Dumas, p. 149
125. ^ All'epoca Garibaldi per sostenere la famiglia eseguiva due tipi di lavori, professore di matematica presso un
collegio e sensale in commercio, accettò dunque l'offerta della Repubblica Orientale - Repubblica di
Montevideo. Si veda Dumas, pp. 149-150
126. ^ Per tale definizione e dettagli si veda il volume I, intitolato Dal ritorno a Montevideo alla spedizione suicida
nel Rio Paraná di: Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della Plata, 1841-1848, Firenze,
Valmartina, 1972.
127. ^ Possieri, p. 101
128. ^ Il pericolo dello scontro c'è stato realmente ma gli eventi narrati nelle memorie appaiono lacunosi, confusi.
Si veda a tal proposito: Scirocco, p. 90
129. ^ Precisamente giunsero alla boca del Tiradero come in Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della
Plata, 1841-1848 (volume I) pag 110, Firenze, Valmartina, 1972.
130. ^ Tali dati insieme alle varie manovre di guerra utilizzate si hanno anche grazie alle dichiarazioni di Gerónimo
Quintana Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della Plata, 1841-1848 (volume I) pag 158, Firenze,
Valmartina, 1972.
131. ^ Dumas, p. 154
132. ^ Possieri, p. 102
133. ^ L'isolotto venne poi chiamato Isola della Libertà, Scirocco, pp. 104-105

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134. ^ Erano delle tuniche di lana rosse, erano state preparate per chi lavorava nei macelli (i saladeros), ma
interrotto il traffico fu merce mai giunta a destinazione. Il governo approfittò del prezzo basso.Scirocco, p.
101
135. ^ L'ammiraglio Winnington-Ingram raccontò i vari particolari e vide lo stesso Garibaldi indossarne una durante
l'attacco a Montevideo nel testo: H.F. Winnington-Ingram, Hearts of Oak , Londra, Allen, 1889. Si veda
anche: Possieri, pp. 103-104
136. ^ Disertò insieme ad altri ufficiali. Smith, p. 27
137. ^ Come aveva fato in precedenza con la legione francese si veda anche Sacerdote, p. 285
138. ^ Assemblée nationale (http://www2.assemblee-nationale.fr/sycomore/fiche/%28num_dept%29/10897)
Archiviato (https://web.archive.org/web/20170803131634/http://www2.assemblee-nationale.fr/sycomore/fich
e/%28num_dept%29/10897) il 3 agosto 2017 in Internet Archive.
139. ^ Possieri, p. 105
140. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 248, Longanesi, 1970.
141. ^ Dove il comandante militare era un certo colonnello Villagra e non il torturatore Millán, equivocando con
Gualeguay, città del passato di garibaldi. Si veda Scirocco, p. 112
142. ^ Manuel, fratello del più celebre generale Juan Antonio Lavalleja, ignorò il messaggio inviatogli da Garibaldi,
era il 6 ottobre. Si veda Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 253, Longanesi,
1970.
143. ^ Sacerdote, p. 298
144. ^ Scirocco, p. 114
145. ^ Il combattimento era iniziato intorno alle 11 del mattino, si veda Dumas, p. 180
146. ^ Del resoconto della battaglia esistono numerose versioni particolareggiate, tutte descritte dai testimoni
dell'episodio, in particolare 3 sono quelle rilasciate dallo stesso Garibaldi. Si veda per un approfondimento:
Jasper Godwin Ridley, Garibaldi, pp. 235-242, Mondadori, 1975.
147. ^ Furono trovate nei giorni seguenti due fosse: una conteneva 86 cadaveri l'altra circa 60, ma il numero dei
morti potrebbe essere stato più elevato, si veda Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag
113, Mursia, 1982.
148. ^ Per questa azione il governo decise di aggiungere in lettere d'oro un'iscrizione commemorativa sulla loro
bandiera, si veda Scirocco, p. 116
149. ^ Si trattavano di due ufficiali di Servando Gómez, si veda Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 87, BiblioLife,
2010, ISBN 978-1-149-38210-3.
150. ^ G. De Ninno, Biografia di Angelo Raffaele Lacerenza, Pansini, Bari, 1913
151. ^ Della validità di questo resoconto non si può essere certi. Si è certi dell'immediata simpatia fra i due, si
veda per la citazione e per i dubbi espressi Scirocco, p. 79, Dumas cita «Angelo, tu sarai mio» Dumas, p. 95
152. ^ Per diverso tempo si era dato credito alla teoria che non fosse sposata, ma fidanzata. Tale malinteso era
nato a seguito delle ricerche di Giuseppe Guerzoni e dalla dichiarazione sostenuta da Anita quale nubile sul
certificato di matrimonio del 1842, ipotesi confermata da Ricciotti. Fra gli storici che dettero credito a questa
affermazione: George Maculay Trevelyan in George Macaulay Trevelyan, Garibaldi's Defence of the Roman
Republic , pag 31, Cosimo, Inc, 2008, ISBN 978-1-60520-473-4. e Jessie White che aggiunse che Garibaldi
chiese in moglie la figlia al padre, in realtà morto tempo prima. Ancora la si vedrà sposa con Juan Manuel de
Rosas. Per le teorie a proposito si veda: J. Ridley, Garibaldi, pag 110-119, Mondadori, 1975.
153. ^ Furono in seguito ritrovati i documenti che attestavano il matrimonio fra i due, si veda Possieri, p. 96
154. ^ per altri storici si trattava di un pescatore, si veda a tal proposito: Possieri, p. 114
155. ^ Dumas, p. 95
156. ^ Scirocco, p. 122
157. ^ Dumas, p. 191
158. ^ Non il 24 giugno come cita in Dumas, p. 192
159. ^ Possieri, p. 119

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160. ^ Dal 1842 Mazzini cominciò a interessarsi delle notizie provenienti dal Sudamerica riguardanti Garibaldi,
legge El Nacional grazie a Cuneo, nel giugno 1845 scriverà al nizzardo, nel gennaio 1846 fa pubblicare sul
Times per intero la lettera che rappresentava l'offerta fatta a Rivera che tempo prima Garibaldi rifiutò scrivendo
come al contrario i francesi accettarono una simile offerta, si veda Scirocco, pp. 129-130 Alle notizie
enfatiche si contrapporranno quelle provenienti dal Sud America, la stampa che simpatizzava per Rosas
parlò male dell'eroe descrivendolo come se fosse un demone. Si veda Jasper Godwin Ridley, Garibaldi, pp.
197-198, Mondadori, 1975.
161. ^ Scirocco, p. 142
162. ^ Mazzini guarda alla rivoluzione unitaria e repubblicana, mentre Garibaldi cerca solo la liberazione
dall'oppressione straniera come in Scirocco, p. 143, per dettagli si veda anche: Giuseppe Garibaldi, Due
parole ai miei concittadini in le Memorie di Garibaldi, pag 617, Bologna, Cappelli, 1932.
163. ^ Possieri, p. 120
164. ^ Scirocco, pp.144-145
165. ^ Dei contributi richiesti da Garibaldi si parlerà in una lettera di Carlo Taverna a Marco Minghetti 27 agosto
1848, si veda Marco Minghetti, Mieri ricordi, II, Appendice VI pag 375, Torino, Roux, 1889.
166. ^ Smith, p. 39
167. ^ Resoconto dettagliato delle vicende in: P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, pp 314-368, Torino,
Einaudi, 1962.
168. ^ Scirocco, p. 145
169. ^ Sacerdote, p. 398
170. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 155, Mursia, 1982.
171. ^ Sacerdote, p. 418
172. ^ Scirocco, p. 154
173. ^ Possieri, p. 123
174. ^ I francesi inizialmente puntarono su Porta Pertusa murata tempo prima, in quanto le loro cartine non erano
abbastanza aggiornate. I 5000 uomini vennero divisi in due gruppi, quello che Garibaldi attacca era quello che
puntava verso Porta Cavalleggeri, si veda più ampiamente: Scirocco, p. 156-157
175. ^ 800 furono i morti secondo Jessie White Mario, si veda Jessie White Mario, Vita di Giuseppe Garibaldi,
seconda edizione pag 72, Treves, 1882.
176. ^ Scirocco, p. 157
177. ^ L'episodio è raccontato da Pietro Ripari, medico condotto che coordinava le ambulanze durante l'assedio di
Roma in un saggio del 1863 dedicato alla ben più famosa ferita dell'Aspromonte:
« Il 30 aprile 1849, fuori porta S. Pancrazio, una palla francese incontrato il manico del pugnale, gli
produsse una piaga circolare alla regione dell'ipocondrio destro. [...] Gli integumenti erano stati
distrutti; l'adipe sottoposto ammortizzato a gangrena. [...] Pochi seppero di quella ferita, sebbene
guarisse tardi - non cicatrizzò che negli ultimi di giugno... »

(Pietro Ripari, Storia Medica della Grave Ferita toccata in Aspromonte dal Generale Garib aldi il giorno 29 agosto
1862, Milano, 1863)

178. ^ Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, (seconda edizione, Vol 71) p. 423, Einaudi, 1962.
179. ^ Nominato a capo dell'esercito al di sopra di Garibaldi stesso, si veda per approfondimento Smith, pp. 46-47
180. ^ "Cantoni pel primo [...] gittossi tra me ed un nemico che mi travagliava da vicino, e contro cui io
difficilmente mi difendevo essendo rotto dalle contusioni, e mentre il borbonico mi feriva, forse con un colpo
sulla testa, la sciabola liberatrice lo colpiva e bestemmiando si ritirava col braccio penzolone", così riferisce il
fatto Giuseppe Garibaldi in Cantoni il volontario, cap. XLI. Velletri.
181. ^ Come quelle di Carlo Pisacane, si veda: Possieri, pp. 124-125 I contrasti furono evidenti in seguito, si pensi
che pochi giorni dopo, il 26 maggio, quando Mazzini chiese consiglio a Garibaldi su come difendere Roma
egli rispose o di dargli poteri di «dittatore illimitatissimo» o di retrocederlo a soldato semplice, per la lettera si
veda Giuseppe Garibaldi, Epistolario di Giuseppe Garibaldi, Volumi 1-2, pag 37, A. Brigola e comp, 1885.
182. ^ Garibaldi pag 47, 1993, Denis Mack Smith.
183. ^ Nell'occasione verrà ricordato da Gustav Hoffstetter come uomo impassibile che non fugge davanti al
pericolo, si veda per la testimonianza tratta da Giornale delle cose di Roma nel 1849, Gustav von Hoffstetter,
1850 e i dati numerici Scirocco, p. 163
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184. ^ La richiesta fu fatta tempo prima, dopo la battaglia di Palestrina, come in Ermanno Loevinson, Giuseppe
Garibaldi e la sua legione nello Stato romano 1848-49 (Volume 2 di Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello
Stato romano 1848-49), p. 126, Società editrice Dante Alighieri, 1904.
185. ^ Possieri, p. 128
186. ^ Mario Isnanghi, Garibaldi fu ferito il mito, le favole, p. 17, Donzelli editore, 2010, ISBN 978-88-6036-503-3.
187. ^ Il 2 luglio 1849 ricevette l'invito, doveva recarsi al l'Hotel De Russie, si veda Gustavo Sacerdote, La vita di
Garibaldi: (Volume 1), p. 380, Rizzoli & c., 1957.
188. ^ Scirocco, p. 169
189. ^ Scirocco, p. 170
190. ^ O il 29, l'aiutante di campo portò con sé il denaro raccolto che gli era stato affidato. Si veda Giuseppe
Garibaldi con Giuseppe Armani, Memorie: con una appendice di scritti politici, pag 163, Biblioteca universale
Rizzoli, 1982.
191. ^ Si consideri anche che la cartamoneta ricevuta aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale sino al 10 luglio, si
veda Scirocco, p. 170
192. ^ Smith, p. 55
193. ^ Gustavo Sacerdote, La vita di Garibaldi (Volume I), pag 394, Rizzoli, 1957.
194. ^ Dopo aver venduto i cavalli ritornerà a Zurigo e scriverà un libro sulle vicende, si veda Mino Milani, Giuseppe
Garibaldi (seconda edizione), p. 209, Mursia, 1982.
195. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 210, Mursia, 1982.
196. ^ Scirocco, p. 173
197. ^ Possieri, p. 135
198. ^ il giudice Giuseppe Francesconi e il medico Luigi Fuschini accorsero; inizialmente si pensò a un omicidio,
la donna mostrava segni di strangolamento. L'ispettore Zeffirino Socci arrestò i fratelli Ravaglia (uno dei due
era assente all'epoca dei fatti) con l'accusa di omicidio il 14 agosto 1849. In seguito Fuschini ammise l'errore
di valutazione. Non convinti tutti gli storici, alcuni come Umberto Beseghi sospettarono che Garibaldi avesse
partecipato alla fine delle sofferenze della donna, Nel 1856 Antonio Bresciani eliminò ogni dubbio sull'ipotesi
di omicidio. Si veda: Possieri, pp. 135-136 l'appendice in Umberto Beseghi, Il maggiore leggero e il
trafugamento di Garibaldi, seconda edizione, Ravenna, Edizioni Stern, 1932. e per approfondimenti Umberto
Beseghi, Garibaldi rimase solo, Bologna, Tamari, 1958. e Isidoro Giuliani, Anita Garibaldi: vita e morte,
Parrocchia di Mandriole, 2001.
199. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), p. 267, Mursia, 1982.
200. ^ Si veda fra gli altri: J. Ridley, Garibaldi, pp. 398-399, Milano, Mondadori, 1975.
201. ^ «Come abbia riuscito a salvarsi quest'ultima volta, è veramente un miracolo» Il commento preciso è citato
in Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, di Giuseppe Guerzoni... (Volume I) p. 389 (seconda edizione), Firenze, G.
Barbèra, 1882.
202. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione p. 225, Mursia, 1982.
203. ^ Scirocco, p. 184
204. ^ Giuseppe Garibaldi, Memorie di Garibaldi: Nella redazione definitiva del 1872, pag 326, L. Cappelli, 1932.
205. ^ Prima di questa già fu pubblicata da Cuneo una sua biografia nel 1850, 94 pagine in totale, si veda:
Scirocco, pp. 184-190
206. ^ Giuseppe Garibaldi, Memorie autobiografiche, 10 edizione p. 265, G. Barbèra, 1888.
207. ^ Nave comprata tempo prima grazie all'aiuto economico di Pietro Denegri
208. ^ In passato si pensava che Garibaldi avesse imbarcato anche dei coolies: lavoratori cinesi utilizzati come
schiavi per il Perù, tale traffico, proibito all'epoca, era effettivamente in vigore dal 1847 al 1873 - si veda Mino
Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione p. 233, Mursia, 1982., il tutto si basò su una frase riportata
dalla biografia pubblicata da Augusto Vittorio Vecchi, che riportando una frase di Denegri dove si leggeva che
gli aveva portato i chinesi - si veda a tal proposito - Augusto Vittorio Vecchi, La vita e le gesta di Garibaldi, p.
97, Bologna, Zanichelli, 1882., l'ipotesi messa in dubbio da Phillip Cowie attribuendo altro valore al termine
usato chinesi, si veda Phillip Cowie, Contro le tesi di Garibaldi Negriero in rassegna storica del Risorgimento,
3, pp. 389-397, Bologna, Zanichelli, 1998.. Inoltre vennero scoperti i registri di carico dell'epoca dove non vi fu
alcuna menzione al riguardo, si veda Università di Pavia, Il Politico: rivista italiana di scienze politiche,
Volume 47 p. 813, Università degli studi di Pavia, 1982.
209. ^ Partì sul Commonwealth, nave comprata a un italiano, si diresse poi verso l'Inghilterra. Si veda Smith, p. 61

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210. ^ Forte delle 35.000 lire ottenute dall'eredità dei parenti - la madre era morta il 20 marzo 1852 e il fratello
Felice nel 1855 - acquistò il terreno, si veda Scirocco, p. 197
211. ^ Nel 1865 grazie alle donazioni dei suoi ammiratori divenne proprietario di tutta l'isola. Scirocco, p. 199
212. ^ Leggendo qua e là, «La Settimana Enigmistica», 2007, n. 3924, ISSN 1125-5226
213. ^ Lo dimostrò con una lettera ai giornali del tempo, si veda Scirocco, p. 205, si veda anche quanto detto a
Aleksandr Herzen contenuto in Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione p. 236, Mursia, 1982.
214. ^ Fondata il 1° agosto 1857 alla direzione vi era Giorgio Pallavicino Trivulzio, si veda Giuseppe Ricciardi, Vita
di G. Garibaldi, p. 25, G. Barbèra, 1860.
215. ^ Possieri, p. 148
216. ^ Avvisò il ministro a Torino tramite telegrafo elettrico, si veda: Francesco Carrano, I cacciatori delle alpi
comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859 in Italia: Racconto popolare, p. 235, Unione tipogr.-
ed, 1860.
217. ^ Neanche la fioca luce di un fiammifero si doveva vedere, si veda Scirocco, p. 214
218. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi (Vol 1), p. 463, Firenze, Barbera, 1882.
219. ^ Mino, p. 255
220. ^ a b Cfr. p. 171 L. Riall, 2007
221. ^ Mino, p. 257
222. ^ Mino, p. 262
223. ^ Treccani.it Qui si Fa l'Italia o Si Muore, in Enciclopedia Treccani. URL consultato il 13 maggio 2012 (archiviato il 19
dicembre 2012).
224. ^ Scirocco, p. 225
225. ^ Di fronte al parlamento ebbe la parola due volte, nella prima obiettava che la cessione andava in contrasto
con l'articolo 5 dello statuto, si veda Montanelli, p. 346-348
226. ^ Il telegramma recitava: «Offerta botti 160 rum America, pence 45 venduto botti 66 Inglese 47 anticipo lire
114 botti 147. Brandy senza offerta. Avvista incasso tratta lire 99. Rispondete subito». Come da: Mino, p.
284 e 581, si veda anche Francesco Crispi, I mille (a cura di Tommaso Palamenghi-Crispi) p. 104,, Fratelli
Treves, 1912.
227. ^ Scirocco, p. 239
228. ^ l'ipotesi più accreditata resta quella della falsificazione del telegramma, si veda fra gli altri Indro Montanelli,
L'Italia del Risorgimento (1831-1861) (nona edizione) p. 609, Rizzoli, 1972., infatti soltanto lui poteva decifrare
i codici come in Scirocco, p. 239 per i dubbi si veda Mino, pp. 284-285
229. ^ Il governatore di Milano, Massimo d'Azeglio non diede il consenso per utilizzarle, si veda: Possieri, p. 164
230. ^ Si veda fra gli altri anche: R. Romeo Cavour e il suo tempo, Roma Bari, La Terza 1984, vol III p. 705
231. ^ In seguito fu dibattuta dagli storici la questione di chi avesse affidato le imbarcazioni alla spedizione:
l'armatore Raffaele Rubattino o il procuratore della società Giambattista Fauchè, e del ruolo di quest'ultimo:
mediatore o artefice, altri alimentavano le tesi dei complotti anglopiemontesi. Si veda: Possieri, p. 189 e
Pietro Fauchè, GB Fauchè e la spedizione dei mille, p. 35, Milano, Albrighi e Segati, 1905.
232. ^ Scirocco, p. 240
233. ^ a b Scirocco, p. 241
234. ^ Mino, p. 290, per le trascrizioni degli ordini si veda: Carlo Pellion di Persano, La presa di Ancona: Diario
privato politico-militare (1860) pp. 78-79, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1990, ISBN 88-7692-210-5.
235. ^ Gli 8 comandanti erano: Bixio, Orsini, Stocco, La Masa, Anfossi, Carini, Cairoli e Bassini, in seguito si
aggiunse Giacomo Griziotti, si veda Mino, p. 289
236. ^ Bixio aveva confuso la nave amica per una nemica e la stava speronando Scirocco, pp. 244-245
237. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi (Volume 2, seconda edizione), p. 60, Firenze, Barbera, 1882.
238. ^ I borbonici dubitavano della nazionalità degli sbarcati, volendo essere certi che non fossero inglesi chiesero
lumi all'Intrepid rallentando l'azione, si veda anche Montanelli, p. 358
239. ^ Scirocco, p. 245
240. ^ Possieri, p. 168
241. ^ L'appellativo di "dittatore" è da riferirsi alla figura del dictator, una magistratura dell'antica Repubblica
Romana cui erano assegnati pieni poteri per risolvere emergenze.

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242. ^ Marco Monnier, tradotto da Rocca Escalona, Garibaldi: rivoluzione delle due Sicilie, prima versione dal
francese, corredata di rettifiche e giunte, p. 161, A. Detken, 1861.
243. ^ Le cronache della battaglia elogiano Daniele Piccinini e Augusto Elia, ferito in battaglia, che difesero
Garibaldi: al secondo il nizzardo rivolgerà la parola nello scontro: «Coraggio, mio Elia, di queste ferite non si
muore» Augusto Vittorio Vecchj, La vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi, p. 431, N. Zanichelli, 1882.
244. ^ Durante lo scontro sono diverse le frasi che si attribuiscono all'eroe: «I Mille non hanno bandiera» quando
verrà perso il tricolore e la celebre risposta a Bixio data alla sua richiesta di ritiro «Qui si fa l'Italia o si
muore», mentre alcuni rilevano che abbia proferito solamente «Ritirarci, ma dove?» e non entrambe le frasi.
Per le frasi si veda: Mino, p. 300 e Scirocco, p. 249
245. ^ I borbonici lo confonderanno con lo stesso Garibaldi, si veda Scirocco, p. 250. Si contavano 32 morti e 170
feriti nei Mille a cui si aggiunsero una decina di picciotti e dalla parte borbonica 36 le perdite o minori come in
Mino, pp. 301-302
246. ^ A Corleone invece inviò il colonnello Vincenzo Giordano Orsini con i vari carri Possieri, p. 168, nello
scontro venne sconfitto ma riuscì a salvarsi.
247. ^ Fra i due il 6 giugno venne stabilita una convenzione che prevedeva fra l'altro la consegna dei malati e feriti
e la liberazione di sette detenuti a Castellamare, si veda: Giuseppe Da Forio, Vita di Giuseppe Garibaldi,
Volume 2 p. 66, Perrotti, 1862.
248. ^ Scirocco, p. 256
249. ^ Alla fine furono più di 20 le spedizioni. Possieri, p. 173. Per un resoconto dettagliato dei rinforzi si veda: G.
Maculay Trevelyan, Garibaldi e la formazione dell'Italia (appendice B), pp 376-380, Bologna, Zanichelli, 1913.
250. ^ Scirocco, p. 266
251. ^ Si trattava in origine della corvetta dei napoletani, chiamata Veloce con 10 cannoni, si veda anche
Possieri, p. 174
252. ^ Le perdite dei borbonici furono molto sostenute, 4 0 5 volte inferiori rispetto a quelle sostenute dall'esercito
di Garibaldi, si veda: Augusto Vittorio Vecchj, La vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi, p. 170 e sg., N.
Zanichelli, 1882., Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento (Seconda edizione), p. 682, Einaudi, 1962.,
Scirocco, p. 281
253. ^ Della missiva esistono varie versioni, in una di esse si legge: «Per cessare la guerra fra Italiani ed Italiani io
la consiglio a rinunziare all'idea di passare colla sua valorosa truppa sul continente Napoletano» stralcio della
missiva, contenuto integrale in Cavour Camillo Benso, Carteggi: Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861,
(volume IV), p. 98, Bologna, Zanichelli, 1961.
254. ^ Gli storici dubitano della veridicità in quanto la seconda missiva fu resa pubblica soltanto nel 1909, si veda
Mino, p. 331 fra le ipotesi avanzate quella di Giacomo Emilio Curatolo, dove suggerì che la missiva fosse
stata intercettata da Cavour, si veda anche Giacomo Emilio Curatolo, Garibaldi,Vittorio Emanuele, Cavour
nei fasti della patria pag 163, Bologna, Zanichelli, 2006.. Inoltre Ridley in Jasper Godwin Ridley, Garibaldi,
pp. 552, Mondadori, 1975. nota come ancora nel 1909 fosse sigillata e quindi ancora non letta, mentre
Curatolo suppone fosse stata aperta con un tagliacarte ai margini.
255. ^ La risposta suggerita era: «Dire che il Generale è pieno di devozione e di reverenza pel Re, che vorrebbe
poter seguire i suoi consigli, ma che i suoi doveri verso l'Italia non gli permettono di impegnarsi a non
soccorrere i napoletani» stralcio della missiva, contenuto integrale in Mino, p. 331
256. ^ Scirocco, p. 280
257. ^ Scirocco, p. 271
258. ^ Cavour e Garibaldi avevano progetti diversi sull'isola: mentre il primo sollecitava l'acquisizione dell'isola al
potere di Vittorio Emanuele, il secondo voleva più tempo a disposizione per farne una base per la liberazione
del resto del mezzogiorno, si veda Scirocco, p. 274
259. ^ La ducea di Bronte, costituita nel 1798, era stata concessa a Nelson come ringraziamento dei servigi resi,
il console inglese temeva per la sorte di tali possedimenti come in Mino, p. 327
260. ^ Antonino Radice, Risorgimento perduto: origini antiche del malessere nazionale pag 297, De Martinis,
1995, ISBN 978-88-8014-023-8.
261. ^ Scirocco, p. 278
262. ^ Lettera del 17 agosto 1860 in Nino Bixio, a cura di E. Morelli, Epistolario (volume I) p. 387, Roma, De
Martinis, 1939.
263. ^ Le persone erano: l'avvocato don Nicolò Lombardo, Nunzio Samperi, Nunzio Spitaleri, Nunzio Longhitano e
Nunzio Ciraldo come in Benedetto Radice, Nino Bixio a Bronte, p. 167, S. Sciascia, 1963.
264. ^ Nicola Fano, Castrogiovanni, pag 134, Baldini Castoldi Dalai, 2010, ISBN 978-88-6073-536-2.

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265. ^ Possieri, p. 177, 1200 salirono sulla Franklin con Garibaldi, 3000 sul Torino con Bixio che però si arenò,
per i particolari anche del soccorso al Torino si veda Montanelli, p. 393
266. ^ Le condizioni della resa si leggono in: Indro Giuseppe, La Masa e Giuseppe Garibaldi, S. Franco e figli,
1861, Alcuni fatti e documenti della rivoluzione dell'Italia meridionale del 1860 riguardanti i Siciliani e La Masa
pp. 229-230.
267. ^ Scirocco, pp. 285-286, si veda anche Giuseppe Ruiz de Ballestreros, Di taluni fatti militari negli ultimi
rivolgimenti del reame delle Due Sicilie, p. 454, Tip. di L. Gargiulo, 1868.
268. ^ si veda Mino, p. 338 e Mario Montanari, Politica e strategia in cento anni di guerre italiane: Il periodo
risorgimentale (Volume 1), p. 454, Stato maggiore dell'esercito, Ufficio storico.
269. ^ Raggiunse le truppe che si stavano dirigendo al nord mentre gli insorti gli sbarrarono la strada. Il tutto si
svolse nei pressi di Soveria. Si veda: Mino, p. 338
270. ^ Tommaso Pedio, La Basilicata nel Risorgimento politico italiano (1700-1870), Potenza, 1962, p. 109
271. ^ Smith, p. 123
272. ^ Partito sulla nave da guerra il Messaggero, di tutta la sua flotta soltanto la Partenope restò fedele al re. Si
veda: Possieri, p. 178, per approfondimenti Raffaele De Cesare, La fine di un regno, pag 928, Longanesi,
1969.
273. ^ Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, seconda edizione, pp 702, Torino, Einaudi, 1962.
274. ^ Ritardò la data che era fissata in precedenza il 28 settembre, come da Scirocco, p. 295
275. ^ Lasciando praticamente senza difese la città, si veda Scirocco, p. 296
276. ^ A dispetto del nome dato il fiume non divideva mai i due schieramenti, si veda Mino, p. 349
277. ^ 1.600 fra morti e feriti a cui si aggiunsero 250 prigionieri, per i borbonici si contarono 1220 fra morti e feriti a
cui si aggiunsero 74 prigionieri. Si contarono 2.089 prigionieri borbonici il giorno dopo, si veda per resoconti
Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, seconda edizione, pp 711-726, Torino, Einaudi, 1962.
278. ^ I sì furono 1.302.064 e i no 10.312, nella Sicilia 432.053 i sì contro 677. Si veda Romeo Rosario, Vita di
Cavour, pag 483, Laterza, 1984, ISBN 978-88-420-2523-8.
279. ^ Al quadrivio di Taverna della Catena presso Vairano, dove si incrociano le strade di Cassino-Calvi e
Venfaro-Teano, si veda: Possieri, p. 182. Venne definito come l'incontro fra i due re, si veda Punch, Volume
38, p. 199
280. ^ Rifiutò un castello e un piroscafo come ricompensa da parte del re. Si veda Mino, p. 362
281. ^ Alle sue parole Fanti e Cavour si risentirono, Urbano Rattazzi sospese per pochi minuti per il tumulto
suscitato si veda Scirocco, p. 309 e Mino, pp. 370-371
282. ^ a b Ricordo di Francesco Crispi in onore di Garibaldi, in Nuova Antologia del 15 giugno 1882. Luigi
Palomba, Vita di Giuseppe Garibaldi, E. Perino, 1882, p. 796
283. ^ In seguito al suo articolo apparso nel gennaio sul North American Review, si veda Scirocco, p. 311
284. ^ Alfredo de Donno, L'Italia dal 1870 al 1944: cronistoria commentata (Volume 1) pag 127, Libreria politica
moderna, 1945.
285. ^ Gli fu offerto il comando di una divisione, si veda Giuseppe Guerzoni, Garibaldi (seconda edizione), pag
626, Firenze, G. Barbèra, 1882. in quanto il capo dell'esercito era il presidente stesso. per questo la
condizione posta era inaccettabile, si veda Mino, p. 376
286. ^ Fonte: Herbert Mitgang, storico e editorialista del The New York Times, al quale si deve una ricostruzione
dettagliata della vicenda
287. ^ Nel suo discorso, proclamato dal balcone del conte Mario Grignani, disse «Sì, Roma è nostra» al che la
folla rispose «Roma o morte», si veda: Giuseppe Guerzoni con Campanella Collection, Garibaldi: libro di
lettura per il popolo italiano, pag 324, G. Barbèra, 1912. e Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione
pag 389, Mursia, 1982.
288. ^ Montanelli, p. 456
289. ^ A ferirlo fu un tenente dei bersaglieri, Luigi Ferrari, un trisavolo dello storico Arrigo Petacco. Archivio
Corsera, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 25 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il pre 1/1/2016).
290. ^ Scirocco, p. 323
291. ^ Montanelli, p. 464
292. ^ Alcuni versi della celebre ballata in ricordo della giornata dell'Aspromonte:
« Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba, Garibaldi che comanda, che comanda il battagliòn. »

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293. ^ Scirocco, p. 323 e Mino, pp. 397 e 588. In una lettera di Cialdini si leggeva un numero superiore di perdite
dell'esercito regio mentre Dumas afferma che vi furono dei morti anche a combattimento finito, si veda anche
A. Dumas, La verità sui fatti dell'Aspromonte per un testimonio oculare, pag 58, Milano, Scorza, 1862,
ISBN 978-88-425-2997-2.
294. ^ Venne alloggiato in un'ala della palazzina del comandante del carcere, contando altre cinque stanze per
parenti e ufficiali che lo accompagnavano, si veda Scirocco, p. 324
295. ^ M.Pia Spaggiari- Luoghi, Personaggi, Episodi del Risorgimento nella Provincia della Spezia - pag. 73 -
Ambrosiana Arti grafiche -
296. ^ Scirocco, p. 326
297. ^ Mino, p.400
298. ^ Sul Ripon partì alla volta di Southampton arrivandoci il 3 aprile, l'11 a Londra, ritornando a Caprera il 9
maggio si veda Scirocco, pp. 330-333
299. ^ Scirocco, p. 341
300. ^ Presentò una mozione in cui si leggeva: «Lo schiavo solo ha il diritto di far la guerra al tiranno. È il solo
caso in cui la guerra sia permessa» Montanelli, p. 513-514, testo completo (punto H) in Istituto per la storia
del Risorgimento italiano Rassegna storica del risorgimento, Volume 69 pag 166, 1982, Instituto per la Storia
Risorgimento Italiano.
301. ^ Scirocco, p. 344
302. ^ Parlava della presa di Roma: "Andremo a Roma, ma non colle vostre baionette, perché di tanto non sono
degni" in Mino, p. 437
303. ^ Smith, p. 193
304. ^ I dettagli della fuga si vedono in Scirocco, p. 345
305. ^ Scirocco, p. 346
306. ^ Mino, p. 444
307. ^ Il proclama iniziava con «Schiere di volontari, eccitati e sedotti dall'opera di un partito, senza
autorizzazione mia né del mio Governo, hanno violato le frontiere dello Stato» come in Pieri Piero, Storia
militare del Risorgimento, seconda edizione pag 778, Einaudi, 1962.
308. ^ a b c Mino, p. 448
309. ^ «Venite a morire con me! Avete paura di venire a morire con me?» in Montanelli, p. 523
310. ^ «Per chi vuol farsi ammazzare, generale? Per chi?» disse afferrandogli le redini del cavallo, si veda: Anton
Giulio Barrili, Con Garibaldi alle porte di Roma pag 523, Gammarò, 2007, ISBN 978-88-95010-15-1.
311. ^ Itinerari garibaldini in Toscana (http://www.coopfirenze.it/informazioni/informatori/articoli/4964) Archiviato (ht
tps://web.archive.org/web/20100316114831/http://www.coopfirenze.it/informazioni/informatori/articoli/4964) il
16 marzo 2010 in Internet Archive.
312. ^ Mino, pp. 412-413
313. ^ Mino, p. 414
314. ^ In seguito gli austriaci abbandonarono il posto, si contarono 44 morti e più di 200 feriti contro le sessanta
perdite complessive austriache, dati in Mino, p. 416
315. ^ Giuseppe Garibaldi, Franco Russo, Avanzini e Torraca, 1968, Memorie.. (Volume 2 di Memorie) pag 464.
316. ^ Fra i soldati di Garibaldi si contarono 28 morti e oltre 130 feriti, in Mino, p. 418
317. ^ Il telegramma iniziava con «Considerazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell'armistizio
per il quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo, d'ordine del Re», si veda Giuseppe
Guerzoni, Garibaldi, (seconda edizione) pag 462, G. Barbèra, 1882.
318. ^ Come in Mino, p. 421, per questa sua risposta venne poi definito «rivoluzionario disciplinato», si veda:
Possieri, p. 210
319. ^ A Verona un uomo chiese a Garibaldi di battezzare il proprio figlio, secondo quanto racconta Guerzoni
pronunciò le parole: «Io ti battezzo in nome di Dio e del legislatore Gesù. Possa tu divenire un apostolo del
vero» in Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, (seconda edizione) pag 470, G. Barbèra, 1882., mentre secondo
Felice Cavallotti si limitò a dargli un nome Felice Cavallotti, Collana dei martiri italiani: storia della
insurrezione di Roma nel 1867, pag 23, Libreria Dante Alighieri, 1869., cosa che ripeté ad Alessandria dando
il nome di caduti ai bambini, in Mino, p. 424
320. ^ «Quanto resta di me è al vostro servizio. Disponete» disse inizialmente, inascoltato, si veda: Scirocco, p.
351

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321. ^ Giuseppe Garibaldi e Franco Russo, Memorie... (Vol. 2 di Memorie), pag 502, Avanzini e Torraca, 1968.
322. ^ Scirocco, p. 351
323. ^ Decise di dividere gli uomini in 4 brigate: 1.500 uomini al comando di Joseph Bossack-Hauke, 2.000 di
Menotti, altre due, costituite in seguito, al comando di Ricciotti e Cristiano Lobbia. Gli effettivi combattenti
sono stati circa 8.000, in Mino, p. 463
324. ^ 4.500 a ottobre, 10.000 il mese successivo, 18.000 alla fine del 1870 e poi circa 19.500. Si veda
Scirocco, p. 352
325. ^ Mino, p. 464
326. ^ Spedì il figlio con 800 uomini attaccando di sorpresa il nemico nella notte del 18 novembre sino al 19
novembre a Châtillon-Sur-Saône con gravi danni inflitti ai tedeschi, si veda per dettagli delle perdite nemiche:
Charles de Saint-Cyr, Garibaldi. pag 245, F. Juven, 1907.
327. ^ Avrà parole dure per Garibaldi, si veda Mino, p. 467
328. ^ Quella del 61º reggimento di Pomerania, evento ricordato dalla Neue Freie Presse al momento della sua
morte. Si veda Scirocco, p. 358. Venne trovata sotto una massa di cadaveri, in Guerzoni1, p. 575
329. ^ In seguito ci furono contrasti sugli effettivi di Garibaldi in quei giorni: durante tutta la battaglia non ebbe
l'appoggio dei 17.000 uomini di Jean-Jacques A. Pellissier e gli effettivi furono circa 6.000 uomini. Werder
affermò che se fosse stato Garibaldi a dirigere le truppe francesi non si sarebbe persa soltanto una bandiera.
In Mino, pp. 471-473
330. ^ Scirocco, p. 354 e Mino, p. 473
331. ^ «Un solo uomo ha fatto eccezione: Garibaldi», originale: «Un seul homme a fait exception: Garibaldi» in
Scirocco, p. 357 e per l'originale von Fischer Poturzyn Krück Maria Josepha, Garibaldi pag 323.
332. ^ Hugo viste le vive proteste successive alle dichiarazioni rese, si dimise dalle cariche parlamentari. In
Possieri, p. 222
333. ^ Les troubles de fevrier 1871 à Nice (in (http://cdlm.revues.org/index2693.html) Archiviato (https://web.archi
ve.org/web/20110914162721/http://cdlm.revues.org/index2693.html) il 14 settembre 2011 in Internet
Archive.francese)
334. ^ Alfredo Comandini, Antonio Monti, L'Italia nei cento anni, Milano, Vallardi, 1930
335. ^ Cinquantamila.it (http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=51276bbc62db3) Archiviato (h
ttps://web.archive.org/web/20180130204521/http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=5127
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336. ^ Giuseppe Garibaldi, Le Memorie, Sonzogno, Milano, 1860.
337. ^ Il privato degli ultimi vent'anni del Generale, il suo intimo legato alla residenza a Caprera, viene raccontato
dalla figlia Clelia nel libro Mio padre pubblicato nel 1948.
338. ^ a b Denis Mack Smith, Garibaldi (Garibaldi. A Great Life in Brief, 1956), trad. di G.E. Valdi, Ed. suppl. a
Famiglia Cristiana, 2001, cap. VI, p. 53.
339. ^ Barbara De Mori, Che cos'è la bioetica animale, Carocci editore, Roma 2007, p. 75.
340. ^ a b Erica Joy Mannucci, La cena di Pitagora, Carocci editore, Roma 2008, p. 103.
341. ^ a b Citato in Franco Libero Manco, Biocentrismo. L'alba della nuova civiltà, Nuova Impronta Edizioni, Roma
1999, pp. 202-203.
342. ^ Nella lettera datata 22 settembre 1872 a Celso Ceretti si leggeva: "L'Internazionale è il sole dell'avvenire
che abbaglia e che l'oscurantismo e il privilegio vorrebbero precipitare nella tomba" come in Robert Michels, Il
proletariato e la borghesia nel movimento socialista italiano (ristampa), pag 42, Ayer Publishing, 1975,
ISBN 978-0-405-06523-1., si veda anche Giuseppe Garibaldi. A cura di D. Ciampoli, Scritti politici e militari
Ricordi e pensieri inediti, pp. 637-638, Roma, Voghera editore, 1907.
343. ^ Scirocco, pp. 356-357
344. ^ Mino, p. 474
345. ^ Il progetto prevedeva che venisse costruito un «porto-canale» a Fiumicino, collegando poi Roma
direttamente al mare, il costo era stato stimato di 62 milioni. Si veda: Possieri, p. 226
346. ^ Giuseppe Garibaldi. A cura di Domenico Ciampoli, Scritti politici e militari Ricordi e pensieri inediti, pag.
627, Roma, E. Voghera editore, 1907.
347. ^ Si leggeva: «Chi ha l'obbligo di militare alla difesa della patria, deve anche avere il diritto di eleggere il
sindaco del Comune e il deputato al parlamento. Questa è la base della giustizia sociale» in Giuseppe
Garibaldi. A cura di Enrico Emilio Ximenes, Epistolario ... con documenti e lettere inedite, 1836-1882, pag.
261, Roma, E. Voghera editore, 1885.
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348. ^ Scirocco, p. 377


349. ^ Scirocco, p. 384
350. ^ 30.000 lire per Clelia, per Cantoni il volontario 1.500 lire nel 1870 e 1.000 nel 1874 Scirocco, p. 384
351. ^ Si veda per i dettagli: Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 489, Mursia, 1982.
352. ^ I motivi per cui accettò la pensione sono dibattuti dagli storici: chi parla delle condizioni economiche
disastrose dei figli Menotti e Ricciotti, (Menotti ebbe 20.000 lire che lo salvarono dalla bancarotta) si veda
Montanelli, p. 567 chi afferma che saputo che al nuovo rifiuto i beni sarebbero andati a Giuseppina Raimondi
Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 493, Mursia, 1982., mentre tutti evidenziano come
l'anno in cui accettò andò al potere la sinistra. In ogni modo accetta quello che venne definito «il più amaro
boccone che egli in vita sua abbia inghiottito» come afferma la White Mario ( Jessie White Mario, Garibaldi e
i suoi tempi pag 375, Treves, 1907.), per evitare le difficoltà economiche in precedenza vendette il suo Yacht
con cui guadagnò 80.000 lire, e affidò la somma a Antonio Bo che preferì fuggire in America come in
Montanelli, p. 558 mentre per Guerzoni i responsabili dovevano avere un «perpetuo rimorso nella coscienza»
per averlo costretto a tale gesto Guerzoni1, p. 595
353. ^ «Durante quel tragitto di tre chilometri, neppur un battimano, neppur un solo evviva ruppe quel solenne
silenzio, che giustificò il detto del Sindaco al popolo: Mai siete stati, come oggi, così sublimi!» in Jessie
White Mario, Garibaldi e i suoi tempi pag 829, Fratelli Treves, 1884.
354. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari) pag 522, Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2.
e Guerzoni1, p. 610
355. ^ Esattamente le sue volontà erano quelle di venire bruciato: «Bruciato e non cremato, capite bene. In quei
forni che si chiamano crematoi non ci voglio andare». Guerzoni1, p. 615
356. ^ Indro Montanelli e Marco Nozza, Garibaldi, Rizzoli, 1966, p. 606.
357. ^ «Come è noto Garibaldi maturò un forte anticlericalismo, per quanto non fosse ateo, ma anzi
profondamente religioso e, una volta iniziato alla massoneria, "appassionatamente credente nel suo Ente
deistico"» in Garibaldi: cultura e ideali Atti del LXIII congresso di storia del Risorgimento italiano (a cura di
Stefania Bonanni). Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2008, p.511
358. ^ Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Armani, Biblioteca universale Rizzoli, 1982, Memorie: con una appendice di
scritti politici, pag 390.
359. ^ Giuseppe Garibaldi, cit. in Martino Cellai, Fasti militari della Guerra dell'Indipendenza d'Italia dal 1848 al
1862, vol. 4, Tip. e litografia degli Ingegneri, 1867, p. 471 (http://books.google.it/books?id=GwRAAAAAcAAJ
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first edition [2] (https://archive.org/stream/garibaldisdefenc01trev#page/n7/mode/2up)
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365. ^ Garibaldi’s defence of the Roman Republic, George Macaulay Trevelyan, Longmans, 1912, appendix N –
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381. ^ Anche Garibaldi aveva disposto, durante la dittatura, il servizio militare obbligatorio; ma, resosi conto che
avrebbe potuto risultare controproducente, per l'avversione manifestata dalla popolazione, aveva continuato a
far ricorso al volontarismo al quale i siciliani avevano sempre risposto con entusiasmo. Il governo di Torino
optò, al contrario, per una rigida leva obbligatoria; il che, lungi dal far nascere o rafforzare il senso dello Stato,
produsse l'ulteriore piaga della renitenza, che andò a incrementare il numero di coloro che scorrazzavano
liberamente per le campagne, facendo parte di bande organizzate. (F. Brancato, La mafia nell'opinione
pubblica, pag. 74)
382. ^ Catalogo online I Bolli (http://www.ibolli.it/cat/italia/r01-16/r01-16.php) Archiviato (https://web.archive.org/we
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383. ^ Destroyer 'Leytenant Ilin' (1913) , su battleships.ru. URL consultato il 18 luglio 2013.
384. ^ Smith, p. 71
385. ^ Già unita in matrimonio con un altro uomo, la della Torre combatté con Garibaldi indossando la camicia
rossa. Finirà rinchiusa in manicomio. Smith, p. 72
386. ^ Per i dettagli si veda anche: Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi: secondo i risultati delle più
recenti indagini storiche, pag 600-601, Rizzoli & c., 1933.
387. ^ Montanelli, p. 277
388. ^ Montanelli, p. 283
389. ^ Chi racconta sia stato il giorno stesso - all'uscire dalla porta della chiesa - come in Montanelli, p. 339, altri
il 27-28 Scirocco, p. 230
390. ^ Il soldato Luigi Caroli, forse autore della missiva, morirà in Siberia l'8 giugno 1865, si veda Mino Milani,
Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari) pag 275-276, Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2.
391. ^ Solo grazie a quanto scoperto da Pasquale Stanislao Mancini osservando che all'epoca dei fatti vigeva il
codice civile austriaco che ne permetteva l'annullamento, si veda Scirocco, p. 231

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392. ^ Zeffiro Ciuffoletti, Arturo Colombo, Annita Garibaldi Jallet, I Garibaldi dopo Garibaldi: la tradizione famigliare
e l'eredità politica, P. Lacaita, 2005
393. ^ in onore di Ciro Menotti, giustiziato nel 1831 a Modena. Possieri, p. 98
394. ^ G. Ghelli, La Garibaldina. Repubblica, figlia di due padri, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2010.
395. ^ a b Copia archiviata, su esercito.difesa.it. URL consultato il 9 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2007).
396. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. (http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?dec
orato=3423) Archiviato (https://web.archive.org/web/20111119072733/http://www.quirinale.it/elementi/Dettagli
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Bibliografia
La lista completa delle fonti bibliografiche utilizzate per la stesura di questa e di altre voci su
Giuseppe Garibaldi è disponibile alla pagina Bibliografia su Giuseppe Garibaldi.

Carmelo Calci, Garibaldi e i suoi tempi. Immagini dei protagonisti, Bardi Editore, Roma 2008.
Ugo Carcassi, Giuseppe Garibaldi: profilo di un rivoluzionario, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2001, ISBN 88-
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Denis Mack Smith, Garibaldi (ristampa), Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-45797-8.
Andrea Possieri, Garibaldi, Il mulino, 2010, ISBN 978-88-15-13975-7.
Mario Isnenghi, Garibaldi fu ferito. Il mito, le favole, Donzelli editore, 2010, ISBN 978-88-6036-503-3.
Alexandre Dumas, traduzione di Mino Milani, Le memorie di Garibaldi (quarta ristampa), Mursia, 2005,
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Lucy Riall, Garibaldi. L'invenzione di un eroe, traduzione di David Scaffei, Mondadori editore (su licenza
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Alfonso Scirocco, Garibaldi. Battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo, Editori Laterza, 2009,
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Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari), Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2.
Indro Montanelli, Marco Nozza, Giuseppe Garibaldi (Seconda edizione), BUR, 2007, ISBN 978-88-17-01509-
7.
Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi: secondo i risultati delle più recenti indagini storiche,
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Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, di Giuseppe Guerzoni... (Volume II) (seconda edizione), G. Barbèra, 1882.
Davide Gnola, Il diario di bordo del capitano Giuseppe Garibaldi, Mursia, 2011, ISBN 978-88-425-4373-2.
Arrigo Petacco, Ho sparato a Garibaldi. La storia inedita di Luigi Ferrari, il feritore dell'eroe dei due mondi,
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Scritti di Garibaldi
Memorie (https://book s.google.it/book s?id=LtsoAAAAYAAJ&pg=PA0), pubblicate da A. Dumas; prima
versione di L. E. Tettoni, Milano, 1860 (ora: Alexander Dumas Le memorie di Garibaldi edizione Mursia ISBN
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Il governo dei preti - Kaos edizioni, 2006
Clelia: Il governo dei preti (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/garibaldi/clelia_ovvero_il_governo_dei_pret
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I mille (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/garibaldi/i_mille/pdf/garibaldi_i_mille.pdf), Torino, 1874.
Cantoni il volontario, romanzo storico (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/garibaldi/cantoni_il_volontario/
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eroicamente caduto a Mentana
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 57/60
24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia

Elisabetta d'Ungheria: dramma storico in cinque atti, Roma, 1879.


Manlio: romanzo contemporaneo; a cura di Maria Grazia Miotto; introduzione di Graziano Gug, Napoli, 1982.
Lettere a Speranza von Schwartz (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/garibaldi/lettere_a_speranza_von_
schwartz/pdf/letter_p.pdf)
Poema autobiografico dall'autografo: Carme alla morte (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/garibaldi/poe
ma_autobiografico/pdf/poema__p.pdf)
Nell’Edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi sono stati pubblicati 6 v olumi a Bologna
dall'editore Cappelli negli anni 1932-1937 . La pubblicazione è ripresa a cura dell'Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, che negli anni 197 3-2009 ha pubblicato 14 v olumi dell'Epistolario (v olumi 7 -20
dell'edizione nazionale):

Vol. 1: Le memorie di Garibaldi in una delle redazioni anteriori alla definitiva del 1872, a cura della Reale
Commissione, Bologna, Cappelli, 1932, XX + 422 pagg.
Vol. 2: Le memorie di Garibaldi nella redazione definitiva del 1872, a cura della Reale commissione,
Bologna, Cappelli, 1932, 670 pagg.
Vol. 3: I Mille, a cura della Reale commissione, Bologna, Cappelli, 1933, XVII + 407 pagg.
Vol. 4: Scritti e discorsi politici e militari. Vol. 1. 1838-1861, a cura della Reale commissione, Bologna,
Cappelli, 1934,XVII + 431 pagg.
Vol. 5: Scritti e discorsi politici e militari. Vol. 2. 1862-1867, a cura della Reale commissione, Bologna,
Cappelli, 1935, XIII + 471 pagg.
Vol. 6: Scritti e discorsi politici e militari. Vol. 3. 1868-1882, a cura della Reale commissione, Bologna,
Cappelli, 1937, XII + 620 pagg.
Vol. 7: Epistolario. Vol. 1. 1834-1848, a cura di Giuseppe Fonterossi, Salvatore Candido, Emilia Morelli,
Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1973, X + 299 pagg.
Vol. 8: Epistolario. Vol. 2. 1849, a cura di Leopoldo Sandri, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento
italiano, 1978, X + 253 pagg.
Vol. 9: Epistolario. Vol. 3. 1850-1858, a cura di Giancarlo Giordano, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 1981, X + 235 pagg.
Vol. 10: Epistolario. Vol. 4. 1859, a cura di Massimo De Leonardis, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 1982, X + 283 pagg.
Vol. 11: Epistolario. Vol. 5. 1860, a cura di Massimo de Leonardis, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 1988, XI + 389 pagg.
Vol. 12: Epistolario. Vol. 6. 1861-1862, a cura di Sergio La Salvia, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 1983, XI + 343 pagg.
Vol. 13: Epistolario. Vol. 7. Marzo-dicembre 1862, a cura di Sergio La Salvia, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 1986, XIV + 387 pagg.
Vol. 14: Epistolario. Vol. 8. 1863, a cura di Sergio La Salvia, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento
italiano, 1991, XII + 269 pagg.
Vol. 15: Epistolario. Vol. 9, 1864, a cura di Giuseppe Monsagrati, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 1992, XVIII + 290 pagg.
Vol. 16: Epistolario. Vol. 10. 1865-marzo 1866, a cura di Giuseppe Monsagrati, Roma, Istituto per la storia
del Risorgimento italiano, 1997, XIV, 263 pagg.
Vol. 17: Epistolario. Vol. 11. Aprile-dicembre 1866, a cura di Giuseppe Monsagrati, Roma, Istituto per la
storia del Risorgimento italiano, 2002, XVII + 406 pagg.
Vol. 18: Epistolario. Vol. 12. Gennaio-dicembre 1867, a cura di Emma Moscati, Roma, Istituto per la storia
del Risorgimento italiano, 2006, X + 325 pagg.
Vol. 19: Epistolario. Vol. 13. 1868-1869, a cura di Emma Moscati, Roma, Istituto per la storia del
Risorgimento italiano, 2008, X + 385 pagg.
Vol. 20: Epistolario. Vol. 14. 1º gennaio 1870-14 febbraio 1871, a cura di Emma Moscati, Roma, Istituto per
la storia del Risorgimento italiano, 2009, X + 315 pagg.

Voci correlate
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 58/60
24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia

Anita Garibaldi
Bibliografia su Giuseppe Garibaldi
Cacciatori delle Alpi
Camicie rosse
Camillo Benso, conte di Cavour
Clelia Garibaldi
Compendio garibaldino
Francesca Armosino
Garibaldi (famiglia)
Giuseppe Mazzini
Guerra dei Farrapos
Guerre d'indipendenza italiane
I Mille
Invasione del Trentino (Garibaldi - 1866)
Mio padre (Garibaldi)
Manlio Garibaldi
Massoneria
Memorialistica garibaldina
Monumento a Giuseppe Garibaldi (Roma)
Museo nazionale del Risorgimento italiano
Nottingham Forest Football Club#Colori
Questione romana
Repubblica Romana (1798-1799)
Repubblica Romana (1849)
Risorgimento
Roma o morte (frase)
Sbarco a Marsala
Sbarco a Melito
Spedizione dei Mille
Sacrario militare di Bezzecca
Sacrario militare di Monte Suello
Società Reale per la Protezione degli Animali
Seconda guerra d'indipendenza italiana
Terza guerra d'indipendenza italiana
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Altri progetti
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Collegamenti esterni
Garibaldi e la battaglia del Volturno, su ancientcapua.com.
J. W. Mario, Vita di Giuseppe Garibaldi, 1910, su archive.org.
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 59/60
24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia

Fondazione Giuseppe Garibaldi - Giuseppe Garibaldi Foundation, su fondazionegaribaldi.it.


Giuseppe Garibaldi, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Garibaldi - Il diavolo rosso (prima parte) (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/garibaldi/809/default.aspx)
La Storia siamo noi
Garibaldi - Il diavolo rosso (seconda parte) (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/garibaldi/1239/default.a
spx) La Storia siamo noi
La Storia siamo noi - Da Caprera a Caprera, l'isola di Garibaldi, su lastoriasiamonoi.rai.it.
"Quel bronzo di Garibaldi nel Village di New York ...una lunga storia.", di Tiziano Thomas Dossena,
Bridgepugliausa.it, 2012, su bridgepugliausa.it.
Libri vari ("Clelia" e "Lettere a Speranza von Schwartz") (https://web.archive.org/web/20060103205622/http://
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La storia del bersagliere Luigi Ferrari che ferì Garibaldi a una gamba (http://archiviostorico.corriere.it/2000/feb
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Scheda sul sito della Camera, su storia.camera.it.

Bicentenario della nascita

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(http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/scheda_authority.jsp?bid=IT\ICCU\CFIV\00
1869) · LCCN (EN) n79021124 (http://id.loc.gov/authorities/names/n79021124) ·
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