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Alistar

‫سم سم ي ا اف تح‬
iftaḥ yā simsim

Il Libro Magico dei

DJINN

Copyright © Battista Pasquale 2015


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Il termine jinn (in arabo: ّ‫ ِجن‬, jinn), al plurale jinna,
collettivo jān, aggettivo jinnī (in arabo:ّ ‫) ّجني‬,
spesso tradotto come genio indica, nella
religione preislamica e in quella musulmana,
un'entità soprannaturale intermedia fra
mondo angelico e umanità. L'etimologia della parola
è stata a lungo discussa. Alcuni studiosi fanno
derivare il jinn dal Genius della mitologia romana,
altri dalla radice linguistica aramaica che significa
"nascondersi, occultarsi".
In età preislamica (jāhiliyya) i jinn erano accreditati
di notevole potenza, quasi sempre in grado di
esprimere una devastante e spesso mortale
cattiveria. Gli storici della religione islamica
credono che tali entità fossero direttamente
ricollegabili all'ostilità dell'ambiente fisico in cui
vivevano gli Arabi della Penisola Arabica, tanto
sedentari quanto nomadi (beduini), senza in alcun
modo rifarsi a modelli allogeni. Di tutti i jinn, i
crudeli erano i ghūl, ma non meno crudeli nel
tendere tranelli ai viaggiatori, in genere per
ucciderli, erano gli ʿafārīt (al singolare ʿifrīt), le
siʿlāt, la qutrūba, il mārid, il mārij. Relativamente
innocuo era invece considerato l'ʿāmir. Tutti i jinn

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erano in grado di presentarsi sotto molteplici aspetti
esteriori, dal momento che loro caratteristica
generale sarebbe stata e rimarrebbe la loro estrema
mutevolezza e l’essere inafferrabili.
Secondo la cultura islamica esistono jinn buoni e in
grado di beneficare l'essere umano. Ciò perché, già
all'epoca del profeta Maometto, alcuni jinn si
sarebbero convertiti all'islam ascoltando le parole
rivelate dal Profeta stesso.
Un tipico esempio di jinn è quell'essere che, nella
favolistica collegata alle Mille e una Notte, Aladino
libera da una lampada, al cui interno è rimasto
prigioniero, in cambio dell'accoglimento di tutti i
suoi desideri. Nelle fiabe, in logico collegamento a
una diffusa credenza non solo islamica, un totale
potere sui jinn sarebbe stato espresso a suo tempo da
Salomone (in arabo Sulaymān) che è considerato
come uno dei più grandi profeti precursori di
Maometto.
Nel Corano è scritto che i jinn si originarono
all'inizio dei tempi, come tutte le altre creature,
grazie all'intervento di Allah. Essi, a differenza degli
umani che avrebbero natura di terra e degli angeli la
cui natura sarebbe di luce, ebbero origine dal fuoco.
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Ai jinn, secondo lo stesso Corano e i trattati di
demonologia islamici, apparterrebbe Iblīs: termine
certamente adattato dal greco diàbolos per indicare
Satana (che, peraltro, viene chiamato Shayṭān).
Altre fonti specificano che il djinn è un essere
dotato di corporeità (adjsâm) formato da un vapore,
oppure una fiamma e quindi impercettibile ai nostri
sensi comuni. Può assumer forme diverse e svolgere
lavori pesanti. Il Corano dice (Sura LV, 14) che sono
stati creati da una fiamma senza fumo. Un uomo che
muore di morte violenta diventa spesso un ifrĩt che
frequenta il luogo della sua morte; ma può diventare
anche un djinn malefico.
Una certa categoria di djinn è sotto l’autorità di
Shaitan o Iblis, un angelo che si ribellò a Dio. Costui
è ermafrodita, possiede sia organi maschili che
femminili e si auto-feconda.)

I modernisti islamici hanno tentato di adattare la fede nei jinn


al portato della moderna scienza e qualcuno (come
Muhammad ʿAbduh) ha ipotizzato che batteri e microbi non
fossero ad esempio altro che jinn in grado di produrre talora
risultati fatali sul corpo umano, ma tale "lettura" non ha
incontrato grande favore fra i credenti musulmani. – A

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riguardo a fondo libro tratterò dei Jinn del Testamento di
Salomone, dove le malattie sono causate proprio dai demoni e
vengono contrastate dagli Angeli. (vedi pag.32 il Testamento
di Salomone)

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LA MAGIA DEI DJINN

In questa sezione del libro tratterò dei riti e degli


incantesimi e dei profumi, i talismani, le polveri, i
balsami, ecc. Descriverò solo a titolo di conoscenza
anche le operazioni magiche aggressive con i Jinn,
ma non perché siano attuate, bensì a fini culturali e
perché l’opera di questo testo risulti completa.
Questa parte del libro è attiva, si suggerisce di
osservare le istruzioni con cura, per le opere
benefiche non si incorrerà in nulla di pericoloso e si
potranno trarre benefici.

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Il Genio Ayakan che sconfigge i nemici

Attendi la luna nuova e affacciati alla finestra aperta


(una finestra ad oriente), guardando il cielo e
appoggiando la mano destra sul cuore. Chiama i
Genio con queste parole: “ Ayakan , sconfiggi per
me tormenti e nemici meschini. Sconfiggi chi mi
vuole sconfitto!” Quindi pronuncia ad alta voce
Ayakan poi girando su se stessi, volgersi verso nord
(quindi girando a sinistra) e dire ancora la parola, e
infine ancora verso levante. Accenderai anche una
candela nera e una rossa sul davanzale della tua
finestra e in un piccolo orcio di terracotta o un
incensiere farai ardere sulle braci un po’ di mirra.
Quando vuoi potenziare te stesso contro i nemici
pronuncia tre volte in tono crescente il nome del
Genio. Quando vorrai sconfiggerli accendi una
candela rossa e una nera (oppure una bicolore) e
brucia mirra con un po’ di galbano (o solo mirra) nel
tuo brucia profumi e passa i nomi scritti in nero su
un foglietto, o anche qualche oggetto appartenente
ai nemici e ripeti la frase più volte “ Ayakan ,
sconfiggi i miei nemici Sconfiggi chi mi vuole
sconfitto! Chi impreca la mia rovina!”
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Abalimb il Genio della Piccola Fortuna

E’ il Genio che propizia piccole fortune al gioco. Il


suo potere è più forte verso la luna piena, ma non
oltre. Si pronuncia la seguente frase prima o anche il
giorno prima di intraprendere qualcosa che può
mediare la fortuna, come ad esempio il gioco. “Ah
Bah limb portami fortuna!”. Da ripetere di tanto in
tanto. – Se si vuole fare un rito serale, occorre
attendere il lunedì più prossimo alla luna piena e si
accende una candela argentea o bianca e un po’ di
Incenso della Fortuna detto Rosa del Deserto (vedi
appendice in fondo al libro)

El Adel il Genio della Salute

Prendere fiori di Tè Rosa Etiope, (Hibiscus


sabdariffa L. Karkadè). Prepararlo in infuso di
sabato dopo le ore 16 .. recitando sopra alla tazza: “
El Adel risanami e su ogni difficoltà rendimi
vittorioso.” ripetere fino a che è tutto tiepido e bere.
E’ ottimo per le persone anziane che vogliono
riacquistare vigore e benessere.

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Respingere indietro il male col Genio Raizin

Questo Jinn aiuta a respingere il male alla fonte, a


color che hanno fatto dei torti. Attendere il
tramonto e tenere in mano un cordoncino nero
lungo abbastanza da avvolgerlo tre volte al polso e
farne un bracciale. Volgersi a oriente e fare un
nodo ripetendo la parola “Raizino” , poi volgersi a
settentrione, poi occidente e infine al meridione
facendo la stessa cosa, poi legarlo intorno al polso
destro. E’ opportuno offrire una candela nera al
Genio per ringraziarlo.

Il Principe dei Geni del Volo

Ampharol, fu così chiamato dal Re Sulaymān


(Salomone) Principe dei Geni del Volo. Emiro dei
Jinn che conosce tutte le lingue. Cinque giorni
dopo la luna piena metti un anello d’argento sotto al
cuscino. Addormentati ripetendo continuamente le
parole Amfa, Rola, Mfar, Olam fino a prendere
sonno. Se il genio verrà nel sogno lo vedrai altissimo
e probabilmente con un sacco sulle spalle e tu gli

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mostrerai l’anello ed egli gli donerà la capacità di
volare nell’astrale. Ringrazia. Poi ogni volta che
desideri viaggiare attraverso il sogno o il
dormiveglia metti l’anello al dito. Faciliterà
l’impresa e molte altre meraviglie. Quando il Jiin si
mostrerà accoglilo col titolo di Emiro. Si può anche
far incidere sulla fede d’argento il nome del Genio
stesso che aumenta anche i poteri mentali.

Il Genio degli Incanti Amorosi

Scegliere un mercoledì che non sia distante più di


tre giorni dalla luna piena. Mentre guardi l’astro
della notte, unisci tre nastri uno di colore marrone,
uno giallo e uno bianco … “Ripetendo: “Farun Faro
Vakshur realizza il mio sogno d’amore!” – Occorre
fare poi tre nodi ai nastri uniti insieme, uno in icma
uno in centro uno dall’altro capo. Ogni volta si
diranno le parole dello Shìr Hasshirìm di Sulaymān
.
“Ponimi quale sigillo sopra il tuo braccio; nn…
ponimi quale sigillo sopra il tuo cuore ; poiché forte
come la morte è l’amore.”

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– Quando andrai a dormire ti ungerai con il
Balsamo del Sultano (vedi appendice) e metterai i
tre nastri legati, sotto il cuscino. Quindi dirai la
preghiera tre volte:
“ O Geni io vi invoco, datemi i poteri di ispirare il
mio stesso sentimento in..... nn .. che tanto amo.
Fate che i miei impeti d’amore agiscano durante il
suo sonno. Che i miei pensieri accarezzino la sua
mente. Al risveglio che il suo pensiero corra subito
a me.”

Attendere fino alla luna piena successiva, sebbene


l’esito sia di solito rapido.

Per scatenare un tempesta di guai sugli avversari

Agirai di martedì ti volgerai a settentrione e ad


occhi chiusi inspirerai l’aria e nominando
mentalmente e ripetutamente il Genio: Arridu.
Quando sarai pieno espirerai dalla bocca con forza,
la potenza del genio immaginando la tempesta che
si scaglia sopra i tuoi avversari o nemici. Si può
soffiare anche su un oggetto appartenente al
destinatario. In tempi moderni anche su una foto.
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Per un effetto maggiore si può soffiare dal palmo
della mano a finestra o porta aperta un pizzico della
Polvere Yarrido (vedi appendice).

Il Genio della Buona Sorte

Quando le cose vanno male, in maniera insistente,


e si vuole allontanare da sé e dalla propria famiglia
la cattiva sorte ed attirare avvenimenti lieti e
fortuna, si può chiedere aiuto al Genio Zeffar … per
prima cosa occorre accendere tre candele azzurre,
perché il Fuoco di questo Jinn è azzurro. Poi si
dice: Zeburial e si accende un cucchiaino di Polvere
delle Meraviglie (vedi appendice) e si ripete:
“ Desidero far allontanare totalmente la mia
malasorte e godere di pace e felicità!”
poi si ripete in tono crescente per 7 volte il nome
del Genio Zeffar – Le candele si lasciano consumare
tutte.

Il giovedì secondo i maghi caldei è quello più


indicato.

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Il Genio della Conoscenza

Occorre procurarsi una superficie lucida di ottone


in modo che sia uno specchio. Attendi la notte di
luna piena per lucidarla con un panno e acqua pura.
Batti per 7 volte sullo specchio come per bussare
dicendo “Iftaḥ yā simsim” e poi: “ Io chiamo Duna e
cerco Conoscenza. Guarda lo specchio a lume di una
foca lampada a stoppino, e quando ti sembrerà di
addormentarti vedrai … e comunicherai con lui
attraverso la mente ponendogli delle domande. E’
un’esperienza che può richiedere allenamento. Una
cosa importante è quella di evitare gesti di
spacconeria e di boria, con la conoscenza così
acquisita, il Genio potrebbe risentire una sorta
d’affronto.

Il Genio dell’Amore

Di venerdì si deve guardare il sole all’alba spuntare


all’orizzonte. Poi si dice:
“Sefav ascoltami, fa che il mio pensiero la raggiunga,
l’avvolga!”

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Occorre poi ungersi le braccia e le mani con
Balsamo del Sultano (vedi appendice) e cercare di
incontrare la persona per abbracciarla con una scusa
o toccarle la mano.

Il Genio dell’Abbondanza

Un genio di carnagione scura, alto e gigantesco con


volto sorridente. Bisogna bruciare il suo incenso
che è il liquidambra, ma va ben anche miele liquido
con vaniglia, oppure il benzoino. Due candele verdi
saranno state accese in precedenza. Si dirà allora:
“ Ameson vieni portami abbondanza!”
Allora si passerà un frutto sul fumo dell’incenso e
poi si mangerà. Le candele rimangono accese per
consumarsi come offerta.

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INCENSI, PROFUMI, POLVERI

Polvere magica del Genio Ameson

Di venerdì con la luna nuova mescola in un


mortaio, seme di coriandolo, seme di aneto, e foglie
di menta seccate. Man mano che si riduce in polvere
finissima si penserà o pronunceranno le parole: “Nel
nome di Ameson genio benefico chiedo prosperità e
abbondanza!” Conservare tutto in una boccetta di
vetro verde con un tappino dorato. Quando vuoi
usare la polvere mettila sul palmo della mano destra
e davanti al mento soffia verso oriente, ed è meglio
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farlo quando si alza il sole. Dite il nome del Genio
tre volte e soffiate la polvere.

Polvere del Genio El Adrel

Questa polvere serve a inviare messaggi col pensiero


verso persone di cui si vuole attirare l’attenzione o
per ricevere notizie da chi non si sente da tempo.
Polverizza in un mortaio delle foglie di origano e
semi di coriandolo.
Quando vuoi operare la magia, volgiti a est e
nomina per 7 volte il nome del Genio, poi dirigiti
verso il punto cardinale dove si trova la persona
lontana e nominate il destinatario e il motivo per
cui volete vi contatti. Soffiate la polvere dal palmo
della mano. Conservate la polvere in una boccetta di
vetro trasparente.

Eleleth il Genio della Salute

Questo genio può aiutare a sanare le malattie, (non


si sostituisce a cure mediche ma contribuisce alla
guarigione) occorre pronunciare 7 volte il suo nome
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vibrandolo su una coppa di acqua o vino da bere o
far bere. Poi ungere la parte inferma o il corpo con
il seguente balsamo composto di olio di oliva
vergine, canfora (o anche cassia) , olibano, il tutto
preparato secondo l’arte dell’alchimia e del
farmacista. Nell’ungersi si diranno le parole: Hee Bal
Zee Wah .. ripetendole di continuo.

Per gli amori non corrisposti.

Prima di rinunciare a una conquista amorosa


impossibile si può ricorrere all’aiuto del Genio
Camaisar, che è il genio della 5a ora notturna … (le
cinque) Si deve preparare una pozione con acqua
bollente, petali di rosa, da dolcificare con miele
chiedendo al Genio di unire il proprio corpo e
anima a quello della persona desiderata, man mano
che si gira con un cucchiaino il liquido.
“Camaisar Genio notturno che unisci gli opposti, prendi il
tuo potere e forza (NN), liberala dall’orgoglio, dalla
riflessione e dal pudore e portala qui ai miei piedi , fremente
di passione a qualunque ora del giorno e della notte,
sognando solo di me, quando mangia e quando beve, quando

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lavora e quando riposa. quando dorme e quando tormentata
da te ella si agita, offrendosi a me e compiendo il dovere
delle donne verso gli uomini, soddisfacendo la mia sete
d’amore e la sua, senza fastidio, senza vergogna, stringendo
le sue cosce contro le mie, il suo ventre contro il mio, il suo
pube contro il mio, nel modo più dolce possibile. Mio Genio
portami (NN), al più presto, al più presto spinta dal tuo
potere.”

*La formula può essere volta anche al maschile.

Si mescola ancora fino a quanto l’infuso è tiepido e


si beve per mettersi poi a dormire. Nelle ultime ore
della notte, le persone sono più disposte a essere
agganciate dai sortilegi.

Si accende anche una candela rossa e una verde al


Genio per ringraziarlo e che faranno luce durante lo
svolgimento dell’operazione.

Polvere per Avere fortuna nelle Imprese

Questa polvere del genio Abalimb, si fa’ nel giorno


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di Muchtari (giovedì) che sia prossimo alla luna
piena, ovvero con la luna gibbosa. Dopo le ore 20,00
si polverizza finemente in una mortaio di bronzo:
cinnamomo, mirra, radice di galanga (in mancanza
di quest’ultima si può usare polvere di zenzero)
Quindi si può adoperare mettendola sul palmo della
mano e soffiandola sopra a documenti di affari,
portamonete, o le scarpe che vi condurranno verso
le ricchezze e il denaro. Prima di soffiare si
esclamerà: “ Abalimb noi ti invochiamo per portarci
fortuna!”.

Talismano per difendersi e respingere il nemico.

Serve anche contro le maldicenze, le calunnie, la


diffamazione e scioglie anche il malocchio e i cattivi
sortilegi. Bisogna procurarsi una medaglia d’argento
con incisa la debita figura. Se non si dispone di una
medaglia occorre riportare il disegno su una
pergamena usando inchiostro nero naturale.

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Quando si ha il talismano si operi di lunedì
(Quamar) con la luna crescente, detta anche falce di
luna. Si getterà nelle braci dell’incensiere
dell’Alcanfora purissima (canfora) e si passerà nei
vapori che salgono ripetendo più volte le parole
Tar-She-Sheem. Portare il talismano appeso al collo
o con sé.

Talismano contro i nemici visibili e invisibili

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Per far litigare due o più persone
Quando vorrai creare discordia tra due o più
persone, ti volgerai verso settentrione. Accenderai
una candela rossa e una nera e poi nell’incensiere
arderai sulle braci un miscuglio di mirra, galbano e
assafetida. Poi nominerai le persone ad alta voce e
aggiungerai: “Combattetevi, combattetevi, Roudmo,
Torvat, Zoneor.”

La fumigazione di Azra-El

Quando brucerai questo incenso composto di


ginepro, cedro e sandalo, aumenteranno i doni della
profezia e gli oracoli saranno chiaramente
interpretati, soprattutto se si leggerà nel fuoco che è
l’Elemento portante dei Jinn.

Il Potere del Nome (Baal Shem)

Se volete esprimere un desiderio dovete intonarlo


come affermazione breve e semplice, nonché chiara

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perché si ottiene quello che si chiede. Molto
pratiche sono le filastrocche in rima. I Geni sono
famosi per esaudire un desiderio. Quando avete
finito di dire le parole esclamerete il nome del
Principe dei Geni Samhazai (Semiazà) Questa
parola carica l’incantesimo da voi pronunciato. I
Geni amano le lampade poiché sono esseri ignei e da
questo elemento traggono il loro potere. Se
metterete olio in una ciotola o una lampada (proprio
simile a quella classica di Aladino che si può trovare
nei bazar orientali) e uno stoppino galleggiante
potrete accenderlo per la realizzazione di desideri
legittimi. Spesso si inserisce sul fondo dell’olio un
biglietto con il desiderio scritto, piegato o arrotolato
e legato con filo di seta o altro, poi si aggiungono
essenze e polveri e ingredienti vari.

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Un testo medievale, lo “Zolfo Rosso” di Ibn Arabi,
parla di come l'uso di liquidi del corpo con nome
Baduh per generare “amore”

‫د‬ ‫ب‬

‫ح‬ ‫أوو‬

'
“Per procurare l'amore, dopo aver preso l'acqua in
bocca, ripetere Buduh sette volte, per poi tornare
l'acqua dalla bocca alla bottiglia; Otterrete amore se
lo somministrerete al soggetto della vostra
attenzione.”

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IBLIS

Iblīs (in arabo: ) è il nome con cui nell'Islām


viene indicato il diavolo. È probabile che il nome di
Iblis derivi dal termine greco Διάβολος (diábolos)
ma non mancano alcuni filologi arabi[ che hanno
suggerito una differente origine del termine Iblīs,
individuandolo nella radice araba <b-l-s>, quindi
ublisa, in quanto Iblīs "non ha nulla da aspettarsi
(ublisa) dalla grazia di Dio".
Iblīs secondo le fonti, sarebbe stata in principio, una
creatura vicina ad Allāh, a Lui disubbidiente
quando, dopo la creazione di Adamo, sarebbe stato
ordinato a tutte le creature di adorarlo, in quanto
creatura perfetta fra tutte. Iblīs rifiutò di farlo per
competizione nei confronti dell'uomo.

« Eppur Noi vi abbiam stabiliti sulla terra e v'abbiam


dato i mezzi per viverci: quanto poco siete
riconoscenti!
Eppure vi abbiam creati, poi vi abbiam formati, poi
abbiam detto agli angeli: "Prostratevi avanti ad
Adamo!"

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E si prostrarono tutti, eccetto Iblīs. E disse Iddio:
"Che cosa t'ha impedito di prostrarti, quando Io te
l'ho ordinato?"
E quegli rispose: "Io sono migliore di lui. Me Tu
creasti di fuoco e lui creasti di fango!" »
(Corano, VII:10-12, trad. di A. Bausani)
Per l'Islam infatti non esiste un Bene che sia avulso
da Allāh. Il Bene non è altri che Allāh. Fare dunque
il Bene combacia perfettamente con l'ubbidire ai
comandi divini, fare la sua volontà. Fare il Male, per
converso, è disubbidire a Dio, non adeguarsi alla Sua
volontà.
Nella tradizione islamica, quindi, il perfetto
malvagio è Iblīs, mentre il perfetto credente è
Abramo (nella tradizione islamica Ibrāhīm) che,
senza indugiare, ubbidì a un ordine divino per
quanto apparentemente insensato: l'uccisione di suo
figlio che la tradizione islamica indica in
Ismaele/Ismāʿīl o Isacco/Isḥāq.
Come è noto, Dio fermò il padre prima dell'atto
fatale, soddisfatto della pronta ubbidienza del suo
devoto. Abramo, per la sua totale sottomissione al
volere divino (islam), è ricordato come perfetto
esempio di credente dai musulmani.

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Il nome di Iblis può essere evocato in modo non
esplicito facendo uso di epiteti che lo caratterizzano.
Tra questi:
"il sussurratore" (waswas), sulla base della Sura 114,
in cui si chiede aiuto a Dio "contro il male del
sussurratore furtivo che sussurra nel cuore degli
uomini";
"il lapidato" (rajīm), con allusione alla lapidazione
che viene inscenata durante i riti del pellegrinaggio.

* Secondo il mistico musulmano al Ḥallāj (857-922), fondatore


de movimento della Ḥallājiyya, condannato e suppliziato come
eretico, Iblīs si rifiutò di adorare l'uomo come comandato da
Allāh per conservare a Dio, l'unica venerazione; quello però
che, a una prima lettura, potrebbe apparire come amore e
fede assoluta in Allāh, secondo al-Ḥallāj, rivela in realtà uno
spirito disubbidiente e ribelle, oltre che blasfemo.
Tuttavia l'opera speculativa di al-Ḥallāj è fortemente
controversa in ambito musulmano, considerato come eretico
da alcuni è invece indicato come "santo" da altri.

O dolce Iblis
Cuore Fiammante,
dal tenero sguardo,
donaci la Conoscenza,
a noi tuoi figli,

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a noi tuoi figli,
in questa notte nera,
fra esplosioni di luce,
e il tintinnio d’ogni cosa!

Sigillo Goetico di Iblis

Altra figura interessante da abbinare è

Adramelech.

Adramelech, generalmente chiamato Adrammalech,


è un demone citato nella lista dei principali demoni
stabilita dalla Chiesa durante il primo concilio di
Braga. Considerato Grande cancelliere degli Inferi,
presidente dell'alto consiglio dei diavoli, è l'ottavo
dei dieci arcidiavoli, cancelliere dell'Ordine della
Mosca (Grande Croce), un ordine fondato da
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Belzebù. Veniva adorato dagli Assiri, soprattutto a
Sépharvaïm, dove “bruciavano i bambini” sopra i
suoi altari. (questa asserzione può essere anche
metaforica, in quanto i “bambini” possono
riguardare i pensieri appena nati e annullati tramite
le pratiche di meditazione o di silenzio interiore-
n.d.a)
Ha l'apparenza di un pavone o di un mulo o di un
dragone secondo i rabbini, oppure ancora ha il
corpo umano con la testa di gufo.
Una profezia vuole che Adramelech sarà il padre
dell'Arcidemone che porterà il suo potere
all'Inferno e libererà Satana dalle sue sofferenze.

I demoni e i Jinn possono assumere sembianze di vario tipo tra


cui anche seducenti fattezze femminili

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Sui geni cattivi

« Il Ghūl: specie di demone arabo o turco, maschio o


femmina; si sposta con facilità fra cielo e terra e ama
frequentare i cimiteri. L'occupazione principale dei
ghoul consiste nel battere le campagne, far abortire
le donne incinte, succhiare il sangue dei giovani,
divorare i cadaveri, urlare nel vento, aggirarsi fra i
ruderi, gettare il malocchio, provocare sventure. »
(Dictionnaire Infernal di Jacques Collin de Plancy)

Il termine gul o ghul (in arabo: ‫ و‬, ghūl, variante


di ghala, catturare), noto anche come ghoul dal
termine inglese, è mostro o spirito del folclore arabo
le cui origini precedono l'avvento dell'islam. La
stella Algol ha preso il nome da questa creatura.
La descrizione del gul nelle storie del folklore arabo
sono spesso contraddittorie, comunque nelle storie
pre-islamiche è generalmente un mostro mutaforma
di sesso femminile che abita i deserti e che
danneggia i viaggiatori. Una delle possibili fonti di
ispirazione per il concetto del gul potrebbe essere
derivato dal contatto dei beduini arabi con le civiltà
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mesopotamiche ed essere stato influenzato dal
demone Gallu, che rapì la divinità accadica Damuzi
per portarla nel reame dei morti.

Nei suoi romanzi H.P. Lovecraft presentò i ghoul


come i membri di una razza notturna sotterranea,
esseri umani che si trasformano in orripilanti
umanoidi in seguito all'abitudine di cibarsi di
cadaveri umani. Per quanto terrificanti, non sono
mostri necessariamente malvagi; non uccidono (si
limitano a cibarsi di chi è già morto) e in alcune
storie sostengono conversazioni intelligenti con le
persone normali. Richard Upton Pickman, un
pittore di Boston che scompare in circostanze
misteriose nella storia Il modello di Pickman,
riappare come ghoul nel romanzo breve La ricerca
onirica dello sconosciuto Kadath. In conseguenza
della popolarità di Lovecraft, molte altre opere
moderne usano il termine ghoul riferendosi a
creature umanoidi degenerate e cannibali.

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Il Testamento Salomone

"Io sono ORNIAS".


"Qual è il suo segno Zodiacale?"
"Acquario, il Portafore dell'Acqua. Io strangolo la
gente, e mi cambio in forma umana, come una
donna, per avere commercio con gli uomini nel
sonno. (*Succube Ornias) Posso apparire quale
leone, e sono supremo fra tutti i demoni: il figlio di
URIEL, l'angelo, la Forza di Dio! "
Salomone comandò allora ad ORNIAS, per il potere
dell'anello magico, di condurre altri spiriti alla sua
presenza, Ed egli si recò dal loro Re, il capo di tutti:
Beelzeboul. Forzato a venire, Beelzeboul apparve.
Racconta Salomone:
"E quando vidi il principe dei demoni, glorificai il
Signore Iddio, Creatore del Cielo e della Terra, e
dissi "Benedetto Tu sia, Signore Iddio, Onnipotente,
che mi hai concesso questo potere...". E interrogai lo
spirito:
"Chi sei?"

32
"Io sono Beelzeboul, Capo dei Demoni. Sono io che
rendo gli spiriti visibili agli uomini".
"Ed egli acconsentì a condurre da me tutti gli
spiriti".
Salomone chiese se vi erano spiriti femminili, e
Beelzeboul disse che ve ne erano, e gliene avrebbe
mostrato uno.
Venne così ONOSKELIS, in forma di una donna
piacevole e bella a vedersi. Essa vive normalmente
in una caverna d'oro; passa il suo tempo a
strangolare gli uomini, e la si può incontrare nelle
grotte e le valli profonde. Si associa agli uomini
dalla complessione scura, e ne divide la Stella.
(Probabilmente quella dei Gemelli). Ma sotto
interrogatorio afferma di non concedere poteri
soprannaturali a coloro che la adorano, come invece
fanno altri spiriti.
Onoskelis venne creata "da un'eco che cadde in una
foresta", ed opera sotto la Luna piena. Può essere
combattuta solo dal nome dell'angelo JOEL, e la
Sapienza di Dio.

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Salomone la manda a intrecciare corde per il
Tempio.
Venne poi ASMODEUS: è parte angelo, parte uomo,
e la sua costellazione è l'Orsa. Furioso e urlante.
Asmodeus opera contro le spose e i mariti, e passa il
suo tempo a distruggere la bellezza delle vergini.
Fomenta inoltre la follia e la lussuria, spinge gli
uomini ad abbandonare le loro mogli per altre
donne. E' dominato dall'angelo RAPHAEL. Chi
desidera averlo sotto controllo (ed evitare di
conseguenza tutte le sventure di cui è apportatore),
deve appellarsi a quell'angelo, bruciando un certo
incenso. Dapprima Asmodeus non vuole rivelarne la
composizione: ma Salomone lo minaccia con Nomi
potentissimi, e il demone cede. L'incenso che
dissolve i malefici dello spirito è composto di noce
di galla e fegato del pesce glanos, bruciato su legno
di tamarindo.
Sperimentata immediatamente tale fumigazione sul
demone, Salomone richiama Beelzeboul,
sottoponendolo ad ulteriore interrogatorio.

34
Apprende così che fra le sue occupazioni vi è quella
di sopprimere i regnanti, e di aiutare i nemici
stranieri. Egli inoltre manda demoni a perseguitare
la gente, facendola deviare dalla retta via: in
particolar modo i devoti.
Nel progettare la distruzione del mondo, Beelzeboul
causa inoltre assassini, insidie, guerre e crimini
contro natura. E' vinto dalla parola EMMANUEL, e
dal Nome rappresentato dalle cifre 644. Svanisce
inoltre al nome ELEETH. (Questo nome è invocato
e usato anche per sconfiggere le malattie in genere.)
Lo spirito fornisce poi spontaneamente alcune
informazioni magiche a Salomone:
"Ascolta, o Re: se brucerai resine, incenso e bulbi di
mare, con nardo e zafferano, e accenderai sette
lampade in fila, fermerai le fondamenta della tua
casa. E se, in stato di purezza, le accenderai all'alba,
allora vedrai i dragoni celesti, mentre si sollevano e
trascinano il carro del Sole!"
Salomone lo rimanda alle sue occupazioni, e chiama
un altro demone. Appare lo Spirito delle Ceneri,

35
TEPHROS, che si presenta come un vento
impetuoso. Porta oscurità, provoca incendi nei
campi, ed è sotto il dominio astrologico del corno
della Luna crescente. Non è uno spirito interamente
malvagio, perchè quando è chiamato con i nomi
BULTALA, THALLAI e MELCHAL, cura la febbre,
attraverso il potere dell'Arcangelo Azael. Appreso
ciò, Salomone evoca Azael, ordinandogli di
sottomettere TEPHROS. Dominato lo spirito,
Salomone lo invia a gettare rocce agli operai
impegnati nella costruzione della parte superiore
del Tempio.
Chiamato un altro demone, ne appaiono sette, uniti
insieme, e tutti in aspetto di donne. Queste
informano il Re che, fra di loro, costituiscono i
trentatré elementi del Signore dell'Oscurità, e sono
un gruppo di stelle.
La prima si chiama Inganno. Provoca le azioni sleali,
e può essere dominata appellandosi all'angelo
Lamechial. Quando scoppia una rissa, è causata dalla
seconda, il cui nome e Lotta: viene messa in fuga dal

36
nome dell'angelo Baruchiachel. II terzo demone
femminile ha nome Guerra, e può essere
combattuto solo dall'angelo Marmarath. Quarta
viene colei che presiede all'odio e alla separazione.
Divide il marito dalla moglie, i genitori dai figli, i
parenti gli uni dagli altri. Le sue attività possono
essere interrotte solo invocando il potere dell'angelo
Behial. Forza è il nome del quinto spirito delle
tenebre. Diffonde la tirannia e l'usurpazione; le sue
attività possono essere messe a termine solo dalla
parola ASTERAOTH. Gli uomini vengono sviati dal
sesto spirito, il cui nome è Errore. Questi giunge a
predire a Salomone che in seguito sarebbe riuscito a
condurlo fuori dalla retta via, ricordandogli inoltre
che aveva già fatto in modo che egli uccidesse il
proprio fratello. E' lui che convince gli uomini a
divenire necromanti. L'angelo che lo sconfigge è
Urial. Il settimo ed ultimo spirito del gruppo è il
peggiore di tutti: tanto terribile che non ne vengono
dati né il nome né i poteri.

37
Scomparsa questa serie di spiriti, Salomone
continua:
"Allora io, Salomone, lodai il Signore e chiesi che un
altro demone apparisse. Di fronte a me si mostrò
una forma, simile a un uomo, ma senza testa.
Ed io gli chiesi: "Chi sei?". Rispose: "Sono un
demone". Gli chiesi quale, e mi disse: "Sono Invidia.
Divoro le teste, perché cerco una testa per me
stesso. Non ne ho consumate abbastanza, e ne
desidero una come la tua".
"Io, Salomone, posi allora su di lui il sigillo,
puntandogli la mano contro il petto. Allora il
demone balzò in alto, ricadde e gemette, e disse:
"Ahimè, che mi succede? Al tradimento, non posso
più vedere!"
"Allora dissi: "Io sono Salomone. Dimmi come riesci
a vedere senza testa!". Mi rispose: "Attraverso le
sensazioni". "Gli chiesi come poteva parlare.
Rispose: "O Salomone, Re, io stesso sono una voce,
perché ho ottenuto le voci di innumerevoli uomini.
Spezzo le teste di chi viene detto muto, l'ottavo

38
giorno dopo la nascita. Getto incantesimi sugli
incroci, e sono pericoloso. Afferro e taglio la testa di
un uomo, come con una spada, e la pongo sul mio
collo. Mando anche malattie ai piedi e causo dolori..
". Salomone scoprì da lui che solo l'angelo del
fulmine poteva dominare il demone Invidia.
Lo spirito successivo apparve in forma di grosso
cane con la voce profonda. Anticamente era
Ermetef un saggio di grande sapienza, ed ora è
chiamato RABDOS ("verga"), e sgozza la gente. Può
essere comandato solo dal potere dell'angelo Brieus.
Venne poi un'apparizione spaventosa, simile ad un
leone, comandante di una legione. Il suo nome non
è citato. In tono feroce, annuncia di essere dominato
dal numero 644 e dal nome EMMANUEL. La sua
attività consiste nell'attaccare i convalescenti
mentre guariscono dalle loro malattie.
Un dragone con tre teste e mani umane, che fu
l'apparizione successiva, venne messo al lavoro con
gli altri al Tempio. I suoi compiti sono l'attaccare i

39
fanciulli prima della nascita, e causare l'epilessia. Lo
si vince scrivendo la parola JERUSALEM.
Dopo questo si mostrò uno spirito femminile. Il suo
corpo era scuro, gli occhi verdi e brillanti, le
membra invisibili. Disse di chiamarsi OBIZUTH.
Passava il tempo con le donne chiuse in casa,
cercando di strangolarne i figli. "Tutta la mia opera
sta nel distruggere i fanciulli, nel corpo e
nell'anima". E' vinto dall'angelo Afarof, detto anche
Raphael. "Se un uomo consegna quel nome, per
iscritto, ad una donna sul letto col bimbo, io non
potrò arrivare sino a lei", rivela lo spirito. "II
numero di quel nome è seicentoquaranta".
A tale cifra si arriva assegnando un certo valore
numerico ad ogni lettera, cosi: R (100), A (1), Ph
(500), A (1), E (8), L (30).
Dopo Obizuth venne un drago alato, con volto e
mani umane. Rende infedeli le donne, ed è posto in
fuga dallo'angelo Bazazath.
ENEPSIGOS, altro spirito femminile, può

40
manifestarsi anche in forme diverse. Alle sue varie
attività malefiche si pone termine invocando
l'angelo Rathanael.
Un essere simile ad un pesce fu il visitatore
successivo. Spirito marino, e avido d'argento e d'oro.
Distrugge le navi e causa epidemie fra gli equipaggi.
E' chiamato KUNOSPASTON, e talvolta si
avventura sulla terraferma. L'angelo che lo vince è
Iameth. Quando Salomone tentò di imprigionarlo,
disse che non poteva vivere senza acqua: ne venne
recata perciò un'anfora colma, e lo spirito vi fu
sigillato dentro, e custodito nei sotterranei del
Tempio.
Ultimo di questa serie di apparizioni fu un gigante
armato di una spada enorme: reliquia questa, a suo
dire, dell'epoca in cui sulla terra regnavano i giganti.
Questo spirito causa le possessioni demoniache, la
calvizie, e un genere di follia nella quale un uomo
divora la sua stessa carne. E' vinto scrivendo un
certo numero sulla sua fronte. Anch'egli venne
imprigionato in un'anfora.

41
Successivamente, apparvero spiriti di diverse tipo: i
decani dei pianeti, ciascuno con il suo dominio
astrologico.
Ruax viene sotto il segno dell'Ariete. Rende
laboriosi i processi mentali degli uomini, e può
essere controllato da questa invocazione:
"MICHAEL, serra RUAX!"
Barsafel provoca l'emicrania, e lo si combatte
dicendo: "GABRIEL, serra BARSAFEL!"
Arafosael fa ammalare gli occhi. Chi ha questo
genere di fastidi, per curarsi deve solo ripetere la
seguente invocazione: "URIEL, serra ARATOSAEL!"
Iudal causa la sordità. II contro-incantesimo è:
"URIEL, serra IUDAL!"
Sphendonael è il demone che attacca le tonsille, e
può essere posto in fuga ripetendo: "SABRAEL, serra
SPHENDONAEL!"
Sphandor causa malattie e dolori alle spalle, alle
mani, al collo e alle midolla. Contro di lui, si ricorre
all'usuale invocazione con l'angelo ARAEL.

42
Belbel opera contro il cuore e la mente. L'angelo cui
appellarsi contro i suoi malefici è ancora ARAEL.
Kurtael provoca dolori, specie al ventre. Può essere
allontanato dal nome dell'angelo IAOTH.
Metathiax causa disturbi alle reni, e viene
combattuto dal potere di ADONAEL.
Katanikotael è fonte di discordia in famjglia. Rivela
a Salomone che, per avere pace ed armonia in casa,
un uomo deve scrivere la seguente frase su sette
foglie di alloro: "IAE, IEO, Figli di Sabaoth, nel
Nome di Dio Altissimo, imprigionate
KATANIKOTAEL". Le foglie devono quindi essere
lavate in acqua, e l'acqua spruzzata per la casa,
dall'interno all'esterno.
Saphathorael provoca cadute e fa indulgere
all'ubriachezza. Per combatterlo, si deve portare
appeso al collo un foglio con scritta la seguente
frase: IAEO IEALO IOELET SABAOTH ITHOTH
BAE.
Bobel, o Bothothel, fa ammalare i nervi. La seguente

43
formula ne dissipa i malefici: "ADONAEL, serra
BOTHOTHEL!"
Kumeatel causa brividi e sonnolenza morbosa.
L'invocazione contro di lui è: "ZOROEL, serra
KUMEATEL!"
Rocled, che fa sentire gelo e dolore allo stomaco, è
messo in fuga da queste parole: "IAG, va', tu sei
freddo, Salomone è piu saggio degli undici padri!"
Atrax è il genio malefico che rende gli uomini
febbricitanti. Per liberarsene, si pesta e polverizza
del coriandolo, pronunciando il seguente
incantesimo: "lo esorcizzo questa febbre immonda,
per il Trono di Dio Onnipotente! Sollevati, polvere,
e lascia questa creazione di Dio!"
Ieropael causa crampi e convulsioni. Si devono dire
le seguenti parole tre volte, nell'orecchio destro del
paziente: "IU-DARIZE, SABUNE, DENOE!"
Baldumech porta discordia fra le coppie di sposi. Lo
si allontana scrivendo su di un foglio, e
custodendolo in casa, il seguente incantesimo: "Ti

44
comanda il Dio di Abramo, e il Dio di Isacco, e il
Dio di Giacobbe: lascia in pace questa casa!"
Naoth affligge le ginocchia. E' vinto solo invocando
i nomi di PHNUNOBOEL, NATHATH.
Mardero è un altro demone che causa febbri. Contro
di lui si usa un incantesimo da scrivere su carta, e
legare al collo: "SPHENER, RAFAEL, non
trattenetemi, non incitatemi!"
Alath fa tossire i bambini. Si può impedirglielo con
le parole: "ROREX, segui ALATH!"
Nefthada provoca dolori ai reni e disuria. E'
allontanato fissandosi ai lombi un talismano con
scritte le parole: IATHAOTH, URUEL,
NEFTHADA.
Akton causa mal di schiena e dolori alle costole.
Questi disturbi possono essere curati da un amuleto
di rame, fatto di metallo tolto a una nave che non ha
posto l'ancora, con incisa l'invocazione:
"MARMAROTH, SABAOTH, perseguitate
AKTON".

45
Anatreth è il demone che origina le febbri interne.
La cura è semplice: si ripeta "ARARA CHARARA".
Pheth è lo spirito maligno cui sono dovute
tubercolosi ed emorroidi. II paziente deve bere vino
dolce, cui siano state indirizzate queste parole: "Io ti
esorcizzo, per l'undicesimo eone, onde fermare,
come comando, FETH, AXIOFETH!"
Anoster provoca disturbi alla vescica. Per curarli,
allontanando lo spirito, si devono pestare in olio tre
semi di alloro, e spalmarli sulla parte dolorante, con
le parole: "Io ti esorcizzo, ANOSTER! Fermati, per
MARMARATH!"
Alleborith è lo spirito che tormenta chi
inavvertitamente ha ingoiato una spina di pesce. Per
liberarsene è necessario inghiottire un'altra spina
dello stesso pesce, e quindi tossire.
Hephesimireth causa le artriti. In questo caso
occorre prendere del sale, strofinarselo sulle mani,
immergere queste nell'olio e quindi massaggiare il
paziente, dicendo: "SERAFIM, CHERUBIM,
aiutatemi!"

46
Ichthion provoca le paralisi, ed è posto in fuga
dall'invocazione: "ADONAETH, aiutami!"
Ahchonion è nemico degli infanti. Chi è
perseguitato da tale demone deve scrivere su una
foglia di fico: LYCURGOS, YCURGOS, KURGOS,
YRGOS, Gos, Os.
Atitothith causa inimicizia e ogni sorta di fastidi.
Per liberarsene si devono scrivere le parole ALPHA
e OMEGA.
Ftheboth getta il malocchio. Può essere allontanato
dal disegno di un occhio.
Bianakith causa decomposizione e infezioni, Ci si
può proteggere da lui scrivendo sulla porta di casa:
Melto, Ardu, Anaath.

Termina così il catalogo degli importanti demoni


che si presentarono a Salomone. Man mano che
apparivano, egli assegnò loro dei lavori per il
Tempio. La sua fama crebbe, e da ogni parte del
mondo vennero principi e sovrani per ammirare la
costruzione, recando ricchissimi doni.

47
Poi, dopo molte altre attività magiche, Salomone
venne preso da passione per una bella Shunamita.
Per amor suo cominciò ad adorare Moloch, e costruì
un tempio a Baal, Moloch e altre divinità. Questa fu
la sua caduta, ed il Testamento termina così:
"Per questo ho scritto il mio Testamento, perché
coloro che lo leggeranno preghino per me, e
considerino la fine e non il principio, col che
acquisteranno l'eterna grazia. Amen”

48
CURIOSITA’

Un testo alquanto famoso dove si ricordano i Jinn è


quello intitolato “Le Mille e una Notte” (in arabo:
‫ي لة أ ف‬ ‫و ي لة‬, Alf layla wa layla; in persiano: ‫و هز ر‬
‫ شب ي ک‬, Hezār-o yek šab) è una celebre raccolta di
novelle orientali, costituita a partire dal X secolo, di
varia ambientazione storico-geografica, composta da
differenti autori.
È incentrata sul re persiano Shāhrīyār, che, essendo
stato tradito da una delle sue mogli, uccide
sistematicamente le sue spose al termine della prima
49
notte di nozze. Un giorno, Sharāzād, figlia maggiore
del Gran Visir, decide di offrirsi volontariamente
come sposa al sovrano, avendo escogitato un piano
per placare l'ira dell'uomo contro il genere
femminile. Così la bella e intelligente ragazza, per
far cessare l'eccidio e non essere lei stessa uccisa,
attua il suo piano con l'aiuto della sorella: ogni sera
racconta al re una storia, rimandando il finale al
giorno dopo. Va avanti così per mille e una notte
(che è un modo di dire per indicare un periodo di
tempo molto lungo); e alla fine il re, innamoratosi,
le rende salva la vita. Ciascuna delle storie principali
delle Mille e una notte è quindi narrata da Sherazad;
e questa narrazione nella narrazione viene
riprodotta su scale minori, con storie raccontate dai
personaggi delle storie di Sherazad, e così via.
L'ambientazione delle novelle è alquanto varia: il
racconto-contenitore, come pure altre novelle, ha
una origine indo-iranica ed appartiene al nucleo più
antico. In molte altre novelle intervengono jinn e
spiriti, che denotano un'antica derivazione persiana.

50
Si individua pure un ciclo dei racconti di Baghdad
(chiaramente di tradizione arabo-musulmana), nelle
quali assume un ruolo fondamentale il califfo Hārūn
al-Rashīd ed un ciclo di novelle ambientate in
Egitto (per lo più al Cairo), più avventurose e di
origine più recente, nelle quali si riconoscono
influssi giudaici. Accanto ai filoni indo-iranico,
arabo-abasside-iracheno, arabo-egiziano e giudaico
è presente pure un filone minore greco-ellenistico.
Alcune novelle, infine, sono parzialmente
ambientate in Cina ed altre negli Urali. In tempi
successivi vennero aggiunti racconti estranei; quali
Le avventure di Sinbad il marinaio o La storia dei
sette vizir.

Inizialmente tramandate oralmente, da un punto di


vista temporale si ritiene che la prima stesura
organica delle novelle sia datata attorno al X secolo.
È infatti di questo periodo un'opera dal titolo
persiano Hazār afsane (Mille favole), che potrebbe

51
essere identificata col nucleo più antico de Le mille
e una notte.

A supportare questa datazione approssimativa esiste


la dichiarazione di uno storico[quale?] secondo il
quale all'inizio del XII secolo in Egitto l'opera Alf
layla wa-layla (titolo arabo che letteralmente
significa "Mille notti e una notte") era molto
popolare e conosciuta. D’altro canto, il manoscritto
dal quale vennero effettuate le traduzioni che la
diffusero in Europa era già esistente nel 1500 e il
suo primo traduttore in una lingua basata
sull'alfabeto latino fu Antoine Galland.

In Inghilterra primo a cimentarsi fu l'orientalista


Edward Lane, che creò una versione più estesa
rispetto a quella di Galland, ma assai censurata, per
adattarla alla rigida morale vittoriana. Per reazione,
il poeta John Payne, amico di Burton, si cimentò in
una propria versione in cui lasciò da parte la morale
in nome di una maggiore aderenza all'originale,
reintegrando tanti dei passi ingiustamente tagliati.

52
Sollecitato dall'interesse che le Mille e una notte
riscuotevano, anche Richard Francis Burton si mise
allora all'opera per una traduzione. La sua versione
è assai arcaica nella lingua e riporta alcune
differenze rispetto a quelle dei due predecessori e di
Galland. L'erotismo del testo fu accentuato
soprattutto dalle minuziose note ed appendici, che
non si limitano però a fornire delucidazioni sul
materiale sessuale ma coprono innumerevoli aspetti
dei costumi dei vari stati musulmani dando un
interessante supporto al lettore. La sua versione
rimane la più estesa di quelle mai pubblicate (sedici
volumi: dieci di Mille e una notte più sei di Notti
supplementari, in cui sono incluse le storie "orfane"
di Aladino e Alì Babà).

In Italia una traduzione assai accurata è stata


approntata dal grande arabista Francesco Gabrieli
che si avvalse dell'apporto di Umberto Rizzitano,
Costantino Pansera e Virginia Vacca. Il lavoro fu
eseguito per la casa editrice torinese Einaudi. Esiste
ancora, in quattro volumi editi da Alberto Marotta a
53
Napoli nel 1956, una traduzione delle Mille e Una
Notte di Giovanni Haussmann (volumi I e II) e di
Mario Visetti (volumi III e IV), dalla traduzione
russa condotta dagli arabisti M. A. Sallier e I.
Kratchkovsky sull'edizione di Calcutta del 1839-41,
e pubblicata dal 1932 al 1939 nelle edizioni
dell'Accademia sovietica delle Scienze di
Leningrado.

“In Arabia il re Shahriyar è il sultano della Persia e


dell'India. L'uomo ha una moglie fedele, ed è molto
contento della sua vita familiare, finché non scopre
che la donna lo tradisce con un eunuco. Infatti una
storia simile era accaduta qualche settimana prima
anche al fratello del sultano, e così Shahriyar,
furioso contro la donna e contro tutti gli esseri
femminili del mondo, ritenuti iniqui, fa decapitare
la moglie. Shariyar si sposa il giorno dopo con
un'altra ragazza della città dove regna, e la notte la
fa uccidere, rispettando il suo voto. Così inizia a
trucidare molte ragazze del paese, finché una
cortigiana di nome Shahrazad non decide di
54
rischiare la vita, proponendosi come sposa. Il
sultano accetta subito, e medita già il suo delitto
quando la ragazza, furba, durante la notte per non
morire inizia a raccontare delle storie fantastiche. Il
sultano rimane estasiato, però Shahrazad
interrompe le vicende sul più bello ogni notte,
affinché non venga uccisa e venga obbligata dal
sultano a continuare la fiaba la notte successiva. Alla
fine del ciclo di novelle raccontate da Shahrazad, il
sultano impara la morale di ciascuna di esse,
rendendosi conto di essere stato un vero e proprio
assassino nei confronti delle donne soltanto per il
tradimento della prima moglie. Così Shahriyar
decide di sposare la sua cortigiana, e di regalare al
regno pace e prosperità.”

Alì Babà e i Quaranta Ladroni

Alí Babà e i quaranta ladroni (titolo completo: Storia


di ʿAlī Bābā e dei quaranta ladroni, sterminati da
una schiava) è una storia d'origine persiana. Si tratta
55
di un racconto che viene presentato come facente
parte della silloge favolistica in lingua araba che va
sotto il nome di Le Mille e una Notte (Alf layla wa
layla), benché esso non ne abbia mai fatto davvero
parte, come ben dimostrato da tutti i manoscritti
che sono serviti alla collazione dell'opera.

“Alí Babà è un taglialegna molto povero. Un giorno,


mentre ʿAlí taglia legna, sente delle voci. Si
nasconde sopra un albero, dal quale ascolta il capo
di una banda di 40 ladroni pronunciare la formula
magica che permette l'apertura della roccia di una
caverna: «Apriti, Sesamo!» e la formula magica per
richiuderla: «Chiuditi, Sesamo!». Dopo che i ladroni
(entrati precedentemente all'interno della caverna)
ne escono e si allontanano, ʿAlí Babà pronuncia a
sua volta la formula e penetra nella caverna, scopre
tesori ammassati al suo interno e preleva una parte
d'oro. Suo fratello, Qāsim, che è abbiente per aver
sposato la figlia di un ricco mercante, ma che non
ha aiutato mai il fratello indigente, è sorpreso

56
dall'improvvisa fortuna di ʿAlí Babà che gli rivela la
sua avventura.
Qāsim si reca allora alla caverna ma, turbato dalla
vista di tante ricchezze, non ricorda più la formula
che gli permetterebbe di uscirne. I banditi lo
sorprendono nella grotta, lo uccidono e tagliano a
pezzi il suo cadavere. ʿAlí Babà, inquieto per
l'assenza del fratello, si reca alla grotta e ne scopre i
resti, riportandoli presso la sua abitazione. Con
l'aiuto di Margiāna, sua schiava assai abile, riesce a
inumare suo fratello senza attirare l'attenzione dei
vicini.
I banditi non ritrovano più il cadavere e capiscono
che un'altra persona conosce il loro segreto.
Finiscono per trovare l'abitazione di Alí Babà. Il
loro capo si fa passare per un mercante d'olio e
chiede ospitalità ad Alí Babà. È accompagnato da un
convoglio di muli carichi di 40 giare. Una di esse è
piena in effetti di olio ma ciascuna delle restanti 39
nasconde un bandito. Insieme hanno progettato di
uccidere Alí Babà nel sonno. Margiāna scopre il loro

57
piano e uccide i banditi nascosti nelle giare,
versando olio bollente in ognuna di esse. Poi la
schiava va a danzare e, avvicinandosi al capo dei
ladroni, lo uccide con un pugnale. Spiega quanto
successo ad Alí Babà e lui la dà in moglie al suo
primogenito per ringraziarla.”

58
Appendice

Nel testo sono descritti alcuni ingredienti come


polveri, oli, balsami che non sono di reperibilità ma
possono essere richiesti all’autore indirizzando
richiesta e-mail a bpascual@libero.it

Il costo di ciascuno è di di euro 15€

Rosa del Deserto - incense


Balsamo del Sultano
Polvere Yarrido.
Polvere delle meraviglie.

59
Bibliografia
Abū ʿAbd Allāh Muhammad al-Shiblī, Ākām al- murjān fī ahkām
al-jānn, Beirut, Dār al-qalam, 1988.
Jalāl al-Dīn al-Suyūtī, Laqat al-murjān fī ahkām al-jānn, Il Cairo,
Maktabat al-turāth al-islāmī, s.d.
Zakariyā ibn Muhammad al-Qazwīnī, ʿAjāʾib al-makhlūqāt wa
gharāʾib al-mawjūdāt, Beirut, Dār al-albāb, s.d.
Kamāl al-Dīn al-Damīrī, Hayāt al-hayawān al-kubrà, Beirut, Dār
al-albāb, s. d. (in margine, come di consueto, ad al-Qazwīnī).
Al-Jāhiz, Kitāb al-hayawān, ed. Hārūn, Il Cairo, Mustafā al-Bābī
al-Halabī, 1967.
Virginia Vacca, "Appunti su un trattato arabo di ginnologia", in:
Studi e materiali storici e religiosi (Studi in onore di Alberto
Pincherle), 38 (1967), II, pp. 646–54.
Claudio Lo Jacono, Di alcune particolarità dei "ǧinn", in: Un
ricordo che non si spegne. Scritti in memoria di Alessandro Bau
G. Calasso, "L'intervento d'Iblis nella creazione dell'uomo", in
Rivista degli Studi Orientali, 45 (1970), pp. 71–90

G. Basetti Sani, Il peccato di Iblis e degli angeli nel Corano,


Iperbole, Palermo 1987

C. Saccone, Iblis, Il Satana del Terzo Testamento. Santità a


perdizione nell'Islam. Letture coraniche II, Centro Essad Bey,
Padova 2012 (Amazon, Kindle Edition)
W. Eickmann, Die Angelologie und Dämonologie des Koran, New
York, 1908.
60
A. J. Wensinck e L. Gardet, «Iblīs», in: The Encyclopédie de
l’Islam, III, pp. 668-669.
F. Jadaane, “La place des anges dans la théologie cosmique
musulmane”, su: Studia Islamica, 41 (1975), pp. 23-61.

Ahmed K. Al-Rawi, The Arabic Ghoul and its Western


Transformation in Folklore, vol. 120, nº 3, dicembre 2009,
pp. 291-306, DOI:10.1080/00155870903219730,ISSN 0015-587X.

Ahmed Al-Rawi, The Mythical Ghoul in Arabic


Culture in Cultural Analysis, vol. 8, 2009. URL consultato il 7
marzo 2014.

Jean Marquès – Rivière –Talismani Amuleti Pentacoli. – Ediz.


Mediterranee Roma

Nuctemeron di Apollonio di Tiana (div. Aut)

61

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