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PROBLEMI EPISTEMOLOGICI.
In una tradizionale visione del rapporto di insegnamento\ apprendimento, il rapporto tra insegnante
e allievo era visto come un rapporto causa effetto, in cui bastava la spiegazione dell’insegnante a
consentire l’apprendimento nell’allievo, raffigurabile in questo modo:
INSEGNANTE ALLIEVO.
CONTESTO
INSEGNANTE ALLIEVO
OGGETTO CULTURALE
Quindi quando l’alunno non apprende, non si deve intervenire sull’allievo, per esempio rispiegando
i contenuti, ma occorre modificare l’oggetto culturale.
In questo modo è possibile riattraversare lo stesso sapere con direzioni e con scopi diversi (criss
cross land escape).
Si hno quindi scopi diversi a seconda di comesi interpreta il rapporto insegnamento\ apprendimento.
Da cio si evince che la didattica speciale, cosi come la didattica generale, non ha la pretesa di
lavorare sul soggetto, ma di costruire le condizioni perché l’allievo che vuole e deve apprendere,
possa apprendere, lavorando diversamente su schemi, modelli e cosi via.
Nella didattica special si tratta di soggetto con problemi di apprendimento, che devono essere
integrati all’interno della classe e più in generale all’interno della società.
Al fine di poter parlare di un’INTEGRAZIONE DI QUALITA’ per questi soggetti, non occorre
sviluppare esclusivamente condizioni di socializzazione , ma occorre guardare anche agli aspetti si
cognitivi che psicologici.
Si parla di integrazione di qualità non solo quando il soggetto ha occasione di comunicare con i suoi
pari; non solo quando si ottengono progressi cognitivi, ma anche quando si guarda ad aspetti
psicologici, come per esempio il controllo dell’ansia, della frustrazione ecc.
In poche parole si puo parlare di integrazione di qualità solo se si guarda alle 3 dimensioni:
- sociale
- cognitiva
- psicologica.
Tale integrazione di qualità si realizza mediante una DIDATTICA DI QUALITÀ, ossia una
didattica per l’integrazione.
La DIDATTICA SPECIALE rappresenta la didattica di qualità.
La didattica speciale è infatti l’arte di istruire le persone che incontrano difficoltà nello svolgimento
della vita scolastica, familiare e sociale, al fine di renderle autonome nel pensiero e nell’azione.
Col termine didattica speciale è opportuno definire le strategie integrative e apprenditive specifiche
per:
- soggetti portatori di handicap,
- disadattati in situazioni di svantaggio familiare, scolastico e sociale.
EXCURSUS STORICO
Come il problema della disabilità è stato affrontato.
Nell’affrontare il discorso sulla disabilità occorre prendere in considerazione tre tipi di approcci:
- didattismo;
- approccio centrato sull’apprendimento
- approccio egosistemico o pedagogia istituzionale
DIDATTISMO.
Rispecchia il momento di vita della scuola precedente alla legge 517\ 77, che portò le
istituzioni pubbliche a integrare i soggetti con problemi.
In questo periodo si parla:
- di una scuola di tipo trasmissivo;
- dei programmi
- di una scuola intesa come modello a non mettere in discussione, con un dictat che proveniva
dall’alto e imponeva i contenuti da seguire.
In altre parole, la scuola del didattismo è una scuola RIGIDA, con il docente al centro del
processo di insegnamento \ apprendimento, e quindi ritenuto il soggetto principale di tale
processo.
La scuola non è quindi protesa ai bisogni dell’altro, non presta attenzione agli alunni.
INSEGNAMENTO ALUNNI
insegnante esperto di sapere si deve rivolgere alla casse si devono adeguare all’insegnante
INSEGNAMENTO ↔ ALUNNI
INSEGNAMENTO ↔ ALUNNI
↨ ↨
AMBIENTE
Si fa quindi riferimento a una scuola in cui tutto rappresenta elementi e variabili importanti
per esiti formativi positivi.
Vi è una modificazione sostanziale del ruolo dei soggetti che intervengono nel processo di
insegnamento \ apprendimento.
L’istruzione individualizzata.
Consiste nell’adattare l’insegnamento alle caratteristiche individuali degli alunni.
Per quanto riguarda i CODICI LINGUISTICI, per esempio la presenza di alunni stranieri in classe
porta a dover facilitare la comunicazione, adattando il proprio codice linguistico e colmando lo
scarto di codice con l’aiuto di un mediatore.
Per quanto riguarda i RITMI DI INSEGNAMENTO e APPRENDIMENTO, occorre non ignorare
la variabile “tempo” ai ritmi di apprendimento. Mentre in passato il tempo era uno strumento di
selezione (il migliore era chi svolgeva bene il compito nel tempo minore).
Ora la variabile tempo non è più essenziale perché l’obiettivo principale non è quello di selezionare,
ma di portare tutti a uno stesso livello.
Occorre quindi tener presente che nel trasmettere un messaggio di insegnamento, occorre rispettare
non solo i tempi di apprendimento del bambino, ma anche le pause.
Per quanto riguarda le MODALITA’ DI TRASMISSIONE, occorre adattare gli apprendimenti alle
modalità di apprendimento, attraverso per esempio i giochi di ruolo, debitamente strutturati, in cui
attraverso l’attività ludica si forniscono apprendimenti anche complessi.
Per quanto riguarda i COMPITI DI APPRENDIMENTO occorre tener conto dei prerequisiti
cognitivi ( abilità propedeutica rispetto a un compito di apprendimento). Sta all’insegnante
evitare di determinare situazioni di insuccesso per scarsa professionalità dovuta a una mancanza di
attenzione verso i prerequisiti del bambino.
Occorre poi interrogarsi se la modalità utilizzata è congruente con lo stile di pensiero dell’allievo e
se la modalità utilizzata è congruente alla modalità di apprendimento dell’allievo, allora si fa
istruzione individualizzata.
Stili Cognitivi.
Quando le modalità di insegnamento si adeguano alle modalità di apprendimento occorre tener
conto degli stili cognitivi:
un insegnante di qualità utilizza una gamma ampia e diversificata di strategie al fine di poter venire
incontro ai vari stili cognitivi.
Parkuse iniziò a interrogarsi sul problema del tempo e di contatto pedagogico che diveniva un modo
per avvicinarsi all’allievo in un rapporto più dialogico e alla pari, con un adeguamento
all’insegnamento e all’apprendimento .
Waskburner iniziò a interrogarsi sul ritmo di apprendimento, con notebook e altri strumenti che
consentivano all’insegnante di adeguarsi ai ritmi di insegnamento.
Crouder aveva predisposto una programmazione ramificata, in cui aveva previsto una gamma
articolata di errori con una corrispondente gamma di interventi agli errori. Quindi si giunge a un
metodologia di insegnamento meno rigida rispetto al passato, mettendo in primo piano non il sapere
cognitivo, ma l’essere dell’alunno.
Sintesi.
Gli elementi che emergono da questi autori divengono molto importanti nel MASTERY
LEARNING:
- il tempo necessario all’alunno per apprendere tempo concesso \ ritmo di apprendimento;
- capacità di comprendere il compito (Crouder) feedback;
- tipi di intelligenza con i relativi prerequisiti che ciascuno possiede compito \ percorso,
cioè attenzione al compito in quanto tale, al processo, a ciò che avviene in itinere e quindi
non solo attenzione al risultato.
Per Carrol tutti possono aggiungere la padronanza se vengono gestite adeguatamente la II e III
variabile: se concediamo il tempo e l’istruzione è di qualità..
Mastery learning in Bloom.
CARATTERISTI RISULTATI
CHE DELLO ISTRUZIONE
DELL’APPRENDIMENTO
STUDENTE
Livello e tipo di
Comportamenti profitto
cognitivi di
ingresso
Compito di Ritmo di
apprendimento apprendimento
Comportamenti
cognitivi di Risultati affettivi
uscita
Qualità
dell’istruzione
le caratteristiche dello studente, riguardano quelle caratteristiche che dobbiamo considerare nello
studente nel momento in cui parliamo di mastery learning.
Per quanto riguarda la qualità dell’istruzione, Bloom ritiene che bisogna affrontare il compito di
apprendimento con qualità.
Se lavoriamo considerando prerequisiti affettivi e cognitivi degli allievi e utilizziamo una didattica
di qualità, avremmo come risultato un certo tipo di profitto, che quindi dipende dalla qualità
dell’istruzione.
Per quanto riguarda il ritmo di apprendimento, rispetto a quanto detto da Carrol, il TEMPO è una
risultante, mentre nel primo è una variabile.
Se si parte dalla conoscenza dei prerequisiti cognitivi e affettivi e se ci si avvale di strategie
metodologiche adeguate, non c’è bisogno di considerare il tempo come variabile fondamentale
( esempio, doposcuola con cui si pensa di risolvere problemi solo aumentando il tempo).
Pregiudizi da eliminare.
1. lo stereotipo relativo a un modello di intelligenza unico;
2. l’abitudine a considerare la motivazione la base di successi,
3. l’idea che smembrare le conoscenze in tanti elementi e situazioni isolate può essere
facilitante,
4. il programmare con il presupposto che il raggiungimento degli obiettivi e l’acquisizione
delle conoscenze sia un percorso sommatorio.
LA PIRAMIDE DI MASLOW
(gerarchia dei bisogni)
Autorealiz-
zazione
Di costruzione
Amore, appartenenza
Sicurezza
fondamentali
Bisogni fisiologici
Anche il disabile ha necessità di veder soddisfatti questi bisogni. Naturalmente, a seconda del
deficit , l’autorealizzazione del disabile sarà diversa rispetto a quella del normodotato: non
dobbiamo quindi avere la pretesa che un disabile grave possa raggiungere gli stessi traguardi di un
normodotato.
È necessario comunque che anche un soggetto con deficit, per raggiungere un buon livello di
autorealizzazione, abbia soddisfatti i bisogni di sicurezza, amore, stima ecc.
È utile quindi potenziare per esempio l’autostima con compiti che portano al successo al fine di
giungere all’autorealizzazione personale.
Diagnosi
Funzionale
Profilo Dinamico
Funzionale
Piano Educativo
Individualizzato
Attività mentali,
metodi di lavoro
Verifica
dell’acquisizione e
dell’appropriatezza
degli obiettivi.
ABILITÀ METACOGNITIVA.
Per ABILITÀ METACOGNITIVA, si intende una consapevolezza e un automonitoraggio in itinere
delle nostre prestazioni, controllando gli esiti di tali prestazioni
Quindi individuando:
- consapevolezza
- automonitoraggio
- controllo
si può dire di avere capacità metacognitive.
ABILITÀ DI STUDIO.
Una scuola che lavora sistematicamente sulle abilità di studio non solo è utile ai soggetti disabili,
ma anche per gli altri alunni.
Per ABILITÀ DI STUDIO si intende aiutare l’alunno ad approcciarsi correttamente di fronte a
nuovi contenuti.
Come fare per soddisfare i bisogni educativi speciali e allo stesso tempo non far isolare l’alunno,
permettendo quindi la sua integrazione?
LE STRATEGIE DI INTERVENTO IN CLASSE
È indispensabile stabilire a monte i punti di contatto, cosi come abbiamo fatto a livello di diagnosi,
tra P.E.I. e programmazione.
Bisogna mettere il disabilità nelle condizioni di vivere quotidianamente momenti di partecipazione
Il punto di contatto tra P.E.I. e programmazione di classe è garantita dalla didattica integrata.
STABILIRE DELLE PASSERELLE: la didattica integrata prevede continuamente dei punti di
contatto tra le due programmazioni che devono intersecare continuamente. I contenuti assumono un
significato diverso, vengono ricondotti alla loro funzione primordiale di essere stimolo e di essere
fruito da tutti.
Questo è possibile:
- riducendo gli obiettivi della classe
- differenziando la complessità del compito.
Secondo la modalità di ADEGUAMENTO degli obiettivi della classe ai bisogni del disabile,
occorre tener anche conto della TEORIA DI ROBINS SQ4R.
Infatti:
STUDIO EFFICACE
Strategie Tecniche
SQ4R
scorrere sottolineare
domandare prendere appunti personali
richiamare alla memoria schematizzare
ripassare
riflettere.
SCORRERE momento di produzione di ipotesi sul contenuto che si andrà a trovare nel testo. Per
esempio leggendo un titolo sul Ciclo dell’Acqua, si supporrà che si parlerà di acqua, piogge ecc.
Si fa guardando il titolo, le parole in grassetto e le domande finali. Queste ultime infatti sono molto
utili perché consentono di focalizzare i punti chiave del testo, rappresentando una guida alla lettura
che consente di acquisire elementi di discriminazione.
DOMANDARE è una fase strettamente connessa alla prima. In questa fase ci si pongono quanti
più interrogativi possibili sui contenuti del testo.
LEGGERE la lettura rappresenta solo la terza fase, in quanto questa è strettamente dipendente da
un previo scorrimento e domande. Essa deve essere di tipo attivo, e deve essere volta alla ricerca
delle risposte delle domande che precedentemente sono state poste.
RICHIAMARE ALLA MEMORIA l’alunno deve richiamare alla memoria quei contenuti gia
acquisiti che sono correlati con il testo letto.
RIPASSARE in questa fase si ripetono i concetti letti al fine di ben fissarli in memoria.
Altro metodo può essere fatto individuando la gerarchizzazione tra gli elementi del testo. Ricordiamo che saper
studiare vuol dire saper anche individuare i diversi livelli di inclusione e gerarchizzazione tra gli elementi.
Quindi:
TEMA\ ARGOMENTO
Dettaglio 1.1 Dettaglio 1.2 Dettaglio 2.1 Dettaglio 2.2 Dettaglio 3.1 Dettaglio 3.2
mentre l’idea principale racchiude quelle informazioni importanti, i dettagli minori definiscono
quelle informazioni non importanti ma utili. In questo modo il disabile interiorizza l’abilità
cognitiva della gerarchizzazione degli elementi.