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Elisa Milea

PARETE NORD, Chiesa S. Maria La Vite


La navata settentrionale della Chiesa di S. Maria La Vite, sulla parete riporta degli
affreschi appartenenti alla seconda metà del XV secolo.
Sovrastante alla figura dello stemma in basso a destra dei committenti d'Adda
-dinastia tra le più ricche e potenti di Olginate del tardo Quattrocento- si può
leggere con chiarezza il periodo di esecuzione delle pitture (MCCCCLX, data che è
stata poi meglio definita intorno al 1475 e il 1480, grazie ad alcune ricerche
approfondite).
A fianco dell'emblema araldico, è presente l'affresco ritraente la rispettiva famiglia
nobile, il cui capo è Jacopino d'Adda. Sono in tutto sette le figure riportate:
genitori e cinque figli, sopra i quali si trova un cartiglio con le estremità arrotolate
che cita la frase “SALVE REGINA MISERICORDIAE VITA DULCEDO ET SPES
NOSTRA”.
Tutti questi soggetti, con i volti posti di profilo, rivolgono lo sguardo verso l'alto
come per invocare protezione dall'immagine di Maria durante l'assunzione in cielo.
In questa scena, affrescata nella fascia superiore della parete, la Vergine è
raffigurata in una mandorla per simboleggiare l'ascensione e con le mani giunte ad
esprimere la sua incessante religiosità.
Come è solito fare nell'iconografia dell'assunzione di Maria, essa è descritta in un
tripudio di angioletti e con i santi Pietro e Paolo ai lati.

All'interno di Santa Maria La Vite, come in altri edifici affrescati nel tardo Medioevo
della zona, sembra esserci una spartizione di “classe” nella collocazione delle
pitture: il lato sud della navata avrebbe accolto opere offerte da comuni cittadini
locali mentre quello nord, sarebbe stato commissionato dalle famiglie aristocratiche
olginatesi, le stesse che ebbero poi l'autorizzazione di fondare una cappella in cui
deporre i discendenti defunti (de Rocchi, Testori, de Capitani).
Questa funzione venne interrotta nel 1782, quando la cappella venne usata per
altre finalità.

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