INTRODUZIONE
Tabella 1.
v. Il fatto accaduto Riferimento testuale
3,1 Il contenuto predicato Gesù Cristo «proegraphe» crocefisso2
3,2 L’esito della predicazione (la fede) Lo Spirito riceveste (dall’ascolto della fede)
Sembra che il motivo di Paolo sia soprattutto di far capire i Galati, ora
più esplicitamente, quale sia stato l’esito della crocefissione di Cristo in loro,
con giusta attenzione sul rapporto con la legge. Se, infatti, il loro
coinvolgimento con Cristo (e lo Spirito) fu avvenuto senza alcun contatto con la
legge, l’antinomia del v.3,2 sarebbe un richiamo diretto al fatto. Ora, dopo di
aver ricevuto un’altra predicazione che raccomanda la circoncisione, i Galati si
dimostrano appellati verso di essa e all’osservazione della legge che se ne
deriva. L’inferenza è suggerita anche per il modo che Paolo punta
sull’incommensurabilità di «un vangelo diverso da quello che vi abbiamo
predicato» (1,8), ripetendo due volte «sia anatema!» (1,8b.9c).
Paolo ha già dato un dispositio4 al riguardo nel v.2,21b dicendo, «se
la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano», mettendo così
il centro della discussione sull’esito della Crocefissione. Segue, perciò, al
filo dell’argomento che il loro appello alla circoncisione inoltre
significherebbe rendere vano la loro fede nel Crocefisso (3,1), l’aver
ricevuto e incominciato con lo Spirito pure (3,2-4), e infine, persino tutta la
fatica che Paolo ha subito per loro (4,11).
Anche se non è qui invocata, l’indizio della «giustificazione» sottostà
alla nozione dell’opera dello Spirito in loro, e pertanto «quello» che ha iniziato
lo Spirito in loro dev’essere messo in contrapposizione con le «opere della
legge» [ἔργων νόμου], cioè «l’ascolto di fede» [ἀκοῆς πίστεως]. Il motivo di
richiamare la loro testimonianza al riguardo (3,2a) non sembra tanto di
corrispondere alla costatazione di un loro stato «di vivere ormai come giusti»
(chissà che ognuno avrebbe ancora delle ragioni per dubitarne; v.2,17).
Appella, piuttosto, alla storicità dei fatti, indicando con questo la costatazione
dell’identità (divina) che ne ha adoperato (3,5). In questo modo, la
contrapposizione risollevata da Paolo fa scindere l’importanza che è dovuta a
un evento proveniente da mano d’uomo da quella dovuta a un evento
proveniente da Dio stesso (Cf. 4,7 «δὶα θεοῦ»). Un evento che coinvolge sì
l’opera dell’uomo a mo’ di un «rivestimento personale», tramite il battesimo
«εἰς Χριστὸν» (3,27)5.
La domanda antitetica del v.3,2 mira a rilevare quel fatto, ormai al
saputo delle comunità dei credenti in Galazia (1,2b), malgrado la loro apparente
insaputa della portata del suo effetto. (Cf. Tabella 2). Il doppio uso della
preposizione «ἐξ», che è tradotto «dal» [uscire fuori] anche significando «a
base di», designa le due possibili provenienze dello Spirito. Come già
accennato, la forza argomentativa del che sarebbe ancora maggiore pur
ammettendo che Paolo sa di averli insegnato o meno, delle opere della legge.
4
Cf. E.M., PALMA, Trasformàti in Cristo. L’antropologia paolina nella Lettera ai Galati, GBP,
Roma 2016, 84-87.
5
ibid. 195-204.
4
Tabella 2.
τὸ πνεῦμα ἐλάβετε
lo Spirito riceveste
6
Cf. I.3 Inconsistenza con un messaggio al vivo
7
Su questo punto, Is 40,18-24 affronta un’antitesi simile tra l’opera della mano dell’uomo e
quella del Dio onnipotente, Creatore dell’universo. Il fatto che non hanno conosciuto il Creatore
dalla creazione provoca anche degli apostrofi: «Forse non lo sapete, non l’avete udito? Non vi è
stato forse annunziato dall’inizio? Non avete compreso le fondazioni della terra?» (v.21).
5
8
Legame con v.4,21 «Non ascoltate la legge?» [τὸν νόμον οὐκ ἀκούετε;], come contrapposto
all’ascolto della fede; un richiamo alla contraddizione dimostrata dal loro atteggiamento.
9
Cf. J.M.G., BARCLAY, Paul and the Gift, W.B. Eerdmans, Grand Rapids 2015, 390.
6
10
Gal 3,2.3.5.14; 4,6.29; 5,5.16.17(2x).18.22.25(2x).; 6,8(2x).18.
11
A., PITTA, Lettera ai galati, introduzione, versione, commenti, EDB, Bologna 1996, 170.
Anche designato antitheton chiastico; Cf. H.D., BETZ, Galatians. A commentary on Paul’s
letter to the Churches in Galatia, Hermeneia, Philadelphia 1979, 133.
12
Cf. BETZ, ibid.
7
(ἔργων νόμου) con una vita secondo la carne (σαρκὶ). L’inferiorità della carne
di fronte allo spirito è lasciata all’inferenza del buon senso; perciò
effettivamente crea un tono ironico e d’apostrofe davanti alla non
corrispondenza del gioco creato col verbo ἐπιτελέω [finire].
Il verbo «ἐπιτελεῖσθε», indicativo presente, potrebbe essere oppure
medio o passivo. H. Meyer è a favore del passivo che significa «voi siete
perfezionati/completati nella carne»14. Questo rileva una volontà operante
su di loro dall’esterno. Allora, mentre è il coinvolgimento con Dio va
anticipata dalla prima parte del chiasmo, non ne consegue nella seconda
parte. Infatti, non è Dio a operare i compiti della legge negli uomini, bensì
loro stessi15. Dio invece ha operato diversamente in loro, come insiste il
v.3,5. Sarebbe anziché da ammettere una sorte di sostituzione dei ruoli, che
punta ai giudaizzanti, i quali con la loro falsa predicazione cercano
d’imporre una tradizione «di carne» sotto pretesto di «raggiungere la piena
fede» 16 . Dall’altro verso, l’accezione del verbo medio, significherebbe
piuttosto «prendere su di sé» la perfezione, rilevando la volontà
dell’aderente alla legge, che poggia su una certa autonomia nell’inseguire
con lo strumento «legge» la perfezione (per Dio), rilevando la colpabilità
della scelta alle volte di una negazione della fede.
Qualunque sia il caso, Paolo fa’ impegnare l’assurdità della pretesa.
Ebbene la Legge, pur proibendo le opere della carne (Cf. 5,19-21), ne
farebbe giungere così alla sua perfezione, impedendola adoperarsi. La presa
in giro estende ancora sul fatto che per mezzo della circoncisione, la
completezza della carne sarebbe raggiunta, appunto levandone via una
porzione. La battuta decisiva, però, si tratta della patente gerarchia tra gli
ordini dello spirito e la carne già menzionata, che deve accordarsi secondo
la logica di cominciare (incompleto) e finire (completo).
In forza dell’evidenza, Paolo ha utilizzato l’aggettivo «ἀνόητοί»
[irriflessivi] per introdurre il chiasmo a modo di domanda. Mentre si trova al
nominativo nel v3,3a è stato già utilizzato al vocativo nel v.3,1a, dove
insieme al verbo «βασκαίνω» [ammaliare] fa rilevare l’azione di coloro che
hanno convinto i Galati di agire contraria alla verità del Vangelo proclamato
da Paolo, ancora lamentando che si sono lasciati convincere (Cf. 1,6).
17
Almeno Derbe (se non Listra, e meno Iconio e Antiochia di Pisidia) è da ammettere tra le
chiese della Galazia, dunque il primo viaggio e gli eventi ivi accaduti sono rilevanti alla
domanda per una testimonianza alla vera storia. Questo non cancella la possibilità di aggiungere
altri locali evangelizzati (al nord) nel secondo viaggio alla lista dei destinatari della lettera. I
primi eventi però, di non poco incidenza, sono da tenere come storia della fede nella Galazia, da
sapere e da comunicare. L’influsso ebraico provenendo d’Iconio e Antiochia, ormai dimostrato
patente a Listra, preambolo alla prima predicazione, sottostà come contesto sociale vicino,
facendosi parte di queste circostanze.
10
v.4b v.4c
γενόμενον ἐκ γυναικός, γενόμενον ὑπὸ νόμον,
nato da donna nato sotto (la) legge
v.5a v.5b
ἵνα τοὺς ὑπὸ νόμον ἐξαγοράσῃ, ἵνα τὴν υἱοθεσίαν ἀπολάβωμεν
affinché quelli sotto (la) legge riscattasse affinché la figliazione ricevessimo
v.4b v.5b
γενόμενον ἐκ γυναικός, ἵνα τὴν υἱοθεσίαν ἀπολάβωμεν.
nato da donna affinché la figliazione ricevessimo
v.4c v.5a
γενόμενον ὑπὸ νόμον, ἵνα τοὺς ὑπὸ νόμον ἐξαγοράσῃ
nato sotto (la) legge affinché quelli sotto (la) legge riscattasse
18
Cf. D.J., MOO, Galatians, BECNT, Baker, Grand Rapids 2013, 265-266.
12
19
BETZ, 207.
20
Cf. VANHOYE, 107-108.
13
favore dell’uomo, sarebbe stata fatta manifesta sopramodo dalla nascita del
Figlio di Dio da donna.
Alle mosse della simmetria che Paolo utilizza, comparando la
propria condizione allo stato di Cristo, si nota che anche lui ha fatto
riferimento al proprio nascere da donna (1,15). Iniziando entrambi versetti
con la forma «ὅτε δὲ», forse ha voluto esplicitare anche un paragone con il
v.4,4 (Cf. Tabella 5). In questo caso il grembo della donna viene associato
con l’essere scelto/separato per il beneplacito di Dio, al quale corrisponde
anche la chiamata per mezzo della grazia divina «verso l’annuncio del
Figlio rivelato, a tutte le genti» (1,16a)21.
Tabella 5
Paolo Cristo
v.1,15 v.4,4
Ὅτε δὲ ὅτε δὲ
Ma quando Ma quando
24
Cf. Il dibatito con Thielman in PALMA, 244-252.
25
Cf. DE BOER, 217, 222; VANHOYE 106.
26
Il dibattito sul passaggio dalla terza alla prima persona plurale, Cf. MOO, 267.
27
Cf. II.2.2.2 Il rapporto di fede.
15
28
Due brani dell’AT parlano di Israele come «figlio di Dio»: Es 4,22 Os 11,1. Sono ancora a
distanza di quest’accezione perché pur trattando del popolo in comune e con un linguaggio
figurativo, mentre qui si tratta del singolo e dimostra un effetto immediato e concreto (v.4.6).
29
Cf. PALMA, 260.
16
30
Cf. v.4,8b dove «φύσει» ricorre indicando una schiavitù a «quelli di natura non divina» come
stato d’ignoranza a Dio, accennando indirettamente anche la legge.
31
J.L., MARTYN, Galatians. A New Translation with Introduction and Commentary, AncB 33a,
New York 1998, 390. Cf. Barbagaglio e Mussner, in PITTA, 239.
32
VANHOYE, 107-108.
33
Su cui compare con l’articolo solo 8v (3,10.13.19.21.24; 4,21; 5,3; 6,2) più esplicitamente
riferite alla legge mosaica (tranne l’ultimo). Al nom. 8v (2v con ὑπὸ); acc. 9v (5v con ὑπὸ); dat.
3v; gen. 12v (2v con ὑπὸ).
34
E.D.W, BURTON, A critical and Exegetical Commentary on the Epistle fo the Galatians, ICC
Edinburgh 1921, 451-452.
17
37
Contrario a Hong e Wilson; Cf. MOO, 266.
19
prendendo natura
Essendo per
di servo,
natura Dio…
Fil 2,6-8 [μορφὴν δούλου λαβών]
[ἐν μορφῇ
Θεοῦ]
diventatosi simili diventatosi obbediente
agli uomini fino alla morte,
[ἐν ὁμοιώματι [γενόμενος ὑπήκοος
ἀνθρώπων γενόμενος] μέχρι θανάτου]
38
Compare la forma participio in Ef 5,16 e Col 4,5 nel senso generale «di approfittare un’occasione».
20
39
La trasformazione in Cristo [3.26-29] è in funzione di collegare i credenti intrinsecamente
agli effetti della promessa, guadagnati da Cristo. Cioè diventano compartecipi della sua
figliazione e del suo insignoramento, perché la pienezza del tempo riguarda il Suo agire; e gli
effetti della promessa, la Sua persona e vita.
40
Sarebbe permesso di fare così un piccolo gioco applicativo sulla forma sostantiva υἱοθεσίαν.
21
occupavano, pur loro dovendo adesso obbedire alla Sua parola: «tutta la
legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo
tuo come te stesso» (5,14).
Affermare che Gesù sia contemporaneamente «τέλος νόμου» e «ὑπὸ
νόμον» provoca tuttavia qualche paradosso. Non sarebbe da vedere in Lui
il massimo espositore del «tamîm Torāh»? Non affatto. Anziché l’analogia
appena menzionato già risolve la difficoltà presa in congiunzione con il
chiasmo in esame. Il punto nodale dell’argomento si tratta della «pienezza
del tempo», che si gioca a due stadi, quello del fanciullo e quello del
kyrios. Il fanciullo non raggiunge mai l’insignoramento pur eseguendo a
perfezione tutto quello che va richiesto da lui dai guardiani. Invece,
entrambi, eseguendo quello richiesto dal Padre, cioè l’ora predeterminata, lì
subiscono un rovesciamento dei ruoli che porta a fine la circostanza
anteriore. Analogamente, nessuno pur aderendo alle opere della legge può
raggiungere la giustificazione, invece per il rapporto di ascolto nella fede
(obbedienza) predeterminato dal Padre d’essere allargata a tutti (3,14),
avviene uno scambio definitivo nella modalità di rapporto con Dio.
In conclusione, il Figlio di Dio inviato e nato da donna, è certamente
sotto la legge anche Lui come fanciullo. Al contempo, da uomo Lui diventa
fine della legge perché Kyrios, ridefinendo il rapporto degli uomini con il Padre
al di fuori della legge. Il punto ‘cruciale’ che dev’essere snodato da questo è che
la manifestazione del suo essere Kyrios, però, non riguarda lo stare «sotto la
legge» come fanciullo, bensì «l’essere stato fatto sotto la legge» all’ora
predeterminata, appunto, «essendo stato appeso al legno» e poi risuscitato da
morte41, il che ha significato la liberazione del potere dei pedagoghi.
41
C’è da sospettare un parallelo sott’inteso ai vv. in esame per cui la Risurrezione è ritenuto
adoperata dall’invio dello Spirito. Purtroppo il testo non offre abbastanza da argomentarlo qui (1,1b).
22
42
Cf. II.2.2.1 Il kerygma: annuncio pneumatologico del Crocefisso.
43
«νῦν ζῶ ἐν σαρκί, ἐν πίστει, ζῶ τῇ τοῦ Υἱοῦ τοῦ Θεοῦ». Sul raffiguramento del Crocefisso
nella «debolezza della carne» Cf. I.2 Il v.3,3 e chiasmo antitetico.
44
Il verbo «ἐνεργουμένη», presente participio di voce media, fa sì implicare l’energizzazione
della fede da parte della carità (operante), che secondo quanto è stato detto da v.2,20 richiama
23
modo del compimento della legge, il che non risponde più a delle opere
prescritte estrinsecamente (Cf. stoicheia), ma mira al carattere dinamico ed
intrinseco di ogni opera, anzi, all’identità di chi agisce (3,26-28; 4,19)45.
L’ambito [κανόνι] (della nuova legge) nel quale gli uomini
progrediranno [στοιχήσουσιν] si tratta, infatti, di una «nuova creazione» in cui
il Crocefisso diventa la misura di ogni rapporto (6,14-16; 5,24; 2;20). Il
rapporto con Lui, però, raggiunge il cuore mediante l’«ἀκοῆς πίστεως»
(3,2.5), dove la fede «si rivela» (3,23; 1,12.16) comportando un evento
pneumatologico (4,6), l’inizio della vita nello Spirito (3,5), cui azione
sostituisce il ruolo sterile ed esteriore delle «στοιχεῖα» (4,3.9) con il
dinamismo vitale del «στοιχῶμεν» (5,25; 6:16)46; vero principio di vita nuova,
ed esito del κυριοθεσίαν [insignoramento], avvenuto come evento di «essere
stato fatto con-crocefisso» con Lui47.
l’azione redentrice di Cristo dentro del credente; quella vita donata «per me», in cui «ora vivo».
Cf. anche 1Cor 13,9-11 sul passaggio dell’incompleto al completo nell’amore; Gal 3,3.
45
Nonostante l’abbozzamento dei comportamenti etici concreti che se ne scaturisce a
corrispondenza, cui centro è l’amore ad immagine di Cristo (5,13-6,10).
46
Paolo gioca con la forma sostantiva e verbale della stessa radice per sottolineare la dinamicità
ordinata che conferisce lo Spirito alla natura umana, ormai costituita di quanto invoca il
sostantivo. Questo servirebbe per rilevare ancora il senso dell’apostrofe del v.3,3: perché è lo
Spirito che perfeziona la carne e non viceversa.
47
Si intende dire il Battessimo; Cf. 2,20, 3,27; Rm 6,3-14.
48
Questa forma si collega tanto al v.3,15, dove inizia il discoro (sulla ratificazione di un
testamento) con la forma «ἄνθρωπον λέγω», quanto al v.4,6, dove il «ὅτι δέ» segnala la
conclusione puntata (il testamento ratificato ora rimunerato dallo Spirito del Figlio).
24
riguarda la presenza tanto del Figlio quanto il suo Spirito, mai separabile da
Lui. La fede [τῆς πίστεως] così non è tanto retoricamente una figura
metonimica di Cristo quanto anche un segno reale presenza di Cristo,
mediante lo Spirito, nel credente. Tale presenza è antropologicamente
diversa «allora» che «ora», appunto, in forza dell’Incarnazione del Figlio di
Dio, preambolo dell’invio del suo Spirito nell’anthropos, adoperando una
trasformazione cristologica.
A quest’avviso la congiunzione «ὅτι» che apre il v.4,6, nonostante
supponendo una filiazione arrivata previamente in Gesù Cristo (4,4), non è
ancora da essere compresa in senso causale, come se la figliazione trattasse
di una condizione previamente vigente, cronologicamente distanziabile
dall’operazione dello Spirito in uno. Invece, è la presenza dello Spirito che
appunto adopera la figliazione, la cui pienezza si avvera come
trasformazione in Cristo, fatto manifesto al cuore in senso dichiarativo,
«Abbà, Padre!». Inoltre, «ἐξαπέστειλεν» è sempre all’aoristo. Magari un
«ὅτι» con verbo al presente fosse stato da considerare causale. Invece, lo
Spirito gridante è una dichiarazione di figliazione, non un prodotto
secondario di essa. Lo Spirito è l’agente principale della figliazione, non un
regalo conseguente. Senza l’azione dello Spirito, il credente non può infatti
essere trasformato in Cristo; non ci sarebbe figliazione vera di cui parlare,
non ci sarebbe comunione intrinseca con Cristo nella fede.
Tabella 8
L’Incarnazione La Figliazione
v.4 v.6
ὅτε δὲ Ὅτι δέ
Ma quando Anzi, manifesto che
ἐξαπέστειλεν ὁ Θεὸς τὸν Υἱὸν αὐτοῦ, ἐξαπέστειλεν ὁ Θεὸς τὸ Πνεῦμα τοῦ Υἱοῦ αὐτοῦ
inviò Dio il Figlio suo inviò Dio lo Spirito del Figlio suo
49
Cf. I.2 Il chiasmo antitetico.
50
Questo può prendere un senso temporale o spaziale. Gli studiosi in generale si accordano al
v.3,1 intorno al significato spaziale piuttosto che temporale, che rende la traduzione di
«rappresentare al vivo» (Cf. PITTA 167-168). Per l’argomento a favore del senso spaziale in
questo lavoro Cf. I.3. La sfumatura spaziale va mantenuta sempre dalla combinazione con
«κατ’ὀφθαλμοὺς». Il senso temporale nonostante combinerebbe al filo Scritturistico del capitolo
terzo, alle mosse di 1Cor 15,3, verso la coesione dello sviluppo argomentativo. Questo gira in
27
torno all’effettività dello Spirito che fa’ subentrare la Crocefissione come il senso definitivo
della Scrittura, la quale ora pur contenendo la Legge non può più giustificarne l’adesione,
neppure trovare il suo fine in essa. Pitta trova l’aggiunto «en hymin» innecessaria e non seguita
dalla maggioranza dei codici. Inoltre, sulla stessa scia di questa proposta, lui mantiene
προεγράφη una «forma abbreviata del kerygma» (idem.).
51
Participio perfetto del verbo proveniente della radice kyrios significando «rendere autoritario».
52
Cf. VANHOYE, 26-27.
53
Girolamo dice al riguardo, «tutto il coro dell’antico testamento ne parla» [Nobis enim recte
praescriptus est Christus, de cujus patibulo et passione, alapis et flagellis, omnis prophetarum
praedicit chorus] a cui aggiunge Martian il commento, «qui ait Christum nobis esse
praescriptum, id est praedictum, in omnibus prophetis»; MIGNE PL 26:348B[418]. Cf. Ancient
Christian Commentary on Scripture, Galatians, Ephesians, Philippians, vol. VIII, ed. M. J.,
28
[ἀπέθανεν] per gli empi nel tempo stabilito [κατὰ καιρὸν]» (Rm 5,6).
Questo sarebbe espresso ai Galati dall’ultimo hapax della serie, per cui «la
crocefissione scritto previamente» (3,1) avviene secondo «il tempo
prestabilito del Padre» [τῆς προθεσμίας τοῦ πατρός] (4,2); salvaguardando
così il peso e valore della Scrittura.
Malgrado il legame indiretto tra «προεγράφη ἐσταυρωμένος» (3,1b)
e «l’essere stato fatto sotto la legge» (4,4c), questa proposta cerca di
provocare un ulteriore spunto sul fulcro del kerygma che Paolo avrebbe
annunciato loro: «Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho
ricevuto, che cioè Cristo morì [ἀπέθανεν] per i nostri peccati secondo le
Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture
[κατὰ τὰς γραφάς]…» (1Cor 15,3-4) 54 . L’accezione parallela ai Galati,
dunque richiamerebbe con apostrofe: «O stolti Galati! Chi vi ha
ammaliato? [Non] è cosa assai evidente per voi, Gesù Cristo scritto
previamente d’essere stato crocefisso?» (3,1b).
Resta un’altra possibilità meno pretenziosa, per cui «προεγράφη»
evocherebbe piuttosto del contenuto all’interno della lettera ai Galati. Ad
esempio vv.1,1b.4, oppure sottintendendo «il vangelo di Cristo» (1,7b-9).
Non manca nemmeno che anche Paolo abbia scritto poco prima una simile
dichiarazione su se stesso: «mediante la legge io sono morto [ἀπέθανον]
alla legge» a somiglianza della crocefissione di Cristo (2,19-21). Se
riferendo invece a quei versetti, evidenzierebbe il fatto del proprio
coinvolgimento con il Crocefisso al momento della prima predicazione (Cf.
I.3). Di sottofondo ne sarebbe da ricollegare al fatto personale dei vv.1,15-
16, per cui ancora, «chiamando con la sua grazia, piacque [Dio] di rivelare
il Figlio suo [nella carne di Paolo] affinché annunciasse in mezzo ai
pagani» (Cf. 6,17).
Nel trasmettere «quello che ha ricevuto», sia un messaggio «secondo
le Scritture», sia una carne ferita da lapidamento, Paolo intende qui
dimostrare che ha preso già distanza dalle «tradizioni dei padri» [τῶν
πατρικῶν μου παραδόσεων] (1,14b). Desidera ancora vivamente evitare
che si confonda il Vangelo con la nozione di una «tradizione o
insegnamento dell’uomo» [παράδοσις ἤ διδασκαλίαι τῶν άνθρώπων] (Cf.
Col 2,8.20). Perciò ha detto, «il Vangelo da me annunciato non proviene da
uomo [ὅτι οὐκ ἔστιν κατὰ ἄνθρωπον], infatti io non l’ho ricevuto né l’ho
EDWARDS, Fitzroy Dearborn, Chicago 1999, 35-36. È necessario notare però che «προεγράφη»
non coincide con la traduzione di «prescrizione».
54
Occorre sottolineare ancora quanto significa questa frase per Paolo, uno che ci teneva
all’osservanza «secondo le Scritture», cui condotta persino «superava nel giudaismo la maggior
parte dei coetanei e connazionali, accanito com’era [ad esso]» (1,14-15a). Quella forza in lui
non è stata annullata dalla rivelazione del Figlio di Dio a lui (1,15b-16a), ma è stata
cristologizzata «perché [secondo le Scritture] lo annunciassi in mezzo ai gentili» (1,16b).
29
55
Anzi, il Crocefisso sarebbe così rivelato nella carne di Paolo; argomento assai ribattuto
nell’epilogo della Lettera da una serie di antitesi costruiti su quanto è stato già accennato qui:
v. La persuasione degli agitatori La condizione di Paolo
6,11 Insistono sulla grandezza della Scrittura «Vedete con che grossa scrittura vi scrivo»
6,15 Contano sulla circoncisione (sarki) Conta solo la nuova creazione (pneumati)
56
«ἵνα θεῷ ζέσω Χριστῷ συνεσταύρομαι»
32
57
Linguaggio che richiama un bambino bisognoso di cura è utilizzato più volte da Paolo nella
lettera (1,15; 4,1-3.6.19.27.30), mentre, secondo il kerygma raccontata da Luca, l’appellativo
«Padre» è stato gridato da Gesù sulla Croce per consegnare così il suo Spirito (Lc 23,46).
58
Participio presente attivo al genitivo, indicando Dio.
59
« »וְ קִ ְר ֣אּוdall’ebraico ( קָ ָראqara) che significa chiamare, gridare, proclamare, sinonimo con
κράζω. La LXX ha reso «παρακαλέσατε» [consolare], termine legato all’azione dello Spirito
secondo la lettura del NT, dalla radice «καλέω». Ecco il testo della LXX: «ἱερεῖς λαλήσατε εἰς
τὴν καρδίαν Ιερουσαλημ παρακαλέσατε αὐτήν ὅτι ἐπλήσθη ἡ ταπείνωσις αὐτῆς».
60
« »צְ בָ ָ֔ ָאּהdall’ebraico ( צָ בָ אtsaba), termine polisemico che Strong indica riferito a una massa di
persone solitamente legato a un tempo fissato, in preparazione per la guerra, o figurativamente a
dei tempi difficili o del culto. La LXX ha reso «ταπείνωσις» [umiliazione]. Quest’analisi però
ha voluto rilevare l’aspetto del «tempo stabilito» che combina l’analogia del figlio-erede con la
traduzione italiana di «schiavitù».
61
Hapax legomenon costrutto del prefisso «σύν» indicando la co-partecipazione, e «ψυχή»
indicando l’unica vita (quella di Cristo).
62
BETZ, 210-211. Ad esempio: «non sei più schiavo ma figlio» (4,7) «non siamo più sotto un
pedagogo» (3,25), «non sono più io che vivo» (2,20).
33
63
Il versetto rispecchia Gal 5,18 «Ma se vi lasciate guidare [ἄγεσθε] dallo Spirito non siete più
sotto la legge»; Rm 8,14 «Tutti quelli che sono guidati [ἄγονται] dallo Spirito di Dio, costoro sono
figli di Dio». Emerge sì ancora l’antitesi tra «lo stare sotto la legge» e «l’essere figlio di Dio».
64
Hapax che combina al gioco con «συμμαρτυρεῖ» alle mosse di Gal 2,20.
65
PITTA, 241.
66
Chissà che ci sia in questa scelta un riferimento alla via Sebaste, infrastruttura militare
romana che collegava Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, e le zone dintorni a Derbe, la quale
utilizzata da Paolo nel primo viaggio, prende un’importanza simbolica per la popolazione locale
per quanto invocherebbe anche lo scambio di ruoli; dalla marcia schierata dell’esercito
oppressore, alla marcia che Dio ha sostenuto e ora propone loro, identificata nella testimonianza
di Paolo, il cui ha ‘marciato’ a Derbe nonostante la debolezza della carne (le ferrite sostenute a
Listra). Cf. D. FRENCH, “Roads in Pisidia,” in Forschungen in Pisidien, ed. E. Schwertheim, R.
Habelt, Bonn 1992, 170.
34
CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA
Altri fonti
BARCLAY, J.M.G., Paul and the Gift, W.B. Eerdmans, Grand Rapids 2015
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8, Milano 2000
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INDICE GENERALE
INTRODUZIONE –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––1
I . Ad Spiritum accipiendum (vv.3,2-3) ––––––––––––––––––––––––––––––––2
I.1 Le domande antitetiche e il v.3,2 –––––––––––––––––––––––––––––––––2
I.2 Il v.3,3 e il chiasmo antitetico –––––––––––––––––––––––––––––––––––6
I.3 Inconsistenza con un messaggio al vivo –––––––––––––––––––––––––––8
II. Ut cor incipiendum (vv.4,4-6) ––––––––––––––––––––––––––––––––––––11
II.1 Il chiasmo antropo-soteriologico –––––––––––––––––––––––––––––––11
II.1.1 Nato da donna ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––12
II.1.2 Sotto la legge ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––16
II.1.3 Il peso antropologico del chiasmo –––––––––––––––––––––––––––21
II.2 La figliazione adempiuta –––––––––––––––––––––––––––––––––––––23
II.2.1 L’invio dello Spirito del Figlio –––––––––––––––––––––––––––––24
II.2.2 Per la fede, nei cuori nostri gridante –––––––––––––––––––––––––26
II.2.2.1 Il kerygma: annuncio pneumatologico del Crocefisso –––––––26
II.2.2.2 Il rapporto di fede ––––––––––––––––––––––––––––––––––––30
II.2.2.3 La prova pneumatologica di filiazione –––––––––––––––––––31
CONCLUSIONE –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––35
BIBLIOGRAFIA –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––39
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