VICO”
Nocera Inferiore (SA)
THEUTH
Atti a cura dì
C.G. L a M ura e V. P epe
IL TORCOLIERE
LICEO GINNASIO STATALE “G.B. V IC O ”
Nocera Inferiore (SA)
PROGETTO
THEUTH
Atti a cura di
C.G. La Mura e V. Pepe
IL TORCOLIERE
Officine Grafico-Editoriali d'Ateneo
Questo volume è stato stampato in Italia
nel mese di aprile 2005 presso
ILTORCOLIERE
Officine Grafico-Editoriali d'Ateneo
U n iv e r s it à d e g ù S t u d i di N a p o l i “ L 'O r i e n t a l e "
A ngelo M e r ia n i
cerchiam o di d ire in italiano “la stessa cosa” che d ico n o i testi greci:
a n c h e senza v ed ere se m p re i “m olti p ro b le m i” c h e ci so n o “a
stabilire che cosa significhi “d ire la stessa cosa””, a individuare,
“davanti a u n testo d a tra d u rre , [...] quale sia la cosa. Infine, in
certi casi, è persin o d u b b io che cosa voglia d ire dire"2. Ed ecco che
forse dovrei precisare, d ice n d o che la n o stra è u n ’o p e ra z io n e che
chiam iam o “tr a d u z io n e d a l g r e c o ”. M a so b e n e c h e q u e s ta
precisazione, co strin g en d o m i ad affro n tare i com plessi p ro b lem i
teorici di che cosa ¿ u n a traduzione, mi p o rte re b b e fuori dai lim iti
p ra tic i c h e m i s o n o im p o sto : e so b e n e di n o n s a p e r d ire ,
suH’a rg o m en to , n u lla di nuovo, n é, tan to m en o , di fo n d am e n ta le,
risp etto a q u a n to -m olto p iù au to re v o lm e n te di m e- è stato già
d e tto 3. Il com plesso delle riflessioni sulla tra d u z io n e h a assunto
2Così Eco 2003, p. 9, all’inizio di un bellissimo libro, che trabocca letteralm ente
di idee e di esempi, tratti totalm ente da testi m o d ern i e, prevalentem ente, dalla
privilegiata esperienza stessa del suo autore: “avere controllato traduzioni altrui,
avere tradotto ed essere stato tradotto -o , meglio ancora, essere stato tradotto
collaborando col p roprio trad u tto re”: p. 13.
3La discussione teorica sul problem a del tradu rre esula dalle m ie com petenze,
sicché mi affido prud en tem en te agli ottim i lavori di O simo 2001, 2002, 2004 e
Faini 2004 (tutti corredati di m olti esem pi e di n u trite bibliografie); sul versante
della term inologia, è utile il lavoro di Delisle - Lee-Jahnke - C orm ier 2002; sarà
bene tenere a m ente i lucidi avvertimenti di Steiner 2004, p. 324: “Elencate Seneca,
san G erolam o, Lutero, Dryden, H ölderlin, Novalis, Schleierm acher, Nietzsche,
Ezra Pound, Valéry, MacKenna, Franz Rosenzweig, W alter Benjam in, Q uine - e
avrete quasi esattam ente il totale complessivo di quanti h an n o d etto qualcosa di
fondam entale o di nuovo sulla traduzione. Il cam po delle idee teoriche, q u an d o
sia distinto dalla ricchezza delle annotazioni pragm atiche, resta esiguo” e di Garzya
1991, pp. 8-9: “Ridotto il problem a del tradurre alla dim ensione che gli è più
consona, quella storico-erm eneutica, al di fuori di ogni fum isteria teorizzante e
ideologica, viene in prim o piano n on p iù la sua definizione, u n a volta p e r tutte, m a
la sua soluzione, che im plicherà anche u n a definizione, caso p e r caso”; dello stesso
avviso, Eco 2003, p. 1 3 “Ritengo [...] che p e r fare osservazioni teoriche sul tradurre,
non sia inutile aver avuto esperienza attiva o passiva di traduzione. D ’altra parte,
quando u n a teoria della traduzione n on esisteva ancora, d a san G erolam o al nostro
secolo, le uniche osservazioni interessanti in argom ento erano state fatte proprio
da chi traduceva, e sono noti gli imbarazzi erm eneutici di san t’Agostino, che di
traduzioni corrette intendeva parlare, m a avendo pochissime conoscenze di lingue
straniere (non conosceva l’ebraico e sapeva poco di g reco )”.
Pratica didattica della traduzione dal greco antico. 91
c o n s a p e v o le z z a e d i g r a tif ic a z io n e i n te ll e tt u a le ? L e ttu r a ,
com prensione e traduzione sono in sostanza processi distinti, che
r ic h ie d o n o c o m p e te n z e e c a p a c ità d is tin te , a n c h e se si p u ò
certam ente leggere e c o m p re n d ere senza tra d u rre , m a n o n si p u ò
assolutam ente tra d u rre senza leggere: la traduzione viene dopo.
A scuola (e all’università), o ltre agli stu d en ti, tra d u c o n o a n ch e
i docenti. Lo fan n o , in b u o n a sostanza, quasi sem p re a vantaggio
d ei lo ro stu d en ti, p e r gu id are e facilitare la lo ro successiva lettu ra
d iste sa e la lo ro c o m p r e n s io n e a u to n o m a d e l te sto . Q u e s ta
difficilissim a finalità di m ed iazio n e c u ltu rale ric h ied e lo ro u n a
form idabile p ad ro n an za di tu tte le tecniche di traduzione: p e r dirla
c o n C ic e ro n e 17, essi d e v o n o essere in g ra d o di tra d u rre sia ut
interpretes sia ut oratores.
Mi spiego con d u e esem pi. C o nsideriam o la frase inglese: This
luxury car will costyou an arm and a ìeg. L’in seg n an te, tra d u c e n d o
verbum de verbo, sarà costretto a d ire questa a lq u a n to im barazzante
frase italiana: Quest’auto lussuosa ti costerà u n braccio e una gamba. Il
senso c o rre tto della frase d ip e n d e , n a tu ra lm e n te , d a qu ello della
lo c u z io n e id io m a tic a “a n a rm a n d a le g ”, c h e è il m e d e sim o
d e ll’italiano “u n occhio della testa”: m a se il n o stro professore n o n
avesse tra d o tto verbum de verbo, p ro b ab ilm e n te n o n avrem m o inteso
che quella è, a p p u n to , u n ’espressione idiom atica analoga in fo n d o
a quella italiana, p e rc h é a n c h ’essa di àm bito “a n a to m ic o ”. Q uesta
sua trad u zio n e ci h a guid ato al senso d e ll’originale, fac e n d o c en e
c o m p re n d e re ap p ie n o a n c h e u n a p ecu liarità espressiva. E u n o di
q u ei casi n ei quali “u n a trad u zio n e p a ro la p e r p a ro la p u ò avere
u n a funzione m etalinguistica indispensabile. P u ò essere utile, tra
l ’altro, p e r individuare la stru ttu ra della gram m atica e del lessico
di u n a lin g u a a n tic a o p o c o co n o sciu ta o p p u re di u n a lin g u a
m o d ern a”18. Si tratta di u n a traduzione “funzionale”, n o n definitiva,
m a p u r sem pre preziosa. N el caso della frase greca: Ó.GTtáaotG0£
àÀÀrj^ouq èv (¡»(Aridati áyítp, che si legge ne\Y Epistola ai Romani19,
d u e tra d u z io n i le tte ra rie di uso c o rre n te , q u e lla d e lla O x fo rd
20Per questo secondo esem pio, vd. Faini 2004, p. 13-15, che cito testualm ente
(p. 14), e che contiene il riferim ento (p. 14, n. 4) a N ida 1964, p. 159; sulle teorie
di Nida, vd. anche Osimo 2002, pp. 201-204.
21 Mi riferisco, naturalm ente, a Schleierm acher 1813 (tr. it. 1992, p. 153, qui
citata con lievi m odifiche): sulle sue teorie in m ateria, vd. Osimo 2002, pp. 44-48;
si legga anche Eco 2003, pp. 171-172, secondo il quale, in rap p o rto al “processo
che intercorre tra testo fonte e testo dì arrivo [...] il problem a è quello già posto
da autori del XIX secolo com e H um boldt e Schleierm acher [...]: u n a traduzione
deve condurre il lettore a com prendere l’universo linguistico e culturale del testo
di origine, o deve trasform are il testo originale p e r ren d erlo accettabile al lettore
della lingua e della cultura di destinazione? In altre parole, data u n a traduzione
d a Omero, il traduttore dovrebbe trasform are i p ro p ri lettori in lettori greci dei
100 Angelo Meriani
2. Traduzioni in libreria
U n’altra constatazione - a p p a re n te m e n te banale, m a tuttavia
piuttosto c o n fo rtan te, dal m io p u n to di vista - è che oggi, nelle
lib rerie, d i tra d u z io n i d i testi g re c i ce n e so n o m o ltissim e:
sicuram ente m olte di più di q u a n te n o n ce n e fossero in passato26.
P r o b a b ilm e n te , n o n c ’è o p e ra d i a u to r e g re c o p re v is to d a i
program m i scolastici che n o n sia possibile leggere in più traduzioni,
m olto spesso u tilm e n te c o rre d a te d a in tro d u z io n e , c o m m e n to ,
bibliografia critica e - cosa forse p iù utile di tu tte - dal testo greco a
fro n te, talora a d d irittu ra fo rn ito di u n a p p a ra to critico: anzi, in
questi ultim i a n n i m i p a re ch e la p resen za del testo greco stia
diventando la regola. C erto, si tra d u c o n o an ch e o p e re m ai prim a
tradotte: e a n ch e questo è u n fatto positivo; m a si co n tin u a n o a
trad u rre senza sosta moltissimi dei testi più fam osi27. Ce n ’è p e r tutte
le tasche, p e r coprire - com e si dice - diverse fasce di m ercato: dalla
ristam pa di vecchie traduzioni, rinnovate soltanto nella veste grafica
e talvolta anche n e ll’essenziale co rred o critico-esegetico, a vere e
p ro p rie novità editoriali, che spesso diventano edizioni canoniche,
di riferim ento, perché rappresentano il risultato di progetti di ricerca
s e ri e s c ie n tif ic a m e n te c o n s o lid a ti. L ’o rm a i a n tic a d is p u ta
sull’impossibilità della traduzione si direbbe superata dai fatti28.
N o n posso p ro n u n c ia rm i q ui su ll’affidabilità com plessiva di
questi lavori p e rc h é u n giudizio p o n d e ra to a n d re b b e espresso p e r
singoli casi, e, viste le d im ensioni del fe n o m e n o e dello spazio a
m ia disposizione, il m io c o n trib u to risu lte reb b e certo del tu tto
insoddisfacente. P eraltro, n essu n a trad u zio n e è “inattaccabile, m a
h a in n eg ab ilm en te d iritto di esistere u n a tra d u z io n e ch e valga da
su p p o rto c u ltu ra le re la tiv a m e n te affid ab ile a n c h e se in p a rte
29 Garzya 1991, p. 7.
30Steiner 2004, p. 304.
31 Giudicato “alm eno in parte inspiegabile” anche da C. C arena (in Dionigi
2002, pp. 65-73: 71).
104 Angelo Meriani
34 Eco 2003, p. 37: “se la traduzione concernesse i rap p o rti tra due lingue, nel
senso di due sistemi semiotici, allora l’esem pio principe, insuperabile e unico di
traduzione soddisfacente sarebbe u n dizionario bilingue. Ma questo sem bra
contraddire com e m inim o il senso com une, che considera il dizionario u n o
strumento p er tradurre, n on u n a traduzione. A ltrim enti gli studenti all’esame
prenderebbero il massimo dei voti nella versione di latino esibendo il dizionario
latino-italiano. Ma gli studenti n on sono invitati a provare che posseggono il
dizionario, e n ep p u re a dim ostrrare che lo conoscono a m em oria, bensì a provare
la loro abilità traducendo u n testo singolo. La traduzione, ed è principio orm ai ovvio
in traduttologia, non avviene tra sistemi, bensì tra testf (corsivi d e ll’au to re );
analogamente, Gentili 1991, p. 31: “[...] l’atto del trad u rre è l’istituzione di un
rapporto fra testo e testo e n o n tra lingua e lingua [...] ogni sistema di segni, cioè
ogni lingua, può in linea di principio essere tradotto in altri sistemi segnici ovvero
in altre lingue in virtù di u n a logica generale dei sistemi segnici; il testo invece
n o n può essere tradotto fino in fondo, poiché n on esiste un potenziale unitario testo
dei testi, e ogni trad u z io n e è sottoposta alle co n d izio n i della “inesauribile
ricezione”, cioè al progressivo concretizzarsi dei nuovi significati: l’ideale della
resa fedele, o della resa integrale del significato di un testo, rappresenta in sostanza
u n a mera illusione. T radurre u n testo [...] implica sem pre u n co n fro n to /sco n tro
fra due testi, quello p ro n to e quello in fieri che si realizza in rapporto al prim o,
com e evento dialogico tra d u e soggetti, l ’a u to re e il tr a d u tto re ” (corsivo
dell’autore).
106 Angelo Meriani
E d ecco c h e si se n te a n c h e d ire c h e , p e r in se g n a re a b e n
tradurre, bisognerebbe insegnare almeno ausare il dizionario, com e
se fosse questa u n a delle abilità fo n d am en tali e irrinunciabili del
b u o n traduttore. O ra, diventare a u ten ticam en te p a d ro n e di questo
strum ento così prezioso, è c e rtam e n te u n a b u o n a cosa: si ricavano
utili tracce di lavoro, si risparm ia tem p o , e si conserva la lucidità
necessaria. Ma a n c h e in questo caso è di capitale im p o rtan za la
scelta del m o m e n to adatto. N on c ’è alcun d u b b io , infatti, che se
l’uso del dizionario interferisce con la n o stra azione di lettori fino a
condizionarla p e san te m e n te, vuol d ire che il testo che abbiam o
davanti è fuori dalla no stra p o rta ta di traduttori. C ercare di “gestire”
q u esta nostra dipendenza dal dizionario p e r m ezzo di u n a “tecnica”
di consultazione è assolutam ente aleatorio, p e r n o n dire insensato
e, in definitiva, dannoso. Si rid u ce così l’esperienza del tra d u rre al
livello del decifrare, o, peggio, d e ll’indovinare: e il rischio p iù grave
ch e si corre, a m io m o d o di vedere, è quello di p e rp e tu a re l’e rra ta
convinzione che u n a “b u o n a ” trad u zio n e dipende dal “b u o n ” uso
del dizionario.
E invece u n a b u o n a trad u zio n e d ip e n d e da u n a b u o n a capacità
di lettura e di com prensione del testo. La condizione ideale sarebbe
qu ella di chi fosse in g rad o di “leggere il greco com e g reco ”37 : di
chi, davanti a u n testo greco, riuscisse a far sco rrere gli occhi sulle
righe di scrittura a lm en o alla velocità di u n p arla re posato, e cioè
di almeno tre sillabe al secondo, se g u en d o l’esatto o rd in e delle
p a ro le e d ei p e n s ie ri, se n za avv ertire la n e c essità di to rn a r e
frequentem ente in d ie tro , n é di cercare in c o n tin u azio n e parole
equivalenti nella p ro p ria lingua. In sostanza, leggere n o n significa
com pitare, m a comprendere il senso del testo che abbiam o davanti.
37 Mutuo qui la form ula “Reading Latín as Latin”, dalla quale p ren d e spunto
il già citato (nota 12) lavoro di Cracas 1970, ricco ottim i di spunti di riflessione e
nel quale, molto o pportunam ente, i fattori com portam entali e i processi cognitivi
connessi con la lettura del latino vengono considerati analoghi a quelli connessi
con qualsiasi altra lingua straniera; vd. anche Cracas 1969, e il magnifico Hale
1887 (con intelligentissimi suggerim enti, anche operativi): tutti e tre riguardano
strettamente il latino, m a affrontano problem atica com une alla didattica del greco
( a lc u n i su g g e rim e n ti di A n n e M a h o n ey so n o a lla p a g in a w eb h t t p : / /
zeno.stoa.org/~ m ah o ney/teaching/how read_gk.htm l).
110 Angelo Meriani
55 Al m om ento, a quanto ne so, indicazioni in tal senso, basate sul lem m ario
del LSJ, sono disponibili online al sito in te rn et del Perseus Project, coordinato da
Gregory C rane presso la Tufts University di M edford, Massachussets USA (h ttp :/
/ www.perseus.tufts.edu) : m a ovviamente tanto più agevole sarebbe la consultazione
di un repertorio cartaceo.
56 Tante ne elenca Garzya 1991, pp. 134-137; vd. an ch e Lugarà 1995, pp. 124-
170.
57 U n prim o vademecumper lo studente è in Cauquil-G uillaum in 1985 (2000),
pp. 25-30: m a il docente conosce senz’altro gli strum enti scientìfici canonici.
Pratica didattica della traduzione dal greco antico. 119
d a r lo ro la voce c h e n o n h a n n o p iù , p e r c o m u n ic a r a i lo ro
m essaggi. E la forza di qu ella voce d ip e n d e rà dai fru tti dei nostri
sforzi p e r im p a ra re a leg g e re q u e lle p a ro le . C e rta m e n te n o n
p o tre m o avere o sp ita lità n e l lo ro m o n d o : m a fo rse p o tre m o
a c c o r g e rc i c h e lo ro s o n o a c a sa n e l n o s tr o ; n o n p o tr e m o
com unicare loro i nostri messaggi: m a forse p o tre m o accorgerci
che a m olte loro d o m an d e n o n sappiam o an c o ra d a re le nostre
risposte. Insom m a, p e r e n tra re in c o n ta tto con quella p a rte del
lo ro m o n d o che è a n c h e nostra, p e r farli p a rla re fac e n d o lo ro le
d o m an d e giuste, e cercan d o d a noi le n o stre risposte, d o b b iam o
far risu o n are la lo ro voce d e n tro di noi: d o b b iam o im p a ra re a
leggerli. Se n o n li leg g ia m o p iù , se n o n li a iu tia m o a p a rla re
im p aran d o le loro parole, i Greci -gli antichi- n o n avranno p iù nulla
da dirci.
67 Ecco forse perché, tra i miei studenti, quello che p e r m e era il diagram m a
di Metzger è diventato, p e r sineddoche, “il cubo di M eriani”.
68 H o presentato questo m io lavoro an ch e nel corso delle m ie lezioni di
D idattica della Lingua greca presso la Scuola Interuniversitaria C am pana p e r la
Specializzazione all’insegnam ento (SICSI) duran te l’anno accadem ico 2002-2003:
le allieve dottoresse Alessandra Apicella e Teresa M onaco lo h an n o a loro volta
sperim entato con successo nel corso del loro tirocinio didattico presso il Liceo
Ginnasio “F. De Sanctis” di Salerno, sotto la guida del prof. D ario Ianneci.
69 Cauquil-Guillaumin 1985 (2000).
70 Com e abbiam o visto, F. Piazzi, in Cauquil-G uillaum in 1985 (2000), p. 3,
sostiene che il dom inio delle 1612 parole più freq u en tem en te attestate nel corpus
di autori del V e IV secolo considerato consentirebbe di riconoscere circa l’85%
dei term ini di qualsiasi testo greco coevo.
Pratica didattica della traduzione dal greco antico. 125
U n u n ico p e r io d o di a m p ie z z a e c o m p le s sità v e ra m e n te
straordinarie, forse u n o dei più lunghi che Platone abbia m ai scritto
(centosessantadue parole, p e r p iù di diciotto righe n e ll’edizione
oxoniense di B u rn e t), sp len d id o esem pio della sua sintassi fluida
e disinvolta: u n ’unica, lunghissim a d o m a n d a retorica, all’in te rn o
della quale si c o n ta n o b e n qu in d ici su b o rd in a te (quasi u n a p e r
rig a ). Una sfida p e r q u alu n q u e trad u tto re. Ma, p e r u n lettore, com e
stanno realm ente le cose?
Prima di com inciare a leggere, p e rò , vorrei registrare alcuni
dati, banali q u a n to si vuole, m a ch e a m e sono parsi piu tto sto
confortanti. C om e a n ch e h o fatto in precedenza, dovrò fare ricorso
a molti num eri p erch é, tra i loro tanti pregi, i n u m eri h a n n o anche
quello dell’evidenza: sicché sono sicuro che m i p e rd o n e re te p e r
questo abuso. In n an zi tu tto , se n o n consideriam o le particelle, le
congiunzioni, le preposizioni, le fo rm e d e ll’articolo, dei p ro n o m i
126 Angelo Meriani
Tabella 1
Tabella 2
18 OVV D with
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19 fiera g with
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Note*: . T h e symbols, o, D, and A should be re a d : ‘with the genitive case mean*,’ ‘with the dative case means,’ and ‘with the accusative case
means.’ Num ber 5 appears in the New Testament only in compound words.
•. O nly the basic meanings of prepositions with certain cases are given here. For other meanings with other cases, a lexicon should be
consulted.
U)
138 Angelo Meriani
c aso SM N m CA TO SKjfTIFlCATO
RETTO s p e c if ic o D I ntE V E R B IO
A ■LE PREPOSIZIONI
con Accusativo con Genitivo con Dativo
movimento/scopo
ei? verso, fino a, in,
dentro, per
àvti in cambio di
imo da, lontano da
ÈK èi, da, fuori da
jtpó davanti a, prima
Nota. Questi sono i significati propri (spaziali) e figurati (tempo, scopo, altri)
delle preposizioni, che si trovano nel N.T.
La tavola seguente offre una visualizzazione dei significati spaziali.
142 Angelo Meriani
IL VALORE SPAZIALE V
DELLE PREPOSIZIONI
5SP<jùv tflùpip
p e t à xoC ta ó p o u
■fe-r— —
ava tòvnmpov
uftsp t o c l a o p o u
BIBLIOGRAFIA