Sei sulla pagina 1di 32

Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 75

LA FUSIONE, AFRODITE E L’EMPORION


Lucio Fiorini · Mario Torelli

L o studio sistematico dei dati relativi alle campagne di scavo realizzate negli anni
settanta a Gravisca ha permesso di precisare le cronologie di età arcaica del
santuario, ricostruendo una sequenza di quattro fasi costruttive comprese nel lasso di
tempo di un secolo, tra il 580
e il 480 a.C., quando si con-
centra il maggior numero di
testimonianze relative alla
lavorazione del metallo, de-
stinate invece quasi a scom-
parire con il venir meno del
carattere emporico del san-
tuario1 (Fig. 1).
La necessità di un approdo
protetto nell’ambito di una
navigazione a piccolo cabo-
taggio e la possibilità di poter
attingere a risorse di acqua
facilmente reperibili, sta al-
l’origine della prima frequen-
tazione dell’area sacra tra la
fine del vii e gli inizi del vi se-
colo a.C., concentrata lungo
tutta la fascia sud-orientale
del futuro santuario, dove
era situato un pozzo protetto
esternamente da un recinto
di pali e graticci (Fig. 2).2
Alla fondazione dell’empo- Fig. 1. Pianta dell’area sacra di Gravisca con indicazione
rion da parte di Greci di pro- dei vecchi e dei nuovi scavi.

1 Sul santuario di Gravisca si vedano: Hanoune 1970; Torelli 1971; Torelli et alii 1971; Tronchetti
1973; Boitani 1974; Gianfrotta 1975; Torelli 1977 (a); Torelli 1977 (b); Boitani 1978; Comella 1978;
Slaska 1978; Torelli 1978 (a); Torelli 1978 (b); Torelli 1979; Tronchetti 1979; Solin 1981; Shuey 1981;
Torelli 1981; Pandolfini Angeletti 1982; Frau 1982; Slaska 1982; Torelli 1982; Boitani-Slaska 1984;
Moretti 1984; Boitani 1985 (a); Boitani 1985 (b); Ehrardt 1985; Frau 1985; Slaska 1985; Torelli 1985;
Boitani 1986; Torelli 1986; Torelli 1988; Boitani 1990; Torelli 1990; Pianu 1991; Gravisca 9; Visonà
1993; Boitani 1994; Torelli 1997; Gravisca 4; Boitani-Torelli 1999; Gravisca 10; Gravisca 15; Gravisca 12; Fio-
rini 2001; Fortunelli 2001; Fiorini 2002; Torelli 2003; Gravisca 5; Gravisca 11; Gravisca 16; Torelli 2004;
Gravisca 1.1; Fiorini 2005; Fiorini 2006; Fortunelli 2006; Torelli 2006; Gravisca 1.2.
2 Cfr. Torelli 2003, p. 28. Si tratta del primo dei sette pozzi apprestati ad est del sacello di Afrodite
durante il periodo arcaico, quasi tutti associabili a contesti metallurgici; a Gravisca sono stati rinvenuti in
tutto dodici pozzi.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 76

76 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 2. Due dei più antichi pozzi situati immediatamente ad est delle strutture murarie
in tecnica a telaio dell’Adonion.

venienza focea1 è legata la costruzione intorno al 580 a.C. del primo piccolo edificio
sacro2 dedicato ad Afrodite, munito di cella e adyton (Fig. 3a), sostituito intorno alla
metà del vi secolo a.C. da una più articolata organizzazione edilizia comprendente
un nuovo Aphrodision, dalla pianta ampliata verso est, affiancato a nord da una picco-
la stoà e ad est da un nuovo edificio a pianta rettangolare, verosimilmente dedicato ad
Hera, la seconda grande divinità documentata dalle iscrizioni, da legare alla preva-
lenza in questo periodo a Gravisca di mercanti samii e milesi3 (Fig. 3b): questo culto
dalla duplice valenza, matronale e virginale, andava ad affiancarsi a quello di Afrodi-
te in una simbiosi che, ben attestata nel mondo greco, si esplicava a Gravisca a livello
edilizio nell’associazione dei due sacelli, in questo momento ancora distinti, ma che
a partire dalla fase successiva vennero uniti in due ambienti affiancati facenti parte del
medesimo complesso.4 È così che si presenta l’edificio costruito nel 530 a.C., caratte-
rizzato da una pianta a sacello doppio, i cui vani si aprivano su un comune vestibolo
all’aperto5 (Fig. 3c).
Contemporaneamente a questa costruzione, gli scavi attualmente in corso a nord
del santuario hanno mostrato la presenza di una seconda area sacra, attiva almeno a
partire dall’ultimo ventennio del vi secolo a.C., organizzata intorno ad una coppia di
altari monumentali dedicati a due divinità dalle connotazioni ctonie (come si deduce

1 Torelli 1982, pp. 322-323; Torelli 1988, p. 181; Torelli 2004, p. 119 sgg.; Gravisca 4, p. 263.
2 Gravisca 1.1, pp. 181-182. 3 Gravisca 4, p. 263.
4 Gravisca 1.1, pp. 185-187; cfr. anche Torelli 2004, pp. 126-127. 5 Gravisca 1.1, p. 187.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 77

la fusione, afrodite e l ’ emporion 77

Fig. 3. Le varie fasi edilizie.


Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 78

78 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 4. Pianta del santuario tra il 520 e il 480 a.C.

dagli ex-voto ad esse pertinenti provenienti da un deposito votivo rinvenuto solo


pochi metri più a nord), probabilmente identificabili, sulla base del confronto con i
materiali reperiti presso l’area sacra meridionale di Pyrgi, con Śuri e Cavatha, nell’in-
terpretatio greca Apollo e Persefone1 (Fig. 4).
Nel 480 a.C., al pari delle altre città tirreniche, anche a Gravisca è documentata una
significativa contrazione delle importazioni greche a causa della crisi economico-so-

1 Fiorini-Fortunelli 2007. Sul deposito votivo cfr. Boitani-Torelli 1999; Fiorini 2006. L’esame in-
tegrale dei manufatti è stato affrontato da Simone Fortunelli in Gravisca 1.2.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 79

la fusione, afrodite e l ’ emporion 79


ciale che investe, sia pure in maniera differenziata, l’intero mondo etrusco: nono-
stante, dunque, si dati proprio in questo momento la fase edilizia di maggiore respi-
ro, si può indicare proprio in questa data la fine del santuario emporico e l’inizio del-
la decadenza del santuario, come conseguenza dello spostamento dello spazio del
mercato dal santuario al centro della metropoli e della proibizione, operata nei con-
fronti dei mercanti greci, di ogni forma di residenza temporanea, come descritto da
Polibio per Roma in relazione al trattato romano-cartaginese del 509 a.C.1
La nuova sistemazione edilizia proponeva ancora, sia pure in dimensioni ampliate,
l’impianto gemino di Heraion e Aphrosidion, quest’ultimo aperto su un ampio cortile
dominato dalla presenza, nei pressi del suo angolo sud-occidentale, della tomba di
Adone il cui sacello si ergeva poco più ad est. Inoltre, presso il margine occidentale
dell’area, un edificio a pianta rettangolare è stato identificato con l’Apollonion, il cui
culto è attestato a Gravisca, oltre cha da due dediche vascolari, anche dalla celeberri-
ma ancora di Sostratos, il ricco mercante di Egina ricordato da Erodoto per le incre-
dibili ricchezze guadagnate con i suoi commerci2 (Fig. 3d).
Si datano, infine, allo scadere del v (Fig. 3e) e poi alla fine del iv secolo a.C. (Fig.
3f) le ultime due fasi costruttive, allorquando una nuova sistemazione urbanistica sud-
divide, attraverso l’incrocio di cinque stenopoi alla plateia NS, l’intera area sacra in iso-
lati, occupati ad ovest dagli edifici Alfa (probabilmente l’Apollonion) e Beta (il sacello di
Demetra-Vei), ad est dai complessi Gamma (dedicato a Hera-Uni e a Afrodite-Turan),
Delta (l’edificio di Adone) ed Epsilon (un edificio di servizio).
L’attività metallurgica è attestata a Gravisca sin dai primi momenti di frequenta-
zione del sito da una serie di apprestamenti produttivi disposti a corona tutt’intorno
al sacello di Afrodite.3 In particolare sono state identificate tre maggiori concentra-
zioni (Fig. 5), di cui due situate sulla fascia orientale del santuario, ovvero, facendo ri-
ferimento all’organizzazione urbanistica del v secolo a.C., a nord-est e ad est del-
l’edificio Gamma e, più a sud, in corrispondenza del edificio Epsilon; una terza area è
stata portata alla luce, invece, ad ovest del sacello della dea, nei livelli arcaici del cor-
tile K dell’edificio Alfa.
Sono numerosi gli indicatori che attestano l’attuazione di processi legati alla lavo-
razione del metallo: essa avviene in aree circoscritte, talora contigue tra loro e instal-
late nelle varie fasi più o meno sul medesimo posto, caratterizzate dalla presenza di
fornaci dall’impianto verosimilmente di forma pseudo-cilindrica, lievemente rastre-
mata verso l’alto, di cui le ricerche archeologiche hanno portato alla luce talora le
fosse circolari scavate nel terreno, rivestite di argilla concotta, talora la base circolare,
pure in concotto; in alcuni casi, invece, lo svolgimento di queste attività metallurgi-
che è individuabile attraverso le tracce di arrossamenti basali prodotti sul terreno dai
processi pirotecnologici.4 Una costante è rappresentata dalla presenza intorno a
questi punti di lavorazione, spesso situati in connessione a capanne o a tettoie, di

1 Torelli 2004, pp. 126-127. 2 Hdt., iv, 152. Gravisca 1.1, pp. 188-191.
3 Sono almeno una quindicina le fornaci per la lavorazione del metallo individuate a Gravisca, presso i
settori N, O, AE, AC (edificio Gamma), AA (edificio Delta), Z, Y, U (edificio Epsilon), G, Zona X (edificio Beta),
A, K (edificio Alfa) e nel tratto meridionale della strada N/S. Una fornace è stata, inoltre, rinvenuta nei re-
centi scavi a nord del santuario, nei livelli di v secolo a.C. sottostanti al vano 3 dell’edificio I.
4 Fiorini 2001, p. 136 sgg.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 80

80 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 5. Pianta della distribuzione delle fornaci in età arcaica.

considerevoli quantità di scorie ferrose,1 di rame e di piombo, talora rinvenuti in


associazione stratigrafica con oggetti di piccole dimensioni, sia di ferro che di
bronzo, destinati evidentemente alla rifusione, quali laminette, sbarre, parti di fibule,
o con oggetti più consistenti identificabili come strumenti da lavoro (le tenaglie da
fuoco in ferro, i punteruoli), o come prodotti stessi dell’officina (ad es. le punte di
aratro o le ghiande missili).
Caratteristica, infine, per tutti gli apprestamenti metallurgici è la presenza di poz-
zi, intorno a cui le fornaci sembrano disporsi, la cui acqua doveva essere evidente-
mente utilizzata nei processi di tempratura e raffreddamento. Così, se le fornaci rin-

1 Per le analisi archeometriche realizzate su una campionatura delle scorie rinvenute a Gravisca si veda
E. Franceschi-G. Luciano, I metalli, in Gravisca 1.1, pp. 499-506.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 81

la fusione, afrodite e l ’ emporion 81


venute presso i settori O, N,
AE, AC dell’edificio Gamma
gravitano intorno al pozzo
scavato nel vano AE, per
quella del vano AA dell’edifi-
cio Delta si potevano utilizza-
re i tre pozzi situati immedia-
tamente ad est dell’Adonion;
le fornaci scoperte presso i
vani U, Y, Z dell’edificio
Epsilon usufruivano, invece,
dell’acqua del pozzo scavato
presso il vano Y, così come
per la fornace rinvenuta a
nord del santuario poteva
essere utilizzata la riserva di
Fig. 6. Vano Y. Le buche per palo, il pozzetto della fornace
un grande pozzo/cisterna ed il pozzo ad essa connesso.
costruito nei decenni finali
del V secolo.
Uno dei contesti più antichi è stato portato alla luce nel settore sud-orientale del
santuario, in corrispondenza dei successivi vani Y, Z e U dell’edificio Epsilon dove, nei
pressi di alcune capanne, lo scavo ha restituito l’evidente documentazione dell’attua-
zione di pratiche metallurgiche.1 Presso il vano Y, in particolare, queste attestazioni,
individuabili già nei livelli di vita della fine di vii secolo a.C. in relazione ad una ca-
panna, si fanno ancora più chiare intorno al 560-550 a.C. quando, in concomitanza con
un ulteriore rialzamento del piano pavimentale, è attestato lo scavo del cavo circola-
re di una fornace, rivestita in concotto, circondata da evidenti residui di natura cor-
boniosa.2 L’attività metallurgica è documentata in quest’area ancora nel 530 a.C., in
relazione ad un ennesimo spianamento di terra, a cui sono riferibili il pozzetto di una
seconda fornace,3 numerose tracce di carbone di legna frammiste a scorie di ferro,
quattro barrette di bronzo e alcuni panetti di argilla, probabilmente utilizzati per l’in-
tonacatura delle pareti del forno di fusione (Fig. 6).
Contemporaneamente a quest’ultima fornace è all’opera, qualche metro più a
nord (in corrispondenza del vano Z) (Fig. 5), un secondo apprestamento di cui si è
rinvenuta la base in concotto4 e tutt’intorno numerose piccole scorie di rame,
trovate frammiste ad un sottile strato di carbone di legna, ad eccezione di una scoria
ferrosa di notevoli dimensioni, obliterata all’interno di una buca posta nelle imme-
diate vicinanze.5
Una decina di metri più ad ovest, presso il vano U del medesimo edificio, l’attività
metallurgica è ben documentata nella seconda metà del vi secolo a.C. in connessio-
ne allo spazio di una seconda capanna:6 il piano di vita di questa fase, caratterizzato

1 Gravisca 1.1, p. 164 sgg. 2 La struttura ha un diametro di m 0,89 ed è profonda m 0,15 ca.
3 Il cavo del pozzetto ha un diametro di m 0,93 ed è profondo m 0,18.
4 La base è stata rinvenuta in stato frammentario, intaccata da interventi posteriori alla sua obliterazione.
5 Gravisca 1.1, p. 161. 6 Gravisca 1.1, pp. 167-169.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 82

82 lucio fiorini · mario torelli


dalla presenza sulla sua inter-
faccia superiore di una spessa
lente di bruciato, ha restitui-
to numerosi indizi che porta-
no a ricostruire l’esistenza di
un apprestamento legato a
questa lavorazione artigiana-
le, tra cui un massiccio con-
glomerato composto da ter-
ra inglobante composti di
rame, rinvenuto come riem-
pimento di una fossa. A que-
st’ultimo dato si aggiungono
quelli derivanti dal reperi-
mento di più piccoli residui
di lavorazione, alcuni dei
quali di natura ferrosa, e di
piccoli oggetti frammentari
come laminette, fili bronzei
e parti di fibule. Sono da
Fig. 7. Vano Y. Il pithos, utilizzato probabilmente
come contenitore di acqua. riferire a questo livello, inol-
tre, sia l’apprestamento del
grosso pithos caratterizzato
dall’iscrizione etrusca vinun,1
evidentemente riutilizzato
come serbatoio d’acqua da
utilizzare nelle operazioni di
temperatura (Fig. 7), sia una
struttura dall’andamento cir-
colare in ciottoli, conservata-
si in modo lacunoso a livello
del secondo piano pavimen-
tale, un punto di fuoco a
giudicare dalle numerose e
concentrate tracce di brucia-
to rinvenute al suo interno
(Fig. 8).
Un secondo rilevante
nucleo di testimonianze è
concentrato presso l’angolo
nord-orientale dell’edificio
Gamma, in particolare presso
i settori O, N, AE e AC (Fig.
Fig. 8. Vano Y. Struttura circolare. 5), dove sono stati rinvenuti

1 Gravisca 15, p. 72, n. 398.


Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 83

la fusione, afrodite e l ’ emporion 83

Fig. 9. Cortile AE dell’edificio Gamma. Pozzo di età arcaica

una serie di apprestamenti organizzati intorno ad un pozzo, caratterizzato da una co-


pertura a tettuccio stramineo sorretto da pali lignei (Fig. 9).
Di estrema importanza, non soltanto per le informazioni riconducibili alla metal-
lurgia, ma soprattutto per la documentazione pertinente agli aspetti rituali ad essa
connessi, è il contesto individuato nel piccolo vano N, dove venne scavata nel terreno
vergine la fossa circolare,1 rivestita da uno strato di concotto, di una fornace (Fig. 10);
nello strato di sabbia del riempimento, pertinente alla defunzionalizzazione di tale ap-
prestamento, sono stati individuati alcuni indicatori riconducibili ad un rituale di tipo
sacrificale, implicante il seppellimento di ossa di animali (sono distinguibili un fram-
mento di osso di bovino ed uno di capro-ovino) mescolate a numerosi resti di brucia-
to e a frammenti di un’olla in ceramica d’impasto e ad una coppetta miniaturistica di
produzione corinzia.2 Il confronto con evidenze analoghe rinvenute a Gravisca, ma
ben note nel mondo etrusco,3 porta a riconoscervi una ritualità connessa a sacrifici di
fondazione, realizzati per tutta la vita del santuario in stretta relazione alla costruzio-
ne o al rifacimento di strutture murarie, di piani pavimentali e di opere di canalizza-
zione. Nel caso specifico, però, l’offerta propiziatoria, compiuta tra il primo e il se-
condo quarto del vi secolo a.C., è da porre in relazione alla messa in opera di una
seconda fornace4 costruita proprio al di sopra della precedente, di cui è stata rinvenu-

1 La fornace presenta un diametro di m 0,80 ed è profonda una decina di cm.


2 Gravisca 1.1, p. 79.
3 Chiaromonte Treré 1988; Chiaromonte Treré 1989-1990, pp. 702-703 (scavi sulla Civita di Tar-
quinia); Carosi 2002, p. 366 sgg. (scavi presso il santuario di Campetti a Veio).
4 La base di questa seconda fornace misura m 1,14 × 1,00.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 84

84 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 10. Vano N. Sezione sottostante alla fornace.

Fig. 11. Vano N. La base della seconda fornace.

ta la base in concotto (Fig. 11); l’attività di questo secondo apprestamento, oltre che
dalle cospicue tracce di carbone di legna, di cui una particolare concentrazione si no-
ta nella cavità circolare al centro della base, è testimoniato dai cospicui residui di lavo-
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 85

la fusione, afrodite e l ’ emporion 85


razione, di natura ferrosa,
cuprica e plumbea, rinvenuti
sparsi sull’interfaccia supe-
riore del piano e negli strati di
interro, e dal consueto rinve-
nimento di alcuni piccoli og-
getti, a cui si aggiunge il re-
perimento di una tenaglia da
fabbro in ferro1 (Fig. 12). Fig. 12. Tenaglia da fabbro in ferro rinvenuta nel vano N.
Anche qualche metro più
ad ovest, presso il vano O (Fig. 5), in relazione al livello di vita databile intorno alla
metà vi secolo a.C., sono stati portati alla luce i resti di una fornace di notevoli di-
mensioni, che il diario di scavo descrive come una struttura circolare in pietre2 al cen-
tro della quale era situato uno strato refrattario di sabbia e concotto coperto da ce-
nere e da numerosi resti di legno bruciato. Intorno ad essa, delimitata da almeno tre
piccole buche per pali lignei utilizzati con funzione di puntello,3 erano come di con-
suetudine presenti scorie di lavorazione, lamine e altri piccoli oggetti sia in ferro che
in bronzo.
Gli scavi condotti all’interno del cortile AE ad est del vano N, hanno permesso di
documentare, almeno a partire dal terzo quarto del vi secolo a.C., lo svolgimento di
attività metallurgiche connesse con la lavorazione del rame, continuate nei medesi-
mi spazi fino al cambio di destinazione di tutta l’area avvenuta nel 480 a.C. e al suo in-
globamento all’interno del complesso edilizio riferibile alla iv fase costruttiva del san-
tuario: in quest’area abbastanza ristretta le attività metallurgiche si susseguono con
l’utilizzo di fornaci e di forge; intorno ad esse i numerosi resti di carbone di legna e
una grande quantità di scorie di lavorazione dalle dimensioni variabili da pochi milli-
metri ad 1 o 2 cm mostrano l’attuazione di processi legati sia alla fusione, che alle suc-
cessive fasi di lavorazione del metallo.
La sequenza stratigrafica prevede tre piani pavimentali, databili tra il 530 a.C. e il
500-490 a.C., e la presenza di almeno una fornace attiva in ognuna delle tre fasi. La
prima si colloca in relazione al più antico piano pavimentale portato alla luce,4 data-
bile al 530 a.C., il cui pozzetto, rivestito in concotto, è stato rinvenuto coperto da un
frammento di orlo e di parete di un pithos, la cui presenza potrebbe essere giustifica-
ta ipotizzando la medesima funzione proposta per il pithos rinvenuto presso il conte-
sto del vano U (Fig. 13).
Un successivo livellamento di terra, assegnabile al decennio tra il 520/510 a.C., rap-
presenta il piano di alloggiamento di una seconda fornace, di maggiori dimensioni,5
affiancata da un terzo più piccolo apprestamento, scavato nel terreno per una decina
di cm e delimitato da un circolo di pietre, al cui interno sono state rinvenute consi-

1 Gravisca 16, pp. 60-61, n. 183. 2 L’apprestamento ha un diametro di m 1,15.


3 Gravisca 1.1, pp. 81-82. Cfr. il caso di Follonica in Cucini Tizzoni-Tizzoni 1992, p. 23 sgg.; Arangu-
ren 2004, pp. 323-327; Follonica etrusca, scheda 9.
4 Va segnalato che in quest’area le indagini si sono interrotte prima di raggiungere la quota del terreno
vergine, allo scopo di preservare il contesto delle officine.
5 La base presenta un diametro di m 1,20.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 86

86 lucio fiorini · mario torelli


stenti tracce di formazioni
scoriacee. Poco distante da
quest’ultimo apprestamen-
to, vicino al pozzo, una fossa
di forma circolare era riempi-
ta da un grosso conglomera-
to che le analisi archeometri-
che hanno descritto come il
prodotto di scarti di lavora-
zione frammisti a materiali
terrosi e silicici (Fig. 14).
Fig. 13. Una delle fornaci rinvenuta in corrispondenza
Intorno al 500-490 a.C., in-
del cortile AE dell’edificio Gamma. fine, l’area viene nuovamen-
te risistemata e dotata di una
nuova fornace1 (Fig. 15), af-
fiancata in questa fase da un
secondo forno di fusione2
posizionato nella parte nord-
occidentale del saggio.
Anche in questo caso, la
presenza in tutti e tre i livelli
pavimentali di piccole buche
per palo poste nelle imme-
diate vicinanze delle fornaci
possono essere identificate
come base di puntelli.
Una decina di metri più a
Fig. 14. Cortile AE dell’edificio Gamma. sud (settore AC), era localiz-
La freccia mette in evidenza il grande ammasso scoriaceo,
ancora in fase di scavo. zata, all’altezza del piano pa-
vimentale del 530 a.C.,
un’area adibita ad attività di
forgiatura: intorno a questo apprestamento, distinguibile per l’arrossamento basale
lasciato dal calore della lavorazione sul terreno, sono stati, infatti, portati alla luce i
residui di carbone da legna sparsi su tutta la superficie circostante, intorno ad una pic-
cola vasca impermeabilizzata nelle pareti con macco;3 è inoltre documentato, sia in
situ, sia dai livelli superiori di accumulo, il reperimento di numerose scorie metalliche
prodotto di entrambe le lavorazioni sia del ferro che del rame, oltre ad una certa quan-
tità di piccoli oggetti in bronzo e talora in ferro, quali laminette, chiodi, asticelle, fili
bronzei, catene, placchette, anelli.
Al di là di alcune sporadiche presenze situate a sud-ovest dell’area santuariale, in par-
ticolare in corrispondenza del vano G dell’edificio Beta (in questo caso in associazione
ad una capanna) e prezzo la Zona X (Fig. 5), le uniche testimonianze di attività metal-

1 Diametro della base: m 0,70. 2 Dimensioni: m 0,90 × 0,64.


3 La vasca, di forma circolare (diam. m 0,42) e scavata direttamente sul terreno per una profondità di m
0,20.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 87

la fusione, afrodite e l ’ emporion 87


lurgica di una certa rilevanza
ad ovest del sacello di Afrodi-
te sono concentrate in corri-
spondenza del cortile K del-
l’edificio Alfa,1 dove a livello
del paleosuolo e dello strato
immediatamente soprastan-
te è stata individuata un’area
utilizzata per attività metal-
lurgiche, come attestano sia
le numerose tracce di brucia-
to e i consueti indicatori di
produzione (le scorie metalli- Fig. 15. Cortile AE. Fornace rinvenuta a livello
che e la minutaglia, sia di del piano pavimentale della fine del vi secolo a.C.
bronzo che di ferro, destinata
alla rifusione), sia la base di
una fornace costruita proba-
bilmente in rapporto a capan-
ne o a tettoie (Figg. 16-17).
La tipologia delle fornaci
di Gravisca permette di iden-
tificarvi degli apprestamenti
utilizzati come fuochi di for-
gia/fucine onde ottenere dal
metallo amorfo l’oggetto fi-
nito: ben attestato nel mon-
do antico e conosciuto nella
tradizione iconografica atti-
ca attraverso varie raffigura-
zioni (tra cui la più nota è
quella della kylix del Pittore
della Fonderia (Fig. 18), con-
servata all’ Antikensammlung
di Berlino),2 questo forno di
fusione era caratterizzato da
una plurifunzionalità opera-
tiva che lo portava ad essere
utilizzabile come forgia o
come forno capace di con-
servare alte temperature per
un lungo tempo, mantenen-
do così fuse le piccole quan- Fig. 16. Gli apprestamenti rinvenuti nei livelli arcaici
tità di lega presenti in diversi del cortile K dell’edificio Alfa.

1 Gravisca 1.1, pp. 139-143.


2 Cfr. Ziomecki 1975; Schwandner-Zimmer-Zwicker 1983, p. 57 sgg.; Oddy-Swadding 1985, p. 43 sgg.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 88

88 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 17. Gli apprestamenti rinvenuti nei livelli arcaici del cortile K dell’edificio Alfa.

crogioli, utilizzabili in lavori di fusione, di saldatura e di ricomposizione di opere di


bronzo costruite in parti separate.1
In attesa di indagini archeometriche che permettano di distinguere con certezza
i prodotti sicuramente realizzati a Gravisca, alcuni di essi già da ora possono esse-
re identificati come tali sia per la loro stessa natura (ad es. gli scarti di lavorazione
destinati al riciclo), sia per gli ambiti in cui sono stati rinvenuti: tra questi sono do-
dici vomeri in ferro (Fig. 19), uno dei quali ritrovato proprio in corrispondenza di
una fornace,2 oggetti dalla probabile destinazione cultuale3 anche se non è da esclu-
dere una loro produzione per finalità pratiche; ugualmente proveniente da un con-
testo metallurgico (in particolare dalle officine dell’edificio Epsilon), è una colata di
fusione (con imbuto preservato) per ghiande missili, di cui cinque rimangono
ancora collegate, mentre di altre quattro, tagliate dal supporto, rimane soltanto il

1 Questa ipotesi, oramai generalmente sostenuta da vari studiosi (cfr. Schwandner-Zimmer-


Zwicker 1983, p. 67 sgg.; Zimmer 1990, p. 28 sgg.; Haynes 1992, p. 78 sgg.; Vidale-Prisco 1997, p. 110) e
sperimentata da E. Formigli (E. Formigli, Ricostruzione sperimentale didattica di una antica officina del bron-
zo, in Antiche officine del bronzo, pp. 111-115; E. Formigli, Ricostruzione sperimentale di un mantice greco del v se-
colo a.C., in Antiche officine del bronzo, p. 104 sgg.), ha soppiantato quella tradizionale proposta a suo tempo
da K. Kluge (Kluge 1929) che voleva che il forno fosse utilizzato per sciogliervi all’interno il bronzo il qua-
le, una volta fuso, colava attraverso l’imboccatura alla base della fornace, defluendo, per mezzo di un ca-
nale, direttamente nella forma di fusione interrata alla base dell’impianto. Cfr. inoltre: Mattusch 1975, p.
58 sgg.; Mattusch 1980, p. 435 sgg.; Rehder 2000, p. 13 sgg. Le varie ipotesi sulla funzione del vaso con co-
perchio a cerchi sovrapposti rappresentato sopra la bocca della fornace sono raccolte da Oddy-Swadding
1985, p. 48. 2 La fornace è quella, già citata, situata nell’area a nord del santuario.
3 Gravisca 16, 55 sgg.; per i collegamenti tra l’offerta di vomeri di aratro e il culto demetriaco, con un ri-
chiamo all’area siceliota e in particolare con il tesmophorion geloo di Bitalemi cfr. Torelli 1977, p. 438.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:23 Pagina 89

la fusione, afrodite e l ’ emporion 89

Fig. 18. Kylix del Pittore della Fonderia.

peduncolo di collegamento1
(Fig. 20). A proposito dei
prodotti di queste officine
vale la pena accennare al-
l’ipotesi – che aspetta di es-
sere verificata – avanzata da
F. Colivicchi su base stilisti-
ca, secondo la quale anche
la più recente delle due sta-
tuette di bronzo di Afrodite
armata potrebbe essere stata Fig. 19. Punta di vomere.
realizzata a Gravisca da
qualche artigiano greco qui
operante il quale, avendo a modello la statuetta più antica, offerta come dono di
fondazione alla dea da parte dai mercanti focesi,2 avrebbe realizzato questa nuova
immagine intorno al 550-540 a.C., in occasione cioè del rifacimento del più antico
sacello di Afrodite3 (Fig. 21).
Lo sfondo in cui inserire l’attività metallurgica delle officine di Gravisca è quello
dell’emporion con le sue stratificazioni sociali, le sue attività, i suoi scambi, il mondo
degli artigiani, dei mercanti, gente talora di rango servile o affrancata che ivi opera-

1 Cfr. Gravisca 16, p. 65, n. 204. 2 Torelli 1982, p. 323.


3 Cfr. Gravisca 16, pp. 32-33, n. 15.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 90

90 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 20. Colata di fusione per ghiande missili.

Fig. 21. Statuetta bronzea di Afrodite armata

va per i loro ricchi signori, tutelati da divinità «che, con la loro presenza e in virtù del
sacrificio prestato dai protagonisti dello scambio» garantivano «la certezza dello scam-
bio e l’incolumità del mercante».1
Ma se l’esistenza di installazioni metallurgiche in un santuario emporico come
Gravisca deve essere valutata nel quadro dei meccanismi di controllo economico
dell’attività artigianale esercitato attraverso le strutture e negli spazi fisici/ideologici
del sacro, la stretta connessione tra attività metallurgica e santuari non rappresenta
in sé un dato eccezionale ma è, al contrario, ampiamente attestata nel mondo greco
affondando le proprie radici nei più antichi sistemi politico-economici del Vicino
Oriente o nelle forme di controllo centralizzato minoico-micene e esercitate dalle éli-
tes dominanti sui processi produttivi legati alla metallurgia (estrazione-raffinazione-
esportazione).
Inoltre, a partire dall’viii secolo a.C., intorno ai maggiori centri santuariali greci,
cominciano ad organizzarsi nuclei di artigiani impegnati in diverse attività produtti-
ve, tra cui rilevante doveva essere la presenza di metallurgi, probabilmente itineranti2
e contraddistinti da una maggiore indipendenza rispetto alle altre classi di artigiani,3

1 M. Torelli, Storia degli Etruschi, Roma-Bari 1981, p. 148 sgg.


2 Heilmeyer 1969, p. 5 sgg.; Rowlands 1971, p. 214; Heilmeyer 1979, p. 52; Risberg 1992, p. 33 sgg.
3 Starr 1977, p. 311; Treister 1996, p. 77 sgg.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 91

la fusione, afrodite e l ’ emporion 91


attirati dalla domanda sempre maggiore di beni di lusso da parte delle classi aristo-
cratiche che sfruttavano il surplus produttivo per offrire presso i principali santuari
doni il cui lusso era direttamente proporzionale al loro prestigio e potere; gli stessi
luoghi di culto, specialmente quelli interregionali, diventavano così a loro volta cen-
tri importanti di incontro e di confronto delle diverse tecniche metallurgiche utiliz-
zate da artigiani di diversa provenienza.1
Se la presenza di installazioni metallurgiche in contesti santuariali è dunque al-
quanto usuale, qualche considerazione si impone invece relativamente ad alcuni
aspetti cultuali e simbolici che legano Afrodite, non a caso la sposa di Efesto, al mon-
do della metallurgia in considerazione di sicuri indizi che, sia la documentazione ar-
cheologica, sia le fonti letterarie sembrano palesare.
In primo luogo i dati archeologici. Come è stato precedentemente sottolineato, a
Gravisca tutti gli impianti per la metallurgia sono collocati in stretta relazione, talora
a distanza di pochi metri, con il sacello di Afrodite, in base ad una scelta che appare
sollecitata da motivazioni di carattere apotropaico e cultuale, evidentemente ritenu-
te necessarie al momento di predisporre tali apprestamenti. Una rapida disamina del-
la documentazione archeologica dimostrerà come il caso di Gravisca sia tutt’altro che
isolato. In questo senso, un’importante conferma proviene da Atene, e in particolare
dall’area del Kolonos Agoraios (la medesima in cui alla metà del v secolo a.C. sorgerà il
tempio di Efesto e presso le cui pendici settentrionali era collocato il tempio di Afro-
dite Urania)2 e dalle pendici meridionali dell’Acropoli.3 E se nella prima zona sono
state portate alla luce due fosse irregolari con scarti di attività fusorie situate subito a
ridosso del tempio di Afrodite e riferibili ad apprestamenti databili tra il iv e il iii se-
colo a.C.,4 testimonianze ben più significative sono quelle che è possibile individuare
presso le pendici meridionali dell’Acropoli58 dove, lungo il percorso “sacro” diretto in
età arcaica alla rocca dell’Acropoli, a fianco del naiskos di Afrodite Pandemos, le ricer-
che condotte dalla Società Archeologica di Atene sotto la guida di S. Koumanoudis
hanno rivelato la presenza di impressionanti installazioni metallurgiche, scavate nel-
la loro totale estensione da N. Platon nel 1963.6 Le ricerche archeologiche hanno ri-
velato la presenza di un’ampia area destinata a chalkourgeion, con apprestamenti da-
tabili dall’età classica all’età ellenistica, la cui fossa più antica, profonda circa tre metri
e mezzo rispetto al piano di lavorazione dell’officina, conservava sul fondo il basa-
mento di una forma di fusione di grandi dimensioni. Recentemente G. Zimmer ha
proposto, basandosi sulla tipologia del forno di fusione, una datazione al secondo
quarto del v secolo a.C., mettendo in relazione la sua costruzione alla realizzazione

1 J. L. Zimmermann ha mostrato ad esempio come ad Olimpia lavorassero artigiani provenienti anche


da altre regioni del Peloponneso la cui competizione avrebbe funzionato da stimolo per lo sviluppo della
metallurgia peloponnesiaca (cfr. Zimmermann 1989, p. 308 sgg.); si veda anche: Risberg 1997, p. 185 sgg. con
un catalogo dei santuari in cui sono state ricostruite o riconosciute tracce di attività metallurgiche in un pe-
riodo compreso dall’età geometrica all’età arcaica.
2 Osanna 1988-1989. 3 Cfr. Fiorini 2001; Fiorini 2002.
4 Mattusch 1977, p. 340 sgg. Sempre nell’area del Kolonos Agoraios sono situate la cosiddetta Hephaiste-
ion Foundry, portata alla luce proprio all’interno del temenos di Efesto, e la Mudbrick Foundry rinvenuta inve-
ce a sud-ovest dell’Hephaisteion.
5 Cfr. Beschi 1967-1968, p. 511 sgg.; Pirenne-Delforge 1994, p. 26 sgg. con la bibliografia ivi raccolta.
6 S. Koumanoudis, in paa 1878, p. 9; N. Platon, AD (Chroniká) xix, 1964, 32; Daux 1965; Mattusch
1982, p. 173; Vanderpool 1965, p. 353.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 92

92 lucio fiorini · mario torelli

Fig. 22. Officina presso le pendici meridionali dell’Acropoli.

da parte di Fidia della statua dell’Athena Promachos1 (Fig. 22). Ciò che qui interessa
sottolineare è come la localizzazione del chalkourgeion in una simile zona alquanto
disagevole porti ad escludere motivazioni di carattere utilitaristico (o quanto meno a
non considerarle predominanti),2 facendo propendere invece per altre spiegazioni che
tengano evidentemente conto di componenti ideologico-sacrali sentite come impre-
scindibili.
Ma proprio da Cipro, isola natale di Afrodite, provengono i dati archeologici più
impressionanti relativi al legame tra la dea e la metallurgia.
Sono numerose in quest’isola le attestazioni documentanti l’associazione di instal-
lazioni metallurgiche a complessi santuariali:3 i ritrovamenti presso Enkomi, Kition-
Kathari, Athienou, Kalopsidha-Koufos, Myrtou-Pigadhes hanno fatto parlare gli stu-
diosi di un dominio religioso a Cipro sulla produzione del rame nell’età del Bronzo
che, secondo V. Karageorghis, si esplicherebbe nella tarda età del bronzo a Kition sot-
to la forma di un controllo religioso esteso a tutte le fasi della lavorazione del metal-
lo, dalla verifica del peso dei lingotti di rame e del grado di purezza del metallo, fino
ai meccanismi di esportazione.4
Una scoperta archeologica avvenuta nel 1963 sembrò confermare questa ipotesi:
durante l’annuale campagna di scavo presso il sito di Enkomi, la Missione Archeolo-
gica Francese rinvenne nei livelli di alloggiamento pavimentale della cella di un più

1 Zimmer 1999, p. 49 sgg. 2 Ad una simile ipotesi si accenna invece in Zimmer 1999, p. 56.
3 Un documentato elenco è fornito da Knapp 1986.
4 Karageorghis 1984, p. 253. Cfr. anche Knapp 1986; Steel 2004, p. 178 sgg.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 93

la fusione, afrodite e l ’ emporion 93


ampio santuario1 la statuetta di una divi-
nità maschile con elmo cornuto, scudo
ovale e lancia, stante al di sopra di un lin-
gotto miniaturistico a forma di pelle bo-
vina, del tipo diffuso da Cipro in tutto il
Mediterraneo e noto come oxhide ingot2
(Fig. 23); la statuetta è databile nel corso
del xii secolo a.C.3 La continuazione del-
le ricerche presso il medesimo santuario
portò inoltre al riconoscimento in quel
contesto di numerose testimonianze at-
testanti la pratica di attività metallurgi-
che, assegnabili a lungo periodo compre-
so tra il 1700-1400 a.C. (MC III-LC I).4
Se le opinioni degli studiosi si sono di-
vise al momento di dare un nome al dieu
au lingot (identificato come Nergal, He-
phaistos, Kothar-wa-Hasis, dSimug),5 ap-
parve al contrario subito manifesto, vista
l’importanza cruciale di Cipro nella tarda
età del Bronzo quale centro di rinveni-
mento e di esportazione di rame in tutto
il Mediterraneo, che ci si trovava di fron-
te ad una divinità sotto la cui protezione
era da collocare la produzione e la distri-
buzione del rame. A questa testimonian-
za si aggiungeva inoltre quella offerta da
una serie di lingotti votivi miniaturistici a
forma di pelle bovina, alcuni dei quali in- Fig. 23. Statuetta di divinità da Enkomi
(da Karageorghis 1976).
scritti, pure rinvenuti ad Enkomi, di cui
almeno tre trovati in stretta relazione con
una seconda statuetta bronzea, il cd. Horned God, raffigurante una divinità stante, con
gonnellino ed elmo dalle lunghe corna,6 anche essa rinvenuta in ambito santuariale,
per altro non distante dal tempio del dieu au lingot con cui condivide alcune affinità.7
Posteriormente alla scoperta del dio su lingotto, H. W. Catling pubblicò, come fa-
cente parte della collezione Bomford, una statuetta femminile, di incerta provenien-
za, nuda, dalle lunghe trecce, seni e pube ben pronunciati, stante al di sopra di un lin-

1 V. Karageorghis, Chronique des fouilles et découvertes archéologiques à Chypre en 1963. 2. Fouilles d’Enkomi
(C. F. A. Schaeffer), in bch lxxxviii, 1964, p. 353.
2 Sui recenti studi relativamente alla diffusione in ambito mediterraneo degli oxhide ingots si veda Knapp
1986, p. 28.
3 Insieme alla statuetta è stata infatti rinvenuta ceramica assegnabile al LC III A/B (cfr. Courtois 1973,
p. 231 sgg. Sul “dieu au lingot” si vedano inoltre: Schaeffer 1965, p. 56 ss; Schaeffer 1966, p. 59 ss; Cour-
tois 1971, p. 151 sgg.; Buchholz-Karageorghis 1973, p. 163, 478 n. 1741; Gale-Stos-Gale 1986; Knapp 1986,
p. 9 sgg. 4 Courtois 1982, p. 161. 5 A riguardo cfr. Knapp 1986, pp. 10-11.
6 Dikaios 1962; Catling 1964, p. 255 ss; Hadjioannou 1971, p. 33 sgg.; Buchholz-Karageorghis 1973,
p. 163, 478, n. 1740; Burdajewicz 1985; Knapp 1986, p. 13 sgg. 7 Knapp 1986, p. 22 sgg.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 94

94 lucio fiorini · mario torelli


gotto a forma di pelle bovina1 (Fig. 24). Lo studioso, dopo un’attenta disamina di va-
ri esemplari di statuette di metallo e di terracotta rinvenuti a Cipro, ha messo in ri-
salto l’autoctonia dello stile con cui era stata rappresentata una divinità, connessa al-
la sfera della fecondità, le cui origini andavano ricercate nel Vicino Oriente e in cui ha
proposto di identificare Astarte, la dea che «was later to become the Paphia Aphrodite»,2
riconoscendole una funzione propiziatrice della fruttuosità delle miniere.
Un’eco di questa religiosità è possibile probabilmente coglierla ancora nel i secolo
d.C., nella vicenda di Demonassa, legislatrice di Cipro, ricordata da Dione Crisosto-
mo,3 di cui, al tempo dell’oratore, era visibile una statua in bronzo che ricordava la
sua triste vicenda.4
Così racconta Dione:
Ô≈Ùˆ ηd âÓ K‡ÚÅ ¢ËÌÒÓ·ÛÛ· âÁ¤ÓÂÙÔ, ÔÏÈÙÈ΋ Ù ïÌÔÜ Á˘Óc
ηd ÓÔÌÔıÂÙÈ΋. ÙÚÂÖ˜ öıËÎÂÓ ·≈ÙË ÙÔÖ˜ K˘Ú›ÔȘ ÓfiÌÔ˘˜Ø ÙcÓ
ÌÔÈ¯Â˘ıÂÖÛ·Ó ÎÂÈڷ̤ÓËÓ ÔÚÓ‡ÂÛı·È: ı˘Á¿ÙËÚ ·éÙɘ âÌÔȯ‡ıË
ηd ÙcÓ ÎfiÌËÓ àÂΛڷÙÔ Î·Ùa ÙeÓ ÓfiÌÔÓ Î·d âÔÚÓ‡ÂÙÔ. ÙeÓ
·ñÙeÓ àÔÎÙ›ӷÓÙ· ôÙ·ÊÔÓ ®›ÙÂÛı·ÈØ ‰Â‡ÙÂÚÔ˜ ÔyÙÔ˜ ¢Ë̈-
Ó¿ÛÛ˘ ÓfiÌÔ˜Ø ÙÚ›ÙÔ˜ œÛÙ Ìc àÔÎÙÂÖÓ·È ‚ÔÜÓ àÚfiÙÚÈÔÓ. ‰˘ÔÖÓ
‰b ·éÙ” ·›‰ˆÓ àÚÚ¤ÓˆÓ ùÓÙˆÓ, ï ÌbÓ âd Ù† ‚ÔÜÓ àÔÎÙÂÖÓ·È
à¤ı·ÓÂØ ÙeÓ ‰b ·ñÙeÓ àÔÎÙ›ӷÓÙ· ÔéÎ öı·„ÂÓ. ì ‰b Ù¤ˆ˜ ÌbÓ
âηÚÙ¤ÚÂÈ Î·d ô·È˜ ÔsÛ· ηd ÓÔÌÔıÂÙÔÜÛ·, å‰ÔÜÛ· ‰b ‚ÔÜÓ âd
ÌfiۯŠàÔÏÏ˘Ì¤ÓÅ Ì˘ÎˆÌ¤ÓËÓ Î·d ÙcÓ ë·˘Ùɘ âÓ ôÏÏÅ Û˘ÌÊÔÚaÓ
ÁÓˆÚ›Û·Û·, Ù‹Í·Û· ¯·ÏÎeÓ Âå˜ ·éÙeÓ ≥Ï·ÙÔ. ηd qÓ âÎÂÖ ‡ÚÁÔ˜
àÚ¯·ÖÔ˜ àÓ‰ÚÈ¿ÓÙ· ¯¿ÏÎÂÔÓ ö¯ˆÓ, ¯·ÏΆ âÓÙÂÙËÎfiÙ· ηd Úe˜ àÛÊ¿-
ÏÂÈ·Ó ÙÔÜ î‰Ú‡Ì·ÙÔ˜ ηd Úe˜ Ì›ÌËÌ· ÙÔÜ ‰ÈËÁ‹Ì·ÙÔ˜Ø âÈÁÚ·Êc
‰b â› ÙÈÓÔ˜ ÛÙ‹Ï˘ ÏËÛ›ÔÓ,
ÛÔÊc ÌbÓ õÌËÓ, àÏÏa ¿ÓÙ\ ÔéÎ ÂéÙ˘¯‹˜.
Sono significativi gli elementi di contiguità che legano la vicenda di Demonassa a
quanto noto dall’età più antica, a partire dal nome stesso di Demonassa, che appare
chiaramente composto da ‰‹ÌÔÓ e ôÓ·ÛÛ·, epiteto quest’ultimo che a Cipro indivi-
dua inequivocabilmente l’Afrodite Pandemos, regina del popolo, il cui culto era stato
fondato a Paros da Cinira, re e metallurgo, istitutore nell’isola della pratica della pro-
stituzione sacra. A quest’ultima rimanda, inoltre, la menzione della prima legge ema-
nata da Demonassa al cui esercizio si condannava qualsiasi donna adultera, mentre,
se nel divieto di uccidere il bue da aratro è stato visto un ricordo dell’animale sacro
ad Astarte, nell’esito ultimo della vita di Demonassa legato al comando da lei impar-
tito di fondere il bronzo ove già meditava di lasciarsi cadere, è possibile scorgere un
diretto rimando al patronato che l’anassa, Astarte/Afrodite, esercitava sopra entram-

1 Catling 1971. Inoltre si vedano: Karageorghis 1976, p. 204, n. 171; Knapp 1986, p. 11 sgg. La statuetta
è oggi conservata presso l’Ashmolean Museum di Oxford.
2 Catling 1971, p. 29. 3 Dio. Chrys. Or., lxiv, 2-4.
4 N. Robertson ha creduto di poter scorgere nell’episodio di Demonassa legislatrice di Cipro, raccontato
da Dione Crisostomo, un aition suggerito da una statua visibile a Kition al tempo dell’oratore raffigurante
la dea su lingotto: secondo lo studioso si doveva trattare di un’opera in bronzo, presumibilmente stante, che
appariva immersa nel bronzo (¯·ÏΆ âÓÙÂÙËÎfiÙ·) al di sopra di una base, probabilmente a forma di lingotto,
in quanto non solo genericamente piatta e larga ma anche tale da rendere comprensibile da parte dello spet-
tatore il compimento della storia, ovvero il suicidio di Demonassa compiuto gettandosi nel bronzo fuso.
Cfr. Robertson 1978.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 95

la fusione, afrodite e l ’ emporion 95


be le attività, estrattive e metallurgiche,
quale dea della fecondità.1
Non è casuale, dunque, che entrino,
nel mito, in diretto rapporto al culto del-
la cipride Afrodite una serie di personag-
gi, tutti eroi-inventori con caratteristiche
simili a quelle di Efesto, il quale, assente
a Cipro,2 sembra riassorbire solo succes-
sivamente in sé i tratti distintivi di figure
le cui origini devono essere ricercate in-
dietro nel tempo in tradizioni culturali di
ii-i millennio a.C. recepite a Cipro dal Vi-
cino-Oriente.
Tra questi è Cinira, figlio del re di Biblo
e fondatore, dopo aver sposato la figlia di
Pigmalione, della città di Pafo in cui in-
trodusse il culto di Afrodite Pandemos
istituendo la pratica della prostituzione
sacra: la sua figura è quella di un eroe
civilizzatore, scopritore delle miniere di
Cipro e inventore della metallurgia e
delle arti artigianali.3 La figura stessa di
Pigmalione, re di Cipro innamorato della
statua d’avorio di Afrodite, presenta le
sottese fattezze di un mago-artigiano,
mentre evidenti allusioni sessuali risulta-
no implicite nella sua vicenda mitica,
adombrate nello stesso nome Pygmalion.4
Nell’immaginario dei metalli sembra- Fig. 24. Statuetta di divinità femminile stante
su oxide ingot (da Karageorghis 1976).
no confluire, dunque, in Grecia una plu-
ralità di piani di lettura che necessitano di
indagini diversificate in cui far convergere magia, simbolismi sessuali e consuetudini
religiose, in un’ottica che vuole il ciclo normale della vita “magicamente” trasforma-
to da demiurghi capaci di accellerare il corso della natura senza incorrere in eccessi di
ubris. Una realtà, quella della metallurgia, dalle manifeste connotazioni magico-reli-
giose, spesso comuni in culture totalmente diverse, sostrato di una serie di elabora-
zioni fisico-teologiche che soltanto le moderne concezioni positivistiche hanno per-
messo di superare, ma talora sopravvissute fino ai giorni nostri nell’immaginario
popolare, radicate sotto forma di credenze e superstizioni.5

1 Oltre al già citato contributo di N. Robertson, si veda: Pirenne-Delforge 1994, p. 366 sgg.
2 Borgeaud 1975.
3 Relativamente alla figura di Cinira e alle implicazioni storico-religiose ad essa connessa, nonché per
una lista delle fonti letterarie si rimanda ai lavori fondamentali di Baurain 1980; Ribichini 1982; Loucas-
Dourie 1989; Roscalla 1989, pp. 14-15. 4 Delcourt 1957, p. 162 sgg.
5 Sugli aspetti mitici e rituali legati alla metallurgia nell’antica Grecia si veda il recente contributo di
S. Blakely (Blakely 2006, in particolare p. 79 sgg.). Cfr. inoltre Fiorini 2002.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 96

96 lucio fiorini · mario torelli


Il legame tra Afrodite e il mondo dei metalli doveva evidentemente riguardare il suo
carattere di divinità vivifica, la cui potenza si esplicava sopra ogni aspetto della vita ani-
male e vegetale, sulla nascita delle creature viventi, sulla crescita delle piante e, in ge-
nerale, sul rinnovo della natura; il suo potere era sentito come immanente non solo nel
mondo umano e in quello animale, ma in ogni ambito dell’universo in quanto, favo-
rendo il sacro incontro tra la terra e il cielo, era l’origine prima di ogni forma di vita.1
La percezione antica dei metalli portava, d’altra parte, a considerare questi ultimi
come parte integrante dell’universo biologico, alla stregua delle piante e degli animali
e come questi, spesso, giudicati capaci di procreare e svilupparsi.2 Non a caso sia in
Grecia che a Roma i verbi utilizzati per designare giacimenti metalliferi di varia na-
tura hanno esplicitamente a che fare con l’idea della generazione, a cui si accompa-
gna quella della loro crescita nel ‘ventre’ della terra: ¬ıÂÓ àÚÁ‡ÚÔ˘ âÛÙd ÁÂÓ¤ıÏË si leg-
ge nel II libro dell’Iliade3 e il medesimo verbo, Á›ÁÓÂÛı·È, è utilizzano Teofrasto,
Strabone o Diodoro in riferimento, oltre che a miniere d’argento, anche a giacimen-
ti di oro e di ferro;4 Dioscuride adopera invece con lo stesso valore il verbo ÁÂÓӷ›Ó,5
mentre in Luciano si incontra Ê˘Â›Ó.6 Nascitur ibi plumbum afferma Cesare riferendo-
si alle miniere della Bretagna e con lui Plinio che utilizza il medesimo verbo alterna-
tivamente all’impiego di gignere.7 Strabone attesta la capacità delle miniere dell’isola
d’Elba di rigenerarsi,8 concordando con quanto affermato dallo Pseudo-Aristotele,
che se piantati a terra i minerali possono riprendere a crescere.9
Logico esito di tali credenze è la possibilità, talora accertata, di definire la sessuali-
tà degli elementi, per cui in Teofrasto troviamo sostenuta per la prima volta la diffe-
renziazione tra ôÚÚËÓ e ıÉÏ˘˜ anche per i minerali10 – ma riporta sicuramente una tra-
dizionale designazione –, ed ancora nel v secolo d.C. Nonno di Panopoli parla del
fuoco generato dalla percussione tra una pietra ‘maschio’ ed una ‘femmina’;11 Plinio,
che in più circostanze attribuisce vita e movimento a minerali e a pietre,12 riferisce
della credenza, riportata da Teofrasto13 e da Muciano sue fonti, dell’esistenza di pie-
tre capaci di procreare, come l’aetitae,14 la cyitis,15 la gassinaden,16 minerale quest’ul-
timo di cui Plinio fornisce persino il periodo di gestazione, calcolato in tre mesi.
Se, dunque, proprio a tale visione animistica del mondo minerale va ricondotto lo
stretto legame che intercorre tra metallurgia, sfera della fecondità e divinità connes-
se al rinnovamento annuale della natura (quali Afrodite e Demetra),17 questa conce-
zione impone al contempo di considerare apprestamenti artigianali, come quelli di
Gravisca o di Atene, non soltanto sotto l’aspetto dell’archeologia della produzione,
ma anche sotto il profilo magico-religioso, al fine di individuare quelle componenti
rituali e quelle credenze simbolico/cultuali, imprescindibili tanto quanto il bagaglio

1 Esch., fr. 125, 20-26 Mette; Eur. Hipp., 449-50; Idem, fr. 898 Nauck. 2 Halleux 1970.
3 I., ii, 857 sgg.
4 Thphr. Lap., 27.1; d.s., ii, 36; v, 27, 38; Str., xi, 6 (513); xv, 2, 10 (724); xvi, 4, 20 (779).
5 Dsc., De Materia Medica, v, 79, 91, 104. 6 Lucianus, Charon, 12.
7 Caes., B. G., v, 12, 4; Plin., H. N., xxxiii, 118, 158; xxxvii, 55.
8 Str., v, 2, 6. Cfr. Verg., A., x, 174; Serv., Ad Aen., x, 174.
9 Ps.Arist., De mirabilis auscultationibus, 43. 10 Thphr., Lap., 31.
11 Nonn., D., ii, 495. 12 Plin., H. N., xxxiv, 2; 136; 147; 164; xxxvi, 99.
13 Thphr., Lap., 5; 30-31. 14 Plin., H. N., xxxvi, 149 sgg.
15 Plin., H. N., xxxvii, 154 sgg. 16 Plin., H. N., xxxvii, 163 sgg.
17 Cfr. Fiorini 2002.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 97

la fusione, afrodite e l ’ emporion 97


di conoscenze tecniche ritenute necessarie ad affrontare tutte le trasformazioni ‘ac-
celerate’ dal fuoco.
L. F.
*
Ci si chiederà cosa abbia da aggiungere alle pagine precedenti che illustrano la bella
scoperta di Lucio Fiorini una persona come me, il cui solo titolo per intervenire è
quello, nello specifico assai marginale, di avere scoperto quasi quarant’anni or sono il
santuario emporico di Gravisca e che soprattutto non si è distinta per lo studio di ar-
gomenti che ci si attende di incontrare in una rivista come «Facta», ai cui promotori
peraltro colgo l’occasione del debutto per augurare pieno successo; fra costoro in
particolare desidero qui ricordare Daniele Malfitana, non solo perché valoroso gio-
vane studioso che ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere personalmente, ma
anche perché impegnato con passione e competenza (e spero dunque con adeguata
fortuna) in una vera propria difficile missione, quella di far conoscere gli umili mate-
riali ceramici romani in terre ideologicamente refrattarie alla romanità, come la
grecità di Madrepatria e delle colonie d’Occidente. Non credo di aver dunque titolo
particolare ad intervenire, ma lo faccio ugualmente e con speciale gioia, non solo per
rispondere all’esplicito invito di Daniele Malfitana, ma per offrire ai lettori qualche ri-
flessione più generale di carattere metodologico, che spero siano di interesse per i
lettori di «Facta».
Inizio il mio discorso sottolineando uno dei meriti di Lucio Fiorini, la scoperta dei
numerosi forni fusori, che nel vi secolo a.C. costellavano l’intera area del santuario,
una scoperta che tocca giustappunto problemi più generali di metodo, con una rica-
duta non piccola sul piano della storia dell’emporion graviscano e più in generale dei
processi di scambio. Fiorini non dice – e non per ‘carità di patria’ o per motivi di
scuola, ma perché non essenziale al suo discorso – che i forni di fusione all’interno del
santuario, argomento della sua indagine, erano stati in buona parte scoperti già negli
anni ’70: semplicemente non erano stati visti, come dimostra il fatto che di queste istal-
lazioni non vengono menzionate nelle pubblicazioni preliminari dello scavo.1 Anche
se le tecniche di scavo impiegate allora lasciavano molto a desiderare (e Dio solo sa
quanto!), in più di un caso i singoli elementi, dai crogioli ai fornelli e alle scorie, che
permettevano di indiziare la presenza di forni fusori, erano stati messi in luce e ar-
cheologicamente riconosciuti come tali. Quando dico che «non li si era visti», inten-
do mettere in risalto il fatto che il condizionamento ideologico mio e di quanti lavo-
ravano allora allo scavo e allo studio di Gravisca ci ha impedito di comprendere la
funzione (ossia di ‘vedere’) quei forni, la cui presenza nel contesto del santuario, nel-
la prospettiva dominante in quegli anni, appariva se non incongrua, marginale, per
non dire irrilevante, ai fini della ricostruzione storica; poiché apparivano incongrue
rispetto alla presenza di intensissime e rilevanti pratiche di natura religiosa, docu-
mentate da una imponente massa di dati ‘oggettivi’, quelle evidenti tracce di attività

1 Torelli 1977 (a); Torelli 1978 (b); Torelli 1982; Torelli 1985; Torelli 1986; Torelli 1988; To-
relli 1990; Torelli 1993. Fra queste non vanno ovviamente ricomprese le due prime notizie (Torelli 1971
(a); Torelli 1971 (b), che riflettono uno stadio dello scavo largamente anteriore al raggiungimento degli
strati interessati dall’attività metallurgica.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 98

98 lucio fiorini · mario torelli


metallurgica hanno finito con l’apparire insignificanti, con grave nocumento per la
comprensione dei processi materiali che prendevano corpo nello spazio del santua-
rio. L’idea di emporion1 appariva allora ed appare tutt’oggi2 fortemente influenzata da
posizioni modernizzanti, che, per via conscia o inconscia non importa, derivano da
quanto universalmente noto per i ‘ports of trade’ dell’evo moderno, dagli établisse-
ments francesi e portoghesi in India o dalle ‘concessioni’ europee in Cina, come Hong-
kong o Macao, nei quali il processo di scambio viene strutturato e dominato da fat-
tori puramente economici,3 intesi come prodotti da una ‘economia pura’, libera cioè
da quei condizionamenti di natura ideologica propri delle società arcaiche, sui quali
ha insistito la ricerca sostantivistica degli anni ’60 e ’70: si stentava e si stenta a rico-
noscere cioè che a questo livello cronologico (e di sviluppo socio-economico) la ca-
tegoria economica non agisce scopertamente in superficie, che è invece quanto acca-
de a partire sin dagli albori dell’età capitalistica, ma è – come amavano dire proprio i
sostantivisti – ‘embedded’ in una multiforme serie di ‘travestimenti’ ideologici, spes-
so di difficile comprensione per noi moderni, figli di quel capitalismo che ha plasma-
to e quotidianamente plasma le nostre menti.
Ma l’equivoco alla base di quel mancato riconoscimento era, per così dire, doppio.
Sempre per gli stessi condizionamenti modernistici, riusciva infatti difficile immagi-
nare che il contesto, entro il quale a Gravisca prendevano forma gli scambi tra Greci
ed Etruschi, e cioè lo spazio del santuario,4 potesse ospitare qualcosa di diverso da
quello che ad occhi contemporanei si ritiene proprio di quello spazio: in altre parole,
occorre immaginare che attorno al sacello e agli altari di Afrodite si svolgessero atti-
vità in forme assai meno ‘razionali’ di quelle che una logica moderna riesca a conce-
pire, una realtà fatta di momenti cerimoniali finalizzati ad ottenere favori dalla divi-
nità (o per questi favori a ringraziarla), nei quali il potere divino faceva registrare uno
scambio favorevole, ma anche il momento prodigioso della fusione del ferro, il me-
tallo per la cui acquisizione si muovevano emporoi e kapeloi attraverso il Mediterraneo.
Di questi processi Afrodite, come ha dimostrato nelle pagine precedenti e in un altro
lavoro precedente L. Fiorini,5 incarna per la mentalità arcaica la potenza che fa acca-
dere l’uno e l’altro evento ‘magico’, lo scambio con reciproca soddisfazione dei con-
traenti e la sorprendente fusione dei metalli. Nessuna meraviglia quindi che accanto
al sacello e agli altari della dea, si verifichino ambedue gli atti, lo scambio e la fusio-
ne, per la nostra mentalità separati l’uno dall’altro anni-luce e a loro volta distanti con-
cettualmente da ciò che noi riteniamo essere un ambiente sacro: ora però sappiamo
che dobbiamo leggere tutti questi fatti come contestuali, perchè promananti dalla
stessa forza soprannaturale.

1 Il punto di sintesi corrente è quello espresso da Bresson-Rouillard 1993.


2 L’uso del termine ‘emporio’ dagli anni ’80 è dilagato ovunque nella letteratura perfino per spiegare la
diffusione di materiali micenei (cfr. Emporia) e non se ne conoscono limiti: così si parla di emporion per To-
losa (Benquet 2004) e Narbona in Francia (Christol 2002, pp. 41-54), o per Sagunto in Spagna (Aranegui
Gascó 2004) o ancora per Pistiros nel cuore della Tracia (Bouzek 2003), per Tanais in Crimea (Böttiger-
Fornasier-Arseneva 2002), per ricordare solo i contributi più recenti sul tema. Lo stesso accade anche per
il concetto “culto emporico” (cfr. ad es., Chierici 2004), parola che ormai nel linguaggio corrente equiva-
le di fatto a “frequentazione straniera”, senza per questo implicare forme di scambio amministrato che co-
stituisce la condizione fondamentale per parlare di emporon per il mondo antico e non solo per quello.
3 Per questo aspetto esemplare appaiono le formulazioni di Lowe 2001.
4 Dominguez Monedero 2001. 5 Fiorini 2002.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 99

la fusione, afrodite e l ’ emporion 99


Ma è interessante che anche in altri santuari della dea, cui evidentemente si attri-
buiva il potere soprannaturale di ‘legare’ fra loro entità diverse, l’uomo e la donna, il
venditore e il compratore, il fuoco e il metallo, e farne sortire una entità nuova, sia
essa una nuova vita, un guadagno o un oggetto in metallo fuso, abbiamo documen-
ti di analogo carattere. Fiorini1 ha giustamente evocato la gigantesca fossa rinvenuta
dagli scavi Dontas nell’area del santuario di Afrodite Pandemos sulle pendici meridio-
nali dell’Acropoli di Atene, che lo scavatore ha messo in relazione con la fusione co-
lossale della Promachos fidiaca. Sempre Fiorini ha posto i resti di fusione rinvenuti
sempre ad Atene, ma nell’agorà, e studiati da C. Mattusch,2 in relazione con il san-
tuario, di Afrodite Urania, ad onta dei suoi problematici contorni topografici.3 Un al-
tro contesto simile a quelli qui presentati potrebbe essere il c.d. «Trader Complex»,
prossimo all’agorà di Corinto:4 lungi dall’essere la sede di un mercante, come sug-
gerisce l’interpretazione modernistica degli scavatori, l’edificio, centrato su un corti-
le con una serie di stanze sul lato orientale, ha restituito una discreta quantità di ce-
ramiche assai vicine per qualità e per origine a quelle scoperte a Gravisca, ed è stato
già alcuni anni or sono da me5 identificato come luogo di culto di Afrodite partendo
da un’iscrizione rinvenuta nell’area con dedica a ¶ÂÖÛȘ, ossia ¶ÂÈıÒ, l’abituale
compagna di Afrodite;6 sulla base di quanto ora apprendiamo da Gravisca, il c.d.
«Trader Complex» è da mettere in relazione con l’attività di fusione di bronzo loca-
lizzata nella stessa area da Pausania, il quale evemeristicamente spiega quella singo-
lare collocazione dell’industria metallurgica con la qualità dell’acqua della Fonte Pei-
rene.7 Ma soprattutto, è stupefacente lo stretto confronto esistente tra Gravisca e
Naucrati:8 qui il santuario di Afrodite è stato trovato al centro di una vasta officina
(o forse meglio, come nell’emporion graviscano, di una pluralità di piccole officine,
che i tragici sterri ottocenteschi che hanno messo in luce i santuari naucratiti non
hanno eventualmente saputo distinguere e mettere in pianta), impegnata nella pro-
duzione di scarabei di faïence, un materiale notoriamente fabbricato con l’impiego
del fuoco, esattamente come gli strumenti di ferro realizzati nei forni attorno al pic-
colo sacello di Gravisca.
Gravisca, Naucrati, Corinto, Atene, forse Sicione documentano dunque l’esisten-
za di una o più strutture sacre deputate primamente allo scambio, all’interno delle
quali però aveva luogo anche almeno una parte della trasformazione del metallo, og-
getto esso stesso di mercato. Signora di queste ÌÂÙ·‚ÔÏ·›, come le avrebbero chia-
mate i Greci, è Afrodite, eredità di un’arcaica concezione magica dei poteri della dea,
che tuttavia ben presto, già nel corso dello stesso vi secolo a.C., è andata mostrando
i segni di un radicale cambiamento, di cui ci offre preziosa testimonianza l’emergere
di altre figure divine, come Apollo, con altri poteri e soprattutto ancorate ad una nuo-

1 Fiorini 2002. 2 Mattusch 1975; Mattusch 1977.


3 Osanna 1988-1989. 4 Willliams-McIntosh-Fisher 1974.
5 Attorno a Demarato, in Corinto e l’Occidente, Atti del xxxiv Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Ta-
ranto 7-11 ottobre 1994, Taranto, 1997, pp. 625-654.
6 La collocazione del luogo di culto di Corinto trova un confronto stretto con quella del santuario di
Peithò nell’agorà di Sicione (Paus. ii, 4, 6). 7 Paus. ii, 3, 3.
8 Per l’aspetto classico degli scavi di Naucrati fatti da M. W. Flinders Petrie e E. A.Gardner (Naucratis i,
1886; ii, 1888), si vedano i dati in absa , v, 1888-1889, p. 26 sgg. e jhs , xxv, 1905, p. 105, con il fondamentale
lavoro di Prinz 1908; v. da ultimo Müller 2001 e Pébarthe 2005.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 100

100 lucio fiorini · mario torelli


va e diversa concezione del divino e del rapporto tra individuo e sfera del sacro, che
si verifica nella vita degli emporia e dell’attività agoraica in generale, in altre parole nel
mondo della produzione e dello scambio, a Corinto, Gravisca e Naucrati, ma anche
a Sicione e forse nella stessa Atene. Ma di questo fenomeno dalle radici complesse sia
ideali che materiali si potrà dire meglio e più a lungo in altra sede e in altro momen-
to. Riprendendo il tema dell’inizio, quello cioè dei rischi delle scelte modernizzanti,
l’augurio che si può formulare nel momento in cui una nuova rivista relativa ai ‘fatti’
prende avvio è che l’errore (o la lacuna interpretativa, se si preferisce) da me a suo
tempo commesso, diventi una felix culpa, se sarà in grado di mettere tutti noi in guar-
dia dal rischio insito in ogni empiria, quello di erigere a strumento metodologico e
addirittura, come avviene in tanta scienza anglosassone, a categoria ermeneutica del-
la storia il common sense, ossia l’eternizzazione della nostra mentalità. Ma è virtual-
mente certo che il mio caveat, come molti di quelli proposti da gente della mia età, è
frutto del pessimismo dei non più giovani: i promotori di «Facta» sapranno tenersi
lontani da questo genere di consolatorie banalizzazioni.
Di nuovo dunque ad multos annos o, se preferite, ¯ÚfiÓÈ· ÔÏÏ¿!
M. T.

Bibliografia
Antiche officine del bronzo = Antiche officine del bronzo. Materiali,strumenti, tecniche, ed. E. Formi-
gli, Atti del seminario di studi ed esperimenti, Murlo 1991, Siena, 1993.
Aranguren 2004 = B. M. Aranguren et alii, Attività metallurgica negli insediamenti costieri del-
l’Etruria centrale fra vi e v secolo a.C., in L’artisanat métallurgique dans les sociétés anciennes en
Méditerranée occidentale. Techniques, lieux et formes de production, Actes Colloque, Ravello
2000, Rome, 2004, pp. 323-339.
Aranegui Gascó 2004 = C. Aranegui Gascó, Sagunto. Oppidum, emporio y municipio roma-
no, Barcelona, 2004.
Blakely 2006 = S. Blakely, Myth, Ritual, and Metallurgy in Anciet Greece and Recent Africa,
Cambridge, 2006.
Baurain 1980 = C. Baurain, Kyniras. La fin de l’âge du Bronze à Chypre et la tradition antique,
«Bulletin de Correspondance Héllenique», civ, 1980, pp. 277-308.
Benquet 2004 = L. Benquet, L’emporion de Toulouse, in Le vin. Nectar des dieux, génie des
hommes, Gollion, 2004.
Beschi 1967-1968 = L. Beschi, Contributi di topografia ateniese, «Annuario della Scuola Ar-
cheologica Italiana di Atene», xlv-xlvi, 1967-1968, pp. 511-536.
Boitani 1974 = F. Boitani Visentini, Comunicazione sulle prime tre campagne di scavo (1969-1971)
effettuate nell’area dell’antica Gravisca, in Simposio internacional de colonizaciones, Barcelona
1971, Barcelona, 1974, pp. 79-91.
Boitani 1978 = F. Boitani Visentini, Le ceramiche decorate di importazione greco-orientale di
Gravisca, in Les céramiques de la Gréce de l’Est et leur diffusion en Occident, Colloques Interna-
tionaux, Naples 1976, Paris-Naples 1978, pp. 216-222.
Boitani 1985 (a) = F. Boitani, s.v. Il santuario di Gravisca, in Santuari d’Etruria, ed. G. Colon-
na, Catalogo Mostra, Arezzo 1985, Milano, 1985, pp. 141-144.
Boitani 1985 (b)= F. Boitani, s.v. Gravisca, in La civiltà degli Etruschi, ed. M. Cristofani, Cata-
logo Mostra, Firenze 1985, Milano, 1985, pp. 181-186.
Boitani 1986 = F. Boitani, s.v. Il porto, in Gli Etruschi di Tarquinia, ed. M. Bonghi Jovino,
Catalogo Mostra, Milano 1986, Modena, 1986, pp. 250-255.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 101

la fusione, afrodite e l ’ emporion 101


Boitani 1990 = F. Boitani, Le ceramiche laconiche a Gravisca, in Lakonikà ii , edd. P. Pelagatti,
C. M. Stibbe («Bollettino d’Arte», Suppl. al n. lxiv), Roma, 1990, pp. 19-67.
Boitani 1994 = F. Boitani, s.v. Gravisca, in eaa, ii Suppl., Roma 1994, pp. 835-839.
Boitani 2001 = F. Boitani, Nuove ricerche nell’emporion, in Moretti Sgubini 2001, pp. 125-126.
Boitani-Slaska 1984 = F. Boitani, M. Slaska, Scavo nell’area sacra di Gravisca, in Norme per
la redazione della scheda del saggio stratigrafico, edd. F. Parise Badone, M. Ruggeri Giove,
Roma, 1984, pp. 131-161.
Boitani-Torelli 1999 = F. Boitani, M. Torelli, Un nuovo santuario dell’emporion di
Gravisca, in La colonisation grecque en Méditerranée occidentale, Actes Rencontre Scientifique
en hommage a G. Vallet, Rome-Naples 1995, Rome, 1999, pp. 93-101.
Borgeaud 1975 = Ph. Borgeaud, L’absence d’Hephaïstos, in Chypre des origines au moyen âge,
ed. D. Van Berchem, Genève, 1975, pp. 156-159.
Böttiger-Fornasier-Arseneva 2002 = B. Böttiger,J. Fornasier, T. M. Arseneva, Tanais
am Don. Emporion, Polis und bosporanisches Tauschhandelszerntrum, in Das Bosporanische Reich.
Der Nordosten des Schawartzen Meeres in der Antike, Mainz. R., 2002, pp. 69-85.
Bouzek 2003 = J. Bouzek, Pistiros Verwendung und Lagerung der Keramik in den Oikoi eines grie-
chischen Emporion in Mittethrakien, 5. bis 3. Jh.v.Chr., in Griechische Keramik im kulturellen Kon-
text, Akten des Internationalen Vasen-Symposion in Kiel vom 24.-28.9.2001, Münster, 2003,
pp. 62-65.
Bresson-Rouillard 1993 = L’emporion, edd. A. Bresson, P. Rouillard, Paris, 1993.
Buchholz-Karageorghis 1973 = H. G. Buchholz, V. Karageorghis, Prehistoric Greece and
Cyprus, London, 1973.
Burdajewicz 1985 = M. Burdajewicz, The Sanctuary of the Horned God reconsidered, «Archa-
eologia Cypria», i, 1985, pp. 9-14.
Carosi 2000 = S. Carosi, Nuovi dati sul santuario di Campetti a Veio, «Archeologia Classica»,
liii, 2002, pp. 355-377.
Catling 1964 = H. W. Catling, Cypriot Bronzework in the Mycenaean World, Oxford, 1964.
Catling 1971 = H. W. Catling, A Cypriot Bronze Statuette in the Bomford Collection, in Alasia i,
Mission Archéologique d’Alasia, iv , ed. C. F. A. Schaeffer, Paris, 1971, pp. 15-32.
Cherici 2004 = A. Cherici, Un Graecus in Appennino. Ancora una nota sul santuario emporico di
Pieve a Sòcana, in Annali del Museo Claudio Faina, 11, 2004, pp. 221-226.
Chiaromonte Treré 1988 = C. Chiaromonte Treré, I depositi all’ingresso dell’edificio tar-
quiniese: nuovi dati sui costumi rituali etruschi, in Mélanges de l’Eçole française de Rome, 100, 1988,
pp. 565-600.
Chiaromonte Treré 1989-1990 = C. Chiaromonte Treré, Alcuni dati sulla prassi rituale
etrusca, «Scienze dell’Antichità», 3-4, 1989-1990, pp. 695-704.
Christol 2002 = M. Christol, Narbonne. Un autre emporion à la fin de l’époque répiublicaine et à
l’époque augustéenne, in Les Italiens dans le monde grec, ii e siècle av. J.-C.-i ere siècle ap. J.-C. Circula-
tion, activités, intégration, Actes da la table ronde, Paris 14-16 mai1998, Paris, 2002, pp. 41-54.
Comella 1978 = A. M. Comella, Il materiale votivo tardo di Gravisca, Roma, 1978.
Courtois 1971 = J. C. Courtois, Le sanctuaire du dieu au lingot d’Enkomi-Alasia (Chypre), in
Alasia i , Mission Archéologique d’Alasia, iv , ed. C. F. A. Schaeffer, Paris, 1971, p. 151 sgg.
Courtois 1973 = J. C. Courtois, Le sanctuaire du dieu au lingot d’Enkomi-Alasia (Chypre) et les
lieux de culte contemporains en Méditerranée Orientale, in Académie des inscriptions et belles-
lettres. Comptes rendus des séances de l’ann 1973, pp. 223-246.
Courtois 1982 = J. C. Courtois, L’activité métallurgique et les bronzes d’Enkomi au Bronze Récent
(1650-1000 avant J.-C.), in Early Metallurgy in Cyprus 4000-5000 b.c ., Acta Symposium, Cyprus
1981, edd. J. D. Muhly, R. Maddin, V. Karageorghis, Nicosia, 1982, pp. 155-174.
Cucini Tizzoni-Tizzoni 1992 = C. Cucini Tizzoni, M. Tizzoni, Le antiche scorie del Golfo
di Follonica (Toscana). Una proposta di tipologia, in Rassegna di Studi del Civico Museo Archeolo-
gico e del Civico Gabinetto Numismatico di Milano, Milano, 1992.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 102

102 lucio fiorini · mario torelli


Daux 1965 = G. Daux, Chroniques des Fuilles 1965, «Bulletin de Correspondance Hellenique»,
xc, 1966, p. 725.
Delcourt 1957 = M. Delcourt, Héphaistos ou la légende du magicien, Paris, 1957.
Dikaios 1962 = P. Dikaios, The Bronze Statuette of a horned God from Enkomi, «Archäologischer
Anzeiger», 1962, p. 139.
Dominguez Monedero 2001 = A. J. Dominguez Monedero, La religion en el emnportion,
«Gerion», 19, 2001, pp. 221-257.
Emporia = Emporia. Aegeans in the Central and Eastern Meditarranean. Proceedings of the 10th
International Aegean Conference. Athens, Italian School of Archaeology, 14-18 April 2004
(= «Aegaeum», 25, 2005).
Fiorini 2001 = L. Fiorini, Il territorio: l’emporion di Gravisca. Le officine metallurgiche scoperte
presso il santuario, in Moretti Sgubini 2001, pp. 136-140.
Fiorini 2002 = L. Fiorini, Per fondere il metallo: considerazioni su alcune raffigurazioni vascolari
attiche con scene di officina, in Iconografia 2001. Studi sull’immagine, Atti Convegno, Padova
2001, edd. I. Colpo, I. Favaretto, F. Ghedini, Roma, 2002, pp. 151-161.
Fiorini 2005 = L. Fiorini, La nuova stipe votiva di Gravisca, in Depositi Votivi e Culti dell’Italia
Antica dall’età arcaica a quella tardo-repubblicana, Atti Convegno, Perugia 2000, Bari, 2005, pp.
245-258.
Fiorini 2006 = L. Fiorini, Ceramiche attiche a Gravisca: import models e scelte di un mercato
specializzato, in Panvini-Giudice 2006, pp. 65-74.
Fiorini-Fortunelli 2007 = L. Fiorini, S. Fortunelli, Nuove acquisizioni dal santuario
settentrionale di Gravisca, in Ceramica attica da santuari della Grecia, della Ionia e dell’Italia, Atti
del Convegno internazionale, Perugia 2007, Venosa, in corso di stampa.
Flouest 1995 = J. L. Flouest, Bragny-sur-Saône (Saône-et-Loire). Centre d’activités métallurgiques
du Ve siècle avant. J.-C., in Paleometallurgie du fer & cultures, a cura di P. Benoit, P. Fluzin, Actes
Symposium International, Sévenans 1990, Sévenans, 1995, pp. 305-311.
Follonica etrusca = Follonica etrusca. I segni di una civiltà, Follonica, 1998.
Fortunelli 2001 = S. Fortunelli, I materiali del deposito votivo, in Moretti Sgubini 2001,
pp. 126-135.
Fortunelli 2005 = Il Museo della Città Etrusca e Romana di Cortona. Catalogo delle Collezioni, ed.
S. Fortunelli, Firenze 2005.
Fortunelli 2006 = S. Fortunelli, Anathemata ceramici attici dal nuovo deposito di Gravisca,
in Panvini-Giudice 2006, pp. 55-64.
Fortunelli 2007 = S. Fortunelli, L. Fiorini, Nuove acquisizioni dal santuario settentrionale
di Gravisca, in Ceramica attica da santuari della Grecia, della Ionia e dell’Italia, Atti del Conve-
gno internazionale, Perugia 2007, Venosa, in corso di stampa.
Frau 1981 = B. Frau, Graviscae, il porto antico di Tarquinia e le sue fortificazioni, s.l., 1981.
Frau 1982 = B. Frau, Gli antichi porti di Tarquinia, Roma, 1982.
Frau 1985 = B. Frau, From the Etruscan Ports of Graviscae and Martanum. Elements for a New Me-
thodology in the Field of Maritime Archaeological Research, in Harbour Archaeology. Proceedings
of the First International Workshp on Ancient Mediterranean Harbours, ed. A. Ravan, Caesarea
Maritima 1983, Oxford, 1985, pp. 93-104.
Gale-Stos-Gale 1986 = N. H. Gale, Z. A. Stos-Gale, Oxhide copper ingots in Crete and Cy-
prus and the bronze age metals trade, «Annual of the British School at Athens», lxxxi, 1986,
pp. 81-100.
Gianfrotta 1975 = P. A. M. Gianfrotta, Le ancore votive di Sostrato di Egina e di Faillo di Cro-
tone, in Parola del Passato, 1975, pp. 311-318.
Gravisca 1.1 = L. Fiorini, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 1.1. Topografia generale e storia del
santuario. Analisi dei contesti e delle stratigrafie, Bari, 2005.
Gravisca 1.2 = S. Fortunelli, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 1.2 Il deposito votivo del santuario
settentrionale, Bari, 2007.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 103

la fusione, afrodite e l ’ emporion 103


Gravisca 4 = S. Boldrini, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 4. Le ceramiche ioniche, Bari, 1994.
Gravisca 5 = B. Iacobazzi, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 5. Le ceramiche attiche a figure nere,
Bari, 2004.
Gravisca 6 = K. Huber, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 6. Le ceramiche attiche a figure rosse,
Bari, 1999.
Gravisca 9 = V. Valentini, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 9. Le ceramiche a vernice nera, Bari,
1993.
Gravisca 10 = G. Pianu, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 10. Il bucchero, Bari, 2000.
Gravisca 11 = V. Galli, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 11. Le lucerne greche e locali, Bari, 2004.
Gravisca 12 = B. Gori, T. Pierini, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 12. Ceramica comune di im-
pasto. Ceramica comune di argilla figulina, Bari, 2001.
Gravisca 15 = A. Johnston, M. Pandolfini, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 15. Le iscrizioni,
Bari, 2000.
Gravisca 16 = F. Colivicchi, Gravisca. Scavi nel santuario greco, 16. I materiali minori (con con-
tributi di G. Gorini – le monete e C. Sorrentino – i reperti osteologici), Bari, 2004.
Hadjioannou 1971 = K. Hadjioannou, On the Identification of the Horned God of Engomi-Ala-
sia, in Alasia i , Mission Archéologique d’Alasia, iv , ed. C. F. A. Schaeffer, Paris, 1971, pp. 33-42.
Halleux 1970 = R. Halleux, Fécondité des mines et sexualité des pierres dans l’antiquité gréco-
romaine, «Revue belge de philologie et d’histoire», xlviii, 1970, pp. 16-25.
Hanoune 1970 = R. Hanoune, Lampes de Graviscae, in Melanges de l’Ecole française de Rome,
lxxxii, 1970, pp. 237-262.
Haynes 1992 = D. Haynes, The Technique of Greek Bronze Statuary, Mainz am Rheim, 1992.
Heilmeyer 1969 = W. D. Heilmeyer, Giessereibetriebe in Olympia, «Jahrbuch des Deutschen
Archäologischen Instituts», lxxxiv, 1969, pp. 1-28.
Heilmeyer 1979 = W. D. Heilmeyer, Frühe olimpische Bronzefiguren: die Tiervotive, Berlin, 1979.
Karageorghis 1976 = V. Karageorghis, The Civilization of Prehistoric Cyprus, Athens, 1976.
Karageorghis 1984 = V. Karageorghis, Religious Aspects, «Kition», v, 1984, p. 253 sgg.
Kluge 1929 = K. Kluge, Die Gestaltung des Erzes in der archaischgriechischen Kunst, «Jahrbuch
des Deutschen Archäologischen Instituts», xliv, 1929, pp. 1-30.
Knapp 1986 = A. B. Knapp, Copper Production and Divine Protection: Archaeology, Ideology and
Social Complexity on Bronze Age Cyprus, Göteborg, 1986.
Loucas-Dourie 1989 = E. Loucas-Dourie, Kinyras et la sacralisation de la fonction technique à
Chypre, «Metis», iv, 1989, pp. 117-127.
Lowe 2001 = B. Lowe, Between colonies and emporia. Iberian hinterlands and the exchange of sal-
ted fish in Eastern Spain, in Hellenistic economies, London, 2001, pp. 175-200.
Mattusch 1975 = C. C. Mattusch, Casting techniques of Greek bronze sculpture. Foundries and
foundry remains from the Athenian Agora with reference to other ancient sources, Ann Arbor, 1975.
Mattusch 1977 = C. C. Mattusch, Bronze and Ironworking in the Area of the Athenian Agora,
«Hesperia», xlvi, 1977, p. 340 sgg.
Mattusch 1980 = C. C. Mattusch, The Berlin Foundry Cup: the Casting of Greek Bronze
Statuary in the Early Fifth Century b.c. , «American Journal of Archaeology», lxxxiv, 1980, pp.
435-444.
Mattusch 1982 = C. C. Mattusch, Bronzeworkers in the Athenian agora, Princeton, 1982.
Moretti 1984 = L. Moretti, Epigraphica, 26. Sulle iscrizioni greche di Gravisca, «Rivista di
filologia e istruzione classica», cxii, 1984, pp. 314-327.
Moretti Sgubini 2001 = Tarquinia etrusca. Una nuova storia, ed. A. M. Moretti Sgubini, Cata-
logo Mostra, Tarquinia 2001, Roma, 2001.
Müller 2001 = A. Müller, Naukratis: Griechisches Emporion und ägyptischer port of trade, in
Naukratis. Die Beziehungen zu Ostgriechenland, Aegypten und Zypern in archaischer Zeit, Akten
der Table Ronde in Mainz, 27.-27. November 1999, Möhnesee, 2001, pp. 1-25.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 104

104 lucio fiorini · mario torelli


Oddy-Swadding 1985 = A. Oddy, S. Swadding, Illustrations of Metalworking Furnaces on
Greek Vases, in Furnaces and Smelting Technology in Antiquity, Symposium, London 1982, Lon-
don, 1985, pp. 43-52.
Osanna 1988-1989 = M. Osanna, Il problema topografico del santuario di Afrodite Urania ad
Atene, «Annuario della Scuola Archeologica Italiana ad Atene», lxvi-lxvii, 1988-1989 [1993],
pp. 73-95.
Pandolfini Angeletti 1982 = M. Pandolfini Angeletti, s.v. Graviscae, in cie , iii, i, Roma
1982, nn. 10232-103396.
Panvini-Giudice 2006 = Il greco, il barbaro e la ceramica attica. Immaginario del diverso, processi
di scambio e autorappresentazione degli indigeni, iii, Atti Convegno Internazionale Catania
2001, edd. R. Panini, F. Giudice, Roma, 2006.
Para = J. D. Beazley, Paralipomena. Additions to Attic Black-figure Vase-Painters, Oxford, 1971.
Pébarthe 2005 = C. Pébarthe, Lindos. L’hellénion et Naucratis. Réflexions sur l’administration
de l’emporion, «Topoi», 12-13, 2005, pp. 158-181.
Pianu 1991 = G. Pianu, Gli altari di Gravisca, in L’espace sacrificiel dans les civilisations méditer-
ranéennes de l’antiquité, Actes Colloque Lyon 1988, ed. R. Etienne, Lyon 1991, pp. 193-199.
Pirenne-Delforge 1994 = V. Pirenne-Delforge, L’Aphrodite grecque. Contribution à l’étude
de ses cultes et de sa personnalité dans le panthéon archaïque et classique (“Kernos suppléments”,
iv), Athènes, 1994.
Prinz 1908 = H. Prinz, Funde aus Naukratis, Leipzig, 1908.
Quilici 1968 = L. Quilici, Graviscae, in La via Aurelia da Roma a Forum Aureli, «Quaderni di
Topografia Antica», iv, 1968, pp. 107-120.
Rehder 2000 = J. E. Rehder, The Mastery and Uses of Fire, London-Ithaca, 2000.
Ribichini 1982 = S. Ribichini, Kyniras di Cipro, in Religioni e civiltà. Scritti in onore di Angelo
Brelich, edd. V. Lanternari, M. Massenzio, D. Sabbatucci, Roma, 1982, pp. 479-500.
Risberg 1992 = C. Risberg, Metal-Working in Greek Sanctuaries, in Economics of Cult in the
Ancient Greek World, Proceedings Uppsala 1990, Uppsala, 1992, pp. 33-40.
Risberg 1997 = C. Risberg, Evidence of metal working in early Greek sanctuaries, in Trade and
production in premonetary Greece. Production and the craftsman, Proceedings Athens 1994 and
1995, Jonsered, 1997, pp. 185-196.
Robertson 1978 = N. Robertson, The Goddes on the Ingot in Greco-Roman Times, in Report of
the Department of Antiquities of Cyprus, 1978, pp. 202-205.
Roscalla 1998 = F. Roscalla, Mida e Cinira. Per un confronto storico-religioso, «Parola del
Passato», liii, 1998, pp. 5-29.
Rowlands 1971 = M. J. Rowlands, The Archaeological Interpretation of Prehistoric Metalwork-
ing, «World Archaeology», iii, 1971, p. 214.
Schaeffer 1965 = C. F. A. Schaeffer, An Ingot god from Cyprus, «Antiquity», xxxix, 1965, pp.
56-57.
Schaeffer 1966 = C. F. A. Schaeffer, Götter der Nord und Inselvölker in Zypern, «Archiv für
Orientforschung», xxi, 1966, pp. 59-69.
Schwandner-Zimmer-Zwicker 1983 = E. L. Schwandner, G. Zimmer, U. Zwicker, Zum
Problem der Ofen Griechischer Bronzegiesser, «Archäologischer Anzeiger», 1983, pp. 57-80.
Shuey 1981 = E. Shuey, Underwater Survey and Excavations at Gravisca, the Port of Tarquinia,
«Annual of the British School at Rome», xlix, 1981, pp. 17-45.
Slaska 1978 = M. Slaska, Le ceramiche comuni di produzione greco-orientale, in Les céramiques de
la Gréce de l’Est et leur diffusion en Occident, Colloques Internationaux, Naples 1976, Paris-
Naples, 1978, pp. 223-230.
Slaska 1982 = M. Slaska, Anfore marsigliesi a Gravisca, «Parola del Passato», xxxvii, 1982, pp.
354-359.
Slaska 1985 = M. Slaska, Le anfore da trasporto a Gravisca, in Il commercio etrusco arcaico, Atti
dell’incontro di studio, Roma 1983, Roma, 1985, pp. 19-21.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 105

la fusione, afrodite e l ’ emporion 105


Solin 1981 = H. Solin, Sulle dediche di Gravisca, «Parola del Passato», xxxvi, 1981, pp. 185-187.
Starr 1977 = C. G. Starr, The Economic and Social Growth of early Greece, 800-500 b.c ., New
York, 1977.
Steel 2004 = L. Steel, Cyprus before History. From the Earliest Settlers to the End of the Bronze
Age, London, 2004.
Stupperich 1980 = R. Stupperich, Eulen der Athena in einer Münsterschen Privatsammlung,
«Boreas», iii, 1980, p. 157 sgg.
Tarchna I = M. Bonghi Jovino, C. Chiaramonte Treré, Tarquinia. Testimonianze archeolo-
giche e ricostruzione storica. Scavi sistematici nell’abitato. Campagne 1982-1988, Tarchna i, Roma,
1997.
Torelli 1970 = M. Torelli, s.v. Gravisca, in Enciclopedia dell’Arte Antica, Suppl., 1970, pp. 360-
362.
Torelli et alii 1971 (a) = M. Torelli, F. Boitani, G. Lilliu et alii, Gravisca (Tarquinia). Scavi
nella città etrusco-romana. Campagne 1969 e 1970, «Notizie degli Scavi di Antichità», xxv, 1971,
pp. 195-299.
Torelli 1971 (b) = M. Torelli, Il santuario di Hera a Gravisca, «Parola del Passato», xxvi, 1971,
pp. 44-67.
Torelli 1977 (a) = M. Torelli, Il santuario greco di Gravisca, «Parola del Passato», xxxii, 1977,
pp. 398-458.
Torelli 1977 (b) = M. Torelli, Gravisca, «Studi Etruschi», xlv, 1977, pp. 447-448.
Torelli 1978 (a) = M. Torelli, Il santuario greco di Gravisca, in Un decennio di scoperte archeo-
logiche (“Quaderni della ricerca scientifica”, 100), Roma, 1978, pp. 395-414.
Torelli 1978 (b) = M. Torelli, La ceramica ionica in Etruria: il caso di Gravisca, in Les cérami-
ques de la Gréce de l’Est et leur diffusion en Occident, Colloques Internationaux, Naples 1976,
Paris-Naples, 1978, pp. 213-215.
Torelli 1979 = M. Torelli, Terrecotte architettoniche arcaiche da Gravisca e una nota a Plinio,
NH xxxv, 151-52, in Studi in onore di Filippo Magi, Perugia, 1979, pp. 305-312.
Torelli 1981 = M. Torelli, Precisazioni su Gravisca, «Parola del Passato», xxxvi, 1981, pp. 180-
184.
Torelli 1982 = M. Torelli, Per la definizione del commercio greco orientale: il caso Gravisca,
«Parola del Passato», xxxvii, 1982, pp. 304-325.
Torelli 1985 = M. Torelli, Ricerche sulla documentazione archeologica di Gravisca, in Scavi e
ricerche archeologiche degli anni 1976-1979. ii (“Quaderni della ricerca scientifica”, 112), Roma
1985, pp. 355-369.
Torelli 1986 = M. Torelli, Tarquinia and its Emporion at Gravisca. A Case in Maritime Trade
in the vi th century b.c. , in Thracia Pontica, 3. Les Thraces et les colonies grecques, vii-v s. a.v. n. è.,
Troisième Symposium International, Sozopol 1985, Sofia, 1986, pp. 46-53.
Torelli 1988 = M. Torelli, Riflessioni a margine dell’emporion di Gravisca, «pact», xx, 1988,
pp. 181-188.
Torelli 1990 = M. Torelli, s.v. Gravisca, in Bibliografia Topografica della colonizzazione greca
in Italia e nelle isole tirreniche 8, Pisa-Roma, 1990, pp. 172-176.
Torelli 1993 = M. Torelli, s.v. Gravisca, in Enciclopedia Italiana, Suppl. 1990, Roma, 1993, 505-
506.
Torelli 1997 = M. Torelli, Les Adonies de Gravisca. Archéologie d’une fête, in Le plus religieux
des hommes. Etat de la recherche su la religion étrusque, Actes Colloque International, Paris 1992,
Paris, 1997, pp. 233-291.
Torelli 2003 = M. Torelli, Per un’archeologia dell’acqua: risorse, sviluppo, ideologia, in L’uso del-
l’acqua per lo sviluppo (“Atti Convegni Lincei”, clxxxviii, Roma 2002), Roma, 2003, pp. 27-58.
Torelli 2004 = M. Torelli, Quali Greci a Gravisca, in I Greci in Etruria, Atti Convegno,
Orvieto 2003, ed. G. M. Della Fina, in Annali della Fondazione per il Museo Claudio Faina, xi,
Roma, 2004, pp. 119-147.
Facta 1 2007:Impaginato 6-02-2008 16:24 Pagina 106

106 lucio fiorini · mario torelli


Torelli 2006 = M. Torelli, Due ritratti greci, una villa marittima e le coste di Gravisca, in
Tarquinia e le civiltà del Mediterraneo, Atti Convegno, Milano 2004, ed. M. Bonghi Jovino
(“Quaderni di Acme”, lxxvii), Milano, 2006, pp. 347-369.
Tronchetti 1973 = C. Tronchetti, Nuovi frammenti da Gravisca, «Annali Sculla Normale
Superiore di Pisa», iii, 1973, pp. 707-716.
Tronchetti 1979 = C. Tronchetti, Scavi nel santuario greco di Gravisca, «Rassegna di
Archeologia», i, 1979, pp. 239-255.
Treister 1996 = M. Y. Treister, The Role of Metals in Ancient Greek History, Leiden-NewYork-
Köln, 1996.
Vanderpool 1965 = E. Vanderpool, New Letter from Greece, «American Journal of Archae-
ology», lxix, 1965, pp. 353-357.
Vidale-Prisco 1997 = M. Vidale, G. Prisco, Ripensando la coppa del Pittore della Fonderia:
dalle tecniche antiche al contesto sociale di produzione, «Annali di archeologia e storia antica.
Istituto universitario orientale», iv, 1997, pp. 105-136.
Visonà 1993 = P. Visonà, Gravisca e Punta della Vipera. Le monete, «Numismatica e Antichità
Classiche», xxii, pp. 41-60.
Willliams-McIntosh-Fisher 1974 = C. K. Willliams II, J. McIntosh, J. E. Fisher,
Excavation at Corinth, 1973, «Hesperia», xliii, 1974, pp. 14-24.
Zimmer 1990 = G. Zimmer, Griechische Bronzegesswerkstätten, Mainz, 1990.
Zimmer 1999 = G. Zimmer, Tecnologia delle fonderie del bronzo nel v secolo a. C., in I grandi bronzi
antichi. Le fonderie e le tecniche di lavorazione dall’età arcaica al Rinascimento, ed. E. Formigli,
Atti dei seminari di studi ed esperimenti, Murlo 1993, 1995, Siena, 1999.
Zimmermann 1989 = J. L. Zimmermann, Les chevaux de bronze dans l’art géometrique grec,
Mainz, 1989.
Ziomecki 1975 = J. Ziomecki, Les répresentations d’artisans sur les vases attiques, Warszawa, 1975.

Abstract
The excavations started in 1969 in Gravisca, the harbour of Tarquinia, have brought to light a
the sanctuary run by East Greek emporoi to establish mercantile exchanges with the Etruscans,
an archaeological event that has given a fundamental contribution to the reconstruction of
the cultural and economic history connected with commercial exchanges in the Mediter-
ranean Sea. A remarkable detail of the excavation is the discovery of an intense metallurgical
activity carried out in a series of of smelting little workshops, placed all around the earliest
(590 BC) shrine of Aphrodite. The present paper presents an archaeological and cultural
analysis of these workshops, bringing forth several religious and magic elements that connect
Aphrodite with the metallurgical activity, on the basis of crucial comparisons with other im-
portant commercial Mediterranean centres, such as Athens, Corinth, Cyprus and Naukratis.

Le campagne di scavo condotte a partire dalla fine degli anni sessanta, presso il santuario em-
porico di Gravisca, oltre a rappresentare un momento fondamentale per la storia cultuale e
per lo studio delle dinamiche economiche che hanno animato i rapporti commerciali nel Tir-
reno, hanno rivelato la presenza di un’intensa attività produttiva, legata alla lavorazione me-
tallurgica, individuata da una serie di installazioni dislocate tutt’intorno al sacello di Afrodite.
La disamina di tali contesti è affrontata individuando, a Gravisca così come altrove (Atene, Co-
rinto, Cipro, Naukratis), una serie di componenti di carattere ideologico e magico-cultuali che
appaiono legare Afrodite al mondo dei metalli.

Potrebbero piacerti anche