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86 LUCIANO COVA hhoc non obstat, quia patri in absoluto vel in procedere ab eo modo qi quomodo natus. E' necessario amare Dio? Una questione inedita di Guglielmo di Alnwick sulla fruizione beatifica et procedere ab Da quando, nel lontano 1926, Grabmann indicava nell'investigazione degli inediti di Guglielmo di Alnwick un contributo che avrebbe grandemente giovato alla comprensione della tarda sco {go francescano non si 2 pid sopito. Ur individuum sive sngulare addat supra naturam speclficam i ‘Scoto: Gugleumo di Alnwick “de Guilloume d’Alnwick, “Archivium Francise 88 GUIDO ALLINEY significativi nel’orizzonte culturale del primo trecento’. I motivi di tale interesse sono diversi. La figura di Guglielmo assume in- fatti particolare rilievo, oltre che per la sua elaborazione teorica, anche per la dimensione europea della sua vita. Alnwick ha insegnato a Parigi, Oxford, lo scotismo, soprattutto in Italiat dove egli ha trascorso l'ultima parte della sua vita’, pp. 191-231; J. L. CATTO, Theology and + The History of the Universiy of Oxford, I, 4 C. PANA, Gil nile lo siluppo dello Scotemo a Bologna ¢ nella regione Romagnolo Flaminia, “Archiv . LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK ® la comprensione sia dello sviluppo sia della diffusione del pensiero di Scoto nelle principali universita europee nei primi decenni del XIV secolo. Queste brevi considerazioni giustificano a sufficienza I'attenzione che gli storici del pensiero medievale hanno prestato ione in merito alla contingenza della fruizione Si tratta di un ambito della dottrina di Alnwi pwd offrire diversi motivi d'interesse, stante la rilevanza del tema. E" noto in- da parte del beato di non agire liberta per Scoto non & dunque pi solo arbitrio di scegliere fra possi- reesistenti, ma @ anche progettualita, poiché la volonti pud libera- ‘mente porsi un fine altemnativo al sommo bene (finis praestitutus)", E' evi- sone ps Padova 1976, pp 14-143 e270) Hannah Aro, Flevando conan conctione scans dla 90 GUIDO ALLINEY dente l'importanza storica di questa nuova impostazione del problema: il dot- le 2 il primo filosofo cristiano ad interpretare Ia liberti come reale dare inizio al nuovo, cio’ come quella “spontaneit assoluta delle cause a cominciare da sé una serie di fenomeni"® che apre la storia ad un fu- turo per principio indeterminabile. Gli stessi contemporanei di Scoto si resero conto della originalita e della potenziale distruttivita di questa teoria, e gli anni successi teologo scozzese furono testimoni di un vivace dibattito sul Oxford vi fu una reazione complessivamente ni sottile, a Parigi il pensiero di Scoto godette subito di maggior fortuna. An- comunque voci contrarie al volontarismo radicale ‘analisi della posizione tenuta da Alnwick consen- Riguardo al tema del rapporto fra volonta e fine ultimo testuali rinvenibili nell'opera di Alnwick non sono abbondant in una questione quodlibetale, edita nel 1937 da padre Ledoux, sulla capacita ella volonta di conseguire la beatitudine senza interventi supematuralit?; una question determinata, problema della modalita della fruizione! sull'argomento, ¢ percid se ne fa seguire ls Iibersvoloni isin opposzione nario pregiudiio nei conf senbea accompagaare il peasiero occidentale, ba givstamente so Densiero di Se0t0 sulla voloni di questa “avid del libero conce ‘La vita della mente, Bologna 1987, p- 454). Pet Is conseguentecapacith di fruive anche di cose diverse de Dio, cf. W. J. COURTENAY, Berween Despair and Love. Some Late Medieval Modifcaions of Augusine’s Teaching on Frution and Psychic Stas, in K. HAGEN ( ‘Augustine, the Harvest, and Theology (1300-1650). Essays Dedicated 10 Heiko August ‘Oberman in Honor of his Siteth Birthday, Leiden-New York Kobeshaven-Kéin 1990, pp. 17. 9. 5 1, KaNn, Critica della ragion pura, Roma-Bari 1981, p. 370 9 'W. J. CouRTENAY, Schools and Scholars In Founcendh-century England, Princeton 1987, pp. 189-190. 10'GuinLeaaws ALNWICK, Quaestiones de Quodliber g. 5 Uren homo posit consegul om nem beatitudinem per nasuram quam naturaliter eppeti, ed. it pp. 337367. U GuiLLenats ALNWICK, Determinationes q. 18 Uirum vo ‘che conservi la quetione in esame, descrido in V. DOUCET, op. cit, pp. 257-258, LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK 1 mettere brevemente le conclusion raggiunte da Alnwick in merito alla capa- cita della volont® di muoversi da sé, e quindi in merito anche al rapporto fra potenza volitiva e oggetto voluto. Alnwick, nella Determinatio 18, difende la tesi, gid sostenuta da Scoto, ‘ma anche da Enrico di Gand, per la quale la volonta pud passare da sola dalla potenza all’atto, senza bisogno di un motore esternol3. Per suffragare la pro- pria conclusione il francescano analizza il rapporto fra la volonta e l'oggetto voluto, negando che quest'ultimo possa essere causa di volonti'4, ¢ pid in generale che esso possa influire lontal5, Alnwick sottolinea anche come la volont& possa agire cont afferma che essa resta sempre I'ager t&, che & solo un agente secondari mozione, ma anche sulla totale autodeterminazione della volonta, che non “Respondea igitc ad questonem quod volunias movet se ipsam per se et primo ad suum sctum volend et quod respects cuiuslibet cit fiaem potest bere se movere et non movere ad sctum volusiais respec ius" Gvi, pp. 101-102) 2 GUIDO ALLINEY tra potenza del- pensiero che nella volont& evidenzia I'attivismo basato sulla propria intrin- seca autodeterminazione, aderisce ampiamente alla soluzione scotiana del sono perd da porre sull tradizionale ogni cosa voluta non 2 ch LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK 2 che la scelta avviene solo nei confronti dei mezzi, ma non del fine2t. Sempre ‘Aristotele aveva affermato che ogni potenza attiva agisce con necessitt nei se habet principium in speculabilibus, i scolastici era quindi conseguente che 1a tesco non superd: sulla fronti del fine essa produce il proprio atto liberamente, ma con immutabi- Tie, Scoto, come si ® detto, aveva negato jionamenti tradizio- nali, ¢ aveva sostenuto la possi anche nei con- speculazione dei i in una serrata critica alla dottrina sostenuta izione che Guglielmo terr’ anche opere pitt tarde: in via come in p indipendentemente dal mo (0 dalla grazia divina. Alnwi trina del maestro su questo punto, e mantiene il proprio volontarismo nei li- miti di quello dei teologi del XIII secolo; se le conclusioni quelle tipiche del volontarismo moderato, esse conseguono, come teoria decisamente originale. Jmo si oppone all'opinione per la quale, in qualunque modo il fine . Ja volonta non lo vuole necessariamente, anche se, d'altra a GUIDO ALLINEY parte, sarebbe in grado di fruire nei limiti delle proprie capaciti naturali, senza cio’ la carith infusa dalla grazia divina. Questa opinione & provata da umerose rationes che, benché spesso non vi sia dipendenza letterale, sono sostanzialmente le stesse avanzate da Scoto, in Lect. Id. 1 p. 2 q. 20 in Ord. Id. 1 p. 2.4. 2%, appunto a sostegno della contingenza della fruizione. Per seguire meglio I'elaborazione teorica di Guglielmo & utile riportare brevemente gli argomenti del suo avversario. A parere di quest’ultimo, gid dall'analisi metafisica dei principi si ricava subito la contingenza del che segue immediatamente dalla capacita contingentemente sono mi si, e dunque la volonti, dato che vuole contingentemente i beni parziali, vorra contingentemente anche il fine. Vi sono poi argomenti che si fondano sul potere che la volonta ha sull'in- telletto - la volont&, se volesse necessariamente, dovrebbe imporre all'intel- letto di stare continuamente in considerazione del fine, ma questo non acca- , come risulta dalla nostra stessa esperienza’ - e sul potere che la volonta hha ‘su s6 stessa - se pud comandare all'intelletto di agire o non agire, a mag- ‘ior ragione la volonta potra comandarlo a sé stessa®?, Un'altra serie di argomenti si basa invece sulla determinazione totalmente intrinseca del modo di agire di una potenza attiva. Se la volonta volesse con necessit il fine ultimo, sarebbe infatti questo ad essere Ia causa della frui- ione!; in pit, poiché Ia necessit’ dell'azione ha origine solo all'intemno della potenza, anche la volonta del viator dovrebbe volere il fine com neces- sit&, contrariamente a quanto sperimentiamo%2, D'altra parte, I'azione della vvolonti non & resa maggiormente nevessaria né dalla perfezione dell'og- getto', né dalla sua maggiore vicinanza®; neppure V'habitus caritatis, che ppud essere egualmente intenso in via come in patria, pud causare questa ne~ senza di un INogo slretanto LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK, 95 (00 la visione di Di jre sull'azione de fine, sono solo cause secondarie, & te principale’. non possono E* opportuno questo punto rilevare come questi argomenti, per quanto i fondamentale importanza, non siano tuttavia sufficienti ad operare una cor~ retta ricostruzione della complessitd della teoria della volonta di Se« infatti di fronte ad una lettura priva di sfumature, che sottovs ‘mento ontologico della contingenza del 7 non prende in considerazione le opere in cui il dotttor sottile, assumendo una posizione meno rigida, ammette 1a possibilitt di un'azione necessaria del ‘beato nei confronti dell'essenza divina, ¢ ne deserive la dinamica?”. Del re- ji dell'epoca, pur appartenendo sia alla schiera dei si anche - 0 soprattutto In ogni caso, la critica di Alnwick deve rivolgersi 8 base che reggono l'edificio teorico del suo avversario: J'impossibilita metafi- principio libero; € I'ulteriore i ia, desunta dall'es trinseche alla propri ‘modo d'agire per cause esterne; e sull'osservazione che, se la ccon necessita il fine, la sua stessa supremazia nei confrot porrebbe a questo di fissarsi su di esso, e percid anche continua contemplazione del bene, ancora in eontraddizi ‘Alnwick cerca di superare le di éel XIV sesolo ‘Aurea (eft: Sriptum super primum Sentensiarum, & bs 3 ent. 1g. 4, cod. Oxford, Merton Sends d. 1. 6 20d. Firenze, Bibl. Naz, Conv ha notte Hermana Taeising, il volorarismo di Scoto fi interpretato du ‘Thomas in der Folgezeit die ausglechenden voluataiisshen Moments nicht me hut’ (H, TMEISSING, Claube und Theotagie bei Robert Cowion OFM, BGFTAM, eR 3, Minster 1969, p. 213) 58 per lo scoisme francese eft anche ifia, pp. 107 ss 96 GUIDO ALLINEY gomentativa; la complessita del tema trattato rende preferibile individuare un percorso che, nel tentativo di seguire le nervature principali del pensiero del allazione necessaria verso il sommo bene, e chiarisce infine che le capacit& naturali della volont& non sono sufficienti a produrre I'atto beatifico, ed & percid indispensabile il concorso divino. Riguardo al primo punto, Scoto aveva sostenuto che “unius potentiae est ‘unus modus operandi": quindi la volonta, che agisce contingentemente nei confronti dei mezzi per conseguire il fine, agira allo stesso modo nei con- fronti del fine. Alnwick accetta la premessa maggiore, ma distingue: solo i ‘modi d'agire formalmente diversi - liberamente 0 modo naturae - richiedono ‘mente 0 necessariamente. Dunque con contingenza rispetto diversi ogg: nella sua azione ad intra e ad extra, come & provato dalla volonta divina 4 Cie. infra p. 128, n. 96. E° note come Scolo stesso, in Ord. 4. 1 p. 24.2 m. 131 1 454), dsingus Vopposizione astues ~ Tato della volont non pud essere mai propone dungue uaa toriaalmeno parzalmente smile, ma, come si® vito, niiene perb che i fuo avversario colleghi in modo univoco la modalit essenzile quella principio. Anche in queso caso il dotore ingles segue una tendenca ridutiva del peniero di ie ‘i divers BUYTAERT, New York 1957, p. con pit estezza il pensiero del Cid eafores pote’ che Alnwick nel Commento i riferaca al tologi suoi coniempornne. | LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK 7 D’altra parte, volontario, afferma Alnwick, & cid che conviene alla vo- Jonta in base alla propria tendenza; cid che non si oppone a tale tendenza, come appunto la fermezza nel bene, pud percid coesistere con la liberta della volonti#!, Inoltre, ogni attividt della volonta se ® libera & dilettevole e vice- ‘versa; quindi "quod non repugnat delectationi voluntatis non repugnat liber tati eius". Poiché aderire immutabilmente al bene non ? contrario alla delec- tatio, ma anzi secondo Aristotel virtuosa, ne segue nuovamente voca della volontt ammessa da Scoto, insiste Guglielmo, impone di escludere che Iagire contingentemente sia una perfezione inerente alla liberta, perché allora la volonta divina agirebbe contingentemente nei confronti di tutte le ‘cose, e quindi anche nei confronti della propria essenza' Questa analisi preliminare consente al dottore francescano di che Ja volonta libera pud agire con necessith; egli deve perd distinguere la ivibile all'azione delle immutabilita & un requisito dell‘azione iclusione. La stessa concezione uni- "un problema rilevante, di iti della fine del XIIT secolo. La di naturale ¢ necessaria di un corpo che cade, o dell'intel ¢ la fruizione necessaria ¢ libera del beato falutatat#, per essere poi approfondita in in patria fu infatti a lungo sot 41 Che infra, p. 122, 0. 4. UUguaglianza in re fu atsibus dived e creator sto attusta da Giovanni di Res bade. Per esempio, Mateo d'Acquaspara_ aff lapis impulsus contr naturam suam necessario ecesstas naturale inclinations, sieut unumquodque nesessario fetur ad ill State immutabiltatie vel naturals 98 GUIDO ALLINEY particolare da Enrico di Gand, il quale indicd uaa soluzione che ebbe una certa fortuna ¢ fu riproposta ancora nel corso dei primi deceani del XIV seco Jo, Il maestro secolare prende avvio dalla tradizionale distinzione fra neces- siti della violenza e necessit utabilita, risalente ad Agostino, e aancor prima ad Aristotele ma, conscio che essa non ® sufficiente a risolver problema, distingue ancora fra la necessita che precede I'azione dell'agente naturale, che non ® percid padrone del proprio atto, e la necessita concomi- tante all'azione stessa. Quest'ultima necessita 2 sottomessa alla volonta, che mantiene immutabile il proprio atto solo a causa della bonta dell'oggetto, e percid delectabiiter continua I'azione stessats, ‘Alnwick introduce a sua volta I'argomento riportando I'obiezione per cui, se la volont’ vuole necessariamente il fine ultimo in base alla sua inclinatio al bene, ¢ se per ‘libero’ si intende ‘secondo la propria inclinazione', cade all 12 ogni distinzione fra la volonta, l'intelleto o un grave che cade, poiché t «tre agiscono seguendo la propria tendenza naturale, e quin. ‘ma, mancando qualsisi scelta, anche con necessiti naturale Il dottore in- slese ammette che la volonta tende al fine con necessiti natu cadere perché & indirizzato a questo dal fondatore del freccia ® indirizzata al ber cede la disposizione della znecessitas non sono realmente separabi woprio perché la necessiti non le sue azioni, ma ® conseguer sua tendenza spontanea‘”, di una soluzione per molti versi simile a quella di Enrico di Gand, perché in ambedue i casi il fondamento della necessita libera ® la spon- LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK, ” taneita della volonta che in base ad una inclinatio costituiva d essenza, © quindi precedente alla necessita stessa. Questo fatto conferma I'in- fluenza duratura dell'opera di Enrico, anche se non mancarono, in questo stesso periodo, risposte differenti al sma‘, e indica come Alnwick as- wgiamento decisamente antiscotista’®, contingenza alla er giustificare il passaggio oa affrontare l'argomento di maggiore consistenza fine, nessun ostacolo impedisce I'azione de re necessaria. Da cid segue che la contingenza dell'atto di fruizione ha origine dalla volonta stessa; ma segue anche che la volont& non pud volere con necessitd il fine neppure in patria perché, come si & gia detto, il passaggio dallo status viae allo status parriae per Scoto non giustifica il sorgere di alcuna ‘nova nece: che potrebbe nascere solo da ‘un cambiamento essenziale del principio stesso. Pur senza ammettere che la fruitio viae sia contingenteS®, Alnwick cerca i giustificare in base al maggior potere di attrazione del fine visto con chia- $8 A tesimonianza d Ficordare come Pietro ‘ques deleciatio 100 GUIDO ALLINEY rezza la genesi della ‘nova nocessitas' che causa la maggiore intensit’ della fruizione beatifica. Guglielmo infatti ribatte a Scoto che, anche se il principio ® disposto uni- possa continuare @ non volere il fine, perché ora quest‘ultimo & conosciuto oscuramente e non nella sua perfetta essenza, © percid la volonta non & attrat- , modifica Ia propria azione nei con- presenza 0 all'assenza di quest' ultimo ‘opera in modo uniforme solo se resta in rapporto all'oggetto™. fronti del combustibile in base chiarisce il discorso: un princi teologo ribadises luna necessitt nuova, e spiega ancora che LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK, 01 con maggiore chiarezza ® liberamente ¢ contingentemente voluto da Dio’. Il teologo francescano indica poi del parallelo fra I'azione della volonta e quella del fuoco: mentre degli agenti naturali una maggior vicinanza dell'oggetto pud produrre solo una maggiore intensita dell’azione, per quel che riguarda una pot ‘quando 8 attratta quanto pud es ccausare anche una nuova neces: pre in maniera uniforme - ci il modo della propria azione - dunque funzione della chiarezza con cui le ® presentato di vista non vi & pid alcuna analogia possibile con I' tural, Sembrerebbe conseguente a questo punto supporre che sol le affermazioni, da una parte, della necessitt di ogni frui- ra, della minor capacita di attrazione esercitata dal sommo bene conosciuto astrattivamente dal viator. Si pud perd tentare di conciliare queste conclusioni partendo da un altro Quello che Scoto indica come un'esperienza comune, ciod che non sempre vogliamo il fine con eguale intensiti, per Alnwick significa soltanto che di fatto la volontA non pud agire con I'intensita massima e uniforme’. I teolo- 102 GUIDO ALLINEY | LA FRUIZIONE BEATIFICA IN ALNWICK 103 0 sembra insomma sostenere che ogni uomo produce naturalmente un atto di conclusione & opinione comune agli scolastici, riguardo la "beatitudo in spe- volizione verso il fine ultimo e che quindi, anche se le volonta 2 ostacolata jente meno condivisa, poiché nella volizione, non si pud parlare di azione contingente, perché per quel che che I'uomo non potesse 2 in suo potere essa aderirebbe con nevessith al fine. ere naturaliter a determinare correttament Una conferma indiretta nella quaestio 5 del Quodli Voggetto della fruizione questa interpretazione si pud forse scorgere nell'essenza divina, ma che questo fosse possibile solo ex fide , disputata ad Oxford pochi anni d Alnwick dimostra insomma una notevole fiducia nella naturale disposi- ‘opinione espressa nella quaestio del Commento llegano le conclusioni guadagnate nei due testi immagine coerente dell'uomo, che ® in grado sia di intesa pid precisamente come Ia visione chiara di Dio | ‘giungere ‘ex puris naturalibus' a individuare il proprio fine nella beatitudine ("beatitudo in speciali*). Il dottore inglese, infatti, pur ammettendo che non | in tutti gli uomini c'e un appetito naturale conforme dato che essi hanno a volte individuato Ia beatitudine chezza o negli onori, ritiene tuttavia che, negli uomini ; ® allora conseguente che anche fine, proprio perché tale necessita 2 git data con la volonta stessa, ne 8 in un certo senso parte costitutiva; come si ® gia osservato, solo per motivi esterni in via pud non giungere a com re una certa coerenza interna, la dottrina di a a quella di Scoto. La volonth 8

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