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Eppure, tutti sanno che tale fase di vita viene definita come il "periodo d'oro" di
apprendimento (6-11 anni). Quindi, anche dal punto di vista della motricità questa
fase potrebbe rappresentare esattamente quello che ho riportato in precedenza: il
momento migliore per imparare determinate abilità motorie.
Dopo questa età, vi è un drastico cambiamento nel cervello.(Herculano-Houzel,
2005).
Questa età d’oro è stata attribuita esclusivamente alla "plasticità sinaptica" del
cervello infantile.
Secondo Herculano-Houzel (2005), i gangli della base sono strutture che occupano la
parte più interna del cervello sotto la corteccia di entrambi gli emisferi. Anche se non
sono essi direttamente a comandare i movimenti, è acclarato che assolvono ad un
ruolo peculiare nel generare e memorizzare programmi motorii complessi a sostegno
della corteccia, assumendo quindi un ruolo chiave nella formazione del movimento.
Infine, per quei movimenti che richiedono sofisticate analisi sensoriali e percettive il
modello proveniente dal cervelletto e dai gangli della base viene elaborato e
perfezionato dalla corteccia cerebrale (Mauk e Trach 2008 apud Silveira, 2010).
Paul Thompson e la sua squadra (2003) apud Herculano-Houzel (2005) spiegano che
una delle strutture che costituiscono i gangli basali, il nucleo caudato, perde il 20%
della sua materia grigia all'inizio dell'adolescenza, tra gli 8 e gli 11 anni, "matura" più
o meno a 13. Infatti, l'apprendimento motorio comporta l'azione coordinata della
corteccia e dei gangli basali: l'esecuzione di nuove sequenze di azioni (dribbling)
richiede il comando e la supervisione contenuta nella corteccia motoria; una volta
appreso il gesto, questi viene "cristallizzato",ovvero trasferito al controllo dei gangli
basali. Tuttavia le abilità motorie apprese, nei primi anni dell’adolescenza trovano
ancora la struttura caudata permeabile a nuove connessioni sinaptiche, e ciò potrebbe
spiegare perché i giovani che hanno imparato il calcio entro l’età di 12 anni sembrano
essere in futuro più “ flessibili “( Herculano-Houzel, 2005)
Quindi, alla luce di queste brevi considerazioni, che meritano certamente una lettura
più approfondita nei testi e pubblicazioni scientifiche, tutte le persone coinvolte con il
coaching di calcio giovanile (fino a 12 anni), devono sapere che la loro missione
principale deve essere quella di orientare il proprio lavoro nella direzione dello
sviluppo delle capacità coordinative in quanto in questa età si è in una situazione
favorevole ( sensibile ) per sviluppare nuove sequenze motorie, che aiuteranno i
giocatori ad essere in futuro più creativi e più predisposti ad essere collocati in
qualsiasi sistema e modello di gioco.
Buona riflessione e buon lavoro.
Raffaele Di Pasquale allenatore Uefa Pro