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CAPITOLO I - L’importanza della luce: il triangolo

dell’esposizione

Triangolo-Luce esposizione
Quando ci avviciniamo per la prima volta
alla fotografia digitale, una delle prime
cose è capire cosa succede quando
premiamo il pulsante di scatto sulla nostra
macchina fotografica.
La luce che arriva attraversa
l’obiettivo e colpisce il sensore fissandosi in un’immagine , l’immagine che poi
vedremo nella nostra foto finale.
Quindi non facciamo altro che catturare la luce che proviene dal nostro soggetto.
L’esposizione non è altro che questo, la quantità di luce che colpisce il sensore.
Quando una quantità eccessiva di luce raggiunge il sensore, in quel caso si parla
di foto sovraesposta quindi, alcuni dettagli
vengono persi, le classiche foto sbiadite.
Una foto è sottoesposta invece, al
contrario, quando alcuni dettagli vengono
persi poiché la luce che colpisce il sensore
è troppo poca, le classiche foto scure, tipo
quelle al chiuso dove abbiamo poca luce. I
parametri che regolano l’esposizione sono
tre:
 Diaframma, che regola l’apertura e
la dimensione dell’apertura del diaframma, che si trova all’interno
dell’obiettivo, nel momento in cui si scatta la foto. Questa maggiore è
l’apertura, maggiore è la quantità di luce che entra
 Poi abbiamo il tempo. O tempo di esposizione indica la durata di tempo che il
diaframma rimane aperto (più lungo intervallo di tempo, maggiore è la
quantità di luce che entra);
 ISO che indica la sensibilità alla luce del sensore.
Le fotocamere bridge, cioè quelle digitali di alta gamma consentono già all’utente di
intervenire su questi parametri, mentre sulle compatte è tutto automatico.
Per un corso di fotografia è la prima cosa che si impara è sapere come questi tre
parametri interagiscano tra loro e come concorrano a creare una corretta
esposizione.
Inoltre, essi influiscono considerevolmente sul risultato finale della foto, di
conseguenza, una loro conoscenza approfondita permette un maggior controllo
creativo e qualitativo sulle tue foto.
Queste 3 caratteristiche che riguardono l’esposizione sono strettamente legati tra
loro. Infatti, per far sì che la stessa quantità di luce raggiunga il sensore, possono
essere utilizzate molteplici combinazioni di apertura, tempo di esposizione e ISO,
giustamente miscelati tra di loro.
Sono inversamente proporzionali tra loro, quando aumentiamo il tempo ad esempio,
possiamo ottenere la medesima esposizione diminuendo l’apertura e lasciando
invariata l’ISO. Se invece aumentiamo l’ISO, potremo diminuire il tempo di
esposizione lasciando invariata l’apertura, e così via.

rumore fotografico
Variare troppo questi parametri, però, si va incontro ad alcuni rischi, uno di questi
è l’aumento del rumore, che si vede di più quando nella foto sono presenti toni
scuri (per esempio un cielo notturno).
Quindi, per esempio, se volessimo scattare una foto all’aperto di sera, o di notte,
potremmo pensare di aumentare il valore della sensibilità, in maniera da ridurre il
tempo di esposizione (che in una tale situazione potrebbe diventare molto alto) ed
evitare così una foto mossa.
Purtroppo però, questo comporterebbe un aumento del rumore e di conseguenza
una “leggera sgranatura” e la comparsa di tanti puntini colorati nelle zone più scure
della foto, che purtroppo in alcuni casi potrebbero rendere una foto da scartare.
Altro esempio, nel caso ci trovassimo all’aperto, sotto il sole, in una bella giornata
luminosa, se usiamo un’apertura molto ampia la foto risulterebbe, sovraesposta.
E’ così importante il triangolo dell’esposizione?
Certo, ma non è l’unico fattore per una bella foto. Non c’è un solo modo per
scattare una fotografia correttamente esposta.
Possiamo scattare una foto ben esposta in più modi. Ti faccio vedere un piccolo
esempio:
Padroneggiare l’esposizione come si deve richiede parecchia esperienza, pratica e
tanto occhio. Anche i fotografi più esperti spesso e sovente, devono fare i conti con
situazioni nuove e metodi di affrontare i problemi mai provati prima.
E’ importante cambiare uno degli elementi chiave ha effetto non solo sull’esposizione
finale, ma anche su altri parametri: un diaframma più aperto significa una profondità
di campo minore, un valore ISO superiore comporta un disturbo maggiore e un tempo
di scatto più breve o più lungo influirà sulla “cattura del movimento” o sul mosso
finale.
Spero ti sia chiaro come influisce il triangolo dell’esposizione, ora è il momento di
imparare a comporre nel miglior modo le tue fotografie.
CAPITOLO II - Il tempo di esposizione: come
funziona
tempi-di-esposizione-fotografia
Oggi voglio parlarvi di un altro punto
fondamentale nella fotografia e nella
tecnica fotografica. Qualche giorno fa vi ho
descritto il triangolo dell’esposizioneche vi
consiglio di leggere prima di questo, dove vi
davo la panoramica dei tre parametri base
che determinano la situazione tipo per
un’ottima foto, tra cui il tempo di esposizione.
Vi dicevo che il tempo di esposizione o tempo di posa, indica l’ampiezza
dell’intervallo di tempo durante il quale il diaframma rimane aperto. Più
ampio è l’intervallo di tempo, maggiore è la quantità di luce che entra nell’obiettivo.
Oggi invece vedremo di analizzare più a fondo i tempi di esposizione e come
influiscono nelle nostre foto.
Il tempo di posa quindi è l’elemento essenziale per controllare l’esposizione cioè la
quantità di luce che colpirà il sensore, e soprattutto per essere in grado di
riprendere oggetti in movimento.
In tutte le macchine
fotografiche reflex digitali è presente
una ghiera sull’obiettivo, dotata di numeri,
che permette di impostare il tempo di
esposizione, i valori dei tempi di
esposizione si misurano in frazioni di
secondo, per esempio:
“1/60 – un sessantesimo di secondo”,
mentre 250 si legge 1/250 – un
duecentocinquantesimo di secondo”.
Per scattare alcune foto sportive o dove abbiamo azioni particolarmente veloci,
bisogna arrivare fino al millesimo di secondo e anche oltre; invece per le foto
notturne o molto buie si può rendere necessaria anche una di posa di diversi
secondi.
Harold Edgerton in uno scatto molto famoso della Mela trafitta
La progressione dei tempi di esposizione presente sulla
maggior parte delle fotocamere Reflex o in in quelle a
controllo manuale è la seguente: 1/4000, 1/2000,
1/1000, 1/500, 1/250, 1/125, 1/60, 1/30, 1/15, 1/8,
1/4, 1/2, 1 secondo, 2, 4 e 8 secondi.
Ma che cos’è esattamente il TEMPO DI
ESPOSIZIONE
Il tempo di esposizione si misura in secondi o in
frazioni di secondo come abbiamo detto prima, ad
esempio 4’’ o 1/125 s.
Le macchine fotografiche reflex digitali e anche le
digitali compatte più avanzate danno la possibilità, nei
modi di scatto Manuale, di impostare il Tempo di esposizione. Un esercizio che
dovrà diventare obbligatorio nel momento in cui vorrete passare ad un livello più
proffessionale.
Le reflex digitali a differenza delle compatte mostrano anche il tempo di
esposizione all’interno del mirino. Alcune volte abbreviato soltanto al denominatore.
Per esempio indicherà 8 per indicare 1/8 di secondo e 60 per indicare 1/60 di
secondo (il valore 60 indica un tempo che è la metà di 30, quindi non il doppio).
Quando invece il tempo di esposizione è pari a un secondo o più, il mirino mostrerà il
valore in secondi seguito del simbolo dei secondi (“).
Come nel caso dell’apertura del diaframma di cui parleremo nel prossimo
post, esiste una scala di tempi di esposizione, divisa in stop interi e terzi

Fotografia di Egor N. “Coffee Time”di stop.

Ogni stop intero si ottiene dividendo o moltiplicando per 2 lo stop precedente e


arrotondando all’intero. Il valore di partenza è 1 secondo. Quindi ad esempio:
1/1000s 1/500s 1/250s 1/125s 1/60s 1/30s 1/15s 1/8s 1/4s 1/2s 1s 2s 4s…
In teoria potremmo usare gli automatismi della macchina foto e impostarlo in
automatico, ma se volete passare ad un maggior controllo sulle vostre foto tenete
presente che la regolazione dei tempi è uno degli strumenti più creativi a
disposizione per ottenere dei risultati di gran effetto.
Da tenere conto poi nell’impostazione dei tempi di posa è il movimento della vostra
mano nel momento specifico della pressione sul tasto di scatto – click – che farà
probabilmente subentratre un fastidioso micromosso:
Se siete all’inizio e scattando con tempi superiori a 1/125 vi arrivano immagini poco
definite e sfocate è normale. Il tutto andrà a peggiorare con l’utilizzo di zoom. In
questi casi è utile applicare la famosa regola: tempo di posa equivalente, come
denominatore della frazione, alla lunghezza focale dell’obiettivo usato per la
foto.
Luci notturne fotografate

Ma vediamo ora qualche esempio su come usarlo a fini creativi:

Tempi di esposizione molto brevi


Il programma SPORT o FOTO in MOVIMENTO nelle compatte, riconoscibile quasi
sempre dall’icona di un omino che corre, riduce in modo automatico il tempo di posa
al minimo, per poter immortalare l’azione.
Quando invece si impostano tempi di esposizione molto veloci nelle reflex a controllo
manuale, pari a 1/1000 di secondo o meno in genere vengono usati per congelare
l’azione di soggetti che si muovono molto in fretta. Ad esempio, ricadono in questa
categoria le foto di:
 tutti gli eventi sportivi,
 bambini che giocano,
 uccelli o animali veloci,
 metropolitana o treni
In questi casi ed in molti casi simili, è
spesso necessario ricorrere a tempi di
esposizione anche molto più brevi di 1/1000
s, per avere risultati soddisfacenti.
Il problema maggiore nell’usare i tempi di
esposizione così brevi, a meno che non ci si
trovi in un luogo molto soleggiato e ampio,
si dovrà necessariamente aumentare ISO e/o l’apertura. Un gran vantaggio dei tempi
di esposizione veloci è che di sicuro non scatteremo foto mosse.
Ecco un ottimo esempio di Jonah Surkes di una goccia che cade, per altre
foto:www.jonahsurkesphotography.com

Tempi di esposizione molto lunghi


Foto goccia con tempi veloci
Per tempi lunghi si intendono quelli sotto il trentesimo di secondo. Elemento
fondamentale è usare un treppiede in ogni caso, per non avere foto mosse.
Quando fotografiamo un soggetto fermo,
come un paesaggio o un ritratto di persona,
usare un tempo di esposizione lungo può
non dare grossi effetti creativi, ma la foto
verrà bene a fuoco. Più interessante
quando si andrà a fotografare soggetti in
movimento.
Quando usiamo tempi di esposizione
lunghi, tutte le nostre luci saranno in
movimento e si trasformano in strisce luminose, come nella foto qui in alto a
sinistra. Questo accade perché, finché il diaframma rimane aperto il sensore continua
a fissare quello che vede. Quindi, se un oggetto si sposta, il sensore registrerà tutti i
movimenti di esso. Usateli in modo creativo, i tempi di esposizione lunghi
permettono di fare fotografie spettacolari.

Fotografie notturne
Il programma NOTTURNO nelle fotocamere compatte, in genere rappresentato da
una lunetta con 3 stelline, invece allunga i tempi, per aver maggiore luminosità e
ottenere immagini ad effetto.
I tempi di esposizione molto lunghi sono usati quindi soprattutto in fotografia
notturna.
Con esposizioni lunghe anche di diversi minuti è possibile ottenere foto molto
spettacolari di paesaggi notturni, come fotografare la luna.
Questo lo spiego nel dettaglio nel mio corso di fotografia base. Per questo tipo di foto
però, è necessario usare dei metodi più specifici, ma ne parleremo presto.
Altri tempi di esposizione
Per tutti gli altri, sono i cosiddetti tempi generici che funziono bene nelle situazioni
più comuni e che probabilmente vi faranno ottenere effetti particolari nelle vostre
foto.
Qui ho voluto fare solo un assaggio delle nozioni di tempo di esposizione, anche
prossimamente andremo molto più in dettaglio. Vi lascio ora con un esercizio molto
divertente da fare:
Compra un treppiede, o se già lo possiedi ancora meglio, poi recati in un luogo in cui
trovare molti oggetti in movimento, una strada vicino a casa tua molto trafficata o ad
una gara sportiva la domenica, e per un po’ di tempo gioca con tempi di esposizione,
prima lunghi e poi brevi. Se puoi fallo a diverse ore della giornata e guarda i risultati,
ti stupirai dei fantastici effetti che otterrai.

CAPITOLO III - Il diaframma, come funziona in


fotografia
apertura diaframma
Come avevo scritto in un mio vecchio post, che ti consiglio di leggere prima di questo
(L’importanza della Luce: il triangolo dll’esposizione), l’apertura è uno dei tre
parametri che compongono il triangolo dell’esposizione. Punto fondamentale per
iniziare con un corso di fotografia.
In quel post, avevo scritto anche che l’apertura del diaframma indica la
dimensione dell’apertura del diaframma, che si trova all’interno dell’obiettivo,
nel momento in cui si scatta una foto.

Apertura-diaframma
Insieme al tempo di esposizione, l’apertura del diaframma determina la quantità di
luce che viene fatta transitare attraverso l’obiettivo, che va quindi a impressionare la
pellicola o i sensori.
Inoltre, maggiore è l’apertura del
diaramma maggiore è la quantità di luce che entra.
Nell’immagine qui vicino potete vedere una
rappresentazione di come appare un diaframma a
diverse aperture.
Ormai quasi tutte le fotocamere dispongono di un
diaframma di ampiezza regolabile che è contenuto nell’obiettivo; la regolazione del
diaframma si chiama apertura.
Quando si scatta, viene aperto il diaframma e aprendosi, lascia passare, in un dato
tempo, (vedi articolo sui tempi di posa) una quantità di luce in base alle tue
regolazioni verso il supporto sensibile; chiudendo il diaframma si riduce tale quantità
di luce.
L’unità di misura del diaframma, che probabilmente avrai letto sugli obiettivi della tua
macchina fotograficae è indicata con la lettera f o f/stop o aperture diaframmali o
divisioni di diaframma o più semplicemente diaframmi.
Essa è seguita da un numero (oppure dalla f seguita dalla barra e da un numero).
Possiamo avere ad esempio l’apertura pari a f2.8 oppure f11 oppure f32. La cosa
fondamentale da tenere a mente è che a valori inferiori corrisponde un’apertura
maggiore del diaframma.
La sequenza dei valori di numeri f è
f/1 f/1,4 f/2 f/2,8 f/4 f/5,6 f/8 f/11 f/16 f/22 f/32 f/45 f/64
Apertura Diaframma e profondità di campo
Un aspetto fondamentale di una buona fotografia è come l’apertura influisce, sulla
profondità di campo.
Ma perché è così importante eseguire una buona messa a fuoco e, soprattutto, una
messa a fuoco manuale?
Perché essa interagisce con l’uso del
giusto obiettivo di ripresa e del preciso
diaframma, per la creazione della
“profondità di campo”.
A questo punto bisogna capire bene
cos’è la “profondità di campo”
Essa, il nome proviene dall’inglese Depth
of Field (profondità di campo), è la
distanza davanti e dietro al soggetto messo a fuoco e che ci appare nitida. Per
ogni impostazione dell’obiettivo, c’è un’unica distanza a cui gli oggetti appaiono
nitidi;
la nitidezza diminuisce gradualmente in avanti (verso il fotografo) e dietro il soggetto
messo a fuoco. Il “campo nitido” è quell’intervallo di distanze davanti e dietro al
soggetto in cui la sfocatura è impercettibile o comunque tollerabile: essa è maggiore
se questo intervallo è ampio e minore se è ridotto.
Più precisamente, vediamo come l’apertura influisce su uno strumento artistico
fondamentale: la profondità di campo.
Nel paesaggio qui a fianco possiamo notare
come la profondità di campo è molto
elevata. Infatti tutti gli elementi della
scena, dal primo piano fino allo sfondo sono
perfettamente a fuoco.
Aprendo e chiudendo il diaframma noi
ridurremo o amplieremo la profondità di
campo raggiungendo il risultato
creativo che ci siamo prefissi. In sintesi: se
chiudiamo il diaframma avremo una profondità di campo più estesa, se lo apriamo lo
sarà meno.

Profondità di campo estesa


Ora vediamo due foto effettuate con profondità di campo differente, mediante
l’uso di un diverso valore di diaframma, pur lavorando con lo stesso obiettivo:
questa foto è stata scattata con diaframma chiuso (f/32), creando una profondità
di campo estesa (il soggetto è perfettamente nitido e lo sfondo è leggibile anche se
non perfettamente).
In questa foto, invece, pur usando lo stesso obiettivo, è stato scelto un valore
di diaframma aperto (f/5): la profondità di campo si è ridotta (il soggetto è nitido,
ma lo sfondo è completamente sfuocato).

Profondità di campo ridotta


Secondo dell’uso che farete del Diaframma, ognuno dei due scatti rappresenta una
propria interpretazione del soggetto.
Questo è ottimo esercizio che si può fare per prendere la mano con l’apertura del
diaframma. Cioè è selezionare sul tuo obiettivo il modo di scatto a priorità d’apertura
(contrassegnato da una A) e provare a fotografare lo stesso soggetto, magari vicino a
te, usando diverse aperture di diaframma e provando per ciascuna tutte possibili
distanze tra te e il soggetto e tra il soggetto e lo sfondo.
Meglio ancora sarebbe se abbiamo a disposizione un obiettivo che ci permetta
aperture piuttosto ampie, ovvero f/2 o 1,4 o maggiori.
Capire come funziona il diaframma in relazione ai tempi è una delle lezioni più
importanti sulla fotografia. Nella mia esperienza sono state fondamentali quando
sono passato al Manuale, quando ho deciso un giorno che avrei voluto più controllo
creativo nei miei scatti. Spero lo sarà anche per te.
CAPITOLO IV - ISO, come si utilizza nella Fotografia
digitale.
Uno degli aspetti fondamentali per un corso di fotografia è capire come si
comportano gli l’ISO in riferimento alla quantità di luce. Modificando valori come il
diaframma e la velocità dell’otturatore in fotografia si più o meno lasciar passare una
quantità di luce nella fotocamera. A seconda delle impostazioni si ottiene un
risultatto diverso.

regolazioni ISO fotografia digitale


l’ISO quindi indica la sensibilità del sensore alla luce. Più alto è il valore
dell’ISO, maggiore è la sensibilità alla luce. Nella fotografia a rullino, ormai quasi
estinta per cambiare l’ISO era necessario cambiare pellicola. Oggi è
sufficiente premere un paio di pulsanti sul nostro quadrante.
Utilizzando ISO 400 ad esempio il sensore ha bisogno della metà della luce che
avrebbe bisogno ad ISO 200 per effettuare la medesima fotografia.
I valori ISO sono quindi direttamente collegati a tutti gli altri valori base della
fotocamera.
Ogni valore della scala dell’ISO quindi è pari al doppio del suo predecessore.
Il valore di ISO è 50 e la scala dell’ISO nella fotografia digitale è:
50 100 200 400 800 1600 3200 6400.
A cosa serve impostare l’ISO?
Se siete all’inizio, si può dire che serva per fare foto in posti dove c’è poca luce,
senza avere foto mosse e senza usare il flash. Pensiamo ad esempio agli ambienti
tipo le chiese o alle foto notturne all’aperto.
Dovremmo agire in questo modo, sempre seguendo il famoso triangolo di cui vi
parlavo:
 aumentare il tempo di esposizione, rischiando di ottenere uno scatto mosso
o scie dagli oggetti in movimento, (a volte può essere voluto, creando dei bei
effetti)
 aumentare l’apertura, riducendo la profondità di campo, che potrebbe non
portarci al risultato che vogliamo.

effetto movimento scie luminose


Per evitare queste due soluzioni, possiamo quindi alzare l’ISO, fino a che i valori di
apertura e tempo di esposizione sono simili a quelli che desideriamo. Ecco in questo
esempio come un fotografo può riuscire a fare un’ottima foto con una SLR e un
cavalletto. Ecco due scatti colti, all’imbrunire, davanti alla House of Parliament, di
Luke MacGregor (Reuters)
Aumentare l’ISO e il Rumore fotografico
Aumentare l’ISO, e quindi la sensibilità alla luce, amplifica il segnale ricevuto dal
sensore, ma abbiamo una controindicazione, come abbiamo visto nel precedente post,
si aumenta anche il rumore fotografico. Perciò, foto con valori di ISO alti possono
presentare alti livelli di rumore. Ma cos’è il rumore in un’immagine?
Il rumore fotografico è una perdita di qualità e la comparsa di macchioline
colorate, visibili soprattutto in
corrispondenza delle aree scure.
Aumentare gli ISO o usare il flash?
Questa è la domanda che ci si pone spesso,
ed è una delle domande più ricorrenti nel
mondo della fotografia digitale.
Ci sono molte cose da considerare per
decidere se in una fotografia è meglio
aumentare gli ISO o utilizzare il flash. Il flash, per potente che sia, non va oltre una
determinata distanza. E’ quindi inutileusare il flash per fotografare paesaggi o
oggetti troppo lontani o che superano i 5-6 metri.
Per la fotografia di paesaggi in condizioni di luce davvero scarsa l’ideale è meglio
tenere gli ISO bassi e aumentare il tempo di esposizione e mettere la macchina su
un cavalletto.
Valori accettabili di ISO

fotografia concerti
Il rapporto tra rumore e ISO dipende sempre dal modello e marca di macchina
fotografica.
Ci sono in commercio fotocamere che permettono di ottenere livelli di rumore
accettabili con valori di ISO molto alti ad esempio la Nikon DS3 che arriva fino a
3200.
Si tratta però di macchine fotografiche molto costose. Le macchine fotografiche
digitali di medio livello fanno già “rumore” sopra un valore di ISO pari a 800.
Quindi, controllate sempre i valori ISO della vostra macchina fotografica nuova.
Se andate ad un concerti usate pure il flash se siete abbastanza vicini al soggetto,
oppure potreste provare a disattivarlo, aumenterebbe quell’atmosfera di luce
soffusa che c’è in queste particolari situazioni.
atmosfera concerti
Fate delle foto di sera con gli amici alzano o abbassando gli ISO per vedere quanto
rumore sarà aggiunto a ciascuna di esse.

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