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VIII.

IL LASER

Prima di chiarire la natura fisica della più moderna sorgente di luce, ci proponiamo di
introdurre un rapido excursus storico del cosiddetto effetto laser.

Cenni storici
Durante l'ultima guerra la Marina degli Stati Uniti d'America aveva chiesto a Charles
Townes, professore presso la Columbia University, di migliorare la portata delle
microonde utilizzate nella tecnologia radar. Dopo molte ricerche, il fisico statunitense
riuscì, nel 1954, ad amplificare alcune caratteristiche dei fasci, facendo interagire le
onde di piccola frequenza con un gas di ammoniaca opportunamente preparato.
L'apparato sperimentale, e quindi tutto il processo, venne chiamato dallo stesso
autore MASER, acronimo coniato dalle iniziali della frase Microwaves Amplification
by Stimulated Emission of Radiation (amplificazione di microonde mediante
emissione stimolata di radiazione).
Questo dispositivo rappresenta il "padre" del maser ottico, battezzato da G. Gouid,
ricercatore presso la stessa Columbia University, LASER, termine che sta a
significare: amplificazione della luce mediante emissione stimolata di radiazioni.
Stimolati da questo lavoro, numerosi ricercatori tentarono subito di realizzare qualche
sistema pratico in grado di emettere un fascio laser nel campo del visibile.
Storicamente, il primo laser fu fatto ufficialmente funzionare presso i laboratori
Huyghens, in California, nel giugno del 1960 da T.H. Maiman utilizzando come
mezzo attivo un cristallo di rubino. Successivamente furono scoperte diverse altre
sostanze in fase solida, liquida e gassosa che possono essere vantaggiosamente
attivate per emissione di radiazione di lunghezze d'onda che dall'ultravioletto si
estendono fino alle bande del lontano infrarosso.

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Alcuni tipi di laser
A seconda del materiale otticamente attivo impiegato, i dispositivi vengono
comunemente differenziati in: laser a stato solido, come quello a rubino illustrato in
figura, laser a gas, laser a coloranti, laser a giunzione.
Uno degli indici più significativi dello sviluppo tecnologico dei sistemi laser è senza
dubbio rappresentato dal progressivo incremento della potenza della radiazione laser.
Si è infatti passati dai pochi milliwatt dei primi dispositivi ai molti kilowatt del laser
ad anidride carbonica in emissione continua, alle enormi potenze di picco dell'ordine
di milioni di megawatt dei laser a impulsi, oggi utilizzati anche per alcuni esperimenti
di fusione termonucleare controllata.
Per quanto riguarda lo schema dell'apparecchiatura laser prendiamo in considerazione
un prototipo a stato solido, realizzato mediante un cristallo di rubino.
Il dispositivo, schematizzato nelle sue parti fondamentali in figura, è
essenzialmente composto:
- da un cristallo di materiale attivo delimitato alle due estremità
da una base perfettamente riflettente e da un'altra semitrasparente che consentono ai
fotoni, a seguito delle molteplici riflessioni di percorrere più volte il cristallo;
- da una lampada a spirale detta di pompaggio ottico riempita con xeno a bassa
pressione, ovvero con tungsteno e cripto o con vapori di mercurio ad alta pressione.
La lampada, alimentata da un generatore connesso con una batteria di condensatori,
emette un'intensa radiazione luminosa che, delimitata entro la cavità riflettente, eccita
gli atomi del cristallo, i quali di conseguenza emettono uno sciame di fotoni.

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Schema di un laser a stato solido realizzato mediante un cristallo di rubino (1) circondato da una
lampada a spirale(2) in grado di emettere una intensa radiazione luminosa che, penetrando nel
cristallo (3), genera uno sciame di fotoni coerenti (4). Agli estremi del cristallo sono collocati uno
specchio riflettente(5) e uno semitrasparente.

Principali caratteristiche dell'effetto laser


Descriviamo brevemente le due fondamentali caratteristiche dell'effetto laser.
Diciamo dapprima che, a differenza di una normale lampada a scarica di tipo
fluorescente, che per certe caratteristiche presenta molti punti in comune con il
dispositivo che stiamo analizzando, la luce laser non viene irradiata in tutte le
direzioni come le sorgenti di tipo tradizionale. Si forma infatti un sottile pennello
luminoso che si propaga a grande distanza con estrema direzionalità: proprietà
normalmente chiamata coerenza spaziale.
Il secondo attributo della luce laser, rappresentato dalla cosiddetta coerenza
temporale, è fondato sulla rigorosa monocromaticità del fascio. La radiazione
presenta sempre una stessa frequenza e una stessa fase sicché le onde, in perfetto
sincronismo, si sommano l'una con l'altra originando un treno di luce coerente che
può essere spinto ad elevata intensità e ad elevata potenza.
In termini spettroscopici questo aspetto del fascio laser esprime una "purezza di
colore" (riga estremamente stretta) che non ha riscontro in natura.

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Ciò premesso, al fine di chiarire ulteriormente la genesi dell'irraggiamento laser,
analizziamo i processi fisici connessi con le due espressioni stimulated emission e
light amplification che caratterizzano nella versione originale la parola laser.
Come abbiamo già accennato, ogni qualvolta gli atomi della materia vengono colpiti
da un'onda elettromagnetica di determinata frequenza, i fotoni della radiazione
vengono assorbiti, mentre un certo numero di elettroni atomici passa da un livello più
basso, in generale dallo stato fondamentale, a un livello energeticamente superiore.
Dopo un certo intervallo di tempo, dell'ordine dei nanosecondi, gli elettroni eccitati
ritornano spontaneamente nel livello energetico basale emettendo sotto forma di luce,
se la radiazione, come supponiamo, interessa il campo del visibile, l'energia che
prima avevano acquisito.
Questo fenomeno naturale, indicato col nome di emissione spontanea, origina una
radiazione incoerente, in quanto si manifesta nello spazio e nel tempo attraverso una
successione di processi del tutto casuali, disordinati e incorrelati.
Così, per esempio, si comportano le più tradizionali sorgenti luminose come le
lampade a incandescenza, i tubi fluorescenti e i pannelli elettroluminescenti.
Immaginiamo ora una situazione del tutto insolita e piuttosto anomala, in cui la
maggior parte degli atomi si trovano con i loro elettroni già in uno stato eccitato. Si
tratta di una condizione di equilibrio metastabile, che può essere realizzata mediante
un processo indicato col nome di pompaggio ottico, o irradiando preventivamente la
materia con luce estremamente intensa, o stimolando energeticamente gli atomi con
un'appropriata scarica elettrica.
Questa fase preliminare presuppone una specie di inversione di popolazione, in
quanto, attraverso il processo di pompaggio, si cerca di rendere più popolati i livelli
atomici più elevati a scapito di quelli energeticamente più bassi dove normalmente
stazionano gli elettroni.
Se ora gli atomi così preparati vengono investiti da una radiazione di frequenza
direttamente correlata con lo stato di eccitazione degli elettroni, si può realizzare una
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condizione di risonanza ottica per cui i fotoni incidenti sulla materia attivata non solo
non vengono assorbiti, ma sono in grado di generarne dei nuovi. Tutto il processo,
teoricamente previsto da Einstein, viene comunemente indicato con il nome di
emissione stimolata.
Possiamo così giustificare concettualmente le due caratteristiche fondamentali della
luce laser: ogni qualvolta una radiazione luminosa di una particolare lunghezza
d'onda colpisce un atomo o una molecola che si trova in uno stato eccitato, il sistema
ritorna allo stato fondamentale attraverso un'amplificata emissione di radiazione.
Mediante una rappresentazione modellistica puramente simbolica, in figura

abbiamo simulato alcuni caratteristici processi (l'eccitazione, la diseccitazione e


l'emissione stimolata) provocati da un fotone allorché interagisce con un atomo della
materia.
Poiché la fase, la lunghezza d'onda e la direzione della luce laser sono tutte
predeterminate dalla tecnologia del dispositivo dalla natura e dalle caratteristiche del
mezzo attivato e dagli impulsi attivanti, i treni della radiazione incidente e dei fotoni
indotti, oltre a risultare coerenti, si concentrano esaltando la densità energetica
del fascio. L'amplificazione dell'emissione stimolata in una particolare direzione
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deriva anche dal fatto che ogni fotone, oscillando entro la cavità risonante in
conseguenza delle ripetute riflessioni sugli specchi, provoca l'emissione di altri
fotoni, ognuno dei quali origina per successive interazioni un orientato sciame
fotonico che in parte (fascio laser) riesce ad attraversare la superficie
semitrasparente. Mediante una intuitiva analogia, visualizzata "con un po' di fantasia"
nella figura 23

i fotoni di una radiazione naturale possono essere paragonati alle persone che alla fine
di uno spettacolo escono da un cinema sparpagliandosi in tutte le direzioni con
andatura a passo diverso, mentre i fotoni di una radiazione coerente possono essere
raffigurati da un plotone di soldati uscenti "allineati e coperti" da una caserma (fig24)

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tutti con la stessa frequenza e cadenza di marcia in una stessa direzione.
Nella realtà fisica, mentre un fascio di luce naturale è formato da una successione di
onde con fase e lunghezza d'onda diverse, un fascio di luce coerente, come abbiamo
già detto, è costituito da un insieme di onde le cui vibrazioni sono tutte con la stessa
lunghezza d'onda o con la stessa fase sia da un punto di vista spaziale che temporale.

IL LASER IN ESTETICA

I laser sono apparecchiature che emettono energia luminosa con caratteristiche molto
particolari. Prima fra queste la monocromaticità: tutte le radiazioni e
lettromagnetiche che formano il fascio di luce laser hanno la medesima lunghezza

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d'onda e questa caratteristica viene detta appunto monocromaticità. In più queste
onde elettromagnetiche sono perfettamente ordinate, cioè oscillano tutte in fase.
Questa caratteristica viene detta coerenza spaziale e temporale e permette di
concentrare su una piccolissima superficie una gran quantità di energia.
La luce laser non si diffonde, e l'emissione è un fascio che ha direzionalità e scarsa
divergenza angolare, altre due importanti qualità.
La direzionalità e la potenza di emissione, insieme, costituiscono la brillanza che è la
principale proprietà della luce laser.
La brillanza consente di ottenere densità di energia talmente elevate da poter essere
impiegate anche per fondere metalli.
Esistono diversi tipi di laser utilizzati in svariati settori: qui ci occuperemo di un laser
il cui impiego in Estetica è sempre più diffuso.
Si tratta di un laser a gas, detto laser He-Ne (elio-neon) in base alla miscela di gas che
ne costituiscono il cosiddetto elemento "laser attivo" .
Questo laser emette una radiazione rossa, quindi visibile, la cui lunghezza d'onda è di
6.328 Angstrom. La radiazione è visibile sotto forma di punto o di linea che possono
essere messi in movimento da un dispositivo che ne provoca la scansione e ciò e
molto importante perché permette di trattare zone di varie ampiezze.
Il fascio di questo laser non provoca alcuna stimolazione sensitiva e può raggiungere
nella pelle la profondità di 3-5 mm.
Si tratta di un fascio non focalizzato e a bassa densità di energia (alcuni laser
come ad esempio quello ad anidride carbonica, consentono la focalizzazione del
fascio e hanno grande densità di energie e ciò permette il loro utilizzo in chirurgia in
quanto vaporizza immediatamente il tessuto.
Il laser He-Ne viene usato per la biostimolazione.
A livello tessutale esplica un'azione antinfiammatoria, analgesica, antiedemaosa,
stimola la rigenerazione del tessuti ed è in grado di rendere armonici i rapporti
energetici tra i vali costituenti dei tessuti.
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Effetti
Più in particolare possiamo dire che le radiazioni laser determinano vasodilatazione
delle arteriole e dei capillari, con conseguente aumento del flusso sanguigno: da ciò
derivano gli effetti antiedematoso, antinfiammatorio, eutrofico e la stimolazione
metabolica cellulare. Anche gli scambi elettrolitici vengono incrementati concorrendo
all'aumento del metabolismo tessutale.
Inoltre si ha azione analgesica per aumento della soglia percettiva delle terminazioni
deputate alla ricezione e trasmissione degli stimoli dolorosi.
Infine si ha stimolazione immunitaria con aumento della produzione anticorpale e una
azione antibatterica.
Tutto questo fa ben capire quali e quante possano essere le applicazioni del laser He-
Ne in Estetica. L'uso del laser può essere inserito in tutti i trattamenti abituali per
rendere più rapidi ed intensi gli effetti.
Risultali particolarmente significativi si ottengono nel trattamento della senescenza
cutanea del viso e del corpo e nel trattamento delle pelli acneiche.
Ottimi effetti si ottengono anche nel trattamento della atonia della cute del seno e, in
casi selezionati, nel trattamento delle smagliature recenti.
Il laser va usato su pelle pulita ed asciutta e l'applicazione dei cosmetici deve essere
eseguita successivamente.
Un'interessante evoluzione è costituita dall'uso del laser per stimolare punti
specifici della digitopressione, con risultati, pare, più che lusinghieri.

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LUCE PULSATA

Cosa è la Luce Pulsata (IPL)?


Nata alla fine degli anni '90 con particolare indicazione al trattamento delle
teleangectasie degli arti inferiori e degli angiomi, è una procedura che si avvale di
una sorgente di energia luminosa pulsata (Intense Pulsed Light, IPL) che,
contrariamente al laser, è non coerente, non collimata e ad ampio spettro.
Pur non essendo propriamente un laser, la luce pulsata ha però le stesse indicazioni
dei principali laser dermatologici attualmente in uso, poiché, coprendo un ampio
spettro di lunghezze d'onda, trova largo impiego in campi che vanno dal trattamento
delle lesioni vascolari cutanee, ai disturbi della pigmentazione, fino al trattamento di
irsutismo ed ipertricosi.

La luce visibile ha una lunghezza d’onda che va da 400 nm a 800 nm. Al di sotto di
400 nm si trova la luce ultravioletta (UV), e al di sopra di 800 nm c’è la luce
infrarossa (IR).
La sorgente luminosa di luce pulsata utilizza una particolare lampada allo Xenon e
emette un'energia compresa fra 500 e 1200 nm (alcuni apparecchi di ultima
produzione possono coprire uno spettro ancora più ampio che va da 390 a 1200 nm).
Al fine di utilizzare soltanto la lunghezza d'onda indicata per il tipo di trattamento, si
utilizzano dei filtri, costituiti da particolari quarzi, in grado di bloccare l'emissione
delle altre lunghezze d'onda, per esempio usando il filtro che esclude le lunghezze
d'onda fino a 550 nm e verrà utilizzata soltanto energia compresa tra 550 e 1200 nm.

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Lampada flash a luce pulsata Laser

Luce policromatica
Luce monocromatica
(spettro di emissione con più lunghezze
(una sola lunghezza d’onda)
d’onda)
Luce non coerente (onde non in fase) Luce coerente (onde in fase)

Luce non collimata (più direzioni di Luce collimata (una sola direzione di
propagazione della luce) propagazione)

Per l'emissione della luce pulsata si possono usare degli spot rettangolari, di
larghezza variabile da 8x15 e 8x35 mm dei primi apparecchi in commercio, fino,
negli apparecchi più recenti, come il Photosilk Plus DEKA, ai 4.6x1,8 cm.

Campi di applicazione della luce pulsata


La luce pulsata è un sistema utilizzato particolarmente in dermatologia e medicina
estetica, che permette di trattare in modo efficace e poco invasivo una vasta gamma
di problematiche:
• Epilazione progressivamente permanente
• Ringiovanimento cutaneo non ablativo
• Inestetismi cutanei: macchie della pelle, iperpigmentazioni, lesioni
pigmentarie, macchie solari, couperose e rosacea, teleangectasie

Nell'utilizzo per fotoepilazione, i fotoni di luce della luce pulsata, raggiungendo gli
strati più profondi del follicolo pilifero, sono assorbiti in maniera selettiva dalla
melanina. Attraverso il processo di fototermolisi selettiva (assorbimento da parte
della melanina del pelo) si determina la distruzione termica del follicolo, senza danno
ai tessuti circostanti.
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La più moderna tecnologia utilizza tale metodica anche nella terapia dell'acne,
bloccando con grande efficacia il processo di alterata cheratinizzazione a carico della
ghiandola sebacea responsabile di questa patologia.

Nell'utilizzo per fotoringiovanimento, i pacchetti di luce della luce pulsata che


incontrano la cute sono in grado di stimolare in maniera non invasiva i fibroblasti,
inducendo la produzione di nuove fibre collagene, che vanno a migliorare il tono
delle pareti vasali, determinando inoltre il riempimento delle rughe.

Nel trattamento dei problemi di pigmentazione, il diffuso stimolo termico della luce
pulsata determina la distruzione della melanina degli strati profondi dell'epidermide,
favorendo un'attenuazione delle ipercromie.

Il trattamento con luce pulsata


Il vantaggio della tecnica luce pulsata, oltre che alla vastità dei campi di applicazione,
è senz'altro legato all'esiguità degli effetti collaterali, che quasi sempre si riducono ad
un arrossamento tendente a scomparire nell'arco di poche ore.
A fronte di una sempre maggiore richiesta di trattamenti medico-estetici volti ad
ottenere la risoluzione di molteplici inestetismi cutanei con la minore
compromissione della vita sociale, la luce pulsata, per la sua estrema maneggevolezza
e rapidità di esecuzione, trova grandi possibilità di utilizzo e versatilità, permettendo
di eseguire trattamenti mirati ed efficaci, in piena sicurezza, proponendosi come una
valida procedura sia isolata sia associata ad altre metodiche.
Durante la seduta di luce pulsata il paziente non avverte particolari stimoli dolorosi.
L'intervallo tra le sedute ed il numero di applicazioni varia in base ai singoli casi e al
tipo di problematica.
La durata del trattamento dipende dall'estensione dell'area interessata e dal tipo di
intervento, ma in generale si può dire che la singola seduta dura intorno ai 30-60
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minuti. Nelle settimane precedenti al trattamento si deve evitare l'esposizione ai raggi
solari e/o a lampade UVA e non assumere farmaci che aumentino la sensibilità della
pelle alla luce. I filtri solari sono indispensabili prima di esporre la zona trattata ai
raggi solari per evitare iperpigmentazioni.
Questa tecnica è senza dubbio molto efficace nel risolvere varie problematiche e non
è pericolosa, ma, data la complessità delle apparecchiature IPL, è indispensabile
affidarsi a operatori competenti.

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