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Personaggi:
veneziane. Una scrivania con sedia padronale e due per gli ospiti. Tipico
ambiente mafioso. Jerry e Tom, due picciotti, sono seduti sulle poltrone davanti la
Jerry: perché l'ultima volta ci aveva detto che non avrebbe tollerato altri casini
Tom: hi, non si ricorda più, ormai l'ultimo inconveniente ci capitò almeno tre…
Jerry: ma possibile che ci vadano tutte storte? Tutte! Ma ti rendi conto Tom, è
Tom: non è esatto Jerry, a dodici anni, quella volta che sbagliai il colpo sul
vincevano milioni.
Tom: papà lo diceva sempre, che al suo battesimo aveva pisciato in faccia al
prete
Jerry: tutto il contrario di suo fratello, il Don, che invece è nato con la camicia.
Sin da bambino, tutto quel che tocca diventa oro, proprio come quel re
Jerry: ecco, bravo, il re magio. Qualsiasi cosa il Don si metta a fare, lo fa prima
e meglio degli altri, e sempre in modo cento volte più redditizio. E' proprio
una cosa che non si spiega. Come quando cominciò con quell'idea
gente pareva volesse liberarsi del proprio denaro, pagavano anche più del
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giusto e saltare fuori al momento opportuno, mostrando la merce già
soprattutto di notte.
Jerry: il Don ha sempre avuto una capacità di persuasione fuori dal comune.
Ricordi Tom quando Jimmy il greco, il nostro vicino, sosteneva che tutti gli
italiani sono mafiosi, e noi a insistere che non era così, che non doveva
generalizzare, ma lui non ci voleva credere, era proprio cocciuto. Alla fine
Tom: e ricordi quando tutto il vicinato non riusciva a liberarsi di quel branco di
a sfamare?
Jerry: già, alla fine fu ancora una volta il Don a riuscirci, con delle polpette
avvelenate
Tom: io comunque fui uno dei primi ad intuire che il Don sarebbe passato alla
storia
Jerry: e infatti cominciò con il Fulgor, poi acquistò l'Eliseo, infine passò all'Astoria
Jerry: uno come lui avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, persino se avesse deciso
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Jerry: e invece lui a diciannove perse le istruzioni e non se la montò più.
Tom: senti Jerry, visto che il Don ritarda, raccontami un po’ come te la sei
Jerry: cosa vuoi che ti dica Tom, sono stati due anni durissimi. Ma ora basta, è
Tom: bene Jerry, sono contento. Torneremo a fare coppia fissa come un tempo.
chiodo.
Tom: ricordo quando il Don ti spedì in Europa per avviarti alla carriera
avversario
Jerry: Dopo cinque incontri nei dilettanti e cinque sconfitte ho capito che in
quella categoria non c’erano prospettive per me. Quindi sono passato
professionista.
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Tom: più che una carriera, un massacro
Jerry: io non la vedrei così brutta. Diciamo che dal pugilato ho avuto molto di
Jerry: beh, gli incontri li cominciavo come peso welter, poi però li finivo come
peso morto
Tom: ma il Don non ha mai cercato di favorirti? Non è da lui lasciare le cose a
metà
Jerry: Era tutto sulle mie spalle capisci? mi aveva caricato di troppe
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Jerry: avrei potuto continuare ancora per anni, ma ho deciso di chiudere in
quando ricorrono tre cose: la prima è che non riesci più a fare l’amore
Tom: e la terza
Jerry: Macchè. Ho avuto l’occasione di fare il colpo della vita solo in occasione
Tom: capisco.
Tom: ma sai, alti e bassi, ricordi che il Don mi spedì giù a New Orleans per
più per paura del Don che per altro. Non mi sono mai sentito veramente
accettato.
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Tom: mah, per esempio quelli della banda mi mandavano in perlustrazione e
Jerry: ah…
Tom: l’unica volta che ho detto alla banda che volevo fare un colpo per conto
mio, alla polizia è arrivata una soffiata talmente forte che otto agenti si
Jerry: comunque ti sei fatto onore. Mi hanno detto che alla fine sei comunque
Tom: Si, ci sono riuscito. Sono diventato il suo braccio destro dopo la sparatoria
vero.
riceverci?
Tom: mah, speriamo che oggi sia in buona. Comunque ricordati che siamo pur
Jerry: l'ultima volta che abbiamo puntato su questo aspetto ci ha detto che non
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Tom: è vero, Jerry, ma è stato solo perché tu lo avevi innervosito con quel
Jerry: ma quale mano, Tom, il Don non ce l'ha una mano, c'ha due moncherini.
Tom: già, da quando la banda di Frankie Coppola gli asfaltò le mani con uno
Jerry: ma che dovevo dire, scusa, quando ci perdonò dell'ultimo disastro che gli
dire: forse "qua la parte terminale del braccio con funzione prensile e
tattile"?
fetuso che osò pronunciare la parola proibita in sua presenza, gli fece
Jerry: forse però in quella occasione si fece un po’ troppo… (ridacchiando con
allusione) prendere la mano (entra il Don, non visto dai due, e rimane ad
Tom: (stando all'allusione) Hai ragione Jerry, quella volta ha esagerato, non
Jerry: ma sono tutte leggende, il Don non è per nulla quel personaggio
Tom: ih, circolano un sacco di leggende fallaci. Come quella che sia un gran
risate)
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Jerry: forse sono leggende nate quando era un giovane focoso che frequentava i
bassifondi di Brooklyn, con quei balordi delle bande, coi quali spesso
Jerry: certo non è un uomo che ama starsene con le mani in mano
Tom: e quando qualcuno ha bisogno, lui è sempre pronto a dare una mano
Jerry: uh, quant'è vero Iddio, non s'è mai visto, con qualcuno in difficoltà, che se
Tom: verità sacrosanta. Quando è toccato a lui, non ha mai passato la mano
Jerry: poi venne quell’incidente dello schiacciasassi. Ma lui non lo vide arrivare,
veniva contromano…
sulle sedie come cani bastonati) Bene, così quando vi farò colare nel
cemento vivo, le vostre statue usciranno fuori con un bel sorriso stampato
Jerry: abbiate pietà, Don, non potete fare colare nel cemento i vostri rispettosi
tempo.
famiglia abbia potuto partorire due zucche vuote come le vostre rimarrà
uno dei grandi misteri della storia e della natura. Sono vostro zio ma non
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rigirando nella tomba, pace all'anima sua. Allora. Portate buone nuove?
Tom: accidenti Don, questa volta c'è mancato un soffio. Tutta colpa della sua
prigione, siamo entrati nella sua cella, abbiamo divelto la catena con un
Don: perché?
Don: devo ricordarmi di chiamare il mio amico Frankie Roosvelt. Devo dirgli che
la sua politica tesa a favorire la fuga dei cervelli con voi due ha avuto un
successo completo.
quando ha sentito quel rumore sospetto non gli avesse detto: aspetta un
secondino.
lo ha riportato in cella.
ventiquattro?
Tom: si, è una regola del carcere. I ladri di orologi li legano alla catena.
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Don: bah, lasciamo perdere, incaricherò qualcuno altro. Ho poi sentito che avete
Jerry: la prossima non ci scappa Don, potete giurarci. Questa volta ero riuscito a
farmi assumere come cameriere nel ristorante dove pranza tutti i giorni, e
quando ha ordinato la sua solita insalata, l'ho condita con mezzo litro di
Don: e lui?
Jerry: abbiamo pensato anche a quello Don, lo abbiamo appeso con un elastico.
Don: piuttosto a che punto siamo con l'organizzazione del colpo alla fabbrica di
rossetti?
Don: perché?
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Don: forse è meglio così. Non vorrei che finisse come l'ultima volta: eravate
Don: già. Forse ci riproveremo, ma acqua in bocca. E che mi dite riguardo quel
Tom: ormai ci tengono d'occhio. Ieri sera mi sono accorto di avere un paio di
scappando per i campi fino a notte fonda. Per fortuna mi sono imbattuto
Jerry: russi?
Don: a proposito Jerry, per il processo Duncan devi chiamare la tua amica,
quella russa
Don: si, deve andare a deporre. Poi dovete dare una ripassata a quel pittore,
sulla quarantaquattresima.
Tom: Manet.
propria deposizione. Ma non fate come con quel macellaio ebreo sulla
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trentaseiesima, che avete chiuso e lasciato morire nella sua cella
Don: Basta. E tu, Tom, se non sbaglio per ieri notte avevi una missione.
Tom: tutto a posto Don, mi sono introdotto in casa di quel gioielliere sulla sesta
merce.
Don: Da quando siete entrati nel giro voi, devo passare la più parte del mio
V'avevo detto di dare una mano a Concettina, mia sorella, per quel
debosciato di suo marito, che non l'aiutava in casa, non puliva, non lavava
Jerry: Ma Don, noi abbiamo solamente eseguito gli ordini della zia. Ci siamo
Tom: Ma poi dimenticate che in quella occasione scoprimmo anche che era un
supino.
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Tom: chi?
Jerry: Pino
Jerry: si
Tom: E’ uscito per sei mesi con il giardiniere, che poi lo ha piantato
Jerry: cosa vuoi, con quel problema alla pianta dei piedi…
Don: Finitela, coppia di imbranati. Non siete nemmeno riusciti a fare fuori quel
piazzati in cinque diversi punti del circo, con l'ordine di spararlo appena
Don: Poi vi siete fatti beccare anche per la rapina all'Ufficio postale
Tom: Di quello non riusciamo a capacitarci neppure noi, Don. Avevamo pensato
a tutto. La rapina è filata liscia come l'olio, siamo scappati su quella Buik
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del 54 rubata a Chicago, poi l'abbiamo abbandonata al molo dove ci
dissanguato
Don: Siete stati a Cleveland? Vi avevo incaricato di andare a sentire che aria
Jerry: Missione compiuta Don, ci siamo stati ieri l'altro. Come da incarico
Don: e allora?
Don: Siete una contraddizione vivente. Siete dei buoni a nulla, capaci di tutto.
La vostra carriera nel mondo del crimine è stata un disastro assoluto sin
dal primo momento: avete esordito girando per la città in cerca di ragazze
Don: Poi vi siete fatti beccare con quel carico di marijuana che eravate fatti
come cavalli
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Tom: Tutta colpa dell'inesperienza, Don, eravamo ancora criminali in erba.
Don: Questo è impossibile. Voi non avete mai avuto la mia fiducia. Sapete che
nei vostri confronti nutro sentimenti contrastanti: a volte vorrei che non
foste mai nati, altre che foste già morti. Ogni volta che vi ho dato un
scordati che nell'ultima occasione siete finiti annodati a vicenda con un filo
di spranga?
Don: e nella penultima i picciotti vi hanno trovato dopo tre giorni che stavate
rivale?
Don: e voi pensaste bene di cercarle al ritrovo dei boy-scout. E non parliamo di
Jerry: perdonateci Don, eravamo disperati, avevamo perso il lume della ragione
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Don: e in un negozio di lampadari, lo andavate a cercare? Per non dire di
Don: o di quell'altra, quando faceste saltare quella cassetta piena dei buoni del
tesoro più redditizi del mondo, quelle emessi dalla Riserva Federale il 1
gennaio '47
Don: o di quell'altra ancora, quando gettaste dalla finestra come fossero carta
Don: Già, però, piccolo particolare, eravate ancora nel garage!! Basta, il lavoro
Tom: sì Don, l'abbiamo fatta recintare con un muro alto mezzo metro.
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Don: non ditemi altro. Preferisco non sapere, quello che conta è il risultato.
Tom: solo un’altra cosa, Don. Hanno chiamato da Sandwich…è morta Della
Jerry: ah, dimenticavo, hanno chiamato anche dal paese, in Sicilia, il 21 del
Don: Sei suonato? Lino lì no. Alla festa delle arance, manda Rino. E ora filate,
quest’ultima possibilità.
Jerry: …e degno di essere amato sopra ogni cosa. Vedrete che non ve ne
Don: Andate ora. E niente più chiacchiere sarcastiche sulla parte terminale degli
arti di vostro zio, se vi dovessi risentire pronunciare anche solo per una
volta quel vocabolo sconveniente, giuro sulla buonanima di mio fratello che
Tom & Jerry: (salutando con un inchino) baciamo le mani! (si guardano
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Fine
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