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Brividi, al freddo del primo mattino, Ltuomo si spostd, per alleviare il peso del corpo sui go- miti, Con circospezione lancid uno sguardo in alto, al di li del masso enorme che gi si parava davanti,e poi lungo il fanco della montagna. Cerano fuochi luminosi, lag Impreed. Le sue imprecavioni diventavano sempre pi sorde, a sentire le note di un canto abnorme, dalla tonaliti cupa ¢ guttural, che giungevano dal basso. Leuomo aveva una figura straordinaria: sta- tura imponente, torace ¢ spalle da gigante. Pe- sava pit di duecento libre, quel corpo, che muovendosi dava limpressione di sfiorare si- nuosamente il teeno, Nel viso duro, roccioso, quasi primordiale, piecoli oechi neri che scin- {illavano, sotto ciuffi arrabbiati di capeli biondi Impugnava il fucle; al fianco, gli pendeva tuna seimitarra enorme. Bra Pultimo, stupendo csemplare di una razza superba: una sticpe che, pervenuta alla perfezione fisica, era precipitata ‘i gorghi della decadenza, per sisalite alle vette solo alla fine, proprio prima di estinguersi Stava cercando di ricordare perché mai si trovasse li, a spiare gli accampamenti nemici. 8 Roger Eas Hoa Ah! Che geandezza aveva raggiunto la sua ‘gente, prima che lussusia, indolenza e piaceri ne consumassero lentamente i nervi, sino a ridurla un ammasso di degenerati! ‘Ansimava ed imprecava. La sua tazza aveva dominato il mondo, un tempo. Un tempo, le citi dei Bianchi punteggiavano fertli pianure, le loro navi soleavano i mari, piene di ricchezze, i loro esercitidilagavano, conquistando ¢ sot- tomettendo, Nelle gare sportive pid importanti nessuno siusciva a batter: quegli atleti magai- fici sconfiggevano gli altri come niente. Erano tutti giganti, i Bianchi. Di corpo e di mente. Poi, la rovina, Si era insinuata come una vi- pera. I primi segni si erano visti nello sport, so- prattutto Patletica. Nelle competizioni decisive, i campioni dei Bianchi vincevano sempre pit di rado, quelli di altre razze conquistavano premi su premi, La raza dei signoti comincié ad avere la mente annebbiata. Scordé Varte della guerra, scordd tutto, tranne la cerca ossessiva di pinceri sempre pili estenuant,Silascidrisuechiare negli avvilimenti della degenerazione. E a quel punto, era naturale che si facesse avanti una tazza vigorosa ¢ integra: era sempre Etro Bac 9 successo, L’uomo pensava alle vaghe leggende degli Antichi sui grandi imperi conoseiuti: la Grecia, Roma, Ninive, i Sumeri. Bra sempte spuntata una stitpe piena di enengia vitale, una rzza compressa, tenuta schiava per secoli Forti, massicei, proifii, i suoi sciami strati- parono, inondando prima il loro stesso conti- nente. Per Africa intera dilagarono insurrezioni tivolte. I Neti spinsero verso Nord i popoli arabi, sieché Europei e Arabi si massacrarono a vicends, finché da Citta del Capo a Tangeri eda Kimberly a Suez. i dominatori furono soltanco loro, uomini seuti I Bianchi si sarebbero accorti ben presto di ron essere in grado di fronteggiarli. La razza era raddoppia il numero in quarananni, ‘quella olivastra in sessanta, la bianca in ottanta. Loro, snervatic infiacchiti, ormai non si ripro- ducevano pitt, Si decimavano in spietate guerre intestine, uomo bianco contro uomo bianco, Avevano insegnato Figiene ai Neti, e posto fine ai massacri e alle guerte tribali, L’aumento dei Neti divenne incessante. Arruolati negli csetciti delle nazioni bianche, nel corso delle lotte quasi ininterrotte tra queste ultime, appre- sero arte della guerra, esportandola poi nelle 10 owt Fans Howat proprie terte native ~~) per insegnare agi alts Nee il modo di combattere dell uomo bianco. Tempo di guest razz oan «gorse cra appena cominciato. Le mancava solo un onder. Aline apparve un rabo mer ‘osangue dall'ambizione sconfinatae dal genio foseo e demoniaco, Bgli tadund grandi masse i Neti, diede loro le armi fornite da American € da Europe, che avzebbero venduto pure le proprie sorelle ~ anima e corpo, tutto com- reso nel prezzo ~ se questlimo liavesse sod. disfatti. E li guido allo sterminio delle altse Sule prime, la razza bianea mantenne le po- sizioni, ma non resse a lungo. Giganteschi, possenti, feroci, i Neri anelavano uccisioni ¢ saccheygi come cibo, erano le loro aspirazioni supreme. Era durata un secolo, quella guerra, Liuomo sussult® di barbarica fierezza, li, al buio,ricordando la meravigliosa epopea vissuta dai Bianchi, soverchiati dal numero ~ uno di (Wego ines prs mane ae olf) loro contro cento degli alr. Se almeno I’Asia si fosse tennta in disparte - -,ma no, Dalla Kamehatke a Istanbul, uragani di ivolta la sconvolsero. II Giappone si espanse ‘verso oriente, battendosi per la liberti, il bot- tino, Fegemonia. Gli Oriental insorseco come un branco di tigre proprio il Giappone, non riuscendo ad arrestare la marea che aveva sollevato, fa il primo a essere sommerso, Poi, per massacrare meglio i Bianchi che detestavano, gli Oriental siallearono con i Nesi In India, solo i Sikh ¢ i Gurkha non insor sero, in Bitmania solo gli Shan. Al primo as: salto Spagna, Portogallo, Italia, i Balcani furono sopraffatt, Le orde nexe strariparono: estese ‘ormai da Gibilterra al Siam, le avanguardie di ‘quest’armata oceanica si abbatterono sull’Fu- ropa con la furia di un maremoto. Un conflitto sanguinoso stava poi divam- pando in America. Gli abitanti neri ~ cirea la meta dell’intera popolazione — erano in rivolta Dalfoceano giunse Pinvasore africano: in meno i dieci anni, quella che era stata la guerra tra due grandi razze divenne una caccia agli sban- dati: i sopravvissuti della superba razza bianca, 2 mr Es Homa tun tempo dominatrice del mondo, che anda- vvano elimina ‘Ma non fu cosi facile. Sottoposti a insegui- menti selvaggi, che non davano loro tregua, i Bianchi superstiti a poco a poco riacquistarono la dura tempra dei loro antenati remoti, diven- tando giganteschi. Come 'uomo appostato die- {ro i massi, che continvava a imprecare, Una volta annientati i Bianchi, i Neti tradi- ono gli alleat orientali. Li sterminarono, Non eta unita a saldare gli Orientali, che si com- battevano in continuazione; mentre i Neri cerano tenuti insieme dal pugno di ferro del de- spota arabo, lucido di sangue. 1 Sikh, i Gurkha, gli Shan erano caduti in- sieme ai Bianchi. T Gurkha avevano resistito con vigore: una volta caduta Vinghilterra, si ‘etano ritirat in mezzo alle montagne del Nepal, fronteggiando i Neri per altri cent’anni, Cera stata una lunga guertiglia anche sulle cime a nord del Passo Khyber; li gli Afghani, feroci ‘quanto i Neri, tennero duro, pi a lungo di «qualsiasialtra stirpe in Asia. ancora anni foschi, di eccidie rtirate In qualsiasi punto della Terra, minuscole bande di Bianchi di Orientali si nasconde- amo maco a vvano, assalivano, compivano incutsioni negli ac- campamenti dei loro conquistatori per uccidere ce beuciare, Gli uomini delle bande si rtiravano, attaceavano, uccidevano ¢ venivano uccisi, Una lotta senza fine. [ultimo Bianco ruminava le vicende della propria razza, e violente imprecazioni uscivano dalle sue labbra coperte dai baffi. Erano tra: scorsi cent’anni e pitt da quando la prima orda ‘era era straripata dal Congo. Cent’anni di bat- tage, stegi, saccheggi, razzie (Ora, sulla faeeia della Terra che il nuovo sole avrebbe presto illuminato per svegliare i Nezi aaccampati sulla montagna, unico uomo bianco simasto era lui, In un universo fatto tutto di wo~ mini neri. Nessun viso bianco, né olivastro, né giallo ~ pit: niente. Nemmeno sanguemisti: le donne delle altre razze avevano preferito ucci- dersi, anziché partorire i figli dello stupro delfodio. Unico Bianco sulla faccia della ‘Terra Solo. ‘Ma non sarebbero occorso troppi anni, pen sava, prima che il lupo e lo sciacallo potessero vvagate indisturbati peril pianeta, Tl satanico despota arabo aveva tenuto in- “ Rosen Bn Howan> sieme i Neti per sessantanove anni. Poi lo ave- vvano assassinato, Avevano preso a lottare tra di loro, mentre innumerevoli capetti si facevano Ja guerra per il predominio, Rise di gusto, Pultimo Bianco. Un gusto bar- baro, feroce. La razza neta era condannata. La loro tazza di disteuttori ineapace di creazioni, Una volta terminato lo sterminio della razza bianca, era terminato anche il loro progresso. Regrediti alla peopria condizione naturale, i [Neri — quella primitiva. ‘Non avevano mai peaticato Varte di fabbricare armi, Fora che avevano distrutto, non sapevano ricostruire; aeretravano sino a degenerare in be- stie, presi da una frenesia di eliminazione reci- pproca che neppure la loro prolificité animalesca susciva a frenare. Albeggiava. ‘Llukimo Bianco si guard intorno, raccolse le sue atmi, Presto ci sarebbe stato Massalto. aria era gelida come la roccia. Immobile. La sentiva entrare in tutte le fibre, passare attea- ‘verso le natiel e le vene, mentre stringeva il fu- cile. Poi, eut’a un teatto: un urlare selvaggio. Un coro di grida, dal basso, informe e mo: struoso, Un balenare di lance, Bano i Neri, in- ramon 15 demoniati che rsalivano di corsa come branchi di iene affamate il pendio della montagna Incapaci di fabbricare armi, erano davvero regredit alle condizioni dei loro antenati, non pit i giganti d’ebano che avevano annientato gl cscrciti europa, d’ America ¢ d’Oriente: cor- ott, disordinati, imperfeui. Aggrediti dalla stessa decadenza che aveva rovinato i Bianchi, ‘mangiati anche loro. Luomo bianco punto il suo ghigno da lupo «ela bocea del suo facile. Comincid a sparare Le eartuece fon erano numerose, ma non ne sprecd nemmeno una. Una, due volte il suo fur cile solitario spez2 Passalto, costringendo i Neri superstit a ripararsi. Ma quando si levo in pied, scapliando addosso agi attaccantilfucile ‘ormai scatico, la marea montd. Siarrestarono per un attimo, iNesi,fssando uti ¢ atteriti quel Bianco giganteseo che li fronteggiava in silenzio, Penorme scimitarra sollevata, Cinque diloroinsieme non sarebbero riusciti a vincedlo, Li perd erano miglaia. ‘Andarono alla catica satando tra i massi le lance luccicanti in pugno. Liuomo bianco si avwent® contro diloro, o- teando in mezzo alle lance la grande lama che 6 Roser En Hwan fendeva membra ¢ corpi, spiccava teste di at- taccanti I Neri indietreggiarono, er un istante rimase immobile, libero. Pre- muto dai nemici, lui, ultimo Bianco, sangui- rnante di cento ferite di lancia, rimase in piedi sw alte cataste di uccisi Pet un istante stette cosi, rtto, sovrastando tutti con la sua mole titanica. Gli occhi fissi nel cielo piit lontano, la scimitarra alta sopra il capo, quasi a salutare le ombre dei grandi avi che il sto sguardo scongeva - ~ Poi il sibilo di cento lance attravers6 Paria. ‘Aldi la delle vette piit elevate, sorgendo, ora il sole splendeva sul mondo di unvunica razza. PosTRAziONE, Robert Ewin Homan: la srttura della “memoria raze” Léautore de “01110 BIANCO” nasce il 22 gennaio 1906 a Peaster, nel Texas, La madre, di Origine irlandese, lo introduce alla conoscenza delepica ¢ delle saghe celtiche. Scrittore pro- fessionista a diciotto anni, scrive su riviste po- polasi di sacconti avventurosi,i“Pulps”, Studia € scrive molto, giungendo a comporre nel corso della sua breve esistenza oltre cinguecento ‘opere (tra cui alcune rimaste incompiute). Viag- gia nelle riserve indiane. Con Howard intrat- tiene fitta corrispondenza Philips Lovecraft, riprendendone i temi narrativi. Commette sui idio 111 giugno 1936 Insieme con “Almuti, il pianeta selvaggio”, “LuitiNo BIANCO” & Punica opera di fanta- scienza composta da Howard, autore cono- scinto soprattutto per le sue opere di “heroic fantasy”. Seztto ncl 1920 e raccolto nellantolo sia Weird Tals, “The Last White Man” venne ‘pubblicato nel 1964 da Glenn Lord nell collana “The Howard Collector”. 18 Howard si vela piuttosto narratore di lotte primordial c di cieliche catastrofi antetiori al- Pavvento dei “figli di Arya”, come egli chiara ‘li Ariani, i bianchi seminatori della nostra cul: tua, In questa Ia magia non risulterebbe pitt operativa, nonostante un interregno di lotta tra le forze del male, i demon del caos ¢ della magia, da un lato, ¢ alcuni eroi barbarici, dal- Valero. Howard scorge le sopravvivenze del pantheon dei “Grandi Antichi” e di “Seth (i serpente primordial) protendersi nella storia, teatro dello scontro inesausto tra i prolunga- enti di queste Forze malefiche e le proiezioni delle energie benefiche dell’Eroe ~ il quale & sempre di razza bianca e di stitpe celta (!). Ispicata alla nozione della “memoria raz- ziale”, la serittura di Howard sviluppa una suc- cessione di ritorni di un tipo umano arcaico, atiano sotto il profilo etico ¢ somatico, il quale nella fase aurorale del ‘tempo degli uomini? combatte contso manifestazioni pre-umane ¢ sub-umane di vita, contro razze primitive ed es- ean epee, Care de Too” Di clon emcee 19 senze simboliche di brutaliti, quali gli esseri scimmieschi o le incarnazioni di Seth, i dio sex pente, nemico dell'umano. Nella tessitura di nessi tra forme raz qualita animico-spirituali, Howard pone tice Peroe ariano, celta o aesir (una bionda raza iperborea che avrebbe preceduto i Celt), con trassegnato da nobile e generosa purezzaetica. Nei Semit (“gli olivastsi”) egli seorge invece il tipo astuto © maligno, incline al tradimento e dedito a culti osceni e perversi. Servi di Seth e dei “Grandi Antichi” sono, infine, per Howard i Nege: da sempre essi perpetuano il culto del Serpente, della magia oscura ~ mentre la loro lotta conteo i Bianchi mira alla restaurazione metafisica del Male, assumendo inoltre i carat- teri del primitivismo orgiastico, Negando la nozione di progresso, Howard afferma quella della storia come ciclico annien- tamento di se stessa, in ondate ‘simultance? di dlevastazione finale e di generazione iniviale, La barbarie ~il modo d'essere, anime’ del bar- bbato ~ é per lui manifestarione dell'aurea pri- mordialita, rivelazione della puriti delle ére originate, AIfinzio di ciaseun cielo, sono i bar- bari a generare la storia, ¢ Fetoe prende forma ali e » dai germi che il barbaro coltiva nella propria anima, Alla fine del ciclo, sono lo stesso i bat- baria suscitarne la devoluzione, favorendo, con 1a ‘sconfitta’ della storia il ‘rtorno’ alleta mitica delPalteo ciclo, Le ére si consumano: cosi léra hiboriana di Conan, quella precedente atlanti- dea, quella arcaica lemuriana. Soltanto il seme del guerriero non si decompone né la sua figura sidissolve, custoditi in perpetuo dal mito attra- verso la “memoria del sangue”.

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