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2/12/17

ISAAC NEWTON
Nel libro Philosophiae naturalis principia mathematica espone delle regole metodologiche del ragionamento
filosofico e scientifico:
1. Bisogna ammettere solo quelle cause che sono necessarie per spiegare i fenomeni, non un numero maggiore
[Es. oltre alla gravità, non si può ammettere che ci siano altre cause che agiscono nei movimenti celesti];
2. Effetti dello stesso genere devono sempre essere attribuiti, finché è possibile, alla stessa causa [Es. poiché la
pesantezza e la gravitazione sono lo stesso fenomeno, vanno attribuite alla stessa causa, la gravità];
3. Le qualità che non sono suscettibili di aumento e di diminuzione e che appartengono a tutti i corpi dei quali
si può fare esperienza, devono essere considerate come appartenenti a tutti i corpi in generale [Es. su 10
persone tutte e 10 hanno un cuore, perciò tutti gli esseri umani hanno un cuore];
4. Nella filosofia sperimentale, le proposizioni raggiunte mediante induzioni dai fenomeni devono essere
considerate esattamente o approssimativamente vere finché altri fenomeni le confermino interamente o
facciano vedere che sono soggette a eccezioni [Le verità sperimentali sono certe finché rispondono ai fatti].

HYPOTHESES NON FINGO, celebre massima di Newton, fa riferimento al metodo deduttivo di Galileo e lo conferma.
Secondo Newton, le teorie non possono essere immaginate, ma ciascuna ipotesi va provata.

FRANCIS BACON o BACONE


I punti fondamentali del suo pensiero sono:
 Distinzione tra scienza e magia;
 SCIENZA = POTENZA. Scoprendo come funzionano le leggi della natura, lo scienziato diventa potente, ovvero
ha il potere di controllare la natura. [Es. Case antisismiche];
 Opposizione tra ANTICIPAZIONE e INTERPRETAZIONE DELLA NATURA:
o ANTICIPAZIONE: si ottengono le opinioni comuni, ovvero i dati a cui siamo abituati. Bisogna stare
attenti alle nostre credenze per evitare questi luoghi comuni;
o INTERPRETAZIONE: ovvero la seria indagine sulla natura, che si studia con un determinato metodo.
Il nuovo metodo identificato da Bacone è illustrato nel “NOVUM ORGANUM”, che rinnova l’Organon, ovvero la
raccolta delle ricerche scientifiche di Aristotele. Quindi propone un nuovo sistema scientifico. Le fasi di questo
sistema sono:
 PARS DESTRUENS, che distrugge le false nozioni;
 PARS COSTRUENS, che costruisce le nuove regole.
Nella sua opera, Bacone elabora anche la TEORIA DEGLI IDOLA (che sono le false nozioni e i pregiudizi) e individua 3
tipi di idoli:
1. IDOLI DELLA TRIBÙ (idola tribus), dovuti all’intelletto, che ci fa credere cose che non ci sono. L’intelletto,
quindi, non è staccato da noi, ma ci condiziona; [Es. Credere nella reincarnazione, se però questo processo
ontologico si sviluppa in dottrina religiosa diventa un idola theatri]
2. IDOLI DELLA SPELONCA (idola specus), dipendono dall’educazione ricevuta e dalle abitudini. Spesso
l’abitudine di pensare che qualcosa che abbiamo sentito sia vero porta a dei pregiudizi [Es. rapporti sociali];
3. IDOLI DEL FORO (idola fori), derivano dalla combinazione di parole e nomi, riguardano il linguaggio che si
usa; [foro inteso come mercato, luogo dove si parla tutt’assieme, es. la parola “fortuna”, perché è un
concetto inesistente, ma di uso comune]
4. IDOLI DEL TEATRO (idola theatri), dipendono dalle dottrine filosofiche, che talvolta creano un ostacolo per la
scienza perché usano un metodo di deduzione sbagliato.
Individuare gli idola significa portare avanti la scienza.

Per fare scienza bisogna comprendere la FORMA (o causa formale) degli eventi e dei fenomeni. La forma è data da:
 SCHEMATISMO LATENTE, la struttura del fenomeno, ovvero di cosa è fatto. Latente perché spesso le forme
dei fenomeni sono nascoste;
 PROCESSO LATENTE, le leggi che regolano il fenomeno, ovvero come il fenomeno funziona.
Una volta colti lo schematismo latente e il processo latente del fenomeno, ne posso conoscere la forma.
Secondo Bacone la scienza si basa su ASSIOMI, che sono tratti dall’esperienza (con la rivoluzione scientifica si vede il
mondo analizzando la natura, non i libri).
Un buon metodo scientifico è quello dell’induzione per eliminazione dell’ipotesi falsa, escludendo le opzioni false si
ottiene quella vera. Le TAVOLE (tabelle) aiutano a eliminare le ipotesi false, queste tavole possono essere di:
1. PRESENZA;
2. ASSENZA;
3. GRADO: in che misura si è verificato il fenomeno.
I dati sono poi raccolti con un processo chiamato VENDEMMIA (si raccolgono i frutti delle ricerche) e solo in seguito
si può formulare un’ipotesi-guida. Queste ipotesi-guide devono poter verificarsi anche in condizioni diverse tra loro.
Grazie a queste considerazioni si può condurre un esperimento, chiamato ISTANTE PREROGATIVE. Per avere ancora
più certezza sul risultato, si esegue un EXPERIMENTUM CROCIS (istanza della croce), che consiste nell’incrociare i
dati e nel cercare un vincolo costante tra questi, ovvero un risultato che si ripete in tutta la serie di esperimenti.

CARTESIO (pieno 1600)


Renè Descartes, meglio conosciuto come Cartesio, si occupò di geometria analitica, incentrando i suoi studi sugli assi
cartesiani. In questo periodo c’era una grande volontà di capire di cosa si occupasse la scienza (come abbiamo visto
per Galileo e Bacone) e Cartesio conferma ciò che era stato detto fino ad all’ora, ma sottolinea anche l’importanza e
la necessità di un NUOVO METODO.
Questo metodo consisteva nel:
 Non accettare alcun asserito inquinato dal dubbio, cioè non bisognava considerare una teoria scientifica
come tale se questa avesse potuto suscitare qualche dubbio.
Pertanto, secondo Cartesio, “di tutto si dubita tranne che del cogito ergo sum res cogitans” (l’uomo può dubitare di
qualunque cosa, tranne del fatto che lui possa pensare, questa è l’unica cosa davvero certa).
La filosofia non può occuparsi della scienza dell’essere, perché dell’essere siamo certi solo che possa pensare perciò
arriveremmo a fare scienza del pensare; quindi la filosofia deve occuparsi di GNOSEOLOGIA (della conoscenza).

Tutti gli esseri per Cartesio sono distinti in:


 RES COGITANS che comprende gli esseri pensanti, dotati di ragione, quindi l’UOMO;
 RES EXTENSIA comprende ciò che un’estensione, quindi tutto ciò che ha una propria forma.
L’uomo è considerato res cogitans perché pensa ma possiede anche res extensia, in quanto il corpo è un’estensione
della mente.
Secondo Cartesio gli ANIMALI sono res extensia perché non sono dotati di ragione e questi, insieme agli altri esseri
viventi, vengono considerati MACCHINE da Cartesio.

Cartesio afferma “PENSO DUNQUE SONO”. Questi due verbi non sono consequenziali, ovvero, l’essere non è diretta
conseguenza del pensiero. C’è bisogno quindi dell’intervento dell’INTUIZIONE: grazie all’intuizione del pensiero si
riesce a capire di esistere. Per questo un’altra massima di Cartesio è “non c’è vita senza pensiero”.
Quando l’uomo pensa, fa riferimento alle IDEE (mondo sovrasensibile), ci sono 3 classi di idee:
1. IDEE INNATE, quelle che troviamo in noi, assieme alla nostra coscienza [Es. Idea di DIO, che è quindi garante
delle verità o anche idea dell’immortalità, che si può trovare in noi nonostante si sappia che tutto muore];
2. IDEE AVVENTIZIE, sono quelle che ci vengono immesse dal di fuori [Es. Ideali];
3. IDEE FITTIZIE, quelle che l’uomo si crea da solo [es. teorie che portano a una definizione autocreata di un
evento attraverso la ragione].

Il ruolo di Dio è quindi garantire le verità e il pensiero. Tutti gli esseri umani provengono dal pensiero di Dio (siamo
fatti a immagine e somiglianza di Dio). Nonostante questo, le idee che Dio ci ha immesso non esistono allo stesso
livello nel pensiero di Dio, perché Dio è perfetto e se gli uomini avessero le sue stesse idee sarebbero tutti perfetti e
divini.
Secondo Cartesio l’anima è pensiero, ma non è vita, in quanto anche piante e animali vivono ma non hanno res
cogitans. L’anima non muore e in particolare si trova nella GHIANDOLA PINEALE (che secondo la cultura orientale è
la sede dell’autocoscienza) che è il punto del cervello in cui arriva il sangue.
L’Universo è composto da materia e movimento, che insieme formano un MECCANISMO. Per questo tutto ciò che
non ha res cogitans è definito una macchina.
Cartesio elabora le REGOLE DELLA MORALE PROVVISORIA, che hanno come obiettivo l’utilizzo corretto della ragione:
1. “Obbedire a leggi, costumi, usi, religione del paese in cui ci si trova”, dobbiamo accogliere le opinioni più
moderate, che garantiscono alla tranquillità, ovvero il potersi dedicare allo studio;
2. “Nelle nostre azioni dobbiamo essere fermi e risoluti”;
3. “Bisogna vincere sé stessi e i desideri, piuttosto che la fortuna o cambiare il mondo”, bisogna prima
cambiare sé stessi e moderare i propri desideri, invece di attaccare gli altri o la fortuna;
[Gandhi affermava: sii il cambiamento che vuoi vedere negli altri]
4. “Bisogna coltivare la ragione e il vero”, quindi studiare ciò che è scientifico, utile e vero.
La LIBERTÀ consiste nel sottomettere la volontà alla ragione. Chi non utilizza la ragione è un animale.

LEIBNIZ (pieno ‘700)


È stato un grande matematico e nel suo percorso ha raccolto tutte le riflessioni riguardo la scienza fatte
precedentemente, affermando poi che le cose di cui si occupa la filosofia e la scienza appartengono ad ambiti
diversi:
 L’ambito FILOSOFICO ragiona sui PRINCIPI più UNIVERSALI;
 L’ambito SCIENTIFICO analizza la NATURA MATEMATIZZATA, ovvero una natura che agisce e funziona
secondo modelli matematici.
Nonostante ciò, secondo Leibniz nella natura c’è qualcosa di SOSTANZIALE, cioè un’identità ontologica intesa come
sostanza, essenza. Per questo la natura è costituita da qualcosa di UNITARIO, non una sostanza a monte che pervade
tutto ma intesa come FORZA ORIGINARIA che viene chiamata MONADE. La MONADOLOGIA è l’opera in cui parla
delle MONADI, definita come una sostanza semplice, un’entità individua (indivisibile). La monade è un ATOMO
FORMALE, quindi non può essere visualizzato fisicamente poiché è INESTESO. DIO è la MONADE MASSIMA,
SUPREMA, ORIGINARIA e PERFETTA perciò tutti i corpi sono aggregazioni di monadi IMPERFETTE però, che
producono la materialità. Queste hanno tutto al loro interno, sono un mondo a sé e si aggregano in corpi per volere
di Dio il quale stabilisce l’ARMONIA.

Noi studiamo la natura, la materia, utilizzando due principi: SPAZIO e TEMPO. Leibniz si chiede se questi due principi
facciano parte dell’OGGETTO o del SOGGETTO (N.B. l’oggetto è colui che compie l’azione, il soggetto è colui che la
guarda dall’esterno e studia l’oggetto).
Rispondendosi dice che spazio e tempo sono solo due FENOMENI che appaiono al soggetto, e non sono
caratteristiche ontologiche delle cose: non fanno parte di nessuna essenza ma siamo noi ad inserirle.

Leibniz dice che il MONDO è una MACCHINA perché agisce secondo leggi matematiche ed è il modo con cui Dio
realizza il FINALISMO (il mondo ha un fine, dettato da Dio).
Egli crede che Dio inizialmente avesse di fronte a sé vari mondi e che, esaminandoli e cogliendo i loro difetti e le loro
peculiarità, abbia scelto la Terra, che è quindi “il migliore dei mondi possibili”, questa teoria caratterizza il cosiddetto
OTTIMISMO LEIBNIZIANO.

EMPIRISMO E MATERIALISMO IN INGHILTERRA


A differenza del resto dell’Europa, l’Inghilterra era guidata da governatori pratici, senza una chiesa pressante. Questa
situazione portò ad una grande manifestazione di MATERIALISMO e EMPIRISMO. Gli empirici studiano la natura
tenendo conto dell’esperienza.

HOBBES
Secondo Hobbes il materialismo è la rappresentazione del valore dell’esperienza, che tuttavia non fornisce un sapere
certo, perché l’esperienza non può coprire tutto ciò che si manifesta in natura.
Nel linguaggio questa teoria porta Hobbes al NOMINALISMO, secondo il quale nel linguaggio le parole e i nomi delle
cose sono solo convenzioni.
Uno dei principi fondamentali è che possiamo conoscere davvero solo ciò che siamo in grado di fare, per questo non
possiamo parlare di Dio se non ne abbiamo avuto esperienza, e per via deduttiva, dobbiamo partire da determinati
principi per studiare la natura. La conoscenza della natura non potrà mai essere dimostrativa, anche se all’interno di
essa domina sempre un MECCANICISMO DETERMINISTICO E NECESSARIO.
Le scienze per eccellenza sono MORALE e POLITICA, che sono state prodotte dall’uomo e per questo ne siamo i
massimi conoscitori.
L’etica e la politica
L’ANALISI DELLE PASSIONI e del comportamento è tra gli aspetti più importanti di Hobbes. Queste analisi vengono
condotte in maniera deduttiva e sono preliminari alla filosofia. Quindi etica e politica dipendono dall’esperienza e
non sono astratte, in quanto tengono conto delle passioni e dei sentimenti delle persone. Queste due scienze sono
nate come NECESSITÀ DI SPECIE, ciò non vuol dire però che possano essere mutate e adoperate a seconda dei
comportamenti degli uomini e delle loro passioni.

L’antropologia
La spiegazione delle passioni muove da un principio elementare, ovvero il MOVIMENTO VITALE che ogni essere
tende a conservare o ad espandere. [Freud: “le passioni hanno un potere importante che, nel caso dell’uomo, viene
espresso dalla sessualità, che permette di riprodurci”. C’è un’intuizione della teoria di Freud da parte di Hobbes.]
Tutto ciò che favorisce la conservazione e l’incremento del movimento vitale genera una reazione di PIACERE. Tutto
ciò che ostacola il piacere genera DOLORE. Amore e odio derivano dal piacere e dal dolore, mentre la rabbia è la
manifestazione dell’odio.
Buono e cattivo non sono proprietà delle cose, ma REAZIONI, ovvero nozioni soggettive delle singole persone. [Es. un
coltello di per sé non è né buono né cattivo, ma se lo si usa per spalmare Nutella è buono, se lo si usa per uccidere
qualcuno è cattivo]
Nello STATO DI NATURA queste nozioni non ci sono perché appartengono alla civiltà, mentre nello stato di natura si
vive nella semplicità. Se quindi le leggi della natura non sono né positive né negative, sarà il potere e l’ISTITUZIONE
della società a determinare, mediante l’identificazione di leggi positive, ciò che è male e ciò che è bene.
Non esiste una MORALE ORIGINARIA, fondata sulla natura razionale dell’uomo. Per questo crolla la teoria di
Aristotele perché la natura razionale dell’uomo non è universale.
Il carattere dell’uomo è dunque studiabile scientificamente, non può essere modificato dalla volontà individuale.
L’uomo è quindi determinato nel proprio agire da una catena di cause. [Nietzsche dice che la morale è solo una presa
in giro perché in realtà ciò che ci spinge ad agire è la consapevolezza delle conseguenze, se non facciamo qualcosa
abbiamo solo paura delle conseguenze di questa azione]

Natura e ragione
L’uomo, come tutti gli altri animali, è mosso ad agire dal DESIDERIO o dall’AVVERSIONE, in questo l’uomo è allo
stesso livello degli altri animali. La tendenza dell’uomo a soddisfare i suoi desideri lo pone in competizione con gli
altri uomini. Da questa constatazione Hobbes giunge alla sua teoria dell’ASSOLUTISMO: il più forte si impone sui più
deboli.

Homo homini lupus


Nello stato di natura l’uomo ha il diritto di fare tutto ciò che rientra nelle sue possibilità per preservare la propria
vita, in quanto essa non è garantita (tutti contro tutti) e inoltre la proprietà e la civiltà non possono essere tutelate.
[questo accade anche oggi in situazioni straordinarie come guerre, durante le quali vengono emanate le cosiddette
leggi speciali]
Perciò l’uomo nello stato di natura è “LUPO PER L’ALTRO UOMO”. Questo vuol dire anche che spesso è necessario
danneggiare gli altri per ottenere qualcosa.
Nello stato di natura non esistono diritti, al di fuori del DIRITTO DI OGNUNO SU TUTTO. Ne deriva una situazione di
insicurezza per la quale bisogna CERCARE LA PACE.

Cercare la pace
Cercare la pace è la fondamentale legge di natura, dettata dalla ragione. Hobbes parla di leggi di natura, che devono
essere distinte dal diritto naturale. Queste leggi regolano i rapporti tra gli animali e sono:
1. la prima legge naturale, che suggerisce di evitare il conflitto permanente;
2. la seconda legge naturale della RECIPROCITÀ: “che un uomo […] si accontenti di avere tanta libertà contro gli
uomini, quanta egli ne concederebbe ad altri contro di lui”;
3. la terza legge naturale del MANTENIMENTO DEI PATTI, secondo la quale l’uomo, seguendo la ragione,
rinuncia al proprio diritto su ogni cosa per cercare la pace, che è quindi data da una rinuncia reciproca.
La ragione
Per Hobbes la ragione è la facoltà di previsione e di scelte opportune e quindi ci aiuta a prevedere ciò che potrebbe
accadere. Le leggi fondamentali delle norme naturali sono dunque dirette a sottrarre l’uomo dal gioco
autodistruttivo dell’ISTINTO (l’istinto deve essere estinto perché guiderebbe l’uomo verso il possesso di tutto senza
alcuna rinuncia). Le leggi naturali sono quindi una disciplina da intendere come una TECNICA DI
AUTOCONSERVAZIONE.
La GUERRA non è solo attacco fisico, ma anche mentale, e per Hobbes rappresenta una minaccia, in quanto essa
rende impossibili le varie attività umane, ponendo l’uomo a livello dell’animale solitario, abbrutito dal timore e
incapace di disporre del suo tempo.
Se l’uomo fosse privo di ragione la condizione di guerra sarebbe insormontabile perché partirebbe un processo in cui
un individuo sentirebbe di essere attaccato e si isolerebbe. Ma la ragione umana è la capacità di PREVEDERE e
PROVVEDERE (a differenza dell’istinto) ai bisogni e alle esigenze dell’uomo, mediante un calcolo accorto.

È la ragione che suggerisce all’uomo la NORMA o il principio generale dal quale discendono le LEGGI NATURALI del
vivere civile, proibendo a ciascun individuo ciò che provoca la distruzione della vita e di omettere ciò che serve a
conservarla.
Hobbes così elabora un principio che è il fondamento della legge naturale: LA LEGGE NATURALE È UN PRODOTTO
DELLA RAGIONE UMANA. Questo principio va d’accordo anche con il GIUSNATURALISMO: per Hobbes la “naturalità”
del giudizio significa la RAZIONALITÀ di esso.
La dottrina giusnaturalista ha come principio fondamentale che i diritti naturali sono INALIENABILI. A differenza di
questa dottrina, Hobbes crede che la rinuncia che fonda il patto sociale riguarda tutti i diritti ad eccezione della
conservazione della vita (quindi bisogna rinunciare a tutti i diritti così da mantenere la pace, tranne quello alla vita).

Lo stato e l’assolutismo
L’atto fondamentale che segna il passaggio dallo stato di natura allo stato civile è quello compiuto in conformità con
la legge naturale (II), ovvero la stipulazione di un CONTRATTO con il quale gli uomini rinunciano al diritto illimitato
dello stato di natura e lo trasferiscono ad altri.
Solo se ciascun individuo sottomette la propria volontà a un unico uomo, o ad una sola Assemblea, e si obbliga a
rispettarla si ha una stabile difesa della pace e dei patti di reciprocità in cui essa consiste. [es. le nostre leggi sono
fatte dai parlamentari che noi abbiamo votato, quindi noi sottomettiamo la nostra volontà a loro e dobbiamo
rispettare le leggi anche se non siamo d’accordo con queste]

Quando questo TRASFERIMENTO DI DIRITTI viene effettuato si ha la costituzione (intesa come forma, non come
insieme di leggi) dello STATO o SOCIETÀ CIVILE, detto anche “PERSONA CIVILE” (persona= istituzione unica). Colui
che rappresenta questa persona è il sovrano o LEVIATANO e ha potere assoluto su tutti gli altri SUDDITI (il resto della
società). Lo Stato è quindi per definizione l’unica persona la cui volontà si deve ritenere la volontà di tutti gli
individui.
[il Leviatano è un mostro mitologico biblico rappresentato con un corpo enorme, a sua volta composto da tanti
piccoli corpi che simboleggiano i sudditi, e con in mano una spada che rappresenta il potere]

I caratteri principali dell’assolutismo di Hobbes sono:


 IRREVERSIBILITÀ e UNILATERALITÀ del patto, una volta che questo di è costituito [noi deleghiamo il potere e
dobbiamo rispettare le leggi fatte da altri, non possiamo evadere da questa situazione];
 Il diritto dello Stato nasce dai patti dei SUDDITI FRA LORO, non da un patto tra sovrano e sudditi [i sudditi
compilano il patto sociale tra loro];
 Il potere sovrano è INDIVISIBILE e non può essere distribuito tra poteri diversi che si limitano a vicenda
[contro la divisione del potere];
 Il giudizio sul bene e il male appartiene allo Stato non ai sudditi, perché la legge che distingue il giusto
dall’ingiusto non può essere affidata all’arbitrio dei singoli. Se questa situazione di arbitrarietà si verificasse
lo Stato si dissolverebbe;
 Fa parte della sovranità anche l’OBBEDIENZA, anche nei confronti di ordini ritenuti ingiusti o peccaminosi;
 La sovranità esclude la legittimità del TIRANNICIDI. Il sovrano non può essere ucciso;
 Il tratto più caratteristico è la NEGAZIONE che lo Stato o il sovrano sia comunque oggetto alle leggi dello
stato;
 Lo stato è ANIMA DELLA COMUNITÀ e, come tale, congloba in sé anche l’autorità religiosa e non riconosce
un’autorità religiosa indipendente: CHIESA E STATO COINCIDONO.
I due trattati e la legge di natura
Esiste una legge di natura che è la ragione stessa in quanto ha per oggetto i rapporti fra gli uomini e prescrive la
perfetta reciprocità di questi rapporti. Hobbes connette questa regola di reciprocità con quella dell’uguaglianza
originaria degli uomini.
“Lo stato di natura è governato dalla legge di natura, che collega tutti; e la ragione, la quale è questa legge, insegna a
tutti gli uomini, purché vogliano consultarla, che, essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve danneggiare
l’altro nella vita, nella salute, nella libertà e nella proprietà”
Nello Stato di natura, cioè anteriormente alla costituzione di un potere politico, la legge di natura è la sola legge
valida. In questo stato la libertà non consiste nel vivere come meglio aggrada.
Il DIRITTO NATURALE dell’uomo è limitato alla propria persona, ed è diritto alla vita, alla proprietà, perché la
proprietà è prodotta dal proprio lavoro. Questo significa che chi offende questi diritti può essere punito, ma solo
nella misura in cui si risponde all’offesa, mai in modo arbitrario.
Lo Stato nasce per evitare la guerra, tuttavia lo stato di natura non necessariamente porta alla guerra: diventa uno
STATO DI GUERRA quando qualcuno ricorre alla forza per ottenere ciò che la legge naturale vieterebbe di ottenere,
ovvero il controllo sulla libertà, sulla vita e sulla proprietà.
Proprio per evitare questo stato di guerra gli uomini si pongono in SOCIETÀ per ottenere soccorso.
LOCKE
Secondo Locke l’empirismo è l’unica via della conoscenza, che per lui deriva dall’esperienza e si contrappone al
razionalismo. La razionalità da sola non ci permette di conoscere perché troppo teorica, c’è bisogno anche
dell’esperienza. Per questo si passa dalle idee semplici della natura alle idee complesse della matematica, che sono
delle costruzioni della nostra mente, dunque senza corrispondenza oggettiva.
Esiste una legge di natura che è la ragione stessa in quanto ha per oggetto i rapporti fra gli uomini e prescrive la
perfetta reciprocità di questi rapporti. Locke, come Hobbes, connette questa REGOLA DI RECIPROCITÀ con quella
dell’UGUAGLIANZA ORIGINARIA degli uomini. A differenza di Hobbes, Locke ritiene che questa regola limiti il diritto
naturale di ciascuno con il pari diritto degli altri.
Secondo Locke, la COSTITUZIONE di un potere civile non toglie agli uomini i diritti dei quali godevano nello stato di
natura. La giustificazione del potere civile consiste nella sua efficacia a garantire agli uomini, pacificamente, questi
diritti. Il consenso dei cittadini da cui si origina il potere civile fa di questo potere una SCELTA operata dagli stessi
cittadini e dunque un atto e una garanzia di libertà dei cittadini medesimi.
NE DISCENDE L’ESCLUSIONE DI QUALSIAI POTERE ASSOLUTO O ILLIMITATO
Soltanto il CONSENSO di coloro che partecipano ad una comunità stabilisce il diritto di questa comunità sui suoi
membri. Questo consenso, atto di scelta libera, è diretto a mantenere e garantire questa libertà, escludendo
qualsiasi forma di incerta e arbitraria volontà di un uomo su altri uomini.
Locke ha scritto il Saggio sull’intelletto umano che ha come obiettivo capire quali sono i limiti dell’uomo e del suo
intelletto. Secondo Locke l’ESPERIENZA segna la base della conoscenza: dall’esperienza derivano tutte le idee, e dalle
idee deriva la conoscenza.
Senza esperienza non si può pensare, e questo suo pensiero entra in contrasto con la filosofia di Cartesio, che
credeva nelle idee innate: per Locke l’INNATISMO NON ESISTE.
Per questo il limite dell’intelletto è proprio l’esperienza, perché, nonostante l’intelletto sia capace di pensare cose
che non esistono [es. Dio], senza di essa il pensiero non ci sarebbe a prescindere.
HUME
Hume condivide con gli empiristi l’assenza delle idee innate. Per Hume l’esperienza è capace di imprimere in noi
delle PERCEZIONI ORIGINARIE (impressioni).
Le idee implicano il pensiero [se ho delle idee, vuol dire che sto pensando]. Le idee che noi abbiamo su qualcosa
dipendono da:
 Esperienza;
 ABITUDINE: per assimilare un’idea c’è bisogno che essa si ripeta.
Esperienza e abitudine costituiscono la CONOSCENZA, ma possono costituire anche una CREDENZA.
La differenza tra le due sta nel metodo utilizzato nello studio: un metodo SCIENTIFICO-SPERIMENTALE porta ad una
conoscenza, gli altri metodi invece portano a delle credenze.
Hume considera la morale e la religione come IRRAZIONALI e per questo motivo non si interroga molto su di queste,
in quanto non seguono un metodo scientifico. [es. la morale cambia da paese a paese e non può essere considerata
universale]
Morale e religione, infatti, sono dettate dalle PASSIONI, anch’esse irrazionali.
La ragione è però sottomessa alle passioni, perché altrimenti non ci sarebbero così tante religioni e morali diverse
nel mondo.
Con gli empiristi la speranza delle filosofie medievali di portare Dio al di sopra di tutti termina.
BLAISE PASCAL
Secondo Pascal, il SAPERE SCIENTIFICO è separato dal SAPERE RELIGIOSO perché quello religioso ragiona su idee
ETERNE, mentre quello scientifico tratta PROGRESSI ed esperienze: una teoria scientifica cambia e si migliora col
passare del tempo, invece l’idea di Dio è costante.
Per Pascal l’uomo è l’insieme di due spiriti fondamentali:
 ESPRIT DE GEOMETRIE (=spirito matematico), che è posseduto da chi è avvezzo e portato per la scienza e la
matematica;
 ESPRIT DE FINESSE (=spirito intuitivo), che non ha a che fare con enti astratti, quali sono le formule
matematiche, ma con la quotidianità fatta di desideri, sentimenti e dell'ETICA (insieme di codici
comportamentali morali).

L'ETICA è il prodotto dello spirito intuitivo e non è presente in tutti gli uomini, ma è indispensabile per proteggere lo
spirito matematico. Gli uomini che non possiedono lo spirito intuitivo mettono in pericolo la nostra vita [es. caso
dell’aborto e dell’embrione], che per questo è “appesa a un filo”.
Per quanto riguarda DIO, secondo lui il problema principale è CREDERCI O NO, Pascal non si pone problemi nei
riguardi di chi non crede, ognuno è libero. Il suo ragionamento, però, lo porta a pensare che sia più conveniente
credere in Dio per avere più possibilità di una vita eterna dopo la morte perché non credendoci una volta morti è
tutto finito, invece se si crede in Dio c'è sia la possibilità che tutto finisca, ma anche quella che ci sia un'altra vita
dopo la morte.

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