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Versione 1 - Esercizi
Esercizio 1. Dimostrare per induzione che, per ogni naturale n ≥ 1, il numero 10n − 1 è
divisibile per 9.
Soluzione. Sia E = {n ∈ N |10n − 1 = 9a}. Vogliamo provare che E = N, usando
il principio d’induzione. Verifichiamo allora che l’insieme E soddisfa le ipotesi di tale
principio.
Base d’induzione n = 1: 101 − 1 = 10 − 1 = 9 è divisibile per 9 essendo uguale a 9 · 1.
Quindi, 1 ∈ E.
Ipotesi d’induzione: 10n − 1 = 9a per qualche a ∈ N.
Tesi d’induzione: esiste b ∈ N tale che 10n+1 − 1 = 9b.
Dimostrazione della tesi induttiva. 10n+1 − 1 = 10 · 10n − 1 = 10(10n − 1) + 10 − 1 =
10 · 9a + 9 = 9(10a + 1). Essendo 10a + 1 ∈ N, possiamo porre b = 10a + 1 e quindi
10n+1 − 1 = 9b, come volevamo provare. Quindi, se n ∈ E, allora n + 1 ∈ E.
In conclusione, E = N perché E verifica le ipotesi del principio d’induzione.
usando la continuità della radice quinta. Quindi, f (x) non ha asintoti orizzontali. Veri-
fichiamo se f (x) ha asintoti obliqui.
√
5
r
x5 − 3x4 5 3
lim = lim 1 − = 1.
x→±∞ x x→±∞ x
r !
5 3 3 3
lim (f (x) − x) = lim x 1 − − 1 = lim x − =− .
x→±∞ x→±∞ x x→±∞ 5x 5
Quindi, y = x − 35 è asintoto obliquo per il grafico di f (x).
La derivata di f (x) si ottiene con la regola di derivazione delle funzioni composte, ed è
5x4 − 12x3 5x − 12
f ′ (x) = p = p
5 (x5 − 3x4 )4
5
5 x(x − 3)4
5
e quindi x = 3 è un punto a tangente verticale per f (x). Invece, f (x) è monotona crescente
dove f ′ (x) > 0 ossia x, 5x − 12 concordi, e quindi x < 0, x > 12/5, x 6= 3. f (x) è invece
monotona decrescente in (0, 12/5). Di conseguenza, x = 12/5 è un punto stazionario di
minimo locale, mentre
q x = 0 è un punto (non stazionario) di massimo locale. f (0) = 0
12 4 √
mentre f (12/5) = 5
5
− 35 = − 56 8.
5
Versione 1 - Teoria
Versione 2 - Esercizi
Versione 2 - Teoria
Versione 3 - Esercizi
Esercizio 1. Dimostrare per induzione che, per ogni naturale n ≥ 1, il numero 12n − 1 è
divisibile per 11.
Esercizio 2. Calcolare, al variare del parametro reale α, il limite
3
logα xx3+5x
+5
lα = lim 1
1
.
x→+∞ x2 cosα sin 3
x x
Versione 3 - Teoria
Versione 4 - Esercizi
Versione 4 - Teoria
xm + f (x) xm f (x)
lim = lim + n =0
x→0 xn x→0 xn x
essendo m > n.
Analisi 1 e Geometria - 31 Gennaio 2017
Seconda prova in itinere
Docenti: M.Boella, M.Citterio, M.Di Cristo, R.Notari
Esercizi
ex − 1
Esercizio 1. Sia assegnata la funzione f (x) = .
e2x + 1
(1) Calcolare l’area della regione finita A di piano compresa tra l’asse x e il grafico di
f (x), quando x ∈ [−1, 1]. Z +∞ Z +∞
(2) Stabilire il carattere dei due integrali f (x) dx e f (x) dx, specificandone
0 −∞
il valore se convergenti.
Soluzione. Cominciamo con il calcolo di una primitiva di f (x). Effettuiamo la sostituzione
ex = t, da cui x = ln(t), dx = 1t dt.
t−1
Z Z
f (x) dx = dt.
t(t2 + 1)
Usando i fratti, abbiamo
t−1 A Bt + C
2
= + 2 .
t(t + 1) t t +1
Riducendo allo stesso denominatore ed uguagliando i coefficienti delle stesse potenze di t
otteniamo il sistema
A+B =0
C=1
A = −1
la cui unica soluzione è A = −1, B = C = 1. Abbiamo quindi che
Z
1 t 1
Z
f (x) dx = − + 2 + dt =
t t + 1 t2 + 1
1 1
= −ln(t) + ln(t2 + 1) + arctan(t) + c = − ln(ex ) + ln(1 + e2x ) + arctan(ex ) + c.
2 2
Tra tutte le primitive di f (x), scegliamo quella con c = 0 e quindi abbiamo
1 + e2x
1
F (x) = ln + arctan(ex ).
2 e2x
Osserviamo che il dominio di f (x) è R, che essa è continua nel suo dominio, e che f (x) > 0
per ex − 1 > 0, ossia x > 0. Quindi, l’area della regione richiesta di piano è
Z 0 Z 1
A=− f (x) dx + f (x) dx = −(F (0) − F (−1)) + (F (1) − F (0)) =
−1 0
Quindi,
1 1 + e2 π 1 1 + e−2
A= ln + arctan(e) − ln(2) − + ln + arctan(e−1 ) =
2 e2 2 2 e−2
1 (1 + e2 )2 π π 1 + e2
= ln − ln(2) + − = ln ,
2 e2 2 2 2e
ricordando che arctan(x) + arctan(x−1 ) = π/2 per ogni x > 0.
Per definizione di integrale generalizzato, abbiamo
Z +∞ Z b
f (x) dx = lim f (x) dx = −F (0) + lim F (b) =
0 b→+∞ 0 b→+∞
1 + e2b
1 π 1 b
= − ln 2 − + lim ln + arctan(e ) =
2 4 b→+∞ 2 e2b
1 π 1 π π 1
= − ln 2 − + ln(1) + = − ln(2)
2 4 2 2 4 2
e quindi la funzione è integrabile sul dominio [0, +∞) e l’integrale vale π4 − 12 ln(2).
Analogamente, il secondo integrale è uguale a
Z +∞ Z 0
π 1 π 1
f (x) dx = − ln(2) + f (x) dx = − ln(2) + F (0) − lim F (a) =
−∞ 4 2 −∞ 4 2 a→−∞
1 + e2a
π 1
= − lim ln 2a
+ arctan(ea ) = −∞
2 a→−∞ 2 e
e quindi l’integrale diverge negativamente.
Soluzione. Poiché 1/n → 0 per n → +∞, possiamo usare gli sviluppi di McLaurin per
approssimare la funzione in parentesi.
In un intorno di x = 0, abbiamo
1 1 2 1 3 3 1 2 1 3 3
sinh(x) = 1 + x + x + x + o(x ) − 1 − x + x − x + o(x ) =
2 2 6 2 6
1
= x + x3 + o(x3 )
6
mentre
1
sin(x) = x − x3 + o(x3 ).
6
Quindi,
1 1 1 1
sinh − sin = 3 +o .
n n 3n n3
Il termine generale an della serie è allora asintotico a
1
an ∼ 3−α .
3n
Per confronto con la serie armonica generalizzata, essa è convergente se 3 − α > 1, ossia
0 < α < 2, e divergente altrimenti.
Essendo limx→−∞ ln(1 + 2e5x/6 ) = 0, abbiamo che y = −x/2 è asintoto obliquo per f (x)
per x → −∞. Per x → +∞, abbiamo
f (x) = ln 2ex/3 1 + e−5x/6 /2 = x/3 + ln(2) + ln(1 + e−5x/6 /2).
Poiché limx→+∞ ln(1 + e−5x/6 /2) = 0, allora y = x/3 + ln(2) è asintoto obliquo per f (x)
per x → +∞.
Derivate:
4ex/3 − 3e−x/2 25e−x/6
f ′ (x) = f ′′
(x) = 2
6 (2ex/3 + e−x/2 ) 18 (2ex/3 + e−x/2 )
entrambe definite in R. Quindi, non ci sono punti di non derivabilità per f (x).
Monotonia: f ′ (x) > 0 se 4ex/3 − 3e−x/2 > 0, essendo il denominatore positivo. La
disequazione è equivalente a e5x/6 > 3/4 da cui 5x/6 > ln(3/4) ossiax > 56 ln 34 . In
conclusione, f (x) è decrescente se x < 56 ln 43 e crescente se x > 56 ln 43 . In x = 65 ln 34 ,
Esercizio 5. Nel piano, fissato un riferimento, siano dati i punti A(1, 1) e C(−3, 3) e la
retta r : y = −1. Detto B un punto di r, determinare B in modo che sia minima la
somma AB + BC, con AB, BC lunghezze dei segmenti di estremi A, B e B, C.
p Sia B(t, −1) p
Soluzione. il punto da trovare. Dobbiamo trovare t in modo che la funzione
f (t) = (t − 1) + 4 + (t + 3)3 + 16 sia minima. f (t) è definita per t ∈ R, ivi continua
2
e derivabile, e quindi dobbiamo solo trovare t in modo che f ′ (t) = 0. Con facili calcoli, si
ha
t−1 t+3
f ′ (t) = p +p .
(t − 1)2 + 4 (t + 3)2 + 16
Per t < −3, entrambi gli addendi sono negativi, e quindi f ′ (t) 6= 0. Per t > 1, entrambi
gli addendi sono positivi, e quindi f ′ (t) 6= 0. Sia quindi −3 ≤ t ≤ 1. Il primo addendo è
negativo, il secondo positivo, e quindi abbiamo
t+3 t−1
p = −p
2
(t + 3) + 16 (t − 1)2 + 4
che è un’uguaglianza tra due quantità positive. Elevando al quadrato, abbiamo
(t + 3)2 (t − 1)2
=
(t + 3)2 + 16 (t − 1)2 + 4
che si riscrive come
16 4
1− 2
=1− .
(t + 3) + 16 (t − 1)2 + 4
Semplificando, si ha 4(t2 − 2t + 5) = t2 + 6t + 25 ossia 3t2 − 14t − 5 = 0. Le soluzioni di
tale equazione sono t1 = 5, t2 = −1/3. Essendo la prima fuori dell’intervallo [−3, 1], essa
è da scartare. Abbiamo quindi che il punto cercato è B(−1/3, −1).
Geometricamente, il punto B rende uguali gli angoli formato da AB e CB con la
perpendicolare ad r per B, come nel caso della riflessione in ottica, o del tiro di sponda
senza effetto nel biliardo.
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Teoria
Versione 2
Esercizi
Versione 1
Esercizi
perché entrambi della forma −1/ ± ∞. Abbiamo quindi che x = 1/e è asintoto verticale,
y = 1 è asintoto orizzontale destro, ed infine f (x) è prolungabile per continuità in x = 0
ponendo f (0) = 1.
Derivata prima e monotonia: cominciamo con lo studiare la derivabilità di f (x) in
x = 0, usando la definizione. Il rapporto incrementale è
∆f 1 ln(x) −1
= −1 = .
∆x x 1 + ln(x) x (1 + ln(x))
Quindi,
∆f
lim+ = +∞
x→0 ∆x
perché x (1 + ln(x)) < 0 in (0, 1/e) e limx→0+ x ln(x) = 0 come conseguenza della gerarchia
degli inifiti. In conclusione, f (x) non è derivabile in x = 0 ma presenta ivi un punto a
tangente verticale.
Usando le regole di derivazione,
′ 1 1 1 1
f (x) = (1 + ln(x)) − ln(x) 2 = .
x x (1 + ln(x)) x (1 + ln(x))2
Con facili calcoli, si ha che Dom(f ′ ) = Dom(f ), ed inoltre f ′ (x) > 0 per ogni x ∈
Dom(f ). Quindi, f (x) è monotona crescente in (0, 1/e) ed in (1/e, +∞).
Derivata seconda e concavità: scrivendo f ′ (x) = x−1 (1 + ln(x))−2 , ed usando le regole
di derivazione, abbiamo
1 3 + ln(x)
f ′′ (x) = −x−2 (1 + ln(x))−2 − 2x−1 (1 + ln(x))−3 = − .
x x (1 + ln(x))3
2
f ′′ (x) = 0 per x = e−3 ed infine che f ′′ (x) < 0 per x ∈ (0, e−3) e x ∈ (e−1 , +∞). Quindi,
x = e−3 è un punto di flesso, mentre f (x) rivolge la concavità verso l’alto in (e−3 , e−1 ),
verso il basso altrove nel suo dominio.
Il grafico di f (x) è riportato in figura.
avendo effettuato un’integrazione per parti prima, ed usato la formula per la primitiva
della potenza di una funzione dopo. Le primitive sono allora
√
F (x) = x arcsin(x) + 1 − x2 + c
al variare di x ∈ (−1, 1). Imponendo la condizione F (0) = 1, abbiamo
F (0) = 1 + c = 1
da cui c = 0, e quindi la primitiva cercata è
√
F (x) = x arcsin(x) + 1 − x2 .
(2) La funzione f (x) ha dominio Dom(f ) = R \ {−1} ed è continua nel suo dominio,
essendo ottenuta con operazioni algebriche da funzioni elementari. Inoltre, f (x) > 0 se
x < −1 oppure x > 0. Quindi, l’area cercata può essere calcolata usando l’integrazione
(non generalizzata) e si ha
Z 0 Z 1
−x x
Area = 3
dx + 3
dx.
−1/2 (x + 1) 0 (x + 1)
Esercizio 6. Scrivere le equazioni parametriche della retta passante per l’origine e per
il punto P (−1, 4, 3). Scrivere le equazioni dei due piani ortogonali alla retta trovata,
rispettivamente nell’origine ed in P . Determinare quanto vale la distanza tra i due piani.
Soluzione. Posto ~v = OP~ = −~i + 4~j + 3~k, abbiamo che la retta r cercata ha equazione
parametrica x = −t, y = 4t, z = 3t, t ∈ R. I piano ortogonali ad r hanno equazioni
cartesiane αh : −x + 4y + 3z + h = 0. Imponendo il passaggio per O, otteniamo h = 0 e
quindi il primo dei due piani ha equazione α0 : −x + 4y + 3z = 0. Imponendo il passaggio
per P otteniamo 1 + 16 + 9 + h = 0 ossia h = −26. Il secondo dei due piani ha quindi
equazione cartesiana α−26 : −x + 4y + 3z − 26 = 0. La distanza tra tali piani è misurata
su una retta comune perpendicolare e quindi su r. Abbiamo allora che
√
d(α0 , α−26 ) = d(O, P ) = |~v | = 26.
Versione 1
Teoria
Versione 2
Esercizi
Esercizio 2. Si calcoli l’area della parte di piano compresa tra l’asse x, le rette x = 0 ed
x = 1, ed il grafico della funzione
r
x−2
f (x) = .
x−1
Soluzione. Essendo la funzione f (x) non negativa, l’integrale tra 0 ed 1 coincide con l’area
della parte di piano richiesta. L’integrale richiesto è improprio, essendo il dominio
√ di f (x)
uguale a (−∞, 1) ∪ [2, +∞) e limx→1− f (x) = +∞. Comunque, f (x) ∼ 1/ 1 − x in un
intorno sinistro di 1 e quindi l’integrale improprio converge essendo f (x) infinita di ordine
1/2. p
Calcoliamo una primitiva di f (x) effettuando la sostituzione t = (x − 2)/(x − 1) da
cui x = (t2 − 2)/(t2 − 1) e dx = 2t/(t2 − 1)2 dt. Quindi, si ha
2t2 t2
Z Z Z
f (x)dx = dt = 2 dt.
(t2 − 1)2 (t2 − 1)2
Decomponiamo la funzione integranda come
t2 t2 A B C D
2 2
= 2 2
= + + 2
+ .
(t − 1) (t − 1) (t + 1) (t − 1) (t + 1) (t − 1) (t + 1)2
Con facili calcoli si ricava A = 1/4, B = −1/4, C = 1/4, D = 1/4. In conclusione, si ha
1 t − 1 1 1
Z
f (x)dx = ln − − +c
2 t+1 2(t − 1) 2(t + 1)
con c ∈ R costante arbitraria. La sostituzione effettuata è monotona crescente per t > 0
e quindi abbiamo
Z 1 Z +∞
2t2
f (x)dx = √ dt =
0 2 (t2 − 1)2
√
1 t − 1 1 1 1 2 − 1 1 1
= lim ln − − − ln √ + √ + √
t→+∞ 2 t+1 2(t − 1) 2(t + 1) 2 2 + 1 2( 2 − 1) 2( 2 + 1)
√ √
= ln( 2 + 1) + 2.
Esercizio 3. Al variare del parametro a ∈ R, si studi il carattere della serie
+∞
X 1 1
a
− sin .
n=1
n na
Soluzione. Osserviamo preliminarmente che la serie è a termini positivi.
Se a < 0, il termine generale della serie diverge positivamentee quindi la serie diverge
positivamente.
Se a = 0, abbiamo la somma di infiniti numeri positivi uguali tra loro, e quindi la serie
diverge anche in questo caso.
Sia ora a > 0. Allora 1/na è inifinitesima, e quindi
1 1 1 1 1
− sin = + o ∼ .
na na 6n3a n3a 6n3a
Quindi la serie data e la serie
+∞
1X 1
6 n=1 n3a
hanno lo stesso carattere. Per il criterio del confronto asintotico, questa nuova serie
converge se 3a > 1 ossia se a > 1/3. In conclusione, la serie converge se a > 1/3 e diverge
positivamente se a ≤ 1/3.
Esercizio 5. Siano dati l’origine O, il punto A(1, 1, 0) ed i vettore ~v = −~i − 2~j + 2~k.
Scrivere l’equazione parametrica della retta r per A parallela a ~v , l’equazione cartesiana
del piano α per O ed A e parallelo a ~v e l’equazione parametrica della retta s per A
perpendicolare ad α. Trovare poi un punto B su r ed un punto C su s aventi distanza 3
da A e l’area del triangolo ABC.
Soluzione. L’equazione parametrica di r è r : x = 1 − t, y = 1 − 2t, z = 2t, t ∈ R. I vettori
~ e ~v sono paralleli ad α, e quindi w
OA ~ ∧ ~v = (~i + ~j) ∧ (−~i − 2~j + 2~k) = 2~i − 2~j − ~k è
~ = OA
perpendicolare ad α. Poiché α contiene l’origine O, abbiamo α : 2x − 2y − z = 0. Infine,
la retta s è parallela a w~ e quindi una sua equazione parametrica è s : x = 1 + 2t, y =
1 − 2t, z √
= −t, t ∈ R. Il punto B ha coordinate (1 − t, 1 − 2t, 2t) e quindi la sua distanza
da A è t2 + 4t2 + 4t2 = 3|t|. Essendo uguale a 3 tale distanza, abbiamo t = ±1, e
quindi i punti B1 (0, −1, 2), B2 (2, 3, −2). Analogamente, abbiamo due possibili punti su s
a distanza 3 da A ed hanno coordinate C1 (3, −1, −1), C2 (−1, 3, 1). Per qualunque scelta
dei punti, l’area del triangolo ABC rettangolo in A è 9/2, essendo i due cateti di lunghezza
3.
Analisi 1 e Geometria - 8 Settembre 2017
Docenti: R.Notari
Versione 1
Teoria