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SAGGI L DISCORSI Vortnige und Aufsdtze Traduzione dal tedesco di Gianni Vattimo Prima ediziony in questa collana: 1991 © Copyright 1954 by Verlag Ginther Neske Pfullingen © Copyright 1976 Geuppo Ugo Morsia Editore $.p.A. per la traduzione itali Milano - Via 4 letteraria riservata - Privite Propri Aono 94°93 92 91 INTRODUZIONE « In Germania continuano ad avere influenza le ontologie, specialmente quella beideggeriana, senza che atterriscano le tracce del passato politico. Tacitamente ontologia viene intesa come la disponibilitd a sanzionare un ordine etcronomo, sottratto alla giustificazione di fronte alla coscienza. Il fatto che simili interpretazioni vengano strentite da fonti autorevoli come malinteso, uno scivolare nell’ontico, una mancanza di radicalismo del problema, non fa che rafforzare la dignita det richiamo: Vontologia sembra essere tanto pit muminosa, quanto meno si lascia fissare a contenuti determinati. L’inafferrabilita diventa inattaccabilita... Ma la sua influenza non sarebbe comprensibile se essa non andasse incontro ad un bisogno sentito, indice di un'’omtissione, la nostalgia di non doversi eccontentare del verdetto kantiano sul sapere dell’assoluto ». In questo passo, con cui si apre i capitolo sul « bisogno ontologico » della Dialettica negativa di Adorno,' si possono vedere efficacemtente rias- sunti i timori che suscita, ¢ anche alcune delle ragioni del permanente fa- scino che esercita lo sforzo heideggeriano di pensare nella direzione di una « ontologia fondamentale » (secondo l’espressione di Essere € tempo), avviando la meditazione verso una fase ultra-metafisica. E con questo tipo di timrori ¢ di posizioni_critiche che oggi una lettura di Heidegger deve fare anzitutto i conti. I saggi e discorst raccolti in questo volume del 1954 offrono, in vista di cio, un punto di riferimento pit adeguato di altri scritti heideggeriani, sia per la loro positione cronologica (sono quasi tutti testi compost intorno al 1950, cioé in un momento in cui esplodeva, dopo fa Lettera sull'umanismo ¢ la pubblicazione degli inediti degli anni trenta, la discussione intorno al cosiddetto « secondo Heideg- ger»), sia per il loro carattere per lo pit « essoterico », giacché non st rivolgono esclusivamente agli specialisti di filosofia e anzi, nel tono e negli argomenti (se si eccettuano quelli della terza parte e il saggio sull’olirepas- samento della metafisica), ripropongono un discorso che sembra richiamare la vecchia visione della filosofia come saggezza, sapere che si rivolge all'uomo comune e ai problemi della vita quotidiana. Pid di Sentieri interrotti, pub- blicato nel 1950, i cué « capitoli » hanno ancora il taglio di ampi saggi filo- sofici im senso tecnico, i Vortrige und Aufsitze si presentano come un gruppo di interventi in cui Heidegger svolge per la prima volta la tematica * Traduzione di A. Donolo, Torino, Einaudi, 1970, p. 53. v SAGGI E DISCORST della Kehre, di quella « svolta » annunciata dallo scritto sull'nmanismo, nelle sue implicazioni « positive », in quegli aspetti, ciot, che sono suscet- tibili di divenire proposte di una riconoscibile immagine dell’uomo « come dovrebbe essere ». E ovvio che, per la permanente qualita anzitutto tecnico-filosofica del discorso heideggeriano, « per la cautela con cui il suo sforzo di radicalismo si sempre ritratto davanti alle conseguenze « pratiche » immediate, fin da Essere € tempo, questa caratlerizzazione dei saggi raccolti in questo volume va presa in senso estremamente approssimativo. Mi sembra abbastanza chiaro, perd, che rispetto a scritti come la Introduzione alla metafisica, Sen- tieri interrotti, 0 @ scritti puramente programmmatici e in larga parie solo « negativi » come la Lettera sull"umanismo,? gli scritti dé Vortriige und Aufsitze offrono piti clementi per cercar di delincare una immagine del- Puomo e dei compiti de! pensicro come Heidegger li ba pensati alla lace delia sua meditazione pit recente. La polemica sul significato e le ragioni della « svolta » accaduta ne! pensiero heideggeriano dopo Essere e tempo & troppo wasta, ¢ ormai anche troppo obsoleta, perché convenga tornarvi qui? Si ricorderd che it nocciolo della « svolta» @ stato giustamente emblematizzato da molti interpreti nella pagina della Letteia sull'umanismo ix cui, a Sartre che afferma che « nous sommes sur un plan ot il y a seulement des hommes », Heidegger oppone che invece « nous sommes sur un plan ot il y a principalement VEtre »‘ Una tale svolta det pensiero beideggeriano doveva apparire tanto pitt incomprensibile ¢ ingiustificabile quanto pid, da parte della maggio- ranza degli interpreti, Essere e tempo era stato letto in chiave «esisten- xialistica » e antropologica; al punto che un filosofo det livello di Karl Léwith, che era stato uno dei primi discepoli di Heidegger divenendone poi un critico implacabile, finiva per ricondurre tutto il senso profondo deila svolta a un cedimento di Heidegger di fronte al nazisnio5 Ogei che con la fine della « moda » esistenzialistica vengono anche in luce le ragioni autentiche di una possibile permanente validiti dell’esi- stenzialismo,” questa polemica sulla « stolta » beideggeriana, almeno come modificazione di direzione della sua filosofia, ha perso molto del suo peso + La Introdutione alla setafisica ¢ tradotia in italiano da G. Masi, Milano, Mursia. 1968; Sentieri interrotti, tad, di P. Chiodi, Firenze, La Nuova Italia, 1968; Lettera sall’cnanismo, insieme a La dottrina platonica della veritd, wad. di A. Bixio ¢ G. Vat- timo, Torino, SE.I., 1975. * Per un panorama della critica heidepgeriana, anche sul problema della « svolta », mi permetto di timandare alla parte conclusiva della mia Indroduzione a Heidegger, Bari, Laterza, 1971. “La fraie di Sartre & dal saggio L'esistensialismo & un umanismo, trad. it. di G. Tosco, Milano, Mutsia, 1963; il passo della Lettera sull’umanisxo @ a p. 99 della trad. italiana citata. Cie, Suge su Heid * Si veda sti questo stenzialismo, nel volume di 1915, pp. 227-47. ser, trad. it. di C. Cases e A. Mazzone, Torino, Einaudi, 1966. ccente limpido saggio di L. Parnevson, Rettifiche sedl’est- ritti i onore di G. Bortadini, Milano, Vita ¢ Pensiero, vI INTRODUZIONE Il problema del significato, anche in largo senso, « politico » del pensiero beideggeriano resta tuttavia dominante; non solo in Adorno e nei snoi Seguaci, ma un po’ in tutta ta corrente letteratura su Heidegger. Sembra infatti, da un lato, che ta vicenda dell’adesione di Heidegger ul nazismo’ non possa considerarsi un semplice incidente biografico, estraneo alle ra gioni intime della sua filosofia, e che invece ne costituisca una conseguenza essenziale: V'abbandono all’essere e al destino dell'essere sarebbe solo la trascrizione filosofica ¢ il fondamento tcorico dell’acceitazione del destino del popolo tedesco impersonato dal Fuhrer.’ D’altro tato — com’e il caso di Adorno e degli autori che a lui si richiamano — sembra contare soprat- tutto Vesito mistico-negativo dell’ontologia heideggeriana, che appare rovesciarsi in un’apologia indirctta della socicta tardo-capitalistica dell’or- ganizzazione totale. Questo secondo tipo di richiamo alla dimensione po- litica del pensieroa heideggeriano & certamente pit incisivo dell’altro,; sia per la sua maggiore attualitd, sia perché, soprattutto, appare difficile, se non addirittura impossibile, documentare una sostanziale connessione tra un pensiero che si esprime, proprio negli anni trenta, nella interpretazione di Holderlin e di Nietzsche nei termini che tutti conoscono, e Videologia € pratica naziste. E in ogni caso indubbio che oggi l’heideggerismo non fa da supporto a nessuna posizione culturale o politica di tipo nazista o fascista; mentre & meno tnverosimile che esso possa venir considerato, proprio in quanto negazione globule puramente astratta, come lo sfondo teorico di una posizione di sostanziale accettazione dell’esistente, ¢ proprio nella sua forma di estrema reificazione, nella forma dell’organizzazione totale di cui parla Adorno. Questo rischio implicito nel pensiero beideggcriano sarebbe attestato Soprattutto dall’antiumanismo che, come si ¢ accennato, é uno degli aspetti dominanti della « svolta ». Mi sembra vada detto subito che a questo tipo di objezione, di gran lunga prevalente nelle attuali polemiche antiheideg- geriane? non si pud opporre se non un discorso che porti fino in fondo le ragioni stesse della critica. Non si tratta, cioé, di limitare la portata dell’antiumanismo heideggeriano; o di mostrare che, nonostante tutto, egli rimane kicrkegaardiano, esistenzialista, filosofo dell’angoscia, e quin. fi della scelta e deila libertd del singolo; ma, invece, di seguire Heidegger nelle sue ragioni anti-Kierkegaard, che sono anche le sole capaci si suclare Vinconsistenza di una interpretazione politicamente « conservatrice » del suo pensiero. 7 Nel 1933 Heidegger accettd Ix carica di rettore dell’universiti di Friburgo, ¢ pronuncid ill famoso discorso sulla Autoufermazione dell’universita tedesca, oltre ad altri discorsie interventi_minori, di cono decisamente nazista. L’anno successive si dimise per distensi con il govemo, ¢ cess) di ocruparsi di, politica, Va ovservato anche che durante tutto il periodo ‘nazista Heidegger non pubblicd quasi nulla. * Su cid si veda ad esempio (ma la letteratura 2 assai vasta) la Kritik der neueren Ontologie di KH. Haag, Stoccarda, Kohlhammer, 1960, p. 68 ¢ ss. * Esemplare di questo atteggiamento 2'il lungo saggio di T. Perini, Ontologia come violenza, in «Nuova Corrente », 1974, n. 63, pp. 3-67. vit SAGGI E DISCORSI E quindi un errore difendere Heidegger considerando ta sua ade- Sione al nazismo come un incidente irrilevante della sua biografia, e tra- scurando o limitando la portata di quegli elementi che, nel suo pensiero recente, appaiono fondare una sorta di paradossale apologia della societé di massa tardo-capitalistica, Sia il naxismo degli anni trenta sia Vesistenza pianificata del tardo-capitalismo sono elementi « di destino » che banno un preciso rilievo nella riflessione heideggeriana su quello che lui chiama la metafisica, ¢ che pesano in modo determinante nel suo abbandono degli aspetti pid spiccatamente « esistenzialistici » (kierkegaardiani, umanistici) ancora presenti in Essere ¢ tempo. Proprio con questo abbandono, perd, Heidegger sembra collocarsi al di la della zona di discussione in cui si mantengono i suoi critici — Adorno anzitutto — che lo contestano in nome di ragioni ancora sostanzialmente umanistiche.” Questo msi sembra debba essere il filo conduttore di una lettura dei Saggi e discorsi oggi, a pi di vent'anni di distanza dalla pubblicazione, quando da un lato l'opera heideggeriana 2 ormai un tutto conchiuso con una fisionomia precisa, ¢ dall'altro la fortuna dello heideggerismo, soprat- tutto nell'ambito del post-strutturalismo francese e nel quadro della rina- scita nietzschiana, ha messo in luce le sue virtualita « rivoluzionarie », evidenziando in Heidegger gli strumenti per riconoscere i limiti perme- nentemente « umanistici » anche dei suoi critici « di sinistra ». Proviamo dunque a leggere Vortrige und Aufsitze come esempio della soluzione che lo Heidegger del dopo « svolta » da del problema che aveva gid posto in Essere e tempo, ¢ ciod il problema del « senso dell’es- sere ». E lecito (e det resto 2 questa una via ampiamente praticata dagli interpreti, legittimata anche dall’importanza che la tematica dell’esistenza in quell’opera) identificare il problema del senso dell’essere con quello, immediatamente comprensibile, della riappropriazione del mondo dei Significati da parte dell'esistente concreto. Questa identificazione accade nel corso stesso di Essere ¢ tempo: sia in quanto é evidente fin dall’inizio che preprio il bisogno della riappropriazione del significato ispira la do- manda sull’essere, sia in quanto, nel concreto svolgimento del discorso, la domanda sull’essere diventa interrogazione dell’esistente, dell’uomo che pone la domanda e che, dunque, deve essere lui, anzitutto, oggetto del- Vandlisi. Tradotta nella questione della riappropriazione del mondo dei significati da parte dell’esistente concreto (del singolo kierkegaardiano), la domanda sull’essere da cui muove Essere ¢ tempo rivela anche il suo profondo legame con una tematica caratteristica di ampie zone della cul- tura europea dei primi decenni del novecento: Ia stessa che si riconosce negli scritti del giovene Lukacs o nella prima grande opera di Ernst Bloch, Geist der Utopie, pubblicata subito dopo la prima guerra mondiale, Gid prima della guerre, come ricorda Heidegger in un cenno autobiografico contenuto nel discorso che tenne all’atto della sua nomina a socio dell’Ac- * Si veda su cid il mio Déclin du sujet et probléme du témoignege, nel volume acura di E, Castelli Le témoignage, Parigi, Aubier, 1972. vit INTRODUZIONE. cademia delle Scienze di Heidelberg," il clima culturale era segnato dal- Femergere o riemergere di alcuni autori: Nietzsche, Kierkegaard, Dosto- evskij, Hegel e Schelling, Rilke e Trakl, Dilthey. Questi nami definiscono in generale Uatmosfera pre-esistenzialistica che si andava formando, in diretta connessione con Uannunciarsi sempre pit massiccio, che trovd una prima grande sanzione nello sforzo bellico, di una societd pianificata, am piamente dominata dalla scienza e dalla tecnica, a cui la cultura borghese dell’epoca reagiva anzitutto con una rivendicazione dell’esistenza come vit vivente, irriducibile agli schemi di previsione della scienza; la scienza, del resto, nelle sue pretese (di origine positivistica) di rappresentare il modello del sapere valido incontrava !’ostacolo di una sempre pit agguer- rita « discussione sui fondamenti», mentre d’altro canto la teorica delle « Scienze dello spirito » tendeva a mettere in evidenza la specificita delle Scienze umane, nelle quali dominano categorie come quelle di « esperien- za vissuta », valore, ece., che non trovano posto nelle scienze matematiche della natura. Erano, tutti questi, modi di rispondere allo stesso problema dal quale anche Heidegger muovera in Essere e tempo; ponendolo come problema del senso dell’essere, Heidegger opera gid una prima radicalizazione, nel senso che in tal modo propone gia implicitamente quella che sara una delle test essenziali di tutto il suo itinerario di pensatore: il problema di una riappropriazione del mondo dei significati da parte del singolo esi- stente concreto si pone non solo, o anzitutto, perché nella societd della pianificazione massificata il singolo diventa una rotella in un ingranaggio i cui funzionamento inevitabilmente gli sfugge; ma anzitutto perché 2 accaduto un obnubilamento, appunto, del senso dell’essere, e cid da molto prima che la tecnica moderna avanzasse le sue pretese di dominio sulla vita dei singoli e della societa, La soluzione che Essere ¢ tempo da a questo problema non é facile da cogliere. La lettura « esistenzialistica », dominante negli anni trenta € quaranta, dell’opera, ba enfatizzato una serie di nozioni dell’analitica esi- stenziale, come quelle di « progetto gettato», «essere per la morte», « decisione anticipatrice », « autentico e inautentico », « angoscia», che configurano una soluzione definibile come « decisionistica », secondo la quale la riappropriazione del mondo dei significati da parte dell'esistente concreto accade solo come accettazione, in fondo disperata, della finitexca insuperabile dell’esistenza. Di fronte alla minaccia che Ia pianificazione tecnico-scientifica del mondo rappresenta per Vindividuo, che viene espro- priato del significato giacché questo gli viene imposto bell’e fatto dalla « pubblica opinione » (il mondo del « si dice » dj Essere ¢ tempo: chiac- chiera, curiosita, sistema del consenso manipolato), l’unica difesa consiste nel ritrovare la propria singolarita nel senso pid genuinamente kierke- gaardiano, come costituentesi in relazione alle questioni che la toccano " Antrittsrede, in « Jahresheft der Heidelberger Akedemie der Wissenschaften », 1957-58, pp. 20-21. SAGGI E DISCORSI nelle sue radici, anzitutto la possibilita incombente della propria morte. Questo « progettarsi » a artire dalla possibilita pid autentica e pid propria che é la morte non modifica in nulla la situazione effettiva dell’uomo: il carattere specifico della morte, quello di essere la possibilita-limite, le toglie opt significato « selettivo » nei confronti delle altre possibilita; la possibilita pid propria e autentica della morte non fa che cambiare i modo in cui l’uomo si rapporta a tutte le altre possibilita: decidendosi per la propria morte, l'sormo non fa che assumere tutte le altre possibilita, che di volta in volta la situazione gli presenta, come possibilita proprie, non pid come gid decise e irrigidite in un progetto anonimo. E dubbio, tuttavia — e non solo per l’ovvia insufficienza dello schema che abbiamo dato qui — che la soluzione proposta da Essere ¢ tempo al problema della riappropriazione del significato da parte dell’esistente con- creto si possa esaurientemente riassumere in questa specie di richiamo a una disperata e decisa consapevolezza della finitezza dell’esistenza. Contro questa ipotesi, sta anzitutto il fatto della incompiutezza dt Essere ¢ tempo: Popera, come si sa, si & fermata alla seconda sezione della prima parte: mancano, rispetto al piano previsto dal paragrafo 8, la terza sezione della Parte prima (« Tempo ed essere») e tutta la parte seconda (che doveva avere un carattere « storico»). Se gid Vincompiutezza dell’opera suggerisce di non prendere come definitivi i suoi esiti, una cautela ancora maggiore dovrebbe essere dettata dal fatto che, negli scritti heideggeriani successivi, a partire dalla conferenza su L'essenza della verita (del 1930), scompaiono gran parte dei tersi e degli stessi termini intorno a cui ruote una possibile interpretazione « decisionistica » di Essere ¢ tempo. Questi due fatti, presi insieme, sembrano significare che Heidegger 2 ben lonteno dal ritenere assolto con Essere e tempo il compito che si era dato di una riproposizione del problema del senso dell’essere; e, in particolare, che non ritiene di aver adempiuto a questo compito con la riduzione del senso dell’essere alla temporalita pensata in termini di decisione, cura, essere-per-la-morte, ecc., cioe delle categorie pid prettamente esistenzialistiche dell’opera del 1927. L'ultimo paragrafo, 1’83, della parte pubblicata di Essere ¢ tempo, nelle questioni che indica come ancora aperte e da sviluppare, prefigura gia le linee di quello che saré lo sviluppo heideggeriano degli anni suc- cessivi; queste questioni non hanno da fare con un proseguimento della linea pid propriamente « esistenzialistica » dell’opera, ma invece aprono la via verso quello che per Heidegger diverra sempre pid centrale come il problema della metafisica; ¢ in ogni caso mostrano che, gia ai tempi di Essere e tempo, Heidegger aveva ben chiaro il significato solo preparatorio dell’analitica esistenziale e di tutti i concetti che essa mette in gioco, primi fra tutti quelli di essere-per-la-morte e di decisione anticipatrice. Se prendiamo sul serio questa portata puramente preparatoria, dob- biamo anche ammettere che la soluxione del problema del senso dell’es. sere (o della riappropriazione del significato) 2 stata fin qui solo abborzata. Il fatto che, nella tradizione occidentale, Vessere degli enti venga sempre pensato sul modello della semplice-presenza (cioé dell’oggettita, delle x

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