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Gli autori e i temi più rappresentativi di quelle riflessioni pessimistiche sulla propria epoca, sviluppatesi in Europa negli anni tra le due guerre mondiali, che vanno sotto il nome di "letteratura della crisi". Questa critica della civiltà occidentale (della quale preannunciava, o constatava, la decadenza) era dominata da un catastrofismo che vedeva prossima la fine dei tempi. Al centro di queste riflessioni, stava la tecnica come origine del dominio sulla natura, del mondo della calcolabilità e dello sfruttamento; la tecnica come creatrice del nichilismo e della "modernità"; la tecnica come generatrice di imbarbarimento collettivo, in quella civiltà di massa vista come ultima trasformazione di una società organica.
Gli autori e i temi più rappresentativi di quelle riflessioni pessimistiche sulla propria epoca, sviluppatesi in Europa negli anni tra le due guerre mondiali, che vanno sotto il nome di "letteratura della crisi". Questa critica della civiltà occidentale (della quale preannunciava, o constatava, la decadenza) era dominata da un catastrofismo che vedeva prossima la fine dei tempi. Al centro di queste riflessioni, stava la tecnica come origine del dominio sulla natura, del mondo della calcolabilità e dello sfruttamento; la tecnica come creatrice del nichilismo e della "modernità"; la tecnica come generatrice di imbarbarimento collettivo, in quella civiltà di massa vista come ultima trasformazione di una società organica.
Gli autori e i temi più rappresentativi di quelle riflessioni pessimistiche sulla propria epoca, sviluppatesi in Europa negli anni tra le due guerre mondiali, che vanno sotto il nome di "letteratura della crisi". Questa critica della civiltà occidentale (della quale preannunciava, o constatava, la decadenza) era dominata da un catastrofismo che vedeva prossima la fine dei tempi. Al centro di queste riflessioni, stava la tecnica come origine del dominio sulla natura, del mondo della calcolabilità e dello sfruttamento; la tecnica come creatrice del nichilismo e della "modernità"; la tecnica come generatrice di imbarbarimento collettivo, in quella civiltà di massa vista come ultima trasformazione di una società organica.