Critica del testo
, XIII / 2, 2010
Giuliano Rossi
«Ma come d’animal divegna fante»: Dante tra Alberto Magno e Tommaso
1. Il canto
XXV
del
Purgatorio
, collocato al mezzo tra i due canti che ospitano l’incontro e il dialogo di Dante con i poeti, è con-sacrato per la gran parte al tema della generazione dell’anima uma-
na, quindi alla dimostrazione della sua immortalità; eppure si con
-gura certamente come punto di snodo più che come «intervallo»
1
o «pausa dottrinaria» collocata al centro di quel discorso sulla poesia, coerentemente sviluppato tra
XXIV
e XXVI
canto. L’argomento
-
losoco dimostra anzi, in questo caso, un’esatta pertinenza in chiave
poetologica, tale che nel centro del canto si materializza la voce di Guido Cavalcanti, specie per il ricorso al decisivo sintagma «possi- bile intelletto», qui chiamato a rappresentare, come già riteneva pro- babile Gianfranco Contini, un trapianto dalla cavalcantiana
Donna me prega
2
. In anni recenti soprattutto gli studi di Roberto Antonelli e Corrado Bologna hanno poi portato materiali puntuali a conferma di questa lettura, dimostrando che «la questione dell’unità dell’anima (…) posta com’è fra il canto di Bonagiunta (e del “nodo”) e quello di Guinizzelli e di Arnaut-Folchetto non è un riempitivo “inutilmente”
formale, quale è nora apparso»
3
.
1. A. M. Chiavacci Leonardi,
Introduzione
a
Purgatorio XXV
, in Dante Ali-ghieri,
Commedia
, con il commento di A. M. Chiavacci Leonardi, 3 voll., Milano 1991-1997, II,
Purgatorio
, p. 727.2. G. Contini,
Cavalcanti in Dante
, in
Varianti e altra linguistica. Una raccolta di saggi (1938-1968)
, Torino 1970, pp. 433-445, a p. 443: «Da essa [
Donna me Prega
] è ricavata, proprio là dove si confuta l’averroismo, la clausola del
possibile intelletto
, ultima, ma quanto discretamente allusiva, citazione polemica di Guido nel poema».3. R. Antonelli,
Subsistant igitur ignorantiae sectatores
, in
Guittone d’Arezzo nel settimo centenario della morte
, Atti del Convegno internazionale di Arezzo (22-
Giuliano Rossi192
Segnalata in
Purgatorio
XXV quale «punto»
4
critico («
quest’è tal punto
, / che più savio di te fé già errante», vv. 62-63
5
), la que-stione dell’unità dell’anima deve a sua volta essere inquadrata nel
problema più generale di una denizione dello statuto attribuito alle
facoltà costitutive l’individuo: l’intelletto e la volontà. Su questo piano il XXV canto del
Purgatorio
riprende a distanza, e precisa, un argomento già utilizzato nel canto XVI, in apertura del trittico
consacrato al tema del libero arbitrio e alla denizione del rapporto
possibile tra libertà e amore
6
(anche in quel caso con esiti marcata-mente anticavalcantiani). Stando alla spiegazione fornita da Marco Lombardo al pelle-grino, il «libero arbitrio» o «libero voler[
e
]» degli uomini è garan-
24 aprile 1994), a c. di M. Picone, Firenze 1995, pp. 337-349, a p. 343. Si vedano anche Id.,
Cavalcanti e Dante: al di qua del Paradiso,
in
Dante da Firenze all’aldi-là
, Atti del terzo seminario dantesco internazionale (Firenze, 9-11 giugno 2000), a c. di M. Picone, Firenze 2001, pp. 289-302; C. Bologna,
Beatrice e il suo
ànghelos
Cavalcanti fra
Vita nova
e
Commedia
,
in
«Per correr miglior acque…»
, Atti del Convegno di Verona-Ravenna (25-29 Ottobre 1999), pp. 115-141, Roma 2001.4. Sulla funzione di “perno” di questioni ideologiche fondamentali svolta dal lemma «punto» nel poema si veda C. Bologna,
Il «punto» che «vinse» Dante in Paradiso
, in «Critica del Testo», 6 (2003), 2, pp. 721-754.5. Per questa e le successive citazioni dalla
Commedia
si fa riferimento al te-sto dell’edizione nazionale curata da G. Petrocchi (
La Commedia secondo l’antica vulgata
, 4 voll., Milano 1966-1967).6. Sulla centralità strutturale e tematica dei canti XVI-XVIII
del
Purgatorio
si vedano almeno, oltre al sempre fondamentale Ch. Singleton,
The Poet’s Number at the Center
, in «Modern Language Notes», 80 (1965) (trad. it.
Il numero del poeta al centro
, in Id.,
La poesia della Divina Commedia
, Bologna, 1999, pp. 451-462), A. Punzi,
Centro e centri nella
Commedia, in «Anticomoderno», 4 (1999), pp. 73-89; C. Bologna,
Al centro della
Commedia
,
in
Studi sulle società e le culture del Medioevo per Girolamo Arnaldi
, a c. di L. Gatto e P. Supino Martini, Firenze 2002, pp. 19-31 e Id.,
«Purgatorio» XVII (Al centro del viaggio, il vuoto)
, in «Studi Danteschi», 69 (2004), pp. 1-22; M. L. Palermi,
«A questo punto voglio che tu pense». Note di lettura intorno a una serie rimica della «Commedia»
, in «Critica del Testo», 5 (2002), 2, pp. 569-593. Diversa la posizione espressa da E. N. Girardi (
Al centro del Purgatorio: Il tema del libero arbitrio
, in
Il pensiero flosofco e
teologico di Dante Alighieri
, Milano 2001, pp. 21-38), il quale riconosce nel canto XVI «il centro della cantica, non del poema». Più in generale, sulla rilevanza e sullo sviluppo del tema nella
Commedia
, R. Mercuri,
Comedía
, in
Letteratura Italiana
, dir. da A. Asor Rosa,
Le Opere
, I,
Dalle Origini al Cinquecento
, Torino 1992, pp. 211-329, specie il paragrafo 3.1.2 -
Il libero arbitrio
, alle pp. 239-240.
Critica del testo
, XIII / 2, 2010
«Ma come d’animal divegna fante»193
tito dalla provenienza dell’«anima razionale» direttamente da Dio, «maggior forza» e «miglior natura» che «cria / la mente»
negli esse-ri umani senza “mezzo”:
A maggior forza e a miglior natura liberi soggiacete; e quella
cria
la mente in voi, che ‘l ciel non ha in sua cura
7
.
Stabilita la provenienza dell’anima intellettiva almeno «partim ab estrinseco»
8
, slegata in qualche misura dal processo di genera-zione organica, essa si trova naturalmente sottratta alla «cura» del cielo, ovvero al potere degli astri. È il presupposto necessario di un ragionamento che, sviluppato nell’arco dei tre canti centrali del
poema, culminerà con la denizione di «un’inedita fenomenologia
dello spazio mentale»
9
, portata a compimento con
Purgatorio
XVIII e con il superamento ivi proposto del contrasto fra amore e libero arbitrio. Sanato questo contrasto, anche attraverso la ricomposizione della frattura fra amore e conoscenza, ovvero attraverso la confu-tazione di un «Amore che ha sede nell’anima sensitiva» e di una
passione amorosa da cui «può derivare la ne della vita razionale e
contemplativa»
10
.
È in gioco, complessivamente, una denizione dello statuto della
volontà e della ragione (quest’ultima radice della volontà stessa intesa come «appetitus rationalis»). Nell’ottica dantesca sarà l’apprensione dell’oggetto, combinata alla conoscenza del bene, a determinare la scelta da cui scaturisce l’atto di volontà; e l’intelletto, che ha per og-getto l’essere e il vero universale, muove la volontà presentandole il
suo ne e garantendo così l’integrità del libero arbitrio in virtù del
7.
Purg.
,
XVI 79-81.8. Mi servo di una formula utilizzata da Alberto Magno nel
De natura et ori- gine animae
(«Ostensum est enim ante dicta, quod substantia illa quae est anima hominis partim est ab intrinseco et
partim ab extrinseco ingrediens
», II, c. 4), testo chiave per l’interpretazione di
Purgatorio
XXV e nel quale B. Nardi individuò la fonte del ragionamento dantesco sulla generazione dell’anima umana.9. Bologna,
«Purgatorio» XVII
cit., p. 3; su questi aspetti anche Id.,
Fisiologia del disamore
, in «Critica del Testo», 4 (2001), 1 [=
Alle origini dell’Io lirico: Ca-valcanti o dell’interiorità
], pp. 59-87. 10. I luoghi citati sono, rispettivamente, in R. Antonelli,
Cavalcanti o dell’in-teriorità
,
ibid.
, pp. 1-22, a p. 9 e in M. Corti,
La felicità mentale
, in
Scritti su Caval-canti e Dante
, Torino 2003, pp. 5-175, a p. 32-33.
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