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V - LITURGIA ISPANICA
BIBLIOGRAFIA

Bollettini bibliografici
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1 - Nome
Questa liturgia adopera tre nomi: ispanica, visigotica e mozarabica. I vari autori, a
partire da Cisneros, normalmente usano quest'ultimo nome: mozarabica.
Questi tre nomi corrispondono ai periodi nei quali è vissuta e si è sviluppata la
liturgia: l’Ispanica, corrisponde al periodo romano (dagli inizi fino al III Concilio di Toledo a.
589); la visigotica, corrisponde alla dominazione visigotica (dal 589 fino al 711: è il periodo
del regno visigotico); la mozarabica, corrisponde al periodo della dominazione islamica (dal
711 fino alla soppressione del rito nel 1080).
Crediamo che il nome più adatto sia quello di Ispanica, perché corrisponde al periodo
nella quale la liturgia nacque e cominciò la sua evoluzione organica. Non dobbiamo, però,
dimenticare gli altri nomi che corrispondono ai periodi successivi nei quali la liturgia si
sviluppò e si consolidò.

2 - Origini
Fra gli autori non c'è unanimità sull'origine della liturgia ispanica, le loro opinioni
sono a volte contrastanti.

2.1 - Autori antichi


Isidoro nel De ecclesiasticis officiis,I, XV,1109 afferma che l'ordo missae proviene dallo
stesso S. Pietro Apostolo. Si tratta evidentemente, più che di una spiegazione storica, di una
spiegazione teologica. Si vuole sicuramente sottolineare la matrice apostolica della liturgia
ispanica.
Anche gli antichi studiosi del rito ispanico affermano l'origine pietrina della liturgia.
Pinius afferma che la liturgia fu portata da S. Paolo alla Peninsola; afferma anche che i Viri
apostolici furono ordinati da S. Pietro e S. Paolo con la missione di predicare il Vangelo nella
Spagna110.

109
Ordo autem missae vel orationum, quibus oblata Deo
sacrificia consecrantur, primum a Sancto petro est institututs;
cuius celebrationem uno eodemque modo universus peragit orbis
(:CCL 113, 16-17).
110
J. PINIUS, Tractatus historicus chronologicus de liturgia
antiqua hispanica, gothica, isidoriana, mozarabica, toletana
:Acta Sanctorum julii VI, 1-112; cfr. anche :Acta Sanctorum 15
maii.
99
Florez afferma che la liturgia ispanica proviene da Roma tramite i Viri Apostolici, e
aggiunge che la messa era uguale in Africa e in Gallia111.
Mabillon e Le Brun dicono che la liturgia ispanica procede dalla liturgia gallicana112.
Lesley si trova di fronte alla controversia dell'origine gallicana oppure autoctona della
liturgia ispanica. Lui nega entrambe le teorie e afferma che la liturgia ispanica proviene
dall'Asia, cioè dalla liturgia istituita dall'Apostolo S. Giovanni. Si tratta di una liturgia che fu
portata alla Gallia da S. Ireneo, e che poi passò alla Spagna113.

2.2 - Autori moderni


Nel nostro secolo si profilano due teorie sull'origine della liturgia ispanica: alcuni
credono che proviene dalla Gallia, altri pensano ad un'origine africana.
Cabrol afferma che le origini della liturgia potrebbero provenire forse dall'Africa, o
derivare dalla liturgia importata dai missionari dell'Asia Minore ed Egitto. Cabrol ammette la
somiglianza tra la liturgia ispanica e quella gallicana, ma non la dipendenza dell'ispanica
rispetto alla gallicana, contro le tesi di Mabillon e Le Brun. Cabrol pensa che queste
somiglianze possono essere spiegate con le relazioni esistenti fra Spagna e Gallia114.
Pinell afferma che la liturgia ispanica, come la gallicana, si sarebbe potuta formare a
partire da un patrimonio liturgico proveniente dall'Africa latina115.
Allargando un po’ l'argomento alle origini del cristianesimo nella penisola Iberica (e
questo suppone anche la liturgia), neppure gli autori spagnoli sono d'accordo fra di loro.
Diaz y Diaz, Blazquez ed Iturgaiz, sono pronti ad affermare l'origine africana del
cristianesimo nella Spagna, invece M. Sotomayor è contrario a questa origine africana.
Ma non si possono negare comunque i rapporti della penisola Iberica con l'Africa
cristiana:
- La Spagna e l’Africa formavano una parte di un medesimo Impero Romano.
D'altra parte erano provincie vicine, ed è logico che esistessero rapporti fra di loro,
soprattutto attraverso il mare che è una via normale di comunicazione. Ma,

111
E. FLOREZ, España sagrada III (Madrid 1754) 187-377.
112
P. LE BRUN, Explication de la messe contenant les
dissertations historiques et dogmatiques sur les liturgies de
toutes les Eglises du monde chrétien, III (Paris 1777) 334-340.
113
A. LESLEY, Missale Mixtum. Praefatio 260 (:PL 85, 81).
114
F. CABROL, Mozarabe (Liturgie): DACL 12 (Paris 1935) 461.
115
J. PINELL, Ispanica (Liturgia) :DPAC, II (1984) 1840-1843.
100
secondo Sotomayor, l'esistenza di rapporti non significa che il cristianesimo
ispanico abbia avuto le sue origini nel cristianesimo africano.
- Il rapporto con Cipriano, nella questione di Basilide e di Marziale, non significa il
rapporto di origine tra la Chiesa di Cartagine e quella di León-Astorga e Mérida.
- Dagli Atti di Fruttuoso non si può tirare fuori l’argomento sull'origine africana del
cristianesimo ispanico; i vocaboli specifici degli Atti del suo martirio non sono
propri dell'Africa, ma sono usati un po’ da per tutto.

- Non è chiara l'africanità della Vetus Hispana. Può darsi che i suoi particolarismi,
siano modalità latine di lingua volgare, esistenti sia in Africa che in Spagna.
- Si deve badare alla romanizazzione della Spagna, in rapporto all'origine del
cristianesimo. Dobbiamo tener conto dello spostamento della Legione VII lungo
l'Impero; veramente, questo è un veicolo di propagazione del cristianesimo.
- I sarcofagi ed i mosaici sepolcrali sono esponenti della grande relazione con
l'Africa cristiana nei secoli IV e V116.

2.3 - La propria tesi


Non si può negare la grande somiglianza, per non dire l’identità, fra l'ordo missae
ispanico ed il gallicano. La domanda è questa: come si spiega questa somiglianza?
Abbiamo visto che non c'è unanimità fra gli autori; parecchi negano la dipendenza del
rito ispanico dal rito gallicano.
Noi crediamo che si deve pensare ad un archetipo comune per ambedue le liturgie. Un
archetipo primitivo, dal quale hanno preso lo spunto le due liturgie con una evoluzione
propria pur mantenendo una identità sostanziale.
Questo archetipo è la liturgia africana? Oggi penso che non lo possiamo affermare, e
dobbiamo fermarci qui.
Se la liturgia ispanica derivasse dalla gallicana come si spiegherebbe questa grande e
piena evoluzione della liturgia ispanica riguardo alla gallicana? Certo, la liturgia che ne
deriva, può svilupparsi di più rispetto a quella di origine, ma senz'altro deve partire da un
nucleo dal quale si sviluppa; in riferimento a quello che è arrivato fino a noi la liturgia
gallicana non ha, però, i nuclei (l’Ufficio divino, gli Ordines...), a partire dei quali si sarebbe
sviluppata la liturgia ispanica.
116
Cfr.Historia de la Iglesia en España I-II = BAC Maior 16-
17.
101
Voler fare il cammino al rovescio, cioè rimontare dalla liturgia ispanica fino alla
gallicana, penso che sia una strada sbagliata, per non dire che quasi impossibile.
Per ciò pensiamo appunto ad un archetipo che influisca su ambedue le liturgie, le
quali, però, hanno uno sviluppo indipendente.
Di fatto, nel secolo VIII sparisce la liturgia gallicana per l’imposizione del rito romano
da parte di Carlo Magno, mentre la liturgia ispanica ebbe ancora una certa produzione
eucologica e fu in uso fino alla soppressione portata a termine da Gregorio VII (a.1080),
anche se riuscì poi a sopravvivere alla soppressione stessa e portarsi fino ai nostri giorni. E’
vero, anche che dalla soppressione fino ad oggi, la liturgia ispanica è rimasta più o meno
invariabile; si può parlare soltanto di edizioni di libri liturgici, della stampa del Messale e del
Breviario, ad opera del Cardinale Cisneros (a. 1500 e 1502). Successivamente, il Cardinale
Lorenzana ristampò questi due libri liturgici (a. 1722 e 1804).

3 - Fonti
Proponiamo le principali fonti della liturgia ispanica:
3.1 - Sacramentari
T 35.2 = Madrid, Biblioteca Nacional, cod. 10.110; olim Toledo, Biblioteca Capitular,
cod. 35.2,
Ed. J. JANINI, Liber Misticus de Cuaresma = Instituto de Estudios
Visigótico-Mozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes I (Toledo 1979)
(CLLA 345 / TALH 120).

T 35.3 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.3


Ed. M. FEROTIN, Le Liber Mozarabicus Sacramentorum, et les manuscrits
mozarabes = Monumenta Ecclesiae Liturgica 6 (Paris 1912) , LMS
J. JANINI, Liber Missarum de Toledo I = Instituto de Estudios Visigótico-
Mozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes III (Toledo 1982) 1-433
(CLLA 301 / TALH 64)
[Da notare che nel LMS non c’è soltanto l’edizione del T 35.3, ma sono editi
anche altri manoscritti, come il T 35.4, 35.5, e così via].

T 35.4 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.4


Ed. M. FEROTIN, LMS 537-540; 614-646 / 691-722
J. JANINI, Liber Missarum de Toledo I = Instituto de Estudios Visigótico-
Mozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes III (Toledo 1982) 437-439;
504-532; Liber Missarum de Toledo II = Instituto de Estudios Visigótico-
Mozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes IV-VIII (Toledo 1983) 13-144
(CLLA (200) 311 / TAHL 107).

T 35.5 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.5


102
Ed. M. FEROTIN, LMS 540-544; J. JANINI, Liber Misticus de Cuaresma y
Pascua = Instituto de Estudios Visigótico-Mozárabes de Toledo. Series
Liturgica. Fuentes II (Toledo 1980) (CLLA (200) 312 / TAHL 119).

T 35.6 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.6


Ed. M. FEROTIN, LMS 738-754 / 646-666; J. JANINI, Liber Missarum de
Toledo I, 532-538 (CLLA [200/1] 313 / TAHL 106).

T 35.7 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.7


Ed. M. FEROTIN, LMS 555-559; 754-776; J. JANINI, Liber missarum de
Toledo I, 452-456; 240-244
(CLLA (201) 314; (203) 320 / TAHL 101, 147).

L4 = London, British Museum, ms. n addit 30.844


Ed. M. FEROTIN, LMS 804-820 / 608-614; J. JANINI, Officia Silensia.
Liber Misticus I: HS 29/57-58 (1976) 325-381.

L5 = London, British Museum, Addit ms. 30.845


Ed. M. FEROTIN, LMS 549-552; 559-592; 598-608; 820-842; J. JANINI,
Ofificia Silensia. Liber Misticus III: HS 31/61-64 (1978-1979) 357-465.

L6 = London, British Museum, n addit. 30.846


Ed. M. FEROTIN, LMS 842-870 / 544-548; J. JANINI, Officia Silensia.
Liber Misticus II: HS 30/59-60 (1977) 331-418.

S5 = Silos, Archivo Monástico, ms. 5


Ed. J. JANINI, Officia silensia. Liber Misticus IV: HS 31/61-64 (1978-1979)
466-483.

S6 = Silos, archivo monástico, ms. 6


Ed. I. FERNANDEZ DE LA CUESTA, El "Breviarium Gothicum" de Silos
=Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 8. CSIC (Madrid-Barcelona
1965) (CLLA 309 / TAHL 113).

M Cis = Missale Mixtum, secundum regulam beati Isidori, dictum Mozarabes


Edito dal canonico di Toledo Alfonso Ortíz, per mandato del Arcivescovo di
Toledo, Cardinale Cisneros. Stampato a Toledo nel mese di gennaio di 1500.

M Got = Missa Gothica seu Mozarabica, et Officium itidem Gothicum diligenter ac


dilucide explanata ad usum percelebris Mozarabum sacelli Toleti a
munificentissimo Cardinali Ximenio erecti; et in obsequium Illmi. Perinde ac
venerab. D. Decani et Capituli sanctae Ecclesiae Toletanae, Hispaniarum et
indiarum Primatis. Angelopoli: Typis Seminarii Palafoxiani Anno
Domini M.DCC.LXX.

MM = Missale Mixtum , praefatione, notis et appendicibus ab Alexandro Lesleo S.J.


sacerdote ornatum (Romae 1775), riprodotto in: PL 85 (TAHL 117).

Lor = Missale Gothicum secundum regulam Beati Isidori Hispalensis episcopi. Iussu
Cardinalis Francisci Ximenii de Cisneros,in usum mozarabum prius editum,
103
denuo opera et impensa Eminentissimi Domini Cardinalis Francisci Antonii
Lorenzanae recognitum et recussum. Ad Excellentiss. et Eminentiss.
Principem et D. D. Ludovicum Borbonium archiepiscopum Toletanum,
Hispaniarum Primatem, Romae, anno MDCCCIV. Apud Antonium
Fulgonium.
[Edito da Arévalo e dedicato a Luís Borbón, archiepiscopo di Toledo e
Primate della Spagna].

MHM = Missale Hispano-Mozarabicum, I-II, Conferencia Episcopal Española.


Arzobispado de Toledo (1991-1994).

3.2 - Lezionario
LC = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.4; León, biblioteca Capitular, cod. 2;
Madrid, Academia de la Historia, cod. Emilianense 22; Paris, Bibliothèque
National, ms. nov. acq. latin 2171; Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.8
Ed. G. MORIN, Anecdota Maredsolana I (Maredsous 1893); J. PEREZ DE
URBEL - A. GONZALEZ RUIZ-ZORRILLA, Liber Commicus =
Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 2-3 (Madrid 1950-1955)
(CLLA 365, 364, 363, 360, 362 / TAHL 28, 26, 27, 25, 24).

Paris, bibliothèque National, ms. lat. 2269


Ed. A. MUNDO, El commicus palimpsest Paris lat 2269. Amb notes sobre
litúrgia i manuscrits visigòtics a Septimania i Catalunya =Liturgica 1
(Montserrat 1956) 151-276 (CLLA 361 / TAHL 23).

Missale Hispano-Mozarabicum. Liber Commicus, I-II, Conferencia Episcopal


Española. Arzobispado de Toledo (1991-1995).

3.3 - Antifonario

AL = León, biblioteca Catedral, cod. 8


Ed. L. BROU - J. VIVES, Antifonario Visigótico Mozárabe de la Catedral de
León = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 5(1) (Barcelona-Madrid
1959) (CLLA 380 / TAHL 82).

3.4 - Ufficio
L1 = London, British Museum, ad. 30.851
Ed. M. GILSON, The Mozarabic Psalter = HBS 30 (London 1905)
(CLLA 352 / TAHL 152).

S7 = Silos, archivo monástico ms. 7


Ed. J. PINELL, Las Horas vigiliares en el oficio monástico hispánico =
Scripta et Documenta 17 (Montserrat 1966) 197-340; J. JANINI, Liber
Horarum de Silos :Anales Valentinos 12 (1986) 17-78; J. JANINI, Los oficios
"De infirmis" y de difuntos del Silos 7. Edición y notas, in AA. VV.
Miscel.lània Litúrgica Catalana IV (Barcelona 1990) 103-126; J-J. FLORES,
104
las horas diurnas del “Liber Horarum” de Silos. Introducción y edición
crítica =Studia Silensia 15 (Abadía de Silos 1997) (CLLA 341 / TAHL 115).

Br Cis = Breviarium secundum regulam beati Isidori


Edito dal canonico di Toledo A. Ortíz, per mandato del Cardinale Cisneros.
Stampato in Toledo nel 1502.

Br Goth = Breviarium Gothicum secundum regulam beatissimi Isidori


Edito dal Cardinale Francesco-Antonio Lorenzana (Madrid 1776) poi
riprodotto in: PL 86.

LOPs = Liber Orationum Psalmographus. Colectas de salmos del antiguo rito


hispánico
Ed. J. PINELL = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 9 CSIC
(Barcelona-Madrid 1972).

OV = Verona, biblioteca Capitolare, cod. 84


Ed. J. VIVES, Oracional Visigótico = Monumenta Hispaniae Sacra. Series
Liturgica 1. CSIC (Barcelona 1946) (CLLA 330 / TAHL 93).

PH = Pasionario Hispanico
Ed. A. FABREGA GRAU = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 6
(2 vol) CSIC (Barcelona 1953).

A tutte queste fonti si deve aggiungere l'edizione di inni liturgici ispanici:


G-M. DREVES - C. BLUME, Himnodia Iberica in Analecta hymnica medii aevi
(Leipzig 1886-1922) 17.

F. AREVALO, Himnodia hispanica (Roma 1786).

3.5 - Ordines
LO = Silos, archivo monástico, ms. S4
Ed. M. FEROTIN, Le Liber Ordinum en usage dans l'eglise wisigothique et
mozarabe d'Espagne du cinquième au onzième siècle = Monumenta Ecclesiae
Liturgica 5 (Paris 1904) CLLA 390 / TAHL 176-178).

LOS = Silos, archivo monástico, ms. 3


Ed. JANINI, Liber Ordinum sacerdotal =Studia Silensia 7 (Abadía de Silos
1981) (CLLA 392 / 224).

LOE = Silos, archivo monástico, ms. 4; Madrid, Real Academia de la Historia, cod.
Emilianense 56
Ed. J. JANINI, Liber Ordinum Episcopal = Studia Silensia 15 (Abadía de
Silos 1991) CLLA 390 / TAHL 176-178).
105
4 - Scuole eucologiche
Il periodo compreso tra il secolo quarto e il secolo sesto, fu il periodo di una grande
produzione eucologica nelle Chiese della Spagna. Secondo il Vogel, questa attività letteraria
avrebbe avuto origine dall'Africa117.
Il periodo seguente, cioè il periodo compreso tra il secolo VI ed il secolo VIII, sarebbe
soprattutto un periodo di revisione, (i testimoni della attività in questo periodo ci parlano di
revisione, di ricomposizione) senza però escludere la composizione di nuove formule
liturgiche.
Dentro a questa cornice dobbiamo contemplare le attività delle scuole eucologiche, e
dentro di queste scuole le attività dei singoli autori.
Sono tre le grandi scuole liturgiche, che sono le sedi delle rispettive Chiese
metropolitane: Tarragona, Siviglia e Toledo. Sono le sedi della Tarraconense, della Betica,
mentre Toledo è la sede e la capitale del regno visigotico.
È possibile che anche Cartagena, sede della Cartaginense, e Mérida, della Lusitania
abbiano portato il loro contributo; ed è anche possibile che la Narbonese abbia avuto la sua
parte nella produzione eucologica. Narbonne è un punto di transito per gli scambi liturgici tra
la Provenza, centro attivo del rito gallicano, e la Penisola Iberica. Anche Narbonne è il
naturale corridoio verso l'Italia, soprattutto verso Milano.
Sono scarse le notizie del primo periodo. Da Isidoro sappiamo, però, che Pietro
Ilerdense (Lleida) (s.V-VI) scrisse orazioni e formulari di messe:
«Petrus Ilerdensis Hispaniarum Ecclesiae episcopus, edidit diversis
solemnitatibus CONGRUENTES ORATIONES ET MISSAS eleganti sensu, et
aperto sermone»118.
Nel secondo periodo abbiamo più notizie sull'attività eucologica; è un’attività
indirizzata alla sistematizazzione e ricomposizione del materiale preesistente, più che alla
produzione di nuove formule eucologiche.
Sappiamo che Leandro (+599), oltre la produzione eucologica, ebbe anche una attività
musicale:
«Leander... in toto enim Psalterio DUPLICI EDITIONE ORATIONES
CONSCRIPSIT: in sacrificio quoque, laudibus atque psalmis, MULTA DULCI
SONO COMPOSUIT»119.
117
Cfr. C. VOGEL, Introduction aux sources de l'histoire du
culte... o.c. 26-27.
118
ISIDORUS, De viris illustribus, XIII (:PL 83, 1090).
119
ISIDORUS, De Viris illustribus, XLI (:PL 83, 1104).
106
Anche Giovanni (+ 613), vescovo di Saragozza, ebbe un’attività letteraria e musicale:
«Ioannes in pontificatu Maximum secutus Ecclesiae Cesaraugustanae sedem
ascendit... In ecclesiasticis officiis QUAEDAM ELEGANTER ET SONO ET
ORATIONE COMPOSUIT»120.
Anche Conato di Palencia (+639) ebbe la sua attività nella composizione musicale ed
eucologica:
«Conantius post Maurialem Ecclesiae Palentinae sedem adeptus est, vir tam
pondere mentis quam habitudine speciei gravis, communi eloquio facundus et
gravis, ECCLESIASTICORUM ORDINIBUS INTENTUS ET PROVIDUS, NAM
MELODIAS SONI MULTAS NOVITER EDIDIT. ORATIONUM QUOQUE
LIBELLUM DE OMNIUM DECENTER CONSCRIPSIT PROPRIETATE
PSALMORUM. Vixit in pontificatu amplius triginta annos»121.
Braulio (+651), nella vita di S. Emiliano, afferma di aver scritto una breve vita del
Santo, per poterla leggere nella celebrazione dell'Eucaristia, ed anche un inno in onore dello
stesso Santo.
«Quodcirca dictavi ut potui, et plano apertoque sermone, ut talibus decet
habere, LIBELLUM DE EIUS SANCTI VITA BREVEM CONSCRIPSI, UT
POSSIT IN MISSAE EIUS CELEBRITATE QUANTOCIUS LEGI: et tibi, domino
meo, destinatum missi... HYMNUM QUOQUE DE FESTIVITATE IPSIUS
SANCTI, UT IUSSISTI, IAMBICO SENARIO METRO COMPOSITUM
TRANSMISSI»122.
L'opera dei tre Vescovi di Toledo, Eugenio, Ildefonso e Giuliano, fu una opera di
ricostruzione e sistemazione liturgica. Eugenio (+657) ebbe cura della correzione del canto e
si preoccupò di completare l'ufficio.
«Eugenius... studiorum bonorum vim persequens CANTUS PESSIMIS
USIBUS VITIATOS MELODIAE COGNITIONE CORREXIT, OFFICIORUM
OMISSOS ORDINES CURAM DECREVIT»123.
Ildefonso (+667) compose due formulari di messe in onore dei Santi Cosma e
Damiano, ed ebbe anche una attività musicale:
«Ubi statim officio clarens, DUAS MISSAS IN LAUDEM IPSORUM [Cosmae
et Damiani] dominorum suorum quas in festivitate sua psalleret, MIRO
MODULATIONIS MODO PERFECIT, quas missas infra annotatas invenietis»124.

120
ILDEPHONSUS, De Viris illustribus, VI (:PL 96, 201).
121
ILDEPHONSUS, De Viris illustribus, XI (:PL 96, 203).
122
BRAULIO, Vita sancti Aemiliani confessoris (:PL 80, 701).
123
ILDEPHONSUS, De Viris illustribus, XIV (:PL 96, 204).
124
Incipit vita sancti Hildefonsi, Toletanae sedis
metropolitani episcopo, a Cixilano eiusdem urbis episcopo edita
(:PL 96, 44).
107
L'opera di Giuliano (+690), l'ultimo dei Padri ispanici che svolse una certa attività
liturgica, per quanto noi sappiamo, è un’opera che mira alla correzione e alla ricomposizione
degli elementi liturgici. Egli compose il messale plenario, per tutto l'anno, diviso in quattro
parti, ed anche un libro di orazioni per le festività:
«ITEM LIBRUM MISSARUM DE TOTO CIRCULO ANNI, IN QUATUOR
PARTES DIVISUM; in quibus aliquas vetustatis incuria vitiatas ac semiplenas
EMENDAVIT ATQUE COMPLEVIT, aliquas vero EX TOTO COMPOSUIT. Item
LIBRUM ORATIONUM DE FESTIVITATIBUS, quas toletana ecclesia per totum
circulum anni est solita celebrare, partim stylo sui ingenii depromptum, partim
etiam inolita antiquitate vitiatum, STUDIOSE CORRECTUM IN UNUM
CONGESSIT, atque Ecclesiae Dei usibus ob amorem reliquit sanctae
religionis»125.

5 - Le due tradizioni
Nella liturgia ispanica si osservano diverse piccole differenze tra la tradizione
manoscritta e la tradizione stampata. Per esempio, nei manoscritti ci sono soltanto cinque
domeniche di Avvento, mentre nel Missale ce ne sono sei; nella frazione del pane non è
uguale il numero delle particole, etc.
Pinell pensa che questo fenomeno corrisponda alle diverse pratiche liturgiche del
medesimo rito che sorgono fra le chiese del Nord e Sud della Penisola, e vengono chiamate
tradizione “A” e “B”. La tradizione “A” corrisponderebbe al Nord e sarebbe rappresentata
dalla tradizione manoscritta, mentre la tradizione “B” corrisponderebbe al Sud e sarebbe
rappresentata dalla tradizione stampata. Questa stampa dei libri liturgici si fece con i
manoscritti provenienti dal Sud della Penisola.

6 - Soppressione e ristauro
Questo rito, che nacque nella Penisola Iberica e che si sviluppò e maturò nelle Chiese ,
ad opera dei Padri e dei Concili, fu soppresso da Papa Gregorio VII nel 1080. Le ragioni non
furono soltanto ecclesiastiche e dogmatiche, ma anche politiche.
Fu il re Alfonso VI che, dopo aver riconquistato la città di Toledo il 25 maggio 1085,
tenendo conto dei cristiani che erano restati fedeli alla propria fede cristiana e al loro rito, in
mezzo agli Arabi (Mozarabi), permise che questo rito venisse celebrato in sei parrocchie di
Toledo, mentre nel resto della città si celebrava in rito romano, come già accadeva, anche se
in modo graduale, nel resto della penisola.

125
FELIX, Vita Sancti Iuliani, XI (:PL 96, 450).
108
La celebrazione di questo rito, isolato in mezzo al rito romano, fu destinato però ad
illanguidire, man mano che passava il tempo. Questo si verificò per vari motivi: innanzitutto
mancavano i manoscritti, ed, in secondo luogo, i sacerdoti non erano capaci di leggere la
scrittura visigotica.
A motivo di questa situazione, il Cardinale Cisneros, Arcivescovo di Toledo fece
stampare il Messale nel 1500, e il Breviario nel 1502; addirittura creò la cappella del Corpus
Christi nella cattedrale di Toledo, affidata ad un capitolo di preti perché ivi celebrassero
quotidianamente la Messa e l'Ufficio.
Nel 1776 il Cardinale Lorenzana ristampò il Breviario, e posteriormente, nel 1804 si
ristampò il Messale, ad opera dell’Arevalo, dopo essere stato rivisto dal Lorenzana.
Dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, nello spirito del n° 4 della SC, il
Cardinale Marcello González Martín, Arcivesco di Toledo, intraprese nel 1982 la riforma del
Rito per mezzo di una Commissione di esperti da Lui nominata e presieduta.
Il primo frutto della riforma, tutt'ora in corso, è il Missale Hispanico-Mozarabicum.

7 - L'ordo missae
7.1 - L'ordo missae in Isidoro
Le fonti per rintracciare l'ordo missae ispanico sono diverse. Prima di tutto dobbiamo
citare Isidoro di Sivigla che descrive l'Ordo Missae nel suo De Ecclesiasticis Officiis.
Ma Isidoro sotto il nome di Ordo Missae soltanto descrive le orazioni che formano la
preghiera eucaristica, trascurando la prima parte del Ordo, cioè, la liturgia della Parola. Tale
Ordo è così disposto:

- Prima earundem ORATIO ADMONITIONIS est erga populum.


- POST NOMINA. Secunda invocationis ad Deum est ut clementer suscipiat preces
fidelium oblationesque eorum.
- ALIA. Tertia autem effunditur pro offerentibus, sive pro defunctis fidelibus.
- AD PACEM. Quarta post haec infertur pro osculo pacis.
- ILLATIO. Quinta deinde infertur illatio in sanctificatione oblationis... et Hosanna
in excelsis cantatur.
- POST SANCTUS - POST PRIDIE. Porro sexta ex hinc succedit conformatio
(confirmatio) sacramenti.
109
- PATER NOSTER. Harum ultima est oratio, qua Dominus noster discipulos suos
orare instituit.

Isidoro non ci dà un Ordo missae completo, ed anche la parte che ci descrive non
coincide del tutto con i libri liturgici. Così, per esempio, non menziona la benedizione né la
recita del Simbolo degli Apostoli. Comunque, dobbiamo tener conto, che anche Isidoro ebbe
il suo influsso nella fase di evoluzione della liturgia ispanica.

7.2 - L'ordo missae nelle fonti liturgiche


L'Ordo Missae lo troviamo nei seguenti libri liturgici:
- Missa omnimoda nel LOE 477-528.
- La prima Domenica dell'avvento nel MCis, MM (:PL 85, 109-120).
- Il formulario della messa dopo il sabato della Pasqua nel MCis, MM (:PL 85, 522-
568).
- In ambedue loci nel messale di Lorenzana.
- In una edizione per la cappella mozarabica della cattedrale di Toledo della messa e
dell'ufficio, edito nel 1885 a Toledo. C'è soltanto l'ordinario e l' expositio missae.

7.3 – L’Ordo Missae nel Messale stampato


Il problema che noi abbiamo nell’Ordo Missae, è che Ortíz nell’edizione del Messale
nel 1500, adoperò l’Ordo Missae romano secondo l’uso di Toledo nel secolo XV. Perciò
l’Ordo Missae che noi abbiamo, è il risultato della fusione dell’Ordo Missae romano
toledano, e l’Ordo Missae ispanico. Il risultato è un Ordo Missae ibrido con elementi
romano-franchi e ispanici.
Tuttavia si deve dire che Ortíz non ha avuto nei manoscritti ispanici le indicazioni
rubricali per poter stabilire un Ordo Missae puramente ispanico; basta ricordare lo stato di
decadenza del rito nelle sei parocchie di Toledo.
Crediamo che non si possa argomentare dicendo che nel Messale Romano-Toledano
erano entrati degli elementi mozarabici; questo mi sembra impensabile giacché il rito ispanico
non aveva molto influsso nella liturgia toledana. Ma quello che è certo e che questi messali
romano-toletani avevano subito gli influssi carolingi126.

126
Cfr. J. JANINI, El “Ordo Missae” del Misal Mozárabe de
Cisneros :Anales Valentinos 10 (1984) 333-344.
110
Anche l’Ordo Missae nel MM ha le sue difficoltà, giacché nel Messale si possono
scoprire tre Ordines, o forse meglio, tre varianti dello stesso Ordo. Ecco lo schema generale
dell’Ordo, nel quale includiamo le varianti dello stesso messale:

- In sacrario lavat manus dicendo: Largire sensibus nostris...


- Postea flectat genua coram vestibus et dicat quatuor Ave Maria.
- Deinde muniat se signo crucis et super quamlibet vestem dicat: In nomine Patris
+ et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Ad amictum: Pone, Domine, galeam...
Ad albam: Indue me Domine...
Ad cingulum: Precinge, Domine,cingulo fidei...
Ad manipulum: Merear, quaeso, Domine...
Ad stolam: Redde mihi, Domine, obsecro...
Ad casulam: Jugum tuum, Domine...

- Postea quam sacerdos sit indutus dicat hoc: Pater peccavi..., post
responsorium: Oremus. Deus qui de indignis dignos...
- Statim manibus iunctis coram pectoribus exeat, et ad altare faciat
confessionem dicendo prius:
Ave maria. In nomine Domini
Confiteor
Absolutio: Misereatur vestri...
Absolutio ad populum: Indulgentiam...
Oremus. Aufer a nobis...

- Et statim accedat ad altare et faciat crucem super aram dicendo: In nomine


Patris + et Filiii...:
Et osculetur aram et dicat: Salve crux...
Oremus: Exaudi nos Deus...
Oratio: Per virtutem sanctae crucis...
Alia: Conscientias nostras...
Alia Oratio: Adsit nobis, Domine...

Ad extendedum corporalia dicat sacerdos: In tuo conspectu...


Mundando calicem dicat: Dignare, Domine, mundare...
Quando ponit vinum: Misce, quaesumus, Domine...
Benedictio aquae: Jube Domine benedicere:
Dicat minister: Ab illo benedicatur.
Oratio: Ex latere Christi...

Quando ponit hostiam in patena: Benedictio Dei Patris +...


Ante evangelium dicat sacerdos. Oratio: Conforta me, Rex sanctorum...:
Inclinet se in medium altaris et dicat: Jube, Domine, bendicere.
Diaconus vero dicat: Munda cor meum...
Quando petit benedictionem a sacerdote: Jube, Domine, benedicere
111
Dicat sacerdos: Corroboret Dominus...

Quando osculatur evangelium dicat presbyter: Ave Verbum divinum.


Ad hostiam offerendam. Oratio: Acceptabilis...
Ad offerendum calicem. Oratio: Offerimus tibi, Domine...
Ad ponendam fiolam. Oratio: Hanc oblationem...
Inclinet se iunctis manibus et dicat hanc orationem: Domine, Deus
omnipotens...
Benedictio incensi: Jube, Domine, benedicere. Ab illo bendicatur...:
Incensando dicat sacerdos. Oratio: Placare, Domine...

Ad offertorium populi, dicat sacerdos offerenti: Centuplum accipias.


Ad lavandum manus: Lavabo inter innocentes...
In fine missae dicitur antiphona in laudem gloriosae Virginis Mariae. Salve
Regina.

OMNIUM OFFERENTIUM
- Dicat Presbyter ante altare antequam faciat confessionem, in omnibus festis

praecipuis: per intercessionem....


- Praelegendum
- Gloria in excelsis Deo:
Dicat iterum: Per omnia semper saecula...

- Oratio post Gloriam:


Dicat presbyter in medium altaris: Per misericordiam tuam...
Dominus sit semper vobiscum
- Prophetia:
Iterum dicat: Dominus sit semper vobiscum
Hymnus trium puerorum
Dicat Presbyter: Confitemini, Domine...
- Psallendum:
Dicat diaconus: Silentium facite.
Hic ponat vinum in calice dum dicitur epistula

- Apostolus:
Dicat presbyter: Dominus sit semper vobiscum
- Evangelium:
Dicat Presbyter: Dominus sit semper vobiscum
Tunc offert sacerdos hostiam
- Lauda:
Postea dicit: Deo gratias
- Sacrificium:
Et dum cantatur sacrificium offerat hostiam in calicem cum orationibus quae
sequuntur: Acceptabilis sit Maiestati tuae...
Dimittendo patenam super corporales. Deinde accipiat calicem sanctificando
sic: In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Offerimus tibi Domine,
112
calicem. Ponat calicem super aram et accipiat filiolam sine sanctificatione et ponat
super calicem dicendo: Hanc oblationem.
Hic dicat: In spiritu humilitatis...
Postea offerat populus; posito incenso dicat Presbyter: Adiuvate me, fratres, in
orationibus vestris et orate pro me ad Dominum.
Hic accipiat aquam in manibus, et dicat silentio su0per oblationem cum tribus
digitis: In nomine Patris...
Inclinet se sacerdos ante altare et dicat silentio istam orationem: Accedam ad
te...

INCIPIT MISSA
Dominus sit semper vobiscum
Oratio admonitionis
Dyptica I
Alia
Dyptica II
Post nomina
Ad pacem
Gratia Dei Patris....
Quomodo astatis pacem facite
Cantus ad pacem
Interim accipiat Sacerdos pacem de patena dicendo sic: Habete osculum
dilectionis et pacis ut apti sitis sacrosanctis mysteriis Dei. Et statim det pacem diacono
vel puero, et puer populo.
Postea inclinet se sacerdos junctis manibus et dicat:
Dominus vobiscum.... (dialogus introductorius)
Illatio
Sanctus
Post sanctus
Deinde dicat sacerdos in silentio iunctis manibus inclinando se ante altare.
Oratio. Inclinet se presbyter ante altare. Adesto
Narratio institutionis
Post pridie
Dominus sit semper vobiscum
Professio fidei
Confractio
Ad orationem dominicam
Oratio dominica
Embolismus
Accipiat modo primam particulam de patena et ponat super calicem dicendo: Vicit
leo... et dicat istam orationem inter se submissa voce: Sancta sanctis et conjunctio...et
mittat particulam in calicem et cooperiat.
Humiliate vos ad benedictionem
Benedictio
Postea statim dicat: Dominus sit semper vobiscum. Quod dicto cantat chorus
Ad accedentes (Gustate et videte)
Quod dicto accipiat Presbyter aliam particulam sequentem et dicat sic: Panem
caelestem...
113
Dicat memento pro mortuis, tenendo illam particulam super calicem. Et perfecto
memento dicat silentio hanc orationem: Domine Deus meus...; Ave in eveum
sacratissima caro Christi...; Ave in evum caelestis potus...; Corpus et Sanguis
Domini...
Et sumat particulam quam in manu habet, et cooperiat calicem et veniat ad patenam,
et consumat omnes particulas per ordinem, Et deinde accipiat patenam et ponat super
calicem, et purget bene cum pollice et accipait sanguinem. Et dum sacerdos sumpserit
sanguinem dicat inmediate hanc orationem: Domine Deus meus...
Antiphona post communionem
Completuria
Solemnia completa sunt, in nomine Domini....127

7.4 – L’ordo missae nel nuovo Missale Hispano-Mozarabicum


Prima di presentare il nuovo ordo missae bisogna fare un accenno a quello presentato
dal Pinell nel I Congresso Internazionale di Liturgia Mozazrabica, celebrato a Toledo
nel 1975.
Quest’ordo può essere considerato como un primo tentativo di riforma del rito:

Praelegendum
Gloria in excelsis (in dominicis et festis)
Trisagion (in sollemnitatibus)
Oratio post Gloriam
Iuxta traditionem B ista pars introductoria omnino ommitittur in feriis totius anni et in
dominicis quadragesimae. Traditio A sustituebat istam partem tribus antiphonis in
feriis et dominicis quadragesimae.
Prophetia
Passio
In festivitatibus martyrum legitur post prophetiam ultima pars passionis; reliquum
Passionis legitur in officio matutino, in plures lectiones divisum.
Benedictiones:
In dominicis et festivitatibus martyrum tatummodo
Psallendum
Tempore quadragesimae psallendum substituitur in aliquibus feriis secundum
traditionem A, in omnibus feriis secundum traditionem B, ab alio cantu qui vocatur
threni
Clamor
Versus solemniter decantatus, qui unitur psallendo, in solemnitatibus tantum
Apostolus
Evangelium
Ad evangelium legendum fit processio cum cruce, incenso et caereis; in vigilia
paschali legit evangelium episcopus
Homilia
Laudes

127
E I Dominica Adventus, MM.
114
In tempore quadragesimae, decantatur versus laudum absque alleluia.
Preces
In quadragesima tantum
Sacrificium (cantus offertoriales)
Oratio admonitionis:
Dypticum pro Ecclesia
Alia
Dyptica pro gradibus Ecclesiae, de Sanctis, aliquando de offerentibus in particulari, et
de defunctis
Oratio post nomina
Oratio ad pacem:
Benedictio ad pacem
Monitio diaconalis
Antiphona ad pacem
Illatio:
Dialogus introductorius
Sanctus
Oratio post sanctus
Enarratio institutionis
Textus fundamentaliter desumptus ex 1Cor 11,23-26, cui populus Amen respondebat
post verba super panem et post verba super calicem
Acclamatio populi: Sic credimus Domine Iesu!
Oratio post pridie:
Doxologia
Cantus ad confractionem
Professio fidei:
Ad orationem dominicam:
Pater noster
Embolismus
Sancta sanctis et commixtio
Cantus ad commixtionem (solummodo in festivitatibus)
Monitio diaconalis
Benedictio:
Monitio diaconalis ad ordinandam communionem
Cantus ad accedentes
Antiphona post communionem
Completuria
Adnuntiatio festivitatum
Dimissio diaconalis.

Adesso proponiamo l’Ordo Missae uscito della riforma della liturgia ispanica, a
cura del Cardinale di Toledo D. Marcelo Ganzález Martín, nel nuovo MISSALE
HISPANICO-MOZARABICUM (1991-1994):

ORDO MISSAE
RITUS INITIALES
Praelegendum
115
Gloria
Trisagion
Oratio post Gloriam
(Haec omnia omittuntur in feriis totius anni, et in dominicis Quadragesimae)
LITURGIA VERBI
Salutatio: Dominus sit semper vobiscum
Prophetia
Psallendum
Conclusio passionis martyris
Benedictiones
Apostolus
Evangelium
Laudes
PRAEPARATIO OBLATIONUM
Sacrificium
INTERCESSIONES SOLEMNES
Oratio Admonitionis
Alia
Oratio post nomina
SIGNUM PACIS
Oratio ad pacem
Cantus ad pacem
Signum pacis
PREX EUCHARISTICA
Dialogus introductorius
Illatio
Sanctus
Oratio post sanctus
Narratio institutionis
Oratio post pridie
Doxologia conclusiva
RITUS COMMUNIONIS
Professio fidei
Cantus ad confractionem
Fractio in novem partes divisa
Ad orationem dominicam
Pater
Sancta sanctis
Commixtio
Benedictio
Cantus ad accedentes
Communio
Antiphona post communionem
Completuria

8 – L’Anno liturgico.
116
La domenica è riconosciuta come il giorno del Signore, ed ha la sua propria dignità
che si dimostra nella struttura propria dell’ufficio cattedrale, ed anche nella celebrazione
della messa, nella quale si cantava il Gloria in excelsis e le Benedictiones, che poi
passarano alle feste dei martiri.
Ma non c’è dubbio che l’organizzazione dell’anno liturgico gira intorno alla
celebrazione della Pasqua annuale. Come prolungamento di essa c’è il tempo pasquale,
cioè, i cinquanta giorni che scorrono dalla Pasqua fino alla Pentecoste; ed anche come
preparazione ad essa si organizza dalla Quaresima alla Settimana Santa.

8.1 – Quaresima.
La Quaresima comincia con la prima domenica in carnes tolendas. Questa
domenica non aveva ancora nessun segno penitenziale; nell’ufficio del vespro si faceva il
congedo dell’alleluia. Il digiuno cominciava il lunedì.
La Quaresima è strutturata in cinque domeniche nelle qualo si ricordavano i grandi
temi della catechesi per i catecumeni, cioè: le tentazioni di Gesù, la Samaritana, il cieco, e
la risurrezione di Lazzaro. Nella terza domenica, dopo quella dedicata alla Samaritana, si
celebrava la domenica De mediante, perché proprio questa domenica si trovava nel bel
mezzo della Quaresima. La tradizione B, invece, ha un’altra struttura del lezionario
domenicale.
La seconda parte della Quaresima, dopo la domenica De mediante, viene chiamata
De Traditione, perché l’accento si pone sulla passione del Signore, soprattutto nell’ufficio
(v. i canti e le orazioni).
La domenica delle Palme, pur aprendo la Settimana Santa e ricordando l’ingresso
del Signore a Gerusalemme, è un giorno eminentemente battesimale. Nell’ufficio
mattutino si benedice l’olio dei catecumeni e si fa il rito dell’effeta; prima della
celebrazione della messa si benedicono le palme e si fa la processione; nell’omelia si fa la
traditio symboli, e durante la messa si consacra il crisma che si presenta con il pane ed il
vino, e si depone sull’altare.
Il triduo pasquale cominciava il Giovedì Santo e finiva nella Veglia pasquale. Nel
Giovedì Santo si celebrava la messa nelle ore postmeridiane, ad nonam. Comunque c’era
un’altra messa per titulos, per quelli che non potevano assistere alla messa postmeridiana
nella chiesa principale; lo stesso accadeva nella Veglia pasquale.
117
Nel Venerdì Santo c’erano due celebrazioni. All’ora di Terza si faceva la solenne
adorazione della Croce nella chiesa del suo nome (?); poi, nel pomeriggio, all’ora di Nona
c’era l’ufficio De indulgentia. Era un ufficio penitenziale di purificazione per tutta la
Chiesa nella stessa ora nella quale moriva Gesù. In esso anche si celebrava la
riconciliazione dei penitenti. La partecipazione a questa celebrazione era una condizione
necessaria per poter partecipare alla comunione pasquale.
Il Sabato notte si celebrava la Veglia pasquale: oltre al lucernario e alle dodici
lezioni, intercalate tra di esse, c’erano anche le orazioni della prex fidelium. Vi era, poi, la
celebrazione dell’iniziazione cristiana e seguiva finalmente la messa.
Con la celebrazione della Veglia pasquale si concludeva anche il triduo sacro.

8.2 – Pasqua e il tempo pasquale.


Alla domenica di Pasqua si celebrava la messa della risurrezione del Signore. La
domenica di Pasqua aveva la sua ottava (è l’unica festa che ha l’ottava) che si concludeva
con la domenica.
Dopo di questa seguono le domeniche di Pasqua, fino a compiere i cinquanta
giorni; sette domeniche includendo quella dell’ottava. Quando si compiono i quaranta
giorni dopo Pasqua, cioè il Giovedì dopo la sesta domenica, si celebra la festa
dell’Ascensione del Signore. Nei giorni che vanno dall’Ascensione fino a Pentecoste, si
celebravano le Litanie Canoniche; erano giorni penitenziali che preparavano per la festa
della Pentecoste.

8.3 – Avvento-Natale-Epifania.
Il Concilio di Saragozza, nel canone 4 prescrive un tempo di preparazione alla festa
dell’Epifania. In questo periodo riconosciamo lo stato più primitivo dell’Avvento, ed anche
sappiamo che la celebrazione del Natale è posteriore a quella dell’Epifania.
L’Avvento si sviluppa posteriormente in sei settimane (cinque nella tradizione A),
tanto da cominciare dopo la festa di S. Martino. L’Avvento finisce prima della festa del
Natale.
118
Nell’Avvento, concretamente il 18 dicembre si celebra la festa della Madonna,
istituita dal X° Concilio di Toledo (a. 656), appunto per non celebrare la festa del 25 marzo
che corre nella Quaresima128.

Dopo il Natale, nella sua ottava, si celebra la festa della Circoncisione del Signore.
Anche dopo il Natale si celebravano le feste di S. Stefano, S. Giacomo fratello del Signore
e S. Giovanni. La festa dei Santi innocenti si celebra dopo l’Epifania, così si segue la
cronologia del testo evangelico.

8.4 – Giorni penitenziali.


Oltre la Quaresima, nell’ambito dell’anno liturgico c’erano i giorni penitenziali.
All’inizio dell’anno si celebravano In caput anni tre giorni di penitenza, tra il primo
gennaio ed il 6, la festa dell’Epifania.
Prima della Pentecoste si celebravano le litanie canoniche. A settembre, prima di S.
Cipriano, ed a novembre, prima di S. Martino, si celebravano anche tre giorni di digiuno.

8.5 – Tempo ordinario.


Le domeniche fuori di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, si chiamano De
Quotidiano.
Esse sono concepite come celebrazioni indipendenti, senza costituire un ciclo
coerente fra di loro. Il loro numero cambia secondo i manoscritti.

8.6 - Il Santorale
Nel calendario prendono il primo posto le celebrazioni di S. Pietro e Paolo, Andrea,
Giovanni Evangelista, Giacomo il Minore, Simone e Giuda, ed anche Giacomo il Maggiore.
Poi vengono i martiri ispanici, ed anche martiri della Chiesa universale. Di Giovanni
Battista si celebra la natività e la decollazione; si celebra anche la festa dell'invenzione della
croce, la cattedra di Pietro e la dedicazione della basilica di S. Michele.

128
Adeo speciali constitutione sancitur ut ante octavum diem,
quo natus est Dominus, Genetricis quoque eius dies habeatur
celeberrimus et preclarus (c. 1).
119
Sono poche le feste dei confessori, perché si celebra soltanto S. Martino, S. Girolamo
e Sant’Agostino. Sant’Emiliano è l'unico confessore ispanico che figura nel calendario.
Durante la Quaresima non si celebra nessuna festa dei Santi, e le feste che si
celebrano nel tempo pasquale e nell'Avvento, acquistano la colorazione propria di questi
tempi liturgici.

9 – L’ufficio Divino.
Nella liturgia ispanica c’è una chiara divisione tra l’ufficio cattedrale e l’ufficio
monastico, i quali, pur avendo una struttura simile, tuttavia sono molto differenti tra di loro, e
tuttavia si deve dire che entrambi si completano.
L’ufficio cattedrale ha soltanto due ore, mentre l’ufficio monastico è più complesso,
più ampio, ed include anche l’ufficio cattedrale.
La struttura generale di ambedue gli uffici dovrebbe essere la seguente:
Introduzione
Salmodia
Lettura della Sacra Scrittura
Imnodia
Eucologia
Apendice devozionale (?)

9.1 – L’ufficio cattedrale.


L’ufficio cattedrale è costituito da due ore di preghiera: ad vesperum et ad matutinum.
Nelle ferie penitenziali si aggiungono le ore minori di terza, sesta e nona.
L’ufficio cattedrale si distingue per la varietà dei suoi elementi, benché in esso
riscontriamo delle formule invariabili.
La salmodia è ridotta al minimo nell’ufficio cattedrale: tre salmi nel vespro, e nove
oppure undici nell’ufficio mattutino; per questa ragione, in questa ufficiatura si mette in
rilievo l’eucologia ed i cantici.
Questa variabilità di elementi costitutivi fa si che l’ufficio cattedrale si svolga secondo
il ritmo dell’anno liturgico, giacché la teologia dei diversi cicli liturgici si trova alla base della
sua ufficiatura.
Appunto per questa varietà c’era bisogno di molti libri liturgici:
1 - Il Liber Psalmorum
2 – Il Liber Canticorum
3 – Il Liber Himnorum
120
4 – Il Liber Orationum Psalmographus
5 – Il Liber Orationum Festivus
6 – L’Antiphonario
9.2 – Schema dell’ufficio cattedrale
AD VESPERUM
AD MATUTINUM
In feriis poenitentialibus
Ad Tertiam
Ad Sextam
Ad Nonam
OFFICIUM FERIALE
OFFICIUM VESPERTINUM
Oblatio luminis
Vespertinum (psalmus)
Antiphona. Psalmus
Antiphona. Psalmus
Hymnus
Versus (traditio A)
Supplicatio (traditio B)
Completuria
Pater noster Petitio (traditio B)
Benedictio
OFFICIUM MATUTINUM
Antiphona cum psalmo tertio
Collecta de psalmo tertio

Antiphona. Psalmus. Collecta


Antiphona. Psalmus. Collecta
Antiphona. Psalmus . Collecta
Responsorium
Antiphona cum psalmo quinquagesimo
Collecta
Antiphona cum cantico de V.T.
Oratio de cantico (traditio B)
Antiphona cum psalmo matutinario
Antiphona. Psalmi 148-150
(Lectio)
Hymnus
Versus (traditio A)
Supplicatio (traditio B)
Completuria
Pater noster
Petitio (traditio B)
Benedcitio (traditio A)
OFFICIUM DOMINICALE
OFFICIUM MATUTINO
Hymnus: Aeterne rerum Conditor
121
Oratio de aeterne
Psalmi canonici (3,50,56) cum antiphonis concordibus
Oratio de psalmis canonicis
Antiphona. Versus de psalmo. Collecta
Antiphona. Versus de psalmo. Collecta
Alleluiaticum. Versus de psalmo. Collecta
Responsorium
Antiphona cum cantico de V.T.
Oratio de cantico (traditio B)
Antiphona cum benedictionibus
(Oratio)
Sonum
Antiphona cum psalmis 148-150
(Lectio)
Hymnus ( Te Deum laudamus in dominicis De Quotidiano)
(Supplicatio)
Completuria
Pater noster
Petitio (traditio B)
Benedictio (traditio A)
Psallendum
Oratio
(N. B. La struttura dei vespri domenicali è uguale alla struttura dell’ufficio festivo).
OFFICIUM FESTIVUM
OFFICIUM VESPERTINUM
Oblatio luminis
Vespertinum. Versus
Oratio (traditio B in aliquibus solemnitatibus)
Sonum
Antiphona. Versus
Alleluiaticum. Versus
Hymnus
Versus (traditio A)
Supplicatio (traditio B)
Compoleturia
Pater noster
Petitio (traditio B)
Benedictio
Psallendum
Oratio
OFFICIUM MATUTINUM
Antiphona cum psalmo tertio
Collecta
Antiphona. Versus de psalmo. Collecta
Antiphona. Versus de psalmo. Collecta
Alleluiaticum. Versus de psalmo. Collecta
122
(In traditione A tertia antiphona est cum alleluia)
Responsorium
Oratio
Antiphona cum psalmo quinquagesimo. Collecta
Antiphona cum cantico variabili de V. T.
Oratio de cantico (traditio B)
Antiphona cum benedictionibus
Sonum
Antiphona cum psalmis 148-150
(Lectio)
Hymnus
Versus (traditio A)
Supplicatio (traditio B)
Completuria
Pater noster
Petitio (traditio B)
Benedictio (traditio A)
Psallendum
Oratio

9.3 – L’ufficio monastico


L’ufficio monastico è formato dalle ore canoniche e dalle ore peculiari, oltre che
dall’ufficio cattedrale. Le ore peculiari sembra che abbiano origine da Fruttoso di Braga:
esse erano una specie di meditazione che precedeva oppure seguiva l’ufficiatura canonica.
L’ufficio monastico, pur mantenendo una struttura fondamentale ed identica con
l’ufficio cattedrale, è molto diverso da esso. La caratteristica dell’ufficio cattedrale era la
variabilità dei suoi elementi, mentre l’ufficio monastico si caratterizza per la sua
invariabilità; in esso le letture sono molto brevi, per cui l’accento si pone sulla salmodia.
La salmodia è ciò che costituisce l’ufficio monastico: nelle ore canoniche si recitavano
trenta salmi nelle ferie e trentasei nelle domeniche.
A motivo di tutto questo, il Salterio costituisce il corpo centrale dell’ufficio: in esso
l’eucologia ed i cantici sono ridotti alla minima espressione.
La riduzione dell’eucologia fa si che la teologia dell’ufficio monastico punti sulla
teologia delle Ore più che sulla teologia dell’Anno Liturgico.

9.4 – Schema dell’ufficio monastico


123
OFFICIUM MONASTICUM
Horae canonicae Horae peculiares
................................................................... Ad decimam, undecimam et duodecimam
AD VESPERUM ....................................................................
................................................................... Ordo ante completam
Ordo ad completam ....................................................................
................................................................... Ordo post completam
................................................................... Ante lectulum
................................................................... Ad medium noctis
................................................................... Peculiaris vigilia
Ad nocturnos ....................................................................
.................................................................... Post nocturnos
.................................................................... Ordo peculiaris aurorae
AD MATUTINUM ....................................................................
.................................................................... Ordo ad primam et secundam
Ordo ad tertiam ....................................................................
.................................................................... Ordo ad quartam et quintam
Ordo ad sextam .....................................................................
.................................................................... Ordo ad septimam et octavam
Ordo ad nonam ....................................................................
124
VI - LA LITURGIA CELTICA
Bibliografía

L. GOUGOUD, Celtiques liturgies :DACL II/2 (Paris 1910) 2969-3032.


J. PINELL, "La liturgia celtica", in AA. VV. Anamnesis 2 (Casale Monferrato 1978)
67-70.
L-C. SHEPPARD, Celtic rite :New Catholic Encyclopedia (Washintong 1967) 384-
385.
M. TOSI, La liturgia di san Colombano a Bobbio :Columba 5 (1964) 79-86; 7 (1965)
25-32.
F-E. WARREN, The Liturgy and Ritual of the Celtic Curch (Oxford 1881).
Questa liturgia non viene considerata da molti studiosi, e tante volte si abbina con la
liturgia gallicana. La causa di questo fatto è dovuta in parte alla poca originalità ed ai pochi
documenti di questa liturgia pervenuti fino a noi.
Questa è una di quelle liturgie occidentali che sorse proprio come liturgia originale e
differente delle altre liturgie, però appena nata non si sviluppò, e perciò ricevette l'influsso
delle altre liturgie (gallicana, ispanica e romana).

1 - Nome
Gli usi liturgici sviluppatosi nelle chiese celtiche dell'Irlanda, nel periodo che va dal
secolo VI al secolo IX, sono chiamati "liturgia celtica".
Non si può parlare di una vera e propria liturgia secondo il senso in cui si è parlato
delle altre liturgie occidentali, appunto perché questa liturgia non riuscì a svilupparsi
pienamente, e gli influssi delle altre liturgie sono talmente considerevoli che non permettono
di parlare di originalità liturgica propria. Malgrado tutto, le fonti più antiche, del settimo
secolo ci danno uno schema di ordo missae e di ufficio monastico.
Gli influssi gallicani ed ambrosiani nonché ispanici sono notevoli. Ma questa liturgia
si propagò oltre l'Irlanda, e fu celebrata nella Gran Bretagna, in Scozia e nella Penisola
Occidentale della Francia (la Bretagna di Armorica): ciò fu dovuto alle trasmigrazioni dei
Celti. Fu celebrata anche nelle colonie monastiche irlandesi fondate da S. Colombano in
Francia (Luxueil), in Germania (Ratisbona), in Svizzera (St. Gallen) e in Italia (Bobbio).
Nella liturgia celtica possiamo distinguere due periodi; il primo, dagli inizi fino alla
seconda metà del secolo V con l’evangelizzazione di Patrizio, corrisponderebbe al periodo
romano. Però di questo periodo non sappiamo nulla.
Il secondo periodo comincerebbe con l’opera evangelizzatrice di Patrizio.
125
Gli usi celtici sparirono progressivamente a partire del secolo VIII; nel 1069 gli usi
celtici furono oppressi totalmente.

2 - Origini
La Chiesa più antica nelle Isole Britanniche è quella formata dalla cristianità celtica
della Britannia. Fu costituita nel corso della conquista romana (dai cristiani fuggiti da Lione e
Vienne). Secondo la testimonianza di Tertulliano, il cristianesimo si diffuse oltre i territori
occupati dai Romani. La presenza di Vescovi britannici (Londra, Lincol, York) ai concili del
sec. IV nelle Gallie, in Bulgaria (Sardica) e in Italia (Rimini nel 358), dimostra l'esistenza di
un’organizzazione ecclesiale nelle Isole Britanniche.
Però questo il cristianesimo morì assieme alla caduta dell’Impero Romano alla fine
del secolo IV e all’inizio del secolo V. Ciò fu dovuto alle invasioni pagane del Nord della
Gran Bretagna, i Pitti, dall’Ovest (Irlandesi e Galli) e dall'Est (Angli e Sassoni).
I cristiani rimasti in Inghilterra fuggirono sulle montagne occidentali dove ben presto
riorganizzarono la Chiesa. Una prova della vitalità di questa Chiesa è la sua azione
missionaria. Da queste comunità proviene diretta o indirettamente l'evangelizzazione della
Scozia e dell'Irlanda.
Alla fine del secolo IV e all’inizio del secolo V, l'Irlanda era ancora un paese
sconosciuto dal Continente Europeo. La vera e propria conversione dell'Irlanda fu opera di S.
Patrizio (+461ca.), benché il Papa Celestino I avesse inviato il vescovo Palladio nel 431.
La diffusione del cristianesimo fu rapidissima dovuto alla costituzione sociologica
della società fondata sul clan; la conversione del capo del clan portò alla conversione tutto il
gruppo.
Questa stessa costituzione sociale condizionò la costituzione della Chiesa che si
organizzò intorno all'Abate-Vescovo, più che in un territorio intorno alla cattedrale.
Questa impostazione monastica della costituzione ecclesiale si sentirà nella liturgia.
La caratteristica del monachesimo irlandese è una grande austerità vissuta nella
solitudine. Questo atteggiamento provoca un certo individualismo o personalismo tipico di
questa spiritualità. Queste caratteristiche si troveranno nei testi liturgici.

3 -Fonti

Ir = München, Staatsbibliothek, ms. Clm. 14429


Ed. A. DOLD - L. EINZENHÖFER, Irische Palimpsrstsakramentar =TuA
53-54 (Beuron 1964).
126
Ir M = Oxford, Bibl. Bodleiana, ms. 504
Ed. F-E. WARREN, The Manuscript Irisch Missal of Corpus Christi College
(Oxford) (London 1879).
Stw = Dublin, Royal Irisch Academy, ms. D II 3
Ed. G-F. WARNER, The Stowe Missal =HBS 32 (London 1920) (CLLA 101).
A Ban = Antifonario di Bangor
Ed. F-E. WARREN, The Antiphonary of Bangor, I-II (London 1893-1895)
Antiphonarium Monasterii Benchorensis :PL 72, 579-606.
Col = L. BROU, Le fragment liturgique Colmar 144, reste d’un pontifical irlandais
du VIIIè. siècle :BLE 54 (1955) 65-71.
4 - L'ordo missae
[Litanie] Orationes
Gloria in excelsis (cum interpollationibus)
Oratio
EPISTOLA - Oratio
Psalmus - (Oratio)
Alleluia - (Oratio)
Deprecatio S. Martini - Oratio
Dirigatur (Ps 140,2, ter canitur)
Hic elevatur linteamen de calice
Veni, Domine, sanctificator omnipotens et benedic hoc sacrificium preparatum tibi.
Amen. (ter canitur)
EVANGELIUM - Oratio
CREDO
Cantus offertorialis
Orationes super oblata
PRAEFATIO - SANCTUS (cum interpollationibus, cfr. LMS 115)
CANON ROMANUS (cum multis adiunctis, elenchus nominum sanctorum-oratio
Ambrosi-elenchus nominum sanctorum)
Cantus ad fractionem (Cognoverunt Dominum)
Fractio
PATER NOSTER - Embolismus
Benedictio ad pacem - Cantus ad pacem
Cantus ad commixtionem - commixtio
Cantus ad communionem - communio
Oratio gratiarum actionis
Quest'ordo missae si trova nel Messale di Stowe.

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