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I CETACEI NEL MEDITERRANEO

1. Il Mediterraneo e il Santuario Internazionale dei Cetacei

2. I Cetacei

3. Quali sono i grandi cetacei presenti nel Mediterraneo?

4. Incontri particolari

5. Eccezionale scoperta nel golfo di Taranto: straordinaria nascita di piccoli delfini nelle acque
dello Jonio!

6. Jonian Dolphin Conservation


1. IL MEDITERRANEO E IL SANTUARIO INTERNAZIONALE DEI CETACEI

La geografia - Il Mar Mediterraneo viene considerato un bacino semichiuso; l’unica apertura che lo mette in
comunicazione con gli altri mari del mondo è lo Stretto di Gibilterra che, però, risulta essere molto piccolo con
un’ampiezza di circa 10 km e una profondità di poco superiore ai 300 metri. Il Canale di Suez, lo Stretto dei
Dardanelli e quello del Bosforo sono ancora più piccoli e, in pratica, influenzano molto poco la vita del
Mediterraneo.

L’etimologia – Il Mar Mediterraneo non ha sempre avuto la forma che conosciamo oggi e la sua geologia
spiega l’origine e il significato del nome. Nel Permiano, infatti, circa 240 milioni di anni fa, tutti i continenti
erano riuniti in un unico grande blocco, la Pangea, circondato da un immenso mare, la Tetide. Grazie alla lenta
deriva dei continenti, la Pangea si frammentò nei vari continenti e il mar della Tetide cominciò a rimpicciolirsi
sempre più fino a quando raggiunse la forma attuale dovuta al ricongiungimento del blocco africano con quello
eurasiatico. Questo piccolo tratto di mare rimasto “intrappolato” tra due grandi continenti è il Mar Mediterraneo
ed è ciò che rimane del grande mar della Tetide. Mediterraneo significa infatti “mare in mezzo alle terre”.

Caratteristiche oceanografiche - Per poter studiare e comprendere la vita che si ha in un determinato


ambiente, bisogna conoscerne le caratteristiche chimico-fisiche ed oceanografiche.
In Mediterraneo vi è una circolazione di acqua fredda e leggera che entra da Gibilterra e si distribuisce sulla
superficie del mare. Essendo un bacino semichiuso, nelle acque del nostro mare si verifica un’elevatissima
evaporazione causata dall’irraggiamento solare. Si ha in questo modo una maggior salinità delle acque interne al
bacino. La salinità del Mediterraneo è infatti molto alta, 37-38‰. Questa acqua più salata risulta essere anche
più pesante e, di conseguenza, cade sul fondo del mare e tracima successivamente, dopo aver fatto il giro di
tutto il bacino, attraverso lo Stretto di Gibilterra. In questa zona si hanno quindi due correnti di acqua differenti:
una leggera e superficiale in entrata, e un’altra pesante sul fondo in uscita.
Un’altra particolare caratteristica oceanografica del Mare Nostrum è la temperatura delle sue acque. Negli altri
mari del mondo, si osserva normalmente una diminuzione della temperatura dalla superficie al fondo del mare;
in Mediterraneo, invece, si hanno fluttuazioni stagionali molto elevate con una conseguente escursione termica
nelle acque superficiali fino a 14°, valore nettamente alto. In aggiunta, in profondità, la temperatura si mantiene
sempre costante, sia d’estate che d’inverno, intorno ai 13°.
Il Mediterraneo viene considerato un mare povero e poco produttivo (oligotrofo) per quanto riguarda la
produttività primaria, ossia la quantità di biomassa prodotta dagli organismi vegetali attraverso la fotosintesi. Il
ciclo biologico della materia prevede che tutta la sostanza organica presente in mare, sottoforma di animali e
vegetali, una volta morti gli organismi, cada sul fondo del mare e venga trasformata in sostanza inorganica
grazie all’opera di particolari batteri decompositori che vivono sul fondo marino. Ciò avviene anche in
Mediterraneo, ma a causa della corrente che abbiamo visto essere presente sul fondo, gran parte di questa
sostanza inorganica viene persa tracimando dallo Stretto di Gibilterra.
Ciò causa una riduzione del numero di specie animali e vegetali rispetto a quello osservato negli altri mari più
produttivi. Tuttavia, grazie a un fenomeno oceanografico particolare, questa “povertà” non si osserva in una
zona del Mediterraneo, ossia nel Bacino corso-ligure-provenzale.

Il Bacino corso-ligure-provenzale – E’ delimitato dalla costa italo-francese tra Genova e Tolone, la Corsica
occidentale e la Sardegna occidentale. Esso è caratterizzato da una profondità media di 2300 metri ed è
direttamente collegato all’Oceano Atlantico grazie ad una corrente superficiale proveniente dallo Stretto di
Gibilterra. Questa corrente si biforca all’altezza dell’Algeria: un ramo si dirige verso le coste occidentali della
Sardegna e della Corsica, l’altro costeggia la costa tirrenica italiana. In prossimità di Genova le due correnti si
ricongiungono e si mescolano alle acque di origine continentale portate dal fiume Rodano. Un vortice ciclonico
antiorario è tipico del Bacino corso-ligure-provenzale durante la stagione estiva; esso crea una risalita delle
acque profonde ricche di nutrienti, fenomeno noto con il nome di upwelling. Durante il periodo autunnale
questo fenomeno è dovuto all’attività di venti provenienti dal continente, ovvero tramontana e maestrale; ed è
proprio questo rimescolamento verticale, in concomitanza con altri parametri chimico-fisici e oceanografici,
quali l’intensa evaporazione e l’immissione di nutrienti dal Rodano, a determinare le condizioni per una elevata
produttività primaria, non riscontrabile in nessuna altra zona del Mar Mediterraneo.
Il Bacino corso-ligure-provenzale è infatti la regione mediterranea in cui la presenza dei Cetacei è più
massiccia, sia per quanto riguarda il numero di esemplari sia come diversità di specie.

Il Santuario - Alla luce di questa abbondanza di specie di Cetacei, il 22 marzo 1993 i rappresentanti dei
Ministeri dell’Ambiente di Francia e Italia e il Ministro di Stato del Principato di Monaco firmarono a Bruxelles
una dichiarazione relativa all’istituzione in questa zona di un Santuario mediterraneo per i mammiferi marini;
esso è delimitato ad ovest da una linea che va dalla punta Escampobariou (punta ovest della penisola di Giens)
con posizione 43°01’N e 006°05’E fino a Capo Falcone, situato sulla costa occidentale della Sardegna (40°58’N
e 008°12’E); ad est, una linea che va da Capo Ferro, situato sulla costa nord della Sardegna (41°09’N e
009°31’E) fino a Fosso Chiarone, situato sulla costa occidentale italiana (42°21’N e 011°31’E) (Fig. 1).
L'accordo definitivo del 25 Novembre 1999 ha finalmente sancito la nascita di questa grande area marina
protetta. E nel 2001 è arrivata la ratifica dell'accordo da parte dell'Italia.
2. I CETACEI

L’anatomia - I cetacei sono mammiferi marini che, nel corso della loro evoluzione, hanno colonizzato
l’ambiente acquatico subendo una serie di importanti adattamenti anatomici e fisiologici. A differenza dei
mammiferi terrestri, i cetacei hanno perso il pelo che è stato sostituito da uno spesso strato di grasso
sottocutaneo con funzione di coibentazione; hanno perso gli arti posteriori sviluppando una potente muscolatura
nella zona anteriore alla coda; hanno perso il bacino anche se possiedono ancora un “ricordo” di questa struttura
ossea ancestrale: piccole ossa vestigiali situate in mezzo alle viscere.

La fisiologia - Molte sono le modificazioni subite a livello fisiologico per consentire a questi animali di
compiere apnee molto prolungate, cosa impossibile per gli altri mammiferi. Sono dotati infatti di un numero
molto elevato di pigmenti respiratori – emoglobina nel sangue e mioglobina nei muscoli – che permettono di
legare una notevole quantità di ossigeno maggiore; durante l’immersione possono compiere bradicardia -
rallentamento del battito cardiaco – e vasocostrizione – chiusura dei vasi sanguigni che irrorano gli organi
“meno” importanti per rifornire con un quantitativo maggiore di sangue ossigenato gli organi principali, cuore e
cervello; hanno il volume dei polmoni molto ridotto rispetto alle dimensioni totali del corpo; possiedono infine
un fitto sistema di capillari, la rete mirabilis, ben sviluppato a livello delle pinne pettorali che cattura le
eventuali bolle di azoto formate durante l’apnea e le rilascia lentamente tra un’immersione e l’altra.

La classificazione - I cetacei si dividono in due sottordini: gli Odontoceti ossia i “cetacei con i denti” - dal
greco odous / odontòs che significa dente - e i Misticeti, i “Cetacei con i baffi” - dal greco mystax / mystakòs
ossia baffi. Questi due gruppi si differenziano, infatti, proprio per la presenza di due diverse strutture all’interno
della bocca: i denti nei primi e i fanoni nei secondi. I denti sono strutturalmente molto simili a quelli degli altri
mammiferi anche se qualche sostanziale differenza si osserva nelle notevoli dimensioni e nel numero che può
variare da specie a specie, da un minimo di uno ad un massimo di 60 paia. I denti permettono a questi animali di
cacciare attivamente le loro prede, ossia pesci,
calamari e crostacei. I fanoni, invece, sono lamine
cornee triangolari con un lato dotato di molte
setole che permettono alle balene di filtrare
dall’acqua i piccoli crostacei – il krill - di cui sono
ghiotte.
Un’altra importante differenza si osserva a livello
nasale: i Misticeti hanno lo sfiatatoio diviso in due
aperture distinte (vedi foto), mentre gli Odontoceti
possiedono un’unica narice.
3. QUALI SONO I GRANDI CETACEI PRESENTI NEL MEDITERRANEO?

Il mar Mediterraneo è caratterizzato da alti livelli di diversità biologica ed endemismo (ovvero specie che sono
presenti solo qui). Tuttavia, è anche una delle regioni marine con i livelli più alti al mondo di traffico navale,
inquinamento, densità abitativa, turismo e pesca. La sopravvivenza delle popolazioni isolate di cetacei che
ospita è, quindi, minacciata su più fronti e azioni di conservazione a livello dell’intero bacino sono sempre più
urgenti.
Nel Mediterraneo si possono incontrare 21 specie di cetacei, delle quali otto sono specie residenti e di
osservazione regolare, mentre le altre 13 sono di comparsa occasionale in quanto rappresentate da individui che
di tanto in tanto entrano nel Mediterraneo (soprattutto dall’oceano Atlantico e un po’ meno dal mar Rosso). In
generale, balene e delfini sono più abbondanti nelle zone occidentali e centrali del bacino, più vicine all’oceano
Atlantico, mentre si fanno più rari nella zona orientale e nel mar Nero.
Tutti questi animali hanno colonizzato ambienti diversi del Mar Mediterraneo; immaginando che il mare possa
essere diviso in tre zone principali, l’ambiente pelagico, con profondità media superiore ai 2000 mt, l’ambiente
di scarpata, tra i 1000 e i 500 mt e quello costiero, inferiore ai 500 mt, balenottera, globicefalo e stenella striata
sono animali pelagici, capodoglio, zifio, e grampo di scarpata e infine, tursiope e delfino comune

LE SPECIE
Sono regolarmente presenti nel Mediterraneo due specie di enormi dimensioni, la Balenottera comune e il
Capodoglio, tre specie di delfini (Delfino comune, Tursiope e Stenella striata) e tre specie poco conosciute di
dimensioni intermedie (Grampo, Globicefalo e Zifio).

Balenottera comune (Balaenoptera


physalus)
Con 24 m di lunghezza è il gigante dei
nostri mari nonché l’unico misticeto
(balena con fanoni) che si riproduce nel
Mediterraneo. E’ comune nei bacini
occidentale e centrale, con una
concentrazione estiva nel bacino
Ligure-Corso-Provenzale. Vive in acque
profonde (400 – 2.500 m) nutrendosi di
minuscoli gamberetti.
Capodoglio (Physeter macrocephalus)
Lungo fino a 18 m. Si osserva in tutto il
bacino del Mediterraneo, soprattutto in
aree di scarpata continentale dove il
fondale precipita bruscamente verso
grandi profondità. E’ in grado di
immergersi per oltre 2 ore raggiungendo
i 2.000 m di profondità alla ricerca di
calamari.

Delfino comune (Delphinus delphis)


Lungo 2 m, si osserva sia in mare aperto
che in prossimità della costa. Vi sono
popolazioni isolate a nord della
Sardegna, nel Tirreno meridionale,
Canale di Sicilia, Ionio orientale ed Egeo
settentrionale. Si nutre soprattutto di
pesci.

Stenella striata (Stenella coeruleoalba)


Lunga 2 m. Il più comune cetaceo di
alto mare, diffuso da Gibilterra al mare
Egeo e al bacino di Levante. Vive nelle
acque profonde al di là della piattaforma
continentale nutrendosi di pesci,
cefalopodi e crostacei planctonici.
Tursiope (Tursiops truncatus)
Lungo 3 m. E’ il cetaceo più comune
vicino alla costa, dove si osserva in
piccoli gruppi isolati. Specie molto
adattabile, si nutre principalmente di
pesci ma anche di cefalopodi e crostacei
secondo la disponibilità.

Globicefalo (Globicephala melas)


5-6 m di lunghezza. Specie di acque
profonde, è presente nella porzione
occidentale e centrale del
Mediterraneo, probabilmente del tutto
assente in quella orientale. Si nutre di
calamari.

Grampo (Grampus griseus)


Lungo 3,5 m. E’ comune da
Gibilterra al mare Egeo. Specie di alto
mare, spesso in corrispondenza della
scarpata continentale e di canyon
sottomarini. La preda preferita sono i
calamari.
Zifio (Ziphius cavirostris)
Lungo 6 m. Diffuso in tutto il bacino ma
piuttosto raro. Frequenta le acque
profonde e la scarpata continentale, con
una predilezione per le acque soprastanti i
canyon sottomarini. E’ un predatore
opportunista che nel Mediterraneo si
nutre soprattutto di calamari.
4. INCONTRI PARTICOLARI
Il gabbiano (Larus ridibundus) e il pesce luna (Mola mola) sono due specie molto frequenti in quasi tutti i mari
del mondo. Il primo sorvola le nostre città di mare, le coste, le barche in navigazione ma spesso anche le
discariche; il secondo, invece, si trova distribuito un po’ ovunque ma se ne osservano moltissimi a fine
primavera inizio estate, ossia quando la sua preda preferita, la velella spirans, una piccolissima medusa non
irritante, ha il suo boom demografico. In quel periodo si vede la superficie del mare completamente ricoperta da
queste medusine planctoniche che possono addirittura essere scambiate per sporcizia galleggiante ma che in
realtà sono dei celenterati molto affascinanti, dotati di una piccola “vela” trasparente che gli permette di
muoversi con il vento e un piccolo “scafo” blu da cui si dipartono i piccoli tentacoli.
Ma ancora più affascinante è l’incontro di un gabbiano con un pesce luna che galleggia sdraiato in superficie.
L’uccello si avvicina lentamente al pesce che, però, non sembra intimorito e non fugge, fino a che lo becchetta
sul fianco. La prima volta che ho osservato questo fenomeno credevo, erroneamente, che il gabbiano volesse
mangiarsi il pesce, invece ho scoperto che l’uccello “aiuta” il pesce a togliersi i parassiti di dosso……uno
strano ma affascinante esempio di simbiosi!

Un interessante e sempre gradito incontro che si può fare in Mediterraneo è quello con la tartaruga marina
Caretta caretta. Questo rettile può raggiungere una lunghezza totale di 1.30 metri, ama nutrirsi di molluschi e
crostacei ed è presente in tutti i mari caldi e temperati del pianeta.
È la specie di tartaruga più frequente in mar Mediterraneo dove riesce ancora a riprodursi su alcune spiagge
indisturbate delle coste meridionali e orientali del bacino.
Questo esemplare è rimasto vicino alla nostra barca per molto tempo e si è fatta fotografare un po’ da tutti. Se
guardate con attenzione la fotografia, potete notare una sagoma scura sotto alla tartaruga: si tratta di una
giovane cernia che si nasconde sotto al rettile. Le cernie di fondale, infatti, da giovani, nuotano in superficie e si
riparano sotto ad oggetti galleggianti che possono essere tronchi alla deriva ma anche, come in questo caso,
animali.
Una cosa che non molti sanno è che, anche nel Mediterraneo, sono presenti grandi delfini appartenenti alla
specie dei Tursiopi. I Tursiopi non sono una specie di semplice identificazione. Essi possono essere confusi con
i delfini comuni, oppure con la stenella striata, cetacei che presentano all’incirca le medesime dimensioni di
questi grandi delfini. Un sistema per distinguere i Tursiopi può essere la colorazione: questi delfini, infatti, non
presentano mai striature bianche sui fianchi. In ogni caso, la presenza di questi grandi delfini nel Mediterraneo è
stata confermata attraverso il sistema della foto-identificazione, ossia dell’annotazione delle cicatrici e dei segni
distintivi presenti sulla pinna del singolo animale. I Tursiopi sono animali sociali, vivono in branchi detti pod,
formati da un numero di individui compreso tra i due e i sei delfini. Bisogna sapere però, che i pod sono formati
prevalentemente da gruppi di femmine con i loro piccoli, mentre gli esemplari maschio partecipano ai pod solo
per periodi limitati di tempo. Dunque, non è affatto raro incontrare individui maschi che vivono in solitudine.
Allo stesso tempo, può capitare che i delfini maschi formino associazioni di due o tre esemplari, per aumentare
le proprie chances di accoppiamento. I membri di queste associazioni mostrano comportamenti sincronizzati:
come la respirazione, i salti e il breaching (ossia i tuffi fuori dall’acqua). Alcuni Tursiopi, infine, vivono
insieme ad altre specie di cetacei. Con speciale riferimento ai delfini presenti nel Mediterraneo, in particolare ai
delfini residenti nella costa nordorientale della Sardegna, il BDRI ha dimostrato che la struttura sociale dei
gruppi varia in funzione del comportamento trofico (quindi alle preferenze alimentari) e delle necessità di
collaborazione tra i singoli. Questi grandi delfini sono animali predatori, e spesso danno prova di
comportamenti aggressivi (combattimenti tra maschi per le femmine, e aggressioni nei confronti di altri piccoli
delfini). Si nutrono principalmente di pesci e cefalopodi (calamari, ecc.), e, solo secondariamente, di crostacei.
Le ricerche svolte sui contenuti stomacali hanno dimostrato che i tursiopi presenti nel Mediterraneo si nutrono
principalmente di naselli, pesci sciabola, gronghi e calamari.
5. JONIAN DOLPHIN CONSERVATION

Jonian Dolphin Conservation è un'associazione di ricerca scientifica finalizzata allo studio dei cetacei del Golfo
di Taranto nel Mar Ionio Settentrionale. Profondi conoscitori dell'ambiente marino nei suoi aspetti più disparati,
i componenti del gruppo di lavoro mettono le loro esperienze ed attitudini a disposizione della ricerca intesa nel
senso più profondo del termine. Sono specializzati nella gestione di progetti marini con particolare focus su
studi di impatto ambientale. Coordinano le risorse umane, attrezzature, logistica, analisi dei dati e presentazione
dei risultati per consentirti di avere le informazioni necessarie per svolgere azioni favorevoli alla realizzazione
ed al funzionamento dei tuoi progetti. Conducono un programma di innovazione dedicato allo studio dei
mammiferi marini ed acustica subacquea, sviluppando tecnologie per migliorare la ricerca e preservare
l’ambiente marino. La tecnologia, la competenza ed attitudine al lavoro in mare, l’esperienza maturata in oltre
10 anni di attività svolte in diversi settori, la fantasia e l’ingegno che pongono nella realizzazione dei loro
progetti di ricerca, li rendono il compagno ideale. Tutte le attività di ricerca vengono svolte in stretta
collaborazione con il Dipartimento di Biologia UNIBA con il quale hanno iniziato dal 2009 una fase di
raccolta dati con metodologia standardizzata circa la distribuzione dei Cetacei nel Golfo di Taranto a cui sono
seguite elaborazioni e pubblicazioni.

In questi anni sono state predisposte nuove linee di ricerca emergenti ed attuali anche in collaborazione con
altre Istituzioni nazionali ed Internazionali che auspicabilmente contribuiranno a condensare una massa critica
di studi ed un network di interesse focalizzato sulla necessità di conservare questa importante componente della
diversità biologica Mediterranea. Attualmente siamo impegnati nel progetto DOLPH-KIN con l’ Ecole
Pratique des Hautes Etudes - Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi e con il Dipartimento di
Biologia UNIBA;
Sempre con il Dipartimento di Biologia UNIBA ed in stretta collaborazione con l’ Institute of Intelligent
Systems for Automation - National Research Council - CNR - ISSIA di Bari stanno sviluppando un
innovativo sistema di analisi dei cataloghi fotografici utili alla foto identificazione, che consentiranno a breve di
implementare le analisi sugli aspetti comportamentali. In relazione ai principi ispiratori della Marine Strategy
e con particolare riferimento al Descrittore 11 stanno lavorando sull’acustica con l’ Institute for Coastal
Marine Environment - National Research Council - Torretta Granitola (TP).

Dal 2013 svolgono corsi di Specializzazione, relativi agli studi sul comportamento dei mammiferi marini e
l’impiego per la salvaguardia delle specie presso il Centro Addestramento Aeronavale della Marina Militare
Italiana Reparto Addestramento Tattico.

Jonian Dolphin Conservation, Dipartimento di Biologia - Università degli Studi di Bari Aldo Moro e CoNISMa
hanno effettuato dal 27 Aprile al 4 Luglio 2016 il monitoraggio dei Cetacei in Mar Ligure - Mar Tirreno - Mar
Ionio - Mare Adriatico a bordo della nave scuola AMERIGO VESPUCCI. Nell’anno della ricorrenza del suo
85° anniversario e dopo una lunga sosta per i lavori di ammodernamento, il veliero più ammirato della Marina
Militare Italiana, torna a spiegare le vele come ambasciatrice indiscussa della storia e delle tradizioni nazionali
nei mari del mondo attraverso la Pre Campagna 2016 in dual use. Protocollo operativo per le attività di
monitoraggio Cetacei a cura del Dott. Roberto Carlucci del Dipartimento di Biologia dell’Università degli
Studi di Bari Aldo Moro e del Dott. Carmelo Fanizza della Jonian Dolphin Conservation;
Il comitato scientifico è il garante della qualità scientifica dei lavori dell’Associazione. Esso viene associato
alla preparazione di tutti i documenti elaborati nel contesto dei compiti conferiti alla J.D.C. in particolare per
quanto riguarda:
• La raccolta, registrazione e diffusione di informazioni, dati pertinenti ed obiettivi, di attività di ricerca e
monitoraggio svolti dall’Associazione.
• Lo svolgimento di ricerche e indagini scientifiche, studi preparatori e di fattibilità in materia di salvaguardia
dell’ambiente marino e costiero e tutela dei cetacei.
• La pubblicazione di una relazione annuale sulle questioni inerenti i settori di attività dell’Associazione, anche
con la segnalazione di esempi di buone pratiche.
• La pubblicazione di relazioni tematiche sulla base dei risultati delle analisi, ricerche e indagini svolte.
• L’elaborazione di una strategia di comunicazione e la promozione del dialogo con la società civile per
sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi riguardanti la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero e la tutela
dei cetacei.
6. Eccezionale scoperta nel golfo di Taranto: straordinaria nascita di piccoli delfini nelle acque
dello Jonio!

Diversi delfini nacquero nel 2012 nel Golfo di Taranto. Lo rese noto la Jonian Dolphin Conservation,
l’associazione che da oltre tre anni studia e tutela la presenza dei cetacei. Vincenzo Prunella, ricercatore
universitario e responsabile scientifico della Jonian Dolphin Conservation, spiegò in un comunicato che ”pur
avendo nelle uscite in mare di dolphin watching una percentuale di avvistamento del 98 per cento, per qualche
giorno stranamente non incontravano delfini. Poi la scoperta: al calar del sole, all’improvviso si presentarono
sotto i loro occhi numerosi cuccioli di Stenella strettamente sorvegliati dal branco”. Prunella fece presente che
”la lunghezza dei cuccioli, circa 90 centimetri, dimostrava che questi erano nati da pochi giorni nelle nostre
acque, un’ulteriore conferma di quanto già era stato documentato da tempo dalla Jonian Dolphin
Conservation: il Golfo di Taranto e’ una delle pochissime ‘feeding ground’ del mondo, ovvero una zona in cui
la ‘Stenella striata’, trovandovi le condizioni ambientali e alimentari ottimali, riesce contemporaneamente a
riprodursi e a vivere”. In relazione al bassissimo tasso riproduttivo di questi cetacei, l’avvistamento del 2012,
secondo il ricercatore, “era un avvenimento di eccezionale importanza scientifica, che lo staff di Jonian Dolphin
Conservation volle studiare e approfondire rispettando la vita del branco”.

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