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DECRETO N. 022815 DEL 23 DIC.

2003

Direzione Generale Sicurezza, Polizia locale e Protezione Civile

Numero Direzione Generale:

APPROVAZIONE DELLE PROCEDURE INTERDIREZIONALI PER LA GESTIONE DELLE


EMERGENZE DI PROTEZIONE CIVILE.

IL SEGRETARIO GENERALE DELLA PRESIDENZA

VISTA la L.R. 5 gennaio 2000, n.1 e successive modificazioni che, al comma 136
dell'art.3 individua la Regione quale Ente coordinatore dell'organizzazione e
dell'esecuzione delle attività di protezione civile a livello regionale, e in particolar
modo della partecipazione al soccorso e al superamento dell'emergenza;

ATTESO che la stessa legge, al comma 147 dell'art.3, prevede che in caso di evento
calamitoso di livello regionale, in atto o imminente, il Presidente della Giunta
regionale, o l'assessore delegato, decreti lo "stato di crisi" al fine di attivare tutte le
componenti dell'amministrazione regionale utili per interventi di protezione civile;

RILEVATO che il primo Programma Regionale di Previsione e Prevenzione di


Protezione Civile, approvato con d.g.r. 12 giugno 1998, n. 36805 e tuttora in vigore,
prevede la costituzione dell'Unità di Crisi Regionale per le emergenze di protezione
civile, quale supporto tecnico-operativo alle decisioni del Presidente della Giunta
regionale e del dirigente dell'Unità Organizzativa Protezione Civile quale coordinatore
delle situazioni di emergenza;

RITENUTO che per dare compiuta attuazione alle prescrizioni della L.R. n. 1/2000
debbano essere disciplinate e codificate le procedure amministrative, operative e di
coordinamento per la gestione dello stato di crisi e individuate le strutture e i servizi
regionali chiamati a concorrere all'emergenza;

VISTA la d.g.r. 16.05.2003, n. VII/13050 con la quale è stata costituita la Direzione


Generale Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile, nel quadro di una
riorganizzazione delle strutture della Giunta Regionale, attribuendo alla predetta
Direzione Generale il compito di svolgere attività di coordinamento delle altre Direzioni
interessate per quanto attiene alle situazioni di emergenza, con particolare riferimento
alle emergenze di protezione civile;

VISTO il decreto DG Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile n. 12566 del


28.07.03, che ha istituito un gruppo di lavoro interdirezionale, coordinato da
funzionari della predetta DG Sicurezza, per la redazione di nuove procedure per la
gestione delle emergenze regionali;

PRESO ATTO che la redazione di nuove procedure di gestione delle emergenze


regionali costituisce il risultato atteso dell’Obiettivo di Governo (OGR) B Y01
“Protezione Civile”, come modificato e integrato nel luglio scorso, in particolare il
punto 6.a);

PRESO ATTO del lavoro svolto dal predetto gruppo di lavoro interdirezionale, che si è
tradotto tra l’altro in un documento generale sulle emergenze esterne, come richiesto
dall’OGR Y01, di cui si è informato il Comitato di Coordinamento dei Direttori Generali
nella seduta dell’11 dicembre 2003;

RITENUTO di dovere pertanto disciplinare i rapporti tra la predetta Direzione


Generale Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile, e le altre Direzioni come previsto
dal citato documento;

DECRETA

1) di approvare la procedura interdirezionale allegata (All. A), costituente parte


integrante e sostanziale del presente atto, che disciplina le azioni amministrative,
operative e di coordinamento necessarie per la gestione delle emergenze regionali;

2) di demandare tutti gli ulteriori dettagli operativi concernenti lo stato di crisi e


l’Unità di Crisi Regionale, ai sensi e per gli effetti dell’art.3 commi 147, 148, 149, 150
della legge regionale n. 1/2000, ad apposito successivo decreto del Dirigente
dell’Unità Organizzativa Protezione Civile.

IL SEGRETARIO GENERALE

Allegato A (DECRETO 23 DICEMBRE 2003, N. 22815)


PROCEDURE PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE REGIONALI

15.12.2003
SOMMARIO

1. I NTRODUZIONE

1.1. INTRODUZIONE
1.2. FINALITÀ DELLA PROCEDURA
1.3. PRINCIPI GENERALI

2. T IPOLOGIE DI EVENTO ED AMBITI DI COMPETENZE RIGUARDANTI

LE DIREZIONI GENERALI
2.1. INDIVIDUAZIONE DELLE TIPOLOGIE DI EVENTO
2.2. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO

3. PROCEDURA DI EMERGENZA

3.1. PROCEDURE DI EMERGENZA A RILEVANZA ESTERNA CHE RIGUARDANO LA


REGIONE
NEL SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE
• L’UNITÀ DI CRISI REGIONALE
• DICHIARAZIONE DELLO STATO DI CRISI
• CESSAZIONE DELL’ATTIVITÀ DELL’UNITÀ DI CRISI
• RISORSE UMANE E STRUMENTALI DELL’UNITÀ DI CRISI

ALLEGATI

ALLEGATO 1: FLOW CHART


ALLEGATO 2: PLANIMETRIE SALA OPERATIVA
1
Introduzione

1.1. INTRODUZIONE

Per redigere questo documento è stato formato un Gruppo di Lavoro (GdL) composto
da funzionari di Regione Lombardia appartenenti a 7 Direzioni Generali:
• DG Presidenza
• DG Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile
• DG Sanità
• DG Agricoltura
• DG Territorio e Urbanistica
• DG Qualità dell’Ambiente
• DG Risorse e Bilancio
e da funzionari di ARPA Lombardia.

Il GdL ha sviluppato la propria attività sulla base dei seguenti documenti di indirizzo:
• Il D.D.U.O. n. 4368 del 27 febbraio 2001 “Approvazione delle procedure per la
dichiarazione dello stato di crisi regionale e atti connessi alle emergenze di
protezione civile di livello regionale (Attuazione l.r. 5 gennaio 2001 n.1 “Riordino
del sistema delle autonomie locali in Lombardia”: art. 3 commi 147, 148, 149 e
150), che approvava l’ambito di applicazione, la procedura operativa per i
funzionari di turno dell’U.O. Protezione civile per le situazioni di emergenza e in
normalità, la procedura per le avverse condizioni meteorologiche, la dichiarazione
dello stato di crisi, l’attivazione e la convocazione dell’Unità di crisi, le funzioni e
le attività della sala operativa;
• L’OGR TIPO B 2002 “Protezione Civile”, prodotto 3.1 “Rielaborazione piani di
emergenza di tutte le sedi di Milano, con procedure specifiche e scenari di
evento”, presentato nel dicembre 2002 con l’obiettivo di revisionare i piani di
emergenza delle sedi regionali per sviluppare una politica di prevenzione del
rischio, finalizzata a garantire la sicurezza del personale regionale e dei visitatori
presenti nelle sedi regionali. Nel contempo realizzare un sistema innovativo
capace di assicurare, al verificarsi di un evento, la continuità dell’attività
amministrativa e istituzionale dell’ente. Gli argomenti trattati riguardavano la
revisione/integrazione dei piani di emergenza, andando oltre gli aspetti normativi
del D.lgs 626/94; l’attivazione di procedure di “Disaster Recovery” per il
salvataggio dei dati sensibili; la definizione di modelli di intervento differenziati
(emergenza a rilevanza interna o a rilevanza esterna); l’istituzione dell’Unità di
Crisi Regionale, strumento di coordinamento delle emergenze a rilevanza
esterna; la costituzione di un centro operativo di riferimento unico per le
emergenze presso la sala operativa di protezione civile; la costituzione di una
squadra di esperti (Rescue Team) di intervento rapido per il coordinamento sul
luogo dell’evento dell’emergenza.

1.2. FINALITÀ DELLA PROCEDURA


Lo scopo che si pone la procedura di seguito descritta è quello di razionalizzare ed
organizzare le modalità di intervento delle diverse Direzioni generali al verificarsi di
emergenze, classificate in diversi tipologie e ambiti di competenza, fino ad arrivare
all’ultimo livello, quello di attivazione dell’Unità di Crisi regionale, struttura articolata e
complessa per la gestione delle emergenze che necessitano del coordinamento
unificato di tutte le risorse umane e strumentali della Regione Lombardia.
In relazione a quanto sopra, tenuto conto della complessità e criticità del territorio
della Regione Lombardia e della difficoltà di predisporre per tutti gli incidenti ed eventi
emergenziali una specifica procedura, si è predisposto un documento che codifica le
procedure comportamentali di ordine generale tra le diverse Direzioni generali per
garantire la tempestiva risoluzione delle problematiche di sicurezza, con la distinzione
tra diversi “livelli” di emergenza, che coinvolgono differenti livelli dell’organizzazione
regionale.

La Procedura illustrata nei capitoli successivi riguarda gli eventi emergenziali connessi
con le competenze amministrative di Regione Lombardia che in generale riguardano il
sistema di Protezione civile (es. eventi idrogeologici, sismici, tecnologici, igienico
sanitario ambientali, agricolo-forestali, trasporti, servizi essenziali acqua luce gas e
terrorismo).
Inoltre il Gruppo di Lavoro, rispetto al mandato assegnato, ha ritenuto di dover
riassumere anche la situazione degli eventi emergenziali che potrebbero verificarsi
nelle Sedi regionali (es. principio di incendio, interruzione energia elettrica, etc.) ed, in
sintonia con il lavoro condotto parallelamente dall’Area Organizzazione (ex Task
Force), ha formulato una proposta complessiva – non facente parte del presente
documento – che sarà comunque oggetto di successivo approfondimento.

1.3 PRINCIPI GENERALI

In riferimento agli eventi emergenziali connessi con le competenze amministrative


della Regione Lombardia che in generale riguardano il sistema di Protezione civile,
l’azione regionale deve contenere, nell’ambito del principio di sussidiarietà nei
confronti dei livelli comunale e provinciale, i seguenti elementi imprescindibili e
fondamentali:
• il monitoraggio dei rischi;
• il controllo e mitigazione degli effetti prodotti dagli eventi ;
• la messa in atto delle misure necessarie per proteggere l’uomo e l’ambiente ed i
beni dalle conseguenze derivanti da eventi di protezione civile;
• l’informazione preventiva alla popolazione e alle Autorità locali competenti circa le
procedure stabilite a tutela della pubblica incolumità;
• il ripristino ed il ritorno alle normali condizioni di vita.

In conclusione è il caso di sottolineare che, a fronte delle variabili su cui si fonda


l’azione regionale di emergenza, la Procedura, pur descrivendo i comportamenti delle
diverse Direzioni generali al verificarsi di un evento emergenziale, non deve essere
intesa come un contenitore di prescrizioni e procedure sempre e comunque
inderogabili: è evidente che ogni parte della Procedura deve essere applicata
secondo criteri di ragionevolezza ed opportunità. In tal senso la Procedura non può
essere considerata esaustiva per ogni accadimento, ma deve essere intesa come uno
strumento dinamico in continua evoluzione e di costante riferimento procedurale
nell’emergenza.
Infatti non sempre sarà necessario il coinvolgimento di tutte le Direzioni generali, ma
di volta in volta dovrà essere valutato dal Coordinatore dell’Unità di Crisi regionale la
necessità di attivazione delle Direzioni generali che hanno competenza in merito
all’emergenza.
Tale principio deve ritenersi valido, sia in fase di prevenzione che in fase di gestione
delle emergenze.
Naturalmente eventuali azioni difformi dalle indicazioni contenute nella Procedura
potranno essere ritenute legittime a condizione che le stesse siano assunte sulla scorta
delle valutazioni degli organi preposti e/o sulla base di elementi di valutazione e
circostanze di fatto riscontrabili e motivate. In tali azioni deve essere rintracciabile l’iter
decisionale.

In linea con i principi informatori della qualità aziendale, con periodicità di norma
annuale la procedura sarà sottoposta a revisione al fine di tenere al passo con i tempi
e la tecnologia la operatività in emergenza.
2
TIPOLOGIE DI EVENTO ED AMBITI
DI COMPETENZE RIGUARDANTI LE
DIREZIONI GENERALI.

2.1. INDIVIDUAZIONE DELLE TIPOLOGIE DI EVENTO

La procedura che si è voluta costruire, in questa prima versione, prende in considerazione i


rischi più significativi che minacciano il territorio della Lombardia.
Significativi non perché siano i soli, ma perché sono sicuramente quelli che sono
suscettibili di sfociare in catastrofe nazionale: gli eventi dell’11 settembre 2001 e del 18
aprile 2002, e in generale le questioni internazionali legate al terrorismo, impongono
all’Amministrazione Regionale di porre maggiore attenzione alla sicurezza delle sedi; un
terremoto è per definizione un evento “di rilievo nazionale”, secondo la legge
225/92; un evento idrogeologico complesso ed esteso come l’alluvione in Valtellina
nel 1987, con i suoi 58 morti e oltre 4.000 miliardi di vecchie lire di danni, è
certamente di livello nazionale; un incidente industriale può dar luogo a una
catastrofe di enormi proporzioni, come a Seveso nel 1976, un fall-out nucleare,
anche se proveniente da una sorgente a parecchie centinaia di chilometri dall’Italia,
come Chernobyl (Ucraina) nel 1986, è stato un evento di dimensioni europee, e ha
richiesto ovviamente un coordinamento nazionale; lo scatenarsi di incendi boschivi
su grandi estensioni di territorio (tipicamente nei boschi alpini e prealpini da gennaio
ad aprile, in interfaccia urbano-rurale) richiede generalmente l’impiego di aerei
antincendio che sono di competenza statale; la diffusione a livello internazionale come
nel caso della c.d. SARS è sicuramente un’emergenza sanitaria che travalica i
confini nazionali; un blackout come quello che si è verificato il 28 settembre 2003
che ha interessato tutto il Paese richiede il coordinamento nazionale.
La scelta per un primo inquadramento dei rischi più probabili, in rapporto alla
potenziale gravità ed estensione, ha quindi determinato la scelta del GdL di occuparsi
prioritariamente dei seguenti eventi:
1) idrogeologico
2) sismico
3) tecnologico
4) igienico-sanitario-ambientale
5) agricolo-forestale (incendi boschivi)
6) trasporti
7) eventi straordinari (es. blackout, esplosione gas, etc)
8) terrorismo

Le possibili ipotesi incidentali valutate nel presente documento vengono classificate di


conseguenza secondo una serie limitata ma ben definita di "eventi tipo", studiati sulla
scorta della effettiva possibilità di accadimento, definiti come emergenze a rilevanza
esterna che riguardano la Regione nel sistema di Protezione Civile, e suddivise in:
a) emergenze ordinarie: sono eventi emergenziali, riguardanti il territorio
lombardo e connessi con le normali competenze amministrative di Regione
Lombardia, che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili in via
ordinaria nell’ambito della singola Direzione generale nella quale si dispone di
tutte le risorse, umane e strumentali, per affrontare la situazione, prendere le
decisioni, effettuare gli interventi e risolvere l’emergenza (es.: incendio
boschivo).
b) emergenze straordinarie: sono le calamità naturali, le catastrofi o altri eventi
che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati mediante
l’intervento coordinato di tutte le Direzioni generali interessate con mezzi e
poteri straordinari attraverso l’Unità di Crisi regionale (es. eventi idrogeologici,
sismici, tecnologici, igienico sanitario ambientali, agricolo-forestali [incendi
boschivi], trasporti, servizi essenziali acqua luce gas e terrorismo).

2.2. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO

• Gli scenari del rischio idrogeologico sul territorio regionale possono essere
ricondotti a due tipi di eventi idrologici che si manifestano su aree geografiche
limitate o estese:
1. eventi associati a precipitazioni prolungate (eventi di tipo autunnale) con piogge
su diversi giorni e con intensità massime inferiori a 15 - 30 mm/h
2. eventi associati a precipitazioni intense (eventi di tipo estivo) con piogge
concentrate in poche ore o pochi giorni con intensità massime fino a 60-70
mm/h

A questi eventi idrologici sono associati i seguenti fenomeni di dissesto:


- allagamenti
- erosioni di sponda
- trasporto solido
- ingenti fenomeni di trasporto solido e/o in massa sulle conoidi
- frane di sponda (avvallamenti di sponda sublacuali)
- frane superficiali (debris flow, scivolamenti, crolli)
- frane profonde e/o riattivazioni di paleofrane
- valanghe

con il seguente livello di danno atteso (per le cose) e con il seguente livello di
rischio per le persone:
1. basso
2. medio
3. alto
4. molto alto
AREA EVENTI FENOMENI DI LIVELLO LIVELLO EVENTI EVENTI E
GEOGRAFICA IDROLOGICI DISSESTO DI DANNI DI STORICI RISCHI
ATTESI RISCHIO ATTESI IN
PER FUTURO
PERSONE
PIANURA 1 1 3,4 1 nov. ’94, In forte
ott. 2000, aumento
nov 2002
PIANURA 2 1,2,3 3,4 2 Giugno In forte
1992, aumento
settembre
1995,
maggio
2002
LAGHI 1,2 1,5 2,3 1 1868, In
2000, aumento
2002
ALPI/PREALPI 1 1,2,3,4,6,7,8 3 3 Nov. In
2000 e aumento
2002
ALPI/PREALPI 2 1,2,3,4,6,7 4 3,4 Luglio In
agosto aumento
1987
OLTREPO 1,2 1,6,7 2,3 1,2 1977 stabile

• Gli scenari del rischio sismico


Il rischio sismico in Lombardia presenta scenari “non catastrofici”, come risulta dagli
studi sulla pericolosità sismica effettuati dalla DG Territorio e Urbanistica di concerto
con il Politecnico di Milano - Dipartimento di Ingegneria Strutturale. La valutazione del
rischio, integrando la pericolosità con la vulnerabilità del patrimonio edilizio lombardo,
individua scenari sostanzialmente ben rappresentati dalla classificazione sismica del
territorio regionale con la graduazione della gravosità dell'evento atteso in zona 2 (41
comuni), zona 3 (238 comuni) zona 4 (i restanti 1267 comuni).
Ciò non esclude particolari situazioni di rischio derivanti da scarsa manutenzione a
singoli edifici o strutture realizzate in maniera inadeguata che a fronte di evento
sismico accentuerebbero il deficit di sicurezza già in essere.

• Gli scenari del rischio tecnologico sul territorio regionale si riferiscono in senso
lato, cioè non limitati agli insediamenti industriali a rischio di incidente rilevante, come
definiti dal D.Lgs. 334/99 e dalla L.R. n. 19/2001 recentemente in vigore, ma estesi a
tutti i possibili rischi connessi con attività industriali e produttive che possono
determinare incidenti a persone, cose e ambiente, all’esterno degli insediamenti da cui
originano, includendo anche i rischi di incidenti di trasporto di sostanze pericolose.

• Gli scenari del rischio igienico-sanitario-ambientale sono insiti in tutti gli


scenari di rischio trattati e, oltre ad alcune specificità come le pandemie e le
epidemie, sono riconducibili alle attività di sanità umana e veterinaria, assistenza
sociale svolte dagli operatori sanitari.
Inoltre alcuni di questi scenari presentano impatto ambientale per i quali è necessario
prevedere specifico monitoraggio da parte di operatori dell’ARPA
Primo soccorso e assistenza sanitaria
- Soccorso immediato ai feriti
- Aspetti medico legali connessi al recupero e alla gestione delle salme
- Gestione di pazienti ospitati in strutture ospedaliere danneggiate o in strutture
sanitarie campali
- Fornitura di farmaci e presidi medico-chirurgici per la popolazione colpita
- Assistenza sanitaria di base e specialistica.
Interventi di sanità pubblica
- Vigilanza igienico-sanitaria
- Controlli sulle acque potabili fino al ripristino della rete degli acquedotti
- Disinfezione e disinfestazione
- Controllo degli alimenti e distruzione e smaltimento degli alimenti avariati
- Profilassi delle malattie infettive e parassitarie
- Problematiche di natura igienico-sanitaria derivanti da attività produttive e da
discariche abusive
- Smaltimento dei rifiuti speciali
- Verifica e ripristino delle attività produttive
- Problematiche veterinarie.
Attività di assistenza psicologica e di assistenza sociale alla popolazione

• Gli scenari del rischio agricolo-forestale (incendi boschivi)


Sulla base delle esperienze maturate in questi ultimi anni, senza escludere la
possibilità che altri scenari possano verificarsi, gli scenari di rischio agricolo-forestali
possono essere identificati in:
- incendi boschivi;
- emergenze riferibili a particolari e gravi situazioni di siccità;
- emergenze riferibili a particolari eventi di tipo meteorologico, alluvionale e
idrogeologico;
- emergenze riferibili a particolari e gravi situazioni di inquinamento del suolo e
dell’acqua causate dalle attività agricole;
- epizoozie varie;
- introduzione accidentale o volontaria di organismi da quarantena nel settore
agricolo.

Per il rischio incendi boschivi, sulla base delle risultanze del Piano Regionale di
Previsione, Prevenzione e lotta attiva agli incendi della Regione Lombardia, è possibile
identificare le aree a maggior rischio di incendio, i periodi di massima pericolosità per
gli incendi stessi e poter quindi programmare e pianificare le attività antincendio
boschivo sia in fase di prevenzione sia in fase di emergenza.

Vi è da rilevare come, per questo particolare rischio, la suddivisione adottata in


generale nella presente procedura tra “emergenze ordinarie” e “emergenze
straordinarie" sia particolarmente appropriata.

Per “emergenze ordinarie” legate agli incendi boschivi si intendono quegli eventi
connessi con le competenze amministrative della Direzione Generale Agricoltura in
materia che possono essere affrontati dalla stessa DG mediante l’attivazione diretta di
risorse umane, mezzi, attrezzature, tecnologie disponibili per affrontare la situazione,
prendere le decisioni ritenute più opportune, effettuare gli interventi e risolvere la
situazione.
Per “emergenze straordinarie” si intendono quegli eventi che per intensità, numero ed
estensione devono essere fronteggiati mediante l’intervento coordinato di più Direzioni
Regionali, con mezzi e poteri straordinari, attraverso l’Unità di Crisi regionale.
E’ questo il caso di grandi incendi, prevalentemente di interfaccia urbano-rurale, che
possono interessare abitazioni, manufatti, infrastrutture, in sostanza che possono
interessare la pubblica e privata incolumità dei cittadini (come ad esempio è avvenuto
per l’incendio di Ardenno del 1998).

Per le altre situazioni di rischio più sopra descritte l’esperienza di alcune situazioni di
emergenza venutesi a creare negli ultimi anni hanno portato ad un buon
consolidamento di procedure standard da applicare in determinate situazioni
attraverso un coordinamento con altre Direzioni Generali, quali ad esempio la DG
Sanità e la DG Territorio.

In altri casi sono ancora da personalizzare procedure standard comuni anche perché
l’imprevedibilità e la rapidità del fenomeno hanno costretto i soggetti coinvolti a
cercare subito una risoluzione ai problemi senza poter disporre di una procedura già
verificata e collaudata.

• Gli scenari del rischio trasporti


Il rischio trasporti in Lombardia presenta diversi e complessi scenari relativi alle
numerose infrastrutture presenti quali aeroporti, autostrade, linee metropolitane,
ferrovie, etc. La valutazione del rischio, integrando la pericolosità con la vulnerabilità
sistemica delle infrastrutture lombarde, individua scenari sostanzialmente ben
codificati dai Piani di Emergenza degli enti gestori.
Tali piani inquadrano procedure e modelli di intervento sia per il soccorso agli utenti
che per il ripristino delle condizioni di utenza.
E’ necessario che tali piani possano essere integrati ed integrabili nel coordinamento
delle attività di emergenza di particolare rilevanza e gravità.
Ciò non esclude particolari situazioni di rischio derivanti da altri eventi concomitanti
(alluvioni. terremoti, etc.) che devono essere affrontate con il coordinamento e
l’attivazione del sistema di Protezione Civile.

• Gli scenari del rischio servizi tecnologici a rete riguardano :


Energia elettrica
- Mancanza di energia elettrica alle utenze dovuta a sovraccarichi o guasti in rete
con durata media del disservizio di 2-4 ore.
- Mancanza di energia elettrica alle utenze dovuta a distacco programmato a
seguito di disposizioni date dal Gestore della Rete
- Mancanza d energia elettrica dovuta a blackout nazionale
Per tutti i disservizi segnalati si possono verificare, se non in possesso
di un adeguato generatore di emergenza, il blocco di: sistemi telefonici,
ascensori, impianti di illuminazione pubblica, impianti semaforici,
impianti di sollevamenti acqua, apparecchiature elettromedicali
(domestiche ed ospedaliere), aeroporti, linee tramviarie e
metropolitane, centri di elaborazione dati, magazzini del freddo, etc.
Per quanto attiene le Ferrovie dello Stato, possono evidenziarsi i disservizi sopra
segnalati a causa di un guasto sulla loro rete di trasporto/trasformazione o a
seguito del blackout nazionale.
Acqua potabile
- Rottura delle condutture secondarie di adduzione dell’acqua con mancanza della
stessa alle utenze
- Rottura delle condutture principali di adduzione dell’acqua con mancanza della
stessa ad una più vasta area di utenza
- Inquinamento delle sorgenti o dei pozzi con totale messa fuori servizio degli
impianti di adduzione dell’acqua
Per tutti i disservizi sopra segnalati si possono verificare necessità di
approvvigionamento diversificate per le utenze sia civili che industriali.
Gas
- Mancanza di gas naturale alle utenze dovuta a guasti in rete in bassa pressione
con durata media del disservizio di 2-4 ore.
- Mancanza di gas naturale alle utenze dovuta a guasti in rete in media pressione
con durata media del disservizio di 6-12 ore.
Elevata pericolosità per l’incolumità delle persone e beni.
Per tutti i disservizi segnalati si possono verificare il blocco di: centrali termiche,
impianti di riscaldamento, mense, ristoranti, etc.

• Gli scenari del rischio terrorismo sono orientativamente di cinque tipi:


1. impiego di gas aggressivi
2. avvelenamento dei rifornimenti idrici e di alimenti
3. ricadute radioattive quale conseguenza di incidenti ad impianti nucleari di
potenza o a complessi nucleari, o di eventi bellici
4. conseguenze di atti dolosi su aziende a rischio di incidente rilevante
5. contaminazione biologica

Tali scenari corrispondono a tragiche situazioni verificatesi in passato, come nel


caso dell’attacco con gas Sarin nella metropolitana di Tokio (1995) o in altri
numerosi eventi, verificatisi anche in Italia, di accertato o solo annunciato
avvelenamento di derrate alimentari o riserve idriche.
Informazioni tecniche su scenari normalmente non considerati, quali quelli di uso di
armi chimiche, sono contenute nei documenti nazionali ed internazionali (Protocollo
Ministero Sanità, Indicazioni della Organizzazione per la Proibizione delle Armi
Chimiche-OPCW).
3
PROCEDURE DI EMERGENZE A
RILEVANZA ESTERNA CHE
RIGUARDANO LA REGIONE NEL
SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE

a) Emergenze ordinarie: sono eventi emergenziali, riguardanti il territorio lombardo


e connessi con le normali competenze amministrative di Regione Lombardia, che
possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili in via ordinaria nell’ambito
della singola Direzione generale nella quale si dispone di tutte le risorse, umane e
strumentali, per affrontare la situazione, prendere le decisioni, effettuare gli interventi
e risolvere l’emergenza (es. incendio boschivo, problematiche ambientali, sanità, etc.).

In tale situazioni di emergenza (ad es. incendio boschivo o epidemia, o incidente


chimico, o altro) o situazioni di pericolo connesse con le competenze di una
determinata Direzione generale, il modello di risposta è quello previsto nelle procedure
delle Direzioni generali competenti.
E’ comunque necessario dare immediata informazione alla Sala Operativa regionale di
Protezione Civile, prima telefonicamente e poi con apposita scheda informativa, in
merito a:
- tipologia dell’evento in corso;
- località, estensione, intensità e sorgente dell’evento;
- elementi a rischio;
- fattori di amplificazione;
- azioni di prevenzione esistenti;
- evoluzione possibile;
- stato delle attività
- personale e mezzi impiegati.

Quanto sopra al fine di tenere comunque informata la Sala Operativa regionale, e


nell’eventualità che l’evento emergenziale non possa essere fronteggiato con i mezzi ordinari
della singola Direzione generale ma si debba passare alla gestione dell’emergenza con
l’attivazione e il coordinamento dell’Unità di Crisi regionale.

La scheda informativa deve essere inviata al fax della sala operativa: 02.6706222;
eventuali informazioni al numero 800.061.160
(o preceduto dal 12. per alcune utenze di telefoni cellulari).

b) Emergenze straordinarie: sono le calamità naturali, le catastrofi o altri eventi che, per
intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati mediante l’intervento coordinato di
tutte le Direzioni generali interessate con mezzi e poteri straordinari attraverso l’Unità di
Crisi regionale (es.: eventi idrogeologici, sismici, tecnologici, igienico sanitario ambientali,
agricolo-forestali [incendi boschivi], trasporti, black–out e bioterrorismo).

In tale situazione di emergenza il modello di risposta è quello che prevede l’attivazione


dell’Unità di Crisi regionale.
L’UNITÀ DI CRISI REGIONALE

L’UdC Regionale è un organismo tecnico che supporta la decisione organizzativa del


Co.Di.Ge. (comitato di coordinamento dei Direttori Generali) e politica della Giunta
Regionale, per la gestione coordinata delle emergenze di protezione civile di livello
interprovinciale o regionale.
L’UdC viene attivata, di norma, in occasioni di eventi (emergenze interne all’ente
regione, calamità naturali, catastrofi, incidenti complessi) che, per loro gravità ed
estensione necessitano di un coordinamento regionale d’emergenza da attuarsi in
collaborazione con enti e Istituzioni che a diverso titolo intervengono nelle attività di
protezione civile.
Fanno parte dell’Unità di Crisi Regionale le Direzioni generali che per proprie
competenze risultano prioritarie nell’ambito della partecipazione al sistema di
Protezione civile:
• la Dg Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile, per il collegamento con
le strutture decentrate delle Sedi Territoriali regionali, per il coordinamento delle
Polizie Locali, per il coordinamento del sistema locale di protezione civile, e per i
rapporti con il livello nazionale;
• la Dg Presidenza, per l’interazione funzionale con il Presidente della Giunta
regionale;
• la Dg Sanità per le competenze igienico-sanitarie e le interrelazioni con il
sistema sanitario regionale;
• la Dg Territorio ed Urbanistica, per le competenze geologiche in caso di
eventi idrogeologici;
• la Dg Agricoltura per le competenze in materia agricolo-forestale, e in
particolare gli incendi boschivi;
• la Dg Qualità dell’Ambiente per le competenze ambientali;
• la Dg Risorse e Bilancio per le competenze in materia di sicurezza interna e
le risorse umane ed economiche
• Arpa Lombardia per il collegamento con le funzioni operative ambientali dei
dipartimenti e le funzioni meteo.
• al verificarsi di eventi particolari, anche le altre Direzioni generali per le proprie
competenze di settore.

Supportano l’UdC, in Sala Operativa, le seguenti associazioni di Volontariato:

• ARI, Associazione radioamatori italiani, per il coordinamento delle


comunicazioni in emergenza;
• Anpas Lombardia per il supporto alle attività della sala situazioni (sanità e
segreteria)
• Fir Cb Lombardia per il supporto alle attività del Volontariato.

Le procedure operative di dettaglio dell’UdC saranno stabilite con apposito decreto


dirigenziale della DG Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile.

COMPONENTI SUPPLENTI

I componenti titolari devono concordare con i loro supplenti eventuali ferie o assenze
di altro tipo, per garantire che in ogni caso uno di loro sia sempre reperibile, 24 ore su
24, 365 giorni su 365.
Ai componenti titolari dell'UDC spetta di istruire, informare e aggiornare i rispettivi
componenti supplenti sulle attività dell'UDC, e sulle attività svolte o da svolgersi in
Sala Operativa.
IL COORDINATORE DELL’UNITÀ DI CRISI REGIONALE

Il Coordinatore dell’Unità di Crisi regionale è il Dirigente della struttura regionale di


Protezione civile (attualmente U.O. Protezione Civile), come previsto dalla L.R. 1/2000
art.3 c.149.

IL RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE

Il responsabile della comunicazione è il Dirigente dell’Unità Organizzativa Sistemi


Informativi e Comunicazione o suo delegato.
Il responsabile della comunicazione è convocato presso la sala operativa regionale di
Via Fara, 26 a Milano, e da lì tiene i rapporti con l’Agenzia di stampa regionale ed
eventualmente i mass media, fornendo periodiche informazioni sulla base dei
protocolli di servizio della Sala operativa, come saranno definiti dal citato decreto
dirigenziale della DG Sicurezza in ordine alle modalità operative

CONVOCAZIONE DELL’UNITÀ DI CRISI REGIONALE

L'Unità di Crisi (UDC) è convocata in tre casi:


a) in caso di "allarme" per avverse condizioni meteorologiche, in atto o previsto,
secondo le procedure in vigore per i bollettini meteo del Servizio Meteorologico
Regionale (SMR);
b) in caso di "emergenza" di protezione civile, anche senza che sia stato dichiarato
preventivamente lo stato di allarme, per qualsiasi motivo;
c) in altri casi di emergenza o in presenza di eventi calamitosi di particolare
rilevanza.

In tutti i casi di cui sopra può essere dichiarato, a discrezione del Presidente
della Giunta regionale o dell’Assessore delegato, lo "stato di crisi" con atto
formale.
La convocazione avviene a mezzo fax o telefono o emissione di messaggi brevi (SMS)
via telefono cellulare in dotazione ai membri dell'UDC.
La convocazione è effettuata di norma dal Dirigente dell'U.O. Protezione Civile (o suo
sostituto in caso di ferie o assenza del titolare), ed è indirizzata solo a ciascun
membro titolare dell'UDC.

• DICHIARAZIONE DELLO STATO DI CRISI


Il dirigente dell'U.O. Protezione Civile, nei casi di cui al precedente punto, lettere a),
b) e c), senza indugio, e comunque a ragion veduta, propone al Presidente della
Giunta regionale, o all'assessore delegato, il decreto di dichiarazione dello stato di
crisi, nel quale sono precisati tra l'altro il tipo di evento in atto o previsto, la durata
presunta dell'emergenza, le strutture regionali ed eventualmente di altra
amministrazione coinvolte.
Nel decreto di dichiarazione dello stato di crisi è conferito al dirigente dell'Unità
Organizzativa di Protezione Civile regionale – ai sensi dell’art.3 comma 149 della L.R.
1/2000 – il sovraordinamento rispetto al personale di altre strutture regionali che, a
giudizio dello stesso, possono a vario titolo concorrere alla gestione dei soccorsi e agli
interventi urgenti di ripristino di funzioni e di strutture.
Il decreto è comunicato a tutte le direzioni regionali e a tutti i servizi di interesse
regionale.
• CESSAZIONE DELL'ATTIVITÀ

L'attività in Sala Operativa finisce nel momento in cui è dichiarata ufficialmente la


cessazione dello "stato di crisi", o dello "stato di emergenza" o dello "stato di allarme",
quest'ultimo ove non seguìto da stato di emergenza.

• RISORSE UMANE E STRUMENTALI DELL’UNITÀ DI CRISI

L'Unità di Crisi regionale dispone di risorse strumentali proprie, quali:


1. una flotta di elicotteri per il trasporto di persone/cose sempre disponibile, sulla
base di un contratto gestito dalla Direzione generale Agricoltura;
2. un aereo ricognitore munito di telecamera al visivo e all'infrarosso, sulla base
di un contratto gestito dalla Direzione generale Agricoltura;
3. un elicottero per trasporto persone e attrezzato con sistema SMART munito di
telecamera al visivo e all’infrarosso, sempre disponibile, sulla base di una
convenzione gestita dalla Direzione generale Sicurezza, Polizia locale e
Protezione civile;
4. la nuova rete radio regionale ad alta frequenza gestita dalla Direzione generale
Agricoltura, che ha come terminali di utenza anche l'U.O. Protezione Civile e
l'U.O. Polizia Locale;
5. una sala operativa (parzialmente alternativa) presso la Direzione generale
Agricoltura
6. una rete radio ad alta frequenza VHF e HF gestita dall’Associazione
Radioamatori Italiani per le comunicazioni alternative con le sale operative
delle prefetture e del Dipartimento della protezione Civile;
7. una rete radio ad alta frequenza VHF gestita dall’associazione di Volontariato
Fir Cb Lombardia per le comunicazioni che ha come terminali di utenza i
dirigenti della Task Force regionale;
8. I sistemi regionali di comunicazione telematica, quali la rete regionale, la posta
elettronica, il Portale Intranet ed Internet, i gruppi SMS, Lombardia Integrata,
etc. e l’ausilio dei Service SIC (Metroweb, SERCO e COAS).

Inoltre, è possibile disporre per le attività di emergenza della Colonna Mobile


Regionale, una forza di pronto impiego composta da attrezzature e mezzi di proprietà
della Regione Lombardia affidate con apposite convenzioni per l'impiego a qualificate
organizzazioni di volontariato, quali:
• Gruppo Volontari di Protezione Civile di A.E.M. spa e sue controllate -
Impiantistica e consulenza nei settori di Gas, Acqua ed Elettricità con la
predisposizione, l’allacciamento e la manutenzione delle rispettive reti.
• Associazione Nazionale Alpini - Sussistenza e logistica di campo con la
predisposizione e la gestione della mensa, dei servizi igienici, delle strutture
logistiche di servizio e di assistenza sanitaria.
• F.I.R. CB Lombardia - Predisposizione del sistema di radiocomunicazioni
interno alla CMR, e gestione operativa della Colonna mobile.
• Gruppo Volontari di Protezione Civile del Parco del Ticino - Supporto alla
logistica della Colonna mobile, gestione del magazzino materiali e
attrezzature, officina tecnica per le piccole manutenzioni.
• ANPAS Lombardia - Servizio assistenza sanitaria e primo soccorso medico e
cura dell’eventuale popolazione ricoverata o comunque assistita.
• ALLEGATO 1: FLOW CHART

INIZIO

EMERGENZA
a) Emergenze ordinarie - Eventi Protezione civile

SALA OPERATIVA
DIREZIONE PROCEDURE Staff di emergenza INFORMA
ATTIVA PROTEZIONE
GENERALE EMERGENZA DG COMPETENTE
CIVILE
COMPETENTE

SCHEDA INFORMATIVA
GESTIONE Tipologia evento
EMERGENZA INVIA localita', estensione,
sorgente
azioni prevenzione
evoluzione possibile
stato attivita'
strutture impiegate

ATTIVAZIONE
UNITA' DI NO FINE
CRISI?
RITORNO
ALLA
NORMALITA'

SI

Il Dg della
Direzione generale
competente

INFORMA E
SUPPORTA
b) Emergenze straodinarie - Eventi Protezione civile

Il Dg Sicurezza,
ATTIVA Polizia locale e
Protezione civile

SALA DecisionI
PROCEDURE Unita' di Crisi SALA OPERATIVA
EMERGENZA CONVOCA PROTEZIONE
regionale
CIVILE
SALA Situazioni

SI

1. Coordinatore dell'Unita' di Crisi


SUSSISTE GESTIONE 2. Responsabile della Comunicazione
ANCORA EMERGENZA 3. Componenti del livello decisionale
EMERGENZA? PROCEDE
4. Coordinatore della Sala situazioni
5. Componenti del livello tecnco

NO

FINE

RITORNO
ALLA
NORMALITA'

Flowchart gestione emergenze a) e b) che riguardano la Regione nel


sistema di Protezione Civile - Ordinarie e straordinarie

• ALLEGATO 2: PLANIMETRIE SALA OPERATIVA REGIONALE DI P.C.


SALA SITUAZIONI – via Fara 26, Milano – 1° piano
SALA DECISIONI E SALA STAMPA – via Fara 26, Milano – 1° piano

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