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L o studio sistematico dei dati relativi alle campagne di scavo realizzate negli anni
settanta a Gravisca ha permesso di precisare le cronologie di età arcaica del
santuario, ricostruendo una sequenza di quattro fasi costruttive comprese nel lasso di
tempo di un secolo, tra il 580
e il 480 a.C., quando si con-
centra il maggior numero di
testimonianze relative alla
lavorazione del metallo, de-
stinate invece quasi a scom-
parire con il venir meno del
carattere emporico del san-
tuario1 (Fig. 1).
La necessità di un approdo
protetto nell’ambito di una
navigazione a piccolo cabo-
taggio e la possibilità di poter
attingere a risorse di acqua
facilmente reperibili, sta al-
l’origine della prima frequen-
tazione dell’area sacra tra la
fine del vii e gli inizi del vi se-
colo a.C., concentrata lungo
tutta la fascia sud-orientale
del futuro santuario, dove
era situato un pozzo protetto
esternamente da un recinto
di pali e graticci (Fig. 2).2
Alla fondazione dell’empo- Fig. 1. Pianta dell’area sacra di Gravisca con indicazione
rion da parte di Greci di pro- dei vecchi e dei nuovi scavi.
1 Sul santuario di Gravisca si vedano: Hanoune 1970; Torelli 1971; Torelli et alii 1971; Tronchetti
1973; Boitani 1974; Gianfrotta 1975; Torelli 1977 (a); Torelli 1977 (b); Boitani 1978; Comella 1978;
Slaska 1978; Torelli 1978 (a); Torelli 1978 (b); Torelli 1979; Tronchetti 1979; Solin 1981; Shuey 1981;
Torelli 1981; Pandolfini Angeletti 1982; Frau 1982; Slaska 1982; Torelli 1982; Boitani-Slaska 1984;
Moretti 1984; Boitani 1985 (a); Boitani 1985 (b); Ehrardt 1985; Frau 1985; Slaska 1985; Torelli 1985;
Boitani 1986; Torelli 1986; Torelli 1988; Boitani 1990; Torelli 1990; Pianu 1991; Gravisca 9; Visonà
1993; Boitani 1994; Torelli 1997; Gravisca 4; Boitani-Torelli 1999; Gravisca 10; Gravisca 15; Gravisca 12; Fio-
rini 2001; Fortunelli 2001; Fiorini 2002; Torelli 2003; Gravisca 5; Gravisca 11; Gravisca 16; Torelli 2004;
Gravisca 1.1; Fiorini 2005; Fiorini 2006; Fortunelli 2006; Torelli 2006; Gravisca 1.2.
2 Cfr. Torelli 2003, p. 28. Si tratta del primo dei sette pozzi apprestati ad est del sacello di Afrodite
durante il periodo arcaico, quasi tutti associabili a contesti metallurgici; a Gravisca sono stati rinvenuti in
tutto dodici pozzi.
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Fig. 2. Due dei più antichi pozzi situati immediatamente ad est delle strutture murarie
in tecnica a telaio dell’Adonion.
venienza focea1 è legata la costruzione intorno al 580 a.C. del primo piccolo edificio
sacro2 dedicato ad Afrodite, munito di cella e adyton (Fig. 3a), sostituito intorno alla
metà del vi secolo a.C. da una più articolata organizzazione edilizia comprendente
un nuovo Aphrodision, dalla pianta ampliata verso est, affiancato a nord da una picco-
la stoà e ad est da un nuovo edificio a pianta rettangolare, verosimilmente dedicato ad
Hera, la seconda grande divinità documentata dalle iscrizioni, da legare alla preva-
lenza in questo periodo a Gravisca di mercanti samii e milesi3 (Fig. 3b): questo culto
dalla duplice valenza, matronale e virginale, andava ad affiancarsi a quello di Afrodi-
te in una simbiosi che, ben attestata nel mondo greco, si esplicava a Gravisca a livello
edilizio nell’associazione dei due sacelli, in questo momento ancora distinti, ma che
a partire dalla fase successiva vennero uniti in due ambienti affiancati facenti parte del
medesimo complesso.4 È così che si presenta l’edificio costruito nel 530 a.C., caratte-
rizzato da una pianta a sacello doppio, i cui vani si aprivano su un comune vestibolo
all’aperto5 (Fig. 3c).
Contemporaneamente a questa costruzione, gli scavi attualmente in corso a nord
del santuario hanno mostrato la presenza di una seconda area sacra, attiva almeno a
partire dall’ultimo ventennio del vi secolo a.C., organizzata intorno ad una coppia di
altari monumentali dedicati a due divinità dalle connotazioni ctonie (come si deduce
1 Torelli 1982, pp. 322-323; Torelli 1988, p. 181; Torelli 2004, p. 119 sgg.; Gravisca 4, p. 263.
2 Gravisca 1.1, pp. 181-182. 3 Gravisca 4, p. 263.
4 Gravisca 1.1, pp. 185-187; cfr. anche Torelli 2004, pp. 126-127. 5 Gravisca 1.1, p. 187.
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1 Fiorini-Fortunelli 2007. Sul deposito votivo cfr. Boitani-Torelli 1999; Fiorini 2006. L’esame in-
tegrale dei manufatti è stato affrontato da Simone Fortunelli in Gravisca 1.2.
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1 Torelli 2004, pp. 126-127. 2 Hdt., iv, 152. Gravisca 1.1, pp. 188-191.
3 Sono almeno una quindicina le fornaci per la lavorazione del metallo individuate a Gravisca, presso i
settori N, O, AE, AC (edificio Gamma), AA (edificio Delta), Z, Y, U (edificio Epsilon), G, Zona X (edificio Beta),
A, K (edificio Alfa) e nel tratto meridionale della strada N/S. Una fornace è stata, inoltre, rinvenuta nei re-
centi scavi a nord del santuario, nei livelli di v secolo a.C. sottostanti al vano 3 dell’edificio I.
4 Fiorini 2001, p. 136 sgg.
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1 Per le analisi archeometriche realizzate su una campionatura delle scorie rinvenute a Gravisca si veda
E. Franceschi-G. Luciano, I metalli, in Gravisca 1.1, pp. 499-506.
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1 Gravisca 1.1, p. 164 sgg. 2 La struttura ha un diametro di m 0,89 ed è profonda m 0,15 ca.
3 Il cavo del pozzetto ha un diametro di m 0,93 ed è profondo m 0,18.
4 La base è stata rinvenuta in stato frammentario, intaccata da interventi posteriori alla sua obliterazione.
5 Gravisca 1.1, p. 161. 6 Gravisca 1.1, pp. 167-169.
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ta la base in concotto (Fig. 11); l’attività di questo secondo apprestamento, oltre che
dalle cospicue tracce di carbone di legna, di cui una particolare concentrazione si no-
ta nella cavità circolare al centro della base, è testimoniato dai cospicui residui di lavo-
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Fig. 17. Gli apprestamenti rinvenuti nei livelli arcaici del cortile K dell’edificio Alfa.
peduncolo di collegamento1
(Fig. 20). A proposito dei
prodotti di queste officine
vale la pena accennare al-
l’ipotesi – che aspetta di es-
sere verificata – avanzata da
F. Colivicchi su base stilisti-
ca, secondo la quale anche
la più recente delle due sta-
tuette di bronzo di Afrodite
armata potrebbe essere stata Fig. 19. Punta di vomere.
realizzata a Gravisca da
qualche artigiano greco qui
operante il quale, avendo a modello la statuetta più antica, offerta come dono di
fondazione alla dea da parte dai mercanti focesi,2 avrebbe realizzato questa nuova
immagine intorno al 550-540 a.C., in occasione cioè del rifacimento del più antico
sacello di Afrodite3 (Fig. 21).
Lo sfondo in cui inserire l’attività metallurgica delle officine di Gravisca è quello
dell’emporion con le sue stratificazioni sociali, le sue attività, i suoi scambi, il mondo
degli artigiani, dei mercanti, gente talora di rango servile o affrancata che ivi opera-
va per i loro ricchi signori, tutelati da divinità «che, con la loro presenza e in virtù del
sacrificio prestato dai protagonisti dello scambio» garantivano «la certezza dello scam-
bio e l’incolumità del mercante».1
Ma se l’esistenza di installazioni metallurgiche in un santuario emporico come
Gravisca deve essere valutata nel quadro dei meccanismi di controllo economico
dell’attività artigianale esercitato attraverso le strutture e negli spazi fisici/ideologici
del sacro, la stretta connessione tra attività metallurgica e santuari non rappresenta
in sé un dato eccezionale ma è, al contrario, ampiamente attestata nel mondo greco
affondando le proprie radici nei più antichi sistemi politico-economici del Vicino
Oriente o nelle forme di controllo centralizzato minoico-micene e esercitate dalle éli-
tes dominanti sui processi produttivi legati alla metallurgia (estrazione-raffinazione-
esportazione).
Inoltre, a partire dall’viii secolo a.C., intorno ai maggiori centri santuariali greci,
cominciano ad organizzarsi nuclei di artigiani impegnati in diverse attività produtti-
ve, tra cui rilevante doveva essere la presenza di metallurgi, probabilmente itineranti2
e contraddistinti da una maggiore indipendenza rispetto alle altre classi di artigiani,3
da parte di Fidia della statua dell’Athena Promachos1 (Fig. 22). Ciò che qui interessa
sottolineare è come la localizzazione del chalkourgeion in una simile zona alquanto
disagevole porti ad escludere motivazioni di carattere utilitaristico (o quanto meno a
non considerarle predominanti),2 facendo propendere invece per altre spiegazioni che
tengano evidentemente conto di componenti ideologico-sacrali sentite come impre-
scindibili.
Ma proprio da Cipro, isola natale di Afrodite, provengono i dati archeologici più
impressionanti relativi al legame tra la dea e la metallurgia.
Sono numerose in quest’isola le attestazioni documentanti l’associazione di instal-
lazioni metallurgiche a complessi santuariali:3 i ritrovamenti presso Enkomi, Kition-
Kathari, Athienou, Kalopsidha-Koufos, Myrtou-Pigadhes hanno fatto parlare gli stu-
diosi di un dominio religioso a Cipro sulla produzione del rame nell’età del Bronzo
che, secondo V. Karageorghis, si esplicherebbe nella tarda età del bronzo a Kition sot-
to la forma di un controllo religioso esteso a tutte le fasi della lavorazione del metal-
lo, dalla verifica del peso dei lingotti di rame e del grado di purezza del metallo, fino
ai meccanismi di esportazione.4
Una scoperta archeologica avvenuta nel 1963 sembrò confermare questa ipotesi:
durante l’annuale campagna di scavo presso il sito di Enkomi, la Missione Archeolo-
gica Francese rinvenne nei livelli di alloggiamento pavimentale della cella di un più
1 Zimmer 1999, p. 49 sgg. 2 Ad una simile ipotesi si accenna invece in Zimmer 1999, p. 56.
3 Un documentato elenco è fornito da Knapp 1986.
4 Karageorghis 1984, p. 253. Cfr. anche Knapp 1986; Steel 2004, p. 178 sgg.
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1 V. Karageorghis, Chronique des fouilles et découvertes archéologiques à Chypre en 1963. 2. Fouilles d’Enkomi
(C. F. A. Schaeffer), in bch lxxxviii, 1964, p. 353.
2 Sui recenti studi relativamente alla diffusione in ambito mediterraneo degli oxhide ingots si veda Knapp
1986, p. 28.
3 Insieme alla statuetta è stata infatti rinvenuta ceramica assegnabile al LC III A/B (cfr. Courtois 1973,
p. 231 sgg. Sul “dieu au lingot” si vedano inoltre: Schaeffer 1965, p. 56 ss; Schaeffer 1966, p. 59 ss; Cour-
tois 1971, p. 151 sgg.; Buchholz-Karageorghis 1973, p. 163, 478 n. 1741; Gale-Stos-Gale 1986; Knapp 1986,
p. 9 sgg. 4 Courtois 1982, p. 161. 5 A riguardo cfr. Knapp 1986, pp. 10-11.
6 Dikaios 1962; Catling 1964, p. 255 ss; Hadjioannou 1971, p. 33 sgg.; Buchholz-Karageorghis 1973,
p. 163, 478, n. 1740; Burdajewicz 1985; Knapp 1986, p. 13 sgg. 7 Knapp 1986, p. 22 sgg.
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1 Catling 1971. Inoltre si vedano: Karageorghis 1976, p. 204, n. 171; Knapp 1986, p. 11 sgg. La statuetta
è oggi conservata presso l’Ashmolean Museum di Oxford.
2 Catling 1971, p. 29. 3 Dio. Chrys. Or., lxiv, 2-4.
4 N. Robertson ha creduto di poter scorgere nell’episodio di Demonassa legislatrice di Cipro, raccontato
da Dione Crisostomo, un aition suggerito da una statua visibile a Kition al tempo dell’oratore raffigurante
la dea su lingotto: secondo lo studioso si doveva trattare di un’opera in bronzo, presumibilmente stante, che
appariva immersa nel bronzo (¯·ÏΆ âÓÙÂÙËÎfiÙ·) al di sopra di una base, probabilmente a forma di lingotto,
in quanto non solo genericamente piatta e larga ma anche tale da rendere comprensibile da parte dello spet-
tatore il compimento della storia, ovvero il suicidio di Demonassa compiuto gettandosi nel bronzo fuso.
Cfr. Robertson 1978.
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1 Oltre al già citato contributo di N. Robertson, si veda: Pirenne-Delforge 1994, p. 366 sgg.
2 Borgeaud 1975.
3 Relativamente alla figura di Cinira e alle implicazioni storico-religiose ad essa connessa, nonché per
una lista delle fonti letterarie si rimanda ai lavori fondamentali di Baurain 1980; Ribichini 1982; Loucas-
Dourie 1989; Roscalla 1989, pp. 14-15. 4 Delcourt 1957, p. 162 sgg.
5 Sugli aspetti mitici e rituali legati alla metallurgia nell’antica Grecia si veda il recente contributo di
S. Blakely (Blakely 2006, in particolare p. 79 sgg.). Cfr. inoltre Fiorini 2002.
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1 Esch., fr. 125, 20-26 Mette; Eur. Hipp., 449-50; Idem, fr. 898 Nauck. 2 Halleux 1970.
3 I., ii, 857 sgg.
4 Thphr. Lap., 27.1; d.s., ii, 36; v, 27, 38; Str., xi, 6 (513); xv, 2, 10 (724); xvi, 4, 20 (779).
5 Dsc., De Materia Medica, v, 79, 91, 104. 6 Lucianus, Charon, 12.
7 Caes., B. G., v, 12, 4; Plin., H. N., xxxiii, 118, 158; xxxvii, 55.
8 Str., v, 2, 6. Cfr. Verg., A., x, 174; Serv., Ad Aen., x, 174.
9 Ps.Arist., De mirabilis auscultationibus, 43. 10 Thphr., Lap., 31.
11 Nonn., D., ii, 495. 12 Plin., H. N., xxxiv, 2; 136; 147; 164; xxxvi, 99.
13 Thphr., Lap., 5; 30-31. 14 Plin., H. N., xxxvi, 149 sgg.
15 Plin., H. N., xxxvii, 154 sgg. 16 Plin., H. N., xxxvii, 163 sgg.
17 Cfr. Fiorini 2002.
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1 Torelli 1977 (a); Torelli 1978 (b); Torelli 1982; Torelli 1985; Torelli 1986; Torelli 1988; To-
relli 1990; Torelli 1993. Fra queste non vanno ovviamente ricomprese le due prime notizie (Torelli 1971
(a); Torelli 1971 (b), che riflettono uno stadio dello scavo largamente anteriore al raggiungimento degli
strati interessati dall’attività metallurgica.
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Bibliografia
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Catalogo Mostra, Milano 1986, Modena, 1986, pp. 250-255.
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Abstract
The excavations started in 1969 in Gravisca, the harbour of Tarquinia, have brought to light a
the sanctuary run by East Greek emporoi to establish mercantile exchanges with the Etruscans,
an archaeological event that has given a fundamental contribution to the reconstruction of
the cultural and economic history connected with commercial exchanges in the Mediter-
ranean Sea. A remarkable detail of the excavation is the discovery of an intense metallurgical
activity carried out in a series of of smelting little workshops, placed all around the earliest
(590 BC) shrine of Aphrodite. The present paper presents an archaeological and cultural
analysis of these workshops, bringing forth several religious and magic elements that connect
Aphrodite with the metallurgical activity, on the basis of crucial comparisons with other im-
portant commercial Mediterranean centres, such as Athens, Corinth, Cyprus and Naukratis.
Le campagne di scavo condotte a partire dalla fine degli anni sessanta, presso il santuario em-
porico di Gravisca, oltre a rappresentare un momento fondamentale per la storia cultuale e
per lo studio delle dinamiche economiche che hanno animato i rapporti commerciali nel Tir-
reno, hanno rivelato la presenza di un’intensa attività produttiva, legata alla lavorazione me-
tallurgica, individuata da una serie di installazioni dislocate tutt’intorno al sacello di Afrodite.
La disamina di tali contesti è affrontata individuando, a Gravisca così come altrove (Atene, Co-
rinto, Cipro, Naukratis), una serie di componenti di carattere ideologico e magico-cultuali che
appaiono legare Afrodite al mondo dei metalli.