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PREMONIZIONI INCONSCE
di Enrico Travaini
MOJAVE INCIDENT
di Gianluca Rampini
1 TRANSUMANESIMO
di Roberto Bommarito
SOMMARIO
Note a Margine - La Rubrica del Direttore
di G. Rampini pag. 3
Punto di Rottura
di Archeomisterica pag. 4
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La Rubrica del Direttore
NOTE A MARGINE
di Gianluca Rampini
sottende è stringente e nonostante questo, o forse proprio per questo, risulterà scomoda.
Non è certo l'unico campo, tra quelli di cui ci occupiamo, in cui è attivo questo processo di
depurazione, se ci passate il termine. Un processo secondo il quale è necessario affrontare
qualsiasi argomento, qualsiasi teoria, per quanto celebre e diffusa, senza alcun timore
reverenziale e nel caso smontarla, integrarla o arricchirla. Per quanto mi riguarda lo stesso
vale in ambito ufologico, in cui la prevalente teoria extraterrestre domina come fosse una
certezza. Certezza che a mio parere va integrata, approfondita e molto probabilmente
superata.
Ci tengo anche a citare il nuovo libro di Biagio Russo, di cui troverete i dettagli in questo
numero. Senza piaggeria alcuna non posso non ricordare di come Biagio sia stato
determinante e presente in almeno due momenti chiave della mia storia personale, in
riferimento alla ricerca s'intende, e di ASPIS. Nel primo caso conobbi Biagio ad una
conferenza a Rho, ormai molti anni fa e credo lui nemmeno se lo ricordi, e in quell'occasione
scoccò una scintilla che trasformò il mio interesse per questi argomenti in un impegno attivo.
Poi il Direttore, Simone Barcelli, mi coinvolse in Tracce ed ora sono qua felice di portare
avanti la sua creatura. Per ASPIS la presenza di Biagio a Pescara, quando nacque la nostra
comunione di intenti, fu altrettanto importante perché la chimica nata in quel ristorante sulla
spiaggia, è conseguenza di un equilibrio di personalità ed energie davvero speciali. Equilibrio
che si è mantenuto, direi pure rinsaldato, con l'ingresso successivo di tutti gli altri. Non sto a
fare nomi, sono già stato sufficientemente autoreferenziale.
Faccio, infine, un enorme in bocca al lupo a Enrico Baccarini che XPUBLISHING ha scelto
come nuovo direttore di HERA che torna finalmente nelle edicole. Enrico è un ricercatore
capace, appassionato ed intelligente, sono certo farà un ottimo lavoro.
Mi concedo due ultime divagazioni ufologiche. La prima riguarda il mio articolo sul caso che
presento che a quanto ne so è sconosciuto in Italia. La seconda il tormentone della Clinton
che se dovesse diventare Presidente degli Stati Uniti si accollerà la responsabilità di rivelare
al pubblico i segreti legati alla presenza di alieni sul nostro pianeta. Non succederà. Non può
succedere. Se ci fosse questo segreto il Presidente non ne sa quasi niente. Non è una
questione di gerarchia ma di “Need to know”. Lo diceva già Allen Hynek. Ma detto questo
sono sempre più convinto che il vero segreto è che non ne sanno niente. Brancolano nel buio
e non lo ammetteranno mai per motivi più che ovvi. Mi dovrebbero poi spiegare perché
( ricordo come ieri che scrivevo le stesse cose a proposito di Obama ) se mai qualcosa
dicesse perché mai dovremmo crederle. Quando dico che brancolano nel buio non intendo
che non se ne occupano, che non ci sono rapporti, studi, testimoni ecc... anzi ce ne sono
eccome e spesso sono altamente classificati. Il problema è che da tutto ciò non emerge
alcuna reale prova come ipotesi che qualcuno sa cosa siano gli Ufo e che siano di origine
extraterrestre. Vi auguro una buona estate, di sole, mare e di libri.
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Visioni Eterodosse
PUNTO DI ROTTURA
di Archeomisterica
COMPAGNI DI VIAGGIO
Presentazione di ‘Uomini e Dei della Terra’
l’ultima opera di Biagio Russo
Biagio Russo, Capo Fondatore e Membro Permanente ASPIS, è al secondo lavoro letterario.
‘Uomini e Dei della Terra’: solo il titolo già preannuncia la ratifica da parte dell’Autore di una
certa idea, neo-evemerista, sancita in quest’opera ma annunciata a gran voce nel precedente
best-seller ‘Schiavi degli Dei’.
Possiamo parlare di una concept-story? Per chi come me ha letto ‘Schiavi degli Dei’ e in
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GLI ERRORI DI ORIONE - VOL. III
Insostenibilità della TCO di R. Bauval
di Fabio Marino
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
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Fig. 2 – il geroglifico per “Osiride”
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Egitto (ipotesi supportata dall'Autore solo per via dei caratteri distintivi dell'abbigliamento
e della Corona Bianca -v. infra), sia che “il ruolo spesso preminente svolto dalla teologia
solare egizia ha portato l'associazione di molte divinità minori con il dio del sole o con
caratteristiche solari, Osiride incluso” (op. cit., pag. 31), nessuno, di fatto, sembra
mettere insieme i tasselli del puzzle. Questo puzzle, su cui si basa il fondamento teorico
della TCO di Bauval, appare in realtà essere molto meno coerente di quel che
comunemente appare. Il punto è che praticamente tutte le pubblicazioni, anche quelle
accademiche e di livello, concordano sui medesimi aspetti, senza rendersi conto, a quel
che sembra, che in molti casi si tratta di atti di fede pura, in mezzo ai quali l'ingegnere
belga sguazza con facilità irridente. Ad esempio, il “British Museum Dictionary of Ancient
Egypt” a pagina 214 dichiara allegramente che non esistono rappresentazioni o citazioni
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
di Osiride anteriori alla V Dinastia (2.494-2.345 a.C. Circa), salvo poi usare le solite
argomentazioni a favore di un culto antichissimo e diffuso (sebbene non testimoniato!),
che ebbe un momento di “irraggiamento” proprio a partire dal 2.500 a.C. Nello stesso
periodo, cioè, in cui il dominio della religione solare di Stato tributata a Ra si rifletteva
anche nel cambio dei nomi teofori attribuiti ai Faraoni. Infatti, dalla IV dinastia viene
introdotto, fra i titoli reali, quello di “Figlio di Ra”. Cimmino, nel suo “Dizionario delle
dinastie faraoniche”, scrive testualmente che “i sovrani della IV e V dinastia (furono)
fautori della supremazia del culto solare nel dogma dell'essenza divina della monarchia”.
E in effetti, a partire da Chefren (=Khaf-Ra), sono davvero parecchi i re che avevano il
suffisso -Ra nel nome; non è difficile verificarlo, trovandone un elenco: è credibile che
dei Faraoni devoti a tal punto al Sole fossero autori di monumenti con funzione
cerimoniale pressoché esclusivamente stellare?
In altri termini, è possibile sostenere l'equazione Orione=Osiride ai tempi “ufficiali”
della datazione delle piramidi di al-Jizah (IV Dinastia, 2.550 a.C. circa – con tutte le
riserve di cui ho parlato alla fine della parte precedente) o addirittura anteriormente,
come dice Bauval? Può esistere una “base mitologica” che in qualche maniera salvi
la TCO?
Un dio che, già nell'Antico Regno, avesse una tale diffusione da condizionare di
fatto la disposizione dei principali monumenti egizi dovrebbe essere ritrovato con
frequenza negli scavi e nelle attestazioni epigrafiche. Purtroppo, non è così.
Il pittogramma focale e identificativo di Osiride nel geroglifico completo mostrato
sopra è rappresentato dall'uomo seduto con la barba. Racheli Shalomi-Len (Università
del Negev “Ben Gurion”) sottolinea l'importanza del pittogramma in un suo notevole
lavoro (The earliest pictorial representation of Osiris), pubblicato negli atti del 9°
7
Congresso Internazionale di Egittologia, tenutosi a Grenoble nel 2004. La Ricercatrice
(pag. 1696 e seguenti degli “Atti”) dimostra efficacemente una serie di fatti e circostanze:
1 – la prima certa comparsa dell' “uomo con la barba seduto” (geroglifico A40 di
Gardiner) avviene nel corso della V Dinastia, verosimilmente al tempo di Niuserra. A
questo periodo risale la tomba di un alto funzionario del Regno, Ptah-Shepses (nato
durante il regno di Menkau-Ra), ed è sulla falsa porta di tale tomba che si osserva il
simbolo;
2 – il simbolo è, più o meno dal medesimo periodo, sempre associato con la morte;
3 – si ritrova similmente nella tomba di Ty, a Saqqara come la precedente; esso è posto
in associazione con una serie di geroglifici che indicano divinità infere, sebbene Osiride
sia l'unico membro di questa “processione” che non viene mai citato in documenti di
Fig. 3 – Tavoletta del re Den (da: Wilkinson, TAH, “Early Dynastic Egypt”)
Godron ritiene che in questi casi (quelli delle tavolette di Den) il simbolo assuma il
carattere determinativo per “stranieri” (“les hordes”); Wilkinson si spinge oltre, e
afferma che la parola in questione ('Iwntyw) abbia il significato di “Asiatici”. Il che,
tra l'altro, vista l'identità fonetica di certe divinità è eloquentemente inquietante...;
6 – nella Pietra di Palermo geroglifico e simbolo vengono ugualmente usati nel corso
della descrizione della guerra contro gli Asiatici;
8
7 – nel complesso funerario di Sahura (V Dinastia: di nuovo il suffisso -Ra nel nome del
sovrano!) il simbolo/geroglifico è molto chiaro (fig. 4)
e secondo il quale esisterebbero dei legami oscuri ma ancestrali fra Egizi e Osiride,
bisogna ricordare che la Ricercatrice israeliana non è l'unica, a livello accademico, a
contestare la visione prevalente del mito osiriaco, che -va assolutamente ricordato-
rappresenta la base teorico-storica dell'impianto di Bauval e dei suoi sostenitori. Valgano
per tutti due notevoli lavori di Andreij Bolshakov, Curatore del Museo “Hermitage” di San
Pietroburgo. Nel primo, pubblicato nel 1992 (“Chronique d'Egypte”, vol. 67, fascicolo 134,
pagg. 203-210: “), l'Autore specifica immediatamente che “l'idea di Osiride è tra quelle
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centrali della Weltanschauung egiziana. Ciononostante, i primi monumenti non
menzionano questo dio e la prima metà dell'Antico Regno non ha nulla a che fare
con l'ideologia di Osiride. Così, la comparsa di Osiride nelle iscrizioni è una svolta nello
sviluppo di tutta la Weltanschauung egizia”: chiaro? Nell'articolo, che riassumo molto
brevemente, Bolshakov analizza approfonditamente la tomba di una principessa
egiziana, sita nella piana di al-Jizah, dopo aver segnalato che la prima citazione di
Osiride in un monumento “pubblico” è quella dei Testi delle Piramidi nel sepolcro di Unas
(V Dinastia), mentre in una sepoltura privata questo avviene addirittura in tempi molto
posteriori (alla fine della V Dinastia nelle tombe di Saqqara, all'inizio della VI in quelle di
al-Jizah), e che nessuna iscrizione può essere attribuita in maniera affidabile a periodi
antecedenti il regno di Niuserra (v. anche supra). Per motivi linguistici, epigrafici e
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
che il periodo più probabile a cui si può attribuire la citazione di Osiride in quest'ultima
tomba è non anteriore al regno di Niuserra (2.490 a.C. circa) e non posteriore al 2.300
a.C. Lo studioso in una nota a pag. 76 demolisce anche l'ipotesi di Altenmuller (relativa a
un Osiride di origine preistorica) con queste nette parole: “Recenti documenti di H.
Altenmuller dedicati a Osiride sono un buon esempio di quanto sia pericoloso un
disprezzo della cronologia per le interpretazioni dei fenomeni religiosi. Le
ricostruzioni di Altenmuiller si basano anche su (elenchi di offerte che) risalirebbero alla
fine della III - inizio della IV Dinastia. In questo contesto, egli deve dimostrare che
Osiride è un dio antico, almeno quanto l'Antico Regno, o abbandonare la sua teoria.
Tuttavia, il tempo della prima iscrizione relativa a Osiride non è di alcuna importanza per
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lui e menziona varie datazioni di questo momento come insignificanti. Se si accetta la
teoria di Altenmuller, dobbiamo ammettere che la nozione di Osiride era insita nella
religione egizia fin dai tempi primordiali, il che implicherebbe una radicale
reinterpretazione della nostra comprensione dell'Antico Regno che potrebbe essere
verificata attraverso i monumenti solo forzatamente; almeno io non conosco alcuna
prova attendibile del concetto di resurrezione in tombe private del III millennio a.C.
(vedi Bolshakov, op. cit., nota 14). Inoltre, è quasi impossibile credere che la figura di
una divinità così centrale per la cultura egizia possa essere rimasta
completamente nascosta per secoli (NdA: naturalmente, qui Bauval parlerebbe
senz'altro di “conoscenza iniziatica” per pochi eletti...). Tuttavia, non appena prendiamo
questo fatto sul serio, come un punto di svolta nello sviluppo della religione, il castello di
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
BIBLIOGRAFIA
Quella che segue è solo una parte dei testi e degli articoli consultati per la stesura di
questo lavoro, diviso in tre parti. Molto materiale, rigorosamente scientifico, può essere
rinvenuto anche in Rete.
15
Da Internet:
Lavori/citazioni varie di Ed Krupp e Tony Fairall.
Da riviste digitali:
Marino, F - Gli errori di Orione, TdE, n° 26 (Nuova Serie), Giugno 2015;
Marino, F – Gli errori di Orione parte II (Astronomia e Macroarcheologia), TdE, n° 27,
Nuova serie, Gennaio 2016.
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BLACK SWAN vs DRAGON KING
L’impatto degli eventi estremi
di Federico Tommasi
Federico Tommasi
1 - Il Cigno Nero
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l'impatto sul corso successivo degli eventi che ne segue risulta razionalizzabile
solo a posteriori.
Studiare sia i sistemi umani che i sistemi naturali significa spesso cercare di
capire le dinamiche di sistemi composti da un numero immenso di elementi
interagenti, spesso caratterizzati da caos e fluttuazioni, da una evoluzione al
di fuori delle condizioni di equilibrio e dalla dinamica interna complessa. Data
l'impossibilità di affrontare questi problemi con un approccio analitico, spesso
sono necessari modelli semplificati e approssimati, uniti all'utilizzo di
simulazioni numeriche, facilitate oggi dalla potenza raggiunta dai calcolatori.
Risulta importante notare come, anche inserendo nei modelli regole molto
semplici che governano l'interazione degli elementi, sia mutua che con
l'ambiente, la dinamica risultante e, soprattutto, il risultato finale possono
essere molto complessi e di difficile previsione. A volte i modelli rischiano
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2 - Il “random walk” e gli “eventi estremi”
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diverso indice α e si può osservare come per α<2 la coda diventi più spessa.
La coda della distribuzione di probabilità è assimilabile ad una legge a
potenza del tipo P(x) ~ |x|-(1+α) .
20
2).
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
Dopo questo escursus nel regno del laser, torniamo al random walk e
consideriamo lunghezze dei tratti sono descritti da una distribuzione a “coda
spessa”. In questo caso il cammino è chiamato Lévy Flight (Volo di Lévy), un
termine coniato da Beniot Mandelbrot. In figura 1 sono riportate due
traiettorie 2D che ho generato numericamente con il solito numero di tratti
(5000): una con statistica Gaussiana (A, con α=2) e una che segue invece
una di Lévy (B, con α=1.4). Nel caso di Lévy la traiettoria è caratterizzata da
strutture ad isola, composte di agglomerati di piccoli tratti, connesse tra loro
con lunghi salti.
Nel 1966, Mandelbrot si era infatti accorto che l'andamento nel tempo dei
prezzi di mercato risultava ben descritto da una distribuzione di Lévy, con una
coda che segue una lenta variazione dai valori piccoli a quelli grandi. In
particolare, la grandezza delle variazioni non erano caratterizzate da una
scala tipica. In economia, il lavoro di Mandelbrot non fu allora pienamente
compreso e gli eventi rari ed estremi venivano attribuiti a circostanze
eccezionali ed in pratica esclusi dalla statistica per ragioni contingenti. In
realtà, questi eventi estremi non apparivano avere niente di speciale rispetto
21
agli eventi più piccoli, a dispetto delle loro devastanti conseguenze.
Mandelbrot si concentrò sulla proprietà di auto-similarità, tipica delle strutture
che sono simili ad una sua parte e coniò il termine frattale per indicare
patterns si ripetono per qualsiasi scala di osservazione (invarianza di scala)
[11]. L'introduzione dei frattali quindi fornì una ulteriore base per descrivere
diversi fenomeni naturali [12,13] e si rese necessario uno studio riguardante
le cause che ne determinano l'emersione. Come esempi di strutture frattali in
natura (figura 3)
5 - Il Re Drago
Nel 2009 è stata introdotta da Didier Sornette una nuova entità statistica,
chiamata Dragon King [36] allo scopo di interpretare parte degli outliers
presenti nelle code delle distribuzioni. Il suo nome esotico e suggestivo è
dovuto alle sue due principali caratteristiche. Il termine “drago” simboleggia
la sua differente natura, come la creatura mitologica lo sarebbe all'interno del
regno animale. Per differente natura si intende il fatto che l'evento è il
risultato di un differente meccanismo di produzione. Il termine “re” sta a
significare la sua natura di outlier e cioè che non può essere descritto
attraverso l'estrapolazione della distribuzione degli elementi che compongono
lo stesso campione. Infatti, in un regno generalmente la ricchezza della
famiglia regnante, per via di peculiari circostanze politiche, sociali e culturali,
non risulta attesa tenendo conto soltanto della condizione di tutti gli altri
abitanti. Esempi semplici possono essere trovati nella distribuzione della
dimensione degli agglomerati urbani: Parigi e Londra, in quanto capitali e
sottoposte a differenti meccanismi di accrescimento, appaiono come outliers
nella distribuzione degli abitanti delle altre città della loro nazione [37]. In
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figura 4 sono riportati due esempi di possibili candidati:
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Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
6 – Discussione Finale
Abbiamo affrontato una panoramica nell'affascinante mondo della statistica
degli eventi estremi. Possiamo riflettere sul fatto che il corso della nostra
stessa esistenza, della storia umana e anche della stessa vita sulla Terra
potrebbe essere il risultato dell'emergenza di eventi rari a grande impatto.
Abbiamo già trattato in un precedente articolo alcuni aspetti legati alle
conseguenze che gli eventi rari, alla luce del Principio Antropico, potrebbero
avere sulla nostra capacità di osservare e comprendere l'Universo [46].
L'impossibilità di prevedere gli eventi estremi implica l'impossibilità di
prevedere il corso della storia, gettandoci in una illusione di un controllo sul
futuro basato su dati e modelli riduttivi e che non riescono a tenere conto
degli imprevedibili risultati di una dinamica complessa, talvolta nascosta nella
sua globalità e che è sempre in azione ed in continua evoluzione.
Rispetto da ciò che ci aspetteremmo dalla “curva a campana” Gaussiana,
abbiamo visto che la distribuzione di probabilità a “coda spessa” e a “legge di
potenza” mostra una maggiore plausibilità degli eventi estremi ed è in grado
di descrivere diversi fenomeni. Essendo queste distribuzioni prive di una scala
interna, gli eventi più estremi risultano governati dagli stessi meccanismi di
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quelli più piccoli, rendendo gli eventi più intensi sì attesi, ma anche
imprevedibili e di difficile mitigazione. In aggiunta, ci sono eventi estremi che
vanno ancora al di là di quello che possono dirci queste distribuzioni. Infatti
diversi sistemi esibiscono la presenza di outliers, eventi al di là del dominio
della regolare aspettazione.
I cigni neri sono eventi ad enorme impatto statisticamente intrattabili,
sottintendendo la presenza di meccanismi nascosti o la mancanza di adeguata
comprensione delle dinamiche del sistema. La nuova entità statistica Dragon
King è stata proposta come outlier caratterizzato da un diverso meccanismo
di formazione rispetto agli atri eventi, suggerendo l'opportunità di studiarne il
grado di prevedibilità e anche di inibirne o mitigarne le conseguenze.
Un problema critico nello studio degli eventi estremi risiede nel fatto che
generalmente è impossibile studiare i fenomeni che li producono in
7 – Approfondimenti
26
Bibliografia
[1] N. N. Taleb, The Black Swan: The Impact of Highly Improbable, Random House, New
York (USA) (2007)
[2] K. Pearson, The problem of the Random Walk, Nature 72, 294 (1905)
[3] P. P. Lévy, Théorie de l'addition des variables aleatoires, Gauthier-Villars, Paris (France)
(1954)
[4] B. V. Gnedenko, A. V. Kolmogorov, Limit Distribution for Sums of Indipendent Random
Variables, Addison-Wesley (USA) (1968)
[5] J.-P. Bouchaud, A. Georges, “Anomalous diffusion in disordered media: statistical
mechanism, models and physical applications”, Phys. Rep. 195, 127 (1990)
[6] G. Samorodnitsky, M. Taqqu, Stable Non-Gaussian Random Processes: Stochastic Models
with Infinite Variance, Chapman and Hall/CNR, New York (USA) (1994)
[7] V. S. Letokhov, “Generation of light by a scattering medium with negative resonances
absorption”, Éksp. Teor. Fiz. 53, 1442 (1967)
[8] D. S. Wiersma, “The physics and applications of random lasers”, Nature Physics 4, 359
(2008)
[9] E. Ignesti, F. Tommasi, L. Fini, S. Lepri, V. Radhalakshmi, D. S. Wiersma, S. Cavalieri,
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
27
[31] T. H. Harris et Al., “Generalized Lévy walks and the role of chemokines in migration of
affector CD8+ T cells”, Nature 486, 545 (2011)
[32] A. Corral, “Universal earthquake-occurrence jumps, correlations with time, and
anomalous diffusion”, Phys. Rev. Lett. 97, 178501 (2006)
[33] P. Barthelemy, J. Bertolotti, D.S. Wiersma, “A Lévy flight for light”, Nature 453, 495
(2008)
[34] R. N. Mantegna, H. E. Stanley, “Scaling behaviour in the dynamics of an economic
index”, Nature 376, 46 (1995)
[35] A. M. Reynolds, C. J. Rhodes, “The Lévy flight paradigm: random search patterns and
mechanism”, Ecology 90(4), 877 (2009)
[36] D. Sornette, “Dragon Kings, Black Swans and the Prediction of Crisis”, Intl. J.
Terraspace Sci. Eng. 2, 1 (2009)
[37] D. Sornette, “Dragon-kings: mechanisms, statistical methods and empirical evidence”,
Eur. Phys. J. Special Topics 205, 1 (2012)
[38] M. Riva, S. P. Neuman, A. Guadagnini, “On the identification of Dragon Kings among
extreme-valued outliers”, Nonlin. Processes Geophys. 20, 549 (2013)
[39] J. Janczura, R. Weron, “Black swans or dragon-kings? A simple test for deviations from
the power law”, Eur. Phys. J. Special Topics 205, 79 (2012)
[40] V.F. Pisarenko, D. Sornette, “Robust statistical tests of Dragon-Kings beyond power law
distributions”, Eur. Phys. J. Special Topic 205, 95 (2012)
28
L’ENIGMA DI GUNUNG-PADANG
di Filippo Bardotti
Filippo Bardotti
della Civiltà’
(Anguana Edizioni 2015)
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Una teoria controversa…
La Prima Civiltà?
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
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Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
territorio circondato dall’acqua.
D’altra parte all’incirca 22.000 anni fa, quando i ghiacci erano alla loro
massima estensione, la penisola di Sundaland poteva definirsi un vero e
proprio paradiso terrestre, o per usare le parole di Oppenheimer un Eden,
poiché vi erano grandi vallate e pianure attraversate e rese fertili da
imponenti corsi fluviali le cui sorgenti erano localizzate nelle vicine montagne
di Giava a sud e del Borneo a nord. Parimenti l’area godeva di un clima
temperato in quanto la temperatura si aggirava intorno ai 25°C, contro i 33°C
odierni, e favorendo in tal modo la fioritura della flora e della fauna, in
particolare nelle aree di pianura oggi sommerse e che sono lo stretto di
Karimata ed il mare di Giava.
Insomma, sebbene negli scritti di Oppenheimer non vi siano mai
espliciti riferimenti ai mitici continenti scomparsi di Lemuria e Atlantide, lo
studioso sostiene come l’optimum ambientale e climatico della penisola di
Sundaland favorì lo sviluppo di una prosperosa civiltà precedentemente il
10.000 a.C., momento in cui buona parte delle terre prima emerse si erano
inabissate in seguito all’innalzamento del livello del mare plasmando
l’arcipelago che ancora oggi contraddistingue quest’area.
Al pari di altre civiltà quali Sumeri, Assiri ed Egizi, anche a Sundaland vi
era una società organizzata in contadini, il cui compito era procurare le
32
risorse alimentari alla comunità e figure specializzate quali artigiani,
commercianti, sacerdoti, funzionari ed architetti, questi ultimi con le
conoscenze tecnologiche necessarie ad erigere imponenti strutture
megalitiche che nulla avevano da invidiare alle monumentali piramidi egizie.
Per molti anni le teorie di Oppenheimer furono osteggiate dal mondo
accademico poiché non vi erano le prove archeologiche necessarie a
confermare la tesi che peraltro lo studioso difese con ogni forza. E i fatti più
recenti sembrano dargli ragione poiché i dati archeologici che stanno
gradualmente emergendo dall’oblio obbligheranno gli studiosi a riscrivere la
storia sull’origine della civiltà.
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Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
basalto plasmati in colonne poligonali di cinque, sei o otto lati in seguito ai
numerosi processi geologici subiti nel corso dei millenni. Le colonne sono
disposte verticalmente ed orizzontalmente e presentano dimensioni comprese
tra 0,3×0,3×1,5 metri, in alcuni casi le colonne presentano una lunghezza
sino a 2 metri, ed un peso variabile tra i 90 e i 600 Kg.
Sebbene ad un primo impatto la disposizione delle colonne basaltiche
possa indurre l’osservatore ad interpretarle quale un semplice mucchio di
pietre senza alcun senso, ad un attento esame emerge chiaramente come in
molti casi la disposizione delinei le fondamenta, i pavimenti ed i perimetrali
delle strutture dalle differenti dimensioni, forse abitazioni e/o luoghi di culto,
e delle terrazze. Inoltre le colonne sono state utilizzate per la costruzione
delle rampe di collegamento e dei muri di contenimento delle terrazze, questi
ultimi realizzati molto abilmente poiché le pietre sono ben allineate a
costituire singoli filari ottimamente definiti. Tra i blocchi lapidei delle murature
sono state individuate alcune tracce di legante, una sorta di cemento, e nei
filari più bassi tracce di sabbia deliberatamente incorporata dagli architetti
preistorici, forse al fine di rendere più flessibile la struttura ed alleggerire la
tensione causata dai frequenti terremoti che colpiscono quest’area ed
impedendo il crollo delle murature.
I dati esposti sinora possono tuttavia lasciare più di un dubbio circa la
possibilità che quanto emerso a Gunung Padang sia opera dell’uomo e non
della natura. Dubbi che per molti anni impedirono lo svolgimento di ricerche
approfondite ma che recentemente sono stati definitivamente sciolti da
Robert Schoch, geologo dell’Università di Boston.
34
In seguito ad un approfondito studio in situ Schoch sottolinea come il
Monte Padang sia un vulcano dormiente e pertanto la montagna è composta
da rocce laviche di andesite ignea formatasi decine di milioni di anni fa.
Quando la lava si raffreddò creò delle strutture a forma di colonne
strettamente impilate insieme e di forma rozzamente poligonale. Un punto
chiave è che queste colonne naturali si formano verticalmente e in tale
posizione rimangono se non vi è l’intervento umano che le rimaneggia. In
questo le parole del geologo statunitense non lasciano più dubbi sull’attività
umana presente nel sito:
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
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Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
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LA TEORIA DELLA RELATIVITA’
E LE ONDE GRAVITAZIONALI
di Giuseppe Badalucco
Nella fisica moderna, che trae le sue origini dagli studi di Copernico, Galileo,
Keplero e Newton, la teoria della relatività illustra le trasformazioni
matematiche che devono essere apportate alla descrizione dei fenomeni fisici
nel passaggio tra due sistemi di riferimento che sono in moto relativo tra di
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
Galileo introdusse il primo principio della dinamica che viene così definito:
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la sua accelerazione, allora risulta che
F = ma
infatti sia la forza che l’accelerazione sono dei vettori, per cui la forza netta
agente sul corpo sarà la risultante della somma delle forze che operano su di
esso, quindi l’accelerazione causata dalle forze genererà una variazione del
vettore velocità nel tempo. Ovviamente Newton ci ha insegnato che
l’accelerazione di un corpo è inversamente proporzionale alla sua massa
poiché risulta che
a = F/m
F = d (mv)/dt
F = (dm/dt) v + m (dv/dt)
a=dv/dt
F = (dm/dt) v + ma
In un sistema chiuso risulta che la massa inerziale è costante per cui risulta
che
dm/dt = 0
F = 0 v + ma
da cui si ottiene
F = ma
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LA RELATIVITA’ GALILEIANA
dove v1(t) corrisponde a v (velocità della barca rispetto all’acqua del canale
per O), v2(t) corrisponde a v0’ (velocità della barca per O’) e v1-2(t)
corrisponde a u (velocità della corrente del fiume in direzione opposta al moto
della barca) per cui l’espressione precedente diventa
v = v0’ + u
da ciò si deduce che per l’osservatore O (situato sulla riva del canale) la
velocità v della barca e della corrente si
compongono sommandosi quando la
barca va nella stessa direzione della
corrente del fiume e sottraendosi quando
la barca va in direzione opposta. La
conseguenza di queste importanti
scoperte realizzate da Galileo è che ogni
moto può essere descritto solo rispetto
ad un osservatore che si ritenga “fermo”
in quanto solidale con il sistema di
riferimento impiegato per la
misurazione, cioè le leggi fisiche sono
invarianti per osservatori in moto
r e l a t i vo u n i f o r m e ( u n s i s t e m a d i
riferimento inerziale è in stato di quiete)
41
La peculiarità della teoria della relatività galileiana è che osservatori distanti
tra di loro possono attribuire al fenomeno osservato un tempo comune e
possono verificare se determinati eventi si verifichino contemporaneamente
per essi; ciò potrebbe avvenire attraverso la sincronizzazione degli orologi e
l’invio di un segnale tra gli osservatori, anche se la velocità del segnale stesso
fosse finita. Tuttavia lo stesso Galileo si rese conto che le difficoltà maggiori
nel completare e approfondire le proprie scoperte fossero legate alla variabile
temporale; infatti Galileo tentò di misurare la velocità della luce con un
esperimento a distanza (30 km) ma ne dedusse soltanto che la velocità della
luce fosse estremamente elevata per cui la propagazione era istantanea,
lasciando comunque irrisolto il problema della sua misurazione. Nei decenni
successivi vi furono importanti tentativi di misurazione della velocità della
Nel periodo in cui Galileo conduceva i propri esperimenti e studi sul moto dei
corpi (primi decenni del ‘600), gettando le basi della fisica moderna, gli studi
sui fenomeni elettrici muovevano ancora i primi passi. Già nell’antichità
diversi studiosi (Talete nel 600 a.C., successivamente Platone, Teofrasto di
Ereso e altri) ebbero modo di illustrare in modo puramente descrittivo le
caratteristiche di alcuni materiali come l’ambra che, se venivano strofinati,
attiravano piccoli oggetti come capelli o altri materiali. Solo in epoca
moderna, a partire dal ‘500, gli studiosi riuscirono a descrivere i fenomeni
elettrici fornendo i fondamenti dello studio dell’elettricità e
dell’elettromagnetismo; tra i primi scienziati a distinguere le caratteristiche
della forza elettrica da quella magnetica vi fu Girolamo Cardano nel 1550 in
un suo scritto dell’epoca, mentre successivamente lo studioso inglese William
Gilbert dimostrò che le caratteristiche che si potevano potenzialmente
attribuire all’ambra erano presenti anche in altri materiali come lo zolfo, il
vetro e alcune pietre. Nel 1629 gli studiosi Niccolò Cabeo e Francis Hauksbee
furono i primi a descrivere in modo compiuto il fenomeno di attrazione e
repulsione elettrico mentre successivamente (1675) Robert Boyle, che studiò
42
le proprietà dei gas, ipotizzò che i fenomeni elettrici potevano verificarsi
anche nel vuoto. All’inizio del ‘700 vi fu una svolta ulteriore che portò agli
studi dell’epoca moderna; nel 1729 Stephan Gray studiò e introdusse la
conducibilità elettrica mentre nel 1745 William Watson dimostrò che
l’elettricità poteva trasmettersi anche su distanze elevate in modo istantaneo.
In questo periodo cominciò ad interessarsi agli esperimenti sull’elettricità
anche lo studioso americano Benjamin Franklin che dimostrò la relazione
esistente tra i fulmini e l’elettricità e fornì importanti prove sull’elettricità
negativa e positiva, ipotizzando che l’elettricità fosse costituita da un unico
fluido elettrico composto da particelle che si respingevano tra loro mentre
erano attratte dalle particelle di materia. In questo modo se il fluido elettrico
era in eccesso si generava una energia positiva mentre se il fluido era in
difetto si generava un’energia negativa. Nel 1766 lo studioso britannico
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
Joseph Priestley ipotizzò che la forza di attrazione tra due corpi fosse
inversamente proporzionale al quadrato della distanza e che la carica elettrica
si distribuisse uniformemente lungo una superficie sferica. Nello stesso
periodo, tra il 1785 e il 1791, Charles Augustin de Coulomb riuscì a
dimostrare l’ipotesi annunciata qualche anno prima da Priestley e riuscì a
misurare la forza di un campo elettrico fornendo la legge che prese il suo
nome
LEGGE DI COULOMB
F = k q1q2 d/||d||3
43
da cui si ottiene
F = k q1q2 d1/||d||3
F = k q1q2 1/d2
F = k · |q1| |q2| / d2
Dalla legge di Coulomb si evince quindi che la forza delle cariche elettriche è
direttamente proporzionale al prodotto delle stesse e inversamente
proporzionale al quadrato della distanza; la legge dimostra inoltre che la forza
delle cariche elettriche è repulsiva nel caso in cui le cariche abbiano lo stesso
segno mentre è attrattiva nel caso in cui abbiano segno opposto.
LEGGE DI AMPERE
∫δs B dr = µ0 Σi Ii
44
dove B indica il campo magnetico nel vuoto, µ0 indica la permeabilità
magnetica nel vuoto, I indica le correnti elettriche. La legge di Ampere
afferma che l’integrale lungo una linea chiusa del campo magnetico (dove
l’operazione di integrale esprime in termini geometrici il calcolo dell’area di
una superficie) è uguale alla somma algebrica delle correnti elettriche
concatenate lungo la linea del campo magnetico moltiplicate per la
permeabilità magnetica del vuoto. Ovviamente la legge di Ampere si applica
anche nel caso in cui il campo magnetico si sviluppi nei materiali. Nel 1826 il
fisico Georg Simon Ohm pubblicò la legge sulla resistenza elettrica
LEGGE DI OHM
R=V/I
P=V·I
ma essendo V = R· I risulta
P = R·I·I
cioè
P = R · I2
46
sull’induzione elettromagnetica, la terza è la legge di Gauss (magnetica) e la
quarta la legge di Ampère – Maxwell; in queste quattro equazioni risulta che:
- V è un volume
47
elettromagnetica, cioè una energia elettromagnetica che genera la
propagazione di un’onda in un campo elettromagnetico. Secondo i risultati a
cui giunsero gli studiosi in questo periodo, le onde elettromagnetiche possono
essere descritte sia come fenomeno ondulatorio, sia come fenomeno
corpuscolare:
!2E – εµ δ2E/δ2t = 0
!2B – εµ δ2B/δ2t = 0
48
di suddividere un fascio di luce in più fasci che viaggiavano seguendo due
percorsi perpendicolari che poi si riunivano in modo da convergere su uno
schermo. In tal modo se vi fosse stata una figura d’interferenza questa
sarebbe stata registrata sullo schermo attraverso lo scorrimento delle frange
d’interferenza al ruotare dell’apparato rispetto al vento d’etere. Per eliminare
effetti negativi provocati da vibrazioni la lastra fu appoggiata su mercurio
liquido e i risultati furono sorprendenti, dimostrando che non vi era alcuna
interferenza registrabile e la velocità c della luce fu misurata in circa 300 000
km/s; le conseguenze di questo esperimento furono molto importanti poiché
ipotizzando che la terra non sia ferma rispetto al presunto Etere, tale
situazione comportava il superamento della legge di composizione galileiana
relativa alle velocità e in particolare, nel caso della luce, questa non era
trasportata da nessun mezzo invisibile ma presentava la stessa velocità in
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
qualunque direzione dello spazio. Negli ultimi anni dell’800 il fisico olandese
Hendrik Lorentz compì importanti studi sull’elettromagnetismo ottenendo
importanti risultati attraverso la pubblicazioni delle trasformazioni che da lui
prendono nome; le trasformazioni di Lorentz sono delle trasformazioni delle
coordinate tra due sistemi di riferimento inerziale che permettono di
comprendere come varia la misura dello spazio e del tempo percorso da un
oggetto che presenta un moto rettilineo uniforme rispetto ad un osservatore.
In tal modo se le coordinate di un sistema di riferimento inerziale sono
S(t,x,y,z) da queste si ricavano le coordinate S(t’,x’,y’,z’) di un analogo
sistema di riferimento che si muove di moto uniforme rispetto al primo. Le
leggi di trasformazione di Lorentz dimostrano che l’intervallo
Nel 1905 il giovane fisico Albert Einstein (1879 – 1955) pubblicò sulle riviste
specialistiche un importante articolo dal titolo “Elettrodinamica dei corpi in
movimento” in cui riuscì a coniugare la relatività galileiana con le equazioni
dell’elettromagnetismo. Tale lavoro rappresentò una pietra miliare nello
sviluppo della fisica moderna poiché determinò l’elaborazione della teoria
della relatività ristretta (o speciale) che, insieme alla teoria della relatività
generale, rimase legata per sempre alla figura di Einstein. La meccanica
classica newtoniana e galileiana si fondava essenzialmente, come detto
c = 1 / √ε0µ0
50
Nel suo articolo del 1905, quindi, Einstein elaborò la nuova teoria della
relatività ristretta (o speciale) nell’intento di aprire una nuova strada alla
fisica teorica coniugando le nuove leggi dell’elettromagnetismo con la fisica
classica galileiana e newtoniana. Einstein fondò la sua nuova teoria su due
postulati desunti dalle evidenze sperimentali conseguite fino a quel momento:
secondo questo postulato tutte le leggi della fisica sono le stesse (quindi
invarianti) in qualunque sistema di riferimento inerziale
secondo questo postulato la velocità della luce, nel vuoto, è costante in tutti i
sistemi di riferimento inerziali indipendentemente dalla velocità
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
51
vx ≠ 0
vy = 0
vz = 0
- gli effetti delle trasformazioni sono definiti dal termine β definito come β2 =
v2/c2 dove v indica la velocità di un corpo e c la velocità della luce. Il termine
β diventa trascurabile per velocità v non comparabili con quella della luce
(cioè per v tendenzialmente ridotto) dato che se v ≈ 0 allora risulta
β2 = 0/c2 ≈ 0
L = 1/ (1 / √1 – β2)1 · L0 cioè
L= (√1 – β2) · L0
Δt = γ Δt0
dove
Δt0 indica l’intervallo di tempo misurato con un orologio “solidale” con gli
eventi, tale intervallo è chiamato tempo proprio
Δt = Δt0 / √1 – β2
γ = Δt / Δt0
γL = L0 da cui si ottiene
Δt / Δt0 = L0 / L
- per velocità v del corpo che tendono a valori sempre maggiori (verso c, la
velocità della luce) la contrazione dello spazio riduce la lunghezza dei corpi
mentre la dilatazione del tempo tende all’infinito
54
rispetto al sistema di riferimento. Anche se un essere umano, per esempio,
fosse accelerato alla velocità prossima a quella della luce non
sperimenterebbe la contrazione spaziale perché il suo sistema di riferimento e
misurazione sarebbe coinvolto nella contrazione
Ec = 1/2mv2
dove l’energia cinetica viene descritta come il semiprodotto della massa per il
quadrato della sua velocità. Nella meccanica classica quindi l’energia cinetica
di un corpo di massa m è data dal lavoro necessario per portare il corpo da
una velocità iniziale nulla ad una velocità finale (determinata) v; per cui
otteniamo l’espressione
55
W = ΔEc = 1/2m · (vf2 – vi2)
γ = 1 / √1 – (v2/c2)
W = 1/2mv2
E = γmc2
dove γ = 1 / √1 – (v2/c2)
per cui si ricava che per velocità v che tendono a zero risulta
E = 1 / √1 – (v2/c2)mc2
E = 1 / (√1 – 0)mc2
E = mc2
che è l’equazione più nota della teoria della relatività di Einstein. Espandendo
in serie di Taylor tale espressione si ottiene
E = γmc2 = 1 / √1 – (v2/c2)mc2
56
E = mc2 + 1/2 v2/c2 · mc2 + …..da cui
Nella formula
E = mc2
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
m è la massa espressa in kg
mi = mg
57
F = ma dove m = mi cioè
F = mi a
F = G mgM/r2
dove la forza di attrazione gravitazionale tra due corpi è pari al prodotto della
costante gravitazionale G per la massa gravitazionale e la massa del corpo
rapportato al quadrato della distanza tra i due corpi (cioè tale forza è
proporzionale alla massa dei corpi e inversamente proporzionale al quadrato
della distanza)
Dato che
a = GM/r2
Negli anni successivi, tra il 1908 e il 1914 Einstein proseguì il suo lavoro fino
a giungere nel 1915 alla pubblicazione della Teoria della Relatività generale,
che fu presentata presso l’Accademia Prussiana delle Scienze, allo scopo di
integrare la Teoria della Relatività speciale e di coniugare la Teoria della
Gravitazione universale con la Relatività. La Teoria della Relatività generale si
fonda sui seguenti principi fondamentali:
58
rappresenta una approssimazione locale dello spazio-tempo che è in realtà
distorto dalla massa
59
EQUAZIONE DI CAMPO NELLA RELATIVITA’ GENERALE
dove
60
Le condizioni qui indicate furono poi compatibili anche con l’aggiunta, da parte
di Einstein, di un termine costante nella definizione del tensore metrico gµν
ottenendo l’equazione
l’ipotesi secondo cui l’Universo fosse statico; cioè nell’epoca in cui fu elaborata
la teoria si accettava l’idea che l’Universo fosse statico, per cui occorreva una
costante cosmologica che garantisse una sorta di equilibrio nella sua
struttura. Le osservazioni successivamente formulate da Hubble dimostrarono
che l’Universo è in espansione, per cui la costante cosmologica venne
abbandonata, per poi essere ripresa in epoca più recente. Ovviamente le
soluzioni dell’equazione di campo dipendono dal sistema di riferimento e
possono essere locali o globali; nel caso di soluzioni locali viene considerata
una metrica dello spaziotempo euclidea (Universo piatto) e dipendono dai
parametri momento angolare, massa e carica elettrica. Nel caso in cui la
carica elettrica non sia nulla occorre risolvere anche le equazioni di Maxwell
del campo elettromagnetico. Se non si considera la costante cosmologica
lambda (Λ) e impiegando unità di misura per cui c=1 si ottiene l’equazione
dove
61
nell’ipotesi in cui la curvatura sia nulla, cioè se risulta k = 0, si ottiene la
densità critica dell’Universo dalla soluzione dell’equazione posto k = 0
R’2/R2 + 0 / R2 = (8πG/3)ρ
R’2/R2 + 0 = (8πG/3)ρ
R2 (R’2/R2) = [(8πG/3)ρ] R2
R’2 = (8πGR2/3)ρ da cui per ottenere ρ occorre dividere per il termine noto
per cui si ottiene
ρ = 3R’2 / 8πGR2
62
Se consideriamo un corpo di massa m con velocità radiale v, la condizione per
cui il corpo riesca ad allontanarsi dal campo gravitazionale, partendo dalla
distanza r dal centro, è che la sua velocità sia superiore alla velocità
cosiddetta di fuga espressa da
diventa
r ≥ 2M
1 – 2M/r = 0
- 2M/r = - 1 cioè
63
avendo posto G = c = 1 (dato che r ≥ 2 · 1 ·M/1)
Per una particella massiva che si muove lungo la geodetica deve risultare
ds2>0 mentre per i punti che si muovono all’interno dell’orizzonte degli eventi
risulta che dv2<0. Ma poiché si considera il moto dal “passato” verso il
“futuro” deve risultare dv>0 (poiché v è stato definito come v≡t+r* cioè
congruente al tempo iniziale più la variazione); cioè per rendere negativo 2
dv dr occorre che risulti
Da ciò si deduce che la distanza della particella dal centro della singolarità
centrale, col passare del tempo, può solo diminuire e quindi la particella si
scontra con la massa centrale senza possibilità di allontanarsi. Quanto detto
vale, ovviamente, anche per i fotoni e le onde elettromagnetiche che non
64
possono “sfuggire” al campo gravitazionale una volta che abbiano
oltrepassato l’orizzonte degli eventi; in questo caso particolare si genera un
buco nero, una zona dello spazio in cui il campo gravitazionale è così intenso
da non permettere neanche alla luce di allontanarsi dal campo stesso, per cui
risulta completamente invisibile ad un osservatore esterno. La spiegazione di
natura geometrica e legata alla struttura spaziotemporale dell’Universo può
essere fornita, osservando proprio le informazioni che si ottengono dalla
metrica di Schwarzschild nella sua espressione delle geodetiche radiali di tipo
luce con ds2 = 0 e θ, Φ costanti
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
dove dt = ± dr / (1 – 2GM)/r
Dalla rappresentazione sul piano cartesiano si nota che per valori di r elevati
65
la pendenza è ±1 per cui è come se la luce si muovesse in uno spazio piatto
mentre man mano che ci si avvicina a r = 2GM il cono di luce tende a
chiudersi e la pendenza tende a infinito; si ha l’impressione che man mano
che il cono di luce si avvicini alla distanza r pari a 2GM non riesca mai a
raggiungerla; in realtà ciò non è corretto perché l’oggetto che emette il
segnale luminoso (o una particella) raggiunge la frontiera ma un osservatore
esterno non riuscirà mai a vederlo. Ciò accade perché il segnale luminoso
emesso da un oggetto che si avvicina sempre di più alla frontiera arriverà
sempre più lentamente al soggetto osservatore esterno e quindi diventerà
invisibile. E’ possibile dimostrare, con opportune variazioni delle coordinate,
come si comporta l’oggetto in prossimità del raggio di Schwarzschild. Infatti
l’oggetto riesce a passare attraverso il Raggio di Schwarzschild nel modo
descritto nella figura 8:
- se la stella presenta una massa pari a 1,4 quella del sole (1,4 Mo) allora una
volta terminati i processi termonucleari collassa in una stella di neutroni
67
LE CONFERME SPERIMENTALI DELLA TEORIA DELLA RELATIVITA’
GENERALE
68
possibile individuare una teoria quantistica dei campi con lo spaziotempo
curvo). Inoltre difficoltà analoghe si riscontrano quando la teoria viene
applicata nell’ambito degli studi sulla cosmologia e sui buchi neri per cui la
possibile elaborazione di una teoria unificata rimane uno degli obiettivi della
fisica della nostra epoca.
LE ONDE GRAVITAZIONALI
Lo stesso Einstein, negli anni successivi alla pubblicazione della Teoria della
Relatività generale, ipotizzò che fosse molto difficile individuare e registrare le
onde gravitazionali poiché la strumentazione disponibile non era tecnicamente
sufficiente per poter compiere analisi di questa portata; inoltre si escluse fin
dall’inizio la possibilità di “ricreare” onde gravitazionali in laboratorio poiché le
onde sarebbero state talmente deboli da poter essere considerate trascurabili.
Ma lo sviluppo delle tecnologie moderne ha permesso di effettuare notevoli
69
passi in avanti e così a partire dagli anni ’50 furono individuate diverse fonti
possibili di emissione di onde gravitazionali:
- pulsar
- esplosioni di supernove
- formazione di galassie
- il Big Bang
70
progetto ideato, nel 1984, negli Usa dagli astrofisici Kip Thorne (uno dei
massimi esperti mondiali di relatività generale) e Rainer Weiss, con il
patrocinio del California Intitute of Technology, del Massachussets Institute of
Technology e in collaborazione con la National Science Foundation. Dopo
alterne vicende, legate alle difficoltà relative all’acquisizione delle risorse
finanziarie relative al progetto, considerato abbastanza costoso (circa 365
milioni di $), la costruzione dell’interferometro ebbe inizio, in diverse tappe,
negli anni 90 e prevede l’impiego di due osservatori
- spiraleggiamento
- fusione
-smorzamento
71
Ufficialmente la notizia è stata poi riportata al grande pubblico con la stesura
72
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
73
74
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
BIBLIOGRAFIA
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radiant heat Leipzig, Teubner, 1909
A. Einstein Die Grundlage der allgemeinen Relativitaets theorie (Teoria della Relatività
Generale) 1916
G. Ricci Curbastro, Di alcune applicazioni del calcolo differenziale assoluto alla teoria delle
forme differenziali quadratiche binarie e dei sistemi a due variabili, «Atti del R.I.V.S.L.A.», s.
VII, t. IV (a. a. 1892-93)
B. Schutz, A first course in General Relativity, Cambridge University Press 2009
W. Rindler, Essential Relativity, Springer 1977
GFR Ellis, RM Williams, Flat and Curved Space-Times Clarendon Press Oxford 2000
Fig. 6 fonte Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Relativit%C3%A0_generale#/media/
File:Spacetime_curvature.png
www.ligo.org
http://public.virgo-gw.eu
https://it.wikipedia.org/wiki/LIGO
https://it.wikipedia.org/wiki/Interferometro_VIRGO
75
PREMONIZIONI INCONSCE
C’E’ ANCORA MOLTO DA DIRE...
di Enrico Travaini
Nel caso delle premonizioni inconsce, infatti, l’individuo non si rende conto
che un eventuale sua “scelta” a una situazione è condizionata dal suo
inconscio. Cosa ci fa prendere una decisione? Siamo realmente noi a decidere
come dobbiamo reagire a una situazione?
Rispondere a queste domande non è affatto semplice, da sempre l’uomo
s’interroga sul cosiddetto “libero arbitrio”. Tuttavia alcuni studiosi hanno
tentato di risolvere il mistero delle premonizioni e in modo scientifico.
precedenti i viaggiatori erano stati: 68, 60, 53, 48, 62 e 70. Solo una
settimana prima, l’8 giugno, viaggiarono 35 passeggeri e per i restanti giorni
esaminati, la media era di 55,8. Il giorno dell’incidente il numero era calato
dell’84%.
Un altro esempio di ciò che Cox chiama “capacità di evitare gli incidenti” è
dato dalle cifre che raccolse per il treno Chicago-Milwaukee-Saint Paul (altra
tratta molto frequentata) della Pacific Line, che deragliò il 15 dicembre del
1952 con 55 persone a bordo. In cinque dei sette viaggi precedenti, scelti
secondo il metodo di Cox, c’erano stati più di 100 viaggiatori e negli altri due,
almeno 30 persone in più rispetto al giorno dell’incidente. La media nei giorni
normali che precedettero l’incidente era del 50% più alta rispetto al giorno
dell’incidente.
Sicuramente più esaustivi sono gli studi Carl Gustav Jung il quale non ha
certo bisogno di presentazioni. Egli si interessò di paranormale già in
gioventù, analizzando i fenomeni di una sua cugina medium, descrivendo
dettagliatamente ogni fatto accaduto. Lavoro che divenne successivamente la
sua tesi di laurea: “Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti”.
Fortemente convinto di essere un sensitivo nel corso della sua vita ebbe
diverse premonizioni e una sorta di visione, nel 1913, la quale annunciava la
rovina dell’Europa cioè il primo conflitto mondiale. Sosteneva che i fenomeni
paranormali fossero segnali dell’inconscio collettivo, come i sogni sono spie
77
dell’inconscio individuale. Cominciò un lavoro analitico su se stesso, base di
tutta la sua opera, annotando sogni, fantasie e disegnandole.
Scrisse opere come: “l’Inconscio collettivo” e “La sincronicità”. Studi ancora
non dimostrati completamente dalla scienza, a volte ridicolizzati da certa
ortodossia o perpetrati da sedicenti ricercatori da bar (per non dire altro).
La sua opera definitiva è “Il Libro Rosso” (Liber Novus) che non lo pubblicò
mai; gli eredi autorizzarono la visione dell’opera solo nel 2001 e la
pubblicazione del saggio, di intonazione profetica e ispirato allo stile
di Nietzsche, solo nel 2009 (in Italia dal 2010).
Note
http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/12_ottobre_26/premonizione-attivita-
anticipatoria_826b5eda-1f67-11e2-8e43-dbb0054e521d.shtml
http://it.wikipedia.org/wiki/Precognizione
http://www.medicaldaily.com/articles/12886/20121025/yes-humans-know-what-will-happen-
before.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0
h t t p : / / w w w . r e p u b b l i c a . i t / s c i e n z e / 2 0 1 2 / 1 0 / 2 8 / n e w s /
potrebbe_esistere_il_sesto_senso_la_scienza_riconsidera_le_premonizioni-45468750/
http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung
http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fpsyg.2012.00390/abstract
http://it.wikipedia.org/wiki/Parapsicologia
http://it.wikipedia.org/wiki/Premonizione
http://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0http://it.wikipedia.org/wiki/
Libro_Rosso_(Jung)
79
IL ‘MOJAVE INCIDENT’
CONTATTO E RAPIMENTO NEL MOJAVE DESERT
di Gianluca Rampini
80
22 ottobre 1989, deserto del Mojave. California Settentrionale.
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
82
spola tra la nave ed il terreno. Tom e Elise ebbero l'impressione che
trasportassero oggetti dalla nave a terra e viceversa. Altri sei oggetti ancora
piccoli, di forma circolare, sembravano essere appesi sotto la pancia
dell'astronave.
Ad un certo punto una luce “triangolare” e di colore cangiante venne diretta
verso il terreno, come se venisse sondato. Poco dopo un rumore cupo
cominciò a provenire dalla stessa parte, rumore simile a quello di una trivella.
Si resero conto anche di un forte odore di sostanze chimiche, di fosforo e di
gomma bruciata.
Nella mente
Come se tutto questo non bastasse a lasciargli senza parole altri nove esseri li
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
83
cominciarono a svanire ed i centinaia di piccoli esseri dagli occhi rossi
indietreggiarono. L'euforia che colse i due coniugi fu però presto soffocata. Gli
esseri tornarono ad avvicinarsi più decisi della prima volta quasi volessero
vendicarsi di quella speranza che era sorta nell'animo dei due umani.
Esasperato da tutto questo Tom riprese il fucile e saltò fuori urlando che li
avrebbe uccisi tutti ma non appena stava per fare fuoco una voce entrò nella
sua testa e lo dissuase dal provarci. Gli disse che non aveva alcuna
possibilità, gli disse che non doveva far loro del male. Tom lasciò cadere il
fucile, svuotato di quella ultima determinazione e si accorse, con orrore, che
la luce che prima scandagliava il terreno stava risalendo la collina verso di
loro. Mentre si avvicinava notò che non era una semplice sonda ma che
serviva a risucchiare materiale dal terreno, poteva infatti vedere detriti cadere
tutto intorno.
Un altro essere
84
se per aver raggiunto il loro limite di sopportazione.
Risvegliatisi la mattina seguente, dovettero fare i conti con l'incredulità di
quanto era successo. Provarono persino senza successo a cercare altri
testimoni ma non ne trovarono mai.
Conclusioni
C'è da dire che la storia non finirebbe qui. Tom ed Elise incontrarono
brevemente di nuovo le luci ma senza mai arrivare ad una nuova esperienza.
Entrambi patirono pesanti conseguenza psicologiche. Elise era costantemente
convinta di essere controllata, forse tramite un qualche oggetto nel suo corpo.
Tom non riusciva a riconciliare la sua quotidianità con quell'esperienza e con
la visione del mondo che ne era conseguita. Per anni non raccontarono niente
Tracce d’Eternità N. 28 Nuova Serie Giugno 2016
85
dimostrare. Si dovrebbe fare un completo profilo psicologico di tutti coloro
che vivono queste e altre esperienze con altre realtà. Se lo facessimo
potremmo forse scoprire in cose ciò che vedono, sentono, toccano potrebbe
essere il riflesso di qualcosa che nasce da loro stessi.
Non voglio però in nessun affermare che queste esperienze non sia reali.
Linda Cortile, durante il suo rapimento a New york, è stata vista uscire dal
suo palazzo da molte persone, confermando che qualcosa è successa
davvero. Sono molte, non certo tutte, reali. Non sono allucinazioni, e non
sono proprie del nostro tempo perché accompagnano l'uomo attraverso tutte
le epoche.
Proprio per questo, chi si è lasciato alle spalle l'ipotesi extraterrestre, tende a
credere che il Fenomeno si adatti alle epoche in cui si manifesta. Fate su case
volanti una volta, esseri tecnologici su astronavi al giorno d'oggi.
86
TRANSUMANESIMO
INTERVISTA A SANDRO ‘ZOON’ BATTISTI
di Roberto Bommarito
Innanzitutto ringrazio per l’ospitalità e della bella occasione per parlare di me,
di Connettivismo e del futuro della razza umana che probabilmente diventerà
altro.
Sono un autore di Fantascienza, o forse più in generale del Fantastico, che
scrive da circa trent’anni e che dieci anni fa ha dato vita, insieme a due
compagni scavezzacollo che sono Giovanni De Matteo e Marco Milani,
diventati presto un quartetto con l’affiliamento di Lukha B. Kremo, al
Connettivismo. Quest’anno ho vinto il Premio Urania, indetto da Mondadori,
per il miglior romanzo italiano di Fantascienza.
Persone con una solida base scientifica che non hanno paura di guardare
Perdonatemi, non sono così al dentro della cronologia del Movimento, credo
sia qualcosa nato nella seconda metà del ‘900… ma demando volentieri agli
amici transumanisti il racconto della loro storia; credo sia importante ora
guardare al presente e al futuro con gli occhi del passato, per cogliere le
opportunità di un mondo nuovo che ci possa far finalmente crescere,
affrancare dal cadere presto nella vecchiaia, nella polvere di una demenza
psichica che ci tarpa le ali senza scampo, da sempre.
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Pistorius, al di là dei suoi guai giudiziari, è un ottimo esempio di transumano,
ha mutato lo svantaggio che gli tarpava le ali in un punto di forza, in una
bellissima potenza tecnica che gli ha permesso di vincere molte gare
atletiche. C’è molto di transumano nel mondo attuale, e le terapie geniche già
in normale uso non fanno altro che confermare le mie parole.
bieca e tende a sfruttare ogni vantaggio per fini personali; se queste pulsioni
dovessero venire amplificate dalla tecnologia, il rischio di uno spaventoso
controllo della società da parte di qualche tecnocrate o multinazionale in odor
di tecnofascismo diventerebbe elevato. È una sfida per il Transumanesimo e
per l’umanità intera riuscire a non farsi sopraffare da chi ha il capitale e può
allungarsi la vita a dismisura, lasciando agli altri il delirio di un’esistenza
povera e malata, cannibalizzando così le regole di una giusta convivenza con i
tratti di una dittatura tecnologica e genica. Un incubo, un incubo da cui
bisogna difendersi con tutte le forze divenendo coscienti dei pericoli e
comprendendo che la tecnologia non è il nemico, perché essa è neutra e può
divenire positiva o negativa a seconda dell’uso che se ne fa; bisogna stare
quindi molto attenti affinché il potere non cambi semplicemente detentore:
dai reazionari filocristiani ai tecnocrati della longevità.
Persone, esseri umani o postumani che vivono centinaia di anni tramite più
processi di ringiovanimento, in grado di sconfiggere molte delle malattie
attuali; esseri viventi che guardano lo spazio profondo e progettano di viverci
la loro vita, consci che la loro struttura organica è stata modificata in modo da
sopravvivere in quelle spaventose condizioni inospitali. Ma anche persone che
possono espandere il proprio processo cognitivo ed esperienziale in modo
esponenziale, da trasmettere alla collettività per trarne il massimo beneficio:
un alveare che impara come un organismo unito e trascende se stesso verso
nuove forme di sapere… Ovviamente, a quel punto la Ver Sacrum verso gli
spazi siderali sarebbe obbligatoria, qui sulla Terra non ci sarebbe abbastanza
spazio per tutti.
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Ti andrebbe di consigliare al lettore alcuni libri e link per chi volesse
seguire le tue attività e approfondire il tema del Transumanesimo?
Per quanto mi riguarda, per la mia attività artistica, posso dare senz’altro il
link del mio blog che ha all’interno tutte le coordinate che servono per seguire
buona parte della galassia connettivista: http://hyperhouse.wordpress.com.
Per i siti transumani posso consigliare, invece, quello dell’Associazione
Transumanisti Italiani – http://www.transumanisti.it/ – quello della Deleyva
editore, che fa degli studi di Transarchitettura la sua bandiera, ovvero
immaginare uno spazio vitale dentro cui l’uomo potenziato del Futuro potrà
vivere – http://www.deleyvaeditore.com/ – e, per chiudere, direi che posso
segnalare il network dei Transumanisti italiani, un’altra branca dei transumani
che si differenzia per non piccole sfumature politiche di approccio al
Transumanesimo – http://www.transumanisti.org/. Come inizio direi che ce
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