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Giuseppe Garibaldi
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Giuseppe Maria[1] Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 –
Giuseppe Garibaldi
Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, patriota,
condottiero e scrittore italiano.
Garibaldi era inoltre massone di 33º grado del Grande Deputato del Regno d'Italia
Oriente d'Italia (ricoprì anche brev emente la carica di Gran
Legislature VIII, IX, X, XII, XIII, XIV
Maestro). Dichiaratamente anticlericale, fu autore di
Collegio Casalmaggiore (VIII
numerosi scritti e pubblicazioni, prev alentemente di
memorialistica e politica, ma anche romanzi e poesie. [4] Legislatura),
Napoli I (VIII e IX
legislatura),
Corleto (VIII e IX
Indice legislatura),
Biografia Lendinara (IX
La giovinezza Legislatura),
La navigazione Andria (IX e X
La vita da ricercato
legislatura),
L'esilio in Sud America
Ozieri (X Legislatura),
Nella Repubblica del Rio Grande del Sud
La guerra civile uruguaiana
Mantova (X
Legislatura),
Giuseppe e Anita
La prima guerra d'indipendenza Napoli X (X
La Repubblica Romana Legislatura),
La fuga da Roma e la morte di Anita Roma V (XII
Il rientro in Italia e la seconda guerra d'indipendenza Legislatura),
Da Quarto al Volturno Roma I (XII, XIII e XIV
La guerra di secessione americana
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Biografia
La giovinezza
Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza da una famiglia di
origini genov esi il 4 luglio 1807 , nell'attuale Quai Papacino,
in un periodo in cui la relativ a contea (parte della
Repubblica Ligure) era sotto sov ranità francese, poiché in
quegli anni erano stati annessi dal Bonaparte come Nato Nizza
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Tuttav ia, si appassionò alle materie insegnategli dai suoi primi precettori, padre Giaume e il "signor
Arena". Quest'ultimo, reduce delle campagne napoleoniche, gli impartì lezioni d'italiano e di storia antica
(rimase affascinato soprattutto dalla Roma antica). Alla fine riuscì a persuadere il padre a lasciargli
intraprendere la v ita di mare e v enne iscritto nel registro dei mozzi a Genov a il 12 nov embre 1821. [26]
Dall'iscrizione in quel registro, si rilev a che l'altezza del quattordicenne Garibaldi era di 39 once e 3/4 [27],
pari a circa 17 0 cm[28], considerev ole in rapporto all'età e all'altezza media dell'epoca.
Anche se la datazione del primo imbarco è incerta, [29] risulta che il 13 gennaio 1824 [30] si imbarcò
sedicenne sulla Costanza, comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che Garibaldi av rebbe in seguito
descritto come il migliore capitano di mare. [31] Nel suo primo v iaggio, su un brigantino con bandiera
russa, [21] si spinse fino a Odessa nel mar Nero e a Taganrog nel mar d'Azov (entrambe ex colonie
genov esi). Vi si recherà nuov amente nel 1833, incontrando un patriota mazziniano che lo sensibilizzerà
alla causa dell'unità d'Italia. Rientrò a Nizza in luglio. [30]
L'11 nov embre partì per un brev e v iaggio come mozzo di rinforzo sulla Santa Reparata, costeggiando la
Francia in un equipaggio di cinque uomini. [30] Con il padre, tra aprile e maggio del 1825, partì alla v olta di
Roma con tappe a Liv orno, Porto Longone e Fiumicino con un carico di v ino, [32] per
l'approv v igionamento dei pellegrini v enuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII. L'equipaggio era
composto da 8 uomini, ed ebbe la sua prima paga. [33]
La navigazione
Iniziarono i numerosi v iaggi marittimi di Garibaldi; fra quelli che
rimasero più impressi al condottiero v i fu quello sul brigantino
l'Enea, al cui comando v i era il capitano Giuseppe Gerv ino,
durante il quale, in una tempesta, v ide una feluca catalana, a cui
non poterono prestare soccorso, sprofondare trav olta dalle
onde. [34] Nel 1827 , nav igando con la Coromandel, raggiunse le
Isole Canarie e nello stesso anno, a settembre, salpò da Nizza
con la Cortese, comandata dal capitano Carlo Semeria, per il mar
Nero ma durante il v iaggio il bastimento fu assalito per tre v olte
dai corsari greci[35] che depredarono la nav e, rubando persino i
v estiti dei marinai, mentre il comandante non oppose la minima
resistenza. [33] In questo v iaggio subì la sua prima liev e ferita in
battaglia, [36] ev ento forse ingigantito dalle fonti con il tempo. [37]
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Signora delle Grazie comandata dal capitano Antonio Casabona, prima come secondo: poi l'anziano
capitano gli cedette il comando. [40] Il 20 febbraio del 1832 [41] gli fu rilasciata la patente di capitano di
mare di seconda classe.
Nello stesso mese si reimbarcò con la Clorinda per il mar Nero; si contav ano v enti uomini a bordo e la
paga di Giuseppe fu di 50 lire piemontesi al mese [42] mentre 100 toccarono al comandante, Simone Clary .
Ancora una v olta la nav e fu presa di mira dai corsari ma questa v olta l'equipaggio accolse gli aggressori a
fucilate. Garibaldi fu ferito alla mano destra: av rebbe poi ricordato l'accaduto come il suo primo
combattimento. [33] Proprio sulla Clorinda conobbe Edoardo Mutru, suo compagno d'armi in futuro. [43]
Nel 1833 si contarono sui registri nav ali 7 2 mesi di nav igazione effettiv a. [33] L'importanza dello spirito
marinaro in Garibaldi è stato più v olte sottolineato, gli scritti di Augusto Vittorio Vecchi, più noto con il
nome di Jack la Bolina influenzarono i successiv i studiosi sull'argomento, egli che definiv a il Mar
Mediterraneo un ottimo insegnante, v edev a nell'eroe l'ingenuità degli uomini di mare in contrasto con la
furbizia degli uomini di terra. [44] Di parere simile era Pino Fortini, il quale affermò che il mare lo av ev a
formato, educato moralmente. [45]
Dopo 13 mesi di nav igazione ritornò a Nizza, ma già nel marzo 1833 ripartì per Costantinopoli.
All'equipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon, imbarcati di notte
e controllati dalla polizia che andav ano in esilio nella capitale Ottomana. Il loro capo era Emile Barrault,
professore di retorica che espose le idee sansimoniane a un attento Garibaldi. [46] Garibaldi, allora
v entiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole, ma Anita Garibaldi ipotizza che probabilmente quelle
idee non gli giungessero del tutto nuov e, essendogli note fin da quando av ev a soggiornato nell'Impero
Ottomano, luogo prescelto da tanti profughi politici dell'Europa e percorso esso stesso da fremiti di
autonomia e di libertà. [47] Tutto ciò contribuì a conv incerlo che il mondo era percorso da un grande
bisogno di libertà. Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò:
« Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada ed il
sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe »
(Emile Barrault, frase riportata da Garibaldi ad Alexandre Dumas in "Memorie di Giuseppe Garibaldi" )
Il bastimento sbarcò i francesi a Costantinopoli e procedette per Taganrog, importante porto russo sul
Mar d'Azov . Qui in una locanda, incontrò un uomo detto il Credente, [48] che espose a Garibaldi le idee
mazziniane. [49] Le tesi di Giuseppe Mazzini sembrarono a Garibaldi la diretta conseguenza delle idee di
Barrault ed egli v ide nella lotta per l'Unità d'Italia il momento iniziale della redenzione di tutti i popoli
oppressi. Quel v iaggio cambiò la v ita di Garibaldi; nelle sue Memorie scrisse: «Certo non prov ò Colombo
tanta soddisfazione nella scoperta dell'America, come ne prov ai io al ritrov are chi s'occupasse della
redenzione patria». [50]
La vita da ricercato
Non si ha certezza storica del primo incontro fra Garibaldi e Mazzini; quello descritto nella sua biografia
mostra alcune lacune: si racconta che un certo Cov i condusse il primo dal riv oluzionario in un incontro
tenutosi a Marsiglia nel 1833, [51] ma la datazione non risulta credibile in quanto il marinaio sbarcò il 17
agosto 1833 [52] a Villefranche-sur-Mer (all'epoca Villafranca marittima) mentre Mazzini si era già
trasferito, da giugno, a Ginev ra. Inoltre lo stesso genov ese affermò che av ev a sentito di Garibaldi solo
tempo dopo, nel 1834. [53] A quell'epoca i marinai mercantili dov ev ano obbligatoriamente prestare
serv izio per 5 anni nella marina da guerra; v eniv ano agev olati coloro che av essero frequentato rotte che
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portav ano all'estero, essi infatti potev ano decidere quando iniziare tale periodo, in ogni caso la scelta
dov ev a cadere prima dei quarant'anni di età. Garibaldi presentò la domanda nel mese di dicembre del
1833 div entando marinaio di terza classe. [54]
Nel frattempo si era stabilito che l'11 febbraio 1834 ci sarebbe stata un'insurrezione popolare in Piemonte.
Garibaldi scese a terra per mettersi in contatto con i mazziniani; ma il fallimento della riv olta in Sav oia e
l'allerta di esercito e polizia fecero fallire tutto. Garibaldi credev a che l'insurrezione si sarebbe comunque
av v iata; non tornò sulla nav e per parteciparv i, v enendo siglato il termine A.S.L. (Assentatosi Senza
Licenza) sulla sua matricola, [61] e div enendo in pratica un disertore; tale latitanza v enne considerata come
ammissione di colpa. Attese un'ora in piazza prima di andarsene, [62] trov ando riparo prima a casa della
fruttiv endola[63] Natalina Pozzo e successiv amente all'osteria e alla casa della padrona, Caterina
Boscov ich. Intanto v engono arrestati il quasi omonimo Giuseppe Giribaldi (l'8 febbraio) e poi lo stesso
Mutru, il 13 febbraio. Prima di allora, il 9 [64] o l'11, [65] lascia Genov a.
Più v olte nel corso della fuga sfugge a ev entuali catture, dopo av er superato il fiume Varo: la prima
quando al confine v enne condotto momentaneamente a Draguignan, [66] poi in un'osteria dov e canta per
sfuggire agli sguardi dell'oste che minacciò di farlo arrestare. [67] Giunse infine a Marsiglia. Intanto v iene
indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte ignominiosa in
contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato. [68] Garibaldi div enne così un ricercato e in quel
tempo v isse per un brev e periodo dal suo amico Giuseppe Pares. [69] Continua sotto falso nome, assunta
l'identità dell'inglese Joseph Pane, a v iaggiare: il 25 luglio salperà v erso il mar Nero sul brigantino
francese Union raccontando di essere un v entisettenne nato a Napoli. [70]
Dov rebbe sv olgere l'attiv ità di marinaio ma sarà secondo in realtà. [71] Sbarca il 2 marzo 1835, e in maggio
fu in Tunisia. Quando tornò a Marsiglia trov ò la città dev astata da una grav e epidemia di colera; offertosi
come v olontario, lav orò in un ospedale, [72] in qualità di benevolo, e ci rimase per quindici giorni. [73] In
quel periodo conobbe Antonio Ghiglione [74] e Luigi Canessa. Poiché le rotte erano chiuse in parte per v ia
del colera, Garibaldi decise di partire alla v olta del Sud America con l'intenzione di propagandare gli ideali
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mazziniani. L'8 settembre 1835 partì da Marsiglia sul brigantino Nautonnier, nav e comandata da
Beauregard, [75] assumendo la falsa identità di Giuseppe Pane e affermando di essere nato a Liv orno; data la
sua paga di 85 franchi, si presuppone che non sv olse in mare gli incarichi di marinaio la cui paga era
inferiore.
La nav e comprata tempo prima grazie ai soldi di Giacomo Cris (v ero nome di Giacomo Picasso [86] con il
quale si fece conoscere), era stata battezzata Mazzini, e con i soldi fruttati da una colletta, 800 lire [87]
v erranno effettuate delle migliorie. Salperanno il 7 maggio, a bordo si contav ano 12-13 uomini in tutto, [88]
fra cui il nostromo Luigi Carniglia, il timoniere Giacomo Fiorentino e Joao Baptista e Miguel un brasiliano
che dov ev a pensare alle armi. Sul giornale Jornal do comercio si dav a come destinazione del v iaggio
Campos e come comandante Cipriano Alv es (altro nome assunto da Garibaldi)[89] La prima preda fu una
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lancia da cui prese lo schiav o nero Antonio e lo affrancò rendendolo libero. L'11 maggio i corsari
av v istarono una sumaca di centov enti tonnellate chiamata "Luisa" e la abbordarono. Si contav ano quattro
uomini e quattro schiav i che v erranno resi liberi a cui si aggiunse il primo.
Partiti nuov amente, non si accorsero del malfunzionamento della bussola che li portò conseguentemente
fuori rotta v erso gli scogli all'altezza della punta de Jesús y María. [93] Ottenuti con difficoltà dei v iv eri, il
v iaggio riprese; dov endo in qualche modo ov v iare alla mancanza di una lancia, comprata poi in seguito,
utilizzarono in sostituzione la tav ola su cui si mangiav a, barili v uoti e v estiti a far da v ela. [94] Il 15 giugno
affrontarono un lancione, il Maria, salpato con l'intento di catturare il corsaro. [95] Nel combattimento il
timoniere incontrò la morte e Garibaldi, sostituitolo, v enne ferito quasi mortalmente, [96] perdendo i sensi.
La battaglia la continuarono i rimanenti italiani, comandati da Carniglia, fino alla fuga. Altri marinai
abbandonarono la nav e, mentre l'eroe, ricev ute le cure, si riprese. [97]
Garibaldi scriv e al generale Pascual Echagüe chiedendo aiuto e ottenendolo in parte: la nav e partì per
Buenos Aires giungendov i il 20 ottobre e v enne restituita al proprietario, mentre i corsari rimasti non
potev ano lasciare Gualeguay (Argentina), in quanto prigionieri del gov ernatore Juan Manuel de Rosas. [98]
Nel frattempo imparò lo spagnolo. Tentata la fuga, fu catturato e torturato da Leonardo Millán, [98] e
rimase due mesi nel carcere di Bajada, dopo i quali lo rilasciarono (febbraio 1838), non av endo nulla da
imputargli. Raggiunti a Paraná Guazú i suoi amici Rossetti e Cuneo, seppe dell'arresto di Joao Gav azzon e
di Giacomo Picasso. Nel maggio 1838 giunse a cav allo a Piratini, [99] compiendo un v iaggio di 480 km. Qui
conobbe di persona Bento Gonçalv es, rimanendone affascinato.
Si organizzò un cantiere nav ale lungo il fiume Camacuã: il capo dei lav ori era John Griggs, di origini
irlandesi, mentre Garibaldi div enne comandante della flotta. Due lancioni erano pronti al v aro: il Rio
Pardo (15-18 tonnellate), dov e si imbarcò lo stesso Garibaldi, [100] e l'Independencia, il cui equipaggio
contav a complessiv amente circa 7 0 persone, tra cui Mutru e Carniglia. Partirono il 26 agosto 1838, e
riuscirono a superare lo sbarramento posto dalle nav i nemiche. Il 4 settembre av v istarono due nav i
nemiche: una di esse fuggì mentre l'altra, una sumaca chiamata La Miniera, si arrese. [101] Vi era il
problema della spartizione della preda: da div idere in tre parti secondo quanto scritto nell'accordo
redatto da Rossetti, 8 (di cui una a Garibaldi)[102] secondo quanto si decise alla fine, per decisione del
ministro delle finanze Almeida. L'ammiraglio Greenfell, allarmato dall'accaduto, fece scortare ogni nav e
con quelle di guerra, mentre alla piccola flotta di Garibaldi si aggiunsero altre nav i e altre erano in
costruzione.
[103]
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Il 17 aprile 1839, [103] av v ertiti dal grido «è sbarcato il Moringue»[104] (così era chiamato il maggiore
Francesco Pedro de Abreu, a cui era stato dato l'ordine di eliminare Garibaldi), sv entarono un tentativ o di
imboscata, nonostante i nemici fossero fav oriti dalla nebbia. Affrontarono i circa 150 uomini inv iati, [105]
ferendo lo stesso Moringue e costringendoli alla ritirata: fu una v ittoria che div enne celebre con il nome
di ("Battaglia del Galpon de Xarqueada"). L'eco della v ittoria v enne ufficializzata dal rapporto del ministro
della Guerra al parlamento brasiliano [106] Partecipò, quindi, in qualità di capitano tenente, alla campagna
che portò alla presa di Laguna, il cui comando v enne affidato al colonnello Dav id Canabarro, della capitale
dell'attigua prov incia di Santa Caterina.
La tattica utilizzata fu singolare: si risalì il fiume Capiv ari, ingrossato dalle ultime piogge, facendo
av anzare le nav i per v ia terra, con l'aiuto di due carri preparati dentro alcune fosse, trainati fino a
giungere alla laguna di Thomás José e scendere dal Tramandai. Per tale progetto v ennero scelti i due
nuov i lancioni: Farroupilha (18 tonnellate, su cui dav a gli ordini l'eroe) e il Seival (12 tonnellate, a cui
comando si ritrov a Griggs). [107] Il 5 luglio inizia il trasporto v ia terra ev itando al contempo l'attacco
nemico che si stav a preparando più av anti, terminerà l'11 luglio, tre giorni dopo il 14 luglio riprenderanno
il mare. [108] La nav e di Garibaldi si riv ela troppo pesante: il timone si spezza la nav e si rov escia, è il 15
luglio 1839. [109] Durante la tempesta annegheranno fra gli altri Mutru, Carniglia e Procopio (uno schiav o
reso libero che av ev a ferito il Moringue). [110] L'assalto v errà condotto lo stesso con l'unico Lancione
rimasto, il Seiv al, condotto da Garibaldi;[111] di fronte hanno un brigantino e quattro lancioni. Si dirige
v erso sud portando le inseguitrici, consistenti in due lancioni, il Lagunense e l'Imperial Catarinense, in
una trappola. Dei soldati nascosti nella fitta v egetazione assaltarono le nav i e le conquistarono; v ennero
poi utilizzate per distrarre gli altri due lancioni, Santa Ana e l'Itaparica si arresero, il brigantino Cometà
fuggì.
Il 25 luglio 1839 v enne conquistata Laguna e con il suo nuov o nome, Juliana, v enne proclamata la
repubblica catarinense. [112] Gli imperiali inv iarono il maresciallo Francisco José de Souza Suares de
Andrea con una flotta di 12 nav i e tre lancioni: nei primi scontri v enne ucciso Zeferino Dutra, uomo a cui
Garibaldi av ev a lasciato il comando del resto della flotta. L'eroe prese il comando della Libertadora
rinominata Rio Pardo, [113] mentre il Seiv al fu affidato a Lorenzo Valerigini. Occorrev ano arrembaggi, ma
v icino alla laguna v i era un blocco nav ale creato dagli imperiali, e per superarlo, il 20 ottobre si inv iò una
sumaca per distrarre le nav i che partirono all'inseguimento lasciando il resto della flotta libero di agire.
In una di queste azioni si trov arono di fronte alla nav e Regeneração che, con i suoi v enti cannoni (le tre
nav i av ev ano un solo cannone ciascuno, [114]) mise in fuga le nav i. Fuggirono per lo stesso motiv o anche
dalla Andorinha, si attendev a di ritornare alla laguna. [115] Era il 2 nov embre, il Rio Pardo tornò pochi
giorni dopo. Guidò malv olentieri l'attacco alla cittadina Imaruí con l'intenzione di punirla del
tradimento. [116]
Il 4 nov embre [117] l'esercito imperiale forte di 16 nav i con 33 cannoni complessiv i e 900 uomini, [117]
riconquistò la città e i repubblicani, dopo av er incendiato le nav i senza che i soccorsi richiesti fossero
giunti, ripararono sugli altopiani, Griggs v enne ucciso. Sulla terraferma i combattimenti continuarono, e
furono i primi per Garibaldi: il 14 dicembre 1839 a Santa Vitória do Palmar [118] attaccò con i suoi marinai
il nemico e costringendolo alla ritirata; successiv amente il 12 gennaio 1840, nei pressi di Forquetinha,
Garibaldi, guidando la fanteria, soccorse con 150 uomini il colonnello Teixeira. [119] Garibaldi radunò i
soprav v issuti, 7 3 uomini in tutto, salì su un'altura e solo di notte gli inseguitori smisero la caccia.
Marciarono per quattro giorni fino nei pressi di Vacaria[120] e poi di nuov o al Rio Grande.
(Alessandro Walewski da J. Duprey, Un fils de Napoleón dans les pays de la Plata au temps de
Rosas, Parigi-Montevideo 1937, p. 164. )
Nell'aprile del 1840 si radunarono i due eserciti nei pressi del fiume Taquari; 4.300 imperiali, al comando
del generale Manuel Jorge Rodríguez che av rebbero affrontato 3.400 riograndesi, [121] ma non ci fu alcuna
battaglia. Si decise di attaccare San José do Norte, punto strategico di rifornimento. Dei quattro fortini
disposti a difesa tre v ennero distrutti in poco tempo, l'azione era guidata da Gonçalv es con Teixeira.
L'ammiraglio Greenfell inv iò i rinforzi, allorché Garibaldi suggerì di bruciare la città ma l'idea non v enne
accolta; una v olta fuggiti, il nizzardo si fermò su ordini dati a San Simón;[122] poco dopo, il 24 settembre
1840, fu ucciso Rossetti. Giunto a São Gabriel, strinse amicizia con Francesco Anzani. Gli v enne concesso
di recarsi a Montev ideo e di portarsi 1.000 buoi come bottino di conquiste; riuscì a farne partire 900, ma
negli oltre 600 km che percorse perse la maggior parte dei capi, solo 300 infatti giunsero a destinazione
nel giugno del 1841 a causa dei ripetuti furti dei mandriani infedeli. [123]
Le nav i erano tre: Constitución (di 256 tonnellate e 18 cannoni, comandata direttamente dal nizzardo), il
brigantino Pereyra, comandato da Manuel Arãna Urioste, e la goletta mercantile Procida, comandata da
Luigi De Agostini. Le tre imbarcazioni partirono il 23 giugno 1842. [127] Durante il v iaggio la Constitución si
arenò e fu soccorsa dalla Procida mentre sopraggiunse la flotta argentina; si trattav a dell'ammiraglio
William Brown (17 7 7 - 1857 ) al comando di sette nav i, di cui una, la Belgrano, si arenò a sua v olta. [128] Fu
grazie alla nebbia che Garibaldi e le altre nav i riuscirono a fuggire nonostante il tentativ o di inseguimento
da parte di Brown che però si immise su una rotta errata.
La nav igazione continuò nel Paraná dal 29 giugno e raggiunsero come da programma la Bajada il 18
luglio. [129] Continuarono il v iaggio superando il porticciolo di Cerrito. Le nav i di Brown, a cui si
aggiunsero quelle comandate dal maggiore Seguì, raggiunsero le nav i del nizzardo v icino alla Costa Brav a:
da una parte 3 brigantini e 4 golette, con un totale di circa 7 00 uomini e 53 cannoni, mentre Garibaldi
potev a contare su due delle tre nav i in quanto la Procida si distaccò precedendoli a Corrientes, 29
cannoni e circa 300 uomini, entrambi av ev ano anche imbarcazioni minori. [130]
Il 16 agosto Brown iniziò a fare fuoco. Risultano inutili i tentativ i di resistenza; Urioste cercò di portare lo
scontro sulla terra ma v enne sconfitto, intanto Alberto Villegas con il suo gruppo fuggì. Dopo tre giorni di
combattimenti, [131] le nav i v ennero incendiate, ma alcuni dei corsari saltarono in aria con esse. Garibaldi
si trasferì prima a Goy a e, dopo v ari spostamenti, il 19 nov embre si ritrov ò a Pay sandú; qui ricev ette
l'ordine dal generale Felix Edmondo Aguy ar di compiere alcune azioni militari. Venne poi richiamato a
Montev ideo, ma prima di raggiungerli dov ette bruciare nuov amente la flottiglia che comandav a. Giunto
nel dicembre del 1842 con l'incarico di ricostruire la flotta perduta, con un attacco affondò il 2 febbraio
1843 un brigantino che facev a parte della flotta di Brown; pochi giorni dopo v enne respinto un primo
tentativ o del generale Manuel Oribe; l'assedio iniziò il 16 febbraio 1843. [132] Il 29 aprile, dopo av er
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rinforzato l'isola dei Topi, si ritrov ò di fronte il giorno dopo nuov amente Brown. L'ammiraglio contav a su
due brigantini e due golette, Garibaldi due imbarcazioni con un cannone ciascuno; gli inglesi interv ennero
salv andoli. [133]
Alla fine dell'anno prese il comando della Legione italiana. Il colore scelto per le div ise fu il rosso, [134]; la
bandiera, un drappo nero rappresentav a il Vesuv io in eruzione. [135] In seguito v enne tradito dal
colonnello Angelo Mancini, [136] Dopo piccole v ittorie conseguite rifiutò in una lettera del 23 marzo 1845
la proposta fatta a gennaio dal generale Fructuoso Riv era, capo dei Colorados, che v olev a regalare alcune
terre alla Legione italiana. [137]
Si cercò di far finire l'assedio: si opposero senza successo gli ammiragli Herbert Ingliefeld e Pierre Jean
Honorat Lainé [138], mentre Brown si ritirò, e tempo dopo v olle salutare il suo av v ersario. Nell'agosto 1845
Ingliefeld iniziò insieme a Garibaldi ad aprirsi un v arco, con l'intenzione di conquistare porti nemici. [139] Il
nizzardo comandav a due brigantini: Cagancha (64 uomini)[140] e il 28 de marzo (36 uomini), e altre nav i.
Si aggiunsero i v alidi aiuti di Juan de la Cruz e José Mandell. Dopo av er preso l'isola del Biscaino e
Gualeguay chú[141] si aggiunse la goletta francese Eclair al cui comando v i era Hippolite Morier, si giunse
dav anti a Salto, occupata dagli uomini di Manuel Lav alleja. [142] Egli, dopo essere stato sconfitto da
Francesco Anzani, abbandonò la città che il 3 nov embre fu occupata da Garibaldi.
Justo José de Urquiza iniziò l'assedio alla cittadina il 6 dicembre;[143] dopo diciotto giorni di attacchi
lasciò una parte dei suoi uomini, 7 00 di essi e abbandonò l'impresa. Il 9 gennaio 1846 Garibaldi ottiene la
sua prima v ittoria contro gli assedianti, attaccando di notte.
I morti v erranno raccolti e seppelliti in una fossa comune su cui v errà piantata una bandiera in loro
onore: è l'8 febbraio 1846 [148]. Il nizzardo rimase a Salto per div ersi mesi, respingendo ogni attacco. Il 20
maggio attaccò nella notte Gregorio Vergara e nel ritorno prima di guadare un ruscello decise di attaccare
i soldati che li inseguiv ano comandati da Andrés Lamas. [149] Le gesta oltre oceano di Garibaldi div ennero
celebri in Italia grazie al patriota Raffaele Lacerenza, che diffuse a proprie spese in tutto il paese seimila
copie del Decreto di grazie ed onori concessi dal gov erno di Montev ideo ai legionari italiani. [150]
Giuseppe e Anita
Giuseppe e Anita si erano conosciuti a Laguna nel 1839 si narra che, dopo av erla inquadrata con il
cannocchiale mentre si trov av a a bordo dell'Itaparica, una v olta raggiunta le disse in italiano «tu dev i
essere mia»[151]. Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silv a (questo il nome completo) si era sposata[152] il 30
[153]
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agosto 1835 [153] con il calzolaio [154] Manuel Duarte de Aguiar, molto più anziano di lei, che, arruolatosi fra
gli imperiali, era fuggito da Laguna tempo prima, ma la moglie non lo seguì. Nata nel 1821 a Merinhos[155],
av ev a 18 anni al momento dell'incontro con Garibaldi.
Garibaldi e Ana Maria de Jesus Ribeiro, passata alla storia - e quasi alla leggenda - del Risorgimento
italiano con il diminutiv o "Anita", si sposarono il 26 marzo 1842, presso la chiesa di San Francisco d'Assisi
con rito religioso. È spesso raccontato il fatto che Anita, abile cav allerizza, insegnò a cav alcare al
marinaio italiano, fino ad allora del tutto inesperto di equitazione. Giuseppe a sua v olta la istruì, per
v olontà o per necessità, ai rudimenti della v ita militare.
Cercò di far allontanare Anita e i figli da sua madre, ma il giugno 1846 ottenne un parere contrario del
ministro degli esteri di Carlo Alberto, Solaro della Margarita. [156] I legionari progettano di tornare in
patria, e grazie alla raccolta organizzata fra gli altri da Stefano Antonini, Anita, con i tre figli, e altri
familiari dei legionari partirono nel gennaio del 1848 su una nav e diretta a Nizza, dov e furono affidati per
qualche tempo alle cure della famiglia di Garibaldi. Scoppiati i moti italiani di indipendenza, fu autorizzato
a ritornare negli stati sardi con un gruppo di soldati.
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Gli austriaci che si trov ò a combattere erano comandati dal generale Konstantin d'Aspre, che ebbe
l'ordine di ucciderlo, e il maresciallo Radetzky . A Morazzone v enne sorpreso da un attacco nemico, ma
riuscì a fuggire nella notte rimanendo con circa 30 uomini. Trov ò riparo in Sv izzera, [167] il 27 agosto
v alicando il confine trav estito da contadino. [168] Il 10 settembre ritornò da sua moglie, che v iv ev a a casa
di un amico, Giuseppe Deideri. Il 26 settembre ripartì alla v olta di Genov a, e il 24 ottobre si imbarcò sulla
nav e francese Pharamond[169] con Anita, poi rimandata a Nizza. All'inizio erano 7 2 uomini con Garibaldi a
cui si aggiunsero i lancieri di Angelo Masina il 24 nov embre e soldati prov enienti da Mantov a. Si arriv ò
così a una formazione di 400 uomini[170] alla quale Garibaldi diede il nome di Legione Italiana.
La Repubblica Romana
Infastidito dai reumatismi di cui soffriv a, si ritirò a Rieti il 19 febbraio e, per brev e tempo, ebbe la
compagnia di Anita. Grazie al suo appello, giunsero molti giov ani che portarono il totale a 1.264
uomini, [171] oltre ad aiuti, v estiti e armi seppur in numero insufficiente; stazionarono poi ad Anagni
mentre Francesco Dav erio chiedev a l'inv io di altre armi. Il 23 aprile il nizzardo v enne nominato generale
di brigata dal ministro della guerra della Repubblica Romana Giuseppe Av ezzana[172] mentre Carlo
Alberto av ev a abdicato in fav ore di Vittorio Emanuele II.
Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana, minacciata dalle truppe francesi
e napoletane che difendev ano papa Pio IX. Luigi Napoleone fece sbarcare a Civ itav ecchia un corpo di
spedizione francese, guidato dal generale Nicolas Oudinot. Il 25 aprile, [173] dopo av erla occupata, ne fece
la sua base. Il 27 aprile giunse a Roma passando per Porta Maggiore. Contav a di bloccare il nemico di
2.500 uomini e l'appoggio di altri 1.800 guidati dal colonnello Bartolomeo Galletti.
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Fra la notte del 2 e del 3 giugno 1849 Oudinot guidò i suoi v erso Roma, e conquistò dopo continui
capov olgimenti i punti chiav e Villa Corsini e Villa Valentini; rimase in mano ai difensori Villa Giacometti.
Morirono 1.000 persone fra cui Francesco Dav erio, Enrico Dandolo, Goffredo Mameli, che, ferito, morirà
in seguito per cancrena; v errà incolpato Garibaldi della sconfitta; i francesi potev ano contare su circa
16.000 uomini Garibaldi circa 6.000. [183] Il 28 giugno 1849 i legionari di Garibaldi tornarono a indossare
le loro tuniche rosse di lana. [184]
A Terni l'8 luglio si aggiunsero altri 900 v olontari guidati dal colonnello Hugh Forbes e rifornimenti. Fece
circolare false v oci sul suo itinerario, puntav a in realtà su Venezia, la Repubblica di San Marco di Daniele
Manin. I soldati diedero i primi segni di cedimento, Müller li tradì e Bueno, il 28, [190] fuggì con parte dei
denari raccolti. Il nizzardo non riusciv a a sostenere il gruppo. [191]
Erano rimasti 1.500 uomini, ridotti pochi giorni dopo a qualche centinaio. Lungo la strada pernottarono
due notti presso Todi, i soldati alloggiati presso il conv ento dei Cappuccini; Garibaldi e Anita incinta ospiti
inv ece presso la casa di Antonio Valentini, ferv ente Garibaldino, a Palazzaccio. Il 30 luglio si ritrov av a a
Montecopiolo nella parte più alta del Montefeltro dov e passò la notte, proseguì la sua fuga attrav erso
sentieri imperv i e macchie fitte di v egetazione facendo certamente tappa per abbev erarsi presso una
sorgente in località Casalecchio sempre nel comune di Montecopiolo ma già in direzione della Repubblica
di San Marino, dov e Garibaldi arriv ò con gli altri superstiti il giorno dopo, il 31 luglio, e qui si rifugiò dopo
che la Repubblica di San Marino concesse asilo. [192] Contemporaneamente Garibaldi con un ordine del
giorno sciolse il gruppo. I coniugi erano alloggiati presso Lorenzo Simoncini. [193] Gli austriaci, guidati da
d'Aspre, che comandav a il corpo di occupazione austriaco in Toscana v olev ano che Garibaldi fosse
imbarcato a forza per gli Stati Uniti, lui rifiutò. Fugge da San Marino di notte con duecento uomini al
seguito, alcuni abbandonano come Gustav Hoffstetter. [194]
Continuano gli aiuti trov ati per strada: v engono guidati dall'operaio Nicola Zani mentre Anita ha la febbre
alta. Giunti a Cesenatico prendono dai pescatori 13 bragozzi (barche da pesca), [195] partono alla v olta di
Venezia, il 2 agosto. Arsi dalla sete a circa 80 km dall'obiettiv o, all'altezza della punta di Goro, v engono
av v istati e attaccati da un brigantino austriaco, l'Oreste, che con rinforzi li insegue catturando
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l'equipaggio di 8 bragozzi, più di 160 prigionieri che v erranno condotti a Pola. Garibaldi con Anita in
braccio guada per circa 400 metri[196] giungendo infine sulla spiaggia, saluta i rimasti fra cui Ugo Bassi e
Giov anni Liv raghi, fucilati a Bologna e Angelo Brunetti insieme ai due figli, fucilati in seguito anch'essi.
Garibaldi era v icino a Magnav acca nelle Valli di Comacchio, con lui Anita morente e Giov anni Battista
Culiolo detto Leggero. Aiutati dall'umile Battista Barillari riescono a dissetare la moglie dell'eroe. Il 4
agosto ripartono, in seguito salgono sul biroccino guidato da Battista Manelli, giunti alle Mandriole si
fermarono alla fattoria Rav aglia, il medico Nannini non fa in tempo a salv arla, muore.
Garibaldi, secondo quanto riporta l'uomo di chiesa Falconieri, av rebbe v oluto dare degna sepoltura alla
moglie e trasportarla alla v icina Rav enna, ma non v i era il tempo e fu scav ata frettolosamente una buca
nella sabbia. Giorni dopo, il 10 agosto, Pasqua Dal Pozzo, una ragazzina giocando v icino al campo si
accorse del cadav ere [197] e chiese aiuto. Fu un caso molto discusso anche negli anni successiv i. [198] In
seguito Garibaldi stesso giunse il 20 settembre 1859 con i figli Teresita e Menotti[199] a Rav enna
mostrando l'intenzione di spostare i resti di Anita a Nizza, seppelliti poi accanto a quelli di Rosa, madre
dell'eroe. Il giornale di Torino La Concordia intanto il 16 agosto scrisse che Anita e Garibaldi av rebbero
raggiunto Venezia, ma la donna era morta 12 giorni prima. [200]
Garibaldi e Leggero fuggono dapprima a Forlì; poi, il giorno 16, lasciano Forlì per raggiungere il v icino
confine del Granducato di Toscana: Si tratta della cosiddetta trafila di Garibaldi. Sono aiutati, tra gli altri,
da Ercole Saldini, dal sacerdote Giov anni Verità e dall'ingegnere Enrico Sequi, a cui Garibaldi lascerà la
fede nuziale di Anita.
Il 1º settembre parte sull'imbarcazione di Paolo Azzarini, il 5 settembre Garibaldi si trov a a Porto Venere,
al sicuro. La Marmora commenterà affermando che era un miracolo il suo salv ataggio. [201]
Lo stesso La Marmora, con i poteri di commissario straordinario di cui all'epoca era inv estito, la sera del 6
settembre fece arrestare Garibaldi a Chiav ari e lo condusse nel Palazzo ducale di Genov a. [202] Circa la
decisione da prendere seguì un dibattito alla Camera, il 10 settembre, nel quale interv ennero fra gli altri
Giov anni Lanza, Urbano Rattazzi e Agostino Depretis, e al cui termine la maggioranza dei parlamentari si
dichiarò contraria all'arresto di Garibaldi e definì l'ipotesi di una sua espulsione come una lesione allo
Statuto.
« La Camera dichiara che l'arresto del Generale Garibaldi e la minacciata sua espulsione dal
Piemonte, sono lesioni dei diritti consacrati dallo Statuto e dei sentimenti di nazionalità e della gloria
italiana »
Abitò in compagnia di Felice Foresti con Michele Pastacaldi; Teodoro Dwight lo conobbe e ricev ette le sue
Memorie, con la richiesta di non pubblicarle; Garibaldi gli diede il consenso di farlo solo anni dopo, nel
1859 [205] Abitò con Antonio Meucci, che lo fece lav orare nella propria fabbrica di candele. [206] Dopo nov e
mesi lasciò New Y ork e si imbarcò sulla Georgia per i Caraibi. Continuò a nav igare, assumendo il nome di
Anzani e l'antico Giuseppe Pane. Arriv ò il 5 ottobre a Callao nel Perù, poi a Lima dov e dopo tanto tempo
fu nuov amente capitano di una nav e, un brigantino di nome Carmen. [207] Il 10 gennaio 1852 parte alla
v olta della Cina, e nav igò ancora dalle Filippine, costeggiò l'Australia, giunse infine a Boston il 6 settembre
1853. Commerciò div ersi generi, soprattutto seta e guano. [208]
Il 4 agosto rese pubblico il suo pensiero distanziandosi dalle prese di posizioni Mazziniane. [213] Il 20
dicembre 1858 incontrò Cav our. Div enne v icepresidente della Società Nazionale [214] mentre si pensav a di
metterlo a capo di truppe: il 17 marzo 1859 v ennero istituiti, grazie a un decreto reale, i Cacciatori delle
Alpi, e Garibaldi ebbe il grado di maggiore generale. Si contav ano circa 3200 uomini, i quali v estiv ano
l'uniforme dell'esercito sardo. Si formarono 3 gruppi: oltre al nizzardo, al comando v i erano Enrico Cosenz
e Giacomo Medici. [215]
Marciò v erso Arona: i suoi uomini erano conv inti di pernottarv i, Garibaldi comunicò a Torino l'intenzione
di giungerv i, [216] al che ordinando l'assoluto silenzio, [217] raggiunse Castelletto, fermò due reggimenti e
con il terzo av anzò; il 23 maggio, superato il Ticino, con le barche attaccò Sesto Calende riuscendo ad
av ere la meglio sugli austriaci ed entrando in Lombardia.
Occupata Varese, v enne affrontato il 26 maggio dal barone Karl Urban, noto anche come il Garibaldi
austriaco [218] inv iato da Ferenc Gy ulay ; nell'occasione il comandante ordinò di sparare soltanto quando il
nemico si trov asse alla distanza di 50 passi, lo scontro è noto come battaglia di Varese. Si conteranno fra i
cacciatori la perdita di 22 uomini contro 105 austriaci, a cui si aggiungeranno 30 prigionieri. [219] Il giorno
seguente, dopo av er attaccato frontalmente e v into gli austriaci nella battaglia di San Fermo, nonostante
fosse in netta inferiorità numerica, occupò la città di Como. [220] Il 29 ripartì con i suoi uomini dalla città,
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v olendo conquistare il fortino a Lav eno, raggiunto il 31 maggio. [221] Questo attacco non ebbe esito
fav orev ole, e nel frattempo, essendo Urban rientrato a Varese, ritornò a Como per presidiare la città,
riprendendo poi Varese in seguito alla v ittoria dei francesi a Magenta.
Il 15 giugno, seguendo l'ordine di Della Rocca che l'inv ia a Lonato sul lago di Garda, si mosse v erso est. A
Rezzato, nel bresciano, av rebbe dov uto congiungersi con le truppe di Sambuy , che però non giunsero in
quanto l'operazione era stata annullata, ma di ciò non era stato av v ertito e continuò ad av v icinarsi al
nemico in ritirata. Enrico Cosenz, dopo av er fermato un attacco nemico, si fermò, mentre il colonnello
Stefano Turr continuò l'attacco, raggiunto poi dallo stesso Cosenz; Garibaldi, notando la situazione
sfav orev ole, inv iò Medici a loro sostegno e organizzò le truppe, limitando il danno: 154 fra i cacciatori,
contro i 105 degli austriaci. [222] in quella che v enne chiamata battaglia di Treponti. Ricev ette quindi
l'ordine di spostarsi in un teatro secondario bellico: in Valtellina, per respingere alcune truppe austriache
v erso il passo dello Stelv io; l'armistizio di Villafranca terminò gli scontri. Durante tutta questa campagna
il numero di v olontari al suo seguito crebbe da circa 3000 a un numero non ben quantificato: 12.000
secondo Trev ely an, 9500 secondo la Riall che si basa su uno scritto di Garibaldi stesso. [220]
Manfredo Fanti ebbe il comando mentre Garibaldi v enne retrocesso come comandante in seconda,
ricev endo il comando di una delle tre truppe, le altre due saranno agli ordini di Pietro Roselli e Luigi
Mezzacapo, dopo litigi diede le dimissioni.
Da Quarto al Volturno
« Qui si fa l'Italia o si muore. »
(durante la battaglia di Calatafimi; citato in G.C. Abba, Storia dei Mille, cap. Dopo la vittoria[223])
Rinunciò alla Società Nazionale (av ev a ottenuto il comando a
ottobre), div entando poi presidente della Nazionale Armata,
una nuov a associazione che presto fallì. [224] Intanto Nizza era
passata ai francesi, e Garibaldi, eletto deputato, tenne un
discorso a tal proposito il 12 aprile 1860 senza esiti. [225] Si
dimise il 23, dopo il risultato della v otazione.
Nel settembre 1859 fu promotore di una raccolta v olta all'acquisto di un milione di fucili, dando il
compito a Enrico Besana e Giuseppe Finzi. Riuscirono a comprare dei fucili Enfield e Colt inv iò dei suoi
rev olv er. Per la spedizione non v ennero utilizzate le armi raccolte, ma quelle messe a disposizione da
Giuseppe La Farina[229] che prov eniv ano da quelle utilizzate nella campagna passata, simili a quelli
raccolti. [230]
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L'arriv o in Sicilia delle truppe di Garibaldi era stato prev isto dallo stesso Francesco II di Borbone che
av ev a av v ertito il principe di Castelcicala, il rappresentante del re in Sicilia, intorno a Marsala. [240] Giunti
nell'isola, Garibaldi si proclamò dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, da lui appellato re
d'Italia. [241] Dopo lo sbarco sull'isola, il 12 maggio 1860 lasciarono la città. A Salemi issò personalmente
sulla cima di una delle tre torri del castello arabo-normanno la bandiera tricolore proclamando Salemi la
prima capitale d'Italia, titolo che mantenne per un giorno. In quella città proclamò la dittatura "in nome
di Vittorio Emanuele II re d'Italia".
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Si uniranno a lui il barone Stefano Triolo di Sant'Anna con circa sessanta persone e i picciotti, circa 500,
(che v ennero poi chiamati da Garibaldi i Cacciatori dell'Etna[242]). Il generale Francesco Landi, av v ertito,
con l'aiuto del maggiore Michele Sforza e del VIII battaglione Cacciatori, inv iò delle forze in ricognizione e
ingaggiò battaglia con gli inv asori. [243] La battaglia di Calatafimi[244] v ede la ritirata delle truppe
borboniche, terminando con perdite pari, fra cui quella del camoglino Simone Schiaffino. [245]
Finse di recarsi a Corleone mentre puntav a Palermo, ingannando in tal modo il colonnello sv izzero
Giov an Luca Von Mechel;[246] egli av ev a attaccato le truppe di Rosolino Pilo, che perì nello scontro,
sconfiggendole. Intanto giunse il generale Alessandro Nunziante in aiuto del nuov o commissario
straordinario Lanza.
Giunse il generale Tommaso Clary e inv iò il colonnello Ferdinando Benev entano del Bosco, v ice in passato
di Von Mechel, a Milazzo: il 20 luglio ci fu lo scontro. Inizialmente Garibaldi dav a ordini dal tetto di una
casa, poi scese nella mischia e infine salì sull'unica loro nav e a disposizione, la Tükory [251] e
cannoneggiando la città ottenne il ritiro delle truppe nemiche. La v ittoria costò ai soldati di Garibaldi 800
fra morti e feriti. [252]
Il 27 luglio Garibaldi giunse a Messina. Lo stesso giorno ricev ette una lettera dal conte Giulio Litta-
Modignani il mittente era Vittorio Emanuele, nella missiv a si leggev a una richiesta a desistere nell'impresa
di sbarcare sul territorio napoletano, [253] a questa prima seguì una seconda, letta a v oce o consegnata[254]
un suggerimento di non seguire l'ordine impartitogli. [255] in ogni caso Garibaldi rispose, sempre il 27
luglio, negativ amente alla richiesta espressa. [256]
Il 1º agosto anche Siracusa e Augusta v ennero liberate. [257] Tempo prima av ev a formato un gov erno con
6 dicasteri che div ennero 8. Il 7 giugno, abolì la tassa sul macinato, pretese che parte del demanio dei
comuni v enisse div iso fra i combattenti, fondò un istituto militare dov e v eniv ano raccolti i ragazzi
abbandonati e diede un sussidio alle famiglie in pov ertà della città di Palermo, cercando nel frattempo
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La capitale era stata abbandonata dal re Francesco II il 5 settembre, mentre quasi tutta la sua flotta si era
arresa. [272] Garibaldi av ev a scelto Caserta per dispiegare le sue forze; nel frattempo, in una sua brev e
assenza, il 19 settembre 1860 Turr inv iò trecento uomini a Caiazzo; il dittatore, tornando, decise di
rinforzare il presidio con altri 600 uomini, [273] contro i 7 .000 soldati borbonici che attaccarono il 21
settembre; non saranno sufficienti: le perdite ammonteranno fra morti, feriti e prigionieri a circa 250. Il
generale Giosuè Ritucci prese il comando delle truppe borboniche. Utilizzerà circa 28.000 soldati
nell'attacco sferrato il 1º ottobre [274] Il nizzardo nella battaglia utilizzò strategicamente la ferrov ia,
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v iaggiav a in carrozza e quando il v eicolo v enne attaccato lui continuò a piedi per dare ordini alle truppe.
Luca Von Mechel, ora generale, che dov ev a appoggiare con le sue truppe quelle di Ritucci, v enne fermato
da Bixio, e si ritirarono, mentre le truppe di Giuseppe Ruiz fermarono la loro av anzata. Garibaldi decise di
richiamare circa 3.000 soldati stanziati a Caserta[275] e div ise gli uomini inv iandone una metà a
Sant'Angelo attaccando i borbonici alle spalle comandati da Carlo Afan de Riv era, respingendo l'assalto.
La battaglia del Volturno [276] v ide perdite maggiori fra le file dei garibaldini: quasi 1.900 contro i
1.300, [277] ma il giorno dopo v ennero catturati poco più di 2.000 soldati borbonici, disorientati, non
av endo ricev uto nuov e istruzioni.
Dopo le v otazioni per il plebiscito che si tennero il 21 ottobre, [278] Garibaldi approfittò della v ittoria di
Enrico Cialdini sul generale borbonico Scotti Douglas per superare il Volturno il 25 ottobre; incontrò
Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860, lungo la strada che portav a a Teano, [279] e gli consegnò la
sov ranità sul Regno delle Due Sicilie. Garibaldi accompagnò poi il re a Napoli il 7 nov embre e, il 9
nov embre si ritirò nell'isola di Caprera, partendo con il piroscafo americano Washington, dopo av er
ringraziato l'ammiraglio George Mundy . [280]
Desideroso di presentare il progetto di istituzione di una guardia nazionale mobile, dov e sarebbero
confluiti i v olontari dai 18 ai 35 anni, si recò nella capitale. Il 18 aprile 1861 giunto alla camera, nel suo
discorso, [281] affermò che il brigantaggio nel mezzogiorno era dov uto in parte allo scioglimento
dell'esercito meridionale, av v enuto poco tempo prima, e ne chiedev a la ricostituzione. Inoltre Garibaldi
rav v isav a nel brigantaggio «una questione sociale, la quale non si potev a risolv ere col ferro e col
fuoco», [282] indiv iduandone i responsabili nel gov erno e nella borghesia. Secondo una testimonianza di
Crispi, Garibaldi, amareggiato da questa guerra fratricida, quando gli riferirono che i briganti non
accennav ano ad arrendersi nonostante le misure drastiche del gov erno, av rebbe esclamato: «quanto
eroismo miseramente sciupato! cotesti uomini, trav iati dal delitto, sarebbero stati soldati v alorosi
all'appello della patria!»;[282] ritornò quindi a Caprera.
Le richieste av anzate dal Nizzardo riguardav ano un impegno deciso per l'emancipazione degli schiav i e
l'essere nominato comandante in capo di tutto l'esercito:[285] con queste premesse, la trattativ a si arenò.
Nell'autunno del 1862 Canisius, console americano a Vienna, riprese i contatti; tuttav ia Garibaldi, ferito e
reduce dall'Aspromonte, si trov av a detenuto a Varignano e in caso di accettazione si sarebbe prospettato
un delicato caso diplomatico. Seguirono passi da parte di William H. Seward, segretario di stato di
Abraham Lincoln, per far decadere senza esito la proposta. [286]
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Dopo circa quindici minuti, quando Garibaldi cadde, il combattimento cessò: si contarono 7 morti e 14-
24 feriti nell'esercito regio e 5 morti e 20 feriti fra i seguaci di Garibaldi. [293]
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Che il tentativ o del 1862 fosse v elleitario, lo prov arono i successiv i ev enti del 1867 .
Garibaldi conobbe nel 1866 Petko Kiry akov Kaloy anov , più noto come Capitano Petko Voy v oda, durante
una sua v isita in Italia. Div entarono ben presto amici e Petko fu ospite di Garibaldi per alcuni mesi.
Garibaldi lo aiutò a organizzare il "Battaglione Garibaldi" nella riv olta di Creta del 1866-1869, costituito da
220 italiani e 67 bulgari, che eroicamente combatterono al comando di Petko Voy v oda nella coraggiosa
difesa della causa ellenica.
Garibaldi promosse una raccolta che chiamò «Obolo della Libertà» contrapponendolo all'«Obolo di San
Pietro», e si interessò al centro insurrezionale romano, formando un Centro dell'emigrazione con sede a
Firenze. [299] Partecipò al Congresso internazionale della pace, il 9 settembre 1867 a Ginev ra, dov e v enne
eletto presidente onorario. [300]
Preparò un attacco contando sulla riv olta interna della città; dopo una serie di rimandi, senza l'appoggio
dello stato, il 23 settembre partì da Firenze, ma il giorno dopo il 24 settembre 1867 v enne arrestato a
Sinalunga e portato nella Cittadella di Alessandria. 25 deputati protestarono per l'accaduto: essendo il
nizzardo stato eletto nel Mezzogiorno, v eniv a a infrangersi l'immunità parlamentare [301] e i soldati che
dov ev ano sorv egliarlo ascoltav ano i suoi proclami dalla finestra della prigione. [302] Venne poi portato il
27 settembre prima a Genov a e poi a Caprera, isola in quarantena per colera, [303] dov e era prigioniero,
sorv egliato a v ista.
Organizzò una fuga utilizzando Luigi Gusmaroli come suo sosia. Mentre l'uomo sostituì Garibaldi, il
nizzardo lasciò l'isola il 14 ottobre stendendosi su un v ecchio beccaccino comprato anni prima e
nascosto. Giunse all'isolotto di Giardinelli, e, dopo av er guadato, arriv ò a La Maddalena alloggiando dalla
signora Collins. Con Pietro Susini e Giuseppe Cuneo giunsero in Sardegna, dopo essersi riposati
ripartirono il 16 ottobre e dopo av er v iaggiato a cav allo per 15 ore, il 17 si imbarca raggiungendo in
seguito Firenze il 20. [304] Partito da Terni raggiungendo Passo Corese il 23, contav a fra i suoi uomini circa
8.000 v olontari, [305] in quella che v enne riconosciuta come "Campagna dell'Agro Romano per la
liberazione di Roma". Dopo un primo attacco a Monterotondo il 25 ottobre prese il 26 ottobre 1867 la
piazzaforte pontificia bruciando la porta utilizzando un carro infuocato penetrandov i con i suoi uomini.
Giunse il 29 a Castel Giubileo e dopo a Casal de' Pazzi, il 30 sino all'alba del 31 rimase in v ista di Roma ma
non ci fu la riv olta che attendev a e ritirò le sue truppe. [306] Garibaldi non sapev a del proclama del re che
av ev a sedato gli animi riv oltosi, [307] malgrado il sacrificio dei fratelli Cairoli (Scontro di Villa Glori) e il
sacrificio a Roma della Tav ani Arquati e di Monti e Tognetti decapitati nel 1868.
Decise di recarsi a Tiv oli: la partenza era prev ista il 3 nov embre alle 3 di notte ma v enne posticipata alle
11, erano circa in 4.7 00 [308] giunti a Mentana incontrano i 3.500 pontifici guidati da Hermann
Kanzler [308], ma riuscirono a farli retrocedere; sopraggiunsero quindi i 3.000 francesi guidati da Charles
De Failly [308], dotati del fucile Chassepot a retrocarica in quella che v errà chiamata la battaglia di
Mentana. Di fronte al fuoco Garibaldi continuò l'attacco [309] ma a una successiv a carica annunciata v enne
fermato da Canzio, [310] decise quindi il ritiro delle truppe. Partì con un treno da Orte alla v olta di Liv orno,
ma presso la stazione di Figline Valdarno v enne nuov amente arrestato e rinchiuso a Varignano il 5
nov embre, v i restò sino al 25 nov embre, dopodiché tornò a Caprera. Come deputato si dimise nell'agosto
del 1868. [311]
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Il 16 luglio respinse una manov ra del generale nemico a Condino [316]; il 21 luglio gli austriaci presero
Bezzecca; Garibaldi, av endo notato che i suoi uomini stav ano ritirandosi, diede nuov e disposizioni
riuscendo a respingere l'av anzata e a far ritirare il nemico. Si apriv a la strada v erso Riv a del Garda e
quindi l'imminente occupazione della città di Trento. Salv o essere fermato dalla firma dell'armistizio di
Cormons. Il 3 agosto ricev ette con telegramma di abbandonare il territorio occupato [317] rispose
telegraficamente: «Ho ricev uto il dispaccio nº 107 3. Obbedisco»[318] "Obbedisco", parola che
successiv amente div enne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di
Garibaldi.
Il telegramma fu inv iato dal garibaldino marignanese Respicio Olmeda in Bilancioni il 9 agosto 1866 da
Bezzecca, ev ento ricordato su una lapide collocata sulla facciata della sua casa natale in via Roma n. 7 9 a
San Giov anni in Marignano (RN). Il corpo dei v olontari v enne sciolto il 1º settembre; in seguito ci fu
l'episodio di Verona. [319]
Le campagne in Francia
Durante la guerra franco-prussiana del 187 0-187 1, Garibaldi offrì i suoi serv igi alla neonata Terza
Repubblica francese. [320] Joseph-Philippe Bordone, con il battello Ville de Paris, raggiunse la Corsica e,
per ingannare la sorv eglianza della marina italiana, continuò il v iaggio su una piccola barca. Indi prese a
bordo Garibaldi, che sbarcò a Marsiglia il 7 ottobre 187 0, [321] recandosi poi nella capitale prov v isoria
francese, Tours. I primi ordini di Léon Gambetta furono quelli di occuparsi di qualche centinaio di
v olontari; il nizzardo rifiutò di eseguire l'ordine, [322] ottenendo il comando delle truppe della cosiddetta
«Armata dei Vosgi», [323] gli uomini furono inizialmente 4.500. [324] Stabilì dunque il quartier generale a
Dôle e poi l'11 nov embre a Autun. [325]
Nello stesso mese predispose una spedizione v ittoriosa, compiuta da Ricciotti. [326] Digione intanto era
caduta in mani tedesche, comandate da Augusto Werder, e poi era stata abbandonata per l'av anzata delle
truppe francesi. Sentenziò la pena di morte al colonnello Chenet perché abbandonò la sua postazione
durante il combattimento, ma graziato dagli stessi francesi, la condanna non v enne eseguita. [327]
Victor Hugo affermò che soltanto Garibaldi era interv enuto in difesa della Francia, al contrario di nazioni
o re, [331] affermazione che suscitò aspre polemiche. [332]
Nel 187 1, dopo la proclamazione della Terza Repubblica francese, nelle elezioni politiche tenutesi l'8
febbraio, Garibaldi v enne eletto deputato all'Assemblea Nazionale Francese, prov v isoriamente insediatasi
a Bordeaux. La sua speranza era di far abrogare il Trattato di Torino del 1860 con cui la Contea di Nizza
era stata ceduta a Napoleone III. La richiesta di restituzione all'Italia sfociò nei Vespri nizzardi, av v enuti
tra l'8 e il 10 febbraio, che v ennero militarmente repressi, con cariche di cav alleria e numerosi arresti. Il
13 febbraio fu impedito a Garibaldi di tenere il suo discorso all'Assemblea Nazionale e, per protesta, il
giorno successiv o si dimise. [333] La sua dichiarazione di rinuncia all'incarico fu lungamente applaudita
dall'opposizione e da parte della maggioranza. Alla folla di francesi che attendev a Garibaldi fuori
dall'Assemblea, egli così si riv olse : «Io ho sempre saputo distinguere la Francia dei preti dalla Francia
repubblicana, che sono venuto a difendere con la devozione di un figlio.». [334][335]
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Nel 187 1 fu promossa da Garibaldi la prima società in sia morto. Scomparve dalle cronache dopo
Italia per la protezione degli animali: la Regia società l'Assedio di Roma del 1849 e si ipotizza che sia
torinese protettrice degli animali[339] contro i perito in tale circostanza.[336]
maltrattamenti che gli animali subiv ano sia in
campagna sia in città, specie da parte dei guardiani e dei conducenti. [340] Affermav a Garibaldi:
«Proteggere gli animali contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, da bere se
hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati da fatica o malattia, questa è la più bella v irtù del forte v erso
il debole». [341]
Nella primav era del 187 9 organizzò il congresso, conv ocando 92 personalità rappresentativ e della
democrazia, di esse interv ennero in 62 il 21 aprile 187 9 in cui chiedev a l'abolizione del giuramento e
esprimev a il suo appoggio al suffragio univ ersale. [347] Portò con sua comunicazione il 26 aprile la
formazione della Lega della Democrazia, dai 44 membri di cui si effettuerà una commissione esecutiv a di
16 membri, un giornale v enne alla luce: La lega della Democrazia. Il loro mov imento av rà successo
portando all'elezione di ottobre del 1882 da 620.000 elettori a circa 2.000.000. [348]
Il 2 dicembre 187 4 Pasquale Stanislao Mancini propose al parlamento una rendita v italizia al condottiero;
il 19 dicembre v iene approv ata alla Camera (si contarono 307 si e 25 no), mentre il Senato l'approv ò solo
il 21 maggio 187 5; la pensione era di 50.000 lire annue a cui si aggiungev a una rendita annua. Garibaldi
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Il 26 gennaio 1880 sposò la piemontese Francesca Armosino, sua compagna da 14 anni e dalla quale ebbe
tre figli. Nel 1882 fece il suo ultimo v iaggio in occasione del sesto centenario dei Vespri: per tale
ricorrenza partì il 18 gennaio, prima giunse a Napoli che lascerà il 24 marzo raggiungendo Palermo il 28
marzo; durante il tragitto nella città regnò il silenzio in segno di rispetto. [353] Ritornerà a Caprera il 17
aprile. Poco dopo il ritorno la bronchite peggiorò, e per tre giorni Garibaldi v enne alimentato
artificialmente. Fu assistito dal medico di una nav e da guerra ancorata nell'isola v icina di La Maddalena
(La Cariddi) Alessandro Cappelletti e morì il 2 giugno 1882 alle 18.22, all'età di quasi 7 5 anni, [354] per una
paralisi della faringe che gli impedì di respirare. Nel testamento, una copia del quale è esposta nella casa-
museo sull'isola di Caprera, Garibaldi chiedev a espressamente la cremazione delle proprie spoglie, [355]
desiderio disatteso. La salma giace a Caprera nel cosiddetto Compendio garibaldino, in un sepolcro
chiuso da una massiccia pietra grezza di granito.
Cronologia
1807: nasce a Nizza.
1821: è iscritto nei registri dei marinai.
1824: primo viaggio in mare verso il Mediterraneo Orientale.
1833: a Taganrog entra in contatto con i mazziniani.
1834: partecipa ai moti di Genova.
1835: parte esule da Marsiglia verso il Sud America.
1839: combatte con il Rio Grande do Sul contro il Brasile centralista.
1839: incontra Anita, che sposerà nel 1842.
1843: combatte con l'Uruguay contro l'Argentina rosista.
1849: combatte per la difesa della Repubblica Romana.
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La figura di Garibaldi è assolutamente centrale nel quadro del Risorgimento italiano, ed è stata oggetto di
infinite analisi storiografiche, politiche e critiche. La popolarità di Garibaldi, la sua capacità di sollev are le
folle e le sue v ittorie militari diedero un contributo determinante all'unificazione dello Stato italiano,
premiandolo con una popolarità enorme tra i contemporanei – solo a titolo di esempio si possono citare
le trionfali elezioni (nel 1860, poi nel 1861 al Parlamento subalpino e poi italiano) ov v ero il trionfo che gli
v enne tributato a Londra nel 1864 – e presso i posteri. [360]
Numerose furono, anche, le sconfitte. Fra le quali particolarmente brucianti furono quelle
dell'Aspromonte e di Mentana in quanto lo opposero a una parte rilev ante dell'opinione pubblica italiana,
che, in tutti gli altri episodi della sua v ita, lo av ev a grandemente amato.
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Il Trev ely an affermav a nel 1907 [364] che l’Inghilterra era il paese europeo dov e la passione per la causa
della libertà e unità italiana era più forte e disinteressata e dov e sarebbe stata sempre collegata a nomi
come By ron e Shelley , di Palmerston e Gladstone, Browning e Swinburne.
L’interesse degli inglesi per la causa italiana era fav orito anche dalla presenza sul suolo britannico di esuli
italiani, che assieme a Mazzini facev ano conoscere agli anglosassoni i problemi dell’unità italiana, anche
tramite associazioni come la “People’s International League” fondata nel 1847 , sostituita dopo il 1856
dalla “Emancipation of Italy Fund Committee” con Aurelio Saffi, Jessie White e Felice Orsini che
effettuav ano tour di conferenze per il pubblico anglosassone interessato.
Anche se è trascorso molto tempo dalle affermazioni dello storico Trev ely an, possiamo senz’altro
affermare che l’interesse per Garibaldi, le sue imprese e la sua personalità è ancora ben presente
nell’ambiente culturale anglosassone, oltre che in tanti altri paesi.
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Garibaldi e Cavour
Garibaldi non ebbe mai rapporti sereni con Cav our. Da un lato,
semplicemente non av ev a fiducia nel pragmatismo e nella
realpolitik di Cav our, ma prov av a anche risentimento personale
per av er ceduto la sua città natale di Nizza alla Francia, nel
1860. Garibaldi confidò al suo medico curante Enrico Albanese:
Appartenenza massonica
La carriera di Garibaldi nella massoneria cominciò con la sua iniziazione nel 1844 nella Loggia "Asil de la
Vertud" a Montev ideo [371] e culminò con la suprema carica di Gran maestro del Grande Oriente d'Italia,
col 33º grado del Rito scozzese, ricev uto a Torino l'11 marzo 1862, quando fu nominato Presidente del
Supremo Consiglio, e con la carica di Gran Hy erophante del Rito di Memphis e Misraim nel 1881. Il
Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi scozzesi dal 4º al 33º e a condurre il rito furono sei
massoni, tra cui Francesco Crispi. Tra i più famosi garibaldini, molti erano i massoni, come Nino Bixio,
Giacomo Medici, Stefano Turr. [372] Durante il soggiorno a Ischia nel 1864, dov e si tenev a un consiglio di
guerra, Garibaldi dov ette dimettersi da Gran Maestro dell'ordine per troppi problemi di salute. [373]
Cittadinanza onoraria
A Garibaldi è stata conferita la cittadinanza onoraria di San Marino il 24 aprile del 1861.
Precedentemente, il 30 luglio del 1849, Giuseppe Garibaldi, braccato dalle truppe austriache, trov ò
scampo per sé e i suoi armati nella Repubblica del Titano.
Impiego linguistico
In italiano la parola garibaldino, nata come sostantiv o per indicare chi combattev a con il generale, è
utilizzata anche come aggettiv o, con il significato di audace ed eroico, oppure riferito a imprese
organizzate senza un'approfondita preparazione e senza grandi infrastrutture a supporto.
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Appellativi
L'appellativ o di "duce" era stato dato dai garibaldini al loro comandante, Garibaldi. La parola deriv a dal
latino dux "condottiero" o "guida", della storia romana (dal v erbo ducere, "condurre"), e com'è noto, sarà
mutuata da Gabriele D'Annunzio per l'impresa di Fiume e infine da Benito Mussolini, al quale è ormai
legata nella storiografia politica e nell'immaginario. [374]
Il soprannome eroe dei due mondi lo condiv ide col generale francese eroe della Guerra di indipendenza
americana Gilbert du Motier de La Fay ette. [375]
Garibaldi v enne appellato dalla storiografia successiv a anche come "braccio del Risorgimento", così come
Mazzini ne era la "mente". [376]
Musei
La fabbrica di candele dov e egli lav orò con Meucci è ancora esistente. Dal 1980 l'immobile ospita il
Garibaldi-Meucci Museum ed è stato dichiarato monumento dello Stato di New Y ork e monumento
nazionale degli Stati Uniti d'America. Presso il Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano a Roma,
sono conserv ati i pantaloni di Garibaldi, v eri e propri jeans per stoffa e modello, tra i primi esempi in
assoluto nella storia di questo indumento.
A Collescipoli, frazione del comune di Terni è conserv ato il Beccaccino, piccola imbarcazione di circa 4
metri. L'imbarcazione ha una rilev anza storica in quanto Giuseppe Garibaldi la utilizzò per fuggire, anche
con l'aiuto di patrioti ternani, da Caprera nel 1867 . Il beccaccino fu donato da Garibaldi a Barberini i cui
eredi a loro v olta lo donarono al Comune di Terni.
Le Mostre su Garibaldi sono state numerose; celebre fu quella "garibaldina" del 1932, a Roma, per il
cinquantesimo della morte.
Impegno civile
Garibaldi, pur ritenendo lecita l'uccisione di nemici in battaglia e traditori in tempo di guerra, a partire dal
1861 si batté per l'abolizione della pena di morte, proponendo v arie v olte una legge che la abolisse dal
Codice penale v igente. [377]
Come detto, il generale fu un grande amante della natura[378] e degli animali, dei quali si v olle circondare
anche nella sua residenza di Caprera; questo grande amore si palesò quando nel 187 1, anno nel quale
Giuseppe Garibaldi, su esplicito inv ito di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, contessa di
Southerland, incaricò il suo medico personale, il dottor Timoteo Riboli, con studio in Torino, al n.2
dell'attuale v ia Lagrange, di costituire una Società per la Protezione degli Animali, annov erando la signora
Winter e Garibaldi come soci fondatori e presidenti onorari; oggi la società è nota come Ente Nazionale
Protezione Animali (ENPA). Attualmente l'ENPA è il più antico e importante ente di protezione e
salv aguardia animale in Italia. In seguito a queste riflessioni e azioni animaliste, Garibaldi div enne quasi
v egetariano in tarda età e rinunciò alla caccia, che era stata una sua grande passione fin da giov ane, in
nome del rispetto della v ita degli animali. [338][340][341]
Un altro grande impegno dell'eroe dei due mondi, come accennato, fu quello per la pace tra i popoli:
nonostante le numerose guerre, egli ritenev a lecito usare la forza militare solo per liberare le nazioni e
difendersi dai nemici, manifestando altrimenti una forte conv inzione pacifista e umanitaria. [379]
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Garibaldi criticò le misure prese contro il brigantaggio postunitario dal nuov o gov erno italiano, come
l'uso della legge marziale e la feroce repressione [380], nonché la rigida estensione della lev a militare
obbligatoria piemontese al sud Italia, che giudicav a controproducente, preferendo l'entusiasmo
v olontaristico che av ev a animato i suoi eserciti. [381]
Reparti militari
Legione italiana
Cacciatori delle Alpi
I Mille
Esercito meridionale
Corpo Volontari Italiani
Influenza culturale
Filatelia
Le emissioni filateliche realizzate in Italia, per onorare l'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi sono
numerose. L'effigie di Garibaldi compare sui primi francobolli commemorativ i italiani emessi nel 1910 per
celebrare la liberazione della Sicilia e il Plebiscito dell'Italia Meridionale. [382] Questi sono i primi
francobolli italiani commemorativ i a non recare solo l'effigie del re o lo stemma dei Sav oia. Inoltre erano
v enduti soltanto in Meridione e in Sicilia con un sov rapprezzo, non indicato sul francobollo, di 5
centesimi ed erano utilizzabili soltanto per la corrispondenza diretta all'interno del regno. Nel 1932 fu
dedicata la lunga serie di 17 francobolli per celebrare il cinquantenario della morte. Altri 2 francobolli
v ennero emessi nel 1957 per il 150º anniv ersario della nascita.
Il v olto di Garibaldi appare anche nella serie del 1959 per il centenario della seconda guerra di
indipendenza; nella serie del 1960 per il centenario della Spedizione dei Mille; nel 197 0 per il centenario
della partecipazione di Garibaldi alla guerra Franco-Prussiana e nel 1982 è stato celebrato il centenario
della morte. L'ultimo francobollo che gli è stato dedicato è stato emesso il 4 luglio 2007 per il secondo
centenario della nascita. Vi è rappresentato in primo piano un ritratto di Garibaldi, sullo sfondo
un'immagine della casa natale a Nizza.
Oltre all'Italia anche la Repubblica di San Marino, l'Unione Sov ietica, l'Uruguay , gli Stati Uniti d'America e
il Principato di Monaco hanno dedicato delle emissioni filateliche a Giuseppe Garibaldi. La Francia,
nonostante sia molto legata alla figura di Garibaldi, non gli ha mai dedicato un francobollo. Nel 2007 , in
occasione del Bicentenario Garibaldino, un'iniziativ a popolare ha indetto una petizione online per far
emanare un francobollo dedicato all'Eroe dei due Mondi.
Filatelica italiana
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Regno d'Italia 1910 - Regno d'Italia 1910 - Francobollo del Regno Francobollo del Regno
Liberazione della Sicilia - Plebiscito Meridionale - d'Italia del 1932 d'Italia del 1932
Cinquantenario Cinquantenario
Garibaldino - Garibaldi Garibaldino - francobollo
con Nino Bixio - espresso aereo, il primo
al mondo -
Francobollo del Regno Repubblica Italiana 1957 Repubblica Italiana 1959 Repubblica Italiana 1959
d'Italia del 1932 - 150º anniversario della centenario della seconda centenario della seconda
Cinquantenario nascita e 75º guerra di indipendenza - guerra di indipendenza -
Garibaldino - anniversario della morte Garibaldini alla battaglia Vittorio Emanuele II,
di Giuseppe Garibaldi di San Fermo - Garibaldini, Cavour e
Mazzini -
Repubblica Italiana 1960 Repubblica Italiana 1970 Repubblica Italiana 1982 Repubblica Italiana 2007
- Centenario della - Centenario della - Centenario della morte - Bicentenario della
Spedizione dei Mille - partecipazione di Giuseppe Garibaldi - nascita di Giuseppe
garibaldina alla guerra Garibaldi -
franco-prussiana -
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Filatelica mondiale
Unione Sovietica 1957 Stati Uniti d'America Ungheria 1960 - Unione Sovietica 1982 -
1959 - Campioni della Centenario dell'Unità Centenario della morte di
Libertà - d'Italia - Garibaldi -
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Marineria
Garibaldi fu nel tempo comandante della marina uruguay ana e a capo della Marina dittatoriale siciliana.
tra quelle civili, degna di nota è la goletta Leone di Caprera, costruita da emigrati italiani, che, nel 1880, con
tre uomini di equipaggio, compì la traversata atlantica dall'Uruguay all'Italia.
tra le navi militari l'attuale portaerei Garibaldi, il precedente Garibaldi, incrociatore leggero poi trasformato in
incrociatore missilistico che ha servito sia nella Regia Marina, sia nella Marina Militare, durante la seconda
guerra mondiale e andando più indietro nel tempo l'incrociatore protetto Garibaldi affondato nel corso della
prima guerra mondiale e la pirofregata Garibaldi. Il cacciatorpediniere Leytenant Ilin della classe Orfej,
appartenente alla marina imperiale russa, fu rinominato Garibaldi il 3 luglio 1919 dal nuovo governo sovietico,
salvo cambiare nome in Voyk ov il 14 febbraio 1928[383].
Monumenti a Garibaldi
In gran parte delle città italiane esiste almeno una statua di Garibaldi, quasi tutte queste statue hanno una
caratteristica comune, in esse lo sguardo di Garibaldi è sempre riv olto v erso Roma, città che non riuscì
mai a conquistare.
La statua presente sull'isola di Caprera inv ece guarda v erso le bocche di Bonifacio in direzione della sua
nativ a Nizza. Nella stessa Nizza esiste un altro monumento nella omonima piazza Garibaldi che riv olge lo
sguardo v erso Torino. Il primo monumento all'eroe ancora v iv ente fu posto nel 1867 in Luino sul Lago
Maggiore, dov e Garibaldi combatté il 15 agosto 1848 la sua prima battaglia in territorio italiano contro
una guarnigione austriaca. Anche a S. Eufemia d'Aspromonte v i si può v isitare un piccolo museo ov e sono
raccolti oggetti dei garibaldini e dov e sono esposte fotografie dell'epoca. Viv e ancora, protetto da
transenne, il pino gigantesco al quale l'eroe si appoggiò dopo essere stato ferito.
Monumenti italiani
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Catania: in via Etnea Civitavecchia (Roma): Genova: in piazza De La Spezia: nei Giardini
nell'omonimo viale Ferrari Pubblici
Mantova: in piazza dei Marsala: in piazza della Milano: in piazzale Napoli: nell'omonima
Mille Vittoria Cairoli piazza
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Rovigo: nell'omonima Sanremo: in corso Savona: in piazza Eroe Torino: in corso Cairoli
piazza Imperatrice, opera di dei due Mondi
Leonardo Bistolfi (1908)
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Argentina, Buenos Aires: Argentina, Rosario: Argentina, Rosario: Argentina, Rosario: busto
monumento equestre a monumento in plaza statua di Giuseppe situato nel cortile esterno
Giuseppe Garibaldi in Italia, nel Parco Garibaldi in plaza Italia. dell’Ospedale Italiano
plaza Italia Independencia. Dichiarato monumento Garibaldi. Opera dello
Realizzato in marmo di storico nazionale dalla scultore italiano Erminio
Carrara dall'italiano Camera dei Deputati Blotta
Alessandro Biggi nel argentina
1885
Brasile, Azenha Porto Brasile, São José do Bulgaria, Sofia: piccola Francia, Digione: busto
Alegre: statua di Norte: busto di Giuseppe statua di Giuseppe di Giuseppe Garibaldi in
Giuseppe e Anita in Garibaldi nella praça Garibaldi nell'omonima place Garibaldi
piazza Garibaldi Central piazza
Francia, Nizza: Francia, Parigi: statua di Russia, Taganrog: San Marino: busto di
monumento a Giuseppe Giuseppe Garibaldi monumento a Giuseppe Giuseppe Garibaldi.
Garibaldi in place situata nello square Garibaldi Realizzato da Stefano
Garibaldi Cambronne Galletti nel 1882
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Stati Uniti d'America, Turchia, Istanbul: lapide Ungheria, Budapest: Ungheria, Budapest:
New York: monumento realizzata in memoria di monumento a Giuseppe targa dedicata a
dedicato a Giuseppe Giuseppe Garibaldi su Garibaldi Giuseppe Garibaldi
Garibaldi ad opera di iniziativa della Società collocata nell'omonima
Giovanni Turini ed eretto Operaia Italiana via
nel 1888
Uruguay, Salto:
monumento a Giuseppe
Garibaldi
Immagini di Garibaldi
Le donne di Garibaldi
In seguito alla morte di Anita, Garibaldi intesse relazioni sentimentali con div erse donne. Si accompagnò
con la nobile inglese Emma Roberts fino al 1856 e a lei intitolò una delle sue nav i. [384] Altra donna
ricordata dal Garibaldi era la contessa Maria Martini della Torre, conosciuta a Londra nel 1854, [385] Di
brev e durata fu il rapporto con Paolina Pepoli v edov a trentenne, nipote di Gioacchino Murat. [386]
La baronessa di origini inglesi Maria Esperance v on Schwartz, figlia di un banchiere, v edov a del cugino del
padre che si era suicidato, [387] v ide per la prima v olta il nizzardo nel 1849, poi nel 1857 giunse a Caprera e
v i ritornò l'anno seguente, quando Garibaldi le chiese di div entare la madre dei suoi figli la donna v olle
rifletterci sopra. [388] In seguito i sentimenti si indebolirono, anche per colpa di un'altra donna, Battistina
Rav ello, che serv iv a Garibaldi a Caprera. Da lei nel 1859 ebbe una figlia, chiamata Anita e battezzata con il
nome di Anna Maria Imeni.
Altra donna importante nella v ita di Garibaldi fu Giuseppina Raimondi, la giov ane ragazza colpì l'eroe per
il coraggio dimostrato, i due si sposarono a Fino Mornasco il 24 gennaio 1860, ma presto [389] ricev ette
una lettera che lo av v ertì di un amante della donna, [390] Garibaldi chiese alla donna se fosse v ero quello
che v i era scritto e Raimondi, già incinta, non negò nulla, il nizzardo otterrà l'annullamento del
matrimonio tempo dopo, nel 187 9. [391]
Dal 1865 av rà il conforto di Francesca Armosino, sua terza moglie, con cui av ev a parecchi anni di
differenza. Era la balia dei figli di sua figlia Teresita. Da lei ebbe tre figli di cui uno morì a 18 mesi.
I figli di Garibaldi
Garibaldi, dalla prima moglie Anita Garibaldi, morta nel 1849
presso Rav enna, ebbe 4 figli[392]:
Onorificenze
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— 24 aprile 1861
Note
1. ^ Il nome trascritto nel 1807 sul certificato di battesimo era registrato in francese come Joseph-Marie
Garibaldi (Estratto dell'atto di nascita, p.14 (http://www.pnveneto.org/wp-content/uploads/2007/12/joseph-mar
ie-garibaldi.pdf) Archiviato (https://web.archive.org/web/20160408035056/http://www.pnveneto.org/wp-content/
uploads/2007/12/joseph-marie-garibaldi.pdf) il 8 aprile 2016 in Internet Archive.). La contea di Nizza fece
parte del Ducato di Savoia, poi Regno di Sardegna, dal medioevo fino al 1797 (in Michele Ruggiero, Storia del
Piemonte, Piemonte in Bancarella, Torino 1979), poi nel periodo Napoleonico fu una provincia annessa
all'Impero francese e infine fu reintegrata nel Regno di Sardegna nel 1814 (La storia delle province liguri (htt
p://www.francobampi.it/liguria/rattazzi/storia_province.htm) Archiviato (https://web.archive.org/web/201002111
32614/http://www.francobampi.it/liguria/rattazzi/storia_province.htm) il 11 febbraio 2010 in Internet Archive.)
sette anni dopo la nascita di Garibaldi, che fu di lingua e cultura italiana come lo era la sua famiglia d'origine.
2. ^ AA.VV., La fabrique des héros, Maison des Sciences de l'Homme, 1999, p. 11, ISBN 2-7351-0819-8.
3. ^ La scuola per i 150 anni dell'Unità I protagonisti: Garibald, su 150anni.it. (archiviato il 27 ottobre 2014).
4. ^ Alberto D'Alfonso, Garibaldi: il lessico infiammato, Treccani. (archiviato il 28 ottobre 2014).
5. ^ Nizza annessa alla Francia durante l'epopea napoleonica tornò ai Savoia nel 1815. Nel 1860 fu
definitivamente annessa alla Francia in seguito alla firma degli Accordi di Plombières (1858) e del Trattato di
Torino (1860), come compenso territoriale, assieme alla Savoia, per l'aiuto militare dato dalla Francia alla
unificazione italiana.
6. ^ Carcassi, pag. 11
7. ^ Possieri, p. 53
8. ^ Estratto del registro dei battesimi della chiesta di Saint-Martin-Saint-Augustin a Nizza (1807) : « L'an mil
huit cent sept le jour dix neuf du mois de juillet a été baptisé par moi soussigné Joseph Marie né le quattre
du courant fils du Sr Jean Dominique Garibaldi, négociant et de Mad. Rose Raymondo, mariés en face de
l'église, de cette succursale. Le Parrain a été le Sr Joseph Garibaldi négotiant, la Marraine Madlle Julie Marie
Garibaldi sa sœur mes paroissiens, le parrain a signé, la marraine déclare ne savoir. Le père présent qui a
signé. Mess. Félix Gustavin et Michel Gustavin témoins qui a signé. Pie Papacin, recteur de Saint Martin. »
9. ^ Francesco Pappalardo, Il mito di Garibaldi: vita, morte e miracoli dell'uomo che conquistò l'Italia, pag 31,
Piemme, 2002, ISBN 978-88-384-6494-2.
10. ^ Scirocco, p. 4
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 42/60
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11. ^ (EN) Anthony Valerio, Anita Garibaldi: a biography, Praeger, 2001. (consultabile anche online (http://books.
google.it/books?id=gfwNAQAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%22&dq=%22Rosa+Nicoletta+Rai
mondi+%22&hl=en&sa=X&ei=qcHKUZTuHcjHPKrbgOgI&redir_esc=y) Archiviato (https://web.archive.org/we
b/20131005053403/http://books.google.it/books?id=gfwNAQAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%2
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12. ^ Franca Guelfi, Dir bene di Garibaldi, Il melangolo, 2003, ISBN 978-88-7018-473-0. (consultabile anche
online (http://books.google.it/books?id=slJmAAAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicoletta+Raimondi+%22&dq=%22R
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eb.archive.org/web/20131005061242/http://books.google.it/books?id=slJmAAAAMAAJ&q=%22Rosa+Nicolett
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13. ^ Geni (https://www.geni.com/people/Maria-Elisabetta-Garibaldi/6000000017098713645) Archiviato (https://w
eb.archive.org/web/20180313155351/https://www.geni.com/people/Maria-Elisabetta-Garibaldi/6000000017098
713645) il 13 marzo 2018 in Internet Archive.
14. ^ Geni (https://www.geni.com/search?search_type=people&names=Teresa+Garibaldi)
15. ^ Si veda, fra gli altri, il dettaglio elaborato in Sacerdote, pp. 26-31
16. ^ Il punto debole della teoria, che lo vedeva imparentato, in qualità di illustre avo, con il barone Teodoro Von
Neuhof e trovava spunto dal termine garo, «pronto alla battaglia» e da bald, «audace» era la mancanza di
documentazione sul matrimonio fra Joseph Baptist Maria Garibaldi e Katharina Amalie Von Neuhof
17. ^ Gian Luigi Alzona, Gli antenati liguri di Giuseppe Garibaldi: genealogie e notizie biografiche alla luce di
documenti inediti, pag 156 (seconda edizione), Genesi, 2007, ISBN 978-88-7414-172-2.
18. ^ si veda anche: Possieri, pp. 47-48
19. ^ «all'età di sette anni strappò le ali ad un grillo, pentendosi poi piangendo» Giuseppe Guerzoni, Garibaldi,
pag 11, Firenze, Barbera, 1882.
20. ^ Dumas, p. 14
21. ^ a b Smith, p. 7
22. ^ «Essendo io più disposto a giuocare ed a vagabondare che a lavorare», si veda Dumas, p. 15
23. ^ Dumas, p. 5.
24. ^ Possieri, p. 48
25. ^ Dumas, p. 15
26. ^ Antonella Grignola, Paolo Ceccoli, Giunti, 2004, Garibaldi, pag 10, ISBN 978-88-440-2848-0.
27. ^ Romano Ugolini, Garibaldi: genesi di un mito, Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Comitato di
Roma, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1982
28. ^ Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie province del Regno col sistema metrico
decimale. Approvate con decreto 20 maggio 1877, n. 3846, Roma, Stamperia Reale, 1877
29. ^ (si ipotizzano precedenti imbarchi come passeggero) Possieri, pag 57-58 e 75
30. ^ a b c Scirocco, p. 7
31. ^ «il migliore capitano che io abbia conosciuto» In Albano Comeli, Comitato pro Casa di Garibaldi in
Montevideo, Comitato pro Casa di Garibaldi in Montevideo, 1951, Giuseppe Garibaldi nell'Uruguay: e la sua
casa, in Montevideo, Museo Garibaldino d'America . Note storiche e cronaca, pag 14.
32. ^ Sacerdote, p. 63
33. ^ a b c d e Scirocco, p. 8
34. ^ Dumas, p. 19
35. ^ Era il tempo dell'insurrezione dei greci contro il potere turco ed erano frequenti gli avvistamenti dei pirati in
quelle acque, da Scirocco, p. 8
36. ^ a b Smith, p. 8
37. ^ Possieri, p. 60
38. ^ Dumas, p. 20
39. ^ Conferenza svolta nella primavera del 2007 presso l'Istituto per l'Oriente di Roma.
40. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 11, BiblioLife, 2010, ISBN 978-1-149-38210-3.
41. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 10, Mursia, 1982.
42. ^ Scirocco, p. 9
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43. ^ Scirocco, p. 10
44. ^ Si veda: A. V. Vecchi, Memorie di un luogo tenente di vascello, Roma, Voghera, 1896 pag 163, riportato
anche in: Possieri, pp. 61-62
45. ^ Pino Fortini, Giuseppe Garibaldi marinaio mercantile pp. 31-32, Roma, C. Corvo, 1950.
46. ^ La prima infarinatura politica ricevuta dal condottiero, si veda: Possieri, p. 60
47. ^ Alcune sue province, come l'Egitto, s'erano di fatto già rese autonome fin dal 1805, con Mehmet Ali,
mentre altre, come la Grecia, ambivano alla più totale indipendenza.
48. ^ Non è però del tutto escluso che tale definizione potesse avere a che fare anche con gli ideali della
Massoneria che, del resto, Garibaldi abbracciò più tardi con forte convinzione.
49. ^ Si pensa che il Credente fosse il giornalista e scrittore Giovanni Battista Cuneo, ma difficilmente poteva
esserlo in quanto all'epoca era inquisito e non poteva percorrere certe rotte liberamente, l'incontro fra i due in
ogni caso è documentato in seguito al tempo in cui Garibaldi si trovava in America, si veda fra gli altri:
Scirocco, p. 20
50. ^ Riportato in Scirocco, p. 18
51. ^ Dumas, p. 23
52. ^ Garibaldi Giuseppe, in collaborazione con Museo di Palazzo Venezia Museo centrale del Risorgimento,
Garibaldi, arte e storia: Storia, pag 22, Centro Di, 1982, ISBN 978-88-7038-062-0.
53. ^ Scirocco, p. 20
54. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, di Giuseppe Guerzoni, pag 40, G. Barbèra, 1882.
55. ^ Sacerdote, p. 89
56. ^ Possieri, p. 68
57. ^ Da Matricola del 183S, vol. I, pag. 392
58. ^ Prova è il suo nome da rivoluzionario, Borel, in quanto si trattava di uno dei partecipanti alla spedizione di
Savoia, dipinto come un martire, uno dei patrioti fucilati dall'esercito piemontese dopo la fallita invasione della
Savoia del 3 febbraio 1834. Si veda Scirocco, p. 22
59. ^ Alcune delle persone che cerca di arruolare sono militari che riferiscono il tutto ai superiori. Si veda
Scirocco, pp. 22-23
60. ^ I biografi ipotizzano in questa decisione il voler isolare i due uomini, ma valida è anche l'ipotesi più
semplice, di una richiesta di uomini con esperienza in vista di un viaggio impegnativo: si veda Scirocco, p. 23
61. ^ a b Possieri, p. 69
62. ^ Dumas, p. 28
63. ^ Dumas, p. 29
64. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 20, Mursia, 1982.
65. ^ Le fonti non trovano accordo sulla data, si veda anche Scirocco, p. 24
66. ^ Prima venne portato a Grasse e poi condotto a Draguignan in attesa di ordini da Parigi Garibaldi fuggì
nell'attesa da una finestra, si veda Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 22, BiblioLife, 2010, ISBN 978-1-149-
38210-3.
67. ^ Cantò il Dio della gente onesta di Pierre-Jean de Béranger (1780-1857), si veda Dumas, p. 31-32
68. ^ Scirocco, p. 25
69. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 22, Mursia, 1982.
70. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 23, Mursia, 1982.
71. ^ Il motivo per cui ufficialmente non poteva farsi assumere come secondo era la documentazione necessaria
che non poteva esibire, si veda Scirocco, p. 26
72. ^ Smith, p. 13
73. ^ Dumas, p. 34
74. ^ Si ipotizza che fu lui a iniziarlo alla Giovine Europa; esiste la testimonianza di Agostino Ruffini della
presenza di Ghiglione in un porto di mare francese, probabilmente Marsiglia, intorno al 7 giugno, mentre in
una successiva lettera di Garibaldi, scritta in Brasile, indirizzata a Mazzini afferma di conoscere Ghiglione, si
veda Scirocco, p. 27
75. ^ Luigi Palomba, Vita di Giuseppe Garibaldi, pag 12, E. Perino, 1882.
76. ^ Giuseppe Garibaldi, Edizione nazionale degli scritti di Giuseppe Garibaldi: Epistolario, vol. 1, 1834-1848,
pag 6, L. Cappelli, 1932.
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99. ^ Si ritrova nei testi scritto anche Piratinin o Pitanim, nel viaggio si utilizzò la tecnica di escotero, ovvero: si
galoppa in poche persone portando molti cavalli, si facevano riposare i cavalli stanchi e si usavano subito
quelli freschi, si veda per la data e dettagli: Dumas, p. 66
100. ^ Sacerdote, p. 199
101. ^ Garibaldi scrisse nel suo resoconto dell'accaduto (22 settembre) che la nave venne distrutta, si veda
Scirocco, p. 60
102. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 65, Longanesi, 1970.
103. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), p. 55, Mursia, 1982.
104. ^ Montanelli, p. 99 e successive per lo scontro
105. ^ Possieri, pp. 91-92
106. ^ Si tratta del primo riconoscimento ufficiale, dove Garibaldi venne chiamato «comandante delle forze navali
repubblicane», il rapporto di Garibaldi venne poi pubblicato su O Povo il 24 aprile, si veda Scirocco, p. 62
107. ^ Dumas, p. 81
108. ^ Scirocco, pp. 63-64
109. ^ Possieri, pp. 93-94
110. ^ Dumas, p. 78, 84-88
111. ^ Dumas, p. 90-91
112. ^ Luigi Rossetti venne eletto segretario di Stato, si veda: Possieri, p. 94
113. ^ Da non confondere con la in precedenza costruita si veda Dumas, p. 96
114. ^ La terza nave la Imperial Catarinense rinominata Cassapava era comandata da Griggs, si veda
Scirocco, p. 66
115. ^ In seguito alla Andorinha (o Androgina) si aggiunsero la Bella Americana e Patagonia, nel combattimento,
respinto a fatica, elogiò la bravura di Manuele Rodriguez. Dumas, p. 97-98
116. ^ Dumas, p. 100-101
117. ^ a b Dumas, p. 102
118. ^ Dumas, p. 106
119. ^ I rapporti di questi scontri furono descritti su O Povo grazie ai resoconti del colonnello Teixeira, si veda
Scirocco, pp. 68-69
120. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 134, Longanesi, 1970.
121. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 137, Longanesi, 1970.
122. ^ Jasper Godwin Ridley, Garibaldi (seconda edizione), pag 101, Viking Press, 1976, ISBN 978-0-670-33548-
0.
123. ^ Scirocco, p. 73
124. ^ si trattava della casa di Napoleone Castellini, in Dumas, p. 149
125. ^ All'epoca Garibaldi per sostenere la famiglia eseguiva due tipi di lavori, professore di matematica presso un
collegio e sensale in commercio, accettò dunque l'offerta della Repubblica Orientale - Repubblica di
Montevideo. Si veda Dumas, pp. 149-150
126. ^ Per tale definizione e dettagli si veda il volume I, intitolato Dal ritorno a Montevideo alla spedizione suicida
nel Rio Paraná di: Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della Plata, 1841-1848, Firenze,
Valmartina, 1972.
127. ^ Possieri, p. 101
128. ^ Il pericolo dello scontro c'è stato realmente ma gli eventi narrati nelle memorie appaiono lacunosi, confusi.
Si veda a tal proposito: Scirocco, p. 90
129. ^ Precisamente giunsero alla boca del Tiradero come in Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della
Plata, 1841-1848 (volume I) pag 110, Firenze, Valmartina, 1972.
130. ^ Tali dati insieme alle varie manovre di guerra utilizzate si hanno anche grazie alle dichiarazioni di Gerónimo
Quintana Salvatore Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della Plata, 1841-1848 (volume I) pag 158, Firenze,
Valmartina, 1972.
131. ^ Dumas, p. 154
132. ^ Possieri, p. 102
133. ^ L'isolotto venne poi chiamato Isola della Libertà, Scirocco, pp. 104-105
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 46/60
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134. ^ Erano delle tuniche di lana rosse, erano state preparate per chi lavorava nei macelli (i saladeros), ma
interrotto il traffico fu merce mai giunta a destinazione. Il governo approfittò del prezzo basso.Scirocco, p.
101
135. ^ L'ammiraglio Winnington-Ingram raccontò i vari particolari e vide lo stesso Garibaldi indossarne una durante
l'attacco a Montevideo nel testo: H.F. Winnington-Ingram, Hearts of Oak , Londra, Allen, 1889. Si veda
anche: Possieri, pp. 103-104
136. ^ Disertò insieme ad altri ufficiali. Smith, p. 27
137. ^ Come aveva fato in precedenza con la legione francese si veda anche Sacerdote, p. 285
138. ^ Assemblée nationale (http://www2.assemblee-nationale.fr/sycomore/fiche/%28num_dept%29/10897)
Archiviato (https://web.archive.org/web/20170803131634/http://www2.assemblee-nationale.fr/sycomore/fich
e/%28num_dept%29/10897) il 3 agosto 2017 in Internet Archive.
139. ^ Possieri, p. 105
140. ^ Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 248, Longanesi, 1970.
141. ^ Dove il comandante militare era un certo colonnello Villagra e non il torturatore Millán, equivocando con
Gualeguay, città del passato di garibaldi. Si veda Scirocco, p. 112
142. ^ Manuel, fratello del più celebre generale Juan Antonio Lavalleja, ignorò il messaggio inviatogli da Garibaldi,
era il 6 ottobre. Si veda Ivan Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America: 1836-1848, pag 253, Longanesi,
1970.
143. ^ Sacerdote, p. 298
144. ^ Scirocco, p. 114
145. ^ Il combattimento era iniziato intorno alle 11 del mattino, si veda Dumas, p. 180
146. ^ Del resoconto della battaglia esistono numerose versioni particolareggiate, tutte descritte dai testimoni
dell'episodio, in particolare 3 sono quelle rilasciate dallo stesso Garibaldi. Si veda per un approfondimento:
Jasper Godwin Ridley, Garibaldi, pp. 235-242, Mondadori, 1975.
147. ^ Furono trovate nei giorni seguenti due fosse: una conteneva 86 cadaveri l'altra circa 60, ma il numero dei
morti potrebbe essere stato più elevato, si veda Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag
113, Mursia, 1982.
148. ^ Per questa azione il governo decise di aggiungere in lettere d'oro un'iscrizione commemorativa sulla loro
bandiera, si veda Scirocco, p. 116
149. ^ Si trattavano di due ufficiali di Servando Gómez, si veda Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, pag 87, BiblioLife,
2010, ISBN 978-1-149-38210-3.
150. ^ G. De Ninno, Biografia di Angelo Raffaele Lacerenza, Pansini, Bari, 1913
151. ^ Della validità di questo resoconto non si può essere certi. Si è certi dell'immediata simpatia fra i due, si
veda per la citazione e per i dubbi espressi Scirocco, p. 79, Dumas cita «Angelo, tu sarai mio» Dumas, p. 95
152. ^ Per diverso tempo si era dato credito alla teoria che non fosse sposata, ma fidanzata. Tale malinteso era
nato a seguito delle ricerche di Giuseppe Guerzoni e dalla dichiarazione sostenuta da Anita quale nubile sul
certificato di matrimonio del 1842, ipotesi confermata da Ricciotti. Fra gli storici che dettero credito a questa
affermazione: George Maculay Trevelyan in George Macaulay Trevelyan, Garibaldi's Defence of the Roman
Republic , pag 31, Cosimo, Inc, 2008, ISBN 978-1-60520-473-4. e Jessie White che aggiunse che Garibaldi
chiese in moglie la figlia al padre, in realtà morto tempo prima. Ancora la si vedrà sposa con Juan Manuel de
Rosas. Per le teorie a proposito si veda: J. Ridley, Garibaldi, pag 110-119, Mondadori, 1975.
153. ^ Furono in seguito ritrovati i documenti che attestavano il matrimonio fra i due, si veda Possieri, p. 96
154. ^ per altri storici si trattava di un pescatore, si veda a tal proposito: Possieri, p. 114
155. ^ Dumas, p. 95
156. ^ Scirocco, p. 122
157. ^ Dumas, p. 191
158. ^ Non il 24 giugno come cita in Dumas, p. 192
159. ^ Possieri, p. 119
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160. ^ Dal 1842 Mazzini cominciò a interessarsi delle notizie provenienti dal Sudamerica riguardanti Garibaldi,
legge El Nacional grazie a Cuneo, nel giugno 1845 scriverà al nizzardo, nel gennaio 1846 fa pubblicare sul
Times per intero la lettera che rappresentava l'offerta fatta a Rivera che tempo prima Garibaldi rifiutò scrivendo
come al contrario i francesi accettarono una simile offerta, si veda Scirocco, pp. 129-130 Alle notizie
enfatiche si contrapporranno quelle provenienti dal Sud America, la stampa che simpatizzava per Rosas
parlò male dell'eroe descrivendolo come se fosse un demone. Si veda Jasper Godwin Ridley, Garibaldi, pp.
197-198, Mondadori, 1975.
161. ^ Scirocco, p. 142
162. ^ Mazzini guarda alla rivoluzione unitaria e repubblicana, mentre Garibaldi cerca solo la liberazione
dall'oppressione straniera come in Scirocco, p. 143, per dettagli si veda anche: Giuseppe Garibaldi, Due
parole ai miei concittadini in le Memorie di Garibaldi, pag 617, Bologna, Cappelli, 1932.
163. ^ Possieri, p. 120
164. ^ Scirocco, pp.144-145
165. ^ Dei contributi richiesti da Garibaldi si parlerà in una lettera di Carlo Taverna a Marco Minghetti 27 agosto
1848, si veda Marco Minghetti, Mieri ricordi, II, Appendice VI pag 375, Torino, Roux, 1889.
166. ^ Smith, p. 39
167. ^ Resoconto dettagliato delle vicende in: P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, pp 314-368, Torino,
Einaudi, 1962.
168. ^ Scirocco, p. 145
169. ^ Sacerdote, p. 398
170. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione pag 155, Mursia, 1982.
171. ^ Sacerdote, p. 418
172. ^ Scirocco, p. 154
173. ^ Possieri, p. 123
174. ^ I francesi inizialmente puntarono su Porta Pertusa murata tempo prima, in quanto le loro cartine non erano
abbastanza aggiornate. I 5000 uomini vennero divisi in due gruppi, quello che Garibaldi attacca era quello che
puntava verso Porta Cavalleggeri, si veda più ampiamente: Scirocco, p. 156-157
175. ^ 800 furono i morti secondo Jessie White Mario, si veda Jessie White Mario, Vita di Giuseppe Garibaldi,
seconda edizione pag 72, Treves, 1882.
176. ^ Scirocco, p. 157
177. ^ L'episodio è raccontato da Pietro Ripari, medico condotto che coordinava le ambulanze durante l'assedio di
Roma in un saggio del 1863 dedicato alla ben più famosa ferita dell'Aspromonte:
« Il 30 aprile 1849, fuori porta S. Pancrazio, una palla francese incontrato il manico del pugnale, gli
produsse una piaga circolare alla regione dell'ipocondrio destro. [...] Gli integumenti erano stati
distrutti; l'adipe sottoposto ammortizzato a gangrena. [...] Pochi seppero di quella ferita, sebbene
guarisse tardi - non cicatrizzò che negli ultimi di giugno... »
(Pietro Ripari, Storia Medica della Grave Ferita toccata in Aspromonte dal Generale Garib aldi il giorno 29 agosto
1862, Milano, 1863)
178. ^ Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, (seconda edizione, Vol 71) p. 423, Einaudi, 1962.
179. ^ Nominato a capo dell'esercito al di sopra di Garibaldi stesso, si veda per approfondimento Smith, pp. 46-47
180. ^ "Cantoni pel primo [...] gittossi tra me ed un nemico che mi travagliava da vicino, e contro cui io
difficilmente mi difendevo essendo rotto dalle contusioni, e mentre il borbonico mi feriva, forse con un colpo
sulla testa, la sciabola liberatrice lo colpiva e bestemmiando si ritirava col braccio penzolone", così riferisce il
fatto Giuseppe Garibaldi in Cantoni il volontario, cap. XLI. Velletri.
181. ^ Come quelle di Carlo Pisacane, si veda: Possieri, pp. 124-125 I contrasti furono evidenti in seguito, si pensi
che pochi giorni dopo, il 26 maggio, quando Mazzini chiese consiglio a Garibaldi su come difendere Roma
egli rispose o di dargli poteri di «dittatore illimitatissimo» o di retrocederlo a soldato semplice, per la lettera si
veda Giuseppe Garibaldi, Epistolario di Giuseppe Garibaldi, Volumi 1-2, pag 37, A. Brigola e comp, 1885.
182. ^ Garibaldi pag 47, 1993, Denis Mack Smith.
183. ^ Nell'occasione verrà ricordato da Gustav Hoffstetter come uomo impassibile che non fugge davanti al
pericolo, si veda per la testimonianza tratta da Giornale delle cose di Roma nel 1849, Gustav von Hoffstetter,
1850 e i dati numerici Scirocco, p. 163
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 48/60
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184. ^ La richiesta fu fatta tempo prima, dopo la battaglia di Palestrina, come in Ermanno Loevinson, Giuseppe
Garibaldi e la sua legione nello Stato romano 1848-49 (Volume 2 di Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello
Stato romano 1848-49), p. 126, Società editrice Dante Alighieri, 1904.
185. ^ Possieri, p. 128
186. ^ Mario Isnanghi, Garibaldi fu ferito il mito, le favole, p. 17, Donzelli editore, 2010, ISBN 978-88-6036-503-3.
187. ^ Il 2 luglio 1849 ricevette l'invito, doveva recarsi al l'Hotel De Russie, si veda Gustavo Sacerdote, La vita di
Garibaldi: (Volume 1), p. 380, Rizzoli & c., 1957.
188. ^ Scirocco, p. 169
189. ^ Scirocco, p. 170
190. ^ O il 29, l'aiutante di campo portò con sé il denaro raccolto che gli era stato affidato. Si veda Giuseppe
Garibaldi con Giuseppe Armani, Memorie: con una appendice di scritti politici, pag 163, Biblioteca universale
Rizzoli, 1982.
191. ^ Si consideri anche che la cartamoneta ricevuta aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale sino al 10 luglio, si
veda Scirocco, p. 170
192. ^ Smith, p. 55
193. ^ Gustavo Sacerdote, La vita di Garibaldi (Volume I), pag 394, Rizzoli, 1957.
194. ^ Dopo aver venduto i cavalli ritornerà a Zurigo e scriverà un libro sulle vicende, si veda Mino Milani, Giuseppe
Garibaldi (seconda edizione), p. 209, Mursia, 1982.
195. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), pag 210, Mursia, 1982.
196. ^ Scirocco, p. 173
197. ^ Possieri, p. 135
198. ^ il giudice Giuseppe Francesconi e il medico Luigi Fuschini accorsero; inizialmente si pensò a un omicidio,
la donna mostrava segni di strangolamento. L'ispettore Zeffirino Socci arrestò i fratelli Ravaglia (uno dei due
era assente all'epoca dei fatti) con l'accusa di omicidio il 14 agosto 1849. In seguito Fuschini ammise l'errore
di valutazione. Non convinti tutti gli storici, alcuni come Umberto Beseghi sospettarono che Garibaldi avesse
partecipato alla fine delle sofferenze della donna, Nel 1856 Antonio Bresciani eliminò ogni dubbio sull'ipotesi
di omicidio. Si veda: Possieri, pp. 135-136 l'appendice in Umberto Beseghi, Il maggiore leggero e il
trafugamento di Garibaldi, seconda edizione, Ravenna, Edizioni Stern, 1932. e per approfondimenti Umberto
Beseghi, Garibaldi rimase solo, Bologna, Tamari, 1958. e Isidoro Giuliani, Anita Garibaldi: vita e morte,
Parrocchia di Mandriole, 2001.
199. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi (seconda edizione), p. 267, Mursia, 1982.
200. ^ Si veda fra gli altri: J. Ridley, Garibaldi, pp. 398-399, Milano, Mondadori, 1975.
201. ^ «Come abbia riuscito a salvarsi quest'ultima volta, è veramente un miracolo» Il commento preciso è citato
in Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, di Giuseppe Guerzoni... (Volume I) p. 389 (seconda edizione), Firenze, G.
Barbèra, 1882.
202. ^ Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione p. 225, Mursia, 1982.
203. ^ Scirocco, p. 184
204. ^ Giuseppe Garibaldi, Memorie di Garibaldi: Nella redazione definitiva del 1872, pag 326, L. Cappelli, 1932.
205. ^ Prima di questa già fu pubblicata da Cuneo una sua biografia nel 1850, 94 pagine in totale, si veda:
Scirocco, pp. 184-190
206. ^ Giuseppe Garibaldi, Memorie autobiografiche, 10 edizione p. 265, G. Barbèra, 1888.
207. ^ Nave comprata tempo prima grazie all'aiuto economico di Pietro Denegri
208. ^ In passato si pensava che Garibaldi avesse imbarcato anche dei coolies: lavoratori cinesi utilizzati come
schiavi per il Perù, tale traffico, proibito all'epoca, era effettivamente in vigore dal 1847 al 1873 - si veda Mino
Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione p. 233, Mursia, 1982., il tutto si basò su una frase riportata
dalla biografia pubblicata da Augusto Vittorio Vecchi, che riportando una frase di Denegri dove si leggeva che
gli aveva portato i chinesi - si veda a tal proposito - Augusto Vittorio Vecchi, La vita e le gesta di Garibaldi, p.
97, Bologna, Zanichelli, 1882., l'ipotesi messa in dubbio da Phillip Cowie attribuendo altro valore al termine
usato chinesi, si veda Phillip Cowie, Contro le tesi di Garibaldi Negriero in rassegna storica del Risorgimento,
3, pp. 389-397, Bologna, Zanichelli, 1998.. Inoltre vennero scoperti i registri di carico dell'epoca dove non vi fu
alcuna menzione al riguardo, si veda Università di Pavia, Il Politico: rivista italiana di scienze politiche,
Volume 47 p. 813, Università degli studi di Pavia, 1982.
209. ^ Partì sul Commonwealth, nave comprata a un italiano, si diresse poi verso l'Inghilterra. Si veda Smith, p. 61
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 49/60
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210. ^ Forte delle 35.000 lire ottenute dall'eredità dei parenti - la madre era morta il 20 marzo 1852 e il fratello
Felice nel 1855 - acquistò il terreno, si veda Scirocco, p. 197
211. ^ Nel 1865 grazie alle donazioni dei suoi ammiratori divenne proprietario di tutta l'isola. Scirocco, p. 199
212. ^ Leggendo qua e là, «La Settimana Enigmistica», 2007, n. 3924, ISSN 1125-5226
213. ^ Lo dimostrò con una lettera ai giornali del tempo, si veda Scirocco, p. 205, si veda anche quanto detto a
Aleksandr Herzen contenuto in Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione p. 236, Mursia, 1982.
214. ^ Fondata il 1° agosto 1857 alla direzione vi era Giorgio Pallavicino Trivulzio, si veda Giuseppe Ricciardi, Vita
di G. Garibaldi, p. 25, G. Barbèra, 1860.
215. ^ Possieri, p. 148
216. ^ Avvisò il ministro a Torino tramite telegrafo elettrico, si veda: Francesco Carrano, I cacciatori delle alpi
comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859 in Italia: Racconto popolare, p. 235, Unione tipogr.-
ed, 1860.
217. ^ Neanche la fioca luce di un fiammifero si doveva vedere, si veda Scirocco, p. 214
218. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi (Vol 1), p. 463, Firenze, Barbera, 1882.
219. ^ Mino, p. 255
220. ^ a b Cfr. p. 171 L. Riall, 2007
221. ^ Mino, p. 257
222. ^ Mino, p. 262
223. ^ Treccani.it Qui si Fa l'Italia o Si Muore, in Enciclopedia Treccani. URL consultato il 13 maggio 2012 (archiviato il 19
dicembre 2012).
224. ^ Scirocco, p. 225
225. ^ Di fronte al parlamento ebbe la parola due volte, nella prima obiettava che la cessione andava in contrasto
con l'articolo 5 dello statuto, si veda Montanelli, p. 346-348
226. ^ Il telegramma recitava: «Offerta botti 160 rum America, pence 45 venduto botti 66 Inglese 47 anticipo lire
114 botti 147. Brandy senza offerta. Avvista incasso tratta lire 99. Rispondete subito». Come da: Mino, p.
284 e 581, si veda anche Francesco Crispi, I mille (a cura di Tommaso Palamenghi-Crispi) p. 104,, Fratelli
Treves, 1912.
227. ^ Scirocco, p. 239
228. ^ l'ipotesi più accreditata resta quella della falsificazione del telegramma, si veda fra gli altri Indro Montanelli,
L'Italia del Risorgimento (1831-1861) (nona edizione) p. 609, Rizzoli, 1972., infatti soltanto lui poteva decifrare
i codici come in Scirocco, p. 239 per i dubbi si veda Mino, pp. 284-285
229. ^ Il governatore di Milano, Massimo d'Azeglio non diede il consenso per utilizzarle, si veda: Possieri, p. 164
230. ^ Si veda fra gli altri anche: R. Romeo Cavour e il suo tempo, Roma Bari, La Terza 1984, vol III p. 705
231. ^ In seguito fu dibattuta dagli storici la questione di chi avesse affidato le imbarcazioni alla spedizione:
l'armatore Raffaele Rubattino o il procuratore della società Giambattista Fauchè, e del ruolo di quest'ultimo:
mediatore o artefice, altri alimentavano le tesi dei complotti anglopiemontesi. Si veda: Possieri, p. 189 e
Pietro Fauchè, GB Fauchè e la spedizione dei mille, p. 35, Milano, Albrighi e Segati, 1905.
232. ^ Scirocco, p. 240
233. ^ a b Scirocco, p. 241
234. ^ Mino, p. 290, per le trascrizioni degli ordini si veda: Carlo Pellion di Persano, La presa di Ancona: Diario
privato politico-militare (1860) pp. 78-79, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1990, ISBN 88-7692-210-5.
235. ^ Gli 8 comandanti erano: Bixio, Orsini, Stocco, La Masa, Anfossi, Carini, Cairoli e Bassini, in seguito si
aggiunse Giacomo Griziotti, si veda Mino, p. 289
236. ^ Bixio aveva confuso la nave amica per una nemica e la stava speronando Scirocco, pp. 244-245
237. ^ Giuseppe Guerzoni, Garibaldi (Volume 2, seconda edizione), p. 60, Firenze, Barbera, 1882.
238. ^ I borbonici dubitavano della nazionalità degli sbarcati, volendo essere certi che non fossero inglesi chiesero
lumi all'Intrepid rallentando l'azione, si veda anche Montanelli, p. 358
239. ^ Scirocco, p. 245
240. ^ Possieri, p. 168
241. ^ L'appellativo di "dittatore" è da riferirsi alla figura del dictator, una magistratura dell'antica Repubblica
Romana cui erano assegnati pieni poteri per risolvere emergenze.
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242. ^ Marco Monnier, tradotto da Rocca Escalona, Garibaldi: rivoluzione delle due Sicilie, prima versione dal
francese, corredata di rettifiche e giunte, p. 161, A. Detken, 1861.
243. ^ Le cronache della battaglia elogiano Daniele Piccinini e Augusto Elia, ferito in battaglia, che difesero
Garibaldi: al secondo il nizzardo rivolgerà la parola nello scontro: «Coraggio, mio Elia, di queste ferite non si
muore» Augusto Vittorio Vecchj, La vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi, p. 431, N. Zanichelli, 1882.
244. ^ Durante lo scontro sono diverse le frasi che si attribuiscono all'eroe: «I Mille non hanno bandiera» quando
verrà perso il tricolore e la celebre risposta a Bixio data alla sua richiesta di ritiro «Qui si fa l'Italia o si
muore», mentre alcuni rilevano che abbia proferito solamente «Ritirarci, ma dove?» e non entrambe le frasi.
Per le frasi si veda: Mino, p. 300 e Scirocco, p. 249
245. ^ I borbonici lo confonderanno con lo stesso Garibaldi, si veda Scirocco, p. 250. Si contavano 32 morti e 170
feriti nei Mille a cui si aggiunsero una decina di picciotti e dalla parte borbonica 36 le perdite o minori come in
Mino, pp. 301-302
246. ^ A Corleone invece inviò il colonnello Vincenzo Giordano Orsini con i vari carri Possieri, p. 168, nello
scontro venne sconfitto ma riuscì a salvarsi.
247. ^ Fra i due il 6 giugno venne stabilita una convenzione che prevedeva fra l'altro la consegna dei malati e feriti
e la liberazione di sette detenuti a Castellamare, si veda: Giuseppe Da Forio, Vita di Giuseppe Garibaldi,
Volume 2 p. 66, Perrotti, 1862.
248. ^ Scirocco, p. 256
249. ^ Alla fine furono più di 20 le spedizioni. Possieri, p. 173. Per un resoconto dettagliato dei rinforzi si veda: G.
Maculay Trevelyan, Garibaldi e la formazione dell'Italia (appendice B), pp 376-380, Bologna, Zanichelli, 1913.
250. ^ Scirocco, p. 266
251. ^ Si trattava in origine della corvetta dei napoletani, chiamata Veloce con 10 cannoni, si veda anche
Possieri, p. 174
252. ^ Le perdite dei borbonici furono molto sostenute, 4 0 5 volte inferiori rispetto a quelle sostenute dall'esercito
di Garibaldi, si veda: Augusto Vittorio Vecchj, La vita e le gesta di Giuseppe Garibaldi, p. 170 e sg., N.
Zanichelli, 1882., Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento (Seconda edizione), p. 682, Einaudi, 1962.,
Scirocco, p. 281
253. ^ Della missiva esistono varie versioni, in una di esse si legge: «Per cessare la guerra fra Italiani ed Italiani io
la consiglio a rinunziare all'idea di passare colla sua valorosa truppa sul continente Napoletano» stralcio della
missiva, contenuto integrale in Cavour Camillo Benso, Carteggi: Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861,
(volume IV), p. 98, Bologna, Zanichelli, 1961.
254. ^ Gli storici dubitano della veridicità in quanto la seconda missiva fu resa pubblica soltanto nel 1909, si veda
Mino, p. 331 fra le ipotesi avanzate quella di Giacomo Emilio Curatolo, dove suggerì che la missiva fosse
stata intercettata da Cavour, si veda anche Giacomo Emilio Curatolo, Garibaldi,Vittorio Emanuele, Cavour
nei fasti della patria pag 163, Bologna, Zanichelli, 2006.. Inoltre Ridley in Jasper Godwin Ridley, Garibaldi,
pp. 552, Mondadori, 1975. nota come ancora nel 1909 fosse sigillata e quindi ancora non letta, mentre
Curatolo suppone fosse stata aperta con un tagliacarte ai margini.
255. ^ La risposta suggerita era: «Dire che il Generale è pieno di devozione e di reverenza pel Re, che vorrebbe
poter seguire i suoi consigli, ma che i suoi doveri verso l'Italia non gli permettono di impegnarsi a non
soccorrere i napoletani» stralcio della missiva, contenuto integrale in Mino, p. 331
256. ^ Scirocco, p. 280
257. ^ Scirocco, p. 271
258. ^ Cavour e Garibaldi avevano progetti diversi sull'isola: mentre il primo sollecitava l'acquisizione dell'isola al
potere di Vittorio Emanuele, il secondo voleva più tempo a disposizione per farne una base per la liberazione
del resto del mezzogiorno, si veda Scirocco, p. 274
259. ^ La ducea di Bronte, costituita nel 1798, era stata concessa a Nelson come ringraziamento dei servigi resi,
il console inglese temeva per la sorte di tali possedimenti come in Mino, p. 327
260. ^ Antonino Radice, Risorgimento perduto: origini antiche del malessere nazionale pag 297, De Martinis,
1995, ISBN 978-88-8014-023-8.
261. ^ Scirocco, p. 278
262. ^ Lettera del 17 agosto 1860 in Nino Bixio, a cura di E. Morelli, Epistolario (volume I) p. 387, Roma, De
Martinis, 1939.
263. ^ Le persone erano: l'avvocato don Nicolò Lombardo, Nunzio Samperi, Nunzio Spitaleri, Nunzio Longhitano e
Nunzio Ciraldo come in Benedetto Radice, Nino Bixio a Bronte, p. 167, S. Sciascia, 1963.
264. ^ Nicola Fano, Castrogiovanni, pag 134, Baldini Castoldi Dalai, 2010, ISBN 978-88-6073-536-2.
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 51/60
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265. ^ Possieri, p. 177, 1200 salirono sulla Franklin con Garibaldi, 3000 sul Torino con Bixio che però si arenò,
per i particolari anche del soccorso al Torino si veda Montanelli, p. 393
266. ^ Le condizioni della resa si leggono in: Indro Giuseppe, La Masa e Giuseppe Garibaldi, S. Franco e figli,
1861, Alcuni fatti e documenti della rivoluzione dell'Italia meridionale del 1860 riguardanti i Siciliani e La Masa
pp. 229-230.
267. ^ Scirocco, pp. 285-286, si veda anche Giuseppe Ruiz de Ballestreros, Di taluni fatti militari negli ultimi
rivolgimenti del reame delle Due Sicilie, p. 454, Tip. di L. Gargiulo, 1868.
268. ^ si veda Mino, p. 338 e Mario Montanari, Politica e strategia in cento anni di guerre italiane: Il periodo
risorgimentale (Volume 1), p. 454, Stato maggiore dell'esercito, Ufficio storico.
269. ^ Raggiunse le truppe che si stavano dirigendo al nord mentre gli insorti gli sbarrarono la strada. Il tutto si
svolse nei pressi di Soveria. Si veda: Mino, p. 338
270. ^ Tommaso Pedio, La Basilicata nel Risorgimento politico italiano (1700-1870), Potenza, 1962, p. 109
271. ^ Smith, p. 123
272. ^ Partito sulla nave da guerra il Messaggero, di tutta la sua flotta soltanto la Partenope restò fedele al re. Si
veda: Possieri, p. 178, per approfondimenti Raffaele De Cesare, La fine di un regno, pag 928, Longanesi,
1969.
273. ^ Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, seconda edizione, pp 702, Torino, Einaudi, 1962.
274. ^ Ritardò la data che era fissata in precedenza il 28 settembre, come da Scirocco, p. 295
275. ^ Lasciando praticamente senza difese la città, si veda Scirocco, p. 296
276. ^ A dispetto del nome dato il fiume non divideva mai i due schieramenti, si veda Mino, p. 349
277. ^ 1.600 fra morti e feriti a cui si aggiunsero 250 prigionieri, per i borbonici si contarono 1220 fra morti e feriti a
cui si aggiunsero 74 prigionieri. Si contarono 2.089 prigionieri borbonici il giorno dopo, si veda per resoconti
Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, seconda edizione, pp 711-726, Torino, Einaudi, 1962.
278. ^ I sì furono 1.302.064 e i no 10.312, nella Sicilia 432.053 i sì contro 677. Si veda Romeo Rosario, Vita di
Cavour, pag 483, Laterza, 1984, ISBN 978-88-420-2523-8.
279. ^ Al quadrivio di Taverna della Catena presso Vairano, dove si incrociano le strade di Cassino-Calvi e
Venfaro-Teano, si veda: Possieri, p. 182. Venne definito come l'incontro fra i due re, si veda Punch, Volume
38, p. 199
280. ^ Rifiutò un castello e un piroscafo come ricompensa da parte del re. Si veda Mino, p. 362
281. ^ Alle sue parole Fanti e Cavour si risentirono, Urbano Rattazzi sospese per pochi minuti per il tumulto
suscitato si veda Scirocco, p. 309 e Mino, pp. 370-371
282. ^ a b Ricordo di Francesco Crispi in onore di Garibaldi, in Nuova Antologia del 15 giugno 1882. Luigi
Palomba, Vita di Giuseppe Garibaldi, E. Perino, 1882, p. 796
283. ^ In seguito al suo articolo apparso nel gennaio sul North American Review, si veda Scirocco, p. 311
284. ^ Alfredo de Donno, L'Italia dal 1870 al 1944: cronistoria commentata (Volume 1) pag 127, Libreria politica
moderna, 1945.
285. ^ Gli fu offerto il comando di una divisione, si veda Giuseppe Guerzoni, Garibaldi (seconda edizione), pag
626, Firenze, G. Barbèra, 1882. in quanto il capo dell'esercito era il presidente stesso. per questo la
condizione posta era inaccettabile, si veda Mino, p. 376
286. ^ Fonte: Herbert Mitgang, storico e editorialista del The New York Times, al quale si deve una ricostruzione
dettagliata della vicenda
287. ^ Nel suo discorso, proclamato dal balcone del conte Mario Grignani, disse «Sì, Roma è nostra» al che la
folla rispose «Roma o morte», si veda: Giuseppe Guerzoni con Campanella Collection, Garibaldi: libro di
lettura per il popolo italiano, pag 324, G. Barbèra, 1912. e Mino Milani, Giuseppe Garibaldi, seconda edizione
pag 389, Mursia, 1982.
288. ^ Montanelli, p. 456
289. ^ A ferirlo fu un tenente dei bersaglieri, Luigi Ferrari, un trisavolo dello storico Arrigo Petacco. Archivio
Corsera, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 25 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il pre 1/1/2016).
290. ^ Scirocco, p. 323
291. ^ Montanelli, p. 464
292. ^ Alcuni versi della celebre ballata in ricordo della giornata dell'Aspromonte:
« Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba, Garibaldi che comanda, che comanda il battagliòn. »
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 52/60
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293. ^ Scirocco, p. 323 e Mino, pp. 397 e 588. In una lettera di Cialdini si leggeva un numero superiore di perdite
dell'esercito regio mentre Dumas afferma che vi furono dei morti anche a combattimento finito, si veda anche
A. Dumas, La verità sui fatti dell'Aspromonte per un testimonio oculare, pag 58, Milano, Scorza, 1862,
ISBN 978-88-425-2997-2.
294. ^ Venne alloggiato in un'ala della palazzina del comandante del carcere, contando altre cinque stanze per
parenti e ufficiali che lo accompagnavano, si veda Scirocco, p. 324
295. ^ M.Pia Spaggiari- Luoghi, Personaggi, Episodi del Risorgimento nella Provincia della Spezia - pag. 73 -
Ambrosiana Arti grafiche -
296. ^ Scirocco, p. 326
297. ^ Mino, p.400
298. ^ Sul Ripon partì alla volta di Southampton arrivandoci il 3 aprile, l'11 a Londra, ritornando a Caprera il 9
maggio si veda Scirocco, pp. 330-333
299. ^ Scirocco, p. 341
300. ^ Presentò una mozione in cui si leggeva: «Lo schiavo solo ha il diritto di far la guerra al tiranno. È il solo
caso in cui la guerra sia permessa» Montanelli, p. 513-514, testo completo (punto H) in Istituto per la storia
del Risorgimento italiano Rassegna storica del risorgimento, Volume 69 pag 166, 1982, Instituto per la Storia
Risorgimento Italiano.
301. ^ Scirocco, p. 344
302. ^ Parlava della presa di Roma: "Andremo a Roma, ma non colle vostre baionette, perché di tanto non sono
degni" in Mino, p. 437
303. ^ Smith, p. 193
304. ^ I dettagli della fuga si vedono in Scirocco, p. 345
305. ^ Scirocco, p. 346
306. ^ Mino, p. 444
307. ^ Il proclama iniziava con «Schiere di volontari, eccitati e sedotti dall'opera di un partito, senza
autorizzazione mia né del mio Governo, hanno violato le frontiere dello Stato» come in Pieri Piero, Storia
militare del Risorgimento, seconda edizione pag 778, Einaudi, 1962.
308. ^ a b c Mino, p. 448
309. ^ «Venite a morire con me! Avete paura di venire a morire con me?» in Montanelli, p. 523
310. ^ «Per chi vuol farsi ammazzare, generale? Per chi?» disse afferrandogli le redini del cavallo, si veda: Anton
Giulio Barrili, Con Garibaldi alle porte di Roma pag 523, Gammarò, 2007, ISBN 978-88-95010-15-1.
311. ^ Itinerari garibaldini in Toscana (http://www.coopfirenze.it/informazioni/informatori/articoli/4964) Archiviato (ht
tps://web.archive.org/web/20100316114831/http://www.coopfirenze.it/informazioni/informatori/articoli/4964) il
16 marzo 2010 in Internet Archive.
312. ^ Mino, pp. 412-413
313. ^ Mino, p. 414
314. ^ In seguito gli austriaci abbandonarono il posto, si contarono 44 morti e più di 200 feriti contro le sessanta
perdite complessive austriache, dati in Mino, p. 416
315. ^ Giuseppe Garibaldi, Franco Russo, Avanzini e Torraca, 1968, Memorie.. (Volume 2 di Memorie) pag 464.
316. ^ Fra i soldati di Garibaldi si contarono 28 morti e oltre 130 feriti, in Mino, p. 418
317. ^ Il telegramma iniziava con «Considerazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell'armistizio
per il quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo, d'ordine del Re», si veda Giuseppe
Guerzoni, Garibaldi, (seconda edizione) pag 462, G. Barbèra, 1882.
318. ^ Come in Mino, p. 421, per questa sua risposta venne poi definito «rivoluzionario disciplinato», si veda:
Possieri, p. 210
319. ^ A Verona un uomo chiese a Garibaldi di battezzare il proprio figlio, secondo quanto racconta Guerzoni
pronunciò le parole: «Io ti battezzo in nome di Dio e del legislatore Gesù. Possa tu divenire un apostolo del
vero» in Giuseppe Guerzoni, Garibaldi, (seconda edizione) pag 470, G. Barbèra, 1882., mentre secondo
Felice Cavallotti si limitò a dargli un nome Felice Cavallotti, Collana dei martiri italiani: storia della
insurrezione di Roma nel 1867, pag 23, Libreria Dante Alighieri, 1869., cosa che ripeté ad Alessandria dando
il nome di caduti ai bambini, in Mino, p. 424
320. ^ «Quanto resta di me è al vostro servizio. Disponete» disse inizialmente, inascoltato, si veda: Scirocco, p.
351
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Garibaldi 53/60
24/5/2018 Giuseppe Garibaldi - Wikipedia
321. ^ Giuseppe Garibaldi e Franco Russo, Memorie... (Vol. 2 di Memorie), pag 502, Avanzini e Torraca, 1968.
322. ^ Scirocco, p. 351
323. ^ Decise di dividere gli uomini in 4 brigate: 1.500 uomini al comando di Joseph Bossack-Hauke, 2.000 di
Menotti, altre due, costituite in seguito, al comando di Ricciotti e Cristiano Lobbia. Gli effettivi combattenti
sono stati circa 8.000, in Mino, p. 463
324. ^ 4.500 a ottobre, 10.000 il mese successivo, 18.000 alla fine del 1870 e poi circa 19.500. Si veda
Scirocco, p. 352
325. ^ Mino, p. 464
326. ^ Spedì il figlio con 800 uomini attaccando di sorpresa il nemico nella notte del 18 novembre sino al 19
novembre a Châtillon-Sur-Saône con gravi danni inflitti ai tedeschi, si veda per dettagli delle perdite nemiche:
Charles de Saint-Cyr, Garibaldi. pag 245, F. Juven, 1907.
327. ^ Avrà parole dure per Garibaldi, si veda Mino, p. 467
328. ^ Quella del 61º reggimento di Pomerania, evento ricordato dalla Neue Freie Presse al momento della sua
morte. Si veda Scirocco, p. 358. Venne trovata sotto una massa di cadaveri, in Guerzoni1, p. 575
329. ^ In seguito ci furono contrasti sugli effettivi di Garibaldi in quei giorni: durante tutta la battaglia non ebbe
l'appoggio dei 17.000 uomini di Jean-Jacques A. Pellissier e gli effettivi furono circa 6.000 uomini. Werder
affermò che se fosse stato Garibaldi a dirigere le truppe francesi non si sarebbe persa soltanto una bandiera.
In Mino, pp. 471-473
330. ^ Scirocco, p. 354 e Mino, p. 473
331. ^ «Un solo uomo ha fatto eccezione: Garibaldi», originale: «Un seul homme a fait exception: Garibaldi» in
Scirocco, p. 357 e per l'originale von Fischer Poturzyn Krück Maria Josepha, Garibaldi pag 323.
332. ^ Hugo viste le vive proteste successive alle dichiarazioni rese, si dimise dalle cariche parlamentari. In
Possieri, p. 222
333. ^ Les troubles de fevrier 1871 à Nice (in (http://cdlm.revues.org/index2693.html) Archiviato (https://web.archi
ve.org/web/20110914162721/http://cdlm.revues.org/index2693.html) il 14 settembre 2011 in Internet
Archive.francese)
334. ^ Alfredo Comandini, Antonio Monti, L'Italia nei cento anni, Milano, Vallardi, 1930
335. ^ Cinquantamila.it (http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=51276bbc62db3) Archiviato (h
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336. ^ Giuseppe Garibaldi, Le Memorie, Sonzogno, Milano, 1860.
337. ^ Il privato degli ultimi vent'anni del Generale, il suo intimo legato alla residenza a Caprera, viene raccontato
dalla figlia Clelia nel libro Mio padre pubblicato nel 1948.
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342. ^ Nella lettera datata 22 settembre 1872 a Celso Ceretti si leggeva: "L'Internazionale è il sole dell'avvenire
che abbaglia e che l'oscurantismo e il privilegio vorrebbero precipitare nella tomba" come in Robert Michels, Il
proletariato e la borghesia nel movimento socialista italiano (ristampa), pag 42, Ayer Publishing, 1975,
ISBN 978-0-405-06523-1., si veda anche Giuseppe Garibaldi. A cura di D. Ciampoli, Scritti politici e militari
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343. ^ Scirocco, pp. 356-357
344. ^ Mino, p. 474
345. ^ Il progetto prevedeva che venisse costruito un «porto-canale» a Fiumicino, collegando poi Roma
direttamente al mare, il costo era stato stimato di 62 milioni. Si veda: Possieri, p. 226
346. ^ Giuseppe Garibaldi. A cura di Domenico Ciampoli, Scritti politici e militari Ricordi e pensieri inediti, pag.
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347. ^ Si leggeva: «Chi ha l'obbligo di militare alla difesa della patria, deve anche avere il diritto di eleggere il
sindaco del Comune e il deputato al parlamento. Questa è la base della giustizia sociale» in Giuseppe
Garibaldi. A cura di Enrico Emilio Ximenes, Epistolario ... con documenti e lettere inedite, 1836-1882, pag.
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381. ^ Anche Garibaldi aveva disposto, durante la dittatura, il servizio militare obbligatorio; ma, resosi conto che
avrebbe potuto risultare controproducente, per l'avversione manifestata dalla popolazione, aveva continuato a
far ricorso al volontarismo al quale i siciliani avevano sempre risposto con entusiasmo. Il governo di Torino
optò, al contrario, per una rigida leva obbligatoria; il che, lungi dal far nascere o rafforzare il senso dello Stato,
produsse l'ulteriore piaga della renitenza, che andò a incrementare il numero di coloro che scorrazzavano
liberamente per le campagne, facendo parte di bande organizzate. (F. Brancato, La mafia nell'opinione
pubblica, pag. 74)
382. ^ Catalogo online I Bolli (http://www.ibolli.it/cat/italia/r01-16/r01-16.php) Archiviato (https://web.archive.org/we
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383. ^ Destroyer 'Leytenant Ilin' (1913) , su battleships.ru. URL consultato il 18 luglio 2013.
384. ^ Smith, p. 71
385. ^ Già unita in matrimonio con un altro uomo, la della Torre combatté con Garibaldi indossando la camicia
rossa. Finirà rinchiusa in manicomio. Smith, p. 72
386. ^ Per i dettagli si veda anche: Gustavo Sacerdote, La vita di Giuseppe Garibaldi: secondo i risultati delle più
recenti indagini storiche, pag 600-601, Rizzoli & c., 1933.
387. ^ Montanelli, p. 277
388. ^ Montanelli, p. 283
389. ^ Chi racconta sia stato il giorno stesso - all'uscire dalla porta della chiesa - come in Montanelli, p. 339, altri
il 27-28 Scirocco, p. 230
390. ^ Il soldato Luigi Caroli, forse autore della missiva, morirà in Siberia l'8 giugno 1865, si veda Mino Milani,
Giuseppe Garibaldi (Storia, biografie, diari) pag 275-276, Mursia, 2006, ISBN 978-88-425-2997-2.
391. ^ Solo grazie a quanto scoperto da Pasquale Stanislao Mancini osservando che all'epoca dei fatti vigeva il
codice civile austriaco che ne permetteva l'annullamento, si veda Scirocco, p. 231
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Bibliografia
La lista completa delle fonti bibliografiche utilizzate per la stesura di questa e di altre voci su
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Voci correlate
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Collegamenti esterni
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J. W. Mario, Vita di Giuseppe Garibaldi, 1910, su archive.org.
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