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miltos manetas
ROM (Read-Only-Memory)
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miltos manetas
ROM (Read-Only-Memory)
“Μέμωρι” - MILTOS MANETAS, Galleria Valentina Bonomo
Continua su
http://pacealessandra.people.timeline.manetas.com
Alessandra Pace
Questo libro...
Questo libro è il risultato di un calcolo-da-computer esistenziale: i dise-
gni e anche i pensieri che si trovano qui, non possono, non devono, sa-
rebbe uno spreco, essere semplicemente “presentati”.
Devono in qualche maniera - già dal momento che si decide di far d’essi
un volume - prendere a “funzionare” come memoria ROM(1) di qualche
Quantum Computer (che magari esiste o ancora non esiste - ma che co-
munque funziona: di un computer cioè “esistenziale”).(1)
Ecco come è cominciato questo libro: 22 giorni prima dell’ apertura del-
la mia mostra “Μέμωρι”(2), ho incontrato Riccardo Duranti e tramite lui i
sui libri di Coazinzola Press.
Il nostro incontro è avvenuto nel luogo più importante - per me- del Con-
tinente Europeo: nel territorio della Sabina/Lazio/Italia. Ci siamo incon-
trati infatti all’Abbazia di Farfa dove Riccardo stava esponendo i suoi
libri nel contesto di una fiera locale. Il suo primo libro che ho preso in
mano, era un libro di poesie scritte da Per Aage Brandt (“Antenne dell’ho-
munculus”, 2017), disegnato - come tutti i libri di Coazinzola Press - da
Raffaella Valsecchi. È un libro di 175 pagine, 15x21x 1 cm, stampato su
carta Fedrigoni / Vellum da CM Studio S.R.L di Mario Cantalupo.
Dal primo minisecondo che questo volume è stato posato nella mia mano
destra, e mentre lo stavo cominciando a sfogliare con la sinistra, l’ho
sentito trasformarsi in una specie di computer. E non solo: le persone che
hanno prodotto il libro hanno anche cominciato a esistere per me. Hanno
presso a “funzionare” - anche loro - come computer, un computer sempre
quantistico, sempre esistenziale.(3)
Sapevo subito che il mio libro “Μέμωρι” sarebbe dovuto “saltare fuori”
da loro, sia nella maniera più semplice, (copiando “Antenne dell’homun-
culus”, utilizzando gli stessi caratteri e struttura del libro pubblicato
dalla Coazinzola Press) sia in maniera più complessa. Quanto complessa?
Non sapevo. Questo sarebbe stato determinato dalle “computazioni” che
ognuna delle persone che hanno prodotto il libro di Brandt, avrebbero
voluto/potuto/riuscito generare.
La prima persona che andava interpellata era Riccardo Duranti. Avrebbe
accettato che il suo libro fosse stato usato in questa maniera? “Ho delle
perplessità” - mi ha detto Riccardo. “Sono piuttosto per le cose origina-
li...”. Comunque, ha accettato. Ha anche chiesto a Per Aage Brandt se
avrebbe permesso l’uso del suo libro, anche lo scrittore danese ha accet-
tato. La traduttrice, Eva Kampmann, ha espresso delle perplessità, ma ha
poi accettato anche lei. Raffaella Valsecchi - la designer del libro - ha pure
accettato l’appropriazione della sua grafica per il mio libro e finalmente
NERO, la casa editrice Romana che publica “Μέμωρι” ha accettato di
produrre il nostro libro in questo modo. Perfino CM Studio S.R.L, ha
accettato di stampare il volume e Mario Cantalupo ha proposto: “Si può
anche stamparlo con 50 copertine diverse”. Cosi si è deciso di stamparlo
con 50 copertine diverse... Parlando poi al telefono con Raffaella Valsec-
chi - per vedere se magari le veniva qualche idea, se volesse cambiare il
progetto grafico un poco - o anche tanto - mi è sembrato che lei abbia
capito che io avrei voluto includere una parte del libro di Per Aage Brandt.
“Non tanto del suo libro, ma una parte sicuramente” - ho pensato: “la sua
poesia“risoluzione di Problemi”... cioè la pagina che contiene quella poe-
sia, strappando magari le altre due poesie che la pagina contiene.
Sarebbero stati d’accordo Duranti e Brandt? Era da vedere. Se poi fosse-
ro stati d’accordo, secondo me Brandt avrebbe anche voluto - e magari
potuto - scrivere qualcosa in più per il libro “Μέμωρι”. O magari aveva già
scritto qualcosa che potrebbe, dovrebbe, essere incluso nel mio libro. Era
tutto da vedere. Quando gli strumenti di cultura (disegni, poesie, design,
fonts, libri etc) non vengono usati per quel che servono, si attivano - ne
sono sicuro - certe elaborazioni esistenziali...
Sarebbe tutto da vedere.
Miltos Manetas
(1) Read Only Memory, ossia memoria a sola lettura, termine spesso con l’acronimo ROM, è una
tipologia di memoria informatica non volatile in cui i dati sono memorizzati tramite collegamenti
elettronici fisici e stabili. Il suo contenuto non è modificabile durante il normale funzionamento, ma
può esserlo...
----- Message d’origine ---- -“I am also going to be the bearer of bad news
and say that we can’t have a cat during the workshops. I am worried that
people may misinterpret us having animals in the gallery and see it as
cruel (especially if it has to be brought in each day). We certainly wouldn’t
be able to leave it in the gallery overnight as it could possibly set off the
alarms.”
london, 22/2/2007
(From ExistentialComputing.com)
11
»Are you expressing a new version of troubleshooting «
»a 21st century idea of unhappiness?«
»What a beautiful thing that would be«
»Malcolm asked me straight away after his arrival at the Hayward«
»what a way to put it I said..«
»Yes, I do!«
(From ExistentialComputing.com)
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maskiner har ingen vilje, medmindre de netop
ikke vil, således forholder det sig med verden
over det hele, den har ingen vilje, lige undtagen
når den går mig imod dvs. ikke kommer mig i møde,
f.eks. hvis det ikke går ret godt, idet jeg ikke kommer
nogen vegne, se, så har verden en vilje: en modvilje
(l’adversité)
160
machines have no will, unless it’s precisely that they
will not, in the same way the world maintains its position
with everything, it has no will, with the minor exception
of when it opposes me, that is to say when it won’t comply,
for instance if it’s not going too well, in the sense that I’m
getting nowhere, see, then the world has a will: a no-way-will
(l’adversité)
161
det er som at sejle, ting glider i forskellige retninger
omkring os, ikke en bestemt, så hvem bevæger sig,
og hvem ikke, velan, hvis vi var i en verden, hvor
det var forbudt at stå stille, eller fysisk umuligt, var
du ligesom jeg på eksistentiel glatis for alvor, og det
er lige min situation, derfor bevæger jeg ikke verden
162
it’s like sailing, things glide by in different directions
around us, not a particular one, so who’s moving
and who’s not, well then, if we were in a world where
it was forbidden to stand still, or physically impossible,
you, as I, would be on serious existential thin ice, and that
is exactly the situation and why I don’t move the world
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assets aiseop al ehc e ,otsetnoc etneserp len ihcco ilg ottos e inam el art
-fe ni éhcrep erageips id è opocs orol li ;eriddartnoc erarbmes ebbertop
.aiseop ais ehc osnep ittef
amirp ettabmi is onamu eresse ingo iuc ni asoiretsim asoc anu è aiseop aL
id eronim amrof anu ,atats erpmes è ol e ,euqnumoc è am ,ativ allen iop o
ovitom otseuq rep emoccis E .anracs e elise ùip amrof al ,izna ,arutarettel
è ,ihcco ilg acnats non e ,osserppa alesratrop acitaf anu è non ereneg ni
osrod a e subotua’llus ,anatiloportem ni aruttel id elairetam emoc attada
ol erazla etertop otnat ingO .itterid eteis evod as ollavac li es ,ollavac id
.otaibmac è odnom li es erallortnoc rep odraugs
175
Ps.
ho cominciato fare μέμωρι dopo aver passato diversi pomeriggi nella stanza
di mia figlia Alpha alla nostra casa di Bogotà. Le pareti di questa stanza sono
pieni di disegni fatti dalla bambina.
Spesso li guardiamo - Alpha, Nora Renaud e io - li discutiamo e li facciamo
vedere a chi viene a casa. È interessante che Alpha ricorda sempre chi o cosa
ha dipinto in ogni foglio. A volte si ricorda anche i diversi particolari del
contesto attorno a lei mentre disegnava. I suoi disegni sono, potrebbero es-
sere, stickers mnemonici. Molti sono fatti con pennarelli per bambini, Alpha
li ha fatti tre o anche quattro anni fa e hanno cominciato sparire… Natural-
mente li ho fotografati però questo non basterebbe, la fotografia di un disegno
non cattura il momento che il disegno ha catturato. Ho chiesto allora ad Alpha
di rintracciare le loro linee sbiadite e siccome lei non lo voleva fare - preferiva
fare un nuovo disegno - mi sono messo a farlo io. Subito Alpha mi ha preso le
matite dalla mano e ha voluto farlo lei invece.
Che fa un papà con I disegni di sua figlia? Come li mette al muro? Ho pensa-
to di stenderli come microschermi, utilizzando degli spilli.
Non era facile, ma poi sono diventato uno specialista. Istallando i disegni in
questa maniera, uno pensa diverse cose a proposito di muri/stanze/case/
computer/numeri/anni.
Se poi ti metti a guardarli - mentre la luce naturale cambia la sua posizione
su di loro come un cursore, ti vengono certe idee in mente.
A me è venuta solamente UN’idea: l’idea del disegno. Ho sempre cercato di
disegnare - sono un artista, dopotutto.
Infatti, ho sempre disegnato ma non sono mai stato soddisfatto dei miei di-
segni.
Non sono “arte” – pensavo - come quelli di Pieter Paul Rubens o di Vanessa
Beecroft. Non erano neanche super-disegni né super-arte come nelle opere
di Enzo Cucchi. Ora capisco che quei disegni non erano quel credevo che avrei
voluto fossero, perché c’era qualcosa altro da fare. Ho cominciato, infatti, a
fare - “qualcos’altro” - in uno dei pomeriggi, sdraiato nel letto di mia figlia,
meditando sui momenti che passano e le cifre che lasciano dietro. Cifre, non
disegni…
Ho cominciato allora a cifrare sulla carta nel modo che uno batte su una ta-
stiera di computer. Ho cominciato a farlo dappertutto, foglio dopo foglio dopo
foglio. Ero molto felice…
Raccolto un buon numero di fogli, ho subito pensato di esporli. Appena però
ho pensato questo, ho anche pensato che avrei dovuto smettere di disegnare
o almeno farne meno perché l’arte sarebbe in verità “l’arte della creatività
controllata”. Uno fa un certo numero di cose, poi sceglie le migliori, le espone
e le vende…
Solamente a pensare questo, ho cominciato a perdere la felicità... Perché? Ci
ho pensato un po’ e mi sono reso conto che quel che mi fa perdere la felicità
- se penso di esporre I disegni - sarebbe il loro prezzo! Le opere sono fatte per
essere raccolte da qualcuno e chi raccoglie paga, questa idea mi è sempre
piaciuto e anche aiutato a dipingere, è stata per me l’ idea-assistente.
Non nel caso di questi disegni però. Ho deciso allora che questi disegni devo-
no essere collezionati senza denaro in mezzo. Anzi, se avessi un po’ di dena-
ro in più, avrei voluto pagare io chi li acquista… Ora il problema era come
dare una possibilità ai μέμωρι di continuare a esistere… L’arte dispone di un
sistema magnifico di far morire i disegni: basta metterli in cornice! Dall’altra
parte, l’artista non può interferire molto con il karma del suo lavoro, solo
poco. Ho deciso che se qualcuno vuole la cornice, la deve prenotare subito,
sarebbe una cornice molto particolare, fatta da una persona molto partico-
lare che vive in Sabina vicino a Mompeo, una cornice “Francescana”. Per chi
non vuole quella cornice, il disegno non si può più incorniciare e Io dovrò
andare a istallarlo io a casa sua con i miei spilli sul muro che ho scelto. È un
sistema di istallazione piuttosto precario naturalmente cosi il disegno può
continuare a “vivere” - cioè, potrebbe anche “morire”!
Miltos Manetas
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http://potrebbeanchemorire.texts.timeline.manetas.com
This book is published Miltos Manetas and Valentina Bonomo
on the occasion of the exhibition: wish to thank
Μεμωρι Riccardo Duranti, Per Aage Brandt,
Galleria Valentina Bonomo Alessandra Pace, Nora Renaud,
6 October – 6 November 2017 Alpha Manetas, Marco Aroldi
Via del Portico d’Ottavia 13 and Caterina Magrini, Renato Vivaldi,
Roma Eva Kampmann, Raffaella Valsecchi,
Lorenzo Gigotti, Mario Cantalupo and his
Text by family.
Miltos Manetas, Alessandra Pace,
Per Aage Brandt The publication has been generously
supported by
Designed by Galleria Valentina Bonomo
Raffaella Valsecchi www.galleriabonomo.com
Published by
NERO
Individual orders
and information
distribution@neromagazine.it
www.neromagazine.it
ISBN XXXXXXXXXXXXXXXXX
Finito di stampare nel mese di ottobre 2017
presso CM STUDIO S.R.L.
per conto di NERO
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miltos manetas
ROM (Read-Only-Memory)
“Μέμωρι” - MILTOS MANETAS, Galleria Valentina Bonomo
Continua su
http://pacealessandra.people.timeline.manetas.com
Alessandra Pace
Questo libro...
Questo libro è il risultato di un calcolo-da-computer esistenziale: i dise-
gni e anche i pensieri che si trovano qui, non possono, non devono, sa-
rebbe uno spreco, essere semplicemente “presentati”.
Devono in qualche maniera - già dal momento che si decide di far d’essi
un volume - prendere a “funzionare” come memoria ROM(1) di qualche
Quantum Computer (che magari esiste o ancora non esiste - ma che co-
munque funziona: di un computer cioè “esistenziale”).(1)
Ecco come è cominciato questo libro: 22 giorni prima dell’ apertura del-
la mia mostra “Μέμωρι”(2), ho incontrato Riccardo Duranti e tramite lui i
sui libri di Coazinzola Press.
Il nostro incontro è avvenuto nel luogo più importante - per me- del Con-
tinente Europeo: nel territorio della Sabina/Lazio/Italia. Ci siamo incon-
trati infatti all’Abbazia di Farfa dove Riccardo stava esponendo i suoi
libri nel contesto di una fiera locale. Il suo primo libro che ho preso in
mano, era un libro di poesie scritte da Per Aage Brandt (“Antenne dell’ho-
munculus”, 2017), disegnato - come tutti i libri di Coazinzola Press - da
Raffaella Valsecchi. È un libro di 175 pagine, 15x21x 1 cm, stampato su
carta Fedrigoni / Vellum da CM Studio S.R.L di Mario Cantalupo.
Dal primo minisecondo che questo volume è stato posato nella mia mano
destra, e mentre lo stavo cominciando a sfogliare con la sinistra, l’ho
sentito trasformarsi in una specie di computer. E non solo: le persone che
hanno prodotto il libro hanno anche cominciato a esistere per me. Hanno
presso a “funzionare” - anche loro - come computer, un computer sempre
quantistico, sempre esistenziale.(3)
Sapevo subito che il mio libro “Μέμωρι” sarebbe dovuto “saltare fuori”
da loro, sia nella maniera più semplice, (copiando “Antenne dell’homun-
culus”, utilizzando gli stessi caratteri e struttura del libro pubblicato
dalla Coazinzola Press) sia in maniera più complessa. Quanto complessa?
Non sapevo. Questo sarebbe stato determinato dalle “computazioni” che
ognuna delle persone che hanno prodotto il libro di Brandt, avrebbero
voluto/potuto/riuscito generare.
La prima persona che andava interpellata era Riccardo Duranti. Avrebbe
accettato che il suo libro fosse stato usato in questa maniera? “Ho delle
perplessità” - mi ha detto Riccardo. “Sono piuttosto per le cose origina-
li...”. Comunque, ha accettato. Ha anche chiesto a Per Aage Brandt se
avrebbe permesso l’uso del suo libro, anche lo scrittore danese ha accet-
tato. La traduttrice, Eva Kampmann, ha espresso delle perplessità, ma ha
poi accettato anche lei. Raffaella Valsecchi - la designer del libro - ha pure
accettato l’appropriazione della sua grafica per il mio libro e finalmente
NERO, la casa editrice Romana che publica “Μέμωρι” ha accettato di
produrre il nostro libro in questo modo. Perfino CM Studio S.R.L, ha
accettato di stampare il volume e Mario Cantalupo ha proposto: “Si può
anche stamparlo con 50 copertine diverse”. Cosi si è deciso di stamparlo
con 50 copertine diverse... Parlando poi al telefono con Raffaella Valsec-
chi - per vedere se magari le veniva qualche idea, se volesse cambiare il
progetto grafico un poco - o anche tanto - mi è sembrato che lei abbia
capito che io avrei voluto includere una parte del libro di Per Aage Brandt.
“Non tanto del suo libro, ma una parte sicuramente” - ho pensato: “la sua
poesia“risoluzione di Problemi”... cioè la pagina che contiene quella poe-
sia, strappando magari le altre due poesie che la pagina contiene.
Sarebbero stati d’accordo Duranti e Brandt? Era da vedere. Se poi fosse-
ro stati d’accordo, secondo me Brandt avrebbe anche voluto - e magari
potuto - scrivere qualcosa in più per il libro “Μέμωρι”. O magari aveva già
scritto qualcosa che potrebbe, dovrebbe, essere incluso nel mio libro. Era
tutto da vedere. Quando gli strumenti di cultura (disegni, poesie, design,
fonts, libri etc) non vengono usati per quel che servono, si attivano - ne
sono sicuro - certe elaborazioni esistenziali...
Sarebbe tutto da vedere.
Miltos Manetas
(1) Read Only Memory, ossia memoria a sola lettura, termine spesso con l’acronimo ROM, è una
tipologia di memoria informatica non volatile in cui i dati sono memorizzati tramite collegamenti
elettronici fisici e stabili. Il suo contenuto non è modificabile durante il normale funzionamento, ma
può esserlo...
----- Message d’origine ---- -“I am also going to be the bearer of bad news
and say that we can’t have a cat during the workshops. I am worried that
people may misinterpret us having animals in the gallery and see it as
cruel (especially if it has to be brought in each day). We certainly wouldn’t
be able to leave it in the gallery overnight as it could possibly set off the
alarms.”
london, 22/2/2007
(From ExistentialComputing.com)
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»Are you expressing a new version of troubleshooting «
»a 21st century idea of unhappiness?«
»What a beautiful thing that would be«
»Malcolm asked me straight away after his arrival at the Hayward«
»what a way to put it I said..«
»Yes, I do!«
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maskiner har ingen vilje, medmindre de netop
ikke vil, således forholder det sig med verden
over det hele, den har ingen vilje, lige undtagen
når den går mig imod dvs. ikke kommer mig i møde,
f.eks. hvis det ikke går ret godt, idet jeg ikke kommer
nogen vegne, se, så har verden en vilje: en modvilje
(l’adversité)
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machines have no will, unless it’s precisely that they
will not, in the same way the world maintains its position
with everything, it has no will, with the minor exception
of when it opposes me, that is to say when it won’t comply,
for instance if it’s not going too well, in the sense that I’m
getting nowhere, see, then the world has a will: a no-way-will
(l’adversité)
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det er som at sejle, ting glider i forskellige retninger
omkring os, ikke en bestemt, så hvem bevæger sig,
og hvem ikke, velan, hvis vi var i en verden, hvor
det var forbudt at stå stille, eller fysisk umuligt, var
du ligesom jeg på eksistentiel glatis for alvor, og det
er lige min situation, derfor bevæger jeg ikke verden
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it’s like sailing, things glide by in different directions
around us, not a particular one, so who’s moving
and who’s not, well then, if we were in a world where
it was forbidden to stand still, or physically impossible,
you, as I, would be on serious existential thin ice, and that
is exactly the situation and why I don’t move the world
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assets aiseop al ehc e ,otsetnoc etneserp len ihcco ilg ottos e inam el art
-fe ni éhcrep erageips id è opocs orol li ;eriddartnoc erarbmes ebbertop
.aiseop ais ehc osnep ittef
amirp ettabmi is onamu eresse ingo iuc ni asoiretsim asoc anu è aiseop aL
id eronim amrof anu ,atats erpmes è ol e ,euqnumoc è am ,ativ allen iop o
ovitom otseuq rep emoccis E .anracs e elise ùip amrof al ,izna ,arutarettel
è ,ihcco ilg acnats non e ,osserppa alesratrop acitaf anu è non ereneg ni
osrod a e subotua’llus ,anatiloportem ni aruttel id elairetam emoc attada
ol erazla etertop otnat ingO .itterid eteis evod as ollavac li es ,ollavac id
.otaibmac è odnom li es erallortnoc rep odraugs
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Ps.
ho cominciato fare μέμωρι dopo aver passato diversi pomeriggi nella stanza
di mia figlia Alpha alla nostra casa di Bogotà. Le pareti di questa stanza sono
pieni di disegni fatti dalla bambina.
Spesso li guardiamo - Alpha, Nora Renaud e io - li discutiamo e li facciamo
vedere a chi viene a casa. È interessante che Alpha ricorda sempre chi o cosa
ha dipinto in ogni foglio. A volte si ricorda anche i diversi particolari del
contesto attorno a lei mentre disegnava. I suoi disegni sono, potrebbero es-
sere, stickers mnemonici. Molti sono fatti con pennarelli per bambini, Alpha
li ha fatti tre o anche quattro anni fa e hanno cominciato sparire… Natural-
mente li ho fotografati però questo non basterebbe, la fotografia di un disegno
non cattura il momento che il disegno ha catturato. Ho chiesto allora ad Alpha
di rintracciare le loro linee sbiadite e siccome lei non lo voleva fare - preferiva
fare un nuovo disegno - mi sono messo a farlo io. Subito Alpha mi ha preso le
matite dalla mano e ha voluto farlo lei invece.
Che fa un papà con I disegni di sua figlia? Come li mette al muro? Ho pensa-
to di stenderli come microschermi, utilizzando degli spilli.
Non era facile, ma poi sono diventato uno specialista. Istallando i disegni in
questa maniera, uno pensa diverse cose a proposito di muri/stanze/case/
computer/numeri/anni.
Se poi ti metti a guardarli - mentre la luce naturale cambia la sua posizione
su di loro come un cursore, ti vengono certe idee in mente.
A me è venuta solamente UN’idea: l’idea del disegno. Ho sempre cercato di
disegnare - sono un artista, dopotutto.
Infatti, ho sempre disegnato ma non sono mai stato soddisfatto dei miei di-
segni.
Non sono “arte” – pensavo - come quelli di Pieter Paul Rubens o di Vanessa
Beecroft. Non erano neanche super-disegni né super-arte come nelle opere
di Enzo Cucchi. Ora capisco che quei disegni non erano quel credevo che avrei
voluto fossero, perché c’era qualcosa altro da fare. Ho cominciato, infatti, a
fare - “qualcos’altro” - in uno dei pomeriggi, sdraiato nel letto di mia figlia,
meditando sui momenti che passano e le cifre che lasciano dietro. Cifre, non
disegni…
Ho cominciato allora a cifrare sulla carta nel modo che uno batte su una ta-
stiera di computer. Ho cominciato a farlo dappertutto, foglio dopo foglio dopo
foglio. Ero molto felice…
Raccolto un buon numero di fogli, ho subito pensato di esporli. Appena però
ho pensato questo, ho anche pensato che avrei dovuto smettere di disegnare
o almeno farne meno perché l’arte sarebbe in verità “l’arte della creatività
controllata”. Uno fa un certo numero di cose, poi sceglie le migliori, le espone
e le vende…
Solamente a pensare questo, ho cominciato a perdere la felicità... Perché? Ci
ho pensato un po’ e mi sono reso conto che quel che mi fa perdere la felicità
- se penso di esporre I disegni - sarebbe il loro prezzo! Le opere sono fatte per
essere raccolte da qualcuno e chi raccoglie paga, questa idea mi è sempre
piaciuto e anche aiutato a dipingere, è stata per me l’ idea-assistente.
Non nel caso di questi disegni però. Ho deciso allora che questi disegni devo-
no essere collezionati senza denaro in mezzo. Anzi, se avessi un po’ di dena-
ro in più, avrei voluto pagare io chi li acquista… Ora il problema era come
dare una possibilità ai μέμωρι di continuare a esistere… L’arte dispone di un
sistema magnifico di far morire i disegni: basta metterli in cornice! Dall’altra
parte, l’artista non può interferire molto con il karma del suo lavoro, solo
poco. Ho deciso che se qualcuno vuole la cornice, la deve prenotare subito,
sarebbe una cornice molto particolare, fatta da una persona molto partico-
lare che vive in Sabina vicino a Mompeo, una cornice “Francescana”. Per chi
non vuole quella cornice, il disegno non si può più incorniciare e Io dovrò
andare a istallarlo io a casa sua con i miei spilli sul muro che ho scelto. È un
sistema di istallazione piuttosto precario naturalmente cosi il disegno può
continuare a “vivere” - cioè, potrebbe anche “morire”!
Miltos Manetas
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http://potrebbeanchemorire.texts.timeline.manetas.com
This book is published Miltos Manetas and Valentina Bonomo
on the occasion of the exhibition: wish to thank
Μεμωρι Riccardo Duranti, Per Aage Brandt,
Galleria Valentina Bonomo Alessandra Pace, Nora Renaud,
6 October – 6 November 2017 Alpha Manetas, Marco Aroldi
Via del Portico d’Ottavia 13 and Caterina Magrini, Renato Vivaldi,
Roma Eva Kampmann, Raffaella Valsecchi,
Lorenzo Gigotti, Mario Cantalupo and his
Text by family.
Miltos Manetas, Alessandra Pace,
Per Aage Brandt The publication has been generously
supported by
Designed by Galleria Valentina Bonomo
Raffaella Valsecchi www.galleriabonomo.com
Published by
NERO
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www.neromagazine.it
ISBN XXXXXXXXXXXXXXXXX
Finito di stampare nel mese di ottobre 2017
presso CM STUDIO S.R.L.
per conto di NERO
ISBN 978-88-8056-024-1