Il gruppo della vitamina K comprende una serie di composti liposolubili con diversa origine e
funzione; esistono 2 gruppi di vitamina K naturale: la vitamina K1 o fillochinone, di origine vegetale
e la vitamina K2 che comprende diverse forme dette menachinoni ed è prevalentemente di origine
batterica.
La Vitamina K2 è un nutriente essenziale che fa parte del gruppo delle Vitamine K conosciute fin
dal 1929 nella forma della Vitamina K1 nota per gli effetti regolatori sulla coagulazione del sangue
(K deriva dall’iniziale del termine Koagulation). Dello stesso gruppo fanno parte la Vitamina K1, K3
K4 e K5.
• Vitamina K1 (o Fillochinone), sintetizzato da vari tipi di piante, si tratta di un’unica
molecola. Le maggiori fonti dietetiche di vitamina K1 sono le verdure di colore verde
scuro e gli olii vegetali
• Vitamina K2 (o Menachinone), sintetizzato da vari batteri della flora intestinale, in
particolare Gram +, si distinguono qui vari gruppi di molecole in relazione alla catena
laterale formata da un numero diverso di unità isopreniche:
MK-4, menachinone a catena corta, meno attivo, presente soprattutto nei prodotti di
derivazione animale, ottenuta comunque anche per via sintetica.
L’ MK-7 si trova nei semi di soia fermentati e formaggi fermentati. (97-98).
Ciò che rende questa forma così speciale è che rimane attiva nel corpo per più di 24 ore.
(84). Questo è fondamentale quando la protezione contro la calcificazione da matrice
Gla-proteina che si inattiva rapidamente in assenza della vitamina K2. (99).
• Vitamina K3 (o Menadione), molecola sintetica usata come sodio bisolfito
nell’alimentazione di polli e suini, è idrosolubile ma poco stabile.
K2 alimentare deriva da 2 maggiori fonti:
grassi di origine animale quali uova e latte e derivati . Gli animali accumulano K2 nei loro tessuti in
proporzione diretta con la ricchezza in vitamina K1 dei vegetali che assumono. Ovviamente la
carne ed il latte di animali allevati al pascolo sono molto più ricchi in questa vitamina rispetto agli
animali tenuti in stalla e nutriti a cereali. La stessa cosa del resto accade con l’acido alfa linoleico.
specifici alimenti fermentati, quali in particolare la soia (Natto) ed il formaggio Brie. In questi casi
la vitamina K2 è prodotta dall’azione di specifici batteri.
Il Natto è un cibo tradizionale giapponese ricavato da soia fermentata con bacillus subtilis varietà
natto. Anche il miso è a base di soia fermentata. Contiene grandi quantità di vitamina K2 (MK7). Di
grande interesse è il fatto che questo cibo contiene Nattochinasi, potentissimo enzima
fibrinolitico. Questa molecola si usa anche prima di prolungati viaggi aerei per prevenire i trombi,
in associazione con il picnogenolo.
La vitamina K ha importanti benefici al di là della coagulazione del sangue. La vitamina K è stata da
subito messa in relazione con problemi coagulativi. In particolare, nei paesi sviluppati, la sua
somministrazione per almeno un mese, alla nascita ha reso oggi rara la sindrome emorragica dei
neonati (particolarmente frequente nei prematuri). Ogniqualvolta vi sia un aumentato rischio
emorragico (metrorragia, sanguinamento nasale o gengivale) è utile l’impiego di vitamina K.
Paradossalmente un basso livello di vitamina K contribuisce ad un controllo instabile della
coagulazione nei pazienti in terapia coumadinica.
Il meccanismo della coagulazione è un processo organico molto complesso cui prendono parte 8
proteine plasmatiche tutte vitamina K dipendenti, il risultato finale è la conversione del
fibrinogeno solubile in fibrina insolubile che determina la formazione del coagulo, assai ritardata in
caso di deficit di vitamina K.
La vitamina K è ben nota per essere cruciale per una corretta coagulazione del sangue, sia la
vitamina K1 che la K2 - attivano alcuni fattori di coagulazione.
Non vi è il rischio di provocare una eccessiva coagulazione anche se si assume troppa vitamina K.
In altre parole, i fattori di coagulazione non diventeranno iperattivi assumendo elevate quantità
di vitamina K1 o K2. Dunque non ci sono rischi se non quando venga assunto
contemporaneamente un farmaco anticoagulante per via orale.
La vitamina K, nella sua forma ridotta, stimola la gamma glutamil carbossilasi che attiva i fattori di
coagulazione da essa dipendenti. I derivati coumadinici (warfarin) impediscono la rigenerazione
della vitamina K ossidata, interferiscono quindi con il processo di coagulazione, ma non con le altre
azioni non coinvolgenti in maniera così stretta la g glutamil carbossilasi della vitamina K.
AZIONI SULL’OSSO E IL CALCIO
Nel 1980, si è scoperto che la vitamina K è necessaria per attivare una proteina, l'osteocalcina, che
si trova nel midollo. Un decennio più tardi, un'altra proteina, vitamina K-dipendente, è stata
scoperta: la proteina Gla (MGP), riscontrata nel sistema vascolare. Senza vitamina K, questa ed
altre proteine, vitamina K dipendenti, restano inattivate e non possono svolgere le loro funzioni
biologiche.
La Vitamina K2 ha la funzione di consentire al calcio assunto con l’alimentazione e circolante nel
sangue di non depositarsi nelle arterie e in genere nei tessuti molli (come rene, articolazioni,
cervello) e di depositarsi invece preferenzialmente a livello osseo. Diminuendo il rischio di
formazione di “placche” calcificate nelle arterie e, aumentando la calcificazione ossea (recenti
ricerche suggeriscono anche una possibile diminuzione del rischio di lesioni artrosiche e della M. di
Alzheimer). La Vitamina K2 avrebbe quindi soprattutto un effetto di protezione cardiovascolare
e antiosteoporotica.
La Vitamina K2 è in grado di attivare (attraverso una operazione chimica detta “carbossilazione”)
una proteina presente a livello dei vasi (“mGLA protein”) che impedisce al calcio circolante nel
sangue (specie se in eccesso) di depositarsi in forma di cristalli nella parete arteriosa e di formare
così, insieme al colesterolo, placche aterosclerotiche che possono occludere i vasi e costituire
rischio di trombosi. In tal modo la Vitamina K2 riduce il rischio di malattia cardiovascolare.
PROTEINA GLA DI MATRICE (MGP) Proteina detta anche periostina, è espressa in molti tessuti
molli ma si accumula solo nei tessuti calcificati ove ha affinità per la matrice ossea demineralizzata
e per la cartilagine non mineralizzata. Sembra avere un ruolo di inibizione sulla calcificazione. Topi
transgenici privi di questa proteina manifestano precocemente malattia periodontale. L’azione
benefica sulla prevenzione della calcificazione vasale della vitamina K sembra esplicarsi tramite
l’attivazione di questa proteina.
Se viene inattivato il MGP, si rischiano gravi calcificazioni arteriose e questo è il motivo per cui la
vitamina K è così importante per la salute cardiovascolare. Gli studi indicano che la vitamina K
può anche far regredire la calcificazione arteriosa indotta dalla carenza di vitamina K.
AZIONE ANTIDIABETICA
Il deficit relativo di vitamina K è associato con maggiori picchi glicemici postprandiali e la
supplementazione con vitamina K2 migliora il diabete II. Bisogna ricordare che i picchi insulinici
correlati ai momenti di iperglicemia sono uno dei maggiori fattori di invecchiamento tissutale. Il
ruolo, non ancora definito, della vitamina K nel metabolismo del glucosio è spiegabile tramite la
complessa inter relazione tra vitamina K ed osteocalcina. Dati recenti indicherebbero che bassi
livelli di osteocalcina totale (dipendenti dalla vit. D) e di osteocalcina non carbossilata
(dipendenti da bassi livelli di vit. K) possano essere in rapporto alle alterazioni del metabolismo
glucidico.
I topi geneticamente carenti di osteocalcina manifestano insulino resistenza e la somministrazione
a questi animali di osteocalcina stimola la secrezione insulinica da parte delle cellule b
pancreatiche e l’espressione dell’adiponectina (ormone che favorisce l’equilibrio del metabolismo
gluco-lipidico e che controlla l’obesità); queste proprietà sono attribuibili all’osteocalcina non
carbossilata.
Nell’uomo anche l’osteocalcina carbossilata dalla vitamina K sembra avere questi effetti
favorevoli nel diabete. Interessante è anche il fatto che nelle donne con diabete gestazionale c’è
un aumento dei livelli di osteocalcina nel tentativo di contrastare l’insulino resistenza. L’insulina
limita la produzione di osteoprotegerina da parte degli osteoblasti sostanza che inibisce la
maturazione osteoclasti. L’insulina stimolerebbe pertanto indirettamente il riassorbimento. La
vitamina K, stimolando la carbossilazione osteocalcinica potrebbe antagonizzare gli effetti
decalcificanti dell’insulina.
PREVENZIONE DEI DANNI CARDIO VASCOLARI
I livelli di assunzione di vitamina K2 sono inversamente correlati con morbilità e mortalità
cardiovascolare. La supplementazione di tale vitamina, nell’animale da esperimento, riduce in 6
settimane del 50% le calcificazioni aterosclerotiche.
Il meccanismo di azione è quello dell’attivazione di una specifica proteina (MGP) che rimuove gli
accumuli di calcio dalle arterie e da altri tessuti molli, ove possa essere anomalamente
accumulato. Questi stessi risultati non si ottengono impiegando vitamina K1. La calcificazione
arteriosa è una delle più importanti cause di ipertensione sistolica senile, legata precipuamente
alla diminuita elasticità dei vasi Anche le vene varicose possono essere peggiorate da una
calcificazione legata alla carenza di vitamina K.
Interessante è il recente rilievo che la vitamina K inibisce una proteina denominata aterocalcina,
scoperta nei tessuti aterosclerotici calcificati e coinvolta nello sviluppo dell’aterosclerosi stessa. Un
buon apporto di vitamina K2 rende le arterie più elastiche e morbide rimuovendo gli accumuli di
calcio
STUDIO SU PAZIENTI IN EMODIALISI
I pazienti in emodialisi, normalmente hanno 4,5 volte più alto i livelli di matrice gla-proteina non-
carbossilata (qundi non attiva) rispetto ad un gruppo di controllo di pazienti sani. (83)
Le persone in dialisi sono state suddivise in tre gruppi, con tre diversi dosaggi giornalieri
di Vitamina K2 – forma MK-7 e cioè 45 mcg, 135 mcg e 360 mcg, che sono stati somministrati per
un periodo di sei settimane.
I risultati sono stati misurati in base sulla riduzione della matrice Gla-proteina non carbossilata e
altri parametri di calcificazione sistemica.
Ricordo che quando matrice Gla è sotto-carbossilata, consente la calcificazione del tessuto
circostante.
La supplementazione con la forma MK-7 della vitamina K2 ha ridotto la matrice Gla-proteina non
carbossilata:
DOSAGGI CONSIGLIATI
Il dosaggio consentito negli integratori è di 180 mcg
Per attivare tutte le proteine K2 dipendenti ed in generale per andare incontro alle necessità
organiche di vitamina K, sono necessari circa 200 mcg/die di vitamina K2 (MK-7). L’uso di K2 di tipo
MK-4, meno attiva, richiede supplementazioni molto maggiori dell’ordine di 45mg/die ovvero di
45.000mcg.
MODO D’USO
La somministrazione dopo un pasto lipidico o in associazione con acidi grassi ne favorisce
l’assorbimento.
INTERAZIONI E CONTROINDICAZIONI
La vitamina K2, non ha effetti tossici sia nei bambini che negli adulti. Non favorisce eventi
trombotici perché le proteine della cascata coagulativa sono già attivate nei soggetti non in terapia
anti coagulante. La vitamina K interferisce con l’attività dei farmaci di tipo warfarinico-
dicumarolico (Coumadin e simili), molto usati nella prevenzione cronica della trombosi.In questi
casi è necessario un attento dosaggio del farmaco anticoagulante, ma non necessariamente la
sospensione della vitamina K2. In realtà farmaci quali il Coumadin che antagonizzano la vitamina
K determinano danni ancora maggiori della decalcificazione ossea e della calcificazione
arteriosa.
Soggetti che assumono Coumadin cui sia consigliato di evitare supplementi di vitamina K hanno
una maggiore incidenza di osteoporosi, fratture, calcificazioni arteriose e valvolari, ipertensione.
Quindi per decenni si è pensato, in erroneamente, che l'assunzione di elevate quantità di vitamina
K avrebbe aumentato il rischio trombotico.
La spiegazione è che solo piccole quantità di vitamina K sono necessarie per saturare
completamente la coagulazione delle proteine (137) e quindi una volta che tali proteine sono
completamente saturate dalla vitamina K, allora non vi è alcun aumento del rischio trombotico in
risposta ad ulteriore assunzione di vitamina K.
Del resto anche lo stesso Marco Moia, presidente dei Centri di terapia anticoagulante italiani, in un
recente intervento sul “Corriere della Sera” ha risposto a questa domanda:
- "Corriere": Ma chi segue una terapia con anticoagulanti cumarinici dovrebbe evitare il
consumo di cibi ricchi di vitamina K?-
«I cumarinici — spiega Marco Moia, presidente dei Centri di terapia anticoagulante italiani — sono
anticoagulanti orali, usati da quasi un milione di italiani, che contrastano l’azione della vitamina K
impedendo l’attivazione di alcuni fattori della coagulazione».
«Contrariamente a quanto alcuni medici continuano a suggerire, il consumo abituale di verdura
a foglia verde non va sconsigliato a chi segue queste terapie — chiarisce Moia — tanto è vero che
nel nostro centro seguiamo vegetariani e vegani senza imporre loro cambiamenti
dietetici.Importante è controllare la coagulazione periodicamente: se necessario sarà il medico
ad adeguare la terapia».
Altri tipi di fluidificanti sanguigni tipo eparina, aspirina o Plavix non interferiscono con la vitamina
K2. Tuttavia per essere precisi è importante rilevare che aspirina e tutti i derivati salicilici
inibiscono r leggermente l‘attivazione ed il riciclo della vitamina K, determinando una maggiore
richiesta organica di vitamina K, la cui supplementazione supera questi effetti senza interferire
sulla funzione anti aggregante piastrinica.
Del resto è stato provato che l’assunzione cronica di salicilati aumenta la perdita ossea ed il tempo
di guarigione delle fratture.
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