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PA G I N A U N O - B I M E S T R A L E D I A N A L I S I P O L I T I C A , C U LT U R A E L E T T E R AT U R A - A N N O X I I - N .

5 6 – F E B B R A I O / M A R Z O 2 0 1 8
anno VIII - numero 36 - febbraio / marzo 2014 - www.rivistapaginauno.it

RESTITUZIONE PROSPETTICA PER LA CRONACA


Bitcoin, tra tecnologia e politica Die Partei: comici in politica
Giovanna Cracco anche in Germania
Christian Caurla
POLEMOS
Il movimento LGBT: A PROPOSITO DI...
corpi in vendita o Individuo e collettività,
resistenza alla mercificazione? passato e presente.
Daniela Danna Touraine vs Bauman:
una lettura incrociata
Lavoro a 5 stelle Piero Borzini
Il programma del Movimento
Enrico Duranti FILO-LOGICO
Eccentricità
Beni culturali: appalti al ribasso, Felice Bonalumi
finto volontariato e
lavoro nero CINEFORUM
Collettivo Clash City Workers Lavorare per vivere,
non vivere per lavorare
(DIS)ORIENTAMENTI Recensione del film
CasaPound: 7 minuti, Michele Placido
le radici politico-culturali e Iacopo Adami
le ragioni dell'ascesa
Matteo Luca Andriola LE INSOLITE NOTE
Joe Hisaishi
PER LA CRONACA Meets Kitano Films
Fascismo, antifascismo e Augusto Q. Bruni
radical chic
Giovanna Baer

8,00 euro
anno XII - numero 56 - febbraio / marzo 2018
SOMMARIO

_ RESTITUZIONE PROSPETTICA _ FILO-LOGICO


pag. 6 Bitcoin, tra tecnologia e politica pag. 70 Eccentricità
Giovanna Cracco Felice Bonalumi

_ POLEMOS _ CINEFORUM
pag. 14 Il movimento LGBT: pag. 76 Lavorare per vivere,
corpi in vendita o non vivere per lavorare
resistenza alla mercificazione? Recensione del film
Daniela Danna 7 minuti, Michele Placido
_ Iacopo Adami
pag. 22 Lavoro a 5 stelle
Il programma del Movimento _ IN LIBRERIA – narrativa
Enrico Duranti pag. 82 Seme di strega
_ Margaret Atwood (R. Brioschi)
pag. 30 Beni culturali: appalti al ribasso, Le ragazze invisibili
finto volontariato e Henning Mankell (R. Brioschi)
lavoro nero Cielo rosso al mattino
Collettivo Clash City Workers Paul Lynch (Milton Rogas)

_ (DIS)ORIENTAMENTI _ IN LIBRERIA – saggistica


pag. 34 CasaPound: pag. 83 Fuori dalla bolla
le radici politico-culturali e G.A. Veltri, G. Di Caterino (G. Cracco)
le ragioni dell'ascesa Come si comanda il mondo
Matteo Luca Andriola G. Galli, M. Caligiuri (G. Cracco)
Brigate rosse, volume I
_ A PROPOSITO DI... M. Clementi, P. Persichetti,
pag. 46 Fascismo, antifascismo e E. Santalena (I. Adami)
radical chic
Giovanna Baer _ LE INSOLITE NOTE
_ pag. 84 Joe Hisaishi
pag. 54 Die Partei: comici in politica Meets Kitano Films
anche in Germania Augusto Q. Bruni
Christian Caurla
_ ZONA FRANCA
_ A PROPOSITO DI... pag. 90 La città incantata, Hayao Miyazaki
pag. 58 Individuo e collettività, Il mestiere del dolore, Vlad Yudin
passato e presente. Ghotic, Ken Russel
Touraine vs Bauman: Andrea Cocci
una lettura incrociata
Piero Borzini

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(DIS)ORIENTAMENTI

CasaPound:
le radici politico-culturali
e le ragioni dell’ascesa
Matteo Luca Andriola

L’autunno 2017 e l’inverno del 2018 verranno ricordati per l’ascesa elet-
torale di CasaPound Italia (CPI), e la ‘scoperta’, per la sovraesposizione
mediatica, di un movimento che si sta radicando nelle periferie, della co-
siddetta onda nera. CPI potrebbe riuscire a entrare in Parlamento, e il de-
siderio di autosdoganarsi ha spinto i ‘fascisti del terzo millennio’ a invita-
re il 29 settembre scorso, nella sede occupata romana di via Napoleone
III, due giornalisti come Enrico Mentana e Corrado Formigli, che hanno
entrambi presenziato a un confronto col vicepresidente Simone Di Stefa-
no. L’organo di stampa di CasaPound, Il Primato Nazionale, riferiva, in
relazione all’incontro con Mentana, che “a CasaPound nessuno ha paura
della discussione politica”, descrivendo l’iniziativa come qualcosa che non
ha “niente a che vedere con la solita aria fritta, nulla a che fare con qual-
che soporifero talk show” (1).
Secondo diversi osservatori però è avvenuto un ulteriore sdoganamen-
to, nonostante la cosa sia stata negata da Mentana, dato che “se un movi-
mento partecipa con proprie liste alle elezioni è la democrazia che lo le-
gittima”; esisterebbe invece “un pregiudizio” sui “fascisti del terzo mil-
lennio”, ma ora è stato fatto un bel “pezzo di strada”, posizione ribadita an-
che da Formigli, conduttore di Piazzapulita, talk show de La7, secondo cui
“quest’aurea di censura e di illegalità che vi circonda [è] fuori luogo”,
perché da un lato CPI è “esattamente dentro il gioco istituzionale, dentro
il gioco democratico” mentre dall’altro “il confronto democratico è il sale

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1) A. Della Guglia, A CasaPound il confronto è libero. Enrico Mentana incontra Si-
mone Di Stefano, 14 settembre 2017, in http://www.ilprimatonazionale.it/politica/ca-
sapound-confronto-libero-enrico-mentana-incontra-simone-stefano-72714/

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delle nostra civiltà” e “incontrarsi serve a superare i pregiudizi”; e pur
condannando “alcuni episodi di violenza che sono insopportabili e contra-
stano il vostro percorso verso l’inserimento in una democrazia”, CPI è
considerata “una forza di cui” Formigli respinge “l’idea del mondo, che
però ha diritto di esistere”; rimarcando tuttavia un discrimine con “altre
forze di estrema destra di cui non faccio il nome” che, come spiegava
Mentana, ancora “utilizzano metodi e situazioni che riportano indietro le
lancette” – il riferimento è a Forza Nuova e all’area skinheads, i cui ri-
flettori della stampa si sono accesi su alcuni episodi incresciosi, come
l’irruzione degli skinhead nella sede di Como di Senza Frontiere e il blitz
forzanovista di fronte al quotidiano la Repubblica.
Ha colpito inoltre l’affermazione di CPI a Ostia per il rinnovo del X
Municipio della capitale, composto da quasi 230 mila abitanti, dove la
formazione neofascista ha preso il 9%. “Grazie a tutti coloro che ci han-
no votato: a quelli che lo hanno fatto perché ci hanno visto ogni giorno al
loro fianco nelle strade e nelle piazze di Ostia, e a quelli che hanno avuto
il coraggio di pensare con la propria testa e la capacità di non farsi ipno-
tizzare dalle velenose sirene dei media. Questo non è un punto di arrivo
ma è una nuova partenza e il prossimo stop, ne siamo certi, sarà Monteci-
torio”. Queste le prime dichiarazioni a caldo del candidato di CasaPound,
Luca Marsella. “Il 9% è un risultato eclatante frutto del radicamento e
dell’impegno costante sul territorio, festeggiamo una vittoria di popolo”;
“Da Nuova al Villaggio San Giorgio di Acilia arrivano i risultati migliori:
doppiato il Pd e superato il centrodestra. Qui CasaPound è l’unico movi-
mento presente e che difende gli italiani e non poteva essere altrimenti.
Aiutiamo 250 famiglie con la raccolta alimentare, difendiamo anziani e

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(DIS)ORIENTAMENTI

disabili dagli sfratti, siamo diventati un vero e proprio sindacato del po-
polo” (2).
Parliamo di un pezzo di Roma distante 20 chilometri dall’Eur, che fu
il lido dei romani per tanti anni, reso famoso per l’uccisione di Pier Paolo
Pasolini, morto sull’idroscalo oltre quarant’anni anni fa. Motivo? “Del fa-
sto di un tempo – sottolinea Adnkronos – rimane solo il ricordo sbiadito
sui muri dei palazzi anni ’20. Avanzano il degrado e l’incuria. In un terri-
torio sospeso che porta le cicatrici degli abusi, il dramma del racket con
gli stabilimenti dati alle fiamme” (3). Il municipio, simbolo di Mafia Ca-
pitale per i numerosi arresti e per il commissariamento, è letteralmente
un punto zero politico ma soprattutto sociale: “A Ostia abbiamo ottenuto
una vittoria senza precedenti che ci proietta diritti in Parlamento” dice Di
Stefano. “CPI si è piazzata quarta forza in campo dopo M5s, centrodestra
e Pd, e arrivando a toccare punte anche del 20% nei quartieri popolari, da
tempo abbandonati dalla politica di tutti gli schieramenti” spiega il Cor-
riere della Sera. A Origami, settimanale culturale de La Stampa, al gior-
nalista Ilario Lombardo, De Stefano dichiara: “A Lucca abbiamo preso
l’8% ed eletto due consiglieri. Entreremo in Parlamento, ne siamo certi.
Se non sarà ora, sarà tra cinque anni». Certo, l’aggressione al giornalista
di Nemo da parte di Roberto Spada, “personaggio piuttosto noto sul lito-
rale, già balzato agli onori delle cronache per avere aperto una palestra
completamente abusiva a Ostia, uno dei maggiori esponenti della fami-
glia Spada che, sul litorale, gestisce affari e rapporti [...] [coi] Casamoni-
ca”, noti gangster sinti, non ha giovato all’immagine dei fascisti del terzo
millennio. Spada infatti, appartiene a “una famiglia Sinti italiana, coin-
volta nell’inchiesta Sub Urbe che nell’aprile del 2016 portò all’arresto di
dieci componenti di un vero e proprio clan criminale, come ha scritto il
Gip di Roma Anna Maria Fattori, che si è fatto largo sul litorale tra mi-
nacce, tradimenti, «stanze delle torture» e pestaggi, «sostituendo il potere
già detenuto dalla famiglia Fasciani con la quale era alleata e prendendo
possesso delle case popolari di gran parte di Ostia Ponente»” (4). Spada è
stato ritratto in foto col candidato di CasaPound, immagini girate sui so-
cial network e che hanno confermato quanto detto da Alessandro Ambro-
sini – giornalista ed editore del noto web magazine www.nottecriminale.it,
con un passato nel Fronte della gioventù missino – a RaiNews24: citando

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2) Cit. in C. Salvadori, Elezioni Ostia: boom di Casapound. Marsella: «Risultato ec-
cezionale», Corriere della Sera, 6 novembre 2017
3) Mafia e degrado, benvenuti a Ostia beach, Adnkronos, 14 ottobre 2017, http://
www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2017/10/14/mafia-degrado-benvenuti-ostia-
beach_UKmBKMVvYPT2N19yNJMXEJ.html
4) Ostia, l’appoggio a CasaPound arriva dal boss legato ai Casamonica, Globalist,
20 ottobre 2017, http://www.globalist.it/politics/articolo/2017/10/30/ostia-l-appoggio-
a-casapound-arriva-dal-boss-legato-ai-casamonica-2014010.html

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CasaPound: le radici politico-culturali e le ragioni dell'ascesa

Mafia Capitale e le dichiarazioni intercettate di Ermanno Buzzi (“Con


immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”), Ambrosini ha di-
chiarato che vi è sempre stato, specie in alcune realtà come Roma, a par-
tire dagli anni Settanta, un legame fra certi ambienti del crimine organiz -
zato locale e alcuni settori del radicalismo di destra, dalla banda della
Magliana in poi, settori criminali che arrivano a gestire i flussi migratori
ai danni degli immigrati, portando poi la destra a una certa reticenza nel
denunciare certi legami, creando invece facili capri espiatori (5).
Ma a questo punto una domanda è d’obbligo: da dove viene questa
ascesa? Cercheremo di capirlo analizzando la storia di CasaPound, o me-
glio, le sue radici politico-culturali, scoprendo le sue strategie politiche.

Fra ‘tecnoribellione’, Università d’Estate e occupazioni:


le origini del ‘fascismo del terzo millennio’
“La notte del 26 dicembre 2003 un gruppo di militanti della destra radi-
cale romana, guidati da Gianluca Iannone, il popolare leader della band
Zetazeroalfa, guida l’occupazione di un palazzo pubblico abbandonato
all’Esquilino, alle spalle della stazione Termini. Gli attivisti conducono
da un anno e mezzo l’esperienza di Casa Montag, un ‘centro sociale’ aper-
to nel luglio 2002 all’estrema periferia, sulla Tiberina, dedito ad attività
culturali. Con CasaPound il movimento delle occupazioni non conformi
evolve verso un più diretto impegno sociale e politico. In pochi mesi si
succedono i tentativi di occupazione delle varie Casa Italia (ai Parioli, al
Torrino, a Monti), per affrontare il dramma dei senzatetto, tutte stroncate
rapidamente dagli sgomberi polizieschi” (6). Così, descrivendo l’occupa-
zione di via Napoleone III del 2003, Ugo Maria Tassinari, noto giornali-
sta e blogger di sinistra che studia da oltre trent’anni la fascisteria italia-
na, racconta la nascita ufficiale di CasaPound. Il gruppo parla di diritto al
“mutuo sociale” contro gli arricchimenti di finanziarie, banche e immobi-
liari, e rifacendosi al poeta americano Ezra Pound, infatuatosi di Musso-
lini e critico verso lo strapotere di banche e della finanza e che arrivò ad
aderire alla Rsi, spiega che il fitto è usura, mentre il possesso della casa
un diritto naturale, come spiegato da Simone di Stefano e Flavio Nardi a
Tassinari nel documentario I colori del nero (Immaginapoli, 2004). An-
che lo stemma, la tartaruga stilizzata, un animale che la casa se la porta
appresso per tutta la vita, è il simbolo di questa idea, che fu travasata nel

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5) L’Italia s’è destra? Rainews24 tra disagio sociale, razzismo e fascismo, Rainew-
s24, 22 dicembre 2017, http://www.rainews.it/dl/rainews/media/italia-destra-Rainew-
s24-tra-disagio-sociale-razzismo-e-fascismo-824b1204-adc0-4d30-97c2-
bc704744a27c.html
6) U. M. Tassinari, 26 dicembre 2003: con l’occupazione di via Napoleone III nasce
CasaPound, Fascinazione.info, 26 dicembre 2017, http://www.fascinazione.info/2017/
12/26-dicembre-2003-con-loccupazione-di.html

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(DIS)ORIENTAMENTI

programma elettorale della lista La Destra–Fiamma tricolore nel 2006,


quando CPI si presentò con la candidata Daniela Santanchè, come parte
della componente proveniente dal Ms-Fiamma tricolore.
Ma per capire le origini dei ‘fascisti del III millennio’, dobbiamo fare
un salto indietro nel tempo, all’8 settembre 1991 – una data storica per la
fascisteria, che corrisponde all’armistizio del 1943 proclamato dal mare-
sciallo Pietro Badoglio, portando alla nascita della Rsi e all’occupazione
dell’Italia da parte dei nazisti – quando inizia la storia dei tecnoribelli di
Meridiano Zero: “una fucina di talenti ed evidente fonte di ispirazione del-
la più innovativa esperienza nel decennio successivo, CasaPound” (7), una
vicenda breve e intensa, consumatasi in meno di due anni, con il gruppo
che si autodissolve alla vigilia dell’entrata in vigore della legge Mancino.
Creato da Rainaldo Graziani, figlio dell’animatore del Movimento poli-
tico Ordine nuovo, Clemente Graziani, creatore del piccolo centro cultu-
rale Leonardo collegato a una omonima libreria radicata nella zona sudo-
rientale di Roma, Graziani jr. diventa alla fine degli anni ’80 il punto di
contatto di Gabriele Adinolfi, il leader di Terza posizione (Tp), esule in
Francia dopo la strage di Bologna e oggi riferimento di CasaPound. Que-
sti affiderà a Graziani jr. Orientamenti e Ricerche, organo del “Centro Stu-
di ed Iniziative Metapolitiche Orientamenti & Ricerca” (8), creato a Pari-
gi nel 1983, una rivista che rappresenta la continuità ideologica del grup-
po dirigente all’estero di Tp e riferimento di quel terzaposizionismo d’Ol-
tralpe (il movimento Troisiéme voie, che oggi è rinato gemellandosi a
CasaPound) che guarda un po’ alle ‘terze vie’ fasciste e un po’ al trasver-
salismo “né destra né sinistra” della nouvelle droite. Graziani inoltre, ne-
gli anni Ottanta, è in ottimi rapporti con Gianni Alemanno, all’epoca se-
gretario nazionale del Fronte della gioventù (Fdg) in quota rautiana (poi
genero di Pino Rauti, in quel momento segretario del Msi) (9), e gli affi-
da la scuola quadri per i militanti romani del Fdg, iniziativa che si con-
clude quando Fini riconquista il partito, anche per fratture determinatesi
nella galassia giovanile missina (Fdg e Fuan) dopo la decisione del Msi
di appoggiare l’intervento americano in Iraq. A quel punto Graziani ne
esce, tirandosi dietro vari giovani camerati ‘puri e duri’ (è il periodo del

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7) U. M. Tassinari, Calendiario: 8 settembre 1991/2: la nascita di Meridiano Zero,
Ugomariatassinari.it, 8 settembre 2016, http://www.ugomariatassinari.it/8-settembre-
1991-meridiano-zero/
8) M. Caprara e G. Semprini, Neri! La storia mai raccontata della destra radicale,
eversiva e terrorista, Newton Compton, 2011, p. 547
9) Rauti farà scoprire ai giovani missini i temi della Nuova destra, intrattenendo rap -
porti col radicalismo di destra extraparlamentare e prendendo le distanze dal Front na-
tional di Jean-Marie Le Pen e dal leader missino Gianfranco Fini, che viravano con
temi xenofobici, contrastandoli in nome del solidaristico motto differenzialista “aiutia-
moli a casa loro”. I temi della Nuova destra vengono esplicitamente citati – concretiz-
zati dall’impolitico al politico, dal metapolitico alla concretezza programmatica, un

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CasaPound: le radici politico-culturali e le ragioni dell'ascesa

boom del Movimento Politico Occidentale di Maurizio Boccacci, parte


del network skinhead che muove i primi passi, e che si contende con Gra-
ziani jr. i giovani neofascisti), tutti “contrari alla manipolazione genetica,
in difesa di tutto ciò che è naturale, contro lo sviluppo tecnologico sel-
vaggio”, in rottura con le ‘gabbie del Novecento’, visto che “il neofasci-
smo commemorativo ci è estraneo. Il fascismo e il nazismo ci interessano
come fasi storiche rappresentative di valori etici, ma noi ci occupiamo
del futuro: siamo solo un gruppo di giovani non omologati alla massa”
(10). Andranno ad animare Meridiano Zero e vari circoli culturali (come
l’Associazione di cultura tradizionale La Vandea, a Roma, a Montesacro,
che pubblica un bollettino usato per chiedere autorizzazioni per i cortei;
il Coordinamento degli studenti medi-Meridiano zero, Studenti indipen-
denti per un movimento unitario, che presenta una lista nelle elezioni
scolastiche in vari licei romani, e infine TNT Studenti e dinamite, che
pubblica il bollettino Mr. Tuttle), per radicarsi fra i giovani.
Base ideologica di Meridiano Zero e della rivista Orientamenti e Ri-

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passaggio però non gradito da Marco Tarchi, teorico della corrente metapolitica legata
alla nouvelle droite, che aveva rotto con la destra da tempo – nel libro, diffuso negli
ambienti giovanili missini, delle dirigenti del Fdg Isabella Rauti e Annalisa Terranova
(a cura di), Le radici e il progetto. Idee per un movimento di indipendenza nazionale,
Settimo Sigillo, Roma 1989. Nel Msi e nella corrente rautiana, da cui proviene Tarchi
e molti simpatizzanti neodestri, le tesi circolavano: nei documenti del Fdg che ripren-
devano le idee di de Benoist sullo “sviluppo autocentrico” dei popoli del Terzo Mon-
do, nei convegni femminili missini organizzati dal Centro Studi Futura, nei quali si
parlava dello sradicamento delle donne immigrate, fino alle feste giovanili dove si in -
sisteva sulla tesi che nel mondo si andava creando una nuova polarità Nord-Sud al po -
sto di quella Est-Ovest successiva alla seconda guerra mondiale, e si predicava lo
“sfondamento a sinistra” tramite la sintesi et-et fra destra e sinistra, insistendo “su
temi quali il comunitarismo, l’anticapitalismo [...], l’ecologismo (quello völkisch, ba-
sato sul radicamento etnico sangue e suolo), il terzomondismo” (M. L. Andriola,
Chi è Stato Pino Rauti? Breve storia di un moderato al di sopra di ogni sospetto, Pa-
ginauno n. 31/2013). In una logica terzaforzista, usando il differenzialismo. In un’in-
tervista rilasciata al quotidiano Il manifesto nel 1988, Rauti dirà, in polemica con un
Fini che flirtava con lo xenofobo Le Pen: “Nessuno si pone la domanda pregiudiziale:
perché sono emigrati? Vi racconto un aneddoto, cosi spiego perché la penso diversa-
mente dalla destra classica, e anche dalle tesi del mio partito. Una mattina di sette anni
fa, insieme ad altri deputati della Commissione sanità, andai a Birmingham, per visita-
re una clinica di malattie mentali. Entrammo in città dalla periferia dove vivevano al-
lora 400 mila immigrati di colore. Non vedemmo gli uomini che erano a lavorare, ma
i bambini e le donne sotto un cielo grigio. E lì mi chiesi che ci stanno a fare, lontano
dalla loro terra. Mi colpì lo sradicamento, lo spaventoso costo esistenziale. Perché poi
è vero che riempiono le carceri e le cliniche psichiatriche. Voglio dire che nel difende-
re la nostra identità, noi europei dobbiamo difendere anche la loro identità, e dobbia -
mo contestare il meccanismo di sradicamento e di espulsione che li porta a vivere in
condizioni drammatiche e a offrire manodopera a basso costo al neocapitalismo” (N.
Rangeri, Il razzismo, trappola per la destra, intervista a Pino Rauti, Il manifesto, 10
maggio 1988)
10) M. Martucci, Meridiano Zero. Nella mischia, oltre la linea. Metapolitica fuori da-
gli schemi, dalla parte del torto. Roma, 8 settembre 1991, un quarto di secolo fa, in
https://www.ultimavoce.it/meridiano-zero-solstizio-tecnoribelli/

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(DIS)ORIENTAMENTI

cerche è il pensiero del rivoluzionario-conservatore tedesco Ernst Jünger


nel Trattato del Ribelle, dove per sopravvivere alla fagocitante transizio-
ne, l’evoluzione dell’anarca partigiano (diverso dal delinquente perché –
chiariva Jünger – più che spezzare la legge, vorrebbe cambiarla) deve in-
carnarsi nell’originale figura del Ribelle, “il singolo, l’uomo concreto che
agisce nel caso concreto”, braccato da mondialismo e globalizzazione,
ma capace di lottare, spingendosi dalla ‘piccola guerra santa’ al traghetta-
mento, per riappropriarsi delle ‘libertà naturali’ compresse da un perva-
dente sistema tirannico, elusa la trappola del voto elettorale. Ogni forma
di resistenza disinteressata, anche individuale, avrebbe spinto l’anarca
jüngheriano, il vero Ribelle (figura celebrata da tutta la destra anticonfor-
mista, da quella radicale a quella ‘nuova’), a “passare al bosco”, a entrare
in clandestinità, operare sul territorio, sostenuto dalle comunità residenti,
come guerrigliero: “Per quel che riguarda il luogo – spiega Jünger –, il
bosco è dappertutto: in zone disabitate e nelle città, dove il Ribelle vive
nascosto oppure si maschera dietro il paravento di una professione. Il bo-
sco è nel deserto, il bosco è nella macchia. Il bosco è in patria e in ogni
luogo dove il Ribelle possa praticare la resistenza. Ma soprattutto il bo-
sco è nelle retrovie del nemico stesso. Il Ribelle non si lascia abbagliare
dall’illusione ottica che vede in ogni aggressore un nemico della patria.
Egli conosce bene i campi di lavoro forzato, i nascondigli degli oppressi,
le minoranze in attesa che scocchi l’ora fatale. [...] Il Ribelle organizza la
rete di informazioni, il sabotaggio, la diffusione delle notizie tra la popo-
lazione” (11). La ‘fuga’ è un mezzo per praticare l’ascesi, un’autorealiz-
zazione per “la formazione di uomini nuovi”. Il nemico numero uno è “il
potere tecnocratico [che] vuole uccidere l’uomo, profanando il mondo,
rendendo artificiale l’esistenza, arrestando il corso della storia, soppr i-
mendo ogni forma di cultura, cancellando ogni senso di appartenenza,
ogni etnia, ogni nazionalità. Utilizzando gli strumenti offerti dalle tecno-
___________________________________________________________________________________________
11) E. Jünger, Trattato del Ribelle, Adelphi, 1990, p. 106. L’anarca jüngeriano è “il
singolo, braccato da un ordine che esige innanzitutto un controllo capillare e al quale
egli sfugge scegliendo di ‘passare al bosco’; rifiutando, pur vivendoci, una volta per
sempre questa società [...] Non è un soldato, non conosce necessariamente le forme
della vita militare né la sua disciplina: la sua vita può essere contemporaneamente più
libera e più dura della vita militare. Per sapere cosa sia giusto non gli servono teorie,
né leggi escogitate da qualche giurista di partito, le sua azioni non si conformano ad
alcuna ideologia e in ogni ambito della vita, dal diritto alla proprietà, alle ‘armi’ da
usare per la sua battaglia, la decisione sovrana spetta solamente a lui”. Il ribelle nel
pensiero di Ernst Jünger, n. f., Mr. Tuttle, 1992. Cfr. inoltre i seguenti saggi neodestri-
sti: A. de Benoist, L’operaio fra gli dei e i titani. Ernst Jünger «Sismografo» dell’era
della tecnica, trad. it. di M. Tarchi, Asefi, 2000; H. Schwilk, Widerstand durch reine
Geistesmacht. Ernst Jünger im Dritten Reich, in Criticón n. 157, 1998, pp. 22-27 ed.
it. di M. Alessio, Resistere con la pura potenza dello spirito. Ernst Jünger nel Terzo
Reich, Diorama letterario n. 222-223, febbraio-marzo 1999, pp. 29-33; M. Alessio, Le
figure del destino: La trilogia jüngeriana sulla grande guerra, Transgressioni n. 20,
gennaio-agosto 1995, pp. 57-92

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CasaPound: le radici politico-culturali e le ragioni dell'ascesa

logie avanzate questa nuova forma di totalitarismo planetario pretende di


omologare uomini e popoli in un’unica e avvilente tipologia: quella del
consumatore, dell’utente il cui scopo sia generare profitto”, spiega Meri-
diano Zero, perché “la tecnocrazia determinerà nuovi scenari: l’economia
domina la politica tramite la ricerca scientifica e noi siamo contro, perché
la tecnica deve essere messa a servizio dei popoli”. L’arma è la tecnori-
bellione, insomma, un altro modo ‘romantico’ per designare la lotta a quel
mondialismo globalista contro cui si scagliano la nouvelle droite europea
e in Italia la redazione di Orion. È la comune passione per Jünger a raf-
forzare l’amicizia e la collaborazione fra Graziani e Maurizio Murelli, di-
rettore di Orion, spingendolo ad archiviare la fase ‘nazionalcomunista’ e
a ‘rifascistizzarsi’, rivalutando non solo il fascismo storico ma anche il
ruolo storico di Ordine nuovo, precedentemente liquidato come espres-
sione reazionaria della vecchia destra extraparlamentare.
Finito Meridiano Zero, Graziani jr. anima attorno a Sinergie europee
– aggregazione culturale di matrice nazionalbolscevica che ha visto la
confluenza di membri del radicalismo di destra e dei settori più radicali
della nouvelle droite in Europa, animata dall’ex esponente del Grece bel-
ga Robert Steukers – il Centro Studi Trans Lineam, organizzando in Italia
le ultime edizioni dell’Università d’Estate. Ed è qui, nell’edizione del
2000, che si gettano le basi per la nascita di CasaPound.
L’Università d’Estate 2000 (29 luglio-2 agosto 2000) fu la più impor-
tante kermesse ludico-politica della destra radicale, perché parteciparono
rappresentanze dell’estrema destra italiana ed europea. Gli atti vennero
pubblicati ne Il pensiero armato. Idee shock per una cultura dell’azione,
e furono trattati temi come l’antimondialismo (Mario Consoli, Il denaro,
grimaldello del potere mondialista, e Carlo Terracciano, La ruota e il re-
mo. Geopolitica e “Dottrina delle Tre Liberazioni”: una risposta al pro-
getto Mondialista della globalizzazione), il negazionismo sull’Olocausto
(Jürgen Graf, Il revisionismo storico) ma soprattutto – ed è questo il de-
nominatore col futuro progetto di CPI – il ruolo delle comunità militanti
giovanili, nell’intervento di Piero Puschiavo del Veneto fronte skinheads,
Un senso di appartenenza (12). Adinolfi, orgoglioso della portata dell’hap-
pening, registra su Orion la presenza di quadri locali di An e della Lega
Nord: “Vi è stata una coesione immediata di gruppi eterogenei: una tren-
tina di realtà provenienti da oltre quaranta città italiane; realtà autonome,
realtà metapolitiche e realtà militanti tra le quali spiccavano quadri na-
zionali di Forza nuova, quadri della Fiamma, assessori di An che non era-
no saltimbanchi del politichese ma espressioni di realtà militanti territo-

___________________________________________________________________________________________
12) Aa.Vv., Il pensiero armato. Idee shock per una cultura dell’azione, Roma, Edizio-
ni Quattrocinqueuno, 2000

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(DIS)ORIENTAMENTI

rialmente radicate; il tutto condito dalla presenza leghista” (13).


Mentre le precedenti Università d’Estate di Sinergie europee nasceva-
no sulla falsariga di quelle del Grece francese, con dibattiti e convegni
culturali, quella del 2000 è diversa, e vuole venire incontro ai giovani,
come spiega il creatore del mensile, Murelli: “Rispetto all’impostazione
originaria delle Università d’Estate precedentemente svoltesi, quest’ulti-
ma si differenzia di molto. Gli incontri succedutisi negli anni Novanta,
prima in Belgio e in Francia e Italia poi, avevano come caratteristica quella
di un’impostazione molto élitaria ed erano centrate sull’imposizione di
dotte lezioni al limite dello specialismo. [...] Quest’anno si è dunque affi-
data l’organizzazione dell’università a chi la concepiva più come happe-
ning giovanile, poco formale. L’influenza giovanile è stata nutrita. La se-
ra durante i concerti e i tornei si sono contate anche oltre cinquecento pre-
senze, mentre di giorno, durante gli interventi, ci si è più o meno attestati
attorno alle duecento presenze. [...] si sono gettate le basi per un’opportu-
nità, quella di creare una rete antagonista oltre i normali schemi organiz-
zativi, sarà il futuro a dirci se sarà messa a frutto” (14). E non è un caso
che dopo Trans Lineam, a curare le attività didattiche delle successive
Università d’Estate sarà il Centro Studi Polaris di Adinolfi, erede del ci-
tato Centro Studi ed Iniziative Metapolitiche Orientamenti & Ricerca.
L’area si anima due anni dopo, a seguito dell’Università d’estate 2002,
quando il 12 luglio 2002 ex esponenti del Movimento politico occidenta-
le, fra cui Gianluca Iannone, e del Fronte della gioventù missino (la Divi-
sione Artistica, anch’essa aderente a Meridiano Zero) occupano fuori Ro-
ma, in via Tiberina 801, un edificio ribattezzato Casa Montag, in onore di
Guy Montag, protagonista di Fahrenheit 451: nasce così l’“area non con-
forme”, caratterizzata dalle OSA (Occupazioni a Scopo Abitativo), sul
modello della rete Action della sinistra antagonista, e dalle ONC (Occu-
pazioni Non Conformi), spazi di socializzazione fra i militanti, centri so-
ciali dove fare arte, musica e teatro “non conforme”; nel 2003, con l’oc-
cupazione dello stabile all’Esquilino, questa realtà diverrà CasaPound.

Le cause sociali di un’ascesa


Il resto è cronaca di un’ascesa, dato che il palazzo di via Napoleone III è
oggi non solo un centro sociale di destra che fa politica supportando certe
realtà (dalla Destra di Storace a, recentemente, la Lega Nord di Salvini),
ma è anche il nucleo di un network politico e associativo con più di cento
sedi in tutta Italia ricco di associazioni sportive, volontariato, escursioni-
smo e protezione civile, munito di un forte circuito informativo (dal quo-

___________________________________________________________________________________________
13) G. Adinolfi, Riqualificare le èlite nella concretezza, Orion, nuova serie, n. 191,
agosto 2000
14) M. Murelli, Bilanci e prospettive, Orion, nuova serie, n. 191, agosto 2000

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CasaPound: le radici politico-culturali e le ragioni dell'ascesa

tidiano online Il Primato Nazionale alla webradio Bandiera Nera, più una
presenza capillare sui social) e una grande capacità di radicarsi fra i gio-
vani, nei quartieri disagiati e nelle periferie, per creare reti di distribuzio-
ne di beni di prima necessità, ed è riuscito anche a irrompere nel circuito
mediatico mainstream, conquistando visibilità: il ‘sogno nel cassetto’ è
sfondare la barriera del 3% ed entrare in Parlamento il prossimo 4 marzo.
Obiettivo raggiungibile, visto che negli ultimi anni, in Italia e in tutta Eu-
ropa oramai – si pensi ad Alba Dorata (15) – si assiste al costante aumen-
to dell’influenza degli estremismi di destra e di movimenti di matrice
apertamente neofascista, la cui presenza è sempre più imponente e le cui
idee sono sempre più vicine al sentire comune degli strati bassi della po-
polazione, il che li rende una delle maggiori forze anti-establishment.
Con la definizione “fascisti del terzo millennio”, CPI intende sottoli-
neare la sua continuità ideologica col Ventennio, che vuole applicare ai
problemi della dialettica sociale postmoderna. CasaPound, a differenza di
altri movimenti affini, non si propone come forza antidemocratica, ma si
presenta puntualmente come lista autonoma alle amministrative, nel 2013,
nel 2016 e ora alle politiche del 2018. La presenza in tutta Europa di sog-
getti che si rifanno palesemente al passato nazifascista – a differenze dei
populismi classici, soggetti post-industriali e quindi post-ideologici, ma
che fanno leva sugli interessi di classe del ceto medio colpito dalla crisi –
da Alba Dorata in Grecia al National Front in Inghilterra passando per
CasaPound e Forza Nuova in Italia, fino al caso dell’Npd in Germania,
dimostra che il fascismo è un fenomeno storico-sociale facente parte del-
l’eredità culturale e politica europea – ergo non si può pretendere che in-
terventi come la legge Scelba, la legge Mancino e la più recente legge Fia-
no, o certe esternazioni, anche fatte a sproposito, come quella di demolire
i monumenti fascisti e quindi la memoria storica connessa, possano eli-
minare quell’area. Il problema è l’attuale situazione economica e sociale.
Con i dovuti distinguo – la storia non si ripete mai uguale – un paral-
lelismo si può fare: furono l’austerità e la deflazione a favorire la vittoria
nazionalsocialista nella Germania weimariana. L’iperinflazione post bel-
lica finì nel 1923, quando il cancelliere Gustav Strasemann introdusse la
nuova valuta, il Rentenmark, con tagli da 100 bilioni, opzione che favorì
la fiducia da parte dell’economia tedesca che portò a una sostanziale sta-
bilizzazione nel gennaio 1924. Da allora si sviluppò la fobia tedesca per
l’inflazione con la conseguente reticenza a stampare moneta. La crisi del
1929 coglie la Germania impreparata e con strumenti inadeguati (fu una
grande crisi del credito, con conseguente mancanza di moneta), e si inne-
sca una forte deflazione che tocca punte di -8% e -10% nel ‘31 e ‘32; se-
___________________________________________________________________________________________
15) Cfr. M. L. Andriola, Grecia e Alba Dorata: la svastica sul Partenone. Una nuova
o una vecchia destra?, Paginauno n. 52/2017

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(DIS)ORIENTAMENTI

gue un drammatico crollo del Pil (circa -20% in tre anni). Le successive
manovre dei governi che si susseguono a Weimar, che impediscono di
immettere liquidità sul mercato, determinano l’aggravarsi della situazio-
ne, con la conseguente chiusura di imprese e il licenziamento di milioni
di tedeschi. Fu in quel contesto che in quei due anni, fra ben tre elezioni
anticipate, che il Nsdap di Adolf Hitler, in un Paese con 6 milioni di di -
soccupati, otterrà nel marzo 1933 più di 17 milioni di voti (17.277.180),
arrivando al 43,9% (dal 33,1% del 1932), contro il 18,3% della Spd e il
12,3% dei comunisti. Ottenuto il potere, Hitler approvò il piano dell’allo-
ra presidente della Bundesbank, il banchiere ebreo Hjalmar Schacht, di
scuola monetarista – l’uomo che, nominato nel 1923 responsabile econo-
mico della Repubblica di Weimar, con politiche deflattive ridusse l’ipe-
rinflazione postbellica. Shacht impone nel 1934 l’emissione di bond spe-
ciali, i cosiddetti Me.Fo, a nome della Metallurgische Forschungsgesell-
schaft m.b.H (Società per la ricerca in campo metallurgico) – la compa-
gnia statale fittizia creata dal governo hitleriano per finanziare la ripresa
economica tedesca e, al contempo, il riarmo, aggirando di fatto i limiti e
le imposizioni del Trattato di Versailles. Questi titoli erano certificati di
credito circolante e parallelo garantiti dallo Stato tedesco, con cui la Bun-
desbank pagò le imprese per sostenere le commesse pubbliche. In seguito
Schacht – processato a Norimberga ma giudicato non colpevole – spiegò
d’aver pensato che “se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, offi-
cine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutiliz-
zato nelle casse delle imprese; i suoi effetti Me.Fo non avrebbero fatto
che mobilitare quei fondi dormienti. In realtà erano proprio i fondi a
mancare nelle casse, non l’energia, la voglia di lavorare, la capacità attiva
del popolo”. Insomma una proposta di marca keynesiana, ma fatta pro-
pria dal nazismo appena giunto al potere (16), come analizza anche Ste-
fano Sylos Labini – aprendo un dibattito che è stato poi ripreso da Sini-
strainRete.it (17) – evidenziando quanto le politiche economiche/moneta-
rie fossero assolutamente distinte e diverse dalle teorie politiche di Hitler

___________________________________________________________________________________________
16) Cfr. J. M. Keynes, Il problema degli squilibri finanziari globali. La politica valu-
taria del dopoguerra (8 Settembre 1941), in Keynes J.M., Eutopia, Luca Fantacci et
al. (a cura di), 2011, pp. 43-55. E. Mahe , Macro-economic policy and votes in the
thirties: Germany (and The Netherlands) during the Great Depression, Real-World
Economics Review Blog, 12 June 2012; G. Ruffolo, S. Sylos Labini, Il film della
crisi. La mutazione del capitalismo, Einaudi, 2012 e H. H. G. Schacht, The Magic of
Money, Oldbourne, 1967
17) Cfr. S. Sylos Labini, Il mago Schacht: le cambiali MEFO e la ripresa economica
della Germania negli anni trenta, http://www.syloslabini.info/online/il-mago-schacht-
le-cambiali-mefo-e-la-ripresa-economica-della-germania-negli-anni-trenta/. Si tratta del
cap. VII del libro Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall’austerità senza
spaccare l’euro, a cura di B. Bossone, M. Cattaneo, E. Grazzini, S. Sylos Labini, con
la prefazione di L. Gallino, MicroMega, 2015, ora in pdf al sito http://download.kata-
web.it/micromega/monetafiscalegratuita.pdf

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CasaPound: le radici politico-culturali e le ragioni dell'ascesa

e, dunque, sarebbero potute essere attuate anche da un governo democra-


tico. Schacht aveva proposto la creazione dei Me.Fo. ai vari governi sus-
seguitisi a Weimar dal 1924, ma non fu mai accettata per sottostare ai
diktat del Trattato di Versailles.
Da anni l’Unione europea applica l’austerità e le ricette deflattive.
“Per la Ue la socialdemocrazia è considerata una politica ‘radicale’” (18)
e quindi boicottata, gli si preferisce l’ordoliberismo, e l’impoverimento
dei cittadini è sotto gli occhi di tutti – oltre a essere ormai registrato in
qualsiasi studio e statistica. L’estrema destra, tra cui CasaPound, e il fronte
populista se ne avvantaggiano, radicandosi nei territori e facendo politica
nei quartieri come un tempo facevano le sinistre ‘di classe’, oggi grandi
assenti. Le destre aumentano anche perché la sinistra radicale è percepita
– a ragione – come ‘stampella’ della sinistra liberale di governo, ed espe-
rimenti soft come Sel, Sinistra italiana, Mdp, Possibile e oggi Liberi e
uguali, non facilitano il discorso; non intercettano la protesta che monta
negli strati popolari, e chi – a parole per lo più – attacca la Ue e l’euro,
prende voti. È sintomatico che il Pc portoghese, che è aumentato alle ul-
time europee, è fra i partiti di sinistra che si sono pronunciati contro l’eu-
ro, come anche il Kke in Grecia, che ha contenuto Alba Dorata. Quella
italiana invece fatica a capire – eccetto poche eccezioni – che bisogna av-
viare una rottura con la Ue e con l’euro, e non solo ritoccare in senso so -
ciale trattati irriformabili, dato che la moneta unica è tutto tranne un mez-
zo per unire i popoli europei; così facendo non fa intendere – diseducan-
do il suo elettorato – che gli assetti politici, monetari e istituzionali della
Ue e degli Stati al suo interno sono consustanziali. La sinistra ‘radicale’
italiana – ma discorsi alternativi stanno uscendo in altri Paesi, si pensi
alla Francia con il socialista di estrema sinistra Mélénchon – si presenta
con un basso profilo, ambiguo e soprattutto sfumato, dicendo di essere
solo contro l’austerità (cosa affermata anche da leader liberali come Ren-
zi) ma accettando il dogma europeista che identifica l’unità europea con
la Ue neoliberista, una posizione tutt’altro che antisistemica. E, come ci
dice anche l’ascesa delle destre estreme, una sinistra radicale che, soprat-
tutto oggi, non è antisistemica, a che serve?

___________________________________________________________________________________________
18) Giovanna Cracco, Europa: l’illusione socialdemocratica di Syriza e Podemos, Pa-
ginauno n. 41/2015

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PER LA CRONACA

Tutto comincia (mediaticamente) a Como, il 28 novembre 2017. Un


gruppo di militanti di Veneto Fronte Skinheads (Vfs) entra nella sede
dell’associazione Como senza frontiere e, nel silenzio immobile dei
volontari, legge un volantino anti-migranti, fa dietrofront e scompa-
re. Il quotidiano Repubblica, in un articolo a firma Paolo Berizzi, tito-
la: “Migranti, così ritorna il fascismo: blitz dei naziskin contro i volon-
tari di Como. E attaccano Repubblica” (1). Il giornale di Scalfari de-
scrive l’accaduto come “un’irruzione in pieno stile squadrista, ma con
una pacatezza inquietante. Fermi, in piedi. Il cranio rasato, i bomber
scuri. E un volantino. Letto a mo’ di ‘proclama’ per dire ‘basta inva-
sione’, stop ai migranti e a chi li accoglie”. L’attacco a Repubblica sa-
rebbe il commento, pubblicato su Facebook, di Giordano Caracino,
presidente di Vfs, che recita: “Siete in grado di trasformare in violen-
za la lettura di un comunicato... antifascisti. Passi lo scontro che sap-
piamo rifiutate sempre, ma se proprio non
reggete neanche più il confronto demo-

Fascismo, cratico basato sull’avere delle idee discor-


danti, se i vostri timpani sono talmente

antifascismo
fragili che si lacerano all’ascolto della ve-
rità, smettetela di fare politica, fate altro,
origami o ricamo per esempio!”
e radical chic Effettivamente, la reazione sembra spro-
porzionata rispetto all’accaduto, ma Re-
pubblica si sente toccata in quello che, a
quanto pare, è uno dei suoi valori fondan-
di Giovanna Baer ti: l’antifascismo. E, per ribadirlo, pubbli-
ca contestualmente uno speciale, sempre
a firma di Paolo Berizzi, intitolato “L’avan-
zata della Galassia Nera”, con sommario: “Il blitz di Como nella sede
dei volontari pro-migranti, ultima intimidazione dei gruppi di estre-
ma destra. Viaggio tra i volti di una realtà in continua ebollizione. Per
lo storico Gentile sono tutti segnali di una fase di forte crisi della de-
mocrazia in Italia e in tutto l’Occidente”. (2). In realtà lo storico Gen-
tile ridimensiona molto la portata del gesto (“Non lo vedo come una
novità, piuttosto mi domando perché questa destra estrema abbia
successo”), e descrive il background culturale degli skinhead come
“mitologie nordiche” e “simbologie prive di senso, che non hanno
niente a che vedere con la storia concreta dei regimi di Mussolini e
Hitler”. Invece, invita a considerare preoccupante la “crescente debo-
lezza dei nostri assetti democratici”, parla di “democrazia recitativa”,

______________________________________________________________________________________
1) P. Berizzi, Migranti, così ritorna il fascismo: blitz dei naziskin contro i volontari
di Como. E attaccano Repubblica, Repubblica, 29 novembre 2017
2) P. Berizzi, L’avanzata della galassia nera, Repubblica, 29 novembre 2017

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Fascismo, antifascismo e radical chic

ossia di una finta rappresentazione di democrazia dove il popolo non


decide mai, e conclude: “Oggi le minacce alla democrazia non arriva-
no dai naziskin, che sono gruppi minoritari, ma dalle stesse istituzio-
ni democratiche che sembrano incapaci di mostrare una superiorità
rispetto a ogni forma di prevaricazione”.
La vicenda tuttavia rimbalza rapidamente da un media all’altro, e
il venticello si trasforma in una tempesta, tanto che la Digos di Como
si sente obbligata ad aprire un’indagine per “violenza privata” contro
gli autori del gesto, e il caso finisce addirittura sulla scrivania del mi-
nistro dell’Interno Marco Minniti (3). La Cgil, il Comitato Comasco per
la Pace, la segreteria del Pd, e i consiglieri di Svolta Civica esprimono
solidarietà ai volontari di Como senza frontiere e il vicesegretario del
Pd Maurizio Martina propone per sabato 9 dicembre a Como una
grande manifestazione contro ogni intolleranza (il questore Giusep-
pe de Angelis vieterà invece la contromanifestazione organizzata per
lo stesso giorno da Forza nuova).
Gli animi non si sono ancora placati che un nuovo gesto di sfida
torna a esacerbare il confronto: il 6 dicembre un gruppetto di mili-
tanti mascherati, con una bandiera di Forza nuova e un cartello con
la scritta “Boicotta Repubblica e L’Espresso”, accende alcuni fumoge-
ni sotto la sede del giornale e legge un proclama di accuse alla reda-
zione. Il leader di Fn Roberto Fiore definisce l’accaduto come il “pri-
mo atto di una guerra politica al Gruppo Espresso e al Pd”. Apriti cie-
lo. Il presidente della Repubblica Mattarella (Pd) invia parole di soli-
darietà, il premier Gentiloni (Pd) chiama il direttore Calabresi, e il mi-
nistro dell’Interno Minniti (Pd) si precipita addirittura in redazione, di-
chiarando: “Antifascismo e libertà di stampa sono i capisaldi della de-
mocrazia” (4). Renzi (Pd), affida a twitter il suo messaggio rassicuran-
te, “Quel passato non tornerà”, mentre il ministro della Giustizia Or-
lando (Pd) considera “smentiti quanti hanno minimizzato l’allarme estre-
mismo”. I comitati di redazione di Repubblica e L’Espresso diffondo-
no comunicati per denunciare come “il dilagare di intolleranza, odio,
xenofobia e fascismo che Repubblica sta puntualmente documentan-
do con grande attenzione da settimane” abbia raggiunto “una soglia
di grande preoccupazione”. Ma, rassicurano, “il nostro giornale non si
fa intimidire da queste minacce, fatte utilizzando un linguaggio fasci-
sta e paramafioso, e non smetterà di informare i lettori su Forza nuo-
va, così come su ogni altro partito politico italiano”.

______________________________________________________________________________________
3) R. Canali, Blitz antimigranti degli Skinhead a Como: il caso finisce sulla scriva-
nia di Minniti, Il Giorno, 1 dicembre 2017
4) Blitz fascista sotto Repubblica. Militanti di Forza Nuova a volto coperto lancia-
no fumogeni. "Solo il primo attacco". Minniti nella sede del giornale, Repubblica,
6 dicembre 2017

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PER LA CRONACA

Il neofascismo, secondo l’enciclopedia Treccani, è l’insieme dei mo-


vimenti politici, nati dopo la Seconda guerra mondiale, che si ispira-
no all’ideologia del fascismo. Il termine fu usato per la prima volta
nel 1945 per designare i gruppi tendenti a ricostituire il partito fasci-
sta, spesso formati da reduci della Repubblica sociale italiana: “Il neo-
fascismo ‘parlamentare’ ebbe il suo punto di forza nel Movimento
sociale italiano, scioltosi nel 1995 in seguito alla confluenza dei suoi
militanti e dirigenti in Alleanza nazionale, e la cui eredità è stata rac-
colta dal Movimento sociale-Fiamma tricolore”. Forza Nuova è un mo-
vimento politico e un partito italiano nazionalista, definito di estre-
ma destra o neofascista, fondato nel 1997 da Roberto Fiore e Massi-
mo Morsello.
Sebbene in Italia l’apologia del fascismo sia vietata dalla XII disposi-
zione transitoria della Costituzione e dalla legge 645 del 2 giugno
1952, il fascismo, ormai endemico in certe fasce della popolazione,
non se n’è mai veramente andato né dai banchi parlamentari, né, co-
sa ancora più grave, dagli apparati dello Stato. Giustiziare i gerarchi è
stato semplice, ma estirpare il fascismo da tutti quei settori del Pae-
se che, in un modo o nell’altro, avevano beneficiato della dittatura (e
avrebbero volentieri fatto a meno della democrazia, soprattutto se
ciò avesse implicato una vittoria comunista alle elezioni), è risultata
un’impresa impossibile, e in realtà nessuno ci ha mai davvero prova-
to (a partire da Togliatti che, in nome della pacificazione post bellica,
promulgò un’amnistia per i reati comuni e politici, compreso il colla-
borazionismo con il nemico e reati annessi). Di conseguenza nella pub-
blica amministrazione, nell’esercito, nella polizia, nei servizi segreti,
nel mondo imprenditoriale e associativo italiano (come ben docu-
mentato nel libro I padroni del vapore di Ernesto Rossi), e nella so-
cietà tutta, le frange di ‘nostalgici’ hanno continuato tranquillamente
a riprodursi e a prosperare. In effetti, in Italia gli apparati ‘deviati’
dello Stato hanno fatto ben di peggio che leggere un comunicato in
bomber e testa rasata.
Quella che è passata alla storia come ‘strategia della tensione’ è
stata una strategia eversiva basata principalmente su una serie pre-
ordinata e ben congegnata di atti terroristici (di destra), volti a crea-
re in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazio-
ne, tali da giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autorita-
rio. Restiamo alla Treccani, fonte che potremmo definire istituziona-
le: “L’espressione fu coniata dal settimanale inglese The Observer,
nel dicembre 1969, all’indomani della strage di piazza Fontana […]
sebbene alcuni studiosi ne retrodatino l’inizio alla strage di Portella
della Ginestra (1947) o al cosiddetto Piano Solo del generale De Lo-
renzo (1964). La bomba di piazza Fontana costituì la risposta di parte
delle forze più reazionarie della società italiana, di gruppi neofascisti,
ma probabilmente anche di settori deviati degli apparati di sicurezza

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Fascismo, antifascismo e radical chic

dello Stato, non privi di complicità e legami internazionali, alla forte


ondata di lotte sociali del 1968-69 e all’avanzata anche elettorale del
Partito comunista italiano. L’arma stragista fu usata ancora nel 1970
(strage di Gioia Tauro), nel 1973 (strage della questura di Milano),
nel 1974, all’indomani della vittoria progressista nel referendum sul
divorzio (strage dell’Italicus, strage di piazza della Loggia), e ancora
nel 1980 (strage di Bologna), ma non fu l’unica espressione della stra-
tegia della tensione, la quale passò anche attraverso l’organizzazione
di strutture segrete, in alcuni casi paramilitari e comunque eversive
(Rosa dei Venti, Nuclei di difesa dello Stato, loggia P2 ecc.), i collega-
menti internazionali (le strutture Gladio o Stay-behind), la progetta-
zione e la minaccia di colpi di Stato (il Piano Solo del 1964, il tentato
golpe Borghese del 1970), e infine la sistematica infiltrazione nei mo-
vimenti di massa e nelle organizzazioni extraparlamentari, comprese
quelle di sinistra, al fine di innalzare il livello dello scontro”. Eppure,
nessuno si è mai stracciato le vesti: anzi, l’Italia ha avuto addirittura
un presidente della Repubblica (Cossiga), che si è sempre dichiarato
fiero di aver fatto parte di una struttura segreta come Gladio, un’or-
ganizzazione paramilitare clandestina, promossa dalla Nato e orga-
nizzata dalla Cia con la collaborazione dei servizi segreti e di altre
strutture, dichiaratamente a favore di un golpe militare in caso di
svolta comunista.
Certo, c’erano ancora l’Urss, la guerra fredda, il Muro di Berlino,
golpe militari che fioccavano nei Paesi dell’America latina e anche in
Europa, tempi storici diversi, insomma, ma se paragonati alle vicen-
de dell’epoca i recenti fatti di cronaca appaiono davvero risibili. Ma
allora, perché ricevono tutta questa attenzione mediatica?
A dare una risposta convincente è qualcuno che di terrorismo e
stragismo si è occupato parecchio, ed è forse uno dei maggiori esperti
in Italia, il giudice Guido Salvini. Salvini ha condotto indagini in mate-
ria di lotta armata di sinistra (colonna milanese delle Brigate rosse,
Prima linea, Autonomia operaia) e terrorismo di destra (Nuclei arma-
ti rivoluzionari) nel periodo di applicazione delle leggi sui pentiti e
sui dissociati e, alla fine degli anni Ottanta, dopo la scoperta di Gla-
dio, ha riaperto il fascicolo sulla Strage di piazza Fontana. L’indagine,
che ha toccato un ampio arco di episodi precedenti e successivi la
strage, ha potuto ricostruire in modo chiaro e coerente il periodo
della strategia della tensione, permettendo di acquisire nuovi ele-
menti di conoscenza su numerosi eventi dell’epoca. Ebbene, Salvini,
in un’intervista rilasciata il 12 dicembre scorso a tiscali.it (5) dichiara
senza mezzi termini che a suo parere l’allarme sul fascismo è infon-

______________________________________________________________________________________
5) G. Ruotolo, “L’allarme sul fascismo è infondato. È solo l’ultimo collante del cen-
trosinistra”, Tnews, 12 dicembre 2017

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PER LA CRONACA

Roberto Cracco.
Senza titolo.
Tecnica mista su
tela di cotone,
2003

dato: “Non scherziamo proprio. Questo non è fascismo. L’occupazio-


ne a Como della sede di una associazione che si occupa di migranti è
un gesto politico di cattivo gusto, forse di prepotenza che non rag-
giunge, in ogni caso, forme di violenza vera e propria”. L’enfasi posta
da alcuni settori politici e mezzi di informazione su vicende di questo
tipo dipenderebbe dal fatto che ci troviamo ormai in piena campa-
gna elettorale: “La riscoperta dell’antifascismo (speriamo non militan-
te) rappresenta un collante nel tentativo disperato di tenere unito un
vasto schieramento oggi in difficoltà, in funzione delle prossime ele-
zioni politiche di primavera”. E tuttavia, “quello di molte forze di sini-

50

Paginauno n. 56 - febbraio/marzo 2018 - anno XII


Fascismo, antifascismo e radical chic

stra è un atteggiamento molto poco liberale e alla fine anche politi-


camente perdente. Tra l’altro dare altissima visibilità a piccoli episodi
rischia di spingere altri giovani a ripeterli e ad amplificarli”.
Questo dunque è il senso della chiamata a raccolta degli antifa-
scisti: dare un ruolo e una visibilità a un centrosinistra ormai indistin-
guibile, negli obiettivi come nei metodi, dal centrodestra – rispetto
al quale, però, ha molto meno appeal a fini elettorali. Torna alla mente
Aprile di Nanni Moretti e il suo disperato: “D’Alema, di’ qualcosa di
sinistra!”. E l’antifascismo è, per l’appunto, qualcosa di sinistra. I son-
daggi per il Pd sono a dir poco sconfortanti, urge una strategia, ed
ecco che – puntualmente – il blocco amico dell’editoria si assume l’o-
nere di compattare le anime belle contro l’avanzata della “galassia
nera”.
Un’operazione che tuttavia non ha avuto il successo sperato, a cau-
sa di una banale svista editoriale. Repubblica, infatti, ha inaugurato il
2018 ri-pubblicando un’intervista concessa al francese Le Figaro da
Tom Wolfe, tra gli inventori del new journalism e uno dei più grandi
scrittori viventi, dal titolo “I radical chic hanno tradito il popolo” (6).
L’espressione radical chic è stata coniata proprio dallo scrittore ame-
ricano: era il 1970, e sul New York Magazine Tom Wolfe raccontava
la raccolta fondi organizzata dal compositore Leonard Bernstein (nel
suo appartamento di tredici stanze con terrazzo) per le Black Pan-
ther, una storica organizzazione rivoluzionaria afroamericana. Per non
urtare la sensibilità degli ospiti d’onore, Bernstein aveva dato la sera-
ta libera ai suoi domestici di colore e aveva assunto dei camerieri bian-
chi, inaugurando un uso insolito del ‘politicamente corretto’. Il politi-
camente corretto, dice Wolfe “è nato dall’idea marxista che tutto
quello che separa socialmente gli esseri umani deve essere bandito
per evitare il predominio di un gruppo sociale su un altro. In seguito,
ironicamente, il politicamente corretto è diventato uno strumento
delle ‘classi dominanti’, l’idea di un comportamento appropriato per
mascherare meglio il loro ‘predominio sociale’ e mettersi la coscien-
za a posto. A poco a poco, il politicamente corretto è perfino diven-
tato un marcatore di questo ‘predominio’ e uno strumento di con-
trollo sociale, un modo di distinguersi dai ‘bifolchi’ e di censurarli, di
delegittimare la loro visione del mondo in nome della morale. Ormai
la gente deve fare attenzione a quello che dice. E va di male in peg -
gio, specialmente nelle università. […] Attraverso Radical Chic descri-
vevo l’emergere di quella che oggi chiameremmo la ‘gauche caviar’ o
il ‘progressismo da limousine’, vale a dire una sinistra che si è ampia-
mente liberata di qualsiasi empatia per la classe operaia americana.

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6) A. Devecchio, Tom Wolfe: “I radical chic hanno tradito il popolo”, Repubblica, 1
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PER LA CRONACA

Una sinistra che adora l’arte contemporanea, si identifica in cause


esotiche e nella sofferenza delle minoranze ma disprezza i rednecks
dell’Ohio […] In pratica quella parte operaia della popolazione che,
storicamente, ha sempre costituito il midollo del partito Democrati-
co. Durante queste elezioni l’aristocrazia democratica ha deciso di fa-
vorire una coalizione di minoranze e di escludere dalle sue preoccu-
pazioni la classe operaia bianca. E a Donald Trump è bastato chinarsi
a raccogliere tutti quegli elettori e convogliarli sulla sua candidatura”.
La stampa che si posiziona politicamente a destra fiuta subito il
colpaccio: da chi sono rappresentati, in Italia, i radical chic wolfiani?
Chi è la nostra ‘gauche caviar’? Ma il Pd, ovviamente, e gli intellet-
tuali di sinistra che lo sostengono! Per usare la classica metafora del
volley, Repubblica ha alzato una palla perfetta, e Il Giornale ha schiac-
ciato. Il 3 gennaio esce l’articolo di Michele Porro dal titolo “Tom
Wolfe ‘stronca’ Repubblica su Repubblica. L’autorete del quotidiano:
pubblicata un’intervista allo scrittore che boccia la sinistra del politi-
camente corretto”. Il pezzo esordisce così: “Ieri Tom Wolfe ha rilasciato
a La Repubblica una bella intervista in cui spiega perché il pensiero di
Repubblica è morto”. Lasciando da parte le inesattezze (l’intervista era
stata pubblicata due giorni prima, il primo gennaio, e non era stata
rilasciata a Repubblica), la sostanza non fa una piega: “Il mondo che
sfila per l’accoglienza a Milano, non rendendosi conto di come viva-
no gli italiani; gli intellettuali che considerano razzisti coloro che so-
no contro lo ius soli; gli indignati contro il fascismo, l’orda nera della
politica europea, ritenuto una seria minaccia e non più banalmente
la risposta trumpiana, appunto, all’incapacità delle attuali classi diri-
genti di dare una risposta a una società e a un mercato che stanno
cambiando rapidamente. Insomma Wolfe ce l’ha con il pensiero di
Repubblica e con i suoi intellò di riferimento che sono evidentemen-
te talmente abituati a mascherarsi di fronte ai propri lettori che lo
fanno anche di fronte a se stessi. Altrimenti, perbacco, dalle parti di
Repubblica si dovrebbero fare un bel esamino di coscienza” (7). Ol-
tre al danno, dunque, anche la beffa.
Sarebbe stato il caso di soprassedere: ormai la frittata era fatta,
meglio lasciar cadere il faux pas nel dimenticatoio. Invece, contro ogni
logica, Repubblica si lancia in una strenua (quanto impossibile) dife-
sa dei radical chic, e con una delle sue firme di punta. Michele Serra
scrive un pezzo intitolato: “Caro Tom Wolfe, ma quali radical chic?”,
nel quale leggiamo che “nella vulgata di destra è diventato ‘radical
chic’ tutto ciò che odora di solidarismo (è per lavarsi la coscienza!) o
di amore per la cultura (è per umiliare la gente semplice!) e ovvia-

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7) N. Porro, Tom Wolfe "stronca" Repubblica su Repubblica, Il Giornale, 3 gennaio
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Fascismo, antifascismo e radical chic

mente di critica del populismo (è disprezzo per il popolo!) […] Ma


ammesso e concesso che i liberal, per i bifolchi dell’Ohio, abbiano fat-
to poco e male, che cosa fa, per i bifolchi dell’Ohio, Tom Wolfe? Ho la
presunzione di conoscere la risposta: non fa assolutamente niente
[…] Lui, a differenza di Bernstein, non è gravato dai sensi di colpa del
ricco di sinistra: perché, fortunato lui, è un ricco di destra”. (8). Come
insegnava Schopenhauer, per ottenere ragione quando non hai la ve-
rità dalla tua parte, attacca l’avversario ad personam, ed è ciò che fa
Michele Serra ridicolizzando Tom Wolfe.
È ovvio che un occhio sulla crescita di realtà come CasaPound (9),
così come su certe esternazioni sulla “razza” di esponenti della Lega
Nord, bisogna tenerlo. Seriamente, però, che significa interrogarsi sul-
le cause e non in funzione di propaganda elettorale. Perché diciamo-
celo: Leonard Bernstein sosteneva le Pantere nere. Non era facile
nella New York degli anni Settanta raccogliere fondi per un’organiz-
zazione che sollecitava l’uso della forza (anche se per autodifesa), e
che inquadrava la discriminazione della popolazione di colore in
un’ottica marxista-leninista di lotta di classe, cioè in opposizione alla
struttura capitalistica della società statunitense. I radical chic nostra-
ni si limitano a gridare al lupo fascista, tenendosi ben alla larga da
qualunque riflessione – figuriamoci organizzazione – anti-capitalista.
E se dev’essere un cardinale conservatore come Bagnasco (10) a di-
chiarare che il problema più serio in Italia non è il fascismo ma il la-
voro (quello vero, che ti permette di progettare il futuro), allora sia-
mo davvero nei guai.

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8) M. Serra, Caro Tom Wolfe, ma quali radical chic?, Repubblica, 4 gennaio 2018
9) Cfr. Matteo Luca Andriola, CasaPound: le radici politico-culturali e le ragioni
dell’ascesa, pag. 34
10) Fascismo, il cardinale Bagnasco: “Stare attenti a non enfatizzare, il problema
più importante è il lavoro”, Genova24.it, 19 gennaio 2018

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