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Collana di “Scritture clandestine”
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- Quest’alternanza di pensieri
altro non è che carità amorosa.
Bacio asperso per alleviarti ossa -
Strappami la lingua,
Gerald,
sposo mio, d’affabile avversione alla premura
affinché l’inguaribile ossessione nasca gesto
e di simili deliri
in compassione ne diventi infine martire punita.
Principessa scalza in fuga
per smarrirti la scarpetta in sfoggio cristallino
nella bolgia di loro che aborti
divennero eco di grembi risanati.
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Hai mangiato i miei occhi nel momento che non avrei
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Un sepolcro abbandonato nelle vie del tempo
cosparso di ruggine per eccessiva consacrazione.
Ed ora
mentre firmo l’asportazione che annegherà queste dita
nell’alveo dei rimorsi
vedo vermi nuotarmi fra le tasche.
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Muore solo quando riposi
sposo adorato.
Dovrò ucciderti per sentirmi appagata?
Sono un puzzle incompiuto;
ecco cosa raffiguro reggendoti i giorni.
E tu, rubandomi gli occhi
hai rubato lo specchio del tuo riflesso orbo
rendendomi iena senza sesso e senza fiele.
Non sei forse tu che hai sbriciolato la soglia che mi condusse qua?
Voltati.
Ho bisogno di vedermi dentro.
Chiudi gli occhi un attimo quanto basta a vedere ciò
che ho perso.
Non basta riprendere bagagli.
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Potresti celebrarli all’abbandono
addossandomi il peso delle carestie a venire
per crearmene conferma di disfatte.
Mio sposo
non ho pietà quando sento la luna chiamarmi come
una figlia dispersa.
Potrai mai perdonarmi?
Mio sposo
potrai mai perdonarmi?
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[La notte è fauce schiusa che sfama verità
ed esprimo languore, io, reggendo mani giunte
non ho gole immobili ad affondarvi l’odio che mi opprime.
Compensami l’intento, sposo mio
che più non ho ragione.]
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Hai spento i miei occhi per deporli dietro il sole
eppure continui a guardarmi e a seguirmi come ultima
preda.
Lo percepisco dal vento
che indiscreto continua a sibilarmi addosso
tastandomi l’inclinazione dei passi.
Forse per saggiarli?
Sapessi, Gerald.
Sapessi quanto hai lacerato le mie viscere
quella notte che ho permesso d’esserti d’ingoio.
Avrei dovuto tenere fra le mani l’apparato digerente
dell’essenza al vizio
prima.
Provarne le capacità riduttive verso ogni materia pulsante.
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Perdonami.
Mi perdo sempre nella retorica d’esporti il corpo
come un tratto di sabbia alla mercé del vento.
Credo d’averlo già detto, questo
tempo fa,
o forse l’ho solo aspirato.
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Ho sistemato le sedie nella sala
per disporti al rientro.
Ho collocato ogni cosa al proprio posto;
ho steso i tovaglioli in pizzo e li ho assemblati in
ordine
sul tavolo
con una coppa accanto.
Una sola.
Pensi che sia assennato risolvere tutto con un brindisi
prima d’essere ingoiata?
No, non considerarmi pazza.
Sto innalzando la nostra assoluzione come pena
necessaria.
Indispensabile.
Io esisto
Gerald?
Esprimo ancora oppure le mie parole sono solo immagini
Reminescenze che ti affiorano istantanee
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ogni qualvolta posi lo sguardo
verso qualcosa che avrebbe potuto.
Essere.
Non è stato Gerald, lo so.
Non è stato.
Sapessi
No,
non sai.
Se tu sapessi, ora resteresti di fronte a tutte queste
cognizioni.
Adagiato in ammirazione di ciò che le tue mani hanno
effettuato.
Eseguito in conformità ad aspettative che nemmeno
immaginavi.
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amore mio.
Carni tumefatte nella bellezza di una fine che ha
probabilità uniche.
Uguali e medesime
Già scritte nell’empireo che diverrà l’ultimo letto al noi
del dopo disegnato.
Sapessi, Gerald
sapessi quanto ora desidero esserti di pasto.
Sentirmi scivolare dentro la tua gola in discesa
innalzante.
È questo amarti.
È questo farti parte.
Ripristinarti al tempo
che di sole parole mi cospargevi la lingua d’idee.
Eccoti.
Sei a casa.
Comincio a sentire la tua andatura illesa
che percorre il selciato con la certezza d’addentarmi al
primo tocco.
Aspetto, Gerlad.
Ho amato solo te.
Voglio che tu sappia questo
prima che i tuoi canini comincino ad infiltrarsi
nel ventre che ti è culla.
Terra rigeneratrice.
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Sono pronta.
Sono cesto e letto di un amore senza margini impellenti,
oramai.
La coppa sul tavolo è già colma con l’appariscenza
dell’illusione:
ebbrezza necessaria a non affliggersi.
Il coronamento che mancava al pasto è già versato,
polvere di morte rapida
alle mie labbra stanche.
Cianuro.
Vita mia,
sono compiuta.
Non aver paura d’ingoiarmi
né sgomento al dopo che mi vomiterai al vano
mentre ansimando striscerai
per l’ultima volta serpe al mio avvertire.
Unitamente, ancora.
Ingoiami piano
ingurgitami crudele
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ma fallo prima di morirmi.
…]Mio sposo
potrai mai perdonarmi?[…
Stesura 2003
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Appendice
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Nota biobibliografica
Marina Minet, il cui vero nome è Teresa Anna Biccai, nasce a Sorso in
Sardegna. La sua scrittura rivolge un’attenzione particolare ai tormenti
dell’esistenza e alle naturali inquietudini che segnano e
contemporaneamente arricchiscono l’anima. Ha pubblicato le
seguenti monografie poetiche: “Le frontiere dell’anima” (Liberodiscrivere®
edizioni, 2006), “Il pasto di legno” (Poetilandia, 2009), l’ e-book “So di
mio padre, me” (Clepsydra Edizioni, 2010), “Onorano il castigo”
(Associazione Culturale LucaniArt, 2012), il racconto breve “Lo stile di
Van Van Gogh” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014), Delle madri
(L’Arca felice, 2015).Fra le altre pubblicazioni ricordiamo i romanzi
collettivi al femminile “ESTemporanea” (Liberodiscrivere® edizioni,
2005) e “Malta Femmina” (Ed. Zona, 2009), il poemetto in prosa-poetica
“Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto”
(da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006).Una sua fiaba per
bambini è stata pubblicata nella raccolta antologica “A mezz’aria”
(Liberodiscrivere® edizioni, 2006). Il racconto-poema “Metamorfosi
nascoste” è apparso nell’antologia “Unanimemente” a cura di Gabriella
Gianfelici e Loretta Sebastianelli (Ed. Zona 2011).Recentemente compare
nell’Antologia di Poesia Femminile “Voci dell’aria” (Exosphere
PoesiArtEventi Associazione Culturale, 2014), in “Teorema del corpo –
Donne scrivono l’eros” curata da Dona Amati con la prefazione di Beppe
Costa (Ed. FusibiliaLibri, 2014) e nella plaquette collettiva “Le trincee del
grembo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014). Da anni si occupa,
inoltre, di divulgare la sua passione per la poesia, attraverso l’ideazione e
la realizzazione di interessanti “video poetry” che è possibile visionare sul
canale http://www.youtube.com/user/movenza
Appendice...…………. …………………………………………18
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Marina Minet, Perdono in supplica
in monologo d’augurio al pasto
Copia n. ___
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