Può sorprendere che, a 67 anni dall'inizio della sua produzione industriale, il polivinilcloruro
(PVC) mostri ancora una discreta dinamica di sviluppo, non tipica della maggior parte dei prodotti
cosiddetti maturi. Certamente impressiona il livello mondiale raggiunto dalla capacità produttiva del
PVC: è prossimo a 20 Mton/a. Le tappe di questo sviluppo indicano:
- Negli anni '40 capacità produttiva prossima a 1000 ton/a.
- A metà anni '60 capacità produttiva prossima a 1000 Kton/a.
- Agli inizi anni '90 capacità produttiva prossima a 20 Mton/a.
Le ragioni del successo e della resistenza alla competizione con altri polimeri da parte della
famiglia dei PVC sono molte; le principali possono essere schematizzate così:
Versatilità d'applicazione: si ottengono materiali rigidi, elastoplastici, similpelle, rinforzati ed
anche film e fibre.
Conoscenza diffusa delle modalità (non proprio semplici) di stabilizzazione, miscelazione e
lavorazione.
Tecnologie produttive progressivamente affinate ma consolidate e largamente licenziate, anche
nei Paesi in via di sviluppo.
Grosse economie di scala.
Application 1978 1979 1984 1989 Average Annual
Growth, % 1979-1989
Construction 3,573 3,815 5,010 6,620 5.7
Consumer products 374 400 502 640 4.8
Electrical and electronics 923 940 1,140 1,350 3.7
Home furnishings 638 640 794 950 4.0
Packaging 944 977 1,297 1,695 5.7
Transportation 391 386 440 495 2.5
Miscellaneous 581 609 777 970 4.8
Total domestic demand 7,424 7,767 9,960 12,710 5.0
Export 481 540 495 395
Total consumption 7,905 8,307 10,455 13,105 4.7
Fig.1 : Consumi di PVC, 1978-1989 (Migliaia di tons).
I consumi, riportati in Fig. 1 e relativi agli anni '80, hanno registrato una crescita media annua
rispettabile (4,7%), ma forse il quadro potrebbe mutare in futuro se le normative ambientali
diventassero più stringenti. Mancano peraltro indicazioni tecniche-analitiche sicure, per supportare
norme restrittive all'impiego del PVC: recenti indagini svolte a livello di comunità europea hanno
ridimensionato il ruolo del PVC nell'emissione di effluenti tossici dai forni di incenerimento dei
rifiuti solidi urbani.
La polimerizzazione del VCM (Vinil Cloruro Monomero) avviene con meccanismo radicalico
ed è avviata da iniziatori tipici (perossidi, etc.) di questi processi.
La fig. 2 mostra gli schemi delle reazioni più importanti che hanno luogo durante la formazione del
PVC. Oltre agli stadi di propagazione, è importante evidenziare quello che controlla il PM: è la
reazione di trasferimento di catena con il monomero la cui costante di velocità dipende
marcatamente dalla temperatura, come indica la fig. 3 (l'indice K è un parametro tecnologico che dà
una misura di PM come indica il confronto dei due diagrammi di Fig. 3). In realtà il controllo del
PM è la risultante della competizione fra reazione di propagazione e trasferimento di catena, per cui
il grado di polimerizzazione (DP) dipende dal rapporto k4/k3.
Il ruolo delle reazioni di terminazione di catena 5) e 6) nel controllo del PM è secondario
rispetto alla reazione 4).
La reazione 5) avviene in fase di VCM puro, mentre la reazione 6) avviene nella fase solida
di PVC che discioglie forti aliquote di VCM (25-30%).
Stadi elementari del processo di polimerizzazione del VCM
1 Iniziatore I 2I k1
2 I + M R k2
3 R + M R k3
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Fig.2
Qui è importante ricordare che il PVC si forma come polvere di bassa densità apparente e
alta porosità, poiché è insolubile nel VCM. Viceversa il VCM è solubile nel PVC (di fatto il
polimero si impregna di monomero). Si formano, allora due fasi: una costituita da VCM puro ed
una soluzione concentrata (il cosiddetto "gel") di VCM nel PVC (30-25/70-75).
Fig.3
Fig.4
Fig.5
Da quanto ora detto il PVC si presenta poroso, qualunque sia la conversione (Fig. 6), la
metodologia di produzione o il PM (Fig. 7). E deve essere poroso il PVC per le operazioni di
additivazione cui viene sottoposto prima della lavorazione. Evidentemente più sono facilitate (dalla
porosità) queste operazioni di aggiunta di stabilizzanti, lubrificanti, coloranti, plastificanti, ecc. ,
minori sono i rischi di incorrere in eventuali processi degradativi.
Ma vi è un altro importante motivo che richiede la porosità nel PVC: la necessità di
eliminazione del VCM residuo, spinta fino a livelli < 10 ppm, è possibile solo con una struttura dei
granuli aventi pori accessibili a vapor d'acqua. Tutto ciò è conseguibile contenendo il grado di
conversione al di sotto del 100%, anche se la velocità di polimerizzazione non tendesse a zero verso
la fine della reazione: queste condizioni favoriscono quindi una gestione discontinua (a batch)
anziché continua.
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La fig. 8 mette in correlazione la proprietà fondamentale del PVC, il suo PM, con le
principali tecnologie di trasformazione, mentre Fig. 9 riportano i consumi in Francia nel periodo
'76-'88 per il PVC rigido e il PVC plastificato, ripartiti per principali segmenti applicativi. E'
confermato quanto detto all'inizio: si osserva una costante crescita dei consumi, con eccezione per
qualche segmento minore (dischi per registrazioni, fibre, rivestimenti per pavimenti e carta).
Plasticized PVC
Film and sheet 43 50 54
Calendered flooring 17 9 14
Coated flooring 24 25 27
Coated fabrics and papers 34 32 23
Wire and cables 47 49 55
Profile extrusion 27 33 35
Shoes, molding 16 16 17
Vinyl flooring, miscellaneous 22 10 20
Total 230 224 245
La conversione del VCM in PVC comporta una forte contrazione in volume come indicano i
dati di volume specifico: 1,2 cc/g e, rispettivamente, 0,72 cc/g, e ciò si ripercuote sulla morfologia
porosa del PVC discussa nella precedente lezione.
L'impiego di acqua, nelle tecnologie più diffuse, come mezzo di reazione è una esigenza
derivante dalla necessità di eliminare l'elevato calore di polimerizzazione: si tratta di 416 kcal/kg. In
un reattore da 200 mc, che produce 16 ton/h di PVC, si sviluppano 6,4 milioni di kcal/h.
L'asportazione di quantitativi così grandi di calore prevede diverse soluzioni ingegneristiche:
1. Impiego di camicie di raffreddamento esterne al reattore a circolazione forzata;
2. Introduzione di serpentini o candele immersi nel reattore e percorse da acqua di raffreddamento;
3. Uso di condensatori a ricadere per la condensazione
del VCM evaporato;
4. Iniezione di acqua raffreddata a 5-10°C nella
sospensione di reazione che comporta altresì la riduzione
della viscosità della massa.
L'iniezione di inibitori di polimerizzazione o apertura di
valvole di sfiato del VCM è prevista in casi di
emergenza.
da aste eccessivamente lunghe, qualora l'agitazione scendesse dal cielo del reattore. La fig. 2 mostra
l'evoluzione della superficie di scambio allorché il volume del reattore passa da 1 a 300 mc; si nota
nell'ultima colonna l'andamento del rapporto area superficiale (del reattore)/volume che tende
costantemente a diminuire. Le soluzioni indicate sopra ai punti a) - d) sono dettate dalle condizioni
calcolate in Fig. 2.
Le sei sezioni principali di uno schema a blocchi di un processo PVC-S sono illustrate con
un certo dettaglio in Fig. 4. Si nota il reattore , la via per lo sfiato di emergenza e raccolta gas,
l’ancora del reattore di polimerizzazione operante dal basso; torre di strippaggio; condensatori;
separatori, etc.
Il controllo di tutto il processo di polimerizzazione e operazioni connesse, comprendenti
altresì l'importantissima procedura di lavaggio del reattore per rimuovere incrostazioni e depositi
140
che avrebbero un drammatico effetto negativo sulle qualità del polimero e sul decorso delle
successive polimerizzazioni (ostacolano lo scambio termico), hanno invalso l'uso di produrre il
PVC-S con operazioni discontinue.
La fig. 5 mostra gli andamenti nel tempo di reazione (6 h) delle principali variabili
d'impianto, connessi con la caratteristica scomparsa della fase di VCM puro che si ha verso il 70%
di conversione. Notare la forte escursione termica iniziale nella camicia per innescare la
decomposizione dei perossidi e quindi l'avvio della polimerizzazione. Successivamente la
temperatura della camicia può scendere perché lo svolgimento del calore di polimerizzazione riesce
a mantenere costante la temperatura media della massa di reazione. Nel finale della reazione
(conversioni del 70-75%), quando deve polimerizzare il VCM impregnato del PVC, la temperatura
della camicia risale per compensare l'attenuarsi della velocità di polimerizzazione a seguito della
diminuita concentrazione di VCM (indicata in Fig. 5 dal cadere della pressione). Il risultato finale
delle varie operazioni è il mantenimento costante della temperatura media della massa di reazione.
POLYMERIZATION PROCESSES
A number of changes have occurred in the processes since 1975, mainly concerning
final resin purification. The main changes are as follows:
(a) Decreased polymer encrustation on the reactor walls, in order to decrease the
cleaning frequency. Washing of the reactor performed automatically without
any opening of the reactor.
(b) Higher transfer efficiency and steam stripping of the monomer, under the
pressure of environmental protection agencies, vinyl chloride having been
recognized as a carcinogen (less than 1 ppm).
(c) Greater porosity and uniformity of the resin particles, both to minimize the
amount of residual monomer and to enhance the quality of the polymer.
Fig.6 :
La fig. 6 sottolinea i rilevanti miglioramenti di processo che sono stati introdotti a fine anni
'70, allorché fu messo in luce da C. Maltoni, dell'Università di Bologna, la tossicità del VCM. La
riduzione delle incrostazioni sulle pareti del reattore, resa possibile dallo studio di nuove
formulazioni con cui praticamente si impedisce la formazione del depositi di PVC (risultati
conseguiti inizialmente dalla B.F.Goodrich negli USA, e poi conseguiti da tutti i più grandi
produttori di PVC), ha avuto due rilevanti conseguenze:
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I risultati conseguiti nel ridurre e controllare la tossicità del VCM residuo nel PVC non
sarebbero comprensibili se non si accennasse brevemente al sistematico studio chimico-fisico
effettuato sulle miscele monomero- polimero per pervenire alle condizioni industriali di rimozione
del VCM fino a livelli di residui < 1ppm.
Fig.8
La fig. 9 mostra il confronto fra le stime dei costi d'investimento e di produzione del PVC
prodotto con tecnologia in sospensione ed in emulsione. Purtroppo la capacità degli impianti non è
costante per cui la significatività del confronto è relativa. Certamente i costi unitari di produzione
del PVC-E appaiono più elevati e ciò rende conto della larga diffusione della tecnologia in
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sospensione. La stessa figura illustra chiaramente un concetto più volte richiamato durante queste
lezioni: l’economia di scala. Passando da un impianto da 60 Mlb/a a 120 Mlb/a i costi fissi
d'investimento crescono, ovviamente, da 23,1 a 37,7 M$, ma il costo netto di produzione scende da
31,5 a 28,9 C/lb.