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ISAAC NEWTON
Nel libro Philosophiae naturalis principia mathematica espone delle regole metodologiche del ragionamento
filosofico e scientifico:
1. Bisogna ammettere solo quelle cause che sono necessarie per spiegare i fenomeni, non un numero maggiore
[Es. oltre alla gravità, non si può ammettere che ci siano altre cause che agiscono nei movimenti celesti];
2. Effetti dello stesso genere devono sempre essere attribuiti, finché è possibile, alla stessa causa [Es. poiché la
pesantezza e la gravitazione sono lo stesso fenomeno, vanno attribuite alla stessa causa, la gravità];
3. Le qualità che non sono suscettibili di aumento e di diminuzione e che appartengono a tutti i corpi dei quali
si può fare esperienza, devono essere considerate come appartenenti a tutti i corpi in generale [Es. su 10
persone tutte e 10 hanno un cuore, perciò tutti gli esseri umani hanno un cuore];
4. Nella filosofia sperimentale, le proposizioni raggiunte mediante induzioni dai fenomeni devono essere
considerate esattamente o approssimativamente vere finché altri fenomeni le confermino interamente o
facciano vedere che sono soggette a eccezioni [Le verità sperimentali sono certe finché rispondono ai fatti].
HYPOTHESES NON FINGO, celebre massima di Newton, fa riferimento al metodo deduttivo di Galileo e lo conferma.
Secondo Newton, le teorie non possono essere immaginate, ma ciascuna ipotesi va provata.
Per fare scienza bisogna comprendere la FORMA (o causa formale) degli eventi e dei fenomeni. La forma è data da:
SCHEMATISMO LATENTE, la struttura del fenomeno, ovvero di cosa è fatto. Latente perché spesso le forme
dei fenomeni sono nascoste;
PROCESSO LATENTE, le leggi che regolano il fenomeno, ovvero come il fenomeno funziona.
Una volta colti lo schematismo latente e il processo latente del fenomeno, ne posso conoscere la forma.
Secondo Bacone la scienza si basa su ASSIOMI, che sono tratti dall’esperienza (con la rivoluzione scientifica si vede il
mondo analizzando la natura, non i libri).
Un buon metodo scientifico è quello dell’induzione per eliminazione dell’ipotesi falsa, escludendo le opzioni false si
ottiene quella vera. Le TAVOLE (tabelle) aiutano a eliminare le ipotesi false, queste tavole possono essere di:
1. PRESENZA;
2. ASSENZA;
3. GRADO: in che misura si è verificato il fenomeno.
I dati sono poi raccolti con un processo chiamato VENDEMMIA (si raccolgono i frutti delle ricerche) e solo in seguito
si può formulare un’ipotesi-guida. Queste ipotesi-guide devono poter verificarsi anche in condizioni diverse tra loro.
Grazie a queste considerazioni si può condurre un esperimento, chiamato ISTANTE PREROGATIVE. Per avere ancora
più certezza sul risultato, si esegue un EXPERIMENTUM CROCIS (istanza della croce), che consiste nell’incrociare i
dati e nel cercare un vincolo costante tra questi, ovvero un risultato che si ripete in tutta la serie di esperimenti.
Cartesio afferma “PENSO DUNQUE SONO”. Questi due verbi non sono consequenziali, ovvero, l’essere non è diretta
conseguenza del pensiero. C’è bisogno quindi dell’intervento dell’INTUIZIONE: grazie all’intuizione del pensiero si
riesce a capire di esistere. Per questo un’altra massima di Cartesio è “non c’è vita senza pensiero”.
Quando l’uomo pensa, fa riferimento alle IDEE (mondo sovrasensibile), ci sono 3 classi di idee:
1. IDEE INNATE, quelle che troviamo in noi, assieme alla nostra coscienza [Es. Idea di DIO, che è quindi garante
delle verità o anche idea dell’immortalità, che si può trovare in noi nonostante si sappia che tutto muore];
2. IDEE AVVENTIZIE, sono quelle che ci vengono immesse dal di fuori [Es. Ideali];
3. IDEE FITTIZIE, quelle che l’uomo si crea da solo [es. teorie che portano a una definizione autocreata di un
evento attraverso la ragione].
Il ruolo di Dio è quindi garantire le verità e il pensiero. Tutti gli esseri umani provengono dal pensiero di Dio (siamo
fatti a immagine e somiglianza di Dio). Nonostante questo, le idee che Dio ci ha immesso non esistono allo stesso
livello nel pensiero di Dio, perché Dio è perfetto e se gli uomini avessero le sue stesse idee sarebbero tutti perfetti e
divini.
Secondo Cartesio l’anima è pensiero, ma non è vita, in quanto anche piante e animali vivono ma non hanno res
cogitans. L’anima non muore e in particolare si trova nella GHIANDOLA PINEALE (che secondo la cultura orientale è
la sede dell’autocoscienza) che è il punto del cervello in cui arriva il sangue.
L’Universo è composto da materia e movimento, che insieme formano un MECCANISMO. Per questo tutto ciò che
non ha res cogitans è definito una macchina.
Cartesio elabora le REGOLE DELLA MORALE PROVVISORIA, che hanno come obiettivo l’utilizzo corretto della ragione:
1. “Obbedire a leggi, costumi, usi, religione del paese in cui ci si trova”, dobbiamo accogliere le opinioni più
moderate, che garantiscono alla tranquillità, ovvero il potersi dedicare allo studio;
2. “Nelle nostre azioni dobbiamo essere fermi e risoluti”;
3. “Bisogna vincere sé stessi e i desideri, piuttosto che la fortuna o cambiare il mondo”, bisogna prima
cambiare sé stessi e moderare i propri desideri, invece di attaccare gli altri o la fortuna;
[Gandhi affermava: sii il cambiamento che vuoi vedere negli altri]
4. “Bisogna coltivare la ragione e il vero”, quindi studiare ciò che è scientifico, utile e vero.
La LIBERTÀ consiste nel sottomettere la volontà alla ragione. Chi non utilizza la ragione è un animale.
Noi studiamo la natura, la materia, utilizzando due principi: SPAZIO e TEMPO. Leibniz si chiede se questi due principi
facciano parte dell’OGGETTO o del SOGGETTO (N.B. l’oggetto è colui che compie l’azione, il soggetto è colui che la
guarda dall’esterno e studia l’oggetto).
Rispondendosi dice che spazio e tempo sono solo due FENOMENI che appaiono al soggetto, e non sono
caratteristiche ontologiche delle cose: non fanno parte di nessuna essenza ma siamo noi ad inserirle.
Leibniz dice che il MONDO è una MACCHINA perché agisce secondo leggi matematiche ed è il modo con cui Dio
realizza il FINALISMO (il mondo ha un fine, dettato da Dio).
Egli crede che Dio inizialmente avesse di fronte a sé vari mondi e che, esaminandoli e cogliendo i loro difetti e le loro
peculiarità, abbia scelto la Terra, che è quindi “il migliore dei mondi possibili”, questa teoria caratterizza il cosiddetto
OTTIMISMO LEIBNIZIANO.
HOBBES
Secondo Hobbes il materialismo è la rappresentazione del valore dell’esperienza, che tuttavia non fornisce un sapere
certo, perché l’esperienza non può coprire tutto ciò che si manifesta in natura.
Nel linguaggio questa teoria porta Hobbes al NOMINALISMO, secondo il quale nel linguaggio le parole e i nomi delle
cose sono solo convenzioni.
Uno dei principi fondamentali è che possiamo conoscere davvero solo ciò che siamo in grado di fare, per questo non
possiamo parlare di Dio se non ne abbiamo avuto esperienza, e per via deduttiva, dobbiamo partire da determinati
principi per studiare la natura. La conoscenza della natura non potrà mai essere dimostrativa, anche se all’interno di
essa domina sempre un MECCANICISMO DETERMINISTICO E NECESSARIO.
Le scienze per eccellenza sono MORALE e POLITICA, che sono state prodotte dall’uomo e per questo ne siamo i
massimi conoscitori.
L’etica e la politica
L’ANALISI DELLE PASSIONI e del comportamento è tra gli aspetti più importanti di Hobbes. Queste analisi vengono
condotte in maniera deduttiva e sono preliminari alla filosofia. Quindi etica e politica dipendono dall’esperienza e
non sono astratte, in quanto tengono conto delle passioni e dei sentimenti delle persone. Queste due scienze sono
nate come NECESSITÀ DI SPECIE, ciò non vuol dire però che possano essere mutate e adoperate a seconda dei
comportamenti degli uomini e delle loro passioni.
L’antropologia
La spiegazione delle passioni muove da un principio elementare, ovvero il MOVIMENTO VITALE che ogni essere
tende a conservare o ad espandere. [Freud: “le passioni hanno un potere importante che, nel caso dell’uomo, viene
espresso dalla sessualità, che permette di riprodurci”. C’è un’intuizione della teoria di Freud da parte di Hobbes.]
Tutto ciò che favorisce la conservazione e l’incremento del movimento vitale genera una reazione di PIACERE. Tutto
ciò che ostacola il piacere genera DOLORE. Amore e odio derivano dal piacere e dal dolore, mentre la rabbia è la
manifestazione dell’odio.
Buono e cattivo non sono proprietà delle cose, ma REAZIONI, ovvero nozioni soggettive delle singole persone. [Es. un
coltello di per sé non è né buono né cattivo, ma se lo si usa per spalmare Nutella è buono, se lo si usa per uccidere
qualcuno è cattivo]
Nello STATO DI NATURA queste nozioni non ci sono perché appartengono alla civiltà, mentre nello stato di natura si
vive nella semplicità. Se quindi le leggi della natura non sono né positive né negative, sarà il potere e l’ISTITUZIONE
della società a determinare, mediante l’identificazione di leggi positive, ciò che è male e ciò che è bene.
Non esiste una MORALE ORIGINARIA, fondata sulla natura razionale dell’uomo. Per questo crolla la teoria di
Aristotele perché la natura razionale dell’uomo non è universale.
Il carattere dell’uomo è dunque studiabile scientificamente, non può essere modificato dalla volontà individuale.
L’uomo è quindi determinato nel proprio agire da una catena di cause. [Nietzsche dice che la morale è solo una presa
in giro perché in realtà ciò che ci spinge ad agire è la consapevolezza delle conseguenze, se non facciamo qualcosa
abbiamo solo paura delle conseguenze di questa azione]
Natura e ragione
L’uomo, come tutti gli altri animali, è mosso ad agire dal DESIDERIO o dall’AVVERSIONE, in questo l’uomo è allo
stesso livello degli altri animali. La tendenza dell’uomo a soddisfare i suoi desideri lo pone in competizione con gli
altri uomini. Da questa constatazione Hobbes giunge alla sua teoria dell’ASSOLUTISMO: il più forte si impone sui più
deboli.
Cercare la pace
Cercare la pace è la fondamentale legge di natura, dettata dalla ragione. Hobbes parla di leggi di natura, che devono
essere distinte dal diritto naturale. Queste leggi regolano i rapporti tra gli animali e sono:
1. la prima legge naturale, che suggerisce di evitare il conflitto permanente;
2. la seconda legge naturale della RECIPROCITÀ: “che un uomo […] si accontenti di avere tanta libertà contro gli
uomini, quanta egli ne concederebbe ad altri contro di lui”;
3. la terza legge naturale del MANTENIMENTO DEI PATTI, secondo la quale l’uomo, seguendo la ragione,
rinuncia al proprio diritto su ogni cosa per cercare la pace, che è quindi data da una rinuncia reciproca.
La ragione
Per Hobbes la ragione è la facoltà di previsione e di scelte opportune e quindi ci aiuta a prevedere ciò che potrebbe
accadere. Le leggi fondamentali delle norme naturali sono dunque dirette a sottrarre l’uomo dal gioco
autodistruttivo dell’ISTINTO (l’istinto deve essere estinto perché guiderebbe l’uomo verso il possesso di tutto senza
alcuna rinuncia). Le leggi naturali sono quindi una disciplina da intendere come una TECNICA DI
AUTOCONSERVAZIONE.
La GUERRA non è solo attacco fisico, ma anche mentale, e per Hobbes rappresenta una minaccia, in quanto essa
rende impossibili le varie attività umane, ponendo l’uomo a livello dell’animale solitario, abbrutito dal timore e
incapace di disporre del suo tempo.
Se l’uomo fosse privo di ragione la condizione di guerra sarebbe insormontabile perché partirebbe un processo in cui
un individuo sentirebbe di essere attaccato e si isolerebbe. Ma la ragione umana è la capacità di PREVEDERE e
PROVVEDERE (a differenza dell’istinto) ai bisogni e alle esigenze dell’uomo, mediante un calcolo accorto.
È la ragione che suggerisce all’uomo la NORMA o il principio generale dal quale discendono le LEGGI NATURALI del
vivere civile, proibendo a ciascun individuo ciò che provoca la distruzione della vita e di omettere ciò che serve a
conservarla.
Hobbes così elabora un principio che è il fondamento della legge naturale: LA LEGGE NATURALE È UN PRODOTTO
DELLA RAGIONE UMANA. Questo principio va d’accordo anche con il GIUSNATURALISMO: per Hobbes la “naturalità”
del giudizio significa la RAZIONALITÀ di esso.
La dottrina giusnaturalista ha come principio fondamentale che i diritti naturali sono INALIENABILI. A differenza di
questa dottrina, Hobbes crede che la rinuncia che fonda il patto sociale riguarda tutti i diritti ad eccezione della
conservazione della vita (quindi bisogna rinunciare a tutti i diritti così da mantenere la pace, tranne quello alla vita).
Lo stato e l’assolutismo
L’atto fondamentale che segna il passaggio dallo stato di natura allo stato civile è quello compiuto in conformità con
la legge naturale (II), ovvero la stipulazione di un CONTRATTO con il quale gli uomini rinunciano al diritto illimitato
dello stato di natura e lo trasferiscono ad altri.
Solo se ciascun individuo sottomette la propria volontà a un unico uomo, o ad una sola Assemblea, e si obbliga a
rispettarla si ha una stabile difesa della pace e dei patti di reciprocità in cui essa consiste. [es. le nostre leggi sono
fatte dai parlamentari che noi abbiamo votato, quindi noi sottomettiamo la nostra volontà a loro e dobbiamo
rispettare le leggi anche se non siamo d’accordo con queste]
Quando questo TRASFERIMENTO DI DIRITTI viene effettuato si ha la costituzione (intesa come forma, non come
insieme di leggi) dello STATO o SOCIETÀ CIVILE, detto anche “PERSONA CIVILE” (persona= istituzione unica). Colui
che rappresenta questa persona è il sovrano o LEVIATANO e ha potere assoluto su tutti gli altri SUDDITI (il resto della
società). Lo Stato è quindi per definizione l’unica persona la cui volontà si deve ritenere la volontà di tutti gli
individui.
[il Leviatano è un mostro mitologico biblico rappresentato con un corpo enorme, a sua volta composto da tanti
piccoli corpi che simboleggiano i sudditi, e con in mano una spada che rappresenta il potere]
L'ETICA è il prodotto dello spirito intuitivo e non è presente in tutti gli uomini, ma è indispensabile per proteggere lo
spirito matematico. Gli uomini che non possiedono lo spirito intuitivo mettono in pericolo la nostra vita [es. caso
dell’aborto e dell’embrione], che per questo è “appesa a un filo”.
Per quanto riguarda DIO, secondo lui il problema principale è CREDERCI O NO, Pascal non si pone problemi nei
riguardi di chi non crede, ognuno è libero. Il suo ragionamento, però, lo porta a pensare che sia più conveniente
credere in Dio per avere più possibilità di una vita eterna dopo la morte perché non credendoci una volta morti è
tutto finito, invece se si crede in Dio c'è sia la possibilità che tutto finisca, ma anche quella che ci sia un'altra vita
dopo la morte.