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Alberto Cavallini - Lino Mattarolo TERMODINAMICA APPLICATA cleup editore Alberto Cavallini - Lino Mattarolo TERMODINAMICA APPLICATA alnun adibace In copestina: Apparecchio di Thilorier per liquefare 'anidride carbonica (da “Achille Cazin - La chaleur”, Ed Librarie de L. Hachette et Cie, Paris, 1867). Tedizione: novembre 1988 Uristampa riveduta: marzo 1990 A ristampa riveduta e coretta: febbraio 1992 Copyright © 1992 by CLBUP Cooperativa Libraria Editrice Universita di Padova 35122 Padova - Via G. Prati, 19 PREFAZIONE Questo volume @ stato preparato con il proposito di offrire un sus- sidio didattico agli studenti della Facolta di Ingegneria che seguono VInsegnamento di Fisica Tecnica nelle nosire Universita. Esso ripete, nella distribuzione degli argomenti, i criteri che hanno informato la stesura di un precedente volume apparso alcuni anni fa ('). Rispetto @ quello risulta notevolmente ampliato e in molte parti completa- mente rifatto. I primi sete capitoli, oltre la nota aggiornata di introduzione sulle unita di misura, riguardano la Termodinamica di base. Pur non insistendo molto su questa parte, dato gli scopi del volume, indirizzato a studenti che hanno gid seguito i corsi di Fisica del biennio, si sono precisati con maggior ampiezza i concetti di tem- peratura e della sua misura, il concetto di quasi staticita di una tra- sformazione, che non si assume equivalente al concetto di reversibi- lita; si e introdotta l'equazione generalizzata di Bernoulli per lo stu- dio dei sistemi con deflusso; si é fatto cenno alla teoria cinetica dei gas; si é illustrato dettagliatamenie uso dei diagrammi termodina- mmici. Si @ preferito, nella esposizione dei due principi, mantenere il metodo classico, inserendo fra il primo ed il secondo le proprieti del gas ideale salvo ritornare successivamente su quelle proprieti che dipendono dal secondo principio. Una particolare attenzione é stata data all'esame dei processi natu- rali irreversibili ¢ alla valutazione dei rendimenti. Si @ aggiornato pertanto e ampliato il capitolo che riguarda ta funzione exergia il cui impiego, che si ritiene di grande utilita, é stato ripreso in molte occa- sioni successive. Nella seconda parte pit applicativa, dopo aver tratiato in generale delle proprieta delle miscele di gas, sono stati sviluppati i fondamenti della psicrometria, con unalisi dei principali processi dellaria umida in problemi di climatizzazione ambientale. ©) L. Manturolo “Termodinamica Applicata” - Ed. CLEUP, 1972. VI Un capitolo @ interamente dedicato alla termodinamica dei processi di combustione, quale presupposto per fa trattazione che segue sui cicli ideali di riferimento delle macchine motrici termiche (cicli direti a vapore ed a gas}; rispetto al riferimento ideale sono stati anche analizzati gli effetti della irreversibilita. Tratuzione analoga & stata sviluppata per i cicli termodinamici delle macchine xeneratrici (frigo~ rifere ed a pompa di calore), e con un certo dettuglio sono stati anche considerati i processi di liquefazione dei gas criogenici. Gli ultimi due capitoli sono infine dedicati ai processi termoelet- trici, in particolare applicati alla refrigerazione ed alla xenerazione diretta di energia elettrica, ed a elementi di gasdinamica monodimen- sionate. In particolare nella illustrazione dei cic Hi direnti ¢ inversi, si @ cer- cato di ampliare il discorso con riferimento anche di carattere tecno- logico per metiere to studente a contatto con fa realta degli impianti Je cui prestazioni sono lontane dai valori ideali. In sostanza gli autori, confortati dall’esperienza di molti anni di insegnamento e nel clima dell’attuale accresciuta sensibilita per le questioni energetiche, hanno avuto l'obbietivo di abituare to studente ul rigore che la Termodinamica consente, senza tuttavia indulgere a cecessivi sviluppi teorici e nel contempo di avviare lo studente alla valutazione pratica dei processi termodinamici, aprendo delle finestre net campo delle applicazioni e delle trasformazioni energetiche cui Tingegnere dovra dedicare gran parte della propria attivité. Gli autori sono grati a quanti segnaleranno errori o mancanze. A. Cavallini, L. Mattarolo Padova, Novembre 1988 INDICE UNITA DI MISURA Cap. 1 Cap. 1 Dimensioni delle grandezze . Equazioni dimensionali . Sistemi di unita di misura . IL sistema internazionale (SI) Sistemi di misura anglosassoni Equazioni di conversione. Fattori di conversion... AMwAYNS IL SISTEMA TERMODINAMICO. GRANDEZZE DI STATO E GRAN- DEZZE DI SCAMBIO Ll HI sistema termodinamico Equilibrio di un sistema Grandezze di stato o coordinate ter- modinamiche . Punti di vista macroscopico ¢ micro- scopico 15. La temperatura : 1.6. Scala internazionale pratica di tempe- FaQtUrd Regola delle fasi. to 1.8. Processi termodinamici. scambio . 1.9. Scambi di lavoro . 1.10. Lavoro di espansione di un fluido. Si- stemi chiusi . 1.11. Equazione generalizzata di Bernoulli. Lavoro con deflusso Equazione di sta- Grandezze di IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMO- DINAMICA 2.1. Espressione del primo principio per i sistemi senza deflusso. Energia inter- na = pag. » Brawn 13 19 20 21 22 24 33 34 36 38 4) sl 6l vul Cap. IIL Cup. IV 2.2. 2.3, 2.4. Espressione del primo principio nei si stemi con deflusso. Bnialpia . Calori specific. . Cenno storico sul primo principio...» IL GAS IDEALE 3.1 3.2. 3.3. 3.4. Equazione di stato di un gas ... Energia interna ed entalpia del gus ideale. Calori specifici . Cenno sulla teoria cinetica del gas ideale. Equazione di stato L'equipartizione dell’energia ¢ i calori Specifici dei gas. Alcuni proces: Politropiche Compressioni in serie Rendimento volumetrico del compre: sore alternativo .... del gas ideale IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TER- MODINAMICA 4.1, 4.6. 47. 4.8. 4.9, 4.10, 4.11. Enunciati del secondo principi Processi reversibili e irreversibili Ciclo di Carnot ... Temperatura termodinamica : Eguaglianza fra la temperatura termo- dinamica e la temperatura del termo- metro a gas ideale ..... Ciclo di Carnot inverso Teorema di Clausius. Entropia Diseguaglianza di Clausiu Entropia e processi naturali Diagramma entropico e altri diagram- mi termodinamici Entropia del gas ideale e impiego del diagramma eniropico ..... Diagrammi termodinamici e processi irreversibili Entropia, disordine, probabilita...... Cenni storici det secondo principio...» very Sas 97 99 100 102 106 108 10 113 115 124 130 133 137 Cap. V Cap. VI - Cap. VII - Cap. VIII — — EXERGIA. RELAZIONI TERMODINA- MICHE FONDAMENTALI 5.1, 5.2. pau Pie be Equazione generale dell’exergia . Exergia di una quantita di calore ed exergia di un sistema ... Diagramma exergia-entalpia Energia ed exergia Rendimento exergetico dei processi ... Altri potenziali termodinamici. Rela- zioni di Maxwell ... veve CAMBIAMENTI Di STATO. | VAPORI 6.1. La superficie p-v-T per una sostanza pura > 6.2. Diagramma p-T : 6.3. Regola delle fasi o di Gibbs » 64. Hl diagramma p-v e le propricia dei vapori saturi ... , 6.5. comportamento dell'acqua .... 6.6. Il diagramma T-s dei vapori saturi 6.7. Hl diagramma h-s dei vapori saturi 6.8. I diagramma p-h dei vapori saturi ... 6.9. Hl diagramma e-h dei vapori saturi... » 6.10. Processi dei vapori saturi . » I GAS REALI 7.1. Fattore di comprimibilita. Legge degli stati corrispondenti . . » 7.2. Equazioni di stato .. > 7.3, Equazione di Van der Waals > 7.4. Altre equazioni di stato ... » 7.5. Funzioni termodinamiche e processi dei gas reali + 7.6. L’espansione di Joule Thomson . > MISCELE DI GAS TERMODINAMICA DELL’ARIA UMIDA 8.1. 8.2. 8.3. Miscele ideali di gas ideali..... Grandezze energetiche per miscele di BAS eecvserseeee Miscelamento adiabatico-isobaro gas ideali ...... ssseeescececesenscensenseees IX 139 141 148 149 150 161 167 169 171 172 181 184 188 191 193 195 203 208 209 215 218 219 225 229 233 Cap. 1X Cap. X Cap. XI 8.4. Miscele di gas reali 85. Miscela ideale di gas e di un vapore condensabile . Psicrometria .. Diagrammi psicrometrici Trasformazioni dell’aria umida . Torre evaporativa 8.10. Condizionamento dell’aria ce 00 G6 oo ora COMBUSTIBILI E COMBUSTIONE 9.1. Generalita 9.2, Stechiometria della combustione 9.3. Combustione in eccesso d’aria 9.4. Alcune proprieta caratteristiche dei processi di combustione . 9.5. Poteri calorific: - Temperatura di combustione adiabatica ..... 9.6. Rendimento termico dei generatori di calore ea CICLI DIRETTI A VAPORE 10.1. dntroduzione ........ 10.2. Cicli diretti a vapore - 10.3. Ciclo di Carnot .... 10.4, Ciclo di Rankine a vapore saturo . 10.5. Ciclo di Rankine a vapore surriscalda- to (ciclo di Hirn) . 10.6. Ciclo di Rankine a “jissuriscaldamento di vapore 10.7. Cicli rigenerativi 10.8. Caratteristiche del fluido motore idea fe. Cicli binari ... 10.9. Bilancio di energia ed exergia di un impianto a vapore ... Cogenerazione con impianti a vapo- re. vuye 10.10. CICLI DIRETTI E MOTORT TERMICI A GAS It.1. Generalita (4.2. Cicli bitermici con rendimento le 235 237 238 247 251 261 263 273 274 282 284 287 327 337 344 349 35! Cap. XII - Cap. XIH- Cap. XIV - 11.3, I cicli di riferimento dei motori alter- nativi a combustione interna 11.4. Il ciclo di Brayton-Joule, Turbomotori a gas... 1.5. Ciclo di Brayton Joule e turbomotori @ gas rigenerativi : 11.6. Cogenerazione - Impianti combinati .. CICLI INVERSI. MACCHINE FRIGORI- FERE E POMPE DI CALORE 12.1. Generalita . 12.2. Ciclo frigorifero a semplice compres: sione di vapore . (2.3. Effetto delle irreversibilit riferimento 12.4. Cicli frigoriferi a compressione multi- pla di vapore ... 12.5. J componenti degli impianii frigoriferi a compressione di vapore . 12.6. I fluidi frigorigeni 12.7. Cicli frigoriferi a gas. 12.8. Machine frigorifere ad assorbimen- to .. 12.9, Macchine frigorifere ad eiezione (a termocompressione) 12.10. Rendimento exergetico di macchine frigorifere 12.11. ‘Pompe di calore .... 12.12. Liquefazione dei gas criogenici TERMOELETTRICITA 13.1. Fenomeni termoelettrici . 13.2. Refrigerazione termoeleurica . 13.3. Generatori termoelettrici ELEMENTI DI GASDINAMICA MONO- DIMENSIONALE 14.1. Definizioni e leggi fondamentali. ....... 14.2. Velocita del suono. Numero di Mach 14.3. Stati di ristagno (o 14.4. Moto adiabiatico per gas ideali. Velo- Cita del SUONO CLILECA occ cec cece scene XI 356 364 375 384 399 401 407 413 Als 418 425 428 430 44 455 459 469 475 480 483 488 XO 14.5. 14.6. 14,7. 14.8. 14.9. 14.10, Moto isoentropico in condotti a sezio- ne variabile: teorema di Hugoniot .... Parametri critici nel moto isoentropico di un gas ideale . Ugello convergente Ugello convergente divergente Rendimento isoentropico di un ugel- lo ae pooner Moto adiabatico con attrito in condot- ti @ sezione costante .... oe 490 494 495 499 503 504 g os gm PRET OP “TT L®W QW Ow aH MAH CVO RAD wuss s XO SIMBOLI area, m; anergia, J; flusso di anergia, W; calore specifica, IMkgK); calore motare, J/(kmolK); velocita del suono, m/s; consumo specifico di vapore, kg/kWh; diametro, m; exergia, J; efficienza di uno scambio termico; exergia specifica, J/kg; flusso di exergia, W; modulo di comprimibilita, Pa; energia libera, J; energia libera specifica, J/kg; forza, N; entalpia libera, J; entalpia libera specifica, J/kg; peso, kgf; mA portata specifica, kg/(m?s); accelerazione di gravita, m/s”; entalpia, J; entalpia specifica, Wkg; potere calorifico di un combustibile, J/kg 0 J/m3; intensita di corrente elettrica, A; rapporto di calori specifici cp/c,; lavoro, J (anche J/kg); lunghezza, m; massa, kg; massa molare, kg/kmol; portata di massa, kg/s; numero di Mach; esponente della politropica; potenza, W; pressione, Pa; XIV Q 4 R RL n Tp Ry Betts NN NEHA RSE S v y 3 tensione, f.c.m., quantita di calore, J (anche J/kg); flusso termico, W; resistenza elettrica, 2; rapporto dei lavori: rapporto volumetrico di compressione; rapporto delle pressioni; perdita di energia per attrito, J/kg; entropia, J/K: entropia specifica, J/(kgK)s temperatura, temperatura, °C; energia interna, hy energia interna specifica, J/kg: volume, m’; volume specitico, m'/kg: volume molare, m’/kmol; portata volumetrica, m°/s; titolo del vapor umidita specifica delParia, key/kgui frazione molare; velocita, m/s; fattore di comprimibilitd dei gas; cifra di merito di elementi termoclettrici; allezza; potere termoelettrico, V/ coefficiente di effetto util coefficiente di eccesso d’a rendimento; conduttivita termica, W/(m K); coefficiente di Joule-Thomson, K/Pa; viscosita dinamica ke/(m s); coefficiente di Peltier, V; perdita di energia per attrito, J; densita (massa volumica), kg/m’; resistivita elettrica, Q +m; conduttivita clettrica, 1/(Q -m) tempo, s: coefficiente di Thomson, V/K; sforzo upitario di attrito, Pa/m?; umidita rela grado di satuenzione; Na costante di Boltzmann, 1,3805 - 10-2 JK; numero di Avogadro, 6,0225 - 1076 molecole _ ki costante uniyersale dei gas, 83/4,3 J/(kmol K); XV UNITA DI MISURA L. Dimensioni delle grandezze I vari tipi di grandezze che vengono usate nello studio del mondo fisico scaturiscono dalla esperienza ¢ dall’indagine sulla reaita che circonda l'uomo; essi possono essere costituiti da propricti o carat- teristiche dei corpi e/o del comportamento dei sistemi materiali. Ad esempio tutti i corpi occupano uno spazio; questa proprieta comune si sintetizza nella grandezza detta volume; i sistemi materiali intera- giscono in determinate condizioni; alle interazioni & sempre colle- gata la grandezza chiamata forza, ce. E intuitivo ii concetto di omogencitd ¢ di cterogencitd fra due grandezze. E, se due grandezze sono omogence, su di esse hanno senso le operazioni di somma ¢ di sottrazione © sono applicabili i concetti di eguaglianza ¢ di diseguaglianza. Si pud allora associare ad ogni grandezza fisica una dimensione: essa va intesa come una propricta astratta comune a tutte Je gran- dezze considerate omogence e che ne caratterizza quindi la classe. Per rappresentare simbolicamente la dimensione di una grandezza si usa racchiudere il simbolo della grandezza fra parentesi quadre Ad es. si scriverd per la dimensione della lunghezza [L], della velo- cita [w], del tempo [x], della massa [M], ecc. 2. Equazioni dimensionali Lresperienza mostra che tra le grandezze fisiche intercorrono rela- zioni, costituite a volte dalla stessa definizione della grandezza (es. la velocita intesa come rapporto tra spazio percorso cd intervallo di tempo), oppure provenienti dalla geometria (es.: 'area della super- ficie di un rettangolo definita come prodotto del lato maggiore per il lato minore) od ancora esprimenti principi o leggi fondamentali (es.: la forza considerata come prodotto della massa per laceclera- zione nella seconda legge della Dinamica). le relazioni che legano le grandezze fisiche comprendono solo operazioni di moltipticazione, divisione cd elevamento a potenza razionale semplice; cid consente di porre una grandezza in funzione di altre mediante un prodotto monomio. Si scelgono alcune grandezze fondamentali: nella meccanica pos- sono bastare la lunghezza L, la massa M c il tempo t. La dimen- sione di ogni altra grandezza secondaria o derivata G si scrive: [G] = [£9 [0 wD Le equazioni di questo tipo sono dette equazioni dimensionali. (A volte gli esponenti a,b,c si trovano designati con it nome di dimensoni di G rispetto a L, M, t rispettivamente). Si potra scrivere ad csempio per la velocita: bel = [2] Ie), 2) per Paccelerazione (a) = (w] [r-"] = [£] [2-7] G3) ve cosi via. Se invece le grandezze fondamentali sono la lunghezza L, la forza Fe il tempo 7, atlora la massa ha dimensioni [at] = (L-"J[F] [27] . (4) Ad esempio la viscosita » ha dimensione nel primo caso: le) = (2) EM) (2"] (5) e nel secondo caso (4) = [27111 [4 - (6) E poi comune il caso di grandezze di natura completamente diversa ma con dimensioni identiche in funzione delle prescelte grandezze fondamentali; ad esempio il lavoro ¢ il momento torcente si esprimono [M]{L~?][r-7] ; co) cos! pure il calore specifico e Ventropia s quarta grandezza fondamentale, Ia tempe ecifiea (introducendo una ratura T) si esprimono: 7] [7 }[7~). (8) Le espressioni finora scritte rappresentano, si ripete, equazioni dimensionali ¢ valgono a prescindere dalle unita misura scelte per le grandezze; non sono relazioni fra numeri, 3. Sistemi di unita di misura Nei campi della Fisica ¢ della Ingegneria ci si propone di studiare i fenomeni da un punto di vista quantitativo. Si trata di associare dei numeri ai valori delle grandeaze in esame, numeri che costitui- scono la misura delle grandezze in un determinato sistema di unita. La misura di una grandezza si pud definire come quell'insieme di operazioni che consentono di ottenere informazioni comprensibili ¢ comunicabili sul valore della grandezza stessa. Ora le grandezze possono essere 0 direttamente misurabili 0 non diretamente misurabili Per le prime quali ta forza, la lunghezza, la resistenza elettrica, si pud accettare la semplice definizione secondo la quale «misurare una grandezza vuol dire determinare il rapporto fra la grandezza stessa @ una omogenea scelta come unita di misura», Detta G questa grandezza, supposta scalarc, essa rare simbolicamente come il prodotto della sui puro) per unit’ di misura (G): pud conside- a misura G (numero G=GG). °) Ne consegue che tali grandezze possono venire trattate come dei humeri, sc ne pud realizzare fisicamente Vaddizione e per esse si applicano te regole del calcolo algebrico. La grandezza G & ovviamente indipendente dalla scelta, total- mente arbitraria, della unita di misura; si deduce subito che, se quest'ultima (G) viene sostituita da un’altra (G’), m volte pid pic cola, la misura della grandezza risultera m volte Ja misura primitiva: GG) =F G'): (10) ese )=L@), an sara e mG. (12) Le grandezze non direttamente misurabili non é fisicamente realizzabile la somma. E il caso, fra le altre, della viscosita di un fluido, della resistivita elettrica o della conducibilita termica di una sostanza. La viscosit’ ad esempio si definisce: FIA = 13 dwidy (3) u ove F,A, dwidy sono rispettivamente la forza, la superficie ¢ il gradiente della velocita. Per grandezze di questo tipo si pud definire it rapporto __ FIA __ (dwidy)* ad) wo ORYA* dwidy © quindi, posto «= G ¢ x* = (G) si ricava ___FIA___(dwidy)* Q_Gg o= 4 SE @ = G6). (13) Anche tali grandezze non direttamente misurabili possono venir trattate come numeri; per esse si applicano le regole del calcolo algebrico e valgono te relazioni (10), (11), (12). Non si pud realiz- zare una resistivita doppia ad esempio di quella di un filo di rame utilizzando due fili di rame. Vi sono poi delle grandezze che si possono definire solo come grandezze ordinabili. Tale & ad esempio la temperatura per la quale si pud constatare solamente la eguaglianza ¢ la diseguaglianza. Tali grandezze si possono quindi valutare solo con riferimento a scale opportune e non godono delle propriet& delle grandezze preceden- temente esaminate. La distinzione fra le diverse classi di grandezze non @ tuttavia rigida. Talora si opera su grandezze direttamente misurabili come se i trattasse di grandezze solo ordinabili: é il caso, ad esempio, delle isure di diametri con calibri «passa ¢ non passa», Inoltre gran- dezze originariamente classifieate tra quelle ordinabili, si possono far rientrare ta quelle dicettamente misurabili qualora una legge 0 un processo_fisico consentano di associarle a grandezze di questi ultimi tipi. E il caso della temperatura (scala termodinamica) defi- nita come . iol T = 273,16 16 On| as) dove |Q| e |Qr| sono le quantita di calore scambiate alla tempera- tura Te alla temperatura del punto triplo dell’acqua 7; (eguale a 273,16 per definizione) da una macchina di Carnot che operi tra due sorgenti a quelle temperature. Si tratta ora di fissare per ogni grandezza un appropriata unita di misura. Ma @ evidente che in questa scelta, ad evitare complica- zioni, si terra conto delle relazioni esistenti fra le grandezze stesse come indicato al paragrafo precedente. Si stabilisce quindi un colle- gamento fra le diverse unita di misura, con esplicito riferimento alle relazioni esistenti fra te grandezze, creando cosi il presupposto per Ja costruzione di un sistema di unita di misura. In altri termini si segue il criterio di scegliere arbitrariamente ed indipendentemente un certo numero (in genere limitato) di gran- dezze denominate fondamentali 0 primarie, di stabilire per esse con- venienti unita di misura e di dedurre da queste le unita di misura di tutte le altre grandezze, chiamate derivate 0 secondarie, mediante equazioni che esprimono il legame csistente tra le grandezze deri- vate ¢ le grandezze fondamentali. Tali equazioni vengono interpretate come equazioni di misura. La prima equazione lega una grandezza soltanto alle grandezze fondamentali: ciascuna equazione successiva lega una grandezza alla yolta a grandezze fondamentali e/o a grandezze derivate gid colle- gate perd alle fondamentali da equazioni precedenti. Soddisfa a questi criteri la serie seguente ("): weak, a=”, F=kjMa, r T (7) Lak FL, Pak e. F Con cid i fattori & sono adimensionili, [/ulteriore convenzione di assumere unitari tali fattori equivale a sceglivte le unitd coerenti per le grandezze derivate. I sistemi di misura introdotti per misurare le grandezze fisiche sono stati vari. Essi si distinguono in sistemi assoluti ¢ sistemi gravi- tazionali o pratici. Di fronte alla umilicazione oggi adottata nel sistema internazionale (SI) tali sistemi dovrebbero tutti scomparire. Se ne da comunque cenno. Sia i sistemi assoluti che i sistemi pratici considerano grandezze fondamentali la dunghezza ed il rempo, mentse si differenziano nella scelta della terza grandezza fondamentale: i sistemi assoluti fanno riferimento alla massa, i sistemi gravitazionali sostituiscono ad essa la forza, o pit precisamente la forza peso. ‘Tre grandezze fondamentali si rivelano sufficienti se ci si limita al campo d'indagine proprio della Meccanica; invece nell’analisi termo- dinamica dei fenomeni si affianca una quarta grandezza fondamen- tale, la temperatura. |. Sistema metrico assoluto (MKS). Le unita primarie sono il metro (m) il chilogrammo (kg) ed il secondo (s) rispettivamente per le grandezze fondamentali meccani- che della lunghezza, della massa, del tempo. 2. Sistema metrico assoluto (CGS). Ha le stesse grandezze fondamentali del sistema MKS; le unita primarie sono il centimetro (cm), il grammo (g), il secondo (s). B stato per molto il sistema dei fisici. 3. Sistema metrico assoluto MKSA o sistema Giorgi. E la logica estensione del sistema MKS di cui conserva le unitd fondamentali, adottato ufficialmente nel 1950 dopo Yaccoglimento di una proposta avanzata fino dal 1935 dal fisico Giorgi. Esso introduce una quarta grandezza fondamentale, Vintensitd di corrente elettrica ¢ la relativa unita, l'ampere (A), per esprimere le grandezze elettromagnetiche, evitando cosi la presenza di esponenti frazionari nelle equazioni dimensionali e permettendo di distinguere dimensionalmente grandezze quali i vettori H (campo magpetico), B (induzione magnetica) ¢ D (spostamento dielettrico) indistinguibili nei sistemi C.G.S. elettrostatico (¢.s.u.), C.G.S elettromagnetico (c.x.m.), C.G.S. simmetrico (0 gaussiano), essendo in questi ultimi le grandezze clettromagnetiche definite in termini di lunghezza, massa, tempo. 4. Sistema metrico gravitazionale @ pratico (0 tecnico). Grandezze fondamentali meccaniche sono la lunghezza, il tempo e la forza-peso; le unita rispettive sono: it metro (m), il secondo (s), sostituito molto frequentemente dal- Lora (h) (=3600 s), il chilogrammo peso (kgf) detinito come la forza di attrazione esercitata dalla Terra sulla massa di J kg in un luogo ove laccelerazione di gravita assume il valorc standard Bo = 9,80665 mis’. Esistono poi i sistemi anglosassoni assoluto ¢ pratico di cui si dird pid avanti. 4. Hl sistema internazionale (SI) B stato approvato in via definitiva nel 1960 alla XI Conferenza Generale dei Pesi ¢ Misure di Parigi ¢ successivamente nella XV Conferenza nel 1971. Rappresenta una tappa fondamentale nel pro- cesso di unificazione internazionale delle unita di misura. II sistema 8 stato adottato legalmente in molti paesi (in Italia nel 1982). L’uso del $1 & raccomandato inoltre da quasi tutte le organizzazioni per Punificazione; tra esse I'ISO (cfr. Norma ISO /000/73) e 'UNI (cfr. Norma CNR-UNI /0603/74) ed & imposto per gli articoli pubblicati nelle pit importanti riviste scientifiche internazionali. TI SI fa proprie le unita primarie del sistema MKSA, mit stabili- sce pet quanto possibile un ritorno alla loro definizione assoluta, riducendo al minimo [uso di “campioni” artificiali, La scelta dei “campioni” naturali, legali a fenomeni fisici agevolmente realizza- bili, consente con lo sviluppo delle tecniche moderne di ottenere la massima riproducibilita ¢ precisione negli esperimenti metrologici. Le grandezze fondamentali le corrispondenti unita di misura del SI sono: Lunghezza Ha per unita il metro (m), distanza percorsa nel vuoto dalla luce nelMintervallo di tempo (1/299 792 458) s ('). () Questa dofinizione & stata adottata dalla XVIM Conferenza Generale dei Pesi ¢ Misure del 1983. Fino allora era in vigore Ix seguente detinizione del metro adottata nel 1960: «ll metro & pari a 1650763,73 volte la lunghezza d’onda nel vuoto della luce rosso-arancione del kripton 86 emessa nella transizione dal livello 2pyg al fivello Sede Tempo ; Ha per unita if secondo (8), durata uguale a 9192631770 cicli della radiazione corrispondente alla transizione entro i due livelli iperfini dello stato fondamentuale dell'isotopo £33 del cesio. Massa Ha per unita il chilogrammo (kg), mast uguile a quella del campione primario N. 1 di platino-iridio, conservato a Sévres presso TUfficio Internazionale dei Pesi ¢ delle Misure. Intensita di corrente eletrica Ha per unita Nampere (A), cio’ Pintensita di corrente costante che, se mantenuta in due conduttori paralleli, rettilinei, di lun- ghezza infinita, di sezione circolare trascurabile rispetto alla distanza ¢ posti ad / m uno dallaltro nel vuoto, produce una forza attrattiva © repulsiva pari a 2-10" N per metro di lunghezza. Temperatura termodinamica Ha per unitd il kelvin (K), cio’ la frazione 1/273,16 della tempe- ratura termodinamica del punto triplo dell’acqua. Oltre alla tempe- ratura termodinamica (7), si utilizza anche la temperatura Celsius (0, definita dall’cquazione: t=T-Ty (18) dove Ty= 273,15 K per definizione, La temperatura Celsius si esprime in gradi Celsius (°C). L’unitd “grado Celsius” @ uguale alPunita kelvin e un intervallo od uni differenza di temperatura kel- vin possono venir espresse anche in gradi Celsius Intensita luminosa . . | Ha per unita la candela (cd) cio? Vintensita luminosa, in una data direzione, di una sorgente che emette una radiazione monocroma- tica di frequenza 540 - 10! Hz ¢ la cui intensitd energetica in tale direzione @ di (1/683) Wisr (°) © Questa definizione @ stata adottata nella XVI CGPM dei 1979. Precedente: inente Ia definizione di candela era la seguente: «La candela é V'intensiti luminos emessa da un corpe nero di Burgess alla temperatura di solidificazione det platino (2045. K) in direzione perpendicotare al foro di uscita, quando ki sezione di tale rea i ($2600 000) me sotto ta pressione di 101 325 Paw Quantita di materia Ha per unita la mole (mol), cioé la quantita di materia (0 di sostanza) di un sistema che contiene tante entita elementari quanti sono gli atomi contenuti in 0,012 kg di carbonio 12. Quando si usa la mole le entita elementari debbono essere speci- ficate ¢ possono essere atomi, molecole, elettroni, ioni... Sono definite inoltre due grandezze supplementari: Angolo piano Ha per unita il radiante (rad), cioe U'angolo piano compreso fra due raggi che, sulla circonferenza di un cerchio, intercettano un arco di lunghezza uguale a quella del raggio, Angolo solido Ha per unita lo steradiante (st), cio’ Vangolo solide con origine al centro di una sfera che, sulla superficie della sfera stessa, intercetta un’area uguale a quella di un quadrato di lato pari al raggio Le unith fondamentali ¢ supplementari del $1, nonché le unitd derivate SI con nome e simbolo proprio sono elencate nella tabella t. Si tralasciano le grandezze relative all’ottica ¢ alla clettrotecnica che qui non interessano. Per formare multipli ¢ sottomultipli delle diverse unita del SI sono impiegite esclusivamente potenze di /0 il cui esponente, posi- tivo o negativo, & nella maggior parte dei casi un multiplo di 3. 1 nomi c i simboli dei prefissi SI adottati a questo scopo sono ripor- tati_nella tabella 2, Giova riportare alcune raccomandazioni nell'impiego del St: anzi- tutto regole di scrittura. ~ Lunita di misura, quando non @ accompagnata dal valore numerico, si scrive per esteso: ad es.: pachi secondi ¢ non pocki s. -T nomi delle unité, anche se si tratta di nomi di persone, quando scritti per intero vanno con I'iniziale minuscola e sono inva- riabili: ad es.: ampere, volt, pascal, joule (pron. jal), kelvin © non Ampere ccc. ‘Questa definizione precedente non consentiva una precisione elevata (appena 1 parte su 100), Lo sviluppo delle tecniche radiometriche permette una precisione molto migliore. La nuova definizione deriva dall’aver stabilito un fattore di conver inne fra le grandezze fotomettiche ¢ le grandezze radiometriche, fissando il valore «lt 63 lumen per watt Pefficienza luminosa della radiazione monocromatica di fre~ quenza 540-10 Ez (ossia di lunghezza Ponda 2 = 0,555 wm). 10 Tabella 1. Unita SI con nome ¢ simbolo speciale. Unita SI Grandezee Nome | Simbolo | Relazione eon altre unita ST Fondamentali Junghezza metro | m = massa chilogrammo ke 7 = [tempo secondo . = intensita di corrente elettrica | ampere - temperatura termodinamica | kelvin K - intensith tuminosa candela ed = quantita di sostanza mole mol - Supplementari angolo piano radiante tad - angolo solido steradiante st - Derivate con nome proprio frequenza hertz Hz Meats! forza newton N IN = Ikg- mis pressionc, tensione pascal Pa 1Pa=iNim?> lavoro, energia, quantita di calore joule 3 I= 1N-m potenza, fuss termico watt w IL Tabella 2. Prefissi dei multipli e sottomultipli decimali delle unit SL exa E 10 deci d io penta P 10! centi ¢ 10? tera T 10? milli m 10 giga G 10 micro “# 10-* mega M ie nano D Ww? kilo k 10 pico fn 10-8 eto h ci femto 1 wos deca da J! atto a to - 1 simboli delle unita di misura sono preceduti dal valore nume- rico e si scrivono non seguiti da un punto: ad es.: 5 me non 5 m.¢ neppure m 5. — Il simbolo del prefisso dei multipli e sottomultipli delle unita si scrive prima del simbolo dell’unita, senza lasciare spazi ¢ senza met- tere punti: ad es. km, kJ (k minuscolo!) GW, ecc.. E da ricordare inoltre che non rientra nei muttipli elencati il bur (= 10° Nim?) pur accettato e raccomundato, essendo unita molto prossima all'atmosfera fisica e tecnica; il millibar (mb) (= /0~* bar) @ pure una unitd usata in metereologia; ma al suo posto & pid cor retto parlare di ettopascal. E vietato lutilizzazione contemporanea di due o piti prefissi mol- tiplicativi, ad es.: il mam (0 millimicrometro) va sostituito con il nm (nanometro). Per evitare errori devono altresi impiegarsi unitd fondamentali senza prefissi nella derivazione di unit secondarie; ad esse perd possono applicarsi i prefissi previst. Ad es.: se il Nim” risulta unitd troppo piccola non si passer al Nimm?, bensi al M(N/m?); anziché il MJ/dm? si usera il G(J/m?). cee, L'impiego del SI impone l'abbandono delle unitd che di questo sistema non fanno parte, alcune delle quali tuttavia sono ancora assai diffuse. Fra queste il chilogrammo forza 0 chilogrammo peso (kgf) detto anche chilopond (kp). L’unita di misura della forza SI @ il newton, simbolo N (1 kyf = 9,80665 N), ta forza che imprime alla massa di 1 kg Vaccelerazione di 1 m/s*. 12 Analogamente per Ja misura della pressione: unita SI @ il pascal, simbolo Pa: / Pa=1N/m?. Si ammette, come detto, l'unita bar (/ bar = /0° Pa), ma sono da evitare: —Tatmosfera fisica, atm (J atm = 101325 Pa = 1,01325 bar = 1013,25 hPa); = Tatmosfera tecnica, at, che corrisponde a / kgf/cm? ossia a 10.000 kgfim’ ¢ vale 98066,5 Pa. (Si nota che con ata si esprime la pressione in atmosfere tecniche assolute e con ate la pressione in atmosfere tecniche relative, riferita cioé alla pression di / atm); ~ il millimetro d’acqua, convenzionale, mm HO, che corrisponde alla pressione di / kgf/m? (J mm HO = 9,80665 Pa); ~ il millimetro di mercurio convenzionale, mm Hg, ovvero torr (/ mm Hg = / torr = 133,322 Pa). Si nota per inciso che il bar @ un po’ pid piccolo di una atmo- sfera fisica e un po’ pit grande di una atmosfera tecnica (1 bar = 0,9869 atm = /,0197 at). Unvaltra variazione sostanziale riguarda le grandezze per le quali Tanita di misura @ il joule (J). Deve essere abbandonata la chiloca- loria, Keal (J keal = 4186,8 1) (’). Del pari deve essere abbandonato il chilowattora, kWh (7 kWh = 3,6 - 10°). Per quanto riguarda la misura della potenza 0 del flusso termico Funitd & it watt. Deve essere abbandonata la chilocaloria all’ora (/ kcal/h = 0,86 W). E deve essere abbandonato il cavallo vapore (1 CV = 75 kef+ mis = 735,35 W). Sistemi di misure anglosassoni Grandezze fondamentali nel sistema anglosussone assoluto sono la lunghezza, la massa, il tempo, cui si aggiunge Pintervallo di tempe- ratura: le unita rispettive sono: = il foot (ft) pari a 0.3048 m; ~ il pound (Jb) pari a 0,4536 kg; - il secondo (s) come nei sistemi metrici; = il grado Rankine (°R) pari a 2 K; (e analogamente il grado ()) Questa relazione & stata fissata alla V Conferenza Internazionale delle pro prieta del vapore net 1956, La chilocaloria cosi detinita si indica con kealy (Inter- national Tables). La chilocaloria definita come la quantita di calore necessaria per clevare la temperatura di T ky dacqua da 14,5 °C a 15.5 °C, (Keays), © legger- mente pitt piee hha: 1 kealye = 4185.5 J, Fahrenheit pari a 3 gradi Celsius). Si ricorda poi per la quantita di calore — la British Thermal Unit (Btu) pari a 0,252 kcal ossia 1055 J. Si distingue inoltre fra sistema anglosassone assoluto e sistema anglosassone gravitazionale o pratico; quest’ultimo assume fa forza anziché la massa come grandezza fondamentale: la u1 di misura relativa é la libbra forza (Ibf 0 semplicemente p). Il sistema anglosassone non é decimale. Ad esempio per la lun- ghezza un sottomultiplo del foot @ inch (i 0 in) pari a 1/12 ft ossia 0,0254 m; un multiplo @ la yard (y 0 yd) pari a 3 ft ossia 0,9144 m, € ancora il migtio, mile (mo mi) pari a 609 m. Per la massa si ha Pounce (02) pari a 1/16 Ib ossia 0,02835 kg, lo stone (st) pari a /4 Ib ossia 6,35 kg. Fra le misura delle varie grandezze nel sistema anglosassone giova ricordare la misura della pressione: essa é espressa in libre forza per pollice quadrato; in inglese: pound per square inch, abbreviato psi. Si trova qualche volta l'indicazione psia c psig a indicare rispettivamente la pressione assotuta o la pressione relativa, cio’ a partire dal valore della pressione atmosferica. 6. Equazioni di conversione. Fattori di conversione Accade spesso di dover convertire la misura di una grandezza, espressa in un certo sistema di unita, nella misura espressa in un altro sistema di unita. Si fa ricorso allora alle equazioni di conver- sione. Ad ¢s.: 1 {t = 0,3048 m, 1 lb = 0,453 kg, I Ibf = 0,453 kef, kgf = 9,81 N. I due membri sono omogenei ¢ le equazioni di conversione sono dimensionalmente corrette. A volte si preferisce riscriverle in modo da ottenere un membro unilario: 15 i wD i 20602 ~ | --O1-80'L~ | AR9~ |< OL -68'9~ | 9c r080~ esdy | (o Sifu) OE ~ L OL or-scek~| 2 01-996~ | ~0r- I86~ <9908'6 = uUsBy ctl ~ Or f SEL ~ ‘8960 ~ ($99086'0 599086 sur @y ww) 7-01 £6T~ S6OET~ 5 OSE T~ T Ol IEE ~ Ol ET ~ ces est ~ = u0ly 969°] ~ Ot EOE ~ LOT ~ OL T Ste1o'r STELOL = wey Sti~ OE 2b ~ zr~ OSL ~ £86°0 ~ i AL =aeqT 10 SPT coro~ Ot OT ~ OE SL~| 6 OL L6~ 5-0 i =tdi “pinstar wd iy we ior une 32q ed tp ea, auowsard tp Rm (4 UNO se :9 NORA. sid oojea 1ou 79% ® ayeiaua® ut oreumssosdde apeuoreuinu suowuDauod 19d 1 OFT TE ~ ESF O~ Pye ae we =r | 100 ~ T OL: FT ~ Ol 88°1 ~ SEDO ~ (SAP: wi) = ..tpd 7 1 soe'e~ 6 ~ T 01-186 ~ +89908°6 = BY) Ol SCE ~ 5 OF &'L~ OT ZT ~ L «OF = Pup] siz'o~ &L~ woro~ ot r =NI a4 pd yay eup N EASA IP © 14 wzi0} 1p EMU += EINSKD WP EWR EI SOOKEAMOD I IA] ye 2 g 2 z< gE < 33 Ss = =e 22 £8 Be So & 2 £2 gi 8 = S35 Te a =z 1 83 3 z £ Ee So 2s 28 Se 34 § — @§ 32 3 0 os = e 32 BE 3 & 3s 25 &E£ 2 fe ge ao ay 2 2 $s gS £2 2 2 =& Zz: 2 & $ 5s cen =BR 228 SI~18 -s Ss 2° Se eF £8 S|R 3 S &S Sa 38 2 S gs ee g2 a8 2 3 2 2S 33a 22 98 8 z ~ os at 32 £8 U 3 E Ze ss Ss Gus & 3 3D 1 ot 5S Ss = a|» & "22 Be s° A a 8 BF xs at . 5 > 224 piskso Ss 3 - 826 Setas 7 ls & 2 ~ 3se 228 = s B25Ss = 5 5 Les 26225 1 < 2 & e 328 sEkue o£ E Eos = #82 geage w = 27 4 @ F S38 gSsee - = % §% 8S 4 Bee g2255 22 8 ¢ es awe Ewe Sut € wes ce ~~ & 28 17 16 2 3 e ae 3S Sse Sap ast ESE FPS 275 ss2 Ree ae SS ee ii Gil. Sas SS hws e883 e888 sae SER es S&s eas 4 Bes Bek ss aren Te ad we IS aa os ge e & a 38 3S B Fa 2s 3 3 b= € pe 8 |2 ese 2.88 3 gust ess : be.2 25238 S |224¢ 2E 422 3 BS ES ssge @ Ss § S Ze esS2e2¢ 2 2 |g2 88888 3 4 2 we 2°32 28 g Bsn 3 8s § [SzSe8 FSS LF “y 7 “ o 4 Tr 91Z'0~ 770 ~ p01 86° | 201 B86°7~ s6c'0~ =a! 9296 ~ g 9tT~ OT #8'E~ ser O~ get ~ = aie f 4 “4 7 “4 1 4 Loe~ seso~ ! OL RST ~ ogtt'o~ eor't =e! 96087 ~ Sas~ e'ceo~ v SL SEL ~ =AOE s o6'GE~ ee~ cers ~ 701-667 ~ I 99908'6 = WR! eee ~ 8éL'o~ 486880 ~ Ol 9ET~ woro~ i = MT q s 4 s Time sa Weoy AD uy mn eunsiwy Ip eUA, vauarod 1p wen (P r O9T'RLL ~ TSCO~| 4 OT-86'E~ | -O1-f6T~ 920T~ | OI -90'SSOI o0'ssor = may OT 62'E U pe OP-PTE | OF EIS ~ |. OF LL'E~ sero~ OU OFT ~ oT Sys L6E~ Ol 60° ~ a OF BST | OL CONT 60% ~ | OL 8°98IF goRte = MOY TL 60ST ~ | ME ESET ~ 9 ~ t sLO~ O000LE BOOT | ML BVT atwe~| gr-ove~| — sew'ese~] — geser~ r arge~| argc | wt-oe OE EG ~ aL 5 OL PET | op AT-POLE~ | 9 OF ELT ~ c OT 186 ~ £99086 { or OF 8660 ~ |, OF - BELO ~ |n4-01-88EC'O~ | gy OF-RLE~ | ny -OL-RL'T~| ,F COI'O t Or 5-01-8660 ~ £860 ~ | 508 BRETO~ | .-01-8L'E~ | 01-87 ~ cor'o~ at L amg. 4341} poy! wo At BY 2 t CAPITOLO 1 IL SISTEMA TERMODINAMICO, GRANDEZZE DI STATO E GRANDEZZE DI SCAMBIO LL. Hl sistema termodinamico La termodinamica @ una scienza che ha per oggetto il trasferi- mento dell'energia, le trasformazioni di questa da una forma all’al- tra e i risultati di queste trasformazioni. Alla base di ogni considerazione vi & la definizione del » termodinamico. Si definisce con questo termine una quantita di materia o por- zione di spazio separata dal resto dell'universo, che si chiame ambiente esterno, mediante un determinato contorno costituito da una superficie reale o immaginaria, rigida o deformabile. 1] sistema @ sede di trasformazioni interne ¢ di scambi di materia ¢ di energia (calore ¢ lavoro) con I'ambiente esterno. Il sistema ¢ chiuso se attraverso i] contorno non vi é flusso di materia in entrata e in uscita; & aperto nel caso contrario. Nella maggior parte delle appticazioni dell’ingegneria si ha a che fare con sistemi aperti: si pensi a un sistema che racchiude un ventilatorc, una pompa, una turbina di espansione, un generatore di vapore, un radiatore, ecc, Un sistema si dice isolato quando nessuna forma di energia uttra- versa il suo contorno. In particolare il sistema si dice termicamente isolato 0 adiabatico quando il calore & ta sola forma di‘energia che hon attraversa il contorno. Un vaso Dewar realizza approssimativa- mente questa condizione. Assai spesso poi, come si vedra act seguito, i sistemi che racchiudono organi di lavoro, quali compres- sori ed espansori, si considerano adiabatici, essendo trascurabile lo scambio di calore con I’esterno rispetto allo scambio di lavoro che in essi si realizza durante il processo. Un sistema pud essere pitt o meno complesso. Si pud considerare ad esempio il sistema costituito dall’insieme degli organi di un motore a vupore: generatore di vapore, turbina, condensatore, pompa ci alimentasione. Vi sono fussi di materia e di energia stema 20 . mente si pos- all’entrata e all’uscita di tutti questi organi, I natur sono considerare separatamente i diversi sistemi semplici che c tuiscono il motore a vapore 1.2. Equilibrio di un sistema Si consideri un sistema semplice chiuso, a parcti deformabili. Sia esso rappresentato, per fissare le idee, dal volume di fluido conte- nuto in un cilindro munito da un pistone scorrevole come in fig. L.L. La linea tratteggiata ne costituisce il contorno. Ul sistema @ caratterizzato da un certo numero di variabili, quali Ja massa, il volume, fa pressione, la temperatura, ec. Se si vuole definire fo stato del sistema mediante valori singoli di atcuni dei parametri suddetti, occorre che quei parametri abbiano in ogni istante lo stesso valore in ogni punto 0, in altre parole, che il sistema si trovi in condizioni di equilibrio. Questo concetto di equi- librio @ associato al concetto di stabilitd o assenza di tendenza a cambiamento spontanco, Fig. 1.1, Rappresentazione di un sistema chiuso con contorno deformabil Si dice che un sistema @ in equilibrio meccanico se vi & assenza di moto relativo fra le parti costituenti il sistema, essendovi equilibrio fra le forze applicate. L’equilibrio meccanico comporta Puniformita della pressione allinterno del sistema, Beninteso questo @ vero se si trascura Peffetto della gravita che induce a rigore una variazione della pressione lungo la verticale secondo la nota legge dell Idrosta- 1 a. 21 Un sistema é in equilibrio chimico se nel suo interno non hanno luogo reazioni chimiche o fenomeni di diffusione di specie chimiche da un punto ad un altro, Questo equilibrio & caratterizzato dal valore uniforme del potenziale chimico di ciascuna specie chimica Presente. Un sistema € in equilibrio termico quando, riportato ad uno stato di equilibrio meccanico e chimico, non @ sede di cambiamenti spon- tanei dei parametri che lo caratterizzano. Cid corrisponde all'as- senza di flusso di quella forma di energia che si chiama calore ncl- Vinterno del sistema. Come nei casi precedenti questa forma di equilibrio & caratterizzata dalla costanza di un parametro chiamato temperatura. Si dice che un sistema @ in equilibrio termodinamico quando & contemporaneamente in equilibrio meccanico, chimico ¢ termico. Nelle pagine che seguono si considereranno generalmente sistemi nei quali non si hanno reazioni chimiche, ossia sistemi chimicamente omogenei costituiti, come si suol dire, da una sostanza pura, Con cid si intende una sostanza che ha una uniforme invariabile struttura molecolare oppure una soluzione di sostanze omogenee in rapporto fisso, ciascuna delle quali mantienc una invariabile steut- tura molecolare. E una sostanza pura una massa di ossigeno puro; cosi pure Paria allo stato gassoso, in quanto @ una soluzione omogenea di ossigeno, azoto ¢ altri gas in rapporto costante. Una miscela di aria e olio invece non costituisce una sostanza pura in quanto aria e olio non costituiscono una soluzione. In seguito la denominazione «sostanza pura» sara equivalente alli denominazione «fluido termodinamico». Un sistema si dice poi fisicamente omogeneo o elerogeneo se d costituito da una sola o da pit fasi (solida, liquida, gassosa). 1,3. Grandezze di stato 0 coordinate termodinamiche Un sistema in equilibrio @ definito da un certo numero di coordi- nate (0 grandezze © parametri) che ne individuano lo stato. Queste si distinguono in coordinate meccaniche, se individuano la posizione © la velocita rispetto a un sistema di riferimento inerziale, e in coordinate termodinamiche, se individuano lo stato interno del sistema: tali sono, per un sistema costituito da una certa massa di materia: la pressione p, la temperatura T, il volume V e altre che si deducono da queste © che si introdurranno in seguito, in base al primo ¢ al secondo principio della termodinamica, quali Penergia 22 interna U, l’entalpia H. l'entropia S cd altre ancora. Tutte queste coordinate termodinamiche si dicono anche funzioni di stato in quanto sono univecamente Ucterminate dello stato fisico del sistema ¢ la loro variazione, in corrispondenza ad un processo che faccia passare il sistema da uno stato fisico ad un altro, non dipende dal particolare tipo di trasformazione seguita. Ogni coordi- nata inoltre si pud esprimere come funzione di altre coordinate. Queste grandezze inoltre si prestano ad essere divise in due cate- gorie: grandezze estensive ed intensive, a seconda che sono o non sono proporzionali alla massa del sistema. Ad escmpio la tempera- tura ® una grandezza intensiva, in quanto duc masse di una sostanza a eguale temperatura, messe insieme, continuano ad avere la stessa temperatura. L'entalpia di due masse riunite & invece uguale alla somma delle entalpie delle masse iniziali e quindi lentalpia ¢ una grandezza estensiva. Sono percid grandezze intensive la temperatu Sono invece estensive il volume, Penergia interna, l'entalpia, l'en- tropia ecc., per quanto anche di queste ultime grandezze esistano le corrispondenti intensive cio’: il volume specifico, energia interna specifica, l'entropia specifica, ece., dove il termine “specifico™ indica il riferimento alla unita di massa. Si noti che per le grandezze estensive si adotta i] simbolo in let- tera maiuscola: V, U, H, S... mentre per le corrispondenti intensive in una lettera minuscola: v, 4, h, 5... 1.4, Punti di vista macroscopico e microscopic Quanto detto finora costituisce un modo di considerate il sistema dal punto di vista macroscopico, relativo cioe a quello che i nostri sensi possono rilevare delle proprieta e del comportamento del sistema stesso. Ad esempio si definisce la pressione di un gas,su una parete senza tener conto del fatto che questa pressione é il risultato della variazione della quantita di moto delle singole mole- cole del gas che, in movimento continuo, rimbalzano sulla parete stessa. Il punto di vista macroscopico definisce il sistema come fosse un tutto continuo. In realt’ ogni sistema @ costituito da un numero grandissimo di molecole. Ad esempio la massa daria contenuta alla pressione atmosferica e a temperatura ambiente nel volume di un centimetre cubo contiene approssimativamente 2,6+ 10! molecole: Ciascuna di queste molecole ha una sua velocita, anit sua energia © 23 interagisce con le altre molecole per collisioni o per forze a di- stanza. Per descrivere il sistema dal punto di vista microscopico occorre- rebbero tre coordinate per la posizione di ogni molecola e altret- tante per le componenti delle velocita, Per ottenere in maniera completa il comportamento del sistema sarebbero necessari¢ 6+ 2,6- 10" equazioni. Un modo per risolvere il problema é di affidarsi a considerazioni di carattere statistico ¢ alla teoria della probabilita introducendo i valori medi per tutte le particelle in gioco. Per esempio nella teoria cinetica dei gas si viene a stabilire una relazione fra la temperatura e ta velocita quadratica media delle molecole. Mentre la velocit’ di ogni singola molecola & sconosciuta, il valore della temperatura indica che vi @ maggior probabilita che le molecole abbiano una velocita vicino a un certo valore piuttosto che a un altro. Naturalmente la termodinamica statistica deve presupporre un modello molecolare del sistema, che precisi se le proprieta delle sin- gole particelle sono determinate in base alle leggi della meccanica classica 0 quantistica ¢ se le collisioni fra le purticelle sono di tipo elastico 0 anclastico ¢ sc esistono 0 no forze a distanza. E chiara che non vi é@ possibilita di misurare direttamente Ja validita del modello; questo si potra dedurre indirettamente se i] risultato del- Vindagine microscopica porta alle stesse conctusioni della indagine macroscopica, spcrimentalmente comprovata. Lo studio della termodinamica a livello microscopico consente non solo di ritrovare i risultati ottenuti a livello macroscopico ma consente anche di seguire l’evolversi del sistema in condizioni lon- tane deil’equilibrio ponendo cosi te basi della termodinamica dei processi irreversibili che tanto sviluppo ha avuto in questi ultimi de- cenni. I limiti del presente volume non consentono di addentrarci in queste questioni. Se ne dara soltanto un cenno a proposito della teoria cinctica dei gas. Per il resto ci si atterrd alla termodinamica classica, nella considerazione delle propricta del sistema dal punto di vista macroscopico, ritenendo il sistema stesso un tutto continuo. Cid & sufficiente per la grandissima parte dei casi che verranno esa- minati, nei quali il numero di particelle presenti in un elemento di volume & enormemente elevato: i concetti di pressione, tempera- tura, densitA possono prescindere dalla realta del discontinuo. Cid hon sarebbe pit possibile nei casi di yuoto molto spinto ove il cam- mino libero medio delle molecole & maggiore delle dimensioni del recipiente: i concetti di stato di equilibrio, di densita, di pressione 24 cesserebbero di aver significato 1.5. La temperatura La proprieta chiamata temperatura ¢ molto familiare, ma la sua definizione non @ facile. I nostri sensi danno la possibilita di collegare la temperatura alla sensazione di caldo o di freddo prodotia da un corpo, anche se cid qualche volta pud indurre in errore. Se si toccano due superfici, una di un materiale isolante, l’altra di materiale metallico in equili- brio termico con I’ambiente, il primo sembra piii culdo del secondo. In luogo di definire la temperatura, si pud definire quando due corpi hanno la stessa temperatura. Si immagini un sistema, costituito ad esempio da una massa di gas racchiuso in un recipiente (a pareti mobili) ¢ lo si ponga in un determinato ambiente. Le sue proprict’, in questo caso volume & pressione, variano col tempo fino ad assumere valori fissi. (Si sot- intende che nef frattempo non vi siano variazioni misurabili nel- Yambicnte esterno). A questo punto il sistema ¢ in stato di equili- brio termico. La velocita con cui questo stato & raggiunto dal sistema dipende dalla proprieta delle pareti in cui esso é racchiuso. La parete che consente il massimo di velocita si chiama diatermica; la parete che ritarda pressoché infinitamente il raggiungimento deltequilibrio si chiama adiabatica. Una caratteristica del raggiunto equilibrio consiste nel fatto che non tutte le variabili indipendenti possono assumere valori arbitra riamente scelti. Ad esempio nel caso del gas, se si varia il volume, lu pressione conseguentemente varia secondo una certa legge f.v) =0 ay diferente per ciascun esperimento. Nel caso estremo invece di una parcte adiabatica, ossia in assenza di equilibrio, la legge limitativa (1.1) non esiste © pressione © volume possono essere arbitraria- mente fissate. Si considerino ora due sistemi 1 ¢ 2 € siano 4), yy © x9, y2 te variabili indipendenti del primo ¢ del secondo. Se i due sistemi in due stati qualsivoglia sono posti in contatto fra loro, come in fig. 1.2, separati da una parete diatermica e isolati termicamente dall'esterno, Je variabili indipendenti variano finché raggiungono uno stato fisso e si haz 25 Ai@r y= 0, fole2, yo) = 0. (1.2) I due sistemi sono in equilibrio termico fra loro. Un cambia- mento di stato nel primo produce un cambiamento di stato nel se- condo. parete diatermica ASSESS sistema 1 sistema 2 oN HY MIMO parete adiabatica — A \ N Fig, 1.2. Rappresentazione di due sistemi in equilibrio fra loro, Si consideri ora un esperimento con tre sistemi. Nella fig. t.3a i sistemi 1 ¢ 2 sono in equilibrio termico con i] sistema 3, essendo scparati da questo da una parete diatermica. Se si pass dalla conti- gurazione 1.3a alla 1.3b dove i sistemi 1 e€ 2 sono dircttamente accoppiati, nessun cambiamento si verifica negli stati dei due sistemi stessi. In altre parole: due sistemi in equilibrio termico con un terzo sistema sono in equilibrio termico fra di loro. sistema 1 N sistema 2 sistema 1 | sistema 2 moh Nona nay RN N sistema 3 Ys SSSSSSSSASAAS a b Fig. 1.3. Rappresentizione di tre sistemi in due diverse configurazioni. ZILLA LL, LZ 26 Questa proposizione costituisce il principio zero della termodina- mica, cosi chiamato perché, anche se formulato posteriormente (nel 1931 da R.H. Fowler) al primo e al secondo principio, concettual- mente deve essere posto prima di questi. Il principio pud sembrare ovvio, ma consente di asserire che tutti i sistemi, in equilibrio termico con qualunque altro, hanno una pro- prieta in comune; ed & a questa propriet’, si pud anticipare, che si da il nome di temperatura. Si considerino ancora due sistemi 1 e 2 in equilibrio termico fra di loro € siano xj, y; © x2, yp le variabili indipendenti rispettive. Fissato uno stato a del sistema | (fig. 1.4), tutti i possibili stati del sistema 2 (si ripete, in equilibrio con 1) rispondono ad una equa- zione falxz, ¥2) = 8 (1.3) % % Fig, 1.4. Due sistemi in equilibrio. Ad ogni stato del sistenta i corrispondono le isoterme del sistema 2 Nel piano x; y> si ha una curva. Tale curva si chiama isoterma. Fissato un altro punto b del sistema 1, tutti i possibili stati del sistema 2 rispondono all’equazione fol%2, y2) =0 (4) © questa rappresenta un’altra isoterma. E cosi via. F possibile attribuire valori numeri isoterma mediante 27 una opportuna convenzione. Con cid finalmente si & definita la scala dei valori di quella grandezza che si chiama semperatura: essa @ ta temperatura del corpo f e di tutti i corpi in equilibrio termico con sso. Il sistema 2 pertanto si chiama «ermometro». Per costruire un tale strumento occorre fissare quali sono le duc variabili indipendenti: sara poi molto pit comodo, ove possibile, tener costante una di esse e misurare le variazioni della seconda che prende il nome di «variabile termometrica», Nella fig. 1.5 sono indicati quattro tipi di termometri. In a) le due variabili x e y sono rispettivamente il livello del liquido L e la pressione del gas inerte necessariamente variabile. II livello L costi- tuisce la variabile termometrica (si veda la fig. 1.6). vapore 9 gas inerte a pres pesistenza el. R sine pa ere — I L/ c} Term. a resistenza elettrica Ei F d) Termocoppia a) Termometra a liquido b) Termometro a gas Fig. 1.5. Differenti tipi di termomets. In b) le due variabili sono Ia pressione e il volume del gas conte- nuto nel bulbo. Si pud mantenere costante il volume c assumere quindi la pressione come variabile termometrica (fig. 1.7) e si ha il termometro a gas a volume costante. Oppure si pud fare viceversi ¢ si ha il termometro a gas a pressione costante. In c) te due variabili sono la resistenza elettrica del filo ¢ la ten- sione meccanica a cui esso & sottoposto. Si tiene costante quest'ul- tima; la resistenza elettrica & quindi la variabile termometrica. 28 Fig. 1.6. Variabili indipendenti di un termometro a liquide. L @ Ja variabile termo- metrica. 4 f I Py Py p ( 2 I ty t o 3 1 t Lop y Fig. 1.7. Variabili indipendenti di un termometro a gas. La pressione p @ la varia- bile termometrica. In d) le due variabili sono la forza elettromotrice della termocop- pia e la tensione meccanica dei fili. Si tiene ancora costante que- st'ultima: la forza elettromotrice é quindi la variabile termometrica. Indicata con x la variabile termometrica generica, si tratta ora di are la legge che collega i valori di tale variabite alla temperatura T. Questa legge pud essere qualsivoglia, di tipo lineare, quadratico, logaritmico eee. 29 Si fissi l'espressione pitt semplice Tax. (1.5) Per la determinazione della costante si possono usare due metodi. T° Metodo Si pone il termometro in ghiaccio di acqua pura fondente alla pressione di una atmosfera. La variabile x assume il valore x, ¢ di conseguenza Tey) =a xy (1.6) Si pone successivamente il termometro in vapori di acqua pura in ebollizione alla pressione di una atmosfera. La variabile x assume il valore x, ¢ di conseguenza Tx) = ax. (1.7) I due punti, punto di fusione normale (PFN) e punto di ebolli- zione normale (PEN) dell’acqua sono scelti perché facilmente ripro- ducibili. Ma altri punti corrispondenti a variazioni di stato avreb- bero potuto essere scelti. Combinando le tre relazioni scritte si ha: 79) = Ted= Te) (18) ye Basta, ora fissare arbitrariamente Vintervallo di unita di misura della temperatura. E cid @ stato fatto ponendo T(x,) — T(xg) = 100. Si ha pertanto 100 Ky ~ Xp Tex)= (1.9) A seconda delle proprieta termometriche scelte si ottengono le relazioni: = termometro a liquido (mercurio, alcool): TL) = “Lh; (1.10) 30 — termometro a resistenza elettrica: 100 TR =] °K; (by — termometro a termocoppia: 100 TE) =—>—- 1.12) (E) Es (1.12) — termometro a gas a volume costante: 100 T(p) =—————-p; (1.13) Pv Pe — termometro a gas a pressione costante: 100 Tv) =—12 ey, fae) Vv) v.-v, (144) I termometri corrispondenti a queste cinque scelte misurano per definizione 100 gradi di differenza fra i due punti di riferimento, ma non & detto che le loro indicazioni coincidano per ogni altra condi- zione. Si constata tuttavia che adoperando il termometro a gas, in particolare il termometro a volume costante, le indicazioni che si ottengono con differenti gas sono tanto pid vicine fra di loro quanto la pressione di partenza del gas nel bulbo termometrico & bassa, ossia quanto minore & la massa di gas contenuta nel bulbo stesso. Nella fig. 1.8 & rappresentato il comportamento di termometri con vari gas nella misura del punto di ebollizione normale del solfo al diminuire della pressione al punto del ghiaccio py. Estrapolando per i vari gas il valore della temperatura per p, =0 si ottiene il valore T = 717,75. Si definisce pertanto come temperatura il valore : 100 T= lim —“_.p. (1.15) 8 Py Py 11 comportamento cui tendono tutti i gas al tendere a zero della pressione si dice comportamento del gas ideale. La espressione (1.15) dofinisce quindi ki temperatura del termo- metro a gas ideale (a volume costante) 31 T 79, we 0 M905, 717.75 K 7185 na we 725 th 709 025 80 75 100 125 Py {kPa} Fig. 1.8. Lettura mediante termometro a gas della temperatura di evaporazione del solfo, con diversi gas al variare della pressione p,. Tale temperatura si misura in kelvin (simbolo K) anticipando una denominazione che sara caratteristica della scala termodinamica delle temperature, come si vedra pid avanti. Con cid @ definito anche il valore della temperatura di fusione normale del’acqua: 100 T, = ——_. (1.16) lim ee) re? \Dg Le pitt accurate determinazioni sperimentali nei laboratori specia- lizzati hanno portato a definire questo valore T, pari a 273,15 K. Accanto alla scala di temperatura in kelvin si definisce la scala di temperatura in gradi Celsius (simbolo °C). Questa si ottiene ponendo la temperatura del punto di fusione normale dell’acqua pari a zero. Indicando con ¢ la temperatura in gradi Celsius, si ha pertanto: T — 273,15 . (1.17) _Liintervallo di un kelvin & eguale allintervallo di un grado Cel- sius. II° metodo A partire dal 1954 per decisione della Conferenza Generale dei Pesi_¢ Misure si & stabilito che la costante @ nella espressione

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