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Auschwitz

Giorno della memoria: la liberazione di Auschwitz - Foto


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Campo di Concentramento di Auschwitz - Orari, prezzi e ubicazione
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Auschwitz
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Com'era organizzato il campo di Auschwitz
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Giornata della memoria 2018, frasi e aforismi per non dimenticare -
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Giorno della memoria: la liberazione di Auschwitz - Foto

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Edoardo Frittoli

- 26 gennaio 2018 SPECIAL_IMAGE-e5200853aa389fe656888f4527b54d5e.jpg-


REPLACE_ME La liberazione dei bambini detenuti. La fotografia sarebbe
successiva al 27 gennaio 1945 in quanto i sovietici non avevano macchine
fotografiche al momento dell'apertura dei cancelli, solo la cinepresa di Vorontsov. –
Credits: Auschwitz-Birkenau State Museum
La cinepresa del capitano Aleksander Vorontsov riprese l'orrore di 5 anni di
sterminio la mattina del 27 gennaio 1945. L'ufficiale dell'Armata Rossa era con i soldati
del 100° "Lviv", 454° Fanteria, ai comandi del generale Krasavin, inquadrati nella 60a
Armata ucraina. Venivano dalla grande offensiva della Vistola e si i trovarono di fronte il
cancello del lager, dove campeggiava una delle insegne più tristemente famose
dell'ultimo secolo: "Arbeit Macht Frei".
Auschwitz. 27 gennaio 1945

1/13 Il triplo binario di Auschwitz. Così lo videro i sovietici che liberarono il lager il
27 gennaio 1945.
Credits: Getty Images 2/13 Il cancello di Auschwitz come fu trovato il 27 gennaio
1945.
Credits: Getty Images 3/13 In un filmato dell'Armata Rossa, l'avanzata della 60a
Armata nel cuore della Polonia.
4/13 21 dicembre 1944. Foto aerea scattata dai bombardieri dell'USAAF al campo di
Auschwitz-Birkenau.
Credits: National Archives 5/13 Il cineoperatore al seguito del 454° fanteria, il
capitano Aleksander Vorontsov. FIlmò l'ingresso dei sovietici nel lager la mattina del 27
gennaio
6/13 Lager di Auschwitz-Birkenau. 27 gennaio 1945.
Credits: Keystone/Getty Images 7/13 I prigionieri dello Stammlager II Birkenau il
giorno dell'arrivo dei soldati ucraini dell'Armata Rossa.
Credits: Auschwitz-Birkenau State Museum 8/13 Bambini internati nel campo di
Auschwitz nel gennaio 1945.
Credits: Ansa 9/13 Da un frame del filmato sulla liberazione di Auschwitz: l'uscita dei
bambini dalle baracche del lager.
Credits: USHMM 10/13 Interno della sezione femminile del lager di Auschwitz-
Birkenau il 27 gennaio 1945.
Credits: Ansa 11/13 Il corridoio della morte: doppia recinzione di filo spinato
elettrificato ad alto voltaggio.
Credits: Ansa 12/13 circa 1955: Barbed wire surrounding the concentration camp at
Auschwitz. This camp was run by the Nazis during the Second World War. (Photo by
Keystone/Getty Images)
13/13 L'imbocco di un crematorio nello Stammlager II-Birkenau, prima della
distruzione operata dalle SS in fuga.
Credits: Getty Images SPECIAL_IMAGE-8756938bb8c46eea2535e8a130310b5d.jpg-
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Il calcio moderno secondo Romano Lupi, la matematica applicata al pallone, la


passione di Osvaldo Soriano e molto altro
Quando i portoni di Auschwitz-Birkenau si aprirono, le SS erano già fuggite dal
campo. Tra il 18 e il 26 gennaio fecero saltare i forni crematori e le camere a gas. Fecero
un rogo dei documenti che provavano l'Olocausto, tra cui i rapporti delle torture e degli
esperimenti medici su uomini, donne e bambini.
Nel campo principale di Auschwitz rimanevano circa 7.000 prigionieri. Erano
quelli più debilitati, lasciati nel lager dalle SS quando fu organizzata la "marcia della
morte" degli internati verso ovest. Quando entrarono nel campo principale, i soldati
dell'Armata Rossa trovarono i corpi di circa 600 prigionieri giustiziati dai nazisti in fuga
o morti di stenti. I restanti uomini, donne e bambini ancora vivi versavano in condizioni
strazianti.
Nelle immediate circostanze dell'ingresso nel lager, il corpo di Sanità sovietico
dei colonnelli Veykov e Melaj organizzò il primo ospedale da campo, nel quale furono
chiamati a prestare servizio numerosi volontari polacchi dalla vicina Oswieçim. Molti dei
prigionieri erano gravi e costretti a letto. Tra questi vi erano oltre 400 bambini vittime,
oltre che della fame e delle disperate condizioni igienico-sanitarie, anche degli
esperimenti del medico delle SS Josef Mengele.
Dopo il 27 gennaio 1945

1/10 Colte dalla cinepresa dei russi, Vojana Taus dalla Jugoslavia e Katarina Beer dalla
Cecoslovacchia escono per la prima volta dall'orrore delle baracche del lager.
Credits: Auschwitz-Birkenau State Museum 2/10 Il trasporto dal lager all'ospedale da
campo dell'Armata Rossa dei prigionieri più gravi. Gennaio 1945.
Credits: Auschwitz-Birkenau State Museum 3/10 I primi reduci di Auschwitz lasciano
l'ospedale per le proprie destinazioni tra il febbraio e il marzo del 1945.
Credits: Auschwitz-Birkenau State Museum 4/10 1945. Dopo aver liberato Auschwitz i
russi proseguono la marcia nel cuore del Terzo Reich.
Credits: Getty Images 5/10 Prigionieri tedeschi nelle mani dei sovietici in Polonia nel
gennaio del 1945.
Credits: Keystone/Hulton Archive/Getty Images 6/10 Militari sovietici e una civile
polacca esaminano una fossa comune ad Auschwitz.
7/10 1945: Civili di nazionalità tedesca vengono trascinati dai russi a vedere di persona
le atrocità commesse ad Auschwitz.
Credits: Getty Images 8/10 Berlino, 25 dicembre 1945. Il primo Natale fuori dal lager
per i piccoli orfani della furia nazista. Ricevono regali da diverse organizzazioni
caritatevoli.
Credits: Getty Images 9/10 L'ultima immagine del trio della morte, poco prima
dell'evacuazione di Auschwitz. Da sx: Richard Baer, comandante del campo; Karl
Hoecker, il vice, e Rudolf Hoess.
Credits: USHMM 10/10 L'Obersturmbannfuhrer Rudolf Hoess durante il processo a
Varsavia nel 1947. Fu impiccato il 16 aprile dello stesso anno. Hoecker farà soltanto
pochi mesi di prigione e morirà in Germania nel 2000. Richard Baer sarà catturato nel
1960. Muore in carcere nel 1963.
Credits: Getty Images SPECIAL_IMAGE-8756938bb8c46eea2535e8a130310b5d.jpg-
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La maggior parte degli ex-internati dovette attendere 3 o 4 mesi di riabilitazione
prima di poter fare ritorno a casa, poichè il loro fisico non era più in grado di ricevere
un'alimentazione normale. Molti dei bambini rimasti orfani nel lager furono portati in
orfanotrofi o case-famiglia nei mesi di febbraio e marzo 1945. Soltanto pochissimi
avrebbero avuto la fortuna di riunirsi con i propri genitori.
(Questo articolo è stato pubblicato la prima volta il 26 gennaio 2017)
Per saperne di più

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Campo di Concentramento di Auschwitz - Orari, prezzi e ubicazione

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Sutuato a circa 70 chilometri di distanza da Cracovia, fu il maggiore campo di
sterminio della storia, dove furono assassinati più di un milione di persone.
Attualmente si possono visitare due campi: Auschwitz I, il campo di
concentramento originale, e Auschwitz II (Birkenau), costruito successivamente come
campo di sterminio.
Auschwitz I

Costruito nel 1940, per accogliere i prigionieri politici polacchi,che erano


ormai troppi per le carceri, Auschwitz I fu il campo di concentramento originale e il
centro amministrativo del complesso che si costruì successivamente.
I primi ad essere reclusi nel campo furono i prigionieri politici dell'esercito
polacco, ma non tardarono a seguirli anche i membri della resistenza, gli intellettuali,
gli omosessuali, gli zingari e gli ebrei.
La maggior parte degli ebrei furono ingannati dai nazisti, che gli vendevano
terreni e case e gli offrivano interessanti posti di lavoro, per portarli con sé a
destinazione, insieme ai loro averi. Dopo un lungo ed estenuante viaggio, arrivavano al
campo, dove, se non erano considerati idonei per le attività lavorative assegnate,
venivano assassinati e, se lo erano, lavoravano praticamente fino alla morte.
Non appena attraversavano la porta di Auschwitz I, i prigionieri leggevano
l'enorme scritta "Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi), facendo supporre ai
prigionieri che, prima o poi, avrebbero potuto abbandonare liberamente quel luogo.
Oltre ai capannoni, dove vivevano i prigionieri, il campo era diviso in vari
blocchi, come il numero 11, conosciuto come il “blocco della morte”. Era il luogo dove si
torturavano i prigionieri, che erano rinchiusi in celle esigue, dove i prigionieri morivano
di fame o venivano uccisi.
Nella visita dei differenti blocchi, si possono constatare le condizioni in cui
vivevano i prigionieri. Si può osservare una piccola parte dell'immensa collezione
d'oggetti, rubati ai prigionieri prima di assassinarli, come stivali, valige, occhiali, pentole
e persino dei capelli, che erano venduti per la fabbricazione di tessuti per i cappotti
dei nazisti.
Auschwitz – Birkenau

Il secondo e il maggiore campo di concentramento è quello che la maggior parte


della gente conosce come Auschwitz. Fu costruito nel 1941, nella località di Bikernau (a
3 chilometri dal campo principale) come parte del piano della Germania nazista per la
“Soluzione finale”, con cui si volevano sterminare gli ebrei.
Il campo era formato da 175 ettari ed era diviso in varie sezioni, delimitate da filo
spinato e recinzioni elettrificate.
Auschwitz – Birkenau non era un campo di lavoro come gli altri, ma fu costruito
con la finalità di portare a termino lo sterminio dei prigionieri. Disponeva, pertanto,
di cinque camere a gas e di forni crematori, ognuno con capacità per 2.500 prigionieri.
Dopo essere arrivati al campo nei vagoni merci, in un terribile viaggio di vari
giorni, in cui non potevano né mangiare né bere, i prigionieri venivano selezionati.
Alcuni raggiungevano direttamente le camere a gas, mentre altri venivano inviati nei
campi di concentramento o erano utilizzati per degli esperimenti.
I prigionieri considerati poco adatti per lavorare, erano inviati nelle camere a gas;
gli comunicavano che avrebbero dovuto farsi una doccia e, dopo aver lasciato i propri
averi nella sala, venivano rinchiusi e assassinati con Zyklon B. Quando ormai erano tutti
morti, si controllava che non avessero nessun oggetto di valore (denti d’oro, orecchini…)
con sé, per poi essere trasportati nei campi crematori.
Anche se in un primo momento le donne non venivano importate, contro la
propria volontà, nel campo, nel 1942 si iniziò ad inviarle ad Auschwitz II, dove venivano
uccise o obbligate a partecipare ad crudeli esperimenti di sterilizzazione, che si
realizzavano all’interno del campo.
Nel campo ancora si conservano alcuni capannoni originari, le enormi latrine e i
resti dei forni crematori e delle camere a gas, che i nazisti cercarono di distruggere prima
di scappare frettolosamente.
La fine di Auschwitz

Nel 1945, l'esercito russo avanzava a passi da gigante verso la Polonia;


nazzisti decisero di evacuare Auschwitz e molti prigionieri morirono.
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche liberarono i prigionieri rimasti nel
campo, anche se, purtroppo, la maggior parte erano malati o moribondi.
Sconvolgente e fondamentale

Pur non essendo un luogo dove svagarsi, il campo di concentramento è una visita
fondamentale per conoscere una degli avvenimenti più tragici e importanti della
storia del XX secolo. Le guide del campo vi parleranno, senza mezzi termini, di come
vivevano i prigionieri, fin dal loro arrivo nel campo.
Le strutture dei campi si conservano in buonissime condizioni e si possono
visitare gli antichi capannoni, le camere a gas, i forni crematori e una parte
dell’immensa collezione di oggetti, che furono rubati ai prigionieri prima di assassinarli.
Come si arriva?

Per visitare Auschwitz ci sono varie opzioni:


Prenotare il nostro tour di Auschwitz: È la forma più comoda e il prezzo è
simile a quello che si spende andando da soli.
Autobus: Dalla stazione centrale di Cracovia partono vari autobus, che portano al
campo.
Treno: Si può andare in treno, fino alla vicina stazione di Oświęcim, da dove si
può prendere l'autobus o un taxi.
scopricracovia.com
Auschwitz

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Il complesso di campi di concentramento di Auschwitz fu il più grande realizzato
dal regime nazista. Esso comprendeva tre campi principali, tutti destinati inizialmente ai
prigioneri selezionati per i lavori forzati. Uno di essi, però, funzionò anche come centro
di sterminio per un periodo piuttosto lungo. I campi erano situati circa 45 chilometri ad
ovest di Cracovia, vicino a quello che, prima della guerra, era il confine tra la Germania e
la Polonia; quest'area si trovava in Alta Slesia, una regione che la Germania Nazista si era
annessa nel 1939, dopo aver invaso e conquistato la Polonia. Le autorità delle SS
crearono tre campi principali vicino alla città polacca di Oswiecim: Auschwitz I, nel
maggio del 1940; Auschwitz II (anche chiamato Auschwitz-Birkenau) all'inizio del 1942;
e Auschwitz III (o Auschwitz-Monowitz) nell'ottobre del 1942.
Il complesso di Auschwitz veniva amministrato dall'Ispettorato dei Campi di
Concentramento. Durante gli anni, l'Ispettorato fu sempre sotto la responsabilità delle SS,
pur cambiando spesso l'ufficio al quale era subordinato. Fino al marzo del 1942, infatti,
l'Ispettorato fu amministrato dall'Ufficio Centrale delle SS, mentre a partire dal 1941
dall'Ufficio Operativo Centrale. Successivamente, dal marzo del 1942 fino alla
liberazione di Auschwitz, l'Ispettorato dipese invece dall'Ufficio Centrale Economico-
Amministrativo.
Nel novembre del 1943 le SS decisero che Auschwitz-Birkenau e Auschwitz-
Monowitz dovessero essere trasformati in campi di concentramento autonomi. Il
comandante di Auschwitz I era anche il comandante di guarnigione di tutte le unità delle
SS assegnate ad Auschwitz ed era di fatto l'ufficiale in comando di tutti e tre i campi. Ad
Auschwitz I si trovavano gli uffici che gestivano i dati dei prigionieri e assegnavano
questi ultimi ai lavori forzati. Nel novembre del 1944, Auschwitz II fu unita ad Auschwitz
I. Auschwitz III, invece, venne poi ribattezzato campo di concentramento di Monowitz.
I comandanti del complesso furono, nell'ordine, il Tenente Colonnello delle SS
Rudolf Hoess, dal maggio 1940 fino al novembre del 1943; il Tenente Colonnello delle
SS Arthur Liebehenschel, dal novembre 1943 sino a metà del maggio 1944; e, infine, il
Maggiore delle SS Richard Baer, dalla metà del maggio 1944 fino al 27 gennaio 1945.
Comandanti di Auschwitz-Birkenau, nel periodo in cui fu autonomo (novembre 1943-
novembre 1944) furono: il Tenente Colonnello delle SS Friedrich Hartjenstein, dal
novembre 1943 fino a metà maggio 1944, e poi il Capitano delle SS Josef Kremer fino al
novembre 1944. Comandante del campo di concentramento di Monowitz dal novembre
1943 al gennaio 1945 fu il Capitano delle SS Heinrich Schwarz.
AUSCHWITZ I
Auschwitz I - il campo principale - fu il primo a essere realizzato vicino a
Oswiecim. La costruzione cominciò nel maggio del 1940 in una caserma abbandonata
dell'artiglieria polacca, situata nei sobborghi della città. Per poter allargare i confini del
campo, le autorità delle SS continuarono ad aumentare il numero di prigionieri da
destinare ai lavori forzati. Durante il primo anno di esistenza di Auschwitz I, le SS e la
polizia liberarono un'area di circa 40 chilometri quadrati e la decretarono "zona di
sviluppo" ad esclusivo uso del campo. I primi prigionieri di Auschwitz inclusero sia
Tedeschi trasferiti dal campo di concentramento di Sachsenhausen, in Germania, dove
erano stati incarcerati come criminali recidivi, sia prigionieri politici Polacchi provenienti
da Lodz e che erano già stati detenuti a Dachau e a Tarnow. Entrambi questi campi erano
situati nel distretto di Cracovia, all'interno del Governatorato Generale, cioè quella parte
di Polonia occupata dai Tedeschi ma non formalmente annessa alla Germania Nazista;
questo territorio in parte era sotto l'amministrazione della Prussia Orientale, in parte era
stato incorporato nella zona di Unione Sovietica a sua volta occupata dai Tedeschi.
Come la maggior parte dei campi di concentramento tedeschi, anche Auschwitz I
era stato costruito con tre obiettivi: 1) incarcerare a tempo indeterminato nemici veri e
presunti del regime nazista e delle autorità tedesche d'occupazione in Polonia; 2) avere
rifornimento continuo di manodopera da destinare ai lavori forzati nelle imprese - per la
maggior parte edili - di proprietà di membri delle SS (e più tardi negli impianti per la
produzione di armamenti e di altri prodotti bellici); 3) eliminare fisicamente piccoli
gruppi all'interno della popolazione, la cui morte veniva ritenuta essenziale da parte delle
SS e delle autorità di polizia per la sicurezza della Germania Nazista. Come molti altri
campi di concentramento, Auschwitz I aveva una camera a gas e un crematorio.
Inizialmente, gli ingegneri delle SS costruirono un'improvvisata camera a gas, sotto al
blocco dei prigionieri, il Blocco 11. Più tardi, una camera a gas più grande e permanente
venne costruita come parte di quello che in origine era solo il crematorio, in un edificio
separato e al di fuori della zona occupata dai prigionieri.
Nell'ospedale di Auschwitz I, nel Blocco (o Edificio) 10, i medici delle SS
effettuarono esperimenti pseudo-scientifici su neonati, su gemelli, su pazienti affetti da
nanismo, sottoponendo molti adulti alla sterilizzazione, alla castrazione e a prove di
ipotermia. Tra uqei medici, il più tristemente famoso divenne il Capitano delle SS Josef
Mengele.
Tra il crematorio e l'edificio destinato agli esperimenti si trovava il cosiddetto
"Muro Nero" dove le guardie delle SS effettuarono le esecuzioni di migliaia di
prigionieri.
AUSCHWITZ II
La costruzione di Auschwitz II, o Auschwitz-Birkenau, cominciò nei pressi di
Brzezinka nell’ottobre del 1941. Dei tre campi creati vicino a Oswiecim, Auschwitz-
Birkenau fu quello che ebbe il maggior numero di prigionieri. Il campo era costituito da
oltre una dozzina di settori, separati da recinti di filo spinato elettrificato e, come
Auschwitz I, pattugliati dalle guardie delle SS e, a partire dal 1942, anche da soldati
accompagnati da cani. Il campo includeva un settore femminile, uno maschile, uno per le
famiglie Rom (Zingare) deportate dalla Germania, dall’Austria e dal Protettorato di
Boemia e Moravia, e un campo per le famiglie ebree trasferite dal ghetto di
Theresienstadt.
Auschwitz-Birkenau aveva anche le strutture e le attrezzature di un centro di
sterminio e, infatti, il campo svolse un ruolo centrale nel piano tedesco per assassinare gli
Ebrei d’Europa. Durante l’estate e l’autunno del 1941, il gas Zyklon B cominciò a venir
usato nei campi di concentramento che i Tedeschi avevano creato per l’assassinio in
massa dei prigionieri. Ad Auschwitz I, in settembre, le SS testarono per la prima volta il
gas Zyklon B come strumento di sterminio: il “successo” di questi esperimenti portò
all’adozione di quel particolare tipo di sostanza in tutte le camere a gas del complesso di
Auschwitz. Inizialmente, le SS usarono come camere a gas due fattorie nei pressi di
Birkenau. La prima camera a gas “provvisoria” cominciò ad operare nel gennaio del 1942
e venne poi smantellata. La seconda camera provvisoria funzionò dal giugno 1942 fino a
tutto l’autunno 1944. Le SS però ritennero che queste strutture non fossero sufficienti a
portare a termine il numero di esecuzioni previste ad Auschwitz-Birkenau e quattro
grandi crematori vennero quindi costruiti tra il marzo e il giugno 1943. Ognuno era
costituito da tre parti: uno spogliatoio, una grande camera a gas e un'area che conteneva i
forni crematori. Le SS utilizzarono le camere a gas ad Auschwitz-Birkenau fino al
novembre del 1944.
LE DEPORTAZIONI AD AUSCHWITZ
Ad Auschwitz-Birkenau arrivavano con regolarità i treni carichi di Ebrei,
provenienti da tutti i paesi europei, che o erano occupati dai tedeschi o erano loro alleati.
Questi trasporti continuarono ininterrottamente dal 1942 fino alla fine dell’estate 1944. I
calcoli effettuati sul numero di deportati dai singoli paesi hanno prodottto le seguenti
cifre, per quanto approssimative: Ungheria, 426.000; Polonia, 300.000; Francia, 69.000;
Olanda, 60.000; Grecia, 55.000; Boemia e Moravia, 46.000; Slovacchia, 27.000; Belgio,
25.000; Yugoslavia, 10.000; Italia, 7.500; Norvegia, 690; altri (inclusi altri campi di
concentramento), 34.000.
Con l'inizio delle deportazioni dall’Ungheria, l'uso di Auschwitz-Birkenau come
strumento centrale del piano tedesco per assassinare gli Ebrei d’Europa raggiunse la sua
massima capacità. Tra la fine d’aprile e l’inizio di luglio del 1944, circa 440.000 Ebrei
ungheresi furono deportati, dei quali circa 426.000 ad Auschwitz. Le SS ne mandarono
circa 320.000 direttamente alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau e ne destinarono
invece circa 110.000 ai lavori forzati nei campi di concentramento del resto del
complesso. I responsabili delle SS trasferirono poi in altri campi in Germania e Austria
molti degli Ebrei ungheresi assegnati ai lavori forzati, appena poche settimane dopo
l'arrivo ad Auschwitz.
In totale, circa un milione e centomila Ebrei furono deportati ad Auschwitz dalle
SS e dalla polizia insieme a circa 200.000 altre vittime, inclusi 140.000-150.000 Polacchi
non-Ebrei, 23.000 Rom e Sinti (Zingari), 15.000 prigionieri di guerra sovietici e 25.000
civili di diverse nazionalità (Sovietici, Lituani, Cecoslovacchi, Francesi, Yugoslavi,
Tedeschi, Austriaci e Italiani).
Appena arrivati ad Auschwitz-Birkenau i prigionieri dovevano subire il processo
di selezione durante il quale le SS generalmente decidevano immediatamente che la
maggior parte non era adatta al lavoro forzato, destinandola di conseguenza subito alle
camere a gas; queste ultime erano cammuffate da grandi locali docce per ingannare le
vittime e tenerle tranquille. I beni e gli effetti personali di coloro che venivano uccisi
venivano confiscati e smistati all’interno del magazzino “Kanada” (Canada) ed erano poi
spediti in Germania. Il nome Canada era stato scelto perché per i prigionieri esso
simboleggiava la ricchezza.
In totale, almeno 960.000 Ebrei vennero trucidati ad Auschwitz. Tra le altre
vittime vi furono circa 74.000 Polacchi, 21.000 Rom (Zingari), 15.000 prigionieri di
guerra sovietici e 10.000-15.000 cittadini di altri paesi (Sovietici, Cecoslovacchi,
Yugoslavi, Francesi, Tedeschi e Austriaci). Il 7 ottobre 1944, diverse centinaia di
prigionieri assegnati al lavoro forzato al Crematorio IV di Auschwitz-Birkenau si
ribellarono, dopo che si era sparsa la voce che i Tedeschi si preparavano a eliminarli tutti.
Durante la rivolta, i prigionieri uccisero tre guardie e fecero saltare il crematorio e la
camera a gas annessa. L'esplosivo usato nell'azione era stato introdotto di nascosto nel
campo da alcune donne ebree assegnate ai lavori forzati in una vicina fabbrica di
armamenti. I Tedeschi schiacciarono rapidamente la rivolta e uccisero quasi tutti i
prigionieri che vi avevano partecipato. Le donne ebree che avevano procurato l’esplosivo
vennero impiccate pubblicamente, all’inizio del gennaio 1945.
Le operazioni di sterminio con il gas continuarono, tuttavia, fino al novembre del
1944 quando le SS, seguendo gli ordini di Himmler, cominciarono a smantellare le
camere a gas ancora funzionanti. Successivamente - all’avvicinarsi delle truppe
sovietiche durante il mese di gennaio del 1945 - le SS cercarono di distruggere tutte le
strutture rimaste.
AUSCHWITZ III
Auschwitz III, anche chiamato Buna o Monowitz, venne creato nell’ottobre del
1942 per ospitare i prigionieri assegnati al lavoro forzato nello stabilimento di gomma
sintetica di Buna, il quale si trovava alla periferia della città polacca di Monowice. Nella
primavera del 1941, una delle più grandi aziende tedesche, la I.G. Farben, creò uno
stabilimento per la produzione di gomma sintetica e di combustibili, per il quale i
dirigenti dell’azienda intendevano sfruttare i prigionieri del campo di concentramento. La
I.G. Farben investì più di 700 milioni di marchi (circa 1,4 milioni di dollari dell’epoca) ad
Auschwitz III. Dal maggio 1941 fino all'ottobre del 1942, le SS portarono prigionieri da
Auschwitz I al “Distaccamento Buna”, prima a piedi e poi con i treni. Più tardi,
nell’autunno del 1942, non appena iniziarono i lavori per la costruzione di Auschwitz III,
i detenuti destinati al lavoro forzato a Buna vi furono trasferiti stabilmente.
All'interno di Auschwitz III si trovava anche un campo chiamato di Educazione al
Lavoro per i prigionieri non-ebrei che erano stati riconosciuti colpevoli della violazione
delle leggi tedesche che regolavano la disciplina sul posto di lavoro.
I SOTTOCAMPI DI AUSCHWITZ
Tra il 1942 e il 1944, i dirigenti delle SS di Auschwitz realizzarono 39 campi
minori o sottocampi. Alcuni di essi vennero costruiti all’interno della zona individuata
ufficialmente come “Zona di sviluppo”, inclusi Budy, Rajsko, Tschechowitz, Harmense e
Babitz. Altri, come Blechhammer, Gleiwitz, Althammer, Fürstengrube, Laurahuette e
Eintrachthuette si trovavano invece nell’Alta Slesia, a nord e a ovest del fiume Vistola.
Altri sottocampi si trovavano in Moravia, come Fruedental e Bruenn (Brno). In genere, i
campi satellite destinati alla produzione e all’elaborazione di prodotti agricoli erano posti
sotto l’amministrazione di Auschwitz-Birkenau, mentre i sottocampi dove i prigionieri
erano assegnati alla produzione industriale e di armamenti, o all’industria estrattiva (per
esempio le miniere di carbone, o le cave di pietra) erano amministrati da Auschwitz-
Monowitz. Dopo il novembre del 1943, questa divisione delle responsabilità venne
formalizzata.
I detenuti di Auschwitz dovevano lavorare in grandi aziende agricole, inclusa
quella sperimentale di Rajsko; erano anche obbligati a lavorare nelle miniere di carbone,
nelle cave, nelle imprese ittiche e soprattutto nelle fabbriche di armi, come la German
Equipment Works, creata nel 1941 e di proprietà delle SS. I prigionieri dovevano poi
sottoporsi a una periodica selezione e se le SS li ritenevano troppo deboli o malati per
continuare a lavorare, venivano trasferiti a Auschwitz-Birkenau e lì venivano uccisi.
Coloro che venivano selezionati per i lavori forzati erano registrati ad Auschwitz
I, dove veniva loro tatuato un numero di identificazione sul braccio sinistro; essi
venivano poi assegnati ai vari lavori nel campo principale, oppure in altre parti dell’intero
complesso, inclusi i campi satellite.
LA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ
Verso la metà di gennaio del 1945, all’avvicinarsi delle truppe sovietiche al
complesso di Auschwitz, le SS cominciarono ad evacuare sia i campi principali che quelli
secondari. Unità delle SS obbligarono circa 60.000 prigionieri a lasciare Auschwitz e a
marciare verso ovest. Migliaia di questi prigionieri, però, furono uccisi quando ancora
erano all’interno dei campi, nei giorni precedenti queste marce forzate (poi divenute
famose anche conosciute come “marce della morte”). In tutto, decine di migliaia di
detenuti, per la maggior parte Ebrei, vennero obbligati a unirsi alle marce, le quali
procedevano in due diverse direzioni: la prima prevedeva un percorso verso nordovest di
circa 55 chilometri, fino a Gliwice; a questa marcia si univano, lungo il cammino, anche i
prigionieri dei sottocampi dell'Alta Slesia Orientale, come Bismarckhuette, Althammer e
Hindenburg. La seconda via invece si dirigeva ad ovest per 63 chilometri, verso
Wodzislaw, nella parte occidentale dell’Alta Slesia; anche in questo caso, lungo il
percorso, venivano raccolti altri prigionieri, provenienti dai campi secondari a sud di
Auschwitz, come Jawischowitz, Tschechowitz e Golleschau. Durante le marce della
morte, le SS sparavano a chiunque rallentasse o non fosse più in grado di continuare a
camminare. I prigionieri, inoltre, erano inermi di fronte al freddo, la fame e gli altri disagi
che li affliggevano lungo il cammino. Si calcola che, solo sulla via di Gliwice, morirono
almeno 3.000 prigionieri; in tutto, si pensa che circa 15.000 prigionieri siano morti
durante queste evacuazioni forzate da Auschwitz e dai suoi sottocampi.
Una volta giunti a Gliwice e a Wodzislaw, i prigionieri venivano caricati su treni
merci privi di riscaldamento e trasportati nei campi di concentramento in Germania, in
particolare a Flossenbürg, Sachsenhausen, Gross-Rosen, Buchenwald, Dachau e
Mauthausen (quest’ultimo si trovava in Austria). Il viaggio durava diversi giorni,
senz’acqua, cibo, riparo o coperte e molti prigionieri non riuscirono a sopravvivere.
Verso la fine di gennaio del 1945, le SS e la polizia obbligarono 4.000 prigionieri
ad abbandonare a piedi Blechhammer, un campo satellite del complesso di Auschwitz-
Monowitz. Le SS assassinarono 800 prigionieri durante quella marcia verso il campo di
concentramento di Gross-Rosen. Gli uomini delle SS uccisero anche almeno 200
prigionieri che erano rimasti nel campo o perché malati o perché erano riusciti a
nascondersi. Così, con un breve ritardo sulle previsioni, le SS trasportarono i circa 3000
prigionieri di Blechhammer da Gross-Rosen al campo di concentramento di Buchenwald,
in Germania.
Il 27 gennaio 1945, l’esercito sovietico entrò ad Auschwitz, a Birkenau e a
Monowitz liberando cira 7.000 prigionieri, la maggior parte dei quali era gravemente
ammalata e ridotta in fin di vita. Si stima che le SS e le forze di polizia abbiano deportato
almeno un milione e trecentomila persone nel complesso di Auschwitz, tra il 1940 e il
1945. Di questi, i responsabili dei campi ne uccisero un milione e centomila.
Further Reading
Berenbaum, Michael, and Yisrael Gutman, editors. Anatomy of the Auschwitz
Death Camp. Bloomington: Indiana University Press, 1998.
Dlugoborski, Waclaw, and Franciszek Piper. Auschwitz, 1940-1945: Central
Issues in the History of the Camp. Oswiecim: Auschwitz-Birkenau State Museum, 2000.
Langbein, Hermann. People in Auschwitz. Chapel Hill: University of North
Carolina Press, 2004.
Levi, Primo. Survival in Auschwitz: The Nazi Assault on Humanity. New York:
Collier Books, 1986.
Rees, Laurence. Auschwitz: A New History. New York: Public Affairs, 2005.
Swiebocka, Teresa, editor. Auschwitz: A History in Photographs. Bloomington:
Indiana University Press; Warsaw: Ksiazka i Wiedza, 1993.
ushmm.org
Com'era organizzato il campo di Auschwitz

focus.it
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Femminismo e Festa della Donna SPECIAL_IMAGE-
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quanto si credesse Una fabbrica della morte efficientissima, gestita da SS, kapò,
sonderkommandos e comuni collaboratori.

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Auschwitz, la fabbrica di morte: produsse oltre un milione di vittime. Il 90%
erano ebrei, ma tra quelle mura finirono anche polacchi, russi, Rom, Sinti, omosessuali e
testimoni di Geova.

Il complesso includeva una serie di campi di concentramento e di lavoro che si


trovavano nelle vicinanze di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), nel sud della Polonia.
Oltre al campo originario (Auschwitz I) c'era il campo di sterminio di Birkenau
(Auschwitz II), il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III) e altri 45 sottosezioni in
cui i deportati venivano utilizzati per lavorare nelle industrie tedesche, Siemens e
IgFarben in testa.
La storia della Shoah: inizia con una fake news e finisce nell'Olocausto Fabbrica di
morte. I primi deportati iniziarono ad arrivare già nel 1940. Giunti a destinazione, sotto
gli occhi del "personale medico" delle SS, avveniva la prima tragica selezione:
mediamente solo il 25% dei deportati era dichiarato abile al lavoro, il restante 75%
(donne, bambini, anziani, madri con figli) era automaticamente condannato a morte.

SPECIAL_IMAGE-1deecebf26c2cdcdd3f57b0b2ec5c0c8.jpg-REPLACE_ME La
selezione dei detenuti. L'immagine è presa dal cosiddetto Auschwitz Album, una
collezione di circa 200 fotografie scattate da un militare SS nel maggio-giugno 1944 nel
campo di Auschwitz-Birkenau. 10 cose che forse non sai su Hitler SPECIAL_IMAGE-
351bb3a49554ea7ecbb4a71689ed3871.jpg-REPLACE_ME Immagine di un crematorio.
La figura dei sonderkommandos è stata molto discussa: Primo Levi li definì «corvi neri
del crematorio». Tuttavia lui stesso scrisse "credo che nessuno sia autorizzato a
giudicarli, non chi ha conosciuto l'esperienza del Lager, tanto meno chi non l'ha
conosciuta". I corvi neri. Nelle camere a gas, ad attenderli trovavano quelli che Primo
Levi definì i "corvi neri del crematorio": i sonderkommandos, unità speciali di ebrei
istituite per collaborare con le SS in cambio di un trattamento di favore.

Le loro testimonianze hanno permesso di ricostruire l'orrore: giunti qui, i detenuti


venivano spogliati e introdotti in un locale camuffato da spogliatoio con tanto di
descrizioni multilingue delle procedure per il recupero dei vestiti. Ai sonderkommandos
spettava il compito di guidare le vittime nei forni e di recuperare vestiti e denti d'oro.

Shlomo Venezia era uno di loro. Le sue drammatiche testimonianze - come il


racconto della neonata sopravvissuta al forno crematorio mentre la madre morta la stava
allattando - raccontano solo in parte l'orrore della Shoah.

Così come gli appunti di un altro membro dei sonderkommandos di Auschwitz,


Marcel Nadjiari: ebreo greco deportato nel lager fu costretto a collaborare con le SS e
decise di scrivere di nascosto l'orrore che vedeva, tenendo gli appunti nascosti sotto la
terra. Per oltre 70 anni nessuno riuscì a decifrare i suoi pensieri, rovinati dall'umidità.
Solo nel 2017 grazie alle nuove tecnologie è stato possibile rileggere quelle parole
strazianti: "avremmo dovuto prendere i corpi di donne e bambini innocenti e portarli
all'ascensore che portava nella stanza con i forni dove i loro corpi sarebbero bruciati
senza combustibile, a causa del loro grasso", si legge.
Quando sono state inventate le camere a gas? Abili al lavoro. I (pochi) prigionieri
dichiarati abili al lavoro venivano invece spogliati, rasati e rivestiti di una casacca, un
paio di pantaloni e un paio di zoccoli. Sul loro avambraccio sinistro era tatuato un
numero ed era associato un contrassegno colorato che identificava le diverse categorie di
detenuti: ebrei, Rom, Sinti, testimoni di Geova, asociali, omosessuali, criminali e
prigionieri politici.

Il loro compito da quel momento in poi era lavorare fino allo stremo delle forze
per numerose ditte tedesche - tra cui la Siemens, la I.G.Farben (che produceva lo Zyklon
B, il gas usato per lo sterminio) - o nelle cave, nell’agricoltura e nelle ditte legate
all’industria bellica.

SPECIAL_IMAGE-6dc646c36c29d2c221c803014e4c4aa0.jpg-REPLACE_ME
Prigionieri che producono aerei e parti di sottomarini nel campo di Bobrek, uno dei
sottocampi di Auschwitz, costruito dalla Siemens-Schuckert (dal 1961 Siemens AG).

SPECIAL_IMAGE-12fbaa770d5f0a62c53214ebbb41fb75.jpg-REPLACE_ME Le
ciminiere delle camere a gas. L'odore dei corpi bruciati si spandeva nell'aria arrivando
fino a 20 chilometri di distanza, ai villaggi vicini. I blocchi. I campi erano organizzati
in aree: c'era l'ospedale, la cucina, l'ufficio della Gestapo, la prigione, la zona riservata
agli esperimenti e il reparto dei forni crematori.

Vicino c'erano le baracche dei deportati divisi tra uomini e donne, con letti a
castello a tre piani (su cui dormivano ammassati più prigionieri), il lavatoio e le latrine.
Un deportato in queste condizioni, lavorando 12 ore al giorno, sottonutrito, sottoposto al
freddo, alle malattie e alle violenze, resisteva in media sei mesi.
Chi comandava? A dirigere i lavori ad Auschwitz erano Rudolph Höss e altri
membri delle SS: tutti dipendevano direttamente da Hitler, Himmler ed Eichmann. Al
fianco di Hoss e delle SS operava un gruppo di medici, tra cui il famigerato dottor
Mengele, che dopo la guerra riuscì a fuggire in Sud America senza scontare un solo
giorno di pena. Ogni "quartiere" (o blocco) aveva poi un kapò (di solito scelto tra i
detenuti comuni, non ebrei) che decideva le sorti degli internati.
shoah in ebraico significa desolazione, catastrofe, disastro Manovalanza. Alcuni
internati infine furono costretti a fare da manovalanza, senza avere ruoli decisionali.
Come Jozef Paczynski, che diventò il barbiere personale di Rudolph Höss, o come Lale
Sokulov scelto per diventare il tatuatore ufficiale di Auschwitz.

O ancora come Wilhelm Brasse, un internato polacco arrestato perché renitente


all’arruolamento nella Wehrmacht e "promosso" a fotografo dei detenuti. Prima di
lasciare Auschwitz nascose le sue pellicole, che nel 1945 finirono in mano agli uomini
dell'Armata Rossa.

SPECIAL_IMAGE-69118e9ee239e375e08f5d49001a3fa4.jpg-REPLACE_ME Esempio
di trittico fotografico realizzato da Brasse per ogni detenuto. Il 27 gennaio 1945 il
campo fu liberato con circa 7.000 prigionieri ancora in vita. Per loro ricominciava una
nuova esistenza, ma il senso di colpa non li avrebbe più lasciati.

Come raccontò Primo Levi in I sommersi e i salvati (Einaudi): "Mi sentivo sì


innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una
giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più
adatti; i migliori sono morti tutti".
27 Gennaio 2018 | Giuliana Rotondi focus.it
Giornata della memoria 2018, frasi e aforismi per non dimenticare - QuotidianoNet

quotidiano.net
Roma, 27 gennaio 2018 - Oggi è la Giornata della memoria. Una data ricordata
in tutto il mondo proprio il 27 gennaio perché in quel giorno, nel 1945, le truppe
dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
In Italia si festeggia in moltissimo modi diversi. Solo qualche esempio? A Milano
con 9 medaglie d'onore ad altrettanti ex deportati, ad Ancona con la dedica di altre sette
pietre d'inciampo (i sampietrini coperti di ottone messi sul selciato della strade vicino
alle abitazioni dei perseguitati per ricordarne i nomi e la morte), a Napoli con un cambio
di toponomastica (sostituite via Vittorio Emanuele con via Salvatore Morelli e piazzale
Tecchio (gerarca fascista) con piazza Ascarelli.
"Mio padre, Perlasca" - di G. A. TRAVERSI
LE FRASI - Per non dimenticare, ripercorriamo le frasi di alcuni 'grandi', che ci
aiutano a tener vivo il ricordo dell'orrore.
Impossibile prescindere da Primo Levi, e in particolare dai versi della poesia
'Shemà' (ovvero 'Ascolta') che apre il romanzo "Se questo è un uomo".
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi".
Primo Levi scriveva anche:
"L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il
segnalibro della memoria".

D'impatto anche due frasi dai campi di concentramento. La prima è incisa in


trenta lingue su un monumento di Dachau, la seconda è apparsa su un muro di
Auschwitz, scritta da un internato:
"Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo".
"Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa".
Scegliamo due frasi anche dal magnifico "La banalità del male" di Hannah
Arendt:
"Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né
mostruoso".
"Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto
estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può
invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo.
Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la
profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché
non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale".

L'anno scorso è morto Elie Wiesel, scrittore, giornalista, saggista, filosofo,


attivista per i diritti umani e professore rumeno naturalizzato statunitense, vincitore del
premio Nobel per la pace nel 1986. E' uno dei superstiti dell'Olocausto. Scriveva:
"Se con l’Olocausto Dio ha scelto di interrogare l’uomo, spetta a questi rispondere con
una ricerca che ha Dio per oggetto".
"L'opposto dell'amore non è odio, è indifferenza. L'opposto dell'arte non è il
brutto, è l'indifferenza. L'opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l'opposto della
vita non è la morte, è l'indifferenza".
Sul tema dell'indifferenza insiste molto anche Elisa Springer, che è stata una
scrittrice austriaca naturalizzata italiana, di origine ebraica, superstite dell'Olocausto:
"Lo strazio più grande, in questi cinquant’anni, è stato quello di dover subire
l’indifferenza e la vigliaccheria di coloro che, ancora adesso, negano l’evidenza dello
sterminio".
E poi c'è Simon Wiesenthal, il 'cacciatore di Nazisti'. Morto nel 2005, era
ingegnere e scrittore austriaco di origine ebraica, superstite dell'Olocausto, e dedicò gran
parte della sua vita a raccogliere informazioni sui nazisti in latitanza per poterli
rintracciare e sottoporre a processo.
"Chiunque contesti l’esistenza delle camere a gas di Auschwitz è sempre o un vecchio
nazista o un neonazista".
Infine Liliana Segre, da pochi giorni senatrice a vita, nel suo "Sopravvissuta ad
Auschwitz" scrive:
""Lo racconto sempre ai ragazzi perchè devono sapere, e quando si passa in una stazione
qualsiasi e si vedono i vitelli o i maiali portati al mattatoio, penso sempre che io sono
stata uno di quei vitelli, uno di quei maiali".
"Vivevamo immersi nella zona grigia dell'indifferenza. L'ho sofferta,
l'indifferenza. Li ho visti, quelli che voltavano la faccia dall'altra parte. Anche oggi ci
sono persone che preferiscono non guardare".
"Più di 6000 ebrei italiani furono deportati ad Auschwitz. Siamo tornati in 363".

IN TV - Rai Cultura per non dimenticare l'Olocausto dedica alla memoria


l'intera giornata. Da segnalare i documentari "La poesia spezzata. Zuzanna Ginczanka
1917-1944", alle 12, e "Risiera di San Sabba 1945-1995: la memoria dell'offesa", alle 13.
Nel pomeriggio, dalle 15 una doppia riflessione sulla sorte degli italiani prigionieri dei
nazisti dopo l'8 settembre in "Mille Papaveri Rossi". Alle 17 invece, è il cinema di Carlo
Lizzani a raccontare in "L'oro di Roma" la trappola del tenente colonnello delle SS
Herbert Kappler contro gli ebrei romani.
Alle 21.10 "Ottant'anni dopo. Processo alle Leggi Razziali" di Bruna Bertani con
la regia di Paola Toscano che racconta lo spettacolo teatrale "Processo al Re", voluto
dall'Ucei sotto l'egida del Consiglio dei Ministri, che nella forma di un vero e proprio
dibattimento processuale analizza la legislazione sulla razza promulgata da Mussolini e
firmata dal re Vittorio Emanuele III nel 1938.
Alle 22.10, è un testimone d'eccezione a raccontare la Shoah Francesco Guccini,
protagonista di "Son morto che ero bambino. Guccini va ad Auschwitz".
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L'APPELLO DI MATTARELLA - Dal Quirinale - a pochi giorni dalla nomina di
Liliana Segre a senatrice a vita - il presidente ha lanciato moniti bel precisi: no alle
riabilitazioni del fascismo, no alle discriminazioni che rischiano di tornare. Quest'anno,
la commemorazione cade nell'80esimo anniversario delle leggi razziali, un tema caro al
capo dello Stato che ha sempre dimostrato nel difendere il 'ricordo' di quando accaduto
durante la Shoah, quel "per non dimenticare" su cui ha messo il suo sigillo visitando le
Fosse Ardeatine come primo atto da nuovo presidente della Repubblica.
"Le leggi razziali - che oggi molti studiosi preferiscono chiamare 'leggi razziste' -
rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della
nostra storia - ha detto il capo dello Stato - E' vero, il Fascismo non fece costruire camere
a gas e forni crematori ma, dopo l'8 settembre, il governo di Salò collaborò attivamente
alla cattura degli ebrei che si trovavano in Italia e alla loro deportazione verso
l'annientamento fisico".
Giornata della memoria 2018, Napoli si sveglia con i nomi delle vie cambiati
Mattarella trova "sbagliata e inaccettabile" l'affermazione secondo cui "il
fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in
guerra". "Razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di
pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza - sottolinea - Volontà di dominio e di
conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo,
supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava
prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma".
Il presente indica che c'è ancora bisogno dei moniti presenti nella Costituzione, e in
particolare all'art. 3: "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali".
quotidiano.net

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