avversari più impegnativi degli attuali. Il colpo di grazia ci fu affibbiato dalla Francia (una signora nazionale). L’analogia tra allora e oggi è un’altra. Anche allora, Bearzot aveva portato al mondiale gente appagata: i giovani erano lì, ed esserci bastava; gli anziani reduci dalla vittoria dello splendido mondiale spagnolo, non potevano avere grandi motivazioni. Infatti, il mix non funzionò. Oggi, Lippi ha ripetuto gli stessi errori, confidando nel suo gruppo, e commesso qualche esclusivo orrore. Quando in una squadra è palese l’assenza di qualità, ci si Brocchi d’Italia affida al gruppo, al gioco. Alla fine siamo mancati sia nella qualità (Totti – Cassano – I nostri (ex) cavalli di razza si sono azzoppati Balotelli, lasciati a casa) sia nel gioco. Tra in Sudafrica e non hanno passato nemmeno il tocchi e ritocchi vari, in tre partite, il nostro primo turno. E Lippi, che fine ha fatto? selezionatore ha schierato sei moduli diversi. Roba da record mondiale. Tuttavia, le colpe di Lippi sono niente a confronto di quelle della federazione. Il nuovo governo del calcio, DANILO STEFANI (13 luglio 2010). insediatosi dopo calciopoli 2006, ha enormi People responsabilità. A seguito delle dimissioni di Lippi, fu nominato Donadoni: poteva essere “Come diceva Jesse James, i cavalli si una svolta, una nuova via, un’inversione di contano al palo”. Così disse il (per fortuna ex) gioco e mentalità. L’acerbo Donadoni, fu fatto commissario tecnico Marcello Lippi, fuori a seguito della sconfitta a Euro 2008, rispondendo a chi criticava la sua nazionale. subita dalla Spagna – poi campione - e ai calci Invece, al palo, pronti a disputarsi il mondiale di rigore. Insomma, acerbo sì, ma fuori con abbiamo visto altri cavalli. I nostri, col passo onore. A Lippi, che per due anni aveva dei brocchi, e inseriti nel girone più morbido, gozzovigliato in barca rifiutando ogni altro sono stati eliminati da Paraguay, Nuova club, fu riaffidata la nazionale. Il sospetto di Zelanda e Slovacchia. Alla vigilia, i critici accordi precedenti sembra legittimo. avevano risparmiato Marcello Lippi: un Comunque, la soluzione scelta dalla tecnico campione del mondo è (quasi) un federcalcio italiana aveva un sapore intoccabile. I limiti della nostra nazionale, gattopardesco: cambiare affinché nulla cambi. invece, erano ben noti; qualificazioni e Naturalmente, adesso, nessuno pensa a incontri pre-mondiali li avevano mostrati e dimettersi, tranne Lippi (lui lo aveva già fatto sviscerati senza pietà. Eppure, neanche il più prima). Nessuno gioca meglio d’anticipo: pessimista degli sportivi avrebbe immaginato dimissioni presentate alla fine del mondiale tale disfatta. In Sudafrica, per gli illustri 2006 e all’inizio dei mondiali del 2010. Forse opinionisti, l’Italia ha giocato (giocato?) il il tecnico meno licenziabile della storia mondiale più negativo della sua storia: calcistica italiana. Ora comincia l’era concordo, peggio del 1966 (eliminati dalla Prandelli, un cavallo fresco, di razza. E Corea del Nord), peggio del 2002 (eliminati scommetto su di lui, con tutta la mia dalla Corea del Sud). Non siamo riusciti a competenza di sportivo appassionato. battere il Paraguay, e neanche Nuova Zelanda Scommetto anche che nei momenti di e Slovacchia! Due pareggi, e poi una sconfitta difficoltà non citerà il bandito Jesse James: decisiva con gli slovacchi. Niente gioco, immune com’è, da permalosità e arroganza. niente idee, preparazione fisica deficitaria, che cosa ne poteva scaturire? E’ ovvio che la storia, anche quella sportiva, continua a non insegnarci nulla. Ai mondiali messicani del 1 oggi è tutto bloccato” oppure “La rete è ferma” o “Stiamo provvedendo all’aggiornamento” e via di questo passo con altre risposte standard affidate ai telefonisti. Già, gli operatori telefonici. Quelli che per arrivarci devi ascoltare il trallallero registrato e guai a sbagliare tasto perché o torni indietro o vai chissà dove nello spazio telematico. Se invece siamo bravi arriviamo alla gratificante priorità acquisita che non possiamo perdere e, quindi, pazienza fino allo squillo che arriva e al “pronto”. Poi cade la linea e si ricomincia daccapo. Ma mica si può pretendere di telefonare così, semplicemente. Si ritorna al sistema e lui ti doma e vince comunque. Ci sono voluti due milioni di anni per arrivare Homo codex all’homo sapiens che ha clonato se stesso arrivando alla versione homo codex. E’ L’uomo, oggi, vale la somma dei suoi codici inquietante pensare che fra trenta, quaranta o alfanumerici. cinquant’anni potremmo essere già catalogati come dei primitivi antenati, figli di un codice minore.
DANILO STEFANI (3 settembre 2010).
People
Quanto è valutato un uomo nella quotidianità?
Forse vale la somma dei suoi codici numerici e alfanumerici. Non ci facciamo più caso ma i codici sono sempre con noi: nei nostri portafogli, nelle nostre menti, nei nostri computer, nelle nostre auto, nei cassetti di casa, persino nell’immondizia che produciamo (dove esiste pure il rischio di furto d’identità). Provate a contarli, i codici, e rimarrete impressionati. Siamo schedati, elaborati, studiati nelle ricerche di mercato, sondaggiati e consultati, sempre appesi a un codice che si cela sotto varie forme, infido e strisciante e che, al contrario di noi, non dorme mai. Il codice ci affianca e ci segue: in Internet, nella nostra sim card, nelle nostre operazioni bancomat, nei nostri decoder tv che decodificano e decriptano. Il tutto avviene con grande semplicità e ineluttabilità. Siamo compressi nel nostro io virtuale, quello elettronico, quello che c’interroga quando componiamo un numero sperando in un umano e invece troviamo un disco registrato. Il nostro alter ego elettronico non sempre ci riconosce e si ribella, ci rimanda al punto precedente, ci intima di non sbagliare più. Il sistema codificato non è tollerante. E quando è lui a sbagliare con chi ce la prendiamo? Con i chip impazziti o con il call center? “Signore verso il centro a favore dei ragazzi, ormai assuefatti a ogni sorta di navigazione internettiana. Fin qui può andare. “Nel caso dei ragazzi - spiega Tonioli - la rete moltiplica le relazioni orizzontali, ma frammenta quelle verticali, quelle con i genitori per esempio. L’ambulatorio serve a ricostruirle”. Sentire queste terminologie mi lascia perplesso. Pazzi per la rete Psicopatologia sottostante, relazioni orizzontali e verticali: mi sembra un linguaggio da computer, derivato da uno studio sui dati al computer e attraverso la rete. Sembra una malattia che vuol curare se stessa, la rete imbrigliata dalla rete. Funzionerà? Non dovesse essere efficace, chissà che qualcuno non si ricordi di educare i ragazzi come si faceva ai vecchi tempi: controllo responsabile, bastone e carota. Anche con questo metodo si partiva dai genitori e funzionava. Già, ma chi li controlla, oggi, i genitori?
Al Policlinico Gemelli di Roma è stato creato
il primo day hospital riservato alle dipendenze da Internet
DANILO STEFANI (26 agosto 2010).
People Al Policlinico Gemelli di Roma è stato creato il primo day hospital riservato alle dipendenze da Internet. L’Università di Parma e il Cnr ne hanno svelato la necessità eseguendo delle ricerche su un campione di 2.200 studenti. Il 22% ha presentato condotte da uso eccessivo del pc e il 10% è a rischio dipendenza. Federico Tonioni, coordinatore del nuovo ambulatorio, ha spiegato le tre fasi d’intervento. Incontro iniziale per verificare la diagnosi di dipendenza, incontri successivi per individuare la “psicopatologia sottostante” e se è il caso intervento farmacologico. La terza fase è l’inserimento in gruppi di riabilitazione a cui sono invitati a partecipare i genitori. Gli adulti hanno spesso consapevolezza della loro dipendenza che sia da gioco d’azzardo o da sesso virtuale, o altro. Può partire proprio da loro la richiesta di aiuto