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Commentario.

Ricerca sull’intelletto umano di David Hume

“Risulta allora che quest’idea d’una connessione necessaria fra eventi sorge da un

numero de casi simili in cui si verifica la constante congiunzione dei detti eventi,

mentre quell’idea non può mai essere suggerita da qualcuno solo di questi casi,

anche se considerato in tutte le luce e le posizione possibili. Ma in un certo numero

di casi non c’è nulla di diverso da quello che c’è in ciascun caso singolo, che si

suppone sia esattamente simile agli altri eccetto soltanto che, dopo il ripetersi di

casi simili, la mente viene spinta dall’abitudine, in base al presentarsi di un evento,

ad attendere l’evento che di solito lo accompagna”

Hume, D., Ricerca sull’intelletto umano, Sezione VII, Parte II. Trad. di Mario dal

Pra. 1996, Gius. Laterza & Figli.

Autore

Filosofo illustrato britannico del secolo XVIII. Fu uno dei grandi esponenti

dell’illuminismo britannico. Aveva un approcciato contraddistinto da uno

scetticismo moderato, rilevando i limiti della ragione umana e l’impossibilità di


arrivare a conoscere la verità assoluta. Critico dei metafisici e dei razionalisti,

Hume trarre di nuovo a scena l’esperienza, facendo una ricerca sulla natura

umana applicando il metodo sperimentale della scienza moderna alla filosofia. Per

Hume l’esperienza reiterata, l’abitudine, le impressioni e le idee sono i fondamenti

della conoscenza umana.

Tema

L’idea di connessione necessaria tra causa ed effetto, è in realtà una

congiunzione che sorge da un numero di casi simili in cui questa è verificata,

grazie all’abitudine.

Idee principali

1) Le scienze matematiche e la filosofia morale differiscono nei suoi progressi

dovuto alla mancanza di esperimenti e fenomeni appropriati della seconda.

2) Le idee di potere, forza e connessione necessaria sono incerte e oscure a

differenza delle idee matematiche chiare e determinate, senza ambiguità o

variazione.

3) Per conoscere queste idee oscure è necessario esaminare le impressioni

dalle quali provengono.


4) Queste idee oscure non possono essere derivate dalla riflessione sulle

operazioni della mente e sul governo che la volontà esercita sugli organi del

corpo e sulle facoltà dello spirito.

5) Gli uomini acquistano colla lunga abitudine un’inclinazione della mente, tale

che all’apparire della causa aspettano con sicurezza l’effetto che l’ha

accompagnato.

6) Le teorie che si riferiscono all’energia e all’operare universale dell’Essere

supremo, su come la sua volizione vuole la congiunzione di determinati

oggetti, eccedono le capacità delle facoltà umane.

7) Gli eventi che seguono una catena di successione sembrano esseri

congiunti, mai connessi.

8) La connessione necessaria sembra sorgere da un numero di casi simili in

cui occorre la congiunzione constante di tale eventi.

9) La mente spinta dall’abitudine fa un passaggio immaginativo che le

permette sentire o formare un’impressione dell’idea di potere e di

connessione necessaria.

Relazione fra idee


Hume sporre un problema clave per la conoscenza umana, la validità e

chiarezza di una relazione data per scontato ogni volta che si esperimenta un

evento qualsiasi che ha dietro un altro. Inoltre, segnala le diverse vie che si

possono seguire per arrivare a conoscere l’idea di potere o connessione

necessaria, è ogni volta sporre le difficoltà che ognuna presenta. Arriva a

dirigere la sua attenzione sullo stimolo dell’abitudine sulla mente, e ha poter

formare due definizioni di causa che concordano con il processo di

sperimentare casi simili congiunti, che dopo generano l’impressione di una

relazione di causa ed effetto, e poi un’idea di questa.

Spiegazione delle idee

Il proposito di Hume è fare una ricerca sull’intelletto umano che lo porti a

chiarificare alcune delle conoscenze sul mondo che gli essere umani hanno

acquistato nella sua esperienza. Per fare questo, offre un percorso

argomentativo che comincia con la critica alle filosofie predominanti del suo

tempo e arriva a una critica dello scetticismo. Perché fa questo? Perché usa

uno scettiscismo moderato che le permette di risolvere i dubbi irresoluti o

erroneamente risolti per la tradizione e gli permette di creare un nuovo

cammino per lo scettiscismo, nel quale non deve conformarsi con il solipsismo

ma può comprendere la natura dell’uomo a partire della sua esperienza e il suo


contatto con il mondo. Nel mezzo di queste due, Hume sporre i processi

mediante i quali gli uomini possono formare idee e fa una classificazione

dettagliata di ogni paso dato per avere conoscenze chiare e determinate.

Cosi, fa una classificazione delle impressioni e delle idee, che sono immagini

delle prime, e pone sul foco l’esperienza che essendo reiterata, ci permette di

acquisire l’abitudine, e tenere l’idea della relazione di causa ed effetto. Arrivato

a questo punto, Hume si dispone a sporre un problema al quale il lettore deve

prestare grande attenzione.

Avendo fatto referenza all’assenza di contradizione nelle leggi naturali, Hume

prende in considerazione la validità e la chiarezza de la relazione di causa ed

effetto che trae con sé idee come connessione necessaria, forza e potere. Per

Hume l’oscurità di queste idee può essere percepita, in primo luogo, perché

sono idee usate per la metafisica che non possono essere dimostrate per la

mancanza di esperimenti e fenomeni appropriati, a differenza delle idee delle

scienze matematiche.

Questa comparazione tra mondo metafisico e matematico è ricorrente nel testo,

però l’importante qui è riconoscere che queste nozioni sono idee e quindi

provengono da un’impressione, allora se potessimo trovare l’impressione che le

da origine, queste diventerebbero chiari. Con questo in mente Hume comincia


la sua indagine con un’impressione complessa, la riflessione. Riflette sul potere

della volontà sul corpo e gli atti della mente.

Però, il mistero dell’unione mente corpo, porre l’indagine in questi termini: se

potessimo percepire il potere della volontà per mezzo della conoscenza, allora

potremmo conoscere il suo effetto e l’unione segreta fra spirito e corpo. Inoltre,

la limitazione della volontà e l’anatomia umana non permettono che si posa

inferire una connessione necessaria di causa ed effetto da questa riflessione.

Poi, Hume passa a esaminare una possibile origine nel comando della volontà

quando suscita una nuova idea. Se fossimo consapevoli del potere della

volontà in questa situazione, potremmo conoscere la causa ed anche l’effetto

dado che diventano sinonime, però supporrebbe un potere così grande

pretendere di conoscere pienamente la natura dello spirito per tanto, solo

sentiamo l’evento, ma il potere che lo produce non è comprensibile. Inoltre, fa

di nuovo referenza alla limitazione della mente nel controllo delle passioni e alla

variabilità del controllo che ha su di noi stessi.

Allora, arriva a concludere che questa via non funziona bene, ed è chiaro

secondo il filo argomentativo che la conoscenza del potere della volontà, non si

può raggiungere. Quindi, passa la pagina e si dirige verso teorie metafisiche

che identificano en la volontà di un Essere supremo (Dio), l’origine dell’idea di


connessione necessaria, però di nuovo le limitazioni dell’ntelletto umano e la

nostra ignoranza non ci permettono di comprendere con chiarezza gli elementi

di questa soluzione.

Essendo arrivato qua il lettore si potrà domandare che cosa sta facendo Hume

in queste righe. Bene, sta sponendo tutte le possibili soluzioni, a suo parere,

per questo enigma, lo che significa che non ha ancora finito. Nella parte

seconda di questa sezione entra a esaminare la connessione necessaria nel

mondo dell’esperienza. Fa questo perché si rende conto che per gli uomini è

impossibile prescindere dell’esperienza per lograre spingere la nostra

previsione al di là dell’oggetto che è immediatamente presente.

In questa parte, Hume fa ricorso delle idee precedenti e trae a fuoco la

consuetudine. Allora, se gli uomini conoscono mediante l’esperienza e una

esperienza reiterata fa che gli uomini attendano un evento, deve sorgere una

impressione o sentimento nella mente che ci permette la formazione di un’idea

di connessione. Quindi la prima volta che osservo un evento solo posso

affermare una congiunzione, giacché non riesco a cogliere un legame tra di

essi, però dopo di osservare parecchi casi di questa natura sento che questi

eventi sono connessi e posso predire l’esistenza dell’uno dall’altro.


Dunque, sembra essere che la connessione necessaria è più una

connessione abituale, una congiuzione, per tanto la definizione di causa di

Hume si divide in due per cogliere il fatto che la causa è un oggetto seguito da

un altro(…) dove se il primo oggetto non è esistito nemmeno il secondo, e

simultaneamente è un oggetto seguito da un altro oggetto e che il suo

presentarsi porta il pensiero all’altro oggetto.

Con queste due definizioni e con alcune chiarificazioni termina la sezione, è

importante risaltare che in tutti i passi compiute, non si dubita di tutto solo per il

fato che il potere della causa è sconosciuto, Hume mantiene fedelmente la sua

postura fronte all’importanza dell’esperienza, dunque, anche non è possibile

dimostrare il potere, l’osservazione dell’evento segue essendo possibile.

Inoltre, la presentazione degli argomenti segua una sequenza che permette

seguire un filo conduttore che ci conduce dalle impressioni complesse alle

impressioni semplici, partendo dalle riflessioni alle sensazioni. Finalmente,

questa sezione logra finire coerentemente l’esposizione dell’abitudine o

consuetudine, mostrando che questa è la base di una delle impressioni più

sentita dagli uomini.


Bibliografia

Hume, D., Ricerca sull’intelletto umano. Trad. di Mario dal Pra. 1996, Gius. Laterza

& Figli.

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