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GLOSSARIO SINTETICO INERENTE I

TRINCIATI DA PIPA1.

AMERICANI (tabacchi). Il tipico trinciato ame-


ricano per pipa è a base di Burley e di Virginia,
molto aromatizzato, dolce, taglio grosso anche
granulare.
AROMA. Caratteristica del fumo di tabacco,
percepita dall'odorato, determinata da sostanze
volatili come oli essenziali. Da non confondersi
né con il profumo che è proprio del tabacco non
combusto, né con il sapore o gusto che viene col-
to dal palato. Viene percepito più dagli astanti
che dal fumatore stesso.

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M. Oriani e G. Bozzini La Pipa dalla A alla Z citato in
www.pipaergosum.it

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AROMATICO. Qualità di molti tabacchi natu-
rali, ma generalmente riferito a miscele in cui a-
roma e gusto sono stati arricchiti con additivi,
spesso essenze di frutta, o con tabacchi orientali.
AROMATIZZANTI. Vasta schiera di additivi,
destinati a modificare l'aroma del fumo, ed anche
il gusto se sono zuccherini, presenti nella quasi
totalità delle miscele. Zuccherini: zucchero di
canna, d'uva, d'acero (molto usato), miele, gluco-
sio, melassa, saccarina. Veri e propri: liquirizia,
fava di tonka e lingua di cervo (vegetali subtropi-
cali), cumarina (anidride dell'acido cumarico pre-
sente in molte piante), cumino, vanillina, cacao,
vino, cioccolato, rum, anice, balsamo del Perù.
Oli essenziali: di bergamotto, di cascarilla, di
cinnamomo, di chiodi di garofano. di coriandolo,
di radice di genziana, di valeriana. Estratti: di pe-
sca, di fico, di susino. Oli: di arachidi, di rosma-
rino, di menta. Un'aromatizzazione particolare
consiste nel trattare miscele povere con l'olio es-
senziale distillato da tabacchi pregiati.
BLENDER. Lo specialista che crea, prova e de-
finisce le ricette delle miscele.
BODY. Si traduce con corpo e fa riferimento alla
forza di un trinciato. Contrapposto a flavour che
è l'insieme di aroma e sapore.

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BRIGHT. Letteralmente chiaro e brillante. Ori-
ginariamente usato per definire i tabacchi Virgi-
nia flue-cured coltivati negli Stati Uniti.
BUCHE. In francese i frammenti grossi di ta-
bacco; disposti sul fondo del fornello a inizio ca-
rica migliorano il tiraggio e filtrano utilmente il
fumo.
BURLEY. Tabacco che da solo rappresenta il
10% della produzione mondiale, tipico delle mi-
scele americane. Per il gusto neutro si associa fa-
cilmente ad ogni altro, ottima combustione e
grande capacità di assorbire gli aromatizzanti.
BUSTE. Quelle per il confezionamento dei ta-
bacchi, in plastica, rappresentano una valida so-
luzione economica ma tendono a sbriciolare il
contenuto.
CASING. Concia in cui si immerge o con cui si
spruzza il tabacco, già essiccato e stagionato,
prima del taglio. Indica anche l'operazione stessa
di trattamento. Un esempio di casing americano
per immersione del Burley in lembi (decostolato)
per 100 kg di tabacco: zuccheri 14 kg, glicerina
6, cacao 4, liquirizia 1, cumarina 0.044, saccarina
0.014, zucchero d'acero 0.225, acqua 80. Sic!
CAVENDISH. Efficace sistema di trattamento
delle miscele, molto usato dai produttori in infini-
te varianti. Le foglie scostolate, miscelate,
conciate e aromatizzate vengono sottoposte a

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ciate e aromatizzate vengono sottoposte a pres-
sione, calore (vapore) e varia stagionatura, de-
terminando una seconda fermentazione. il risulta-
to è una miscela da bruna a nera (Black Caven-
dish), dolce e facile da fumare. Secondo le va-
rianti del procedimento, viene utilizzata sia come
tale, sia come base di ulteriori miscele, sia come
aromatizzante di altre.
CURING. Primo trattamento delle foglie dopo la
raccolta, sostanzialmente essiccazione. Il conte-
nuto d'acqua passa dal 80% al 15% (al confezio-
namento finale sarà del 14-26%). Il colore cam-
bia dal verde al marrone (o al bruno dorato, o al
giallo). Altre modifiche biochimiche: scompare
la clorofilla, si libera ammoniaca, aumenta il te-
nore di zucchero a spese dell'amido, si decom-
pongono le proteine. 1) SUN-CURING: esposi-
zione diretta al sole; usato per gli Orientali. 2)
AIR-CURING: foglie appese in capannoni
ventilati; usato per i Burley. 3) FLUE-CURING:
(a fuoco indiretto) in ambienti riscaldati per 3 o
più giorni; è il più diffuso, in particolare per il
Virginia. 4) FIRE-CURING: foglie appese su
fuochi di legna verde, spesso di hickory; usato
per il Kentucky.

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CURLY-CUT. Taglio a rondelle, praticato su
foglie di tabacco attorcigliate a forma di corda. il
filamento risulta a spirale.
CUT. Taglio. Importante per la combustione. Le
foglie, generalmente in forma di lembi (scostola-
te e conseguentemente divise in due), vengono
tagliate in vari modi, classificabili come segue:
1) DA FOGLIA SINGOLA: A) Striscioline, di
varia lunghezza, a taglio largo (circa 2 mm), me-
dio (1 mm), fine (0.5 mm per sigarette). Es.: mi-
xture inglesi e alcuni tipici americani come il
crimp-cut. B) Scaglie di varia dimensione, otte-
nute con taglio o battitura, come il granulare e il
picadura.
2) DA FOGLIE PRESSATE: A) Barrette come
il flake inglese (sliced plug per gli americani) che
viene confezionato in blocchetti o già sbriciolato
(ready-rubbled). B) Rondelle ricavate da una
treccia di tabacco come il cudy-cut.
DOLCE (tabacco). In inglese “sweet" (non
mild). Contrariamente alle apparenze non è adat-
to ai principianti anche perché addittivato con
zuccheri che fanno pizzicare la lingua.
FLAVOURING. Top dressing per gli ameri-
cani. Profumazione finale della miscela, che si
avverte all'apertura della confezione.
FLAVOUR. Insieme di gusto e aroma.

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GUSTO. Sapore. In inglese taste. Fondamen-
talmente: dolce, amaro, acido e salato. Si avverte
con la lingua e il palato ed è determinato dalla
composizione della miscela, dalla presenza di ta-
bacchi alcalini, acidi o neutri, dagli additivi e dal
grado di umidità. Ad es. i tabacchi acidi secchi ri-
sultano acri; acidi umidi risultano mild; viceversa
quelli alcalini secchi sono più leggeri degli alca-
lini umidi che risultano pesanti e aspri. Riferen-
dosi al fumo si usa distinguere in: 1) Forte o leg-
gero; 2) Piccante o dolce; 3) Saziante o non sa-
ziante; 4) Franco o con retrogusto; 5) Pieno o
vuoto.
IGROSCOPICO. Caratteristica dei prodotti che
tendono ad assorbire l'umidità, come il tabacco.
Conseguentemente assorbono anche gli odori,
pertanto è meglio conservare i trinciati ben sigil-
lati.
KENTUCKY. Tabacco scuro, usato prevalen-
temente in Italia per i Toscani. Diffusione in calo
per l'orientamento commerciale ai tabacchi chia-
ri.
LATAKIA. Varietà di tabacco a foglia piccola,
quasi nero, affumicato, coltivato in Siria e a Ci-
pro. Non è per nulla forte, bensì molto aromatico
e caratterizzante; tanto da aver creato uno spar-
tiacque tra i fumatori: con o senza Latakia.

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LEVANTINI (tabacchi). Detti anche orientali o
Turchi, coltivati in vari paesi compresa l'Italia.
Scarsa combustibilità e molto aromatizzanti.
MILD. Erroneamente inteso come "dolce" di sa-
pore, si riferisce invece alla forza (corpo, body)
di un trinciato, significa leggero, e precede in
graduatoria medium e full (medio e forte)
MISCELA. Blend. Composizione di vari tabac-
chi, spesso di provenienze molto differenti, a vol-
te di diversi raccolti, ed eventuali additivi. Scopo
della miscelazione è armonizzare le varie caratte-
ristiche, compensare i difetti, mantenere costanti
il gusto e l'aroma che caratterizzano una marca;
ottenendo apprezzabilmente conservazione, com-
bustione, colore, marezzatura, taglio, forza, sapo-
re e profumo.
MISCELE CASALINGHE. E' come mescola-
re dei cocktail sperando di ottenere un buon risul-
tato. Impresa quasi disperata.
NICOTIANA. Genere di pianta di origine ame-
ricana della famiglia delle Solanacee, di cui i sot-
togeneri Tabacum e Petuniodes sono importanti
per la coltivazione del tabacco da fumo che si è
sviluppata in tutto il globo. Con gli ibridi, si sono
superate le 70 specie. Pianta annuale, fra 60 cm e
3 metri, foglie di varia forma, fiori rossi bianchi o
gialli, con seme piccolissimo. il nome deriva da

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Jean Nicot, diplomatico francese in Portogallo
che nel 1560 ne coltivò a scopo medicinale gua-
rendo la regina madre Caterina de' Medici dal-
l'emicrania con una polvere di foglie triturate.
NICOTINA. Principale alcaloide del tabacco.
Generalmente ne contengono di più le foglie bas-
se, ma dipende anche dal tipo di coltivazione.
Azione stimolante.
PERIQUE. Tabacco-condimento come il Lata-
kia e altrettanto scuro. E' fatto macerare e fer-
mentare nel suo stesso liquido ottenuto per pres-
sione; il procedimento è oneroso e giustifica il
prezzo elevato. Esistono imitazioni. Speziato,
amarognolo e inebriante se fumato da solo.
PICADURA. Tipo di granulato preparato con
tabacco da sigaro.
SCATOLA. Tin in inglese. Confezione di metal-
lo a tenuta stagna, si apre facendo leva sotto l'orlo
con una moneta.
SECCO (tabacco). Il grado di umidità ottimale è
abbastanza soggettivo. Più è secco maggiormente
si frantuma in polvere e brucia più rapidamente.
Più è umido maggiormente intasa il fornello e
tende a spegnersi ma da anche un fumo più fre-
sco. Per saggiarne l'umidità va appallottolato fra
le dita: non deve impastarsi. Essendo molto igro-
scopico si bagna e si secca rapidamente secondo

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l'ambiente. Conservare in barattoli ermetici, e-
ventualmente con umidificatore.
SMOOTH. Omogeneo, armonico, uniforme, li-
scio. Indica una miscela ben equilibrata e armo-
nica (sapori diversi non contrastanti fra loro).
SPUNTATURE Dl TOSCANI. Quando erano
disponibili in commercio rappresentavano un
buon componente delle miscele casalinghe. Di-
sponendone, può essere simpatico provare a met-
terne un pizzico sopra la carica di tabacco.
TASTE. Gusto.
TERRY REPORT. Celebre rapporto americano
del 1964 su fumo e salute che indusse molti a
convertirsi dalla sigaretta alla pipa.
TRINCIATO. Tabacco lavorato per confeziona-
re sigarette o da fumare nella pipa, ma nell'uso
corrente indica prevalentemente il secondo utiliz-
zo.
VIRGINIA. Il tabacco più usato per le miscele,
coltivato in varie nazioni. Tenore elevato di zuc-
cheri e oli essenziali gli conferiscono sapore zuc-
cherino e notevole profumo. Essiccato con meto-
do flue curing, fermenta in botti e viene maturato
per 2-3 anni prima della lavorazione.

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Il sigaro

Il sigaro si suddivide in tre parti: la testa, la par-


te iniziale chiusa generalmente da un "cappuc-
cio" di tabacco; il corpo centrale; il piede, la parte
finale di solito aperta. In genere tra la testa e il
corpo è posizionata la fascetta (anilla) che con-
traddistingue la marca.
Come si accende un sigaro
"Chi ben comincia è a metà dell'opera" recita
un vecchio detto popolare. E nel nostro caso è e-
stremamente vero: accendere in modo corretto il
vostro sigaro significa assicurarvi una grande
fumata. Prendete il sigaro che avete scelto dalla

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scatola che conservate rigorosamente all'interno
del vostro Humidor. C'è chi ama fumare il pror-
pio sigare senza anilla: se optate per queste solu-
zione, assicuratevi che siano trascorsi almeno
5/10 minuti dall'accensione, per dare modo alla
colla (sempre rigorosamente vegetale) dell'anilla,
che sicuramente fuoriesce sulla capa, di perdere
l'effetto incollante tra anilla e capa. Senza questo
accorgimento rischiate infatti di rovinare irrime-
diabilmente il vostro sigaro: togliere l'anilla non è
necessariamente una mossa da professionisti,
come spesso si sente dire.
1. L'intestatura. Prendete ora il sigaro gentil-
mente per il corpo, con le dita di una mano, e
portare la testa alle vostre labbra. Assaggiatelo,
bagnatelo leggermente con la vostra saliva: avete
effettuato la prima degustazione "da spento". Con
le dita dell'altra mano afferrate la cesoia che avre-
te acquistato presso un rivenditore qualificato e
intestate il vostro sigaro, tagliando nettamente
pochi millimetri del "cappuccio" della testa e la-
sciando un piccolissimo anello di tabacco attac-
cato al corpo del sigaro, in modo da evitare lo
sfogliamento della capa.
2. Ora dovete procurarvi il fuoco: è
necessaria una fiamma di almeno due centimetri,
assolutamente inodore. Vi sconsiglio di utilizzare

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candele e accendini a benzine di vario genere
perchè potrebbero inquinare il sapore del vostro
sigaro; ideali invece i classici fiammiferi da cuci-
na: ne esistono di bellissimi dalla lunghezza al-
meno doppia rispetto ai tradizionali. Sono ottimi
anche tutti gli accendini a gas butano. Se usate
una fiamma singola, portare il piede del vostro
sigaro, leggermente inclinato verso il basso, a un
centimetro di distanza dalla fiamma. Iniziate a ti-
rare emettendo così i primi puffs, come si chia-
mano internazionalmente i tiri del fumo, che do-
vete trattenere all'altezza del vostro palato e non
aspirare ai polmoni come se si trattasse di una si-
garetta: non dimenticate che fumare un sigaro si-
gnifica avere il gusto del fumo, e non il vizio.
Roteare il sigaro stesso lentamente con le dita
appoggiate al suo corpo, fino a che non si sarà
formato un millimetro di braciere circolarmente
uniforme. Le operazioni sopra descritte hanno
una maggior efficacia, e anche un maggio fasci-
no, se per l'accensione del sigaro utilizzate una
sottile striscia di cedro, alla quale potete dare
fuoco con qualsiasi fonte. Il massimo sarebbe ac-
cendere il vostro sigaro con una brace di legno di
cedro presa direttamente dal vostro camino ...
Come ogni rito, la fumata richiede anche la giu-
sta atmosfera.

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3. Se usate una fiamma doppia, potete av-
volgere il piede del vostro sigaro nel fuoco, a-
vendo l'accortezza di rotearlo per creare un bra-
ciere uniforme. Sia che usiate una fiamma singo-
la, sia una doppia, non dimenticate di soffiare sul
braciere del vostro sigaro in modo che tutte le a-
ree della sezione del piede siano accese. La zona
su cui soffiate assumerà un colore rosso molto in-
tenso. Da questo momento procedete pure con i
vostri puffs, uno o al massimo due al minuto: ri-
cordate che quella del sigaro e tutt'altro che una
fumata nervosa.
Come si spegne un sigaro
Quando decidete che la fumata è stata suffi-
ciente, lasciate che il sigaro si spenga da solo,
appoggiandolo in una delle cavità di un posace-
nere. Il sigaro non va mai spendo schiacciandolo
o frantumandolo come si è soliti fare con una si-
garetta.
Essendo costituito unicamente di puro tabacco,
in assenza di tiraggio e quindi di alimentazione
del braciere, cesserà di vivere dopo qualche mi-
nuto. Dopotutto a un manufatto serio che tanto
piacere ci ha procurato, va assicurata una fine se
non proprio nobile, almeno elegante.
http://www.sigaronline.it

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IL CIGARBOLARIO2
Anello - Fascetta di carta del sigaro.
Avana - Sigaro cubano. I nostri nonni lo chia-
mavano anche sigaro "a foggia estera".
Capa - È la fascia, la foglia che avvolge este-
riormente un sigaro.
Capote - O sottofascia, è la foglia che avvolge la
tripa.
Catador - È l'uomo Del Monte dei sigari, l'as-
saggiatore professionista che ne garantisce la
qualità.
Chaveta - Attrezzo usato dai torcedor per taglia-
re e modellare le foglie.
Corojo - Pregiata varietà di foglia utilizzata solo
per la capa, il "vestito bello" del sigaro, prevalen-
temente coltivato in serra.
Criollo - Varietà di tabacco che cresce all'aperto,
utilizzata per capote e tripa.
Habanos - Sigaro prodotto dalle fabbriche cubane
con tabacco cubano Habanos S.A, la società che cu-
ra la distribuzione mondiale dei sigari Habano.
Liga - Miscela di foglie per costruire il sigaro.
Ligero - Tipo di foglia del ripieno, è situata nella
parte centrale della liga. Dona intensità e sapore.

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Da www.pipaergosum.it

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Media rueda - Mezza ruota, così vengono chia-
mati i mazzi da 50 sigari.
Piede - Parte finale di un sigaro, l'estremità che
bisogna accendere.
Pupa - L'insieme di capote e tripa prima di essere
arrotolate intorno alla capa.
Rueda - Ruota, confezione di sigari da 100.
Seco - Tipo di foglia che in un sigaro circonda le
foglie di ligero, dona aroma e sapore, non influi-
sce sulla combustione.
Testa - Lato chiuso di un sigaro. È riconoscibile
dall'anello.
Torcedor - L'arrotolatore, Colui che confeziona
il sigaro con grande abilità. Un buon torcedor ar-
riva a produrre 100 sigari al giorno di formato
medio-grande.
Tripa - Miscela di foglie delle piante criollo, prele-
vate a diverse altezze e quindi a diversi gradi di ma-
turazione, che rappresenta il ripieno del sigaro.
Vega - Piantagione di tabacco.
Vitola - Formato di un sigaro, si distingue in vi-
tola di fabbrica (es. Cervantes) e vitola commer-
ciale (es. Lonsdales).
Volado - Tipo di foglia generalmente situata nel-
la parte esterna della liga, dona aroma e combu-
stione.

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H. UPMANN

Nel 1845, i fratelli Hermann y August Upmann,


registrarono la ditta H. Upmann, la cui fabbrica
era ubicata in calle San Miguel nº 75 a La Haba-
na; in seguito, nel 1891, si sarebbe trasferita nella
Avenida Carlos III. Nel 1922, la ditta fu acquisita
dall’inglese Frankau, S.A., che più avanti (nel
1936) l’avrebbe venduta a la Sociedad Menéndez
García y Cía., che la portò ai primi posti di livello
internazionale. Nel 1944, la fabbrica si trasferì
nella calle Amistad nº 407, che è tuttora la sua

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Da www.pipaergosum.it Tradotto da Pino Romanin

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sede attuale. Menéndez e García era già proprie-
taria di Montecristo e Por Larrañaga. Dal 1959 la
fábrica de H. Upmann produce anche la marca
Cohíba.

H. Upmann fu un’azienda innovatrice, che rivo-


luzionò il trasporto e la distribuzione dei sigari;
fu tra i primi a usare scatole di cedro per imma-
gazzinare e trasportare i sigari. Queste scatole
mantenevano l’umidità e la freschezza del sigaro
(prima di allora i sigari erano uniti in pacchetti di
50 o 100 pezzi). Tale sistema di imballaggio pose
fine all’avana secco (riumidificato con la lingua,
prima di accenderlo). La seconda delle grandi
novità introdotte da H. Upmann fu la conserva-
zione dei sigari in tubi di alluminio. La marca
presenta circa 40 modelli, molti dei quali fatti a
macchina, fatta eccezione per le vitole più grandi,
specialmente i churchill: Sir Winston e Monarcas
(nudo o in tubo di alluminio). Offre altresì mo-
delli leggeri, come il Connaisseur nº 1 (robusto) e
i Cristales (corona), ultimo avana che sempre si
presenta in tubo di vetro. Molte vitole sono quasi
identiche con quelle della marca Montecristo.

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COHIBA
I modelli originali dei Cohiba furono confezio-
nati sotto la direzione di Ernesto Che Guevara,
allora Ministro dell'Industria della appena nata
Repubblica Socialista. Egli stesso selezionò i
più promettenti specialisti di sigari, come Ave-
lino Lara (che coordinò il comitato di direzione

4
da www.pipaergosum.it

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e più tardi divenne Direttore della fabbrica El
Languito) ed Edoardo Rivero, di Por Larrañaga
(che divenne uno dei migliori specialisti crean-
do i famosi Lanceros nel 1963).
Si incominciò a produrre i primi tre modelli nel
1968: i Lanceros (gran panetella) i Coronas E-
speciales (corona) e i Panetelas (cigarretti, come
suggerisce il nome).
La commercializzazione si iniziò nel 1982 e ot-
tenne un successo immediato. In seguito, si lan-
ciarono nuove serie per offrire un sigaro più
dolce, come lo richiedevano i nuovi gusti del
pubblico. Nel 1989, per esempio, si introdusse
la Linea Clasica con i modelli Espléndidos
(churchill), i Robustos (robusto) e gli Exquisitos
(panetela); nel 1992 apparve la Linea 1492, così
denominata in onore del quinto centenario della
scoperta di Cuba da parte di Cristoforo Colom-
bo.
Esistono cinque modelli della Línea 1492: i Si-
glo I (coronita), i Siglo II (petit corona), i Siglo
III (corona), i Siglo IV (corona largo) e i Siglo
V (lonsdale).
I COHIBA sono sigari avana della qualità più
scelta, con robustezza e sapore pieno, molto a-
romatici, creati con grande esperienza e scrupo-
losa attenzione ai dettagli.

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I COHIBA usano tabacco coltivato a “El Coro-
jo” nella zona de Vuelta Abajo, a Pinar del Rio,
che produce le capas più fini.
La foglia della capa è delicata, di struttura fine e
colore chiaro. Riguardo alla tripa, vengono uti-
lizzate le migliori foglie delle migliori fattorie di
Pinar del Rio, di San Luis e di San Juan, a
Vuelta Abajo. Infine, una caratteristica dei CO-
HIBA è la cosiddetta “terza fermentazione”: un
processo speciale con una leggera fermentazio-
ne assieme a un annegamento.
I COHIBA sono fabbricati nel Laguito (dove si
fabbricano anche i Trinidad) che tiene la reputa-
zione di impiegare i migliori arrotolatori della
regione; similmente viene impiegato anche un
gruppo di controllo che esamina costantemente
la qualità dei diversi tabacchi, nelle diverse tap-
pe della produzione.

Cohiba esplendido

tradotto da Pino Romanin

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