RICHIAMI TEORICI
INTEGRALE DEFINITO
Nelle lezioni di teoria è stato ampiamente trattato l’argomento riguardante l’integrazione defi-
nita secondo Riemann per funzioni reali limitate su intervalli limitati.
Se ne sono altresı̀ osservati il significato geometrico e le applicazioni concrete.
In questi richiami essenziali, ricordiamo solamente che l’integrale definito di una funzione f
su un intervallo I = [a, b] ⊆ R è indicato con il simbolo
Z b
f (x) dx,
a
e ci limitiamo a ricordare che nel caso in cui la funzione f sia positiva su [a, b], l’integrale
definito di f su [a, b] è numericamente uguale all’area del trapezoide delimitato dal grafico di
f , dall’asse x e dalle rette verticali x = a e x = b.
Non spendiamo parole sulle interpretazioni geometriche nel caso in cui f sia negativa o di segno
non costante.
F 0 (x) = f (x), ∀x ∈ I.
Chiamiamo cioè primitiva di f ogni funzione la cui derivata prima sia uguale alla funzione f .
F (x) + c, c ∈ R,
Allora F è derivabile ∀x ∈ I e si ha
F 0 (x) = f (x), ∀x ∈ I,
A partire da questo teorema si dimostra un risultato di estrema importanza che viene uti-
lizzato, come già anticipato, nel calcolo degli integrali definiti.
COROLLARIO
Sia f continua su [a, b] e sia G una primitiva di f su [a, b]. Allora
Z b
f (x) dx = G(b) − G(a).
a
L’importanza del precedente corollario ci dice quindi come calcolare un integrale definito di
una assegnata funzione continua f su un intervallo [a, b]: è sufficiente procurarsi una qualsiasi
primitiva G di f , valutarla agli estremi dell’intervallo [a, b] e calcolare lo scarto G(b) − G(a).
In forza del teorema Fondamentale del Calcolo Integrale (che, ribadiamo, afferma che una
funzione integrale F per f è una primitiva per f ), d’ora in poi indicheremo con F una generica
primitiva di f .
INTEGRALE INDEFINITO
Vista la questione iniziale che ha aperto la problematica del calcolo delle primitive di una
assegnata funzione f , chiameremo integrale indefinito di f l’insieme di tutte le primiti-
ve di f , e lo indicheremo col simbolo
Z
f (x) dx.
In formule
Z n o
f (x) dx := F + c, c ∈ R : F è una primitiva di f .
3
REGOLE DI INTEGRAZIONE
LINEARITÀ
Cioè: l’integrale di una combinazione lineare di funzioni è la combinazione lineare degli integrali
delle singole funzioni.
In particolare, l’integrale di una somma è la somma degli integrali e le costanti moltiplicative
possono essere portate fuori dal segno di integrale.
Osserviamo inoltre che l’integrale del prodotto di due o più funzioni non è il prodotto de-
gli integrali delle singole funzioni.
Utilizzeremo spesso questo tipo di integrazione per ricondurre l’integrale da calcolare a quello di
una funzione elementare o ad un integrale quantomeno più semplice di quello di partenza. L’i-
dea è di chiamare y (noi useremo anche la lettera t) un’opportuna funzione ϕ(x) dell’integranda
e riuscire ad individuare all’interno dell’integranda la derivata secondo Leibniz dell’uguaglianza
ϕ(x) = y,
vale a dire
ϕ0 (x) dx = dy.
A questo punto, grazie alla formula, riscriveremo l’integrale originario come
Z Z
0
f (ϕ(x))ϕ (x) dx = f (y) dy.
Esempio 1.
Si calcoli
√
Z
sin x · 3 − cos x dx.
Svolgimento.
4
Quando si opera una sostituzione è fondamentale individuare una opportuna funzione della
quale compaia (o sia possibile far comparire) la derivata all’interno dell’integrale.
Vista la struttura dell’integranda, poniamo, in accordo con le notazioni del teorema,
ϕ(x) = 3 − cos x = y,
da cui
ϕ0 (x) dx = 0 + sin x dx = dy,
cioè
sin x dx = dy.
Esempio 2.
Si calcoli
Z
x
dx.
1 + x4
Svolgimento.
conviene porre
ϕ(x) = x2 = y,
5
Osserviamo che a numeratore non compare esattamente il fattore 2x dx: tuttavia, grazie alla
linearità dell’integrale, è possibile moltiplicare e dividere l’integranda per il fattore 2 e portar
1
fuori il fattore . Cioè
2
Z Z
x 1 2x
2 2
dx = · dx.
1 + (x ) 2 1 + (x2 )2
Esempio 3.
Si calcoli l’integrale Z
1
dx.
x(log x − 2)
Z 1
x dx.
log x − 2
Si intuisce convenga effettuare la sostituzione
ϕ(x) = (log x − 2) = y,
da cui, derivando alla Leibniz,
1
dx = dy.
x
Pertanto si ha
Z 1 Z
x dy
dx = = log |y| + c.
log x − 2 y
Esempio 4.
Si calcoli l’integrale
Z 4
1
√ dx.
1 x(1 + x)
Si tratta di un integrale
√ definito.
Conviene porre x = y. Si trova, derivando alla Leibniz,
1
√ dx = dy.
2 x
√
Pertanto, osservato che da x = y si ottiene x = y 2 , risulta
Z 4 Z 4 Z 2
1 1 1
√ dx = 2 · √ dx = 2 · 2
dy =
1 x(1 + x) 1 2 x(1 + x) 1 1+y
2 π
= 2 arctan y 1 = 2 (arctan 2 − arctan 1) = 2 arctan 2 − .
4
Esempio 5.
Calcolare l’integrale
Z
sin(4x) dx.
Svolgimento.
4x = y,
da cui
4 dx = dy.
7
Esempio 6.
Svolgimento.
Poniamo
ex = t,
da cui
ex dx = dt.
t0 = e−1 , t1 = e0 = 1.
Esempio 7.
Si calcoli
e2x
Z
dx.
ex + 1
Svolgimento.
8
Conviene operare una sostituzione. In accordo con le notazioni del teorema, scegliamo
ϕ(x) = ex = y.
ex dx = dy.
e2x
Z x x
e ·e
Z Z
y
x
dx = x
dx = dy.
e +1 e +1 y+1
Si ha facilmente
Z
y+1 − 1
Z Z
y 1
dy = dy = 1− dy = y − log |y + 1| + c.
y+1 y+1 y+1
e2x
Z
dx = ex − log |ex + 1| + c
ex + 1
Esempio 8.
Poiché si intuisce che ci si debba ricondurre alla integrazione di una radice quadrata, la sosti-
tuzione che conviene operare è la seguente:
e−2x + 3 = y.
e−1 +3 e−1 +3
√
Z Z
1 1 1 3 e−1 +3
=− · y dy = − y 1/2 dy = − · · y 3/2 4 =
2 4 2 4 2 2
3 −1 3
(e + 3)3/2 − 43/2 = − (e−1 + 3)3/2 − 8 .
=−
4 4
Tale formula di integrazione la si usa solitamente quando l’integranda è data o da un’unica fun-
zione non integrabile immediatamente o dal prodotto di due funzioni (spesso di specie diversa)
non gestibili unicamente con qualche sostituzione.
L’idea che sta alla base della regola è la seguente: individuare nel prodotto una funzione
semplice da integrare (f 0 (x)) e una funzione da derivare g(x), a patto di non ottenre a secondo
membro della formula un integrale più complicato di quello di partenza.
Si può riassumere la formula precedente col seguente schema:
derivo integro
g(x) f 0 (x)
y y
-
←−
g 0 (x)
R
− · f (x)
dal quale
Z Z
0
f (x)g(x) dx = f (x) · g(x) − f (x)g 0 (x) dx.
10
Esempio.
Si calcoli
Z
x · e2x dx.
L’integranda è data dal prodotto di due funzioni di specie diversa, x ed e2x , ma tale prodotto
non è risolubile per mezzo di una sostituzione in quanto la derivata di ϕ(x) = e2x è 2e2x , fun-
zione che non compare nell’integranda.
derivo integro
x e2x
y y
-
←−
R 1 2x
1 − · e
2
Si ha quindi
Z Z
1 1 2x
x · e dx = e2x · x −
2x
e dx =
2 2
Z
1 1 1 1
= e2x · x − e2x dx = e2x · x − e2x + c.
2 2 2 4
11
Nel calcolo degli integrali definiti può essere comodo sfruttare alcuni risultati riguardanti l’in-
tegrazione di funzioni pari o dispari su intervalli simmetrici rispetto allo 0, vale a dire intervalli
del tipo [−a, a], a > 0.
I risultati che esporremo sono facilmente dimostrabili sfruttando opportunamente il teorema di
sostituzione e le proprietà dell’integrale definito.
FUNZIONI PARI
Sia f : domf → R una funzione pari, vale a dire una funzione tale che
Cioè, l’integrale di una funzione pari (vale a dire con grafico simmetrico rispetto all’asse y)
su un intervallo simmetrico è pari al doppio dell’integrale della medesima f su una delle due
metà dell’intervallo (ad esempio, la parte positiva [0, a]).
Ciò risulta vantaggioso: infatti, nel calcolo del valore numerico dell’integrale, la possibilità di
valutare nell’estremo x = 0 può ridurre notevolmente i calcoli.
FUNZIONI DISPARI
Esempio.
Poiché la funzione
g(x) = x9 arctan(x2 + 3)
è dispari, in quanto
si ha
(
−x log(x + 4) se − 3 ≤ x < 0
f (x) = .
x log(x + 4) se 0 ≤ x ≤ 3
Pertanto
Z 3 Z 0 Z 3
|x| log(x + 4) dx = −x log(x + 4) dx + x log(x + 4) dx =
−3 −3 0
Z 0 Z 3
=− x log(x + 4) dx + x log(x + 4) dx.
−3 0
derivo integro
log(x + 4) x
y y
-
1 ←−
R x2
− ·
x+4 2
Per la formula d’integrazione per parti, l’integrale diviene
x2 x2
Z Z
1
x log(x + 4) dx = log(x + 4) − · dx =
2 x+4 2
x2 x2
Z
1
= log(x + 4) − dx.
2 2 x+4
Risolviamo l’integrale in rosso. Si tratta dell’integrale di una funzione razionale fratta in cui il
numeratore ha maggior grado del denominatore. Eseguiamo anzitutto la divisione di polinomi
tra numeratore e denominatore.
Risulta
14
x2 +0x +0 x +4
−x2 −4x x −4
−4x
4x +16
+16
L’integrale indefinito diviene
x2
Z
16
x−4+ dx = − 4x + 16 log |x + 4| + c.
x+4 2
Quindi
x2 x2
Z
1
x log(x + 4) dx = log(x + 4) − · − 4x + 16 log(x + 4) + c =
2 2 2
x2 1
= log(x + 4) − x2 + 2x − 8 log(x + 4) + c.
2 4
3
x2
1
+ log(x + 4) − x2 + 2x − 8 log(x + 4) =
2 4 0
9 9 9 9
= − −8 log 4 − log(1) − − 6 − 8 log 1 + log 7 − + 6 − 8 log 7 − (−8 log 4) =
2 4 2 4
9 7
= 16 log 4 − − log 7.
2 2
15
ESERCIZI SVOLTI
1) Si calcoli l’integrale
Z √
1 + 5 cos2 x sin(2x) dx.
Svolgimento.
1 + 5 cos2 x = y.
√
Z
√
Z Z
1 1 1
=2· − 1+ 5 cos2 x · (−10) sin x · cos x dx = − y dy = − y 1/2 dy =
10 5 5
1 y 3/2 2 3/2
=− · 3 +c=− 1 + 5 cos2 x +c=
5 2
15
2
q
=− (1 + 5 cos2 x)3 + c.
15
2) Si calcoli l’integrale
Z e7
log (1 + log x)
dx.
1 x
16
Svolgimento.
La funzione integranda
log (1 + log x)
f (x) = ,
x
da cui otteniamo
1
dx = dt.
x
1 · log(1 + t).
1 ←−
R
− · t
1+t
17
Si ottiene quindi
Z Z
t
log(1 + t) dt = t log(1 + t) − dt.
1+t
L’integrale evidenziato in rosso è l’integrale di una funzione razionale fratta in cui numeratore
e denominatore hanno esattamente lo stesso grado. Effettuando la divisione tra numeratore e
denominatore si trova quoziente 1 e resto −1.
Si può riscrivere quindi
t 1
=1− .
1+t 1+t
Pertanto
Z Z
t 1
dt = 1− dt = t − log |1 + t| + c.
1+t 1+t
3) Si calcoli l’integrale
5
Z π
2 sin(2x)
dx.
2π 9 + sin4 x
Svolgimento.
Calcoliamo quindi
Z
sin(2x)
dx.
9 + sin4 x
18
2 sin x · cos x
Z Z
sin(2x)
4 dx = dx.
9 + sin x 9 + sin4 x
Posto
sin2 x
= y,
3
si ha
2
sin x · cos x dx = dy.
3
1
Moltiplicheremo e divideremo l’integranda per il fattore .
3
Si ha quindi
Z 1 · 2 sin x · cos x
2 sin x · cos x
Z Z
1 1 3 1 dy
· sin2 x 2
dx = · (3) · sin2 x 2
dx = · =
9 1+( 3 ) 9 1+( 3 ) 3 1 + y2
sin2 x
1 1
= · arctan y + c = · arctan + c.
3 3 3
1 1 1 1 1
= arctan − arctan 0 = arctan .
3 3 3 3 3
19
4) Si calcoli l’integrale
1/2
x · arcsin x
Z
√ dx.
0 1 − x2
Svolgimento.
1
L’integranda è continua nell’intervallo di integrazione 0, .
2
Cominciamo quindi a calcolare una primitiva
x · arcsin x
Z
F (x) = √ dx.
1 − x2
Procediamo con la formula di integrazione per parti, derivando la funzione arcsin x e integrando
la funzione x · (1 − x2 )−1/2 .
L’integrale Z
x · (1 − x2 )−1/2 dx
Si ricava
−2x dx = dy.
1 y −1/2+1 √ √
=− · + c = − y + c = − 1 − x2 + c.
2 −1/2 + 1
derivo integro
arcsin x x · (1 − x2 )−1/2
y y
-
1 ←−
R √
√ − · − 1 − x2
1 − x2
da cui
√ Z
1 √
F (x) = − 1 − x2 · arcsin x + √ · 1 − x2 dx =
1 − x2
√ Z √
= − 1 − x2 · arcsin x + dx = − 1 − x2 · arcsin x + x + c.
r √
3 π 1 3·π 1
=− · + =− + .
4 6 2 12 2
5) Si calcoli l’integrale
Z 4
1
√
x
dx.
0 e
Svolgimento.
√
L’integranda è definita e continua su [0, +∞[ a causa del termine x.
Effettuiamo una sostituzione.Poniamo
√
x
e = t.
derivo integro
2 log t t−2
y y
-
2 ←−
t−1
= − 1t
R
− · −1
t
Segue quindi
Z Z Z
−2 2 log t 2 2 log t
2 log t · t dt = − + 2
dt = − +2· t−2 dt =
t t t
4 2 6
=− 2
− 2 + 2 = − 2 + 2.
e e e
Svolgimento.
Si tratta dell’integrale di una funzione razionale fratta, in cui il grado del numeratore è mag-
giore del grado del denominatore.
Effettuiamo quindi la divisione di polinomi.
4t3
Z
21t − 10 21t − 10
Z Z
2
2
dt = 2t + 5 + 2 dt = t + 5t + dt.
2t − 5t + 2 2t − 5t + 2 2t2 − 5t + 2
Risolviamo quindi
21t − 10
Z
dt.
2t2 − 5t + 2
Si tratta di un integrale di una funzione razionale fratta in cui il numeratore ha grado minore
del denominatore.
23
ax2 + bx + c = 0, a, b, c ∈ R,
ax2 + bx + c = 0,
il polinomio si scompone in
a(x − x1 ) · (x − x2 ).
2t2 − 5t + 2 = 0.
Si ha √
5± 25 − 16 5±3
t1/2 = = ,
4 4
da cui
1
t1 = 2, t2 = .
2
Perciò
21t − 10 21t − 10
2
= .
2t − 5t + 2 (t − 2)(2t − 1)
si deve avere (osservato che il denominatore già coincide), per il principio di identità dei poli-
nomi,
(
2A + B = 21
−A − 2B = −10.
−A − 42 + 4A = −10,
da cui
32
A= .
3
Quindi
32
21t − 10 − 13
= 3 + .
(t − 2)(2t − 1) t − 2 2t − 1
Ne segue che
32
21t − 10 − 31
Z Z Z
3
dt = dt + dt =
(t − 2)(2t − 1) t−2 2t − 1
Z Z Z
32 1 1 1 32 1 1 2
= dt − dt = log |t − 2| − · dt =
3 t−2 3 2t − 1 3 3 2 2t − 1
32 1
= log |t − 2| − log |2t − 1| + c.
3 6
25
4t3
Z
21t − 10
Z
2 32 1
dt = 2t + 5 + dt = t + 5t + log |t − 2| − log |2t − 1| + c
2t2 − 5t + 2 2t2 − 5t + 2 3 6
7) Si calcoli l’integrale
Z
x · (arctan x)2 dx.
Svolgimento.
L’integranda è il prodotto di due funzioni di specie diversa non riconducibile in maniera ovvia
allo sviluppo della derivata di una composta.
derivo integro
(arctan x)2 x
y y
-
1 ←−
R x2
2(arctan x) · 2
− ·
1+x 2
L’integrale diviene quindi
x2 x2
Z Z
2 2
x · (arctan x) dx = (arctan x) − arctan x dx.
2 1 + x2
Risolviamo ora l’integrale in rosso applicando nuovamente la formula di integrazione per parti:
x2
deriviamo arctan x e integriamo 2 .
x +1
Si ha
26
x2 x2 +1 − 1 x2 + 1
Z Z Z
1
dx = dx = − 2 dx
x2 + 1 x2 + 1 2
x +1 x +1
Z
1
= 1− 2 dx = (x − arctan x).
x +1
derivo integro
x2
arctan x
x2 + 1
y y
-
1 ←−
R
− · (x − arctan x)
1 + x2
Pertanto
x2
Z Z
1
arctan x dx = (x − arctan x) arctan x − (x − arctan x) · =
1 + x2 1 + x2
Z
x 1
= (x − arctan x) arctan x − 2
− arctan x · =
1+x 1 + x2
Z
1 2x 1
= (x − arctan x) arctan x − · 2
− (arctan x)1 · =
2 1+x 1 + x2
1 (arctan x)2
= (x − arctan x) arctan x − log(x2 + 1) + .
2 2
x2 x2
Z Z
2 2
x · (arctan x) dx = (arctan x) − arctan x dx =
2 1 + x2
x2 (arctan x)2
2 1 2
= (arctan x) − (x − arctan x) arctan x − log(x + 1) + +c=
2 2 2
x2 1 (arctan x)2
= (arctan x)2 − (x − arctan x) arctan x + log(x2 + 1) − +c
2 2 2
27
Svolgimento.
Per calcolare il valore dell’integrale definito dobbiamo calcolare una qualunque primitiva F
dell’integranda e valutare la quantità
F (2) − F (1).
Il problema principale consiste pertanto nella determinazione della primitiva, vale a dire nel
calcolo dell’integrale indefinito
Z √
x arctan x2 − 1 dx.
x2 − 1 = t2 ,
da cui
x2 = t2 + 1.
Conviene trasformare pure gli estremi di integrazione per procedere cosı̀ col calcolo dell’integrale
definito a partire
√ dalla primitiva nella variabile t.
2
Poiché t = x − 1, si trova
p √ p √ √
t0 = (x0 )2 − 1 = 1 − 1 = 0, t1 = (x1 )2 − 1 = 22 − 1 = 3.
derivo integro
arctan t t
y y
-
1 ←−
R t2
− ·
1 + t2 2
da cui
t2 t2 t2 t2
Z Z Z
1
t arctan t dt = arctan t − 2
dt = arctan t − dt =
2 2(1 + t ) 2 2 (1 + t2 )
t2 t2 +1 − 1 t2
Z Z
1 1 1
= arctan t − 2
dt = arctan t − 1− dt =
2 2 (1 + t ) 2 2 1 + t2
t2 1 1
= arctan t − t + arctan t.
2 2 2
√
Valutiamo ora la primitiva nell’intervallo [0, 3]. Si trova
Z √3 √
√ √
3 3 1 1
t arctan t dt = arctan 3 − + arctan 3 − 0 arctan 0 − 0 + arctan 0 =
0 2 2 2 2
√ √ √
√ 3 π 3 2 3
= 2 arctan 3 − =2· − = π− .
2 3 2 3 2
Svolgimento.
29
Calcoliamo quindi
Z
1
√ dt.
x x+1
x + 1 = t2 ,
da cui
x = t2 − 1.
√
Derivando alla Leibniz l’uguaglianza x + 1 = t, troviamo
1
√ dx = dt.
2 x+1
Si tratta dell’integrale di una funzione razionale fratta il cui numeratore ha grado più basso del
denominatore.
A numeratore non compare la derivata del denominatore, cioè 2t, quindi procediamo con il
metodo dei fratti semplici.
t2 − 1 = (t − 1)(t + 1).
Si ottiene
2 A(t + 1) + B(t − 1) At + A + Bt − B
= = =
(t − 1)(t + 1) (t − 1)(t + 1) (t − 1)(t + 1)
t(A + B) + A − B
= .
(t − 1)(t + 1)
Affinché la decomposizione della frazione nella somma di quelle due frazioni sia corretta deve
necessariamente essere (per il principio di identità dei polinomi)
(
A+B =0
,
A−B =2
da cui
(
A = −B
,
−2B = 2
cioè (
A=1
.
B = −1
Pertanto risulta
2 1 1
= − .
(t − 1)(t + 1) t−1 t+1
Quindi
Z Z Z
2 2 1 1
2
dt = dt = − dt = log |t − 1| − log |t + 1|.
t −1 (t − 1)(t + 1) t−1 t+1
√
Ritornando a x e tenuto conto che t = x + 1, otteniamo la generica primitiva
√ √ √
x + 1 − 1
Z
1
F (x) = √ = log x + 1 − 1 − log x + 1 + 1 + c = log √ + c.
x x+1 x + 1 + 1
Imponiamo ora la condizione:
√
F (1) = log(3 − 2 2).
Si ha
√
√
1 + 1 − 1
log √
+ c = log(3 − 2 2),
1+1+1
31
ossia √
2 − 1 √
log √ + c = log(3 − 2 2).
2 + 1
da cui √
( 2 − 1)2 √
log + c = log(3 − 2 2),
2−1
ossia √ √
log(3 − 2 2) + c = log(3 − 2 2),
che fornisce
c = 0.
10) Si calcoli
4
π
1 − tan x
Z
3
dx.
π 1 + tan x
Svolgimento.
tan x = t,
da cui, derivando alla Leibniz,
1 + tan2 x dx = dt.
Dovremo moltiplicare e dividere l’integranda (restando però dentro al simbolo di integrale) per
la quantità variabile (1 + tan2 x).
Prima di passare all’integrale, trasformiamo gli estremi di integrazione. Dalla sostituzione
t = tan x si trova
√
4
t0 = tan x0 = tan π = 0, t1 = tan x1 = tan π = 3.
3
32
Si tratta dell’integrale di una funzione razionale fratta con grado del denominatore maggiore
del grado del numeratore.
Si ha
−t + 1 A(t2 + 1) + (Bt + C)(t + 1) At2 + A + Bt2 + Bt + Ct + C
= = =
(t + 1)(t2 + 1) (t + 1)(t2 + 1) (t + 1)(t2 + 1)
t2 (A + B) + t(B + C) + A + C
= .
(t + 1)(t2 + 1)
cioè
A = −B
C = −B − 1 ,
−B − B − 1 = 1
da cui
A = 1
B = −1 .
C=0
33
Pertanto
−t + 1 1 −t
2
= + 2 .
(t + 1)(t + 1) t+1 t +1
Ne segue che
Z
−t + 1
Z
1 t
dt = − 2 dt =
(t + 1)(t2 + 1) t+1 t +1
Z Z
t 1 2t
= log |t + 1| − 2
dt = log |t + 1| − =
t +1 2 t2 +1
1
= log |t + 1| − log |t2 + 1| + c.
2
Possiamo
√ calcolare l’integrale definito valutando la primitiva (nella variabile t) nell’intervallo
[0, 3]. Si trova
√
Z 3
1−t √ 1 √ 1
2
dt = log 3 + 1 − log ( 3) + 1 − log1 − log 1 =
0 (1 + t)(1 + t2 ) 2 2
√ 1 √ √
3+1
= log 3 + 1 − log 4 = log 3 + 1 − log 2 = log .
2 2
Svolgimento.
e2x
Z
√ x dx.
e −1
La presenza di una radice quadrata e di funzioni della stessa specie suggeriscono di effettuare
una sostituzione. Si√potrebbe porre dapprima ex = t e, successivamente, operando un’ulteriore
sostituzione, porre t − 1 = y.
Procediamo diversamente, effettuando un’unica sostituzione (visto che il radicando non ha un’e-
spressione analitica particolarmente elaborata).
34
Poniamo quindi
√
ex − 1 = t,
da cui
ex
√ x dx = dt.
2 e −1
√
Trasformiamo anche gli estremi di integrazione. Da t = ex − 1 si ricava
√ p √ √ √
t0 = ex0 − 1 = elog 2 − 1 = 2 − 1 = 1, t1 = ex1 − 1 = e7 − 1.
√ x
Poiché da e − 1 = t si trova ex = t2 + 1 ed essendo inoltre e2x = ex · ex , si trova
Z 7 Z 7
e2x ex · ex
√ x dx = 2 · √ x dx =
log 2 e −1 log 2 2 · e −1
Z √
e7 −1 3
√e7 −1
t
=2· (t2 + 1) dt = 2 · +t+c =
1 3 1
!
(e7 − 1)3 √ 7
p
1
=2· + e −1 −2· +1 =
3 3
!
(e7 − 1)3 √ 7
p
8
=2· + e −1 − .
3 3
Svolgimento.
Per prima cosa eliminiamo il valore assoluto studiando il segno del suo argomento.
Si ha
argomento ≥ 0 ⇔ 1 − x2 ≥ 0,
da cui
x2 − 1 ≤ 0.
x1 = −1, x2 = 1.
35
−1 ≤ x ≤ 1.
Chiamiamo
√
Z 1 Z 2
3 (1−x2 ) 2 −1)
I1 := √
(x − x)e dx e I2 := (x3 − x)e(x dx.
1/ 2 1
Comiciamo a calcolare
Z 1
2
I1 = (x3 − x)e(1−x ) dx.
√1
2
1 − x2 = t,
da cui, derivando alla Leibniz, troviamo
−2x dx = dt.
Si trova quindi
Z 1 Z 1
2 1−x2 1 2
− x(1 − x )e dx = − − −2x(1 − x2 )e1−x dx =
√1 2 √1
2 2
36
Z 0
1
= t · et dt.
2 1
2
derivo integro
t et
,
y y
-
←−
R
1 − · et
da cui
Z 0 Z 0
1 t 1 t t 1 t 0
I1 = te dt = te − e dt = e (t − 1) 1 =
2 1
2
2 1/2 2 2
1 1√
1 1 1 1
= e0 (0 − 1) − e 2 −1 =− + e,
2 2 2 2 4
cioè
1 1√
I1 = − + e.
2 4
Calcoliamo ora
√ √
Z 2 Z 2
(x2 −1) 2 −1
I2 = (x3 − x)e dx = x(x2 − 1)ex dx.
1 1
2x dx = dt.
Gli estremi divengono
√ 2
t0 = x20 − 1 = 1 − 1 = 0, t1 = x21 − 1 = 2 − 1 = 2 − 1 = 1.
Si ha quindi √ √
Z 2 Z 2
2 x2 −1 1 2 −1
I2 = x(x − 1)e dx = · 2x(x2 − 1)ex dx =
1 2 1
Z 1
1
= · t · et dt.
2 0
37
[T.E. 26/06/2015]
13) Calcolare l’integrale definito
1
7x3
Z
2
√ dx.
0 1 − x2
Svolgimento.
√
Conviene effettuare una sostituzione. In particolare, la presenza del fattore 1 − x2 al de-
nominatore fa pensare alla funzione arcsin.
Poniamo quindi
arcsin x = t,
da cui
1
√ dx = dt.
1 − x2
cos t = y,
38
da cui
sin t dt = dy.
Si trova quindi
Z π Z π
6 6
2
1 − cos2 t · (− sin t) dt =
7· 1 − cos t · sin t dt = −7 ·
0 0
√
3 √23 √23
y3 y2
Z
2
2
= −7 · 1−y dy = −7 · y − = −7 y 1 − =
1 3 1 3 1
"√ #
3 3 1 1
= −7 1− · +7 1 1− =
2 4 3 3
√ !
7 √ 2 3 3 2
=− ·3 3+7· =7· − + .
8 3 8 3
14) Si calcoli l’integrale definito
log 4
√
ex − 1
Z
dx.
0 8e−x + 1
Svolgimento.
log 4
√
ex · ex − 1
Z
= dx.
0 8 + ex
Poniamo √
ex − 1 = t,
da cui
ex
√ x dx = dt.
2 e −1
39
Dovremo
√ x quindi moltiplicare e dividere, restando dentro al simbolo di integrale, per il fattore
2 e − 1.
√
Osservato infine che, da ex − 1 = t si trova ex − 1 = t2 da cui ex = 1 + t2 , si ottiene che
log 4
√ Z log 4 x √ x √ Z √3
ex ex − 1 e e − 1 · ex − 1 t2
Z
dx = 2 · √ dx = 2 dt =
0 8 + ex 0 2 ex − 1 · 8 + ex 0 8 + t2 + 1
√
3
t2
Z
=2 dt.
0 t2 + 9
Si tratta dell’integrale definito di una funzione razionale fratta in cui il grado del numeratore è
uguale al grado del denominatore. Pertanto si dovrebbe procedere con la divisione di polinomi.
Tuttavia, in questo caso, la decomposizione della frazione la si può effettuare aggiungendo e
togliendo 9 al numeratore.
Risulta
t2 t2 +9 − 9
Z Z Z Z
9 1
2 dt = 2 dt = 2 1− dt = 2t − 18 dt.
t2 + 9 t2 + 9 2
t +9 t2 +9
Calcoliamo da parte
Z
1
dt.
t2 +9
Osserviamo che il denominatore non è scomponibile in fattori (in quanto somma di due quantità
positive di cui una è un numero).
Dobbiamo cercare quindi di ricondurci alla derivata dell’arctan f ricordando che
f0
(arctan f )0 = .
1 + f2
f0
Z
,
1 + f2
40
essendo
t
f (t) = .
3
Poiché 0 0
0 t 1 1 1
f (t) = = ·t = ·1= ,
3 3 3 3
1
dobbiamo moltiplicare e dividere l’integranda per il fattore per poter cosı̀ integrare.
3
Si ottiene
Z Z 1
1 1 3 1 t
2
dt = · 3 2 dt = arctan .
t +9 9 t 3 3
1+
3
Tornando all’integrale otteniamo
√
3 √ 3
t2
Z Z
1
2 dt = 2t − 18 dt =
0 t2 + 9 t2 + 9 0
√3 √3
1 t t
= 2t − 18 · arctan = 2t − 6 arctan =
3 3 0 3 0
" √ #
√ 3 √ π √
= 2 3 − 6 arctan − (0 − 6 arctan 0) = 2 3 − 6 · = 2 3 − π.
3 6
[T.E. 06/02/2014]
15) Calcolare la media integrale della funzione
1
f (x) =
ex −1
sull’intervallo [log 2, log 3].
Svolgimento.
Data una funzione f limitata su un intervallo [a, b], chiamiamo media integrale di f la quantità
Z b
f (x) dx
a
.
b−a
ex dx = dt.
Z 3
1
dt.
2 t(t − 1)
1 A(t − 1) + Bt t(A + B) − A
= = .
t(t − 1) t(t − 1) t(t − 1)
Affinché
t(A + B) − A 1 1 + 0t
= =
t(t − 1) t(t − 1) t(t − 1)
deve essere (
A+B =0
,
−A = 1
da cui (
A = −1
.
B=1
42
Pertanto si ha
1 −1 1
= + ,
t(t − 1) t t−1
t − 1 3
Z 3
1 2 1 2 4
dt = log = log − log = log · 2 = log .
2 t(t − 1) t 3 2 3 3
2
Svolgimento.
cioè
e2x
√ dx = dt.
e2x − 1
√ p √ p √ √
t0 = e2x1 −1= e 2 log 5 − 1 = elog( 5)2 − 1 = 5 − 1 = 2, .
43
√
Osserviamo infine che da e2x − 1 = t si ricava
e2x = t2 + 1,
vale a dire
2x = log(t2 + 1),
da cui
1
x= log(t2 + 1).
2
Z 2
1
= log(t2 + 1) dt.
2 1
2t ←−
R
2
− · t
t +1
Pertanto
t2
Z Z Z
1 2 1 2 2t 1 2
log(t + 1) dt = · t log(t + 1) − · t dt = t log(t + 1) − dt.
2 2 t2 + 1 2 t2 + 1
Calcoliamo
t2
Z
dt.
t2 + 1
44
Risulta
t2 t2 +1 − 1
Z Z Z
1
dt = dt = 1− dt = t − arctan t.
t2 + 1 t2 + 1 t2 + 1
Pertanto
t2
Z Z
1 2 1 2 1
log(t + 1) dt = t log(t + 1) − 2
dt = t log(t2 + 1) − (t − arctan t) =
2 2 t +1 2
1
= t log(t2 + 1) − t + arctan t.
2
1 π 5 π
= log 5 − log 2 − 3 + arctan 2 − = log √ − 3 + arctan 2 − .
2 4 2 4
Svolgimento.
Verrebbe spontanea una sostituzione di tipo trigonometrico. La più semplice che viene in mente
è una delle due seguenti:
cos x = t.
45
in quanto occorrerebbe saper esprimere sin x per mezzo della nuova variabile t, vale a dire cos x.
Dalla relazione fondamentale della goniometria sappiamo che
sin2 x = 1 − cos2 x,
da cui √
sin x = ± 1 − cos2 x.
Sarebbe necessario quindi conoscere su quale√ intervallo calcolare la primitiva, ma non solo: sup-
poniamo, per semplicità, di scrivere sin x = 1 − cos2 x, cioè di restringerci a [0, π], l’integrale
diverrebbe
− sin x − sin x
Z Z
1 1
· dx = − √ ·√ dx =
1 + sin x + cos x − sin x 1 + 1 − cos2 x + cos x 1 − cos2 x
Z
1 1
=− √ ·√ dt.
1+ 2
1−t +t 1 − t2
Il calcolo dell’ultimo integrale appare alquanto laborioso (ammesso che si possa risolvere attra-
verso funzioni elementari).
Ne segue che la sostituzione cos x = t (e, analogamente, sin x = t) non appare la più adeguata.
In casi come questi (nei quali l’integranda è costituita dalla somma di termini in sin e cos
di primo grado) può essere talvolta utile effettuare una sostituzione (sempre di tipo goniome-
trico) che faccia riferimento alle cosiddette formule parametriche razionali:
2t 1 − t2 x
sin x = , cos x = , essendo t = tan .
1 + t2 1 + t2 2
Sono formule valide per ogni x 6= π + 2kπ che consentono di esprimere il seno e il coseno di un
x x
angolo x tramite la tangente dell’angolo dimezzato , vale a dire tan , espressa più sintetica-
2 2
mente con t.
Poniamo
x
t = tan .
2
46
da cui
x = 2 arctan t
2t 1 − t2
sin x = , cos x = .
1 + t2 1 + t2
Risulta quindi
Z Z
1 1 2
dx = 2 · dt =
1 + sin x + cos x 2t 1−t 1 + t2
1+ +
1 + t2 1 + t2
1 + t2
Z Z
1 1 1
=2 2 2 · dt = 2 · dt =
1 + t + 2t + 1 − t 1 + t2 2t + 2 1 + t2
1 + t2
Z Z
1 1
=2 dt = dt,
2(t + 1) t+1
immediatamente risolvibile.
Infatti
Z
1
dt = log |t + 1|,
t+1
da cui
Z
1 x
dx = log 1 + tan + c.
1 + sin x + cos x 2
lim F (x) = 0.
x→+∞
Svolgimento.
(1) 1 + xex = t.
ex (1 + x) dx = dt.
ex · (x + 1)
Z
dx.
ex · x(1 + xex )
Per poter ultimare la sostituzione è necessario sapere esprimere in funzione di t anche il nuovo
fattore che compare a denominatore, vale a dire xex .
48
In realtà è possibile ricavare la sua espressione sfruttando nuovamente la (1): si ricava imme-
diatamente
xex = t − 1.
ex · (x + 1)
Z Z Z
dt 1
x x
dx = = dt.
e · x(1 + xe ) (t − 1)t t(t − 1)
Quest’ultimo integrale lo risolviamo col metodo dei fratti (trattandosi di una razionale fratta
il cui denominatore è già decomposto in fattori irriducibili).
Si deve avere
1 At − A + Bt t(A + B) − A
= = .
t(t − 1) t(t − 1) t(t − 1)
da cui (
A = −1
.
B=1
Pertanto si ha
Z
−1 t − 1
Z
1 1
dt = + dt = − log |t| + log |t − 1| = log .
t(t − 1) t t−1 t
Quindi
1 + xex − 1 xex
Z
x+1
dx = log + c = log
xex + 1 + c.
x(1 + xex ) 1 + xex
lim F (x) = 0.
x→+∞
c = 0.
Per ottenere la primitiva desiderata si deve quindi sostituire c = 0 nell’espressione della generica
primitiva. Si trova
xex xex
F (x) = log x
= log ,
xe + 1 xex + 1
dove l’ultima uguaglianza è giustificata dal fatto che la funzione f di cui si è cercata la primitiva
è definita per x > 0, quindi numeratore e denominatore sono positivi.
Svolgimento.
Si ha
arg ≥ 0 ⇔ x ≥ 0.
cioè
(
x sin2 (0) se x < 0
f (x) = 2
,
x sin (2x) se x ≥ 0
ossia
(
0 se x < 0
f (x) = 2
.
x sin (2x) se x ≥ 0
Lo risolviamo applicando la formula di integrazione per parti, in quanto l’integranda è data dal
prodotto di due funzioni di specie diverse e tale prodotto non è facilmente riconducibile allo
sviluppo della derivata di una funzione composta.
Per risolvere questo integrale facciamo riferimento alle formule di bisezione della goniometria.
Ricordiamo che, per ogni angolo x, si ha
r r
x 1 − cos x x 1 + cos x
sin = ± , cos = ± .
2 2 2 2
Si ha r r
1 − cos 2x 1 + cos 2x
sin x = ± , cos x = ± .
2 2
51
In maniera analoga
r r
1 − cos 4x 1 + cos 4x
sin 2x = ± , cos 2x = ± .
2 2
e cosı̀ via... Sotto radice deve sempre comparire il doppio dell’angolo a primo membro dell’u-
guaglianza.
sin2 (2x).
Pertanto si ha
Z
1 − cos 4x
Z Z
2 1 cos 4x
sin (2x) dx = dx = − dx =
2 2 2
Z
1 1
= x− cos 4x dx.
2 2
Pertanto, scelto c = 0, si ha
Z Z
2 1 1 1 1 1
sin (2x) dx = x − cos 4x dx = x − · sin(4x) =
2 2 2 2 4
1 1
= x − sin(4x).
2 8
Siamo pronti ad impostare lo schema dell’integrazione per parti per l’integrale originario
Z
x sin2 (2x) dx
52
Abbiamo
derivo integro
x cos2 (2x)
y y
-
←−
R 1 1
1 − · x − sin(4x)
2 8
L’integrale diviene quindi
Z Z
2 1 1 1 1
x sin (2x) dx = x · x − sin(4x) − · x − sin(4x) dx
2 8 2 8
Z Z
1 1 1 1
=x· x − sin(4x) − x dx + sin(4x) dx =
2 8 2 8
Z
1 1 1 2 1 1
=x· x − sin(4x) − x + · 4 · sin(4x) dx =
2 8 4 8 4
1 1 1 1
=x· x − sin(4x) − x2 − cos(4x) + c.
2 8 4 32
π2
π π 1 1 1
· − sin(2π) − − cos(2π) − 0 + cos 0 =
2 4 8 16 32 32
π π π2 π2 π2 π2
= · − = − = .
2 4 16 8 16 16
Svolgimento.
53
√
Z e
1
x3 log e + x2 dx.
=
2 0
A questo punto effettuiamo una sostituzione per semplificare la struttura dell’integranda. Po-
niamo
e + x2 = t,
da cui, derivando alla Leibniz,
2x dx = dt.
Z 2e
1
= (t − e) · log t dt.
4 e
L’integrale indefinito Z
(t − e) log t dt
derivo integro
log t t−e
y y .
-
1 ←−
R t2
− · − et
t 2
54
Risulta quindi
t2
Z Z 2
1 t
(t − e) log t dt = − et · log t − · − et dt =
2 t 2
t2
2
t2
Z
t t
= − et · log t − − e dt = − et · log t − + et + c
2 2 2 4
4e2 4e2
2
e2
1 2 2 e 2 2
= · − 2e log(2e) − + 2e − − e log e − + e =
4 2 4 2 4
1 1 2 1 2 3
= · e + e + e − e = e2 = .
2 2
4 2 4 16
Svolgimento.
Cominciamo col raccogliere il fattore e4x sotto radice e trasportiamolo fuori dal simbolo di ra-
dice:
Z √ Z p Z √
e4x − e6x dx = e4x (1 − e2x ) dx = e2x 1 − e2x dx.
Poniamo
√
1 − e2x = t.
−e2x · 2
√ , dx = dt,
2 1 − e2x
ovvero
−e2x
√ dx = dt.
1 − e2x
√
Divideremo e moltiplicheremo, restando dentro al simbolo di integrale, per il fattore − 1 − e2x .
Risulta √
Z
2x
√ Z
2x
√ − 1 − e2x
e 2x
1 − e dx = e 1−e · √
2x dx =
− 1 − e2x
t3
Z Z
=− t · t dt = − t2 dt = − + c.
3
F (0) = 1.
Sostituendo a x il valore 0 e a F il valore 1 troviamo
1p
− ((1 − e0 ) + c = 1,
3
cioè
1√
− 1 − 1 + c = 1,
3
da cui
c = 1.
lim F (x).
x→−∞
56
Poiché lim ex = 0, si ha
x→−∞
1p
lim F (x) = lim − (1 − e2x )3 + 1 =
x→−∞ x→−∞ 3
1√
1 2
= − 1−0+1 = − +1 = .
3 3 3
Svolgimento.
L’integrale, riscritto opportunamente e moltiplicando per il fattore −1, viene gestito attraverso
il teorema di sostituzione. Si ha
Z 1 Z 1
e1/(1+log x) e1/(1+log x) 1
7· 7 3
dx = −7 · 2
· dx =
e−1/2 x(1 + log x) e−1/2 −x(1 + log x) 1 + log x
57
Z 1
= −7 ey · y dy.
2
L’integrale indefinito
Z
y · ey dy
Deriviamo y e integriamo ey .
Si ha
derivo integro
y ey
y y
-
←−
R
1 − · ey
Quindi
Z Z
y y
ye dy = ye ey dy = ey (y − 1).
Ne segue che
Z 1
ey · y dy = −7 · [ey (y − 1)]12 = −7 e(1 − 1) − e2 (2 − 1) = 7e2 .
−7
2
Svolgimento.
Ricordando che
Z a
f (x) dx = 0,
a
58
confidando nel fatto che il precedente limite esista. Se non dovesse esistere, il teorema di de
l’Hôpital non consentirebbe di trarre alcuna conclusione circa il limite di partenza.
La derivata del denominatore è subito calcolata; si ha infatti
(x5 )0 = 5x4 .
Di tale funzione integrale dobbiamo calcolare la derivata prima. Ricorreremo teorema fon-
damentale del calcolo integrale che consente, per l’appunto, di calcolare la derivata prima
di una funzione integrale.
Le ipotesi di tale teorema sono verificate in quanto la funzione integranda
2
f (t) = e−t − (cos t)2
è continua su tutto R, quindi anche in un intorno di 0 (ricordiamoci che x → 0).
Per il teorema fondamentale del calcolo integrale, la derivata prima della funzione F nel punto
59
x (punto in cui f è continua) è la funzione integranda f valutata in x, vale a dire f (x); in formule
F 0 (x) = f (x).
t2 t3 t4
et = 1 + t + + + + o t4 ,
per t → 0,
2! 3! 4!
t2 t4
+ + o t5 ,
cos t = 1 − per t → 0.
2! 4!
Per composizione si ha
2 1 2 1 3 1 4
e−x = 1 + −x2 + −x2 + −x2 + −x2 + o x8 =
2 6 24
1 1 1
= 1 − x2 + x4 − x6 + x8 + o x8
2 6 24
e
x2 x4 2 x4
2 5 1
(cos x) = 1 − + +o x =1+ − x2 + x4 + o(x4 ).
2! 4! 4 12
Quindi
2
e−x − (cos x)2
lim =
x→0 x4
x4
2 1 4 1 6 1 8 8
2 1 4 4
1−x + x − x + x +o x − 1+ −x + x +o x
2 6 24 4 12
= lim 4
=
x→0 x
60
1 4 1 4 1 2 4
x − x − x4 + o x4 x + o x4
1
= lim 2 4 12
4
= lim 12 4
= .
x→0 x x→O x 6
Svolgimento.
Possiamo risolverlo in due modi, o tramite una sostituzione o tramite l’integrazione per parti.
x = a sin t,
sin2 t + cos2 t = 1.
si ha
a2 = 9,
quindi a = 3.
Poniamo quindi (in base a quanto suggerito)
(2) x = 3 sin t,
61
da cui
dx = 3 cos t dt.
Z p Z √ Z
2 2
=9 1 − sin t cos t dt = 9 cos t cos t dt = 9 cos t · cos t dt =
Z
=9 cos2 t dt
(abbiamo scelto + cos t nell’estrarre la radice quadrata; lo scegliere − cos t non avrebbe com-
portato alcuna differenza).
Dobbiamo quindi calcolare l’integrale
Z
9 cos2 t dt.
Per risolvere questo integrale ricorriamo alle formule di bisezione, già richiamate in precedenza.
Poiché
r
1 + cos 2t
cos t = ± ,
2
ne segue
1 + cos 2t
cos2 t = .
2
Quindi
Z Z Z
2 1 + cos 2t 1 1
9 cos t dt = 9 dt = 9 + cos 2t dt =
2 2 2
Z Z
9 9 9 9 1
= t+ cos 2t dt = t + · 2 · cos 2t dt =
2 2 2 2 2
9 9
= t + sin(2t).
2 4
cos2 t = 1 − sin2 t,
da cui r r r
p x 3 x2 9 − x2
cos t = 1 − sin2 t = 1− = 1− = =
3 9 9
√
9 − x2
= .
3
Quindi √
x 9 − x2
sin 2t = 2 sin t cos t = 2 · · .
3 3
Pertanto si ha
Z √ √
2
9 x 9 x 9 − x2
9 − x dx = arcsin + ·2· · +c=
2 3 4 3 3
9 x 1 √
= arcsin + x 9 − x2 + c.
2 3 2
√
Vediamo l’integranda come il prodotto della funzione 1 e della funzione 9 − x2 .
Cioè
Z √ Z √
9 − x dx = 1 · 9 − x2 dx.
2
√
Deriviamo la funzione 9 − x2 e integriamo la funzione 1. Si ha lo schema
derivo integro
√
9 − x2 1
y y
-
−x ←−
R
√ − · x
9 − x2
L’integrale diviene
Z √ √ √
−x −x2
Z Z
9 − x dx = x 9 − x − √
2 2 · x dx = x 9 − x − √
2 dx.
9 − x2 9 − x2
√ Z
9 − x2
Z
1
=x 9− x2 − √ dx + 9 √ dx =
9 − x2 9 − x2
√ Z √ Z
1
= x 9 − x2 − 9 − x2 dx + 9 √ dx =
9 − x2
√ Z √ Z
1
= x 9 − x2 − 9 − x2 dx + 9 q dx =
x2
9 1− 9
√ Z √ Z 1
=x 9− x2 − 9− x2 dx + 3 · 3 q 3 dx =
x 2
1− 3
√ Z √ x
=x 9− x2 − 9 − x2 dx + 9 arcsin .
3
64
Riscrivendo solamente il primo e l’ultimo membro della precedente catena di uguaglianze ab-
biamo
Z √ √ Z √ x
2
9 − x dx = x 9 − x − 2 2
9 − x dx + 9 arcsin .
3
Notiamo che sia a primo sia a secondo membro compare (con segni opposti) l’integrale che
dovevamo inizialmente calcolare.
Portando l’integrale da calcolare a primo membro otteniamo
Z √ √ x
2· 9 − x2 dx = x 9 − x2 + 9 arcsin + c,
3
da cui
Z √
1 √ x
9− x2 dx = 2
x 9 − x + 9 arcsin + c,
2 3
Svolgimento.
dx = dy,
da cui
y −1/2+1
Z Z
−1/2
(x + 1) dx = y −1/2 dy = + c = −2y 1/2 + c = 2(x + 1)1/2 + c.
−1/2 + 1
65
derivo integro
arcsin x (x + 1)−1/2
y y
-
1 ←−
R √
√ − · 2 x+1
1 − x2
Si ha
Z √
√
Z
1 arcsin x 1 2 x+1
√ dx = · 2 x + 1 arcsin x − √ dx =
3 x+1 3 1 − x2
Z √
2√ 2 x+1
= x + 1 arcsin x − √ dx.
3 3 1 − x2
D’altra parte
√ p √ √
1 − x2 = (1 − x)(1 + x) = 1 − x · 1 + x,
√
2√
Z
2 x+1
= x + 1 arcsin x − √ √ dx =
3 3 1−x· 1+x
2√ 2√
Z Z
2 1 2
= x + 1 arcsin x − √ dx = x + 1 arcsin x − (1 − x)−1/2 dx =
3 3 1−x 3 3
2√
Z
2
= x + 1 arcsin x + (−1) · (1 − x)−1/2 dx =
3 3
1
2√ 2 (1 − x)− 2 +1
= x + 1 arcsin x + · +c=
3 3 − 12 + 1
66
2√ 4√
= x + 1 arcsin x + 1 − x + c.
3 3
2√ 4√ 2√ 4√ 2√ π 4
= 2 arcsin 1 + 0− 1 arcsin 0 − 1= 2· − =
3 3 3 3 3 2 3
√
π 2 4 1 √
= − = 2π − 4 .
3 3 3
Svolgimento.
Si tratta dell’integrale di una funzione razionale fratta non interpretabile come la derivata
di un logaritmo.
Posto infatti
x2 + x + 3 = t,
si avrebbe
(2x + 1) dx = dt.
Non è possibile ottenere a numeratore il fattore (2x + 1) con una semplice moltiplicazione.
Trattandosi di una funzione razionale fratta, controlliamo se il denominatore sia decomponibile
in fattori: in tale caso, il metodo dei fratti semplici consentirebbe di ricondurre la frazione alla
somma di due frazioni più semplici e facilmente integrabili.
Tuttavia il polinomio a denominatore non è decomponibile, in quanto il suo discriminante è
minore di 0. Si ha infatti
∆ = 1 − 12 = −11 < 0.
Dall’algebra sappiamo che un polinomio di secondo grado con coefficiente di grado massimo
positivo e discriminante negativo risulta essere strettamente maggiore di 0 per qualsiasi valore
si decida di attribuire alla variabile x. Tale aspetto suggerisce di interpretare il polinomio come
la somma di due quadrati; in particolare, converrà scegliere come primo quadrato il termine 1
67
per ricondursi poi, con una sostituzione, alla derivata della funzione arctan.
Prima di procedere con l’individuazione della somma di due quadrati a denominatore, è neces-
sario però modificare opportunamente il denominatore e riscrivere la frazione come somma di
due frazioni di cui la prima sia interpretabile come la derivata di un logaritmo.
Si ha
Z Z Z
x+2 1 2(x + 2) 1 2x+4
2
dx = · 2
dx = · 2
dx =
x +x+3 2 x +x+3 2 x +x+3
Z Z
1 2x+1 + 3 1 2x + 1 3
= · 2
dx = · 2
+ 2 dx =
2 x +x+3 2 x +x+3 x +x+3
Z Z
1 2x + 1 3 1
= · 2
dx + dx =
2 x +x+3 2 x2 +x+3
Z
1 3 1
= log(x2 + x + 3) + dx,
2 2 x2 + x + 3
dove abbiamo omesso il modulo nell’argomento del logaritmo a causa del fatto che il polinomio
x2 + x + 3 è positivo per ogni valore di x ∈ R.
Ci resta da calcolare allora
Z
1
dx.
x2 + x + 3
Se ne deduce che 2
2 1 1
x +x= x+ − ,
2 4
da cui 2 2 2
2 1 1 1 11 2x + 1 11
x +x+3= x+ − +3= x+ + = + .
2 4 2 4 2 4
68
Z Z
4 1 4 1
= · 2 dx = · 2 dx.
11 11
2x + 1 2 2x + 1
1+ ·√ 1+ √
2 11 11
Posto
2x + 1
√ = y,
11
da cui
2
√ dx = dy,
11
2
si trova, moltiplicando e dividendo per √ ,
11
√ 2
Z Z √
4 1 4 11 11
· 2 dx = · · 2 dx =
11 11 2
2x + 1 2x + 1
1+ √ 1+ √
11 11
√ Z √
2 11 1 2 11
= · dy = · arctan y + c =
11 1 + y2 11
√
2 11 2x + 1
= · arctan √ + c.
11 11
√
1 2 3 2 11 2x + 1
= log(x + x + 3) + · · arctan √ +c=
2 2 11 11
√
1 2 3 11 2x + 1
= log(x + x + 3) + · arctan √ +c
2 11 11