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22.

Storia della politica commerciale

22.1 Trade Agreements Act del 1934

Nel corso dei primi anni 30 gli export degli USA e il commercio in genere subi un drastico calo per due
motivi i) Grande depressione 1929 ii) approvazione dello Smooth-Hawley Act (1930), che provoco un
innalzamento del dazio medio sulle importazioni negli Usa al 59%. Tale atto venne introdotto inizialmente
per aiutare il settore agricolo americano, ma vennero imposti anche tariffe sui manufatti d'importazione,
l'obbiettivo era la riduzione delle importazioni e lo stimolo dell'occupazione nazionale (politica beggar-thy-
neighbor), ma prima dell'approvazione molti paesi protestavano affermando che l'introduzione li avrebbe
seriamente danneggiati e in caso di approvazione avrebbero applicato misure ritorsive. Nonostante la
disapprovazione nazionale ed una petizione contraria di oltre 1000 economisti il presidente Hoover
promulgo la legge. Il risultato fu catastrofico, 60 paesi misero in atto provvedimenti ritorsivi, e vi fu un calo
drastico del commercio mondiale che aggravo e diffuse la depressione a livello mondiale. La nuova
amministrazione Roosevelt approvo nel 1934 il Trade Agreements Act, le principali caratteristiche erano:

1. trasferimento della formulazione della politica commerciale al presidente, potere tolto al congresso. Il
presidente poteva negoziare con gli altri paesi reciproche riduzioni tariffarie di circa il 50% delle aliquote
fissate nello Smooth-Hawley Act.

2. Si basava sul principio della nazione piu favorita, che estendeva a tutti i partner commerciali qualsiasi
reciproca riduzione tariffaria negoziata dagli Usa con uno di essi. Era un principio di non discriminazione.

3. Era fondato sul commercio bilaterale Il Trade Agreement Act venne rinnovato 11 volte fino a che nel
1962 non venne sostituito con il Trade Expansion Act.

22.2 L'accordo generale sui dazi e sul commercio (GATT)

Il General Agreements on Tariffs and Trade (1947) era un organizzazione internazionale creata nel 1947
con sede a Ginevra diretta a promulgare il libero scambio tramite negoziati commerciali multinazionali. Il
GATT si fonda su tre principi:

1. Non dicriminazione . Questa norma si riferisce all'accettazione incondizionata del principio della nazione
piu favorita (le uniche eccezioni erano le unioni doganali)

2. Eliminazione delle barrire commerciali non tariffarie .(esempio quote). Le uniche eccezioni erano i
prodotti agricoli e i paesi con problemi di bilancia dei pagamenti.

3. Consultazione tra paesi per risolvere controversie commerciali all'interno del GATT. Vi aderirono entro il
1993 123 paesi coprendo circa il 90% del commercio mondiale. Tra il 1947 e il 1962 i dazi furono ridotti del
35% in cinque diversi negoziati. Fino al 1962 i negoziati venivano fatti separatamente per ogni singolo
prodotto dato che gli Usa ad ogni periodico rinnovo del trade agreements act inseriva emendamenti
protezionistici. Tali emendamenti erano:

1) Clausole del punto di pericolo che impedivano al Presidente degli Usa di negoziare qualsiasi riduzione
tariffaria che avrebbe potuto compromettere seriamente un industria nazionale.

2) Clausola di recesso permetteva ad ogni industria che lamentava danni provenienti dalle importazioni di
rivolgersi alla Commissione per il commercio internazionale, la quale esortava il Presidente a revocare ogni
riduzione tariffaria precedentemente negoziata

3) Clausola di sicurezza nazionale impediva riduzioni tariffarie se compromettevano industrie importanti


per la difesa nazionale
22.3 Trade expansion Act del 1962 e il Kennedy round

Il Trade Expansion Act (1962) fu varato in sostituzione del Trade Agreements Act per rispondere alla
costituzione del mercato comune europeo. Le caratteristiche peculiari erano

1. Possibilita per il Presidente di negoziare riduzioni tariffarie generalizzate fino al 50% del livello raggiunto
nel 1962 (si negoziava non piu per singolo prodotto)

2. Principio di assistenza alla ristrutturazione, per i lavoratori e le imprese danneggiati dalla riduzione dei
dazi.

Seguendo i dettami del Trade Expansion Act, gli USA avviarono sotto il patrocinio del GATT negoziati
commerciali multilaterali ad ampio raggio, noti come il Kennedy Round (1967), il risultato fu un accordo nel
ridurre le aliquote tariffarie medie sui prodotti industriali del 35% rispetto al livello del 1962; nel 1972 e i
dazi sui prodotti industriali nei paesi industrializzati erano inferiori al 10%.

22.4 Il Trade Reform Act e il Tokyo Round

Il Trade Expansion act fu sostituito dal Trade Reform Act (1974) che autorizzava il Presidente a:

1) negoziare riduzioni tariffarie fino al 60% e rimuovere dazi esistenti se minori del 5%

2) negoziare riduzioni di barriere commerciali non tariffarie

3) vi fu una riduzione dei criteri di assegnazione dell'assistenza alla ristrutturazione.

Gli USA parteciparono ai negoziati multilaterali in tema di dazi noti come Tokyo Round che si conclusero
nel 1979. Il risultato fu una riduzione dei dazi del 31% negli USA, 27% Unione Europea, 28% Giappone.
Venne istituito un codice di condotta a cui i paesi membri si dovevano attenere nell'applicazione di barriere
commerciali non tariffarie, tale codice includeva: un accordo per le commesse pubbliche, uniformita
nell'applicazione dei dazi nei casi di compensazione e di antidumping, un sistema generalizzato di
preferenze per le esportazioni di manufatti, semilavorati e altri prodotti specifichi provenienti dai paesi in
via di sviluppo. Venne misurato il risultato approssimativamente in 1,7 miliardi di dollari annui e 8 miliardi
di dollari in termini dinamici.
22.5 Trade Acts del 1984 e del 1988

Segui il Trade and Tariff Act (1984) che conteneva tre disposizioni

1. Autorizzava il Presidente a negoziare accordi internazionali per la protezione dei diritti sulla proprieta
intellettuale e ridurre barriere commerciali sui servizi ad alta tecnologia

2. Estendeva il sistema generalizzato di preferenze che garantiva l'accesso privilegiato alle esportazione dei
paesi in via di sviluppo verso gli USA

3. Concedeva l'autorizzazione ad effettuare negoziati che successivamente portarono ad un accordo di


libero scambio con Israele

L'Omnibus Trade and Competitivness Act (1988) includeva la clausola super 301 che

1) incaricava il Rappresentante speciale per il commercio degli USA di individuare i principali paesi che
continuavano a mantenere consistenti barriere commerciali

2) stabiliva un rigoroso programma di negoziati diretti all'eliminazione di tali barriere

3) prevedeva un comportamento di tipo ritorsivo per frenare le importazioni di questi paesi qualora i
negoziati non avessero avuto esito positivo I paesi individuati furono Giappone Brasile e India, in base a tale
clausola si sarebbero applicati dazi del 100% su alcune loro importazioni verso gli USA se i negoziati non
fossero andati a buon fine.

22.5 L'Uruguay Round

Nel 1986 inizio il piu ambizioso round di contrattazioni l'Uruguay Round (1993) che si concluse nel 1983. Vi
parteciparono 123 stati. La conclusione di tali round venne ritardata di tre anni per via dei disaccordi tra
USA e UE sulla riduzione dei sussidi all'agricoltura. Entro in vigore il 1 luglio 1995. I contenuti erano i
seguenti:

1) Dazi I dazi sui prodotti industriali devono essere ridotti da una media del 4,7% al 3% e la quota dei beni
esenti da dazio sarebbero doveva aumentare dal 22% al 45%.

2) Quote I paesi devono sostituire le quote sulle importazioni di prodotti agricoli, tessili e abbigliamento con
dazi meno restrittivi entrao la fine del 1999 per i prodotti agricoli ed entro la fine del 2004 per i prodotti
tessili e l'abbigliamento

3) Antidumping piu rigide e rapide misure di risoluzione delle dispute risultanti dalle leggi antidumping, ma
non vieta l'adozione delle stesse

4) Sussidi Il volume delle esportazioni di prodotti agricoli sussidiati deve essere ridotto del 21% entro un
periodo di 6 anni

5) Salvaguardia Ai paesi e concesso di aumentare temporaneamente i dazi, o di introdurre altre restrizioni,


sui flussi di importazioni che possono compromettere severamente un industria nazionale, l'accordo
proibisce ai paesi di imporre specifici standard sanitari o di sicurezza, fatta eccezione di quelli basati su
evidenza scientifica (tale provvedimento era rivolto a risolvere la controversia tra UE e USA riguardo le
proibizioni della prima ad esportare bovini con ormoni per la crescita)

6) Proprieta intellettuale L'accordo prevede 20 anni di protezione sui brevetti, marchi commerciali e diritti
d'autore
7) Servizi Gli USA hanno fallito nell'assicurare alle loro banche e societa finanziarie l'accesso ai mercati
giapponese, coreano, e di altri paesi in via di sviluppo, e non sono riusciti a convincere l'UE ad allentare le
restrizioni sulle trasmissioni di film e programmi TV americani in Europa.

8) Provvedimenti per l'industria USA e UE hanno concordato nel continuare le trattative dirette a limitare i
sussidi del governo alla produzione di aerei civili (Boeing vs Airbus),allo sviluppo della telefonia a lunga
distanza, alla limitazione dei sussidi europei all'industria dell'acciaio

9) Misure relative all'investimento commerciale L'accordo prevede l'eliminazione dell'obbligo per gli
investitori esteri di acquisire le forniture sul mercato interno o di esportare in misura pari a quanto essi
importano

10) World Trade Organization (WTO) Viene sostituito il segretariato del GATT con la World Trade
Organization a Ginevra con autorita non solo in tema di commercio di prodotti industriali, ma anche in
materia di prodotti agricoli e servizi. Le dispute in materia di commercio vengono risolti con il voto di 2/3 o
dei paesi anziche all'unanimita come prevedeva il GATT (che rendeva in possibile promuovere azioni
ritorsive contro un paese membro).

Si calcola che l'incremento in termini di benessere mondiale portato dai provvedimenti dell'Uruguay Round
e di 73 miliardi di dollari entro il 2005 (di cui 58,3 destinati ai paesi sviluppati e 19,2 ai paesi in via di
sviluppo). Nello stesso periodo vennero negoziati altri accordi. Nel 1999 l'UE ha raggiunto un accordo di
libero scambio con il Messico che prevede la rimozione di tutti i dazi del commercio bilaterale entro il 2007.
Nel dicembre 2001 la Cina fu ammessa nel WTO come 144° membro, e a partire dal 2006 il numero degli
aderenti al WTO ha raggiunto quota 150. Nell'agosto del 2002 il congresso degli USA ha riconosciuto al
Presidente l'autorita di promozione del commercio che gli consentira di negoziare vasti accordi commerciali
e obbligava il Presidente a tenere in considerazione nei suoi negoziati la protezione dell'ambiente, i diritti
del lavoro, ecc.
22.6 Il Doha Round e i problemi rimasti irrisolti in tema di commercio

Molte questioni sono rimaste irrisolte dall'Uruguay Round. Elenchiamone alcune:

1) Le gravi dispute commerciali tra USA e UE, ad esempio i tagli fiscali concessi alle societa statunitensi sui
redditi provenienti dalle esportazioni, i sussidi che gli europei forniscono ad Airbus, il bando dell'UE diretto
all'importazione di bovini americani cresciuti con gli ormoni. Nel 2005 inoltre USA e UE impongono
restrizioni alle esportazioni di tessile cinese

2) I sussidi e i dazi sui prodotti agricoli restano molto alti

3) Vi e una tendenza alla divisione del mondo in tre blocchi commerciali: il NAFTA (North American Free
Trade Association), l'Unione Europea e il blocco asiatico (molto meno definito).

4) La richiesta di definire standard lavorativi e ambientali avanzata da alcuni paesi sviluppati. Lo scopo e
quello di assicurare una convergenza nelle condizioni lavorative tra paesi sviluppati e paesi in via di
sviluppo, evitando una forma di dumping sociale da parte di questi ultimi (i paesi in via di sviluppo spesso
negano ai propri lavoratori i diritti fondamentali e condizioni salariali e lavorative accettabili)

Nella conferenza a Seattle del WTO nel 1999 fu fatto un tentativo di lanciare un Millennium Round di
negoziazioni. Il tentativo falli perche:

1. i paesi in via di sviluppo si opponevano con decisione all'inserimento del problema degli standard
lavorativi e ambientali nell'agenda del nuovo round

2. UE e Giappone si opponevano al desiderio americano di mettere in discussione i sussidi all'agricoltura

3. Gli USA erano contrari a mettere in discussione le politiche di investimento e di concorrenza che
interessavano l'Unione Europea

Tutto cio avveniva nel corso di dimostrazioni organizzate dal movimento antiglobalizzazione. Venne
lanciato cosi il Doha Round (novembre 2001), l'agenda dei negoziati includeva

1) L'ulteriore liberalizzazione della produzione e del commercio nell'agricoltura nei prodotti industriali e nei
servizi

2) L'ulteriore restringimento dei regolamenti sulle misure antidumping e di protezione, e sulle politiche di
concorrenza e di investimento I paesi in via di sviluppo furono riluttanti a fare concessioni poiche
ritenevano che l'Uruguay Round non fosse riuscito a mantenere gran parte delle promesse che aveva loro
rivolto, e per questa ragione insistevano affinche il Doha Round fosse un development round. Nel 2006 vi fu
un ulteriore incontro che falli a causa delle divergenze tra paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati riguardo
i sussidi sull'agricoltura. Oggi sembra del tutto improbabile che il Doha Round si concluda con successo.
22. I vantaggi dei cambi flessibili

Non vi e un'opinione comune su quale sia il sistema di cambi migliore, gli economisti tendono a confrontare
le gravi ed evidenti insufficienze del sistema dei cambi al momento prevalente con le caratteristiche
idealizzate del sistema ad esso alternativo. Ogni sistema ha dei vantaggi, vediamo quelli dei cambi flessibili.

1- In un regime di cambi flessibili innanzitutto per correggere una posizione di disequilibrio della bilancia
dei pagamenti del paese e sufficiente una semplice svalutazione del tasso di cambio. Il pareggio della
bilancia dei pagamenti puo essere raggiunto anche in cambi fissi, ma devono adeguarsi i prezzi interni, e
questo e possibile se tutti i prezzi sono flessibili. Correggere un solo prezzo anziche tutti e piu semplice e
inoltre i prezzi interni non sono perfettamente flessibili soprattutto verso il basso, e quindi si verificherebbe
per lungo tempo il disequilibrio interno.

2- Un sistema di cambi flessibili produce un aggiustamento graduale e continuo degli squilibri della bilancia
dei pagamenti, e cio ha l'effetto di stabilizzare la speculazione.

3- I tassi di cambio flessibili riflettono perfettamente la struttura dei vantaggi comparati, ej,i t = P / P* =
Msk*Y*/Ms*kY mentre i valori fissati in cambi fissi spesso non corrispondono ai veri valori di equilibrio. Un
tasso di cambio fissato troppo in alto puo portare il paese ad esportare un bene per cui e in svantaggio
comparato. Cio interferisce con l'efficiente allocazione delle risorse mondiali e riduce i vantaggi nella
produzione e nello scambio derivanti dal commercio internazionale.

4- Un regime di tassi di cambio flessibili comporta che un paese non debba preoccuparsi del proprio
equilibrio esterno e possa liberamente utilizzare tutti gli strumenti di politica economica a propria
disposizione per raggiungere l'equilibrio interno. Vi e piu autonomia nelle manovre di politica economica
per il raggiungimento dell'equilibrio interno. Si e visto nella classificazione efficiente dei mercato che in
cambi fissi, la politica fiscale dee essere utilizzata per l'equilibrio interno e la politica monetaria per quello
estero, se ci fossero cambi flessibili, potremmo combinare alla politica fiscale una manovra di politica
monetaria in modo da raggiungere gli obbiettivi interni in maniera piu efficiente.

5- Con cambi flessibili e che potenziano l'efficacia della politica monetaria per attuare una politica
antinflazionistica, ad esempio una politica antinflazionistica che migliori il saldo della bilancia commerciale
avra l'effetto di apprezzare il tasso di cambio, e questo mitiga la pressione inflazionistica.

6- Data la relazione inversa tra disoccupazione e inflazione, con cambi flessibili e possibile raggiungere il
proprio trade-off ottimale tra inflazione e disoccupazione. Con cambi fissi e diversi livelli di prezzo in ogni
paese si hanno pressioni sulla bilancia dei pagamenti che rendono difficoltoso per ogni paese raggiungere il
proprio trade-off ottimale.

7- In regime di cambi flessibili si risparmia il costo degli interventi pubblici nell'economia.


23. I vantaggi dei cambi fissi

I sostenitori dei cambi fissi affermano che un regime di cambi fissi consente di evitare le ampie fluttuazioni
giornaliere dei tassi di cambio che verosimilmente si verificano in un sistema dicambi flessibili. Questa
instabilità ostacola la specializzazione della produzione e frena il flusso del commercio e degli investimenti
internazionali. Dato poi che le curve di domanda e offerta di valuta estera sono anelastiche (quindi quasi
verticali) tali fluttuazioni sarebbero anche molto ampie, queste forti oscillazioni finirebbero per interferire
con il processo di specializzazione della produzione. Secondo i sostenitori dei cambi flessibili tuttavia, gli
ampi e improvvisi riallineamenti delle parita valutarie necessarie in cambi fissi, portano ad effetti piu
dannosi e distruttive per il regolare flusso del commercio. I sostenitori dei cambi fissi sostengono che il
sistema di cambi flessibili soffra di speculazione destabilizzante, gli operatori in questi casi acquistano
valuta estera quando la valuta nazionale si deprezza e viceversa, portando cosi ad amplificare l'andamento
del ciclo economico. Gli economisti dei cambi flessibili sostengono tuttavia che la speculazione
destabilizzante e meno probabile che si verifichi quando i tassi di cambio si aggiustano in continuo piuttosto
che nel caso in cui questo riallineamento viene impedito fino a che un riallineamento piu ampio e
improvviso non puo essere evitato. Questo era possibile nel sistema di Bretton Woods, che consentiva
variazioni dei tassi di cambio in caso di uno “squilibrio fondamentale”. Nel caso del gold standard tuttavia, i
cambi rimanevano fissi in ogni caso, e il riallineamento delle partite correnti doveva essere raggiunto in altri
modi anche se piu drastici. L'evidenza empirica sembra suggerirci tuttavia che la speculazione stabilizzante
a colpito indifferentemente sia periodi con cambi fissi (Bretton Woods) che periodi con cambi flessibili (tra
la I e la II guerra mondiale).

24. La disciplina di prezzo

I tassi di cambio fissi impongono una disciplina di prezzo sull'economia che non si avrebbe invece in tassi
flessibili. In cambi fissi, un paese con un piu elevato tasso di inflazione rispetto al resto del mondo tende ad
avere disavanzi persistenti della bilancia dei pagamenti e una conseguente perdita di riserve. Dato che i
disavanzi e la perdita di riserve sono fenomeni che non possono andare avanti all'infinito, il paese dovra
necessariamente portare sotto controllo il proprio tasso d'inflazione. Con cambi flessibili questa disciplina
non e necessaria poiche gli squilibri della bilancia dei pagamenti vengono corretti con variazioni del tasso di
cambio. I tassi di cambio flessibili tendono ad essere piu inflazionistici di quelli fissi. I cambi flessibili sono
piu capaci ad isolare l'economia dagli shock esterni, invece i cambi fissi sono piu adatti per affrontare shock
interni. In generale si puo affermare che i tassi flessibili sono piu efficienti e offrono all'economia maggiore
flessibilita nel perseguimento delle proprie politiche di stabilizzazione, in oltre consentono di gestire al
meglio la politica monetaria, sono pero piu inflazionistici e tendenti ad alte variazioni del tasso di cambio.

25. Aree valutarie ottime

La teoria delle aree valutarie ottime e stata introdotta da Mundell e McKinnon nelgi anni 70. Un area
valutaria ottima consiste in un gruppo di paesi le cui valute sono legate l'una all'altra tramite un sistema d
tassi di cambio permanentemente fissi e che rispondono ad una serie di condizioni che fanno del paese un
area valutaria ottima. I vantaggi sono la creazione di un mercato interno, per via della riduzione
dell'incertezza dei cambi flessibili, e vi sara una maggiore stabilita di prezzi. Lo svantaggio piu grande e
l'impossibilita di perseguire ciascuno la propria politica di stabilizzazione e di stimolo della crescita consona
alle preferenze del paese stesso. La costituzione di un area valutaria ottima risulta piu vantaggiosa se
ricorrono queste condizioni:
1) ampia mobilita delle risorse all'interno dei paesi membri

2) grande omogeneita strutturale tra questi

3) ampia disponibilita a uno stretto coordinamento delle politiche fiscali, monetarie e delle altre politiche.
25.1 Il Sistema Monetario Europeo (1979-1998)

Nel marzo del 1979 l'UE annuncio la costituzione del Sistema Monetario Europeo quale passo verso una
maggiore integrazione monetaria tra i paesi membri. Gli aspetti principali erano:

1. Creazione dell' Unita Monetaria Europea (ECU) era la media ponderata delle valute dei paesi membri

2. Le fluttuazioni massime delle valute dei paesi membri dovevano rimanere all'interno di una banda di
oscillazione di +/-2,25%. Dal 1993 la banda venne allargata a +/-15% a seguito dell'uscita di Italia e Gran
Bretagna dallo SME per gli attacchi speculativi

3. Si costitui il Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria (FECOM), forniva ai paesi membri assistenza dei
breve e medio termine nelle gestione della bilancia dei pagamenti. Se la valuta del paese raggiungeva il 75%
dell'ampiezza consentita (soglia di divergenza), il paese doveva iniziare ad attuare misure correttive,
superata la soglia l'onere di intervenire spettava al paese con la valuta piu debole e il paese con la valuta
piu forte. Da marzo 1979 vi sono stati 11 riallineamenti nello SME. In generale paesi ad alta inflazione come
Francia ed Italia avevano periodicamente bisogno che le proprie valute venissero svalutate rispetto all'ECU
allo scopo di mantenere la propria competitivita nei confronti di un paese a bassa inflazione come la
Germania. La debolezza dello Sme era questa: mantenere un sistema di cambi fissi senza integrare politiche
fiscali e monetarie. Grazie alla Germania Francia e Italia tra il 1979 e il 1984 hanno goduto di un
contenimento dell'inflazione a spese tuttavia di una maggiore disoccupazione.

25.2 La transizione all'unione monetaria

Nel giugno del 1989 un comitato presieduto dal Presidente della Commissione Europea raccomando una
transizione verso l'unione monetaria in tre fasi:

1. luglio 1990 convergenza risultati economici e convergenza politica economica

2. dicembre 1991 Maastricht si richiedeva la creazione dell'Istituto Monetario Europeo precursore della BCE

3. entro il 1999 adozione moneta unica e istituzione della banca centrale europea

Il trattato di Maastricht (1991) stabiliva numerose condizioni necessarie perche un paese potesse accedere
all'unione monetaria:

1) il tasso medio d'inflazione non doveva eccedere piu di 1,5 punti percentuali il tasso medio dei tra paesi
della Comunita col tasso d'inflazione piu basso

2) il disavanzo di bilancio non poteva superare il 3% del PIL

3) Il debito pubblico complessivo non doveva essere piu elevato del 60% del PIL

4) i tassi d'interesse a lungo termine non dovevano eccedere di piu di due punti percentuali il tasso medio
dei tre paesi con il minor tasso d'inflazione

5) il tasso di cambio non doveva svalutarsi piu del 2,25 % della media SME.

Tali parametri vennero rispettati entro il 1991 solo da Francia e Lussemburgo. Nel 1997 venne negoziato il
Patto di stabilita e crescita per restringere ulteriormente il vincolo fiscale nel rispetto del quale avrebbero
dovuto operare i paesi partecipanti all'unione monetaria: il disavanzo doveva essere inferiore del 3% , per
permettere ai paesi di operare politiche fiscali espansive in caso di crisi.
25.3 La creazione dell'euro e la Banca Centrale Europea

All'inizio del 1999 il sistema monetario europeo e diventato l'Unione Monetaria Europea con l'introduzione
dell'euro e l'adozione di una politica monetaria comune tramite la BCE. I paesi aderenti erano 11 (Austria,
Belgio, Germania, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Spagna, Portogallo e Olanda). Gran
Bretagna, Svezia e Danimarca hanno scelto di non partecipare, tuttavia per evitare l'eccessiva volatilita e i
possibili scostamenti delle valute di tali paesi nei confronti dell'euro, e stato istituito il Meccanismo di
cambio II (ERMII) simile a quello dello SME con una fascia di fluttuazione del 15% rispetto alla parita.

Il valore dell'euro e stato stabilito una volta per tutte nell'ottobre del 1998. La moneta unica ha iniziato la
sua quotazione dal 1 gennaio del 1999, ma l'emissione di banconote e moneta metallica e iniziata nel 2002.

Nel 1998 venne istituita la Banca Centrale Europea quale braccio operativo della politica monetaria del
Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC), una struttura federale delle banche centrali nazionali. Le
decisioni della BCE vengono prese da un Consiglio Direttivo, formato da un comitato esecutivo di 6 membri
incluso il Presidente piu i governatori delle banche centrali nazionali.

Il Trattato di Maastricht ha assegnato alla BCE il compito di perseguire la stabilita dei prezzi e l'ha resa del
tutto indipendente dalle influenze politiche. Il Parlamento Europeo non ha possibilita di influire sulle sue
decisioni; l'unico modo sarebbe emendare il trattato di Maastricht (differentemente da quanto avviene
negli Usa che il Congresso puo approvare leggi che riducono l'indipendenza della FED).

25.4 Costi e benefici dell'euro

I benefici dei paesi partecipanti sono molteplici:

1) eliminazione della conversione delle valute tra paesi (risparmio di 30 miliardi di $ all'anno)

2) eliminazione della volatilita dei tassi di cambio

3) integrazione economica e finanziaria piu rapida

4) possibilita per la BCE di praticare una politica monetaria maggiormente espansiva

5) maggiore disciplina economica per i paesi (Italia e Grecia hanno dimostrato di non averla)

6) signoraggio derivante dall'uso dell'euro come moneta internazionale

7) minori costi di indebitamento sui mercati finanziari internazionali

8) accresciuta importanza politica ed economica per l'Unione Europea sullo scenario internazionale

Il problema piu serio e il caso di uno o piu paesi vengano a trovarsi in recessione, o siano colpiti da qualche
altro shock. I singoli paesi non possono utilizzare il tasso di cambio o la polittca monetaria per superare il
problema e anche il ricorso alla politica fiscale e limitato. In tale situazione il problema si risolve con il
tempo; come negli USA, se una regione attraversa una recessione, parte della forza lavoro si sposta verso
altre regioni e cosi la regione interessata godra di redistribuzioni fiscali. In Europa tuttavia la mobilita del
lavoro e molto inferiore rispetto a quella statunitense e altrettanto puo dirsi della redistribuzione fiscale.
L'integrazione puo risolvere questo problema.
28. Fluttuazioni controllate

I cambi anche senza speculazione destabilizzante fluttuerebbero lo stesso per le fluttuazioni dei fattori
reali, le speculazioni amplificano cio. Abbiamo gia detto che ampie fluttuazioni portano insicurezza nel
mercato e questo danneggerebbe il commercio. In un regime a fluttuazioni controllate le autorita
monetarie intervengono sul mercato dei cambi per smorzare queste fluttuazioni di breve periodo senza
tuttavia tentare di alterare il livello di equilibrio di lungo periodo del tasso di cambio. L'economia cosi
beneficia dei vantaggi dei cambi fissi pur mantenendo cambi flessibili. Le manovre da compiere consistono
nel vendere riserve valutarie per sopperire a parte dell'eccesso di domanda di valuta estera e di assorbire
parte di ogni eccesso di offerta a breve termine di valuta estera prevalente sul mercato. Quanto maggiori
sono le riserve internazionali, tanto piu ampia e la stabilizzazione del cambio che esse riescono a ottenere.
Puo succedere che certe volte i paesi siano tentati a svalutare il tasso di cambio per stimolare il tasso di
cambio (come ha fatto la Cina nel 2005 con gli USA), si parla in questi casi di fluttuazione sporca
Oggigiorno, i sistemi intermedi di cambi visti sopra sono considerati meno attrattivi dei cambi fissi e
flessibili puri, in quanto piu suscettibili a. causare speculazioni destabilizzanti e quindi risultare insostenibili.

29. Il sistema monetario internazionale: Un sistema monetario internazionale consiste nell'insieme di


regole, abitudini, strumenti, strutture e organismi che intervengono nell'esecuzione dei pagamenti
internazionale. Possono essere classificati a seconda di quale sistema di cambi viene utilizzato e il tipo di
attivita utilizzata come riserva internazionale.

Un sistema monetario internazionale viene giudicato in base a 3 criteri:

1) il criterio dell'aggiustamento. Si riferisce al processo in virtu della qual vengono corretti gli squilibri della
bilancia dei pagamenti

2) il criterio della liquidita. Consiste nell'ammontare delle attivita internazionali di riserva disponibili per
compensare temporanei squilibri della bilancia dei pagamenti

3) il criterio della fiducia. Fa riferimento al grado di convinzione che il meccanismo di aggiustamento


funzioni in modo adeguato.

29.1 Il gold standard (1880-1914)

Durante il gold standard ciascun paese definiva il contenuto aureo della propria valuta e rimaneva
passivamente disponibile a vendere o comprare qualunque ammontare di oro per quel prezzo. Poiche il
contenuto aureo di una unita di ciascuna valuta era fisso, anche i tassi di cambio erano fissi. Il livello fisso di
cambio era definito parità aurea. Il tasso di cambio poteva variare al di sopra o al di sotto della parita aurea
nei limiti del costo d trasporto di una unita di oro equivalente ad una unita della valuta estera delle due
piazze valutarie. Se la valuta tendeva a deprezzarsi oltre il punto dell'oro, questa tendenza veniva arrestata
con una fuoriuscita dell'oro dal paese che determinava un apprezzamento del tasso di cambio. Se la valuta
estera era piu costosa dell'oro e del suo costo di trasporto sarebbe stato piu conveniente pagare in oro.
Viceversa se il cambio si deprezzava. Questi deflussi di oro rappresentavano i disavanzi della bilancia dei
pagamenti; vi era un sistema di aggiustamento automatico chiamato da Hume price-specie-flow. Lo stock di
moneta di ogni paese consisteva nella quantita di risorse auree e nella moneta cartacea convertibile in oro.
Quindi un paese con un disavanzo nella bilancia dei pagamenti ha una riduzione dell'offerta di moneta e
viceversa nei paesi in avanzo. Per tale ragione i prezzi interni diminuiscono nei paesi in disavanzo mentre
aumentano i paesi in avanzo (teoria quantitativa della moneta). Di conseguenza il saldo della bilancia dei
pagamenti del paese in disavanzo migliora e viceversa per il paese in avanzo. Questo era il meccanismo di
aggiustamento, che se non avveniva tramite movimenti di oro, avveniva con i movimenti di capitale:
esempio, se il Regno Unito aveva un disavanzo, l'offerta di moneta si riduceva e ciò provocava un aumento
dei tassi d'interesse interni e questo attraeva un afflusso di capitali a breve che copriva il disavanzo. Il
sistema di aggiustamento funzionava e la fiducia non poteva mancare, dato che la sterlina era la valuta
internazionale importante e Londra il centro finanziario internazionale.

29.2 Il periodo tra le due guerre

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, il gold standard ebbe termine. Tra il 1919 e il

1924 i cambi fluttuarono ampiamente fino a che nel 1925 il Regno Unito ripristino la convertibilita della
sterlina in oro al prezzo prebellico. Il sistema era di gold exchange standard, nel senso sia l'oro che le valute
convertibili in oro (sterlina ma anche dollaro e franco francese) erano impiegate come riserve
internazionali. Il Regno Unito, tuttavia, aveva perso parte della sua competitivita e l'adozione della parita
prebellica si tradusse in una grande sopravvalutazione della sterlina (vd legge prezzo unico), cio porto a un
disavanzo della bilancia dei pagamenti, che pero il regno unito tento di frenare, il che porto ad una
deflazione ( per via della riduzione della liquidita). Contemporaneamente la Francia approvo nel 1928 una
legge che imponeva che il pareggiamento dei propri avanzi di bilancia dei pagamenti dovesse avvenire
anziche in sterline o in altre valute. Questo provoco un forte drenaggio di risorse auree verso Parigi.
Quando nel 1931 la Francia tento di convertire in oro le le riserve di sterline accumulate, il Regno Unito fu
costretto a sospendere la convertibilita della sterlina in oro e a svalutare la sterlina e il gold exchange
standard fini.

Le cause del crollo sono inoltre:

1) mancanza di un adeguato meccanismo di aggiustamento, sterilizzazione degli effetti del disavanzo

2) presenza destabilizzante di enorme flussi di capitale tra Londra e Parigi e New York

3) L'inizio della Grande Depressione

E' probabile che qualsiasi sistema di cambi sarebbe crollato in tale periodo, dovute anche a interventi di
politica economica sbagliati come le Smooth Hawley Tariff.
29.3 Il sistema di Bretton Woods

Nel 1944 i rappresentanti di USA, Regno Unito e altri 42 paesi, si incontrarono in una conferenza a Bretton
Woods nel New Hampshire, per decidere l'assetto del sistema monetario internazionale dopo la guerra.

Venne istituito il Fondo Monetario Internazionale allo scopo di

1. vigilare sull'osservanza da parte dei paesi membri un insieme di regola di condotta in tema di commercio
e finanza internazionale

2. fornire facilitazioni creditizie ai paesi in temporanea difficolta con la bilancia dei pagamenti

Dopo l'adesione al fondo a ciascun paese veniva assegnata una quota a seconda della sua importanza
economica e del volume del proprio flusso di commercio internazionale. Sulla base di questa quota veniva
determinato il suo potere di voto e la sua capacita di prendere a prestito. Con l'adesione al FMI, un paese
era tenuto a pagare il 25% della propria quota al fondo in oro e il resto in valuta nazionale. Prendendo a
prestito il paese riceveva valute convertibili approvate dal fondo e in cambio era tenuto a versare un
deposito di un ammontare equivalente in valuta nazionale. Il limite massimo di prestito era il 25% della
quota all'anno o il 125% in 5 anni. Il paese poteva prendere a prestito il 25% della propria quota in modo
automatico, era chiamata gold tranche (quota aurea), per ulteriori prestiti, le cosiddette credit tranches
(quote di credito) il paese pagava tassi d'interesse crescenti. I rimborsi dovevano avvenire entro 3 o 5 anni,
e consistevano nel riacquisto della propria valuta dal fondo in cambio di valute approvate dal fondo. La
quota aurea di un paese meno l'eventuale ammontare prestiti ricevuti e chiamata Posizione netta presso
l'FMI.

Il sistema di Bretton Woods era un gold exchange standard. Gli Stati Uniti erano tenuti a mantenere il
prezzo in dollari di un oncia di oro al valore fisso di 35 $ e dovevano rendersi disponibili a cambiare per quel
prezzo dollari in oro senza restrizioni o limitazioni. Gli altri paesi dovevano fissare il valore delle valute in
termini di dollari e intervenire nel mercato dei cambi affiche il tasso di cambio non si allontanasse dalla
parita piu dell'1%. In particolare per impedire il deprezzamento della propria valuta in misura superiore
all'1% rispetto alla parita il paese doveva attingere alle proprie riserve in dollari e utilizzarle per acquistare
la propria valuta. Per impedire invece un apprezzamento superiore all'1% rispetto alla parita il paese
doveva acquistare dollari.

Solo nel caso di squilibri fondamentali un paese era autorizzato, dopo l'approvazione del fondo a variare il
valore della parita del cambio. Era fatto divieto ai paesi di imporre ulteriori restrizioni commerciali
(altrimenti la convertibilita valutaria non avrebbe avuto grande significato) e quelli esistenti dovevano
essere rimossi con il GATT. Restrizioni alla mobilita internazionale dei capitali erano consentite onde
permettere ai paesi di difendere le proprie valute da ingenti e destabilizzanti flussi di moneta speculativa .

29.4 Il funzionamento del sistema

I paesi erano riluttanti a modificare la propria parita anche in caso di squilibri fondamentali, la svalutazione
era considerato segno di debolezza, mentre i paesi in disavanzo si opponevano alla rivalutazione
preferendo cosi accrescere le proprie riserve di capitali. Questo atteggiamento fu critico per la fine del
sistema. L'effetto di tale atteggiamento era chiaramente una riduzione della flessibilita del sistema e
dell'aggiustamento, cio rendeva il sistema vulnerabile alla speculazione destabilizzante. Per far fronte a
questo si potevano imporre restrizioni ai movimenti di capitali. Nel corso di quegli anni fino alla caduta di
Bretton Woods vi fu una serie di interventi volti a migliorare il funzionamento del sistema. A partire dagli
anni 60, i paesi membri del FMI, presero a negoziare gli accordi di standby che consentono
nell'autorizzazione anticipata da parte del FMI per prestiti futuri a un paese membro. Le banche centrali
nazionali iniziarono a negoziare gli accordi di riporto o swap, coi quali i paesi si scambiano reciprocamente
le proprie valute per intervenire sul mercato dei cambi e combattere i flussi di capitali destabilizzanti.
L''innovazione piu significativa fu del periodo di Bretton Woods fu la creazione dei Diritti speciali di
prelievo (DSP) per accrescere le riserve internazionali di oro , valute estere e posizioni di riserva presso
FMI. Non hanno nessuna copertura in oro ne in altra valuta, ma rappresentano pure e semplici riserve
internazionali create dal FMI (paper gold). Veniva utilizzato esclusivamente dalle banche centrali per sanare
i disequilibri della bilancia dei pagamenti. Sull'ammontare in eccesso o in difetto di DSP detenuti da un
paese oltre la quota veniva applicato un tasso d'interesse, questo creava pressione sia sui paesi in avanzo
che in disavanzo a correggere gli squilibri. Venne creato nel 1961 ilo cosiddetto pool dell'oro per evitare che
il prezzo dell'oro salisse sopra i 35$ per oncia, interventi volti ad evitare che le riserve in oro degli USA non
si riducessero.

29.5 Il crollo del sistema di Bretton Woods

Tra il 1945 e il 1949 gli USA registrarono immensi avanzi della bilancia dei pagamenti dovuti all'attuazione
del Piano Marshall. Con la ripresa dell'Europa negli anni 50 si tramuto in disavanzo, erano tuttavia fino al
1957 molto contenuti, anche se permettevano a Giappone e Europa di arricchirsi di riserve di dollari. Gli
USA saldavano i disavanzi principalmente in dollari. I paesi erano disposti ad accettarli per 3 motivi: 1) gli
USA erano pronti a convertirli in oro 2) i dollari erano una moneta internazionale 3) i depositi in dollari
fruttavano un interesse, i depositi in oro no. A partire dal 1958 i disavanzi della bilancia americana
aumentavano sensibilmente per via dell'aumento dei capitali in uscita (ΔBK<0, per via degli investimenti in
Europa) e un aumento dell'inflazione per via della creazione di moneta necessaria per i finanziamenti alla
guerra in Vietnam (ΔBC<0 dovuto ad una riduzione della competitivita), si e visto a pg 57 che se si aumenta
la liquidita nel sistema questa si trasferisce all'estero, gli Usa finaziavano i loro disavanzi essenzialmente in
dollari e quindi arricchiva le riserve internazionali di dollari estere. Inoltre le riserve auree statunitense
diminuirono da 25 miliardi di $ nel 1949 a 11 miliardi di $ nel 1970. Gli USA ritenevano di non poter
correggere il disavanzo tramite una svalutazione. Si tento il twist dei tassi di tenere alti i tassi a breve
termine per incoraggiare i movimenti di capitali, e bassi quelli allungo termine per incoraggiare la crescita
ma non funziono. Per scoraggiare la diminuzione delle riserve auree, e quindi la conversione in ora vennero
creati i Roosa Bonds, buoni del tesoro a medio termine denominati in $ con un tasso di cambio garantito,
ma le riserva auree continuavano a ridursi fino a che le riserve statunitensi all'estero nel 1970 superarono
di 4 volte le riserve statunitensi in oro. Era necessario un riallineamento della parita, e vi erano aspettative
prevalenti sui mercati che gli USA avrebbero prima o poi svalutato il dollaro, che portarono a fortissimi e
destabilizzanti flussi di capitali in uscita dal dollaro. Il 15 agosto del 1971 il presidente Nixon fu obbligato a
sospendere la convertibilita in oro del dollaro. Il sistema di Bretton Woods era finito. E' difficile stabilire se i
benefici del signoraggio, cioe i benefici ricevuti da un paese dall'emissione di moneta quando la sua moneta
viene utilizzata come moneta internazionale, abbiano compensato lo svantaggio di non poter mai svalutare
il dollaro. Nel dicembre del 1971, i rappresentanti del Gruppo di Dieci (i 10 paesi industrializzati piu
importanti) si incontrarono a Washington presso la Smithsonian Institution dove ebbero luogo gli
Smithsonian Agreement. Venne deciso di aumentare il prezzo dell'oro da 35$ a 38$ per oncia che porto ad
una svalutazione del dollaro del 9%, venne allargata la banda di fluttuazione dal 1% al 2,25%. poiche il
dollaro non era piu convertibile il sistema era diventato un dollar standard. Tuttavia un immenso disavanzo
americano nel 1972 porto ad una ulteriore svalutazione del dollaro del 10% nel febbraio del 1973 anticipata
dall'ondata speculativa contro il dollaro. Nel marzo del 1972 i sei paesi membri del Mercato comune
europeo decisero di lasciar fluttuare le proprie valute nei confronti del dollaro con una banda di oscillazione
del 2,25% (il cosiddetto serpente europeo). Quando nel marzo del 1973 la speculazione contro il dollaro si
riaccese, le autorita monetarie dei principali paesi industrializzati decisero di lasciare che le proprie valute
fluttuassero in modo autonomo oppure in modo congiunto (come in Europa). Le cause di fondo della
caduta del sistema vanno ricercati in problemi di liquidita, cioe dell'ammontare delle riserve internazionali
disponibili in relazione al proprio bisogno, e nella caduta della fiducia nel dollaro dovuti ai continui disavanzi
della bilancia commerciale, la fiducia, la liquidita e l'aggiustamento sono infatti i criteri che ci consentono di
giudicare un sistema monetario internazionale.

29.6 Il sistema attuale

A partire dal marzo 1973 il mondo ha avuto un sistema di tassi di cambio a fluttuazione controllata, con
l'obbiettivo di smussare le fluttuazioni di breve periodo dei tassi di cambio senza porsi l'obbiettivo di
alterare le tendenze di lungo periodo. Tale sistema non e frutto di una scelta deliberata, ma conseguenza
del crollo di Bretton Woods. Nel 1976 gli accordi della Giamaica riconobbero formalmente il sistema delle
fluttuazioni controllate e riconobbero ai paesi la libertà di scegliere il regime di cambio, nella misura in cui
cio non risultasse destabilizzante per i partner commerciali o per l'ordine mondiale. A fine del 2005 meta
dei 186 del FMI avevano optato per un qualche tipo di flessibilita del tasso di cambio. Gli Usa adottarono un
regime di fluttuazione libera del cambio, mentre contemporaneamente nel 1979 nasceva l'ECU, e quindi le
valute europee erano vincolate in una fascia di oscillazione di +/- 2,25%. In un regime di fluttuazione
controllata sono necessarie delle riserve, tuttavia con gli anni si inizio ad abbandonare l'oro: nel gennaio del
1975 gli USA vendettero parte delle proprie riserve auree nel libero mercato, come anche fece il FMI, che
inizio ad adottare il DSP come unità di misura delle riserva. Dal 1974 il valore di un DSP venne eguagliato
alla media ponderata di un paniere costituito dalle 16 valute principali. Oggi e uguale alla media ponderata
di queste 4 valute con i loro relativi pesi: Dollaro (45%) Euro (29%) Yen giapponese (15%) sterlina britannica
(11%)

29.7 Il funzionamento attuale del FMI

Le quote del FMI sono incrementate di modo che alla fine del 2005 le risorse totali ammontavano a 305,2
miliardi di dollari. La vecchi quota aurea e chiamata quota di primo credito. Il Fondo ha ampliato di recente
i suoi compiti fino ad includere quello di aiutare anche i paesi membri a superare i propri problemi
strutturali:

1. Extended Fund Facility (EFF) istituito nel 1974 per sostenere le riforme strutturali nei paesi membri e ad
affrontare le difficolta nella bilancia dei pagamenti.

2. Supplemented Reserve Facility (SRF) istituita nel dicembre 1997 per provvedere all'assistenza di breve
periodo per le difficolta nella bilancia dei pagamenti dovuti a crisi di fiducia nei mercati

3. Compensatory Financing Facility (CFF) istituita nel 1963 per assistenza in caso di cadute dei proventi delle
esportazione o eccessi nell'importazione dei cereali

4. Emergency Assistance diretta a fornire aiuti in caso di disequilibri della bilancia dei pagamenti dovuti a
disastri naturali o disordini politici

5. Poverty Reduction and Growth Facility istituita nel 1999 per fornire assistenza di lungo periodo in caso di
difficolta profonde e strutturali nella bilancia dei pagamenti. L'accesso al credito e stato aumentato al 300%
della quota conferita. Attualmente chi gode di piu di questi fondi sono i paesi in via di sviluppo. Ai paesi
richiedenti prestiti e solitamente richiesto dal FMI una riduzione della spesa pubblica e un maggior
controllo dell'offerta di moneta, ma mettere in atto tali provvedimenti puo portare alla caduta dei governi
locali (come e successo in certi casi), e quindi in molti casi il FMI ha allentato la presa.

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