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Elegie
LIBRO PRIMO
...
Se io lo meritassi,
la porta consacrata.
e ognuno sputa,
in un letto illibato?
e spontaneamente le agnelle
o un fabbro disumano
e la prole di Dànao,
e vestito di lino
ti accompagnerà di nascosto
e cambia la fortuna.
Mi si tendono lacci:
Ma se tu l'affidassi a me,
E dammela in custodia:
e quando m'avvicino,
faccia quel che faccia, è pur sempre sangue del tuo sangue.
La gioventú straniera,
anche se le caviglie
di riti misteriosi.
mi predice il futuro;
sottraggono le biade;
e cambiare capigliatura,
lisciandosi la pelle.
ma un amore straziante
E quand'anche promette
inventando pretesti;
Ma un castigo t'attende:
a un agevole aratro
un viaggio interminabile
feriscimi di spada,
se ti accingi a peccare,
di restare celati.
di parlare liberamente
Allora mi giuravi
nemmeno se in compenso
tradendoti continuamente,
in amplessi furtivi,
neppure te ne accorgi,
è l'amplesso di un vecchio
E allora piangerai,
e regnerà superbo
e tranquillo il pastore
...
...
né vigne coltivate,
ma Cerbero spietato
si lamenta la donna;
purifichiamo i campi,
purifichiamo i contadini;
di un consolato antico
si è un poco brilli
fu un contadino il primo
rivoltano le zolle.
Né mi lamenterei se il sole
...
diventassero ispidi,
...
...
Al diavolo le messi,
...
...
andatevene, Muse.
E se ti coglierà la morte,
e allontanandosi mormorerà:
'Riposa mi pace, serena, e sulle ossa tranquille
E se anche mi ordinasse
Da te guidata la Sibilla,
e i Lari trafugati;
Là sarai consacrato,
...
...
Queste predissero
si distenderanno sull'erba,
Ma ti avverto, fanciulla,
Esaudiscimi, Febo:
quel traditore.
Risparmiami, ti prego,
LIBRO TERZO
lei per la quale solleciti coi voti gli dei del cielo,
che qui io sia o per volere del fato non sia piú;
Ti canterò, Messalla,
ma io comincerò.
Alcide stesso,
di tutto l'universo:
ma ti sforzi di superare
poeti e prosatori,
gareggiando per essere il migliore.
ne compie di maggiori?
o minore nell'altro,
facendola oscillare
si temprino i soldati:
la battaglia di Marte
opponendo le insegne,
attribuite al re di Pilo.
ai vincoli di Roma.
in presagi sicuri,
un profondo silenzio
o la terra selvaggia
il vagabondo Araxe,
Ti attendono i britanni,
che la circonda
ma si condensa in neve
s'affretti a tramontare.
solcata dall'aratro,
o pascoli il terreno;
l'influenza dell'altra.
potrebbe accingersi:
avversa mi travaglia.
sufficiente al padrone
l'angoscia si rinnova.
oserei io avventurarmi
si è agghindata Sulpicia:
qui vieni, Febo, che vai superbo dei tuoi lunghi capelli.
tu continua ad amarla
A te attribuisce, o dea,
E tu assecondala, divina:
a tavolette sigillate,
parente mio.
se via mi conducete,
da tempo ti permetti,
eviterò cosí
solo se ritenessi