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Il Capitalismo e la crisi
KARL MARX
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legislazione bancaria arbitraria (come quella del 1844-
1845) può aggravare questa crisi monetaria. Ma nessuna
legislazione può eliminare la crisi. Il fatto che, laddove
l’intero processo poggia sul credito, non appena il credito
venga improvvisamente a mancare e ogni pagamento
possa essere effettuato solo in contanti debba subentrare
una crisi creditizia e la mancanza di mezzi di pagamnento
–è ovvio, come lo è il fatto che la crisi nel suo complesso
debba quindi presentarsi prima facie come crisi creditizia
e monetaria., Ma in realtà non si tratta unicamente della
“convertibilità” delle cambiali in denaro. Un’enorme
massa di queste cambiali non rappresenta nulla più che
transazioni truffaldine , che ora sono scoppiate e vengono
alla luce del sole; esse rappresentano speculazioni andate
male e fatte con il denaro altrui.
E’ proprio bello che i capitalisti, che gridano tanto contro
il “diritto al lavoro”, ora pretendano dappertutto
“pubblico appoggio” dai governi, e ad Amburgo, a
Berlino, a Stoccolma, e Copenaghen e nella stessa
Inghilterra (nella forma di sospensione della legge)
Facciano insomma valere il “diritto al profitto” a spese
della comunità. Ed è altrettanto bello che i filistei di
Amburgo si siano rifiutati di dare ulteriori elemosine per
i capitalisti.
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moralistiche, accusandolo di mancanza di previdenza e di
prudenza.
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una volta per tutte, si avrebbe un’alternativa molto
semplice: o sono circostanze controllabili dalla società,
oppure sono intrinseche al’attuale sistema produttivo. Nel
primo caso la società potrebbe scongiurare le crisi; nel
secondo,finché permane il sistema, bisogna sopportarle,
come, in natura, i cambiamenti di stagione.
Ci sembra che il difetto essenziale, non solo del recente
rapporto parlamentare, ma anche del “Rapporto sulla crisi
commerciale del 1847” e di tutti gli altri simili che li
hanno preceduti, sia questo: che trattano ogni nuova crisi
come fosse un fenomeno a sé stante, che compare per la
prima volta sull’orizzonte sociale, e che dev’essere perciò
spiegato con avvenimenti, moventi e agenti del tutto
particolari, o presunti tali, propri del periodo intercorso
fra l’ultimo sconvolgimento e il precedente. Se i filosofi
della natura avessero proceduto con lo stesso metodo
puerile, in mondo sarebbe colto di sorpresa dal semplice
riapparire di una cometa,: Nel tentativo di mettere a nudo
le leggi che regolano le crisi del mercato mondiale,
bisogna spiegare non solo il loro carattere periodico, ma
anche le date esatte della loro periodicità. Inoltre, i tratti
distintivi propri di ciascuna nuova crisi commerciale non
devono mettere in ombra gli aspetti a tutte comuni.
Trascenderemmo i limiti e gli scopi del nostro attuale
proposito se trattassimo sia pure le linee sommarie d’una
ricerca siffatta. Una cosa è però fuori discussione: che la
commissione parlamentare, ben lungi dal risolvere la
questione, non l’ha neppure posta nei suoi giusti termini.
I fatti su cui la commissione si dilunga, nell’intento di
illustrare il sistema di credito fittizio, mancano,
naturalmente, di ogni interesse di novità. Il sistema stesso
fu fatto funzionare in Inghilterra con un meccanismo
molto semplice. Il credito fittizio veniva creato per mezzo
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di cambiali di comodo. Queste venivano scontate
principalmente da banche ordinarie della provincia, che
le scontavano poi a loro volta presso agenti londinesi.
Gli agenti londinesi, che badavano alla girata della banca
e non ai titoli in se stessi, a loro volta non fidavano sulle
loro riserve ma sulle facilitazioni offerte loro dalla Banca
d’Inghilterra. I principi ispiratori degli agenti londinesi si
possono desumere dal seguente aneddoto, raccontato alla
commissione da Dixon, ex direttore generale della
Borough Bank di Liverpool.
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