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In effetti, con i blocchi da 1-3 m3 e da 1-3 tonnellate di peso, è possibile formulare diverse ipotesi plausibili, anche se
alcune poco verosimili, a mio avviso. Il vero problema si pone quando andiamo ad analizzare “il cuore” della
Grande Piramide: la cosiddetta “camera del Re”, costituita da monoliti in granito rosa di Assuan dal peso di decine
di tonnellate. I blocchi che costituiscono il cosiddetto “Zed”, pesano circa 70 tonnellate secondo le stime più
attendibili2 e sono posizionati a circa 50 metri di altezza dalla base della piramide.
Le immagini seguenti, danno indicazione sulle dimensioni e sul posizionamento del complesso “Zed”:
“Camera del Re”
Un lettore che osserva per la prima volta le immagini sopra riportate, è subito colpito dalla complessità del sistema
di camere e gallerie che si trovano all’interno della piramide a vari livelli.
Una complessità che stupisce ancora di più se si pensa che si tratta di un edificio gigantesco, che risulterebbe già
ultra-complesso se realizzato solo con blocchi da 1m3; ci si domanda subito perché mai una civiltà appena uscita dal
neolitico come quella Egizia della IV Dinastia, si sia complicata la vita con delle megastrutture monolitiche da decine
di tonnellate a geometria complessa. La risposta ufficiale (camere sepolcrali) non convince, a mio avviso.
Il metodo di analisi che trovo più utile in questi casi, consiste nel partire da dati reali che possano costituire una base
di lavoro valida. Su questo argomento, è importante partire da esperienze certe e storicamente provate di trasporto
di monoliti nelle antiche civiltà occidentali: esempi perfetti sono gli Obelischi Egizi che troviamo sia a Roma, sia in
Egitto e che sappiamo di certo essere stati trasportati ad esempio dai Romani lungo il Nilo e poi nel Mar
mediterraneo fino a Roma.
Nel mio articolo “Grande Piramide e Colosseo a confronto” (https://www.academia.edu/7932679/Grande_Piramide_e_Colosseo_a_confronto_06-03-
2014_) ho evidenziato le differenze di capacità tecnologica che separano l’Impero Romano da quello Egizio della IV
Dinastia. Tenendo ben presente queste differenze, analizziamo la seguente tabella per quanto riguarda gli Obelischi
che si trovano principalmente a Roma, con particolare attenzione alla pendenza del percorso di trasporto:
In questo caso, ho utilizzato una semplificazione di calcolo: avrei dovuto suddividere il percorso di trasporto di ogni
obelisco, in una spezzata e calcolare la pendenza dei singoli tratti ed alla fine ottenere un valore medio, ma, essendo
impossibile risalire al percorso di trasporto a distanza di 2000 anni, è sufficiente utilizzare l’altezza sul mare tra il
punto di partenza ed il punto di arrivo, quindi tra la città che ospitava l’Obelisco ed il fiume Nilo (con il percorso
più breve). L’ordine di grandezza dell’errore è irrilevante, perché l’obiettivo è dimostrare che il trasporto si svolgeva
su terreno pianeggiante.
Dalla tabella, infatti, si evince che il percorso degli Obelischi dalla loro posizione originale fino al fiume Nilo, è un
percorso con pendenze inferiori all' 1 %, quindi pianura (se fosse stato anche il doppio, o il triplo, staremmo sempre
discutendo di trasporto in pianura). Gli obelischi proseguivano sul Nilo e poi con le grandi navi romane
appositamente costruite per il traporto degli Obelischi, lungo il Mediterraneo, fino al porto di Ostia. La pendenza tra
Ostia e Roma è di circa lo 0,21%, quindi di nuovo pianura.
Per quanto riguarda gli Obelischi ritrovati in Egitto, essi si ergono su città che distano pochi km dal fiume Nilo, e
principalmente in tre città: Luxor, Heliopolis e Tebe (Karnak). Le pendenze da affrontare per il trasporto dal fiume
al luogo di erezione sono tutte al di sotto del 1%, praticamente pianure.
Come fecero i Romani in epoca successiva e con tecnologie più avanzate, possiamo con ogni probabilità dire che
anche gli Egizi affrontarono il trasporto degli Obelischi dalle cave di Assuan lungo il fiume Nilo e poi dalle sponde
del fiume Nilo fino ai luoghi di erezione, sostanzialmente in pianura.
Ricapitolando, abbiamo i seguenti percorsi:
- Assuan – Nilo: percorso in pianura o addirittura a favore di pendenza
- Heliopolis – Nilo: pianura (andata per gli Egizi e ritorno per i Romani)
- Luxor – Nilo: pianura (andata per gli Egizi e ritorno per i Romani)
- Karnak – Nilo: pianura (andata per gli Egizi e ritorno per i Romani)
- Nilo – Mediterraneo: percorso a pendenza zero
- Ostia – Roma: pianura
Sia gli Egizi, sia i Romani, trovarono nella forma allungata degli Obelischi il vantaggio che gli consentiva di
moltiplicare i punti di ancoraggio per facilitarne il tiro e la movimentazione.
Se anche volessimo ipotizzare che gli Egizi delle Dinastie successive alla IV (dalla XII in poi) avessero movimentato
gli Obelischi anche su pendenze maggiori, è indubbio che lo avrebbero fatto in condizioni di lavoro molto diverse da
quelle del cantiere della Grande Piramide.
Non abbiamo informazioni certe e sufficienti per spiegare come gli Egizi movimentassero gli enormi monoliti, ma
abbiamo alcuni dipinti di epoca più recente che ci vengono in aiuto, come quello seguente:
Considerando che la scoperta dell’acciaio è del XX secolo, possiamo dire che le operazioni di spostamento
dell’obelisco Vaticano furono fatte sostanzialmente utilizzando la stessa tecnologia degli Egizi e dei Romani dell’età
del Ferro.
Con l’ausilio di 400 carri trainati da quadriglie e migliaia di operai, in uno spazio aperto vasto, gli ingegneri
rinascimentali impiegarono più di un anno per spostare l’obelisco di appena 200 metri in pianura: questi sono gli
ordini di grandezza in gioco quando si parla di monoliti che pesano decine di tonnellate. Dati reali, non speculazioni
da scrivania (spesso fatte da letterati esperti di archeologia e storia, senza competenze di cantieristica).
Il più antico Obelisco4 si trova ad Eliopoli (al-Maṭariyyah) e appartenne a Zenwósre I ,dinastia XII del Faraone
Amenemhat I, 1991 – 1962 a.C.. Quindi la storia degli Obelischi monolitici in Egitto nasce ufficialmente a fine età del
Bronzo, inizio età del Ferro. All’epoca della V Dinastia abbiamo notizie di un “obelisco tozzo” fatto in muratura:
l’obelisco di Abusir5 databile intorno al 2400 a.C.
Risulta subito chiara una prima grande anomalia: la IV Dinastia ancora una volta (come dimostrato nell’articolo
“L’anomalia della settima meraviglia” https://www.academia.edu/7969307/Lanomalia_della_settima_meraviglia_Giza_contro_tutti_rev4_15_11_2016 )
rappresenta un’anomalia storico-tecnologica in quanto sarebbe stata in grado di realizzare opere ingegneristiche al
di sopra delle proprie capacità tecnologiche ufficiali ed in largo anticipo rispetto alle Dinastie successive.
Ed oggi, nel 2017, come le trasportiamo noi, uomini ultratecnologici, tonnellate di peso su rampe inclinate? Nelle
cave e nei cantieri edili, si usano mega-grù che sollevano, non trainano (né ovviamente trascinano).Un’esperienza
personale però, ci da lo spunto per una riflessione che potrà aiutarci.
L’analisi comparativa che segue, nasce da una fortuita coincidenza: qualche settimana fa ho utilizzato la linea
ferroviaria a cremagliera che porta da Torino alla basilica di Superga, denominata “La Tranvia a Dentiera Sassi-
Superga”; si tratta di una linea tranviaria inizialmente mossa con motore esterno e funi, trasformata nel 1934 in
tranvia a dentiera con trazione a rotaia centrale ed oggi, nel 2017, completamente ripristinata, offre ai visitatori un
viaggio d'altri tempi sulle carrozze originarie. Proprio questo aspetto, mi ha consentito di notare alcuni dettagli
molto importanti durante il viaggio.
Il percorso si sviluppa per 3.100 metri tra la stazione di Sassi (sita a Torino in piazza Modena, a 225 metri s.l.m.) e la
stazione di Superga (a 650 metri s.l.m.). Il dislivello totale di 425 metri è superato con una pendenza media del
13,5%, con punte massime del 21% nel tratto finale tra Pian Gambino e la Stazione di Superga.
Il “convoglio” è formato solo da due carrozze: una motrice ed un vagone, di seguito riporto alcune foto:
Il treno è dotato di un motore elettrico a corrente continua con tensione di lavoro di 600 V (tipico di quei tempi).
La mia fortuna è stata essere alle spalle del macchinista ed accorgermi che, ben in vista, vi erano in cabina un
voltmetro ed un amperometro:
La formula per determinare la forza di attrito radente su un piano (freccia rossa, immagine sopra) è la seguente:
- FAr = P x µ dove µ è il coefficiente di attrito dinamico di cui abbiamo accennato in precedenza.
Quindi la forza di attrito è proporzionale alla forza peso secondo il coefficiente di attrito µ che è sempre minore di 1.
Quando andiamo sul piano inclinato, la forza di attrito radente (freccia verde nella seconda immagine sopra)
diventa:
- FAs = P x sinα + P x µ x cosα = P x (sinα + µ x cosα)
Senza entrare troppo nel vivo della formula, basti notare che la FAs è sempre maggiore della FAr (la somma sinα +
cosα è sempre maggiore di 1) e che aumenta all’aumentare dell’inclinazione α del piano inclinato.
Volendo tenere in considerazione che l’ipotesi ufficiale sostiene che le slitte trainate lungo le rampe per il trasporto
dei monoliti, fossero costantemente sottoposte a trattamento con grasso animale per ridurre l’attrito (magari un
giorno qualche studioso si degnerà di stimare quante tonnellate di grasso animale sarebbero state necessarie per la
costruzione della Grande Piramide e di conseguenza quante migliaia di animali sarebbero dovuti essere uccisi, ma
prima ancora allevati, nutriti e macellati in tempo utile), vogliamo determinare l’ordine di grandezza di questa
riduzione di attrito.
Un ottimo grasso sintetico9 oggi riesce a ridurre l’attrito tra due superfici generiche a bassa scabrosità, di circa 100
volte7 (al massimo): utilizziamo (a vantaggio di sicurezza) il valore massimo, ipotizzando che il grasso animale
utilizzato dagli Egizi avesse le stesse capacità di lubrificazione dei migliori grassi sintetici moderni.
Pertanto otteniamo il seguente risultato: il coefficiente di attrito per trascinamento passa da 0,15 a 0,0015.
Il nuovo rapporto è quindi di 2,7 volte e lo moltiplichiamo per il numero di uomini-vapore ed approssimiamo per
difetto. La frase definitiva si trasforma nella seguente:
“per trasportare su slitte opportunamente ingrassate per ridurre l’attrito, un peso di circa 70 tonnellate lungo una rampa
inclinata di circa 13° è necessaria una potenza motrice di oltre 4.000 uomini per imprimere al carico una velocità costante di
circa 3,6 km/h.
Questi sono i numeri: 4.000 uomini per ogni monolite di granito.
Una teoria più recente, formulata da ricercatori olandesi e riportata anche sul sito ufficiale Treccani
(http://www.treccani.it/magazine/atlante/scienze/svelato_il_segreto_delle_piramidi.html ) cerca di dimostrare che gli Egizi non
usassero grasso animale per diminuire l’attrito tra le slitte ed il terreno, ma semplicemente bagnassero la
sabbia/argilla creando una fanghiglia lubrificante. Ora, che per altri trasporti fosse questo il metodo, possiamo
anche accettarlo, ma per quanto riguarda i monoliti della camera del Re, torniamo in una situazione impossibile,
sostanzialmente per i seguenti punti:
1) i monoliti dovevano essere trascinati sulla rampa inclinata fatta di blocchi di calcare, mattoni di argilla cotti
o altro materiale in grado di sopportare delle sollecitazioni così importanti (ricordiamo che la tecnica delle
“terre armate” è recente e di certo sconosciuta alla IV Dinastia); quindi gli Egizi avrebbero dovuto prima
ricoprire di sabbia la rampa e poi bagnarla, con l’evidente conseguenza che assieme all’acqua sarebbe
scivolata a valle (la rampa è inclinata, ricordiamolo) anche la sabbia, oltre al fatto che l’acqua avrebbe
indebolito la struttura a mattoni della rampa;
2) ammettendo per assurdo che la tecnica della sabbia bagnata fosse quella realmente utilizzata dagli Egizi per
il traino dei monoliti, otterremmo di certo una diminuzione della capacità lubrificante rispetto al grasso
sintetico che abbiamo ipotizzato precedentemente; di conseguenza il numero di uomini per il traino cresce
proporzionalmente e diventa più di 4.000: ancora una volta, la coperta è corta.
Per quanto riguarda il “piano inclinato” su cui trasportare i monoliti, vogliamo riportare l’esempio più accreditato
(almeno così risulta dalle mie ricerche): si tratta della teoria che prevede l’utilizzo di una gigantesca rampa frontale
in abbinamento ad una rampa a spirale interna alla Grande Piramide.
La foto successiva aiuta a capire meglio di cosa stiamo parlando:
Qualche acuto osservatore, magari obietterà che la rampa frontale fosse più ampia degli 8 metri da me ipotizzati.
Ma se anche raddoppiassimo la larghezza della rampa, avremmo comunque una colonna di uomini formata da 166
file ! Inoltre, come ho già accennato in precedenza, aumentare le dimensioni della rampa per giustificare le forzature
della teoria, è un tentativo goffo e ridicolo, perché se da un lato si dimezza la lunghezza della colonna trainante,
dall’altro si stanno raddoppiando le dimensioni della rampa (la coperta è corta!). Con questo “mezzuccio” logico, si
potrebbe arrivare all’assurdo di ipotizzare una rampa talmente grande, da diventare essa stessa una meraviglia del
mondo antico, forse più della piramide!
E’ doveroso ricordare che l’egittologo Georges Goyon ha affrontato il tema del traino dei blocchi su rampa inclinata
molti anni fa, e nel libro “Il segreto delle Grandi Piramidi” è stato capace di “teorizzare” l’azzeramento del
coefficiente di attrito, pur di ridurre il numero delle colonne di uomini al traino. Con questa “licenza scientifica” (al
pari di una licenza poetica per letterati, essendo egli un letterato principalmente) ha stimato che occorrevano “solo”
circa 450 uomini al posto dei circa 2.000 che aveva correttamente calcolato egli stesso con un coefficiente di attrito
verosimile (è lo stesso numero di uomini che ho calcolato in precedenza partendo dall’esperienza reale della tranvia
a dentiera).
Queste “licenze scientifiche” (azzerare il coefficiente di attrito, aumentare a dismisura le dimensioni della rampa
per diminuirne l’inclinazione ed aumentarne la larghezza, aumentare all’inverosimile il numero di operai nel
cantiere, etc.) sono “allegramente” accettate dal mondo accademico (egittologi in primis) perché mettono fine ad
ogni confronto scientifico serio sul tema. E’ uno stratagemma che inchioda la ricerca su posizioni sempre meno
difendibili.
Tornando alle tecniche di trasporto degli Obelischi, alla luce di quanto sopra esposto, risultano evidenti le
contraddizioni e le forzature che la storiografia ufficiale adotta quando asserisce che i monoliti costituenti la Camera
del Re della grande Piramide, furono movimentati dagli Egizi della IV Dinastia (ricordiamo che avevano a
disposizione tecnologie dell’età del Rame, quindi niente catene, niente chiodi e soprattutto niente ruota, né
carrucole):
1) in netto anticipo rispetto alle Dinastie successive, i Faraoni della IV Dinastia sarebbero stati in grado di
movimentare monoliti dalla forma tozza, quindi più difficili da movimentare rispetto agli Obelischi con
forma allungata, e soprattutto con tecnologie più vecchie;
2) unico caso nel mondo antico, i faraoni della IV Dinastia sarebbero stati in grado di movimentare monoliti
tozzi da 70 tonnellate su rampe inclinate ed in spazi ristretti (sono posizionati a circa 50 metri di dalla base
della Piramide, nel cuore della Piramide stessa);
3) è impossibile coordinare 2.000 uomini al tiro di un monolite da 70 tonnellate su rampe inclinate strette e
lunghe, oppure ancor peggio nelle curve a gomito che si sviluppano a spirale. Situazione ancor più critica se
si fa riferimento alle strettissime e mal illuminate rampe a spirale interne: non basterebbe lo spazio per
posizionare in file la colonna di 2000 uomini (ricordiamo che 2000 uomini è il valore minimo ipotizzabile
per il tiro su rampa inclinata, sempre nella condizione di continuo ingrassaggio delle slitte con grasso
animale stimato con proprietà pari ai migliori grassi sintetici moderni).
Per semplicità di trattazione, elenchiamo nella tabella seguente i principali punti deboli della teoria ufficiale con le
relative forzature giustificative:
Nota 1 : http://www.gizapyramids.org/static/pdf%20library/maragioglio_piramidi.pdf
Nota 2: peso dei monoliti dello Zed
Nota 3: Obelisco Vaticano: http://it.cathopedia.org/wiki/Obelisco_Vaticano http://fabriziofalconi.blogspot.it/2012/04/gli-obelischi-di-roma-3-
obelisco.html
Nota 4: Obelisco più antico: (http://www.treccani.it/enciclopedia/obelisco_%28Enciclopedia-Italiana%29/ ).
Nota 5: Obelisco Abusir https://www.andreavitussi.com/rep-abugourab-niuserra
Nota 6: Cavallo Vapore e Cavallo reale: http://storiediscienza.altervista.org/blog/quanti-cavalli-vapore-sviluppa-un-cavallo/
Nota 7: “Magia delle Piramidi: Le mie avventure in archeologia” Di Zahi Hawass
https://books.google.it/books?id=heHlCwAAQBAJ&pg=PT92&lpg=PT92&dq=larghezza+rampa+piramide+cheope&source=bl&ots=ufPEdAdnNE&sig=s8ff2LNR5ZfRlwP2yLf1conZH2k&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjqpqaA-
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