ly
raggiunto percentuali vicine al 30%. Definizione
on
Le più recenti linee guida individuano l’ipoglice- I sintomi, più o meno severi, da ricondurre ad ipo-
mia con un valore inferiore a 70 mg/dL. glicemia non riconoscono una soglia precisa quanto
Numerosi sono i fattori di rischio per sviluppare
se
piuttosto valori di glicemia variabili da mettere in cor-
ipoglicemia durante il ricovero, alcuni non correggibili relazione all’eventuale scarso controllo glicemico e
come l’età, le comorbidità e l’insufficienza renale cro-
lu
alla frequenza di pregressi episodi di ipoglicemia:1,2
nica, altri correggibili come gli errori iatrogenici (ec-
questa è la conclusione a cui è giunto il gruppo di la-
cessive dosi di farmaci anti-diabetici o timing di
a
voro su questo argomento costituito da ADA e Endo-
somministrazione non corretto), il basso peso corpo-
crine Society.3
ci
rilascio di epinefrina e glucagone (in genere a valori maggiori comorbidità e della maggiore percentuale di
di glicemia intorno a 70 mg/dL), seguiti dal rilascio di pazienti fragili.16
somatotropina e cortisolo in media quando la glicemia In letteratura sono poi disponibili dati relativi alla
si riduce a 60 mg/dL.7 popolazione diabetica in generale, tra cui quelli deri-
Nella maggior parte dei casi quando i valori glice- vati dallo studio HYPOS (HYpoglicemia Prevalence
mici raggiungono 50 mg/dL si manifestano sintomi Observational Study), in cui l’incidenza di ipoglice-
autonomici, mentre a valori inferiori a 50 mg/dL cor- mie severe nelle persone con diabete mellito di tipo 2
risponde una ipoglicemia severa che richiede l’assi- è pari a 9 casi ogni 100 persone in un anno, ma sale a
stenza di un’altra persona.7 15 casi negli ultrasettantacinquenni.18,19 Un dato so-
vrapponibile è emerso dallo studio HYSBERG (Hy-
poglycemia Social Burden in the Elderly and Related
Dimensione del problema Geriatric problems), con un’incidenza di ipoglicemie
severe fra gli anziani di 14,9 eventi per ogni 100 per-
Nel paziente diabetico ospedalizzato uno dei pro-
sone/anno.
blemi più rilevanti è rappresentato dall’ipoglicemia,
L’incidenza di ipoglicemie severe risulta ancora
la cui prevalenza varia a seconda della definizione uti-
più elevata nei soggetti adulti con DM1, essendo pari
lizzata per ipoglicemia.8
a 49 episodi per 100 persone/anno.20
Nei pazienti non ricoverati in Unità Operative di
Lo studio HYPOS ha anche permesso di quantifi-
terapia Intensiva l’ipoglicemia, intesa come glicemia
care l’impatto delle ipoglicemie sintomatiche17,19 Fra i
≤70 mg/dL, è stata riscontrata in 3,5% paziente-
ly
soggetti con DM2, l’incidenza oscilla fra i 6 episodi per
giorni,9 se poi si abbassa la soglia della ipoglicemia a
persona/anno fra i trattati con ipoglicemizzanti orali non
on
valori ≤60 mg/dL la prevalenza è del 9,5% dei pazienti
secretagoghi e 18 episodi fra i soggetti trattati con re-
ricoverati trattati con ipoglicemizzanti.10
gime basal-bolus, mentre fra i soggetti con DM1 l’in-
In altre casistiche la prevalenza di ipoglicemia nei
se
cidenza raggiunge i 53 episodi per persona/anno.
pazienti diabetici di tipo 2, medici o chirurgici, trattati
Da un’analisi di 2599 accessi al pronto soccorso
con insulina, varia da 3 a 29%.11-13
per ipoglicemia severa, è emerso che l’età media dei
lu
Il National Diabetes Inpatient Audit inglese ha do-
soggetti era di 71 anni e che il 36% dei casi era in trat-
cumentato come il 22,4% dei pazienti ricoverati ha
tamento con ipoglicemizzanti orali. Di questi, l’80%
a
un valore di glicemia inferiore a 60 mg/dL, il 3-5% di Come già detto nei paragrafi precedenti, nella pra-
questi ha sperimentato una ipoglicemia severa (<40 tica clinica e negli studi clinici non è mai stato identi-
mg/dL).15 ficato un valore soglia di glicemia utilizzabile per
-c
Analoga prevalenza di ipoglicemia è stata indivi- porre diagnosi oggettiva di ipoglicemia: ogni soggetto
on
duata nel recente studio FADOI-DIAMOND in cui il ha infatti una soglia personale di risposta agli abbas-
12% della popolazione inclusa (385 pazienti diabetici samenti dei valori di glucosio.
di tipo 2) ha sperimentato un episodio di ipoglicemia, Abbiamo già illustrato le 5 categorie in cui la Ame-
N
di cui 1 su 5 verificatosi durante il riposo notturno.16 rican Diabetes Association classifica l’ipoglicemia
I dati di un registro spagnolo relativo ai pazienti (vedi sopra).
dimessi hanno invece mostrato una frequenza di ipo- L’ipoglicemia si associa alla comparsa di sintomi
glicemia durante il ricovero pari a 2.8% in tutto il cam- che sono suddivisi in sintomi autonomici, adrenergici
pione (dati valutati dal 1997 al 2010), inferiore rispetto e colinergici, e sintomi neuroglicopenici; tra i sintomi
ai dati delle casistiche precedenti, perché i dati raccolti adrenergici le palpitazioni, i tremori, l’agitazione e tra
derivano da quelli registrati in un database ammini- quelli colinergici la sudorazione, le parestesie22,23 men-
strativo in cui, verosimilmente, sono stati riportati gli tre i sintomi neuroglicopenici sono rappresentati da
eventi di ipoglicemia nella SDO solo allorquando cli- difficolta di concentrazione, confusione, cefalea, aste-
nicamente significativi, per cui questa frequenza rap- nia o debolezza, irritabilità, alterazione dello stato di
presenta probabilmente quella delle ipoglicemie coscienza fino al coma, conseguenti alla deprivazione
severe, in linea con le altre casistiche.17 del glucosio a livello del sistema nervoso centrale.
Interessante, inoltre, il fatto che nei 14 anni dello I sintomi autonomici vengono avvertiti a una so-
studio vi è stato un incremento negli anni della fre- glia plasmatica della glicemia pari a 60 mg/dL, mentre
quenza di ipoglicemia da 1,1 a 3,3%, probabilmente a quelli neuroglicopenici si evidenziano ad una soglia
causa dell’invecchiamento della popolazione, delle inferiore. Tuttavia le soglie glicemiche risultano più
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basse nei pazienti che presentano episodi ricorrenti di della glicemia e all’adeguamento terapeutico quando si
ipoglicemia,24,25 tanto che non è infrequente osservare riduce o si sospende la terapia con steroide25 (Tabella 2).
episodi di ipoglicemia senza sintomi, soprattutto nei Come già accennato, durante la degenza vi è il ri-
pazienti diabetici di lunga data. schio di un disallineamento temporale tra il pasto e la
Nei paragrafi successivi vedremo che alle manife- somministrazione di insulina,34 legato a svariate con-
stazioni acute appena descritte possono associarsi dizioni come la scarsa esperienza o attenzione del per-
complicazioni cardiovascolari, neurologiche e un in- sonale, la programmazione in urgenza di un esame o
cremento della mortalità nei pazienti diabetici che ma- di una procedura non previsti che richiedono di saltare
nifestano episodi di ipoglicemia. un pasto, ritardi nella somministrazione delle terapie
per eccessivi carichi di lavoro del personale, ecc.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che una pratica an-
Fattori di rischio cora comune nelle Unità Operative Ospedaliere, no-
nostante se ne sia dimostrata la scarsa efficacia e
Molti sono i fattori in causa nello sviluppo di ipo- sicurezza, è l’abituale utilizzo dell’insulina secondo la
glicemia nei pazienti ospedalizzati con diabete: età sliding scale,35 che sulla base dello studio FADOI-
avanzata, alte dosi di insulina, inidoneità nella tempi- DIAMOND si è dimostrato responsabile di un incre-
stica di somministrazione di insulina relativamente ai mento statisticamente significativo della frequenza
pasti, peso corporeo basso, alterazione della funziona- dell’ipoglicemia rispetto al metodo basal-bolus (fre-
lità renale, modifiche nella dieta,26,27 ecc. (Tabella 1). quenza di ipoglicemia 19,4% vs 11,4% P<0,001).16
Nelle Unità Operative di Terapia Intensiva i fattori
ly
Lo studio FADOI-DIAMOND, che ha incluso solo
di rischio per ipoglicemia severa includono, oltre ai pazienti con diabete mellito di tipo 2 ospedalizzati, ha
on
fattori già citati, comorbidità, controllo glicemico confermato quali fattori di rischio per ipoglicemia
stretto, shock settico e la ventilazione meccanica.28 l’età avanzata, la presenza di nefropatia ed il declino
Nel setting ambulatoriale invece il sesso femmi- cognitivo.16
se
nile, la razza afro-americana, il basso livello di scola-
rizzazione, la più lunga durata del diabete, il peso
lu
corporeo più basso insieme, ancora una volta, all’in-
sufficienza renale, la funzione cognitiva più bassa, le Tabella 1. Fattori di rischio per ipoglicemia nei pazienti
a
Organici
monale controregolatoria all’ipoglicemia.30 • Storia di frequenti ipoglicemie o unawareness hypoglycemia
on
• Malattie gravi
U/kg/die, come dimostrato da uno studio caso-con- • Insufficienza renale o epatica
trollo su 1990 pazienti con diabete ricoverati in ospe- • Cancro
dale in cui il rischio di ipoglicemia raddoppiava con • Insufficienza surrenalica
dosi di insulina tra 0,6 e 0,8 U/kg/die, mentre si tri-
plicava con dosi di insulina > 0,8 U/Kg/die; mentre
non c’era invece aumento degli eventi ipoglicemici
Tabella 2. Condizioni favorenti l’ipoglicemia in diabetici
a dosaggi inferiori.31 ricoverati ed in trattamento insulinico.
Durante la degenza diventa dunque di fondamen-
• Improvvisa necessità di digiuno o riduzione dell’introito
tale rilevanza adeguare i dosaggi di insulina alle mo-
alimentare
difiche della dieta o della nutrizione artificiale • Interruzione della nutrizione parenterale, enterale o infusionale
(enterale o parenterale), in quanto si è visto che la con glucosio
mancata correzione del dosaggio insulinico in caso di • Somministrazione dell’insulina non seguita dall’alimentazione
(malessere, vomito, accertamenti non programmati etc)
ridotto introito alimentare o in caso di interruzione • Insufficienza renale non conosciuta
della nutrizione rappresentano fattori di rischio per • Età avanzata, demenza, scarso riconoscimento delle ipoglicemie
ipoglicemia.32,33 • Interazioni farmacologiche
Va fatta particolare attenzione, inoltre, al controllo • Comorbidità
L’altro problema rilevante da considerare è che, una Gli episodi di ipoglicemia che si manifestano du-
volta che si è verificato un episodio di ipoglicemia du- rante il ricovero si rendono responsabili di prolunga-
rante il ricovero, aumenta il rischio di successivi epi- mento della degenza (in media di 2-3 giorni), di un
sodi, innescando così un circolo vizioso di ricorrenti aumento della mortalità intraospedaliera e ad un anno
ipoglicemie, in quanto la soglia per i sintomi di ipogli- dalla dimissione,47-49 come confermato anche dallo stu-
cemia si riduce in seguito alla compromissione della dio DIAMOND-FADOI che ha individuato una de-
controregolazione;36 inoltre si è visto che nei pazienti genza media di 12,7±10,9 rispetto a 9,6±6,5 giorni nei
ambulatoriali con diabete di tipo 1 la comparsa di una pazienti diabetici che non hanno sperimentato ipogli-
ipoglicemia severa (<40 mg/dL) rappresenta un fattore cemia, con conseguente incremento dei costi legati alla
di rischio per futuri eventi ipoglicemici severi.37 degenza oltre ad un aumento della mortalità intraospe-
Un recente studio, che ha incluso 129 pazienti, ha daliera rispettivamente del 8,8% vs 4,8% rispettiva-
confermato che la compromissione della funzionalità mente,16 anche se da questo punto di vista mancano
renale e il controllo non frequente della glicemia dopo evidenze scientifiche che definiscono una stretta rela-
un evento ipoglicemico sono fattori di rischio indi- zione causa-effetto tra ipoglicemia e mortalità.
pendenti.38
Nello studio in questione gli eventi d’ipoglicemia
severa si sono verificati precocemente durante la de- Conseguenze acute dell’ipoglicemia
genza e nel 50% dei casi durante la notte, in partico-
lare il primo giorno del ricovero e sono stati nella In modelli sperimentali l’ipoglicemia causa un in-
cremento dei livelli di catecolamine e dei markers in-
ly
maggior parte dei casi preceduti dalla terapia insuli-
nica; questo suggerisce di applicare subito all’ingresso fiammatori, un’attivazione piastrinica e una
on
misure preventive soprattutto nei pazienti con insuffi- disfunzione endoteliale.7,50-52 L’ipoglicemia, sia nei
cienza renale e con riduzione dell’alimentazione per soggetti sani che nei diabetici, causa un incremento
dell’adesione monociti-piastrine e dei markers dell’at-
se
os, monitorando attentamente l’alimentazione e al
tempo stesso il dosaggio della terapia insulinica.34 tivazione piastrinica (P-selectina) e dell’infiamma-
Altro fattore che probabilmente favorisce una di- zione (monociti CD-40, IL-6, e hsCPR).51 Negli adulti
lu
sregolazione della controregolazione e di conseguenza con e senza diabete, ipoglicemie lievi determinano un
l’ipoglicemia è la presenza di neuropatia autonomica39 aumento delle molecole di adesione pro-aterogene
a
per la quale però non esistono evidenze scientifiche (VCAM-1, ICAM-1, E-selectina).50 Altri studi hanno
ci
Negli anziani, tra le categorie sociali maggiormente sere attenuati dai beta-bloccanti, suggerendo in tal
a rischio di incorrere in questa complicanza anche du- modo che le variazioni sono indotte dall’attivazione
rante il ricovero in Medicina Interna, l’ipoglicemia può simpato-adrenergica, che quindi può non avvenire in
-c
rendersi responsabile di un peggioramento di patologie quei soggetti con alterata controregolazione.54,55 Co-
on
cerebrali e cardiache preesistenti e di aumento del ri- munque non è ancora ben noto, mancando studi al ri-
schio di caduta, altra complicanza frequente e poli fat- guardo, se queste modifiche indotte dall’ipoglicemia
toriale in questa tipologia di pazienti.40-43
N
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nomo, accompagnato dall’impennata delle catecola- sone affette da diabete da lunga durata, in modo par-
mine e dalla contemporanea riduzione della disponi- ticolare nei pazienti di tipo 2 che molto spesso presen-
bilità di glucosio, ha delle notevoli ripercussioni tano sottostanti malattie cardiache, tra cui malattie
sull’apparato cardiovascolare. In uno studio, in cui si coronariche, alterazioni neuropatiche e disfunzione del
effettuava un clamp ipoglicemico con glicemie intorno muscolo cardiaco.61,62 Numerose evidenze, inoltre, si
a 54 mg/dL, nei soggetti non diabetici si osservava un sono accumulate negli anni sulla possibilità che l’ipo-
incremento di 12 volte delle concentrazioni dell’epi- glicemia possa determinare ischemia miocardica. Di-
nefrina, che a sua volta si associava ad una aumentata ciannove pazienti con diabete di tipo 2, che avevano
frequenza cardiaca, ad una aumentata gittata ed ad una documentata malattia coronarica, sono stati contem-
riduzione delle resistenze periferiche.56 Una ipoglice- poraneamente sottoposti a monitoraggio continuo
mia acuta provoca un incremento della contrattilità della glicemia e a Holter ECG. Si è potuto vedere
miocardica57 e dell’output cardiaco.58 Queste varia- come 10 episodi di ipoglicemia erano associati a pre-
zioni emodinamiche si accompagnano ad un incre- cordialgia (su 54 in totale) e modificazioni ischemiche
mento dell’elasticità dei grossi vasi e ad una caduta acute del tracciato ecg erano presenti durante 6 di que-
della pressione arteriosa centrale. In giovani diabetici sti episodi.63 Un altro studio su giovani adulti con e
di tipo 1, con durata della malattia >15 anni e in cui si senza diabete e in cui si effettuavano misurazioni sur-
era già sviluppata una rigidità arteriosa (arterial stiff- rogate della perfusione miocardica, ha registrato valori
ness), si sono potute vedere entrambe queste varia- più bassi di perfusione nei soggetti con diabete.64 Vi
zioni.59 Una recente analisi sugli score di sono, inoltre, evidenze che l’ipoglicemia possa scate-
ly
calcificazione coronarica su diabetici di tipo 1, ha sug- nare l’attivazione del sistema renina-angiotensina-al-
gerito una associazione tra più alti score e frequenza dosterone (RAAS).65 In soggetti sani l’ipoglicemia
on
di ipoglicemie, indicando, quindi, che ad una mag- iperinsulinemica aumenta l’attività reninica plasma-
giore frequenza d’ipoglicemia, corrispondeva un mag- tica insieme all’aldosterone, in maniera dose-dipen-
gior grado di calcificazione e di rigidità arteriosa.60 dente.66 Inoltre è stato evidenziato come l’angiotensina
Questa aumentata rigidità arteriosa, fa sì che la rifles-
sione dell’onda pressoria ritorni al cuore più veloce- se
II, rilasciata durante una ipoglicemia insulino-indotta,
faciliti la risposta riflessa simpato-adrenergica me-
lu
mente, arrivando, pertanto, durante la diastole invece diante interazione con il suo specifico recettore a varie
che durante la sistole, il che può compromettere il localizzazioni neuro anatomiche.67 L’attivazione del
a
riempimento coronarico. Queste risposte emodinami- sistema simpato-adrenergico e del RAAS, provoca nu-
ci
che all’ipoglicemia possono essere dannose per le per- merosi effetti sfavorevoli in numerosi tessuti e organi,
er
m
om
-c
on
N
attraverso meccanismi diretti e/o indiretti, come va- chiaramente aumentano il rischio di complicanze
riazioni emodinamiche (vasocostrizione, tachicardia, acute cardiovascolari secondarie ad ipoglicemia. La
ridotto flusso renale, etc.),68 vascolari e di rimodella- dimostrazione che nella pratica clinica quotidiana le
mento miocardico (incluse le alterate proprietà elettri- cose possano essere alquanto diverse viene anche da
che dei cardiomiociti), disfunzione endoteliale, un recente studio, eseguito mediante questionario, che
infiammazione, attivazione piastrinica e induzione ha evidenziato come l’ipoglicemia nei pazienti rico-
della coagulazione. Inoltre l’ipoglicemia di per sé e le verati possa dare un maggior numero di eventi avversi,
catecolamine circolanti possono portare ad ipokalie- rispetto a quanto finora dimostrato e soprattutto che
mia che ulteriormente aumenta il rischio aritmogeno.69 questo avviene per le ipoglicemie che seguono al trat-
Numerose meta-analisi hanno dimostrato che esi- tamento dell’iperkaliemia.76
ste una correlazione tra ipoglicemie e rischio di eventi Probabilmente rispetto all’associazione fra ipogli-
cardio-vascolari,70,71 anche se non c’è ancora completo cemia e cardiopatia ischemica, è più importante quella
accordo sulla entità di questa correlazione; infatti un fra ipoglicemia ed insorgenza di aritmie, che possono
ampio studio retrospettivo giapponese su 414 soggetti portare a morte improvvisa, così come riportato da nu-
che presentavano severa ipoglicemia, ha evidenziato merosi case reports.77-79 Come già precedentemente
una nuova malattia cardio-vascolare solo in 5 pazienti, detto, l’epinefrina induce ipokaliemia, che altera le
con un solo caso di IMA e 4 di malattie cerebrovasco- funzioni elettrofisiologiche e può predisporre all’in-
lari.72 E inoltre grandi trial eseguiti in pazienti ospe- sorgenza di aritmie.80
dalizzati, trattati con terapia insulinica intensiva, Un frequente riscontro elettrocardiografico, du-
ly
hanno riportato rare complicanze cardiache acute, no- rante un episodio ipoglicemico, è l’allungamento del
nostante le frequenti e severe ipoglicemie.73 Nello stu-
on
QT, fenomeno che è stato evidenziato sia nei diabetici
dio DIGAMI 1, in cui tutti i pazienti erano ricoverati tipo 1, che tipo 2.72,81-83 Il prolungamento del tratto QT
per IMA, il braccio in terapia insulinica intensiva è un forte fattore di rischio per severe aritmie ventri-
aveva la stessa incidenza di reinfarti, di fibrillazione
se
colari e morte improvvisa.84 L’ipoglicemia può favo-
ventricolare e di disturbi della conduzione atrio-ven- rire l’insorgenza di aritmia anche attraverso altri
tricolare rispetto al braccio di controllo, nonostante il
lu
meccanismi fisiopatologici: bassi valori di glucosio
15% di essi presentasse ipoglicemie paragonate al hanno un effetto diretto sul gene hERG (human Ether-
gruppo di controllo, che invece non aveva eventi ipo-
a
à-go-go-Related Gene), che codifica per la proteina
glicemici.74 Anche l’EURODIAB Prospective Com-
ci
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mentate. In questo studio caso-controllo, però, la du- Un altro meccanismo che può legare l’ipoglicemia
rata delle ipoglicemie severe era il predittore indipen- agli eventi cardiovascolari è l’effetto pro-trombotico
dente più importante per lo sviluppo di aritmie dei bassi valori di glucosio. Anche qui, le catecola-
ventricolari.88,89 Un recentissimo studio, questa volta mine e gli altri ormoni rilasciati durante l’ipoglicemia,
però eseguito su 36 diabetici di tipo 1, mediante mo- aumentano la viscosità ematica, promuovono l’aggre-
nitoraggio continuo simultaneo ECG e del glucosio gazione e l’attivazione piastrinica.50-52,54,62,91,92 Inoltre,
interstiziale (CGM) ha esaminato gli effetti dell’ipo- l’ipoglicemia insulino indotta in soggetti con diabete
glicemia clinica notturna e diurna e ha rafforzato i dati di tipo 1, incrementa i fattori della coagulazione, come
ottenuti dai precedenti studi. Lo studio ha dimostrato il fibrinogeno e il fattor VIII93 e promuove il rilascio
che l’ipoglicemia notturna è frequente; inoltre, rispetto di citochine infiammatorie in circolo,50,51 valori che
all’ipoglicemia che si verifica di giorno, più spesso è possono rimanere elevati per alcuni giorni dopo che
asintomatica, di maggior durata e caratterizzata da va- l’episodio ipoglicemico si sia risolto.93 In conclusione,
lori ipoglicemici più bassi. È stato osservato un au- questi effetti pro-infiammatori e pro-coagulanti, pos-
mento del rischio di bradicardia durante l’ipoglicemia sono direttamente alterare il flusso ematico, e contri-
notturna rispetto a quella diurna, ma la bradicardia era buire quindi all’insorgenza di eventi cardio-vascolari
significativamente più bassa e la frequenza di ectopia anche parecchio tempo dopo che l’evento ipoglice-
atriale era significativamente più elevata rispetto al- mico si sia risolto.
l’euglicemia. In aggiunta, il prolungamento dell’inter-
vallo QTc e della durata T-piccoT-fine, conferiscono
effetti neurologici dell’ipoglicemia
ly
all’ipoglicemia notturna un effetto proaritmogeno.
Questi risultati sono di rilevanza clinica perché nel
on
L’ipoglicemia può causare anche una grande varietà
diabete di tipo 1 la cosiddetta sindrome della morte
di manifestazioni neurologiche, che vanno progressiva-
improvvisa a letto è stata correlata con l’ipoglicemia
mente dalla semplice irritabilità, alla diminuita concen-
notturna che si associa a prolungamento del QTc se-
se
trazione, ai deficit focali neurologici, per arrivare infine
guito da tachiaritmia ventricolare (Figura 3). Ed infine
al coma; comunque le complicanze neurologiche rara-
vi sono numerosi case reports di fibrillazioni atriali in-
lu
mente sono prolungate ed è molto probabile che la
dotte da ipoglicemie,81,90 sebbene questa associazione
morte da ipoglicemia sia dovuta ad eventi aritmici piut-
non sia stata dimostrata dagli studi in cui si effettua-
a
tosto che a morte cerebrale.94 In modelli animali, un’i-
vano contemporaneamente il monitoraggio glicemico
ci
glutammato e l’attivazione dei recettori per cui dopo bidità.101,107-109 Nei pazienti ospedalizzati, l’ipoglicemia
una severa e prolungata ipoglicemia, si può avere l’ir- può avvenire anche spontaneamente, in assenza di un
reversibile morte neuronale.95 Nei primati, l’ipoglicemia chiaro fattore precipitante, specie nei pazienti fragili,
insulino-indotta può causare morte cerebrale quando la instabili e con comorbidità. L’ipoglicemia spontanea
glicemia permane al di sotto di 20 mg/dL per almeno 5 conferisce un rischio maggiore di mortalità e si diffe-
ore.96 Nel cervello umano durante l’ipoglicemia diven- renzia dall’ipoglicemia farmaco-indotta sia per quanto
tano disponibili substrati alternativi, per cui il danno ce- riguarda la fisiopatologia che per quanto riguarda la
rebrale permanente è alquanto raro.97 prognosi. Infatti uno studio retrospettivo su una larga
Gli studi sull’uomo sono scarsi e la migliore evi- coorte di pazienti (diabetici e non), ricoverati presso un
denza viene dal trial DCCT/EDIC, un trial condotto Reparto di Medicina, ha mostrato che, sebbene l’ipo-
su diabetici di tipo 1; l’attento monitoraggio dei pa- glicemia fosse più comune nei pazienti trattati con far-
zienti nel braccio a trattamento intensivo ha dimo- maci ipoglicemizzanti, la mortalità era invece più alta
strato che, nonostante l’incidenza di ripetuti e severi fra coloro che presentavano ipoglicemia spontanea.107
episodi ipoglicemici, in circa un terzo dei partecipanti, E dopo aver corretto i dati per le comorbidità mediche
non vi era alcuna evidenza di danno cerebrale, pur pre- presenti, l’ipoglicemia non era più un fattore di rischio
sentandosi attacchi convulsivi e coma.98,99 indipendente per la mortalità, rafforzando così l’ipotesi
Dati su pazienti ricoverati ci dicono che danni per- che l’ipoglicemia sia un marcatore di più severe malat-
manenti neurologici, conseguenti ad episodi ipoglice- tie coesistenti, piuttosto che la diretta responsabile della
mici, sono molto rari; infatti in uno studio retrospettivo, morte. Risultati simili sono stati riportati anche in pa-
ly
effettuato su più di 2000 pazienti che erano in tratta- zienti con IMA (il 50% dei quali era diabetico).109 Un
mento con farmaci ipoglicemizzanti, episodi ipoglice- più recente studio caso-controllo su pazienti ospedaliz-
on
mici si avevano nel 9,5% di essi. Comunque solamente zati ha evidenziato che l’ipoglicemia, sia spontanea che
il 4,1% di questi episodi erano associati ad eventi neu- iatrogenica, si aveva maggiormente nei pazienti con
malattie severe e comorbidità; e che anche l’ipoglice-
se
rologici, che andavano dall’agitazione e disorienta-
mento alle convulsioni e al coma, ma soprattutto non si mia iatrogenica era associata ad una aumentata morta-
aveva nessun danno permanente neuronale.10 Anche il lità, ma che comunque la mortalità era
lu
Nice-Sugar, studio eseguito in reparti di terapia inten- significativamente più elevata nei soggetti con ipogli-
siva, ha dimostrato che danni permanenti neurologici, cemia spontanea.108 Anche il NICE-SUGAR ha dimo-
a
conseguenti ad ipoglicemia, sono molto rari.100 Ma que- strato che la mortalità legata all’ipoglicemia era
ci
sto potrebbe essere dovuto al frequente monitoraggio correlata alla severità e alla durata della stessa, senza
er
cui questi pazienti erano sottoposti e alla conseguente alcuna distinzione fra tipo di terapia (intensiva o con-
breve durata degli stessi. Bisogna però ricordare che nei venzionale) e/o presenza di diabete.73 In conclusione, si
m
reparti di Medicina Interna, i pazienti, spesso anziani, potrebbe dire che l’ipoglicemia spontanea è associata
presentano già comorbidità neurologiche, per cui po- ad una peggior prognosi, mentre la terapia ipoglicemiz-
om
trebbero essere più vulnerabili agli effetti acuti dell’i- zante potrebbe smascherare una propensione a svilup-
poglicemia sul sistema nervoso. pare ipoglicemia nei pazienti ricoverati e che
presentano severe comorbidità.
-c
Ipoglicemia e mortalità
L’ipoglicemia, così come l’iperglicemia, nei pa-
N
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mica è associata ad una aumentata mortalità. Due studi nistrata allorché un paziente diventa iperglicemico e
retrospettivi,110,111 rispettivamente su 801 e 620 pazienti, il dosaggio varia di volta in volta, in base ai valori
nonché uno studio prospettico caso controllo su più di della glicemia. Tale schema terapeutico innesca un cir-
6000 pazienti,112 hanno dimostrato che la variabilità gli- colo vizioso con ipoglicemie (dopo la somministra-
cemica, in pazienti ricoverati, è responsabile di una au- zione dell’insulina) e iperglicemie (dopo il trattamento
mentata mortalità sia a breve, che a lungo termine. delle crisi ipoglicemiche) e susseguenti nuove ipogli-
Questo potrebbe essere spiegato dalle negative conse- cemie, specialmente fra i pazienti con maggiore insu-
guenze molecolari delle fluttuazioni glicemiche. Vi è lino sensibilità. Nel trial RABBIT 2,12 la sliding scale
infatti evidenza, sia in vitro che in vivo, che vi sono ef- è stata confrontata con la somministrazione basal-
fetti cellulari biologici negativi associati alle fluttua- bolus. Nel gruppo in basal-bolus, il 67% dei pazienti
zioni glicemiche, come l’aumento pericoloso dei raggiungeva il target glicemico <140 mg/dL, mentre
radicali liberi. Inoltre i picchi intermittenti di iperglice- questo era raggiunto solamente dal 38% dei pazienti
mia aumentano l’apoptosi, la produzione dei superos- in SSI, senza significative differenze nella frequenza
sidi nei mitocondri e la disfunzione endoteliale. delle ipoglicemie fra i due gruppi di trattamento. Inol-
tre, quando alla fine dello studio, il gruppo in SSI ve-
niva passato a terapia basal-bolus, raggiungeva in
prevenzione dell’ipoglicemia pochi giorni il target glicemico. Nello Studio FADOI
DIAMOND, invece, il gruppo in sliding scale presen-
Anche se la paura dell’ipoglicemia costituisce una
tava una maggiore incidenza di ipoglicemie, rispetto
ly
barriera all’ottimale controllo glicemico, un conse-
al gruppo basal-bolus.16
guente inadeguato trattamento dell’iperglicemia sa-
on
Nelle aree di terapia non intensiva, come quelle di
rebbe un approccio indesiderabile; pertanto una
Medicina Interna, l’uso della terapia insulinica sotto
prevenzione delle ipoglicemie può e deve essere rag-
cutanea basal-bolus, con eventuali somministrazioni
giunta mediante un processo patient-centered che sap-
se
di dosi di correzione, è la migliore strategia per rag-
pia accordare un’appropriata terapia ipoglicemizzante
giungere un buon controllo metabolico con il minor
con le necessità nutrizionali del paziente, con un ade-
lu
rischio di ipoglicemie. La terapia insulinica sottocute
guato monitoraggio glicemico (Tabella 3), con le pro-
secondo il metodo basal-bolus prevede la sommini-
cedure in atto in quell’Ospedale e, soprattutto, è
a
strazione secondo uno schema programmato, in cui
indispensabile che vi sia la capacità di modificare la
ci
rischi di ipoglicemie. Per quanto riguarda il calcolo Purtroppo l’NPH non mima assolutamente la fisiolo-
delle dosi totali di insulina da somministrare con lo gica secrezione in quanto la sua monosomministra-
schema basal-bolus, queste variano da 0,2-0,6 zione non copre le 24 h e la sua azione presenta un
U/Kg/die, tenendo sempre conto dello stato clinico del picco verso la seconda-quarta ora dalla sua sommini-
paziente. La dose più bassa (0,2 U/Kg/die) può essere strazione. Queste caratteristiche incidono in maniera
usata per pazienti magri, o con IRC o anziani (>70 significativa sull’andamento glicemico, determinando
anni); la dose più alta può essere usata nelle persone ipoglicemie notturne e iperglicemie al risveglio. Gli
in sovrappeso, con malattie acute (aumento della in- analoghi basali long acting (Glargine e Detemir)
sulino-resistenza) o che ricevono steroidi. hanno risolto questi problemi in maniera molto sod-
Chiaramente le dosi di insulina devono essere mo- disfacente. La loro lunga durata e il loro piatto profilo
dificate sulla base del monitoraggio glicemico giorna- permettono il raggiungimento di un buon controllo
liero.102 È molto importante identificare i pazienti a metabolico con significativa riduzione degli episodi
rischio di ipoglicemie, nei quali implementare sistemi ipoglicemici soprattutto notturni rispetto all’insulina
di cura con osservazioni cliniche e monitoraggio più NPH.123,124 Gli analoghi basali presentano anche una
frequenti può minimizzare la frequenza e la severità di minore variabilità farmacocinetica, con conseguente
tali episodi. I pazienti con IRC rappresentano un gruppo maggiore stabilità glicemica inter e intra-individuale
ad alto rischio per ipoglicemie. Pazienti ricoverati con rispetto all’NPH.125 Proprio alla luce di tutte queste
eGFR <45 ml/min/1,73 m2 erano randomizzati ad una considerazioni lo statement dell’AACE/ACE126 ha rac-
terapia basal-bolus con glargine e glulisina, utilizzando comandato fortemente l’utilizzo degli analoghi (Glar-
ly
due dosaggi: 0,25 o 0,50 U/Kg/die. Il gruppo a più gine e Detemir) rispetto all’NPH come insulina basale.
on
basso dosaggio aveva una leggera, ma non significativa, Una subanalisi dello studio FADOI-DIAMOND,
minore incidenza di ipoglicemie rispetto al gruppo a recentemente pubblicata, ha dimostrato che tra i pa-
maggiore dosaggio (15,8% vs 30,0%; P=0,08), senza zienti diabetici ricoverati nelle Unità di Medicina In-
se
aumento dell’incidenza di iperglicemie.114 Anche nel terna italiane quelli trattati con lo schema basal-bolus
braccio a basso dosaggio erano presenti degli eventi con analoghi presentano meno ipoglicemie rispetto a
lu
ipoglicemici, il che rafforza la necessità di uno stretto quelli trattati con sola insulina basale. In questo studio
controllo dei valori glicemici e delle dosi di insulina nei è stato anche confermato il dato che le ipoglicemie al-
a
soggetti ad alto rischio di ipoglicemie. lungano la durata della degenza (12,7±10,9 vs 9,6±6,5
ci
cemici. Da parecchi anni sono stati sviluppati gli mico con il più basso rischio possibile di ipoglicemia,
analoghi rapidi e basali, che per il loro profilo farma- ultimamente sono stati fatti ulteriori passi in avanti nel
m
cocinetico garantiscono un miglior profilo di efficacia campo delle ricerca del trattamento insulinico, con la
om
e sicurezza. Gli analoghi rapidi (aspart, lispro o gluli- messa in commercio di nuove insuline basali, con ca-
sina) determinano notevoli benefici, rispetto all’insu- ratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche tali
lina regolare, quando usati per controllare la glicemia da ridurre ulteriormente il rischio di ipoglicemie.
-c
post-prandiale. Infatti, mentre l’insulina regolare ne- L’insulina Degludec (Tresiba®) è una nuova in-
cessita di essere iniettata 30’ prima dei pasti, gli ana- sulina basale ad azione ultralenta (emivita di circa 25
on
loghi rapidi possono essere somministrati subito prima ore), che forma multi-esameri solubili quando viene
o dopo i pasti, senza modificazioni della loro iniettata per via sottocutanea, determinando un de-
N
azione;115,116 e questo costituisce un notevole vantaggio posito da cui l’insulina degludec viene assorbita con-
nella gestione della glicemia in ospedale, dove spesso tinuamente e lentamente nella circolazione portando
non è possibile determinare con precisione l’orario o a un effetto ipoglicemizzante uniforme e stabile.
la quantità di cibo che il paziente assumerà. L’effetto L’insulina Degludec mostra una variabilità intra-pa-
picco, inoltre, si raggiunge più precocemente rispetto ziente da giorno a giorno dell’effetto ipoglicemiz-
all’insulina regolare, con conseguente miglior con- zante quattro volte inferiore in termini di coefficienti
trollo della glicemia post-prandiale, mentre la loro più di variazione rispetto all’insulina glargine.127 Trial re-
breve durata d’azione riduce il rischio di ipoglicemie gistrativi eseguiti con questa nuova insulina hanno
tardive o pre pasto.117-119 Numerosi trial clinici hanno dimostrato che nel diabete tipo 1,128 l’insulina Deglu-
dimostrato come l’utilizzo degli analoghi rapidi com- dec, confrontata con Glargine in un regime basal-
porti una più bassa incidenza di eventi ipoglicemici, a bolus con analoghi rapidi, a parità di compenso
parità di controllo glicemico.120-122 glicemico dava meno ipoglicemie notturne; nel dia-
La fisiologica secrezione basale di insulina è mi- bete tipo 2,129 allorché veniva confrontata con la
mata nei nostri pazienti diabetici dall’uso dell’insulina Glargine in un regime di somministrazione sola-
basale o ritardo. L’insulina basale ideale dovrebbe mente basale, a parità di compenso glicemico, dava
avere una durata di azione di 24 h e l’assenza di picchi. una significativa riduzione di tutte le ipoglicemie e
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non solo notturne. Questi dati sono stati anche con- 300 U/mL, rispetto al gruppo di riferimento. I risultati
fermati nei soggetti anziani >65 anni,130 che normal- delle sperimentazioni hanno inoltre dimostrato che
mente sono più vulnerabili alle ipoglicemie. l’incidenza di ipoglicemia confermata (in qualsiasi
L’emivita di oltre 24 h di questa nuova insulina per- momento del giorno e della notte) era inferiore nei pa-
mette la sua somministrazione non strettamente ora- zienti trattati con questa nuova insulina, rispetto a
rio-dipendente, aumentando la flessibilità della quelli trattati con glargine 100 U/mL, in pazienti con
terapia insulinica, indispensabile nel management diabete di tipo 2, trattati in associazione con farmaci
delle iperglicemie nei pazienti ospedalizzati. Infatti antiiperglicemici o insulina prandiale. La superiorità
uno studio131 ha valutato pazienti diabetici che sono di Glargine 300 U/mL, rispetto a glargine 100 U/mL
stati divisi in tre gruppi: due gruppi ricevevano insu- nel ridurre il rischio di ipoglicemia notturna è stata di-
lina Glargine o Degludec ogni 24 h, mentre il terzo mostrata in pazienti con diabete di tipo 2 trattati con
riceveva Degludec a orari differenti con variazioni insulina basale in associazione a farmaci anti-ipergli-
dall’ultima somministrazione che andavano da 8 a cemici non insulinici (riduzione del rischio 18%) o in-
40 h; comunque nell’arco della settimana i pazienti sulina prandiale (riduzione del rischio 21%).133 Nei
ricevevano sempre sette iniezioni di insulina, così pazienti con diabete di tipo 1, l’incidenza di ipoglice-
come gli altri gruppi. Questo studio aveva lo scopo mie era simile nei pazienti trattati con Glargine 300
di esplorare da un punto di vista dell’efficacia e della U/mL rispetto a quelli trattati con glargine 100 U/mL.
sicurezza, l’impatto della variabilità della sommini- Ancora non si hanno studi con queste nuove insu-
strazione dell’insulina basale. I risultati hanno evi- line in pazienti ospedalizzati, ma le premesse sem-
ly
denziato che i pazienti in cui l’insulina Degludec brano molto incoraggianti.
on
veniva somministrata ad intervalli variabili, alla fine Se i pazienti sono in nutrizione enterale o parente-
delle 26 settimane di trattamento, raggiungevano lo rale, insieme ad insulina basale, improvvise interru-
stesso controllo glicemico senza aumento del rischio zioni della nutrizione, potrebbero mettere il paziente
se
ipoglicemico rispetto ai pazienti in cui la stessa De- a rischio di ipoglicemie. Pertanto bisogna informare il
gludec o la Glargine venivano somministrate ad orari personale sanitario addetto che in tale situazione, una
lu
fissi. alternativa fonte di glucosio deve essere immediata-
L’altra insulina basale, appena messa in commercio mente programmata. Sarebbe forse meglio pianificare
a
in Italia è la Glargine 300 U/mL (Toujeo®). In effetti è parte o tutta la dose giornaliera sotto forma di multiple
ci
insulina glargine ma più concentrata, in quanto in un ml iniezioni di insulina rapida.55 In caso di nutrizione pa-
ci sono 300 U anziché 100 U. Come osservato in studi renterale totale (TPN), l’aggiunta di insulina rapida
er
con clamp euglicemico in pazienti con diabete di tipo alla sacca potrebbe favorire un miglior controllo gli-
1, l’effetto ipoglicemizzante di Glargine 300U/mL è più cemico, con minori rischi di ipoglicemia.55
m
stabile e prolungato rispetto all’insulina glargine 100 La recente introduzione in terapia dei farmaci ap-
om
U/mL, dopo iniezione sottocutanea. Uno studio di cros- partenenti alla classe delle incretine, ha acceso l’inte-
sover su 18 pazienti con diabete tipo 1, condotto per un resse per il loro uso nei pazienti ospedalizzati, in
massimo di 36 ore dopo l’iniezione, ha dimostrato che quanto questi farmaci hanno pochi effetti collaterali e
-c
l’effetto di Glargine 300 U/mL superava le 24 ore.132 sono associati a bassissima incidenza di ipoglicemie,
Questo effetto è attribuibile alla riduzione del volume rispetto all’insulina.134 In un recente studio pilota ran-
on
di iniezione di due terzi, che determina un’area super- domizzato, il sitagliptin da solo o in combinazione con
ficiale inferiore del precipitato. insulina basale ha dimostrato di essere sicuro ed effi-
N
ly
nendo un approccio generale per la verifica e la vali- di nuovi farmaci più intelligenti, ci permetterà senz’al-
tro di migliorare il controllo metabolico dei nostri pa-
on
dazione delle prestazioni dei glucometri. Come
dimostrato da queste nuove linee guida, i criteri per la zienti ricoverati, riducendo il rischio di pericolose
valutazione della misurazione del glucosio stanno an- ipoglicemie.
se
cora evolvendo e vi è un dialogo aperto su come va-
lutare correttamente la precisione clinica.141
Bibliografia
lu
Il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) è
già molto utilizzato per i pazienti ambulatoriali, ma
1. Boyle PJ, Schwartz NS, Shah SD, et al. Plasma glucose
a
ancora poco usato per i pazienti ricoverati. Questa tec- concentrations at the onset of hypoglycemic symptoms
nologia è particolarmente utile nel prevedere una ipo-
ci
e alcuni studi ne hanno dimostrato l’utilità sui pazienti 2. Davis SN, Shavers C, Mosqueda-Garcia R, et al. Effects
ricoverati.143 In un trial randomizzato e controllato, su of differing antecedent hypoglycemia on subsequent
m
pazienti ventilati in ICU, il controllo glicemico era so- counterregulation in normal humans. Diabetes
om
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