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NAPOLI - CAPPELLA DI SAN SEVERO - L'INCREDIBILE ALCHIMIA DELLA CAPPELLA


E LE MACCHINE ANATOMICHE

di Isabella Dalla Vecchia - info@luoghimisteriosi.it


e di Stefano Brugnoli - stefanoclovis@gmail.com

I capitoli di questa scheda sono:


• Lo straordinario principe Raimondo di Sangro e l'alchimia della cappella di San Severo
• Il Cristo velato e la leggenda del velo
• La statua del Disinganno
• La statua della Pudicizia
• Lo strano labirinto
• Le macchine anatomiche
• Un terrificante esperimento?
Lo straordinario principe Raimondo di Sangro e l'alchimia della cappella di San Severo - di
Stefano Brugnoli
Nella Napoli settecentesca Raimondo di Sangro abitava il Palazzo Sangro, tutt’oggi
esistente al civico 9 di Piazza San Domenico Maggiore. Nelle immediate vicinanze, al nr.
19 di via Fancesco de Sanctis, sorge la famosa cappella Sansevero, chiamata anche
Santa Maria della Pietà dei Sangro o Pietatella.
La cappella venne fondata come sacello sepolcrale della famiglia da Giovanni Francesco
Sangro (1590) poi rinnovata dal figlio Alessandro (1610) ed infine decorata da Raimondo.
La cappella era unita al palazzo da un cavalcavia che crollò agli inizi del 1900.
La Cappella Sansevero si presenta come un complesso libro di sapere ermetico nascosto
abilmente nei complessi scultorei. Man mano che dall’ingresso si procede dall’ingresso
verso l’altare maggiore avremo l’Ovest come punto ideale, di fronte l’Est a destra il Nord
ed a sinistra il Sud.

Cappella dei Sansevero

Alla nostra sinistra la statua del Decoro che è rappresentata da un giovane con i fianchi
cinti da una pelle di leone con la mano appoggiata ad una colonna ove è scritto “Sic Floret
Decoro Decus” che simboleggia la forza. Di fronte sulla desta si erge l’Amor Divino che
raffigura un giovane nell’atto di porgere un cuore fiammeggiante che raffigura la fase
conclusiva del processo alchemico. Andando avanti altre due sculture, poste una di fronte
all’altra; a sinistra la Liberalità dove una donna tiene in mano il corno dell’abbondanza
mentre con l’altra offre delle monete ed un compasso; quest’ultimo oggetto rappresenta la
misura della volontà. Sulla destra la statua dell’Educazione che rappresenta una donna in
atto di istruire un bambino. Entrambe le statue simboleggiano, l’una il sorvegliane del
tempio e l’altra il compito affidato agli stessi di istruzione dei neofiti.
A questo punto esaminiamo le successive quattro statue; la Sincerità, la Soavità, lo Zelo
della Religione ed il Dominio di sè stessi nelle quali possiamo intravedere le quattro prove
dell’iniziazione.

Raimondo di Sangro
La donna della Sincerità ha il caduceo (alchimisticamente, il solvente dei Saggi) mentre
con la sinistra sorregge un cuore. E’ qui evidente il primo grado dell’iniziazione dove il
neofita deve sottoporsi ad una rigida introspezione (la statua corrisponde all’elemento
Terra)
La Soavità riflette la seconda prova in quanto ha un elmo in testa indice di regalità ed un
giogo in mano indice del dominio dell’alchimista sulla materia dopo aver trovato l’oro (la
statua corrisponde all’elemento Aria)
La statua dello Zelo della Religione corrisponde alla terza prova dove l’iniziando si
rischiara alla luce di una torcia dimenticando le nozioni non conformi al libero pensatore (la
statua corrisponde all’elemento Acqua)
Il Dominio simboleggia la quarta prova dove un guerriero tiene incatenato ai suoi piedi un
leone ed Amore tiene una fiaccola rovesciata. E’ il trionfo dell’intelletto sulla forza bruta e
sulle bramosie (la statua corrisponde all’elemento Fuoco).
Il Sapere Iniziatico è condensato nella statua della Pudicizia che rappresenta la sapienza
che l’iniziando deve svelare per impadronirsene.
La lapide dedicatoria di Alessandro de' Sangro sull'ingresso
della Cappella Sansevero - foto tratta da Wikipedia - Autore: Hotepibre (Giuseppe)

Nella statua del Disinganno, che rappresenta un uomo che si libera dalle maglie di una
rete, è allegoricamente rappresentato l’Apprendista appena dopo essere stato iniziato ai
misteri. Nel bassorilievo sottostante, raffigurante Cristo che dona la vista ad un cieco, è
chiara l’allusione al dono della luce e della verità.
La statua del Cristo velato richiama l’attenzione alla figura del Maestro, quando adagiato
sul letto di morte, viene simbolicamente ricoperto da un velo.
E’ possibile ritrovare attinenze anche con le carte dei tarocchi:
La statua della Liberalità con la Lama 17 “le stelle”
L’Educazione con la Lama 8 “la gisustizia”
La Sincerità con l’Arcano 3 “l’imperatrice”
La Soavità con la Lamina 4 “l’Imperatore”
Lo Zelo della religione con l’Arcano 9 “l’Eremita”
Nel Dominio di sé stessi con l’Arcano 11 “la forza”
La Pudicizia con la Lamina 2 “la papessa”
E tantissime altre rispondenze

Nella Cappella di San Severo sono conservate 3 particolarissime e quantomeno uniche


statue, eseguite su volere di Raimondo di Sangro, la cui realizzazione è così fenomenale
da presupporre che, oltre alla mano dell'artista, vi sia stato anche qualche ignoto
intervento alchemico.

Il Cristo velato e la leggenda del velo - di Isabella Dalla Vecchia

Quest'opera famosa per la sua impeccabile realizzazione si trova al centro della navata
della Cappella di San Severo. Fu realizzata da Giuseppe Sanmartino, su committenza di
Raimondo di Sangro. Doveva essere una "semplice rappresenzazione di Nostro Signore
Gesù avvolto nel sudario" ma osservandola è impossibile non essere investiti da mille
interrogativi, primo tra tutti l'assoluta perfezione dell'opera. Il sudario trasparente che
avvolge Gesù non richiama minimamente la freddezza e la durezza del marmo, materiale
di cui è scolpito, perchè ciò che appare davanti ai nostri occhi è pura seta. Mai un velo è
stato rappresentato in questo modo, perlopiù da un giovane e sconosciuto artista
napoletano che ha saputo in quest'opera superare gli stessi Canova e Michelangelo.

Una leggenda narra che Raimondo di Sangro, con le sue doti di alchimista avrebbe saputo
pietrificare un vero drappo, riuscendo così ad ottenere un'opera di autentica fattura. Se si
ricerca anche solo un errore che possa avvalorare che si tratti di "finzione" e non di realtà,
si rimane sbalorditi. L'immagine è così autentica che trascina lo spettatore alla pietà e allo
stesso tempo alla delicatezza con cui viene avvolto il Cristo, quasi a dissiparne le
sofferenze subite e a trasmettere il fatto che Lui stia in quel momento effettivamente
dormendo e che quel sudario con un soffio di alito di vento scivolerebbe via, non appena
Gesù avrebbe emanato nel risveglio il primo respiro. Ecco che il marmo da freddo diviene
caldo, perchè avvolge un corpo ancora vivo, immortale, eterno, prossimo alla
resurrezione, come questa meravigliosa statua.
La statua del Disinganno
Un'altra opera incredibile rappresenta il Disinganno e si trova nei pressi del pilastro a
destra dell'altare. Opera di Francesco Queirolo, rappresenta un uomo che cerca di
liberarsi da una rete con l'aiuto di un genio alato. E' dedicata al padre di Raimondo,
Antonio duca di Torremaggiore, a ricordo della sua vita avventurosa e pellegrina, a causa
della quale trascurò i figli che furono cresciuti ed educati dal nonno. Solo in vecchiaia,
rendendosi conto del tempo perduto, tornò a Napoli e prese i voti. Ecco perchè l'uomo o
meglio il padre, aiutato da una figurina celeste, si libera dall'inganno, una rete che lo aveva
dolcemente imprigionato per tutta la vita. Il putto che in fronte reca simbolo della
conoscenza, indica il mondo ai piedi del complesso e il Libro della Bibbia aperto. Il
bassorilievo sottostante riporta la parabola di Gesù che ridona la vista al cieco metafora
dell'intera vicenda.

Disinganno

La statua nel complesso è un riferimento al percorso di iniziazione massonica, nel cui


rituale si procedeva bendati e privi di vista, fino a riottenerne di nuova e illuminante. Solo
attraversando il buio della perdizione e del peccato si può comprendere e raggingere la
luce della Conoscenza e della Verità. Ma se non si vive nel male non si può capire
pienamente il bene e poter distinguere così bene le due realtà. Dopotutto Gesù ha guarito
persone colpite da malattie e da demoni, indicandogli la giusta via. Ognuno di noi è
invischiato ad una rete dura come il marmo, che ci confonde e disordina i pensieri in ogni
giorno della nostra vita, solo quando ne saremo liberati potremo sentirci liberi di volare
verso la luce. Come cita Raimondo: “fragilità umana, cui non è concesso avere grandi virtù
senza vizi”.
Ma ciò che stupisce realmente è la realizzazione della rete, così perfetta da apparire reale,
sembra vera e solamente dipinta con il colore del marmo. Anche in questo caso si
presuppone che il principe di San Severo abbia agito con l'alchimia su una banale rete da
pescatore, pietrificandola. E' strano che tre opere, uniche al mondo per la precisione con
cui sono state realizzate reti e veli, si trovino qui. Così simili tra loro e per giunta scolpite
da tre autori diversi.

Che Raimondo abbia davvero scoperto la magia alchemica o è solo eccellente bravura
degli artisti?

La statua della Pudicizia

Questa mirabile statua si trova nei pressi del pilastro a sinistra dell'altare, commissionata
sempre da Raimondo di Sangro a dedicata alla madre Cecilia Gaetani dell'Aquila
d'Aragona, morta quando Raimondo aveva solo 1 anno. Venne scolpita da un altro autore,
Antonio Corradini, che nonostante avesse già realizzato "veli di marmo" in diverse
situazioni, raggiunse in quest'opera una perfezione tale da supporre che anche in questo
caso esso sia stato opera alchemica del principe. In questo caso il materiale è addirittura
rappresentato "umido" facendo trasparire la pelle ancora bagnata.

Pudicizia

L'episodio sotto la statua è il Noli me Tangere, nel quale Gesù risorto incontra la
Maddalena che lo aveva scambiato per il giardiniere e le dice di non toccarlo. Vi è la figura
di Maria Maddalena in correlazione con la donna velata, nascosta, sotto la cui stoffa
preziosa si cela la Verità della Dea che un giorno sarà rivelata. Accando alla donna è
presente una lapide spezzata che mostra poche parole e un Albero della Vita legame con
Eva, la prima Dea. Nel complesso una celata rappresentazione di Iside velata, Dea
massonica preferita. Qui la donna è protagonista, una donna nascosta, da cercare. Viene
voglia di toglierle il velo, così sottile ma allo stesso tempo così opaco. Solo il vero iniziato
potrà farlo, solo colui che saprà trasformare alchemicamente il marmo in seta e potrà
toglierne il velo.
Lo strano labirinto

Nel pavimento è rappresentato un labirinto prodigioso nella sua realizzazione perchè


creato da un unica linea bianca continua, senza giunture, un'altra delle idee straordinarie
di Raimondo di Sangro, che fu davvero un innovatore in tutti i campi. Ad oggi rimane
purtroppo ben poco a causa di un crollo nel 1889 che lo danneggiò gravemente.
Ne è rimasta una parte davanti alla tomba del Principe di San Severo, alcune tratti si
trovano anche nella Cavea sotterranea e in Sagrestia. Il disegno consiste in un'alternanza
di croci gammate (svastiche) e quadrati concentrici in prospettiva.

Non è un tema casuale da parte di Raimondo che ne ha ricoperto addirittura il pavimento,


il labirinto è il simbolo per eccellenza del percorso iniziatico, attraverso il quale si cerca la
via di uscita verso la verità. Tema molto caro ai Cavalieri Templari, luogo della ricerca del
Graal, in Italia e nel mondo ne troviamo di diverse tipologie, spesso in luoghi ben precisi,
come dimore filosofali o magioni dei cavalieri dell'Ordine. Rappresenta il nostro cammino, i
bivii a cui siamo sottoposti ogni giorno, le nostre scelte che però fanno parte di un unico
grande disegno labirintico, all'interno del quale dobbiamo saper scegliere saggiamente
affinchè non ne restiamo prigionieri, ma riusciamo ad uscirne vittoriosi per aver, con
coscienza e conoscenza, intrapreso la strada corretta.
Le macchine anatomiche

Il Principe di San Severo, intorno al 1763, ingaggiò l’anatomista siculo Giuseppe Salerno,
impegnandosi a pagarlo 2000 ducati all’anno, cifra ragguardevole per quel periodo.
Il Principe aveva già a sua disposizione a pagamento il medico di famiglia ma come mai
assunse un nuovo medico?
Le risposte che possiamo trovare possono essere le seguenti:

Il San Severo aveva già avuto dissapori con le autorità e l’opinione pubblica, per cui non
voleva esporsi con i suoi esperimenti
Il lavoro che desiderava eseguire richiedeva l’esperienza di un medico esperto in
dissezioni

Il Principe si procurò degli scheletri veri, attualmente chiusi in bacheche nei sotterranei
della Cappella, che vennero opportunamente trattati ed al fine di mantenere le ossa unite
al loro corretto posto queste furono collegate mediante fili di ferro fatti passare attraverso
le cavità delle ossa medesime.
Dopo questo lavoro il San Severo si preoccupò di creare in cera ogni pezzo anatomico
fatti con il sistema del calco mentre per le vene è stata utilizzata della cera poi colorata
mediante un pennellino. I coloranti utilizzati sono il nerofumo, porporina, azzurrite e
cinabro.

Altro sistema potrebbe essere stato quello utilizzato per le candele versando cera liquida
in un tubo in cui siano stati prima inseriti dello spago od un filo di ferro. Anche i cuori, la
vescica ed i testicoli delle Macchine Anatomiche sono stati riprodotti in cera e quindi
nessuna sostanza metallica è stata utilizzata.
Ma per quale motivo il De Sangro spese somme consistenti di denaro e tempo per
realizzare la più straordinaria costruzione anatomica del tempo?
Uno dei principali motivi potrebbe essere riscontrato nel desiderio di offrire alla scienza
dell’epoca un valido strumento conoscitivo dell’anatomia umana.
L’altra motivazione potrebbe rintracciarsi nel fatto che inizialmente i due cadaveri
potessero trovarsi all’interno del palazzo del principe in una camera chiamata “fenice” e
che indubbiamente conduce al mito filosofico della rigenerazione dove i tre elementi
maschio, femmina e feto (le Macchine anatomiche sono scheletri di un uomo e di una
donna) allo stato della putrefazione sono pronti a ricevere i nuovi germi vitali della

resurrezione. E’ il processo della materia “dealbata” in attesa della rivivificazione , così


come la fenice risorge dalle sue ceneri; è l’Igne Natura Renovatur Integra INRI (Il Principe
di San Severo Clara Miccinelli edizioni Ecig).

Un terrificante esperimento?

Osservando le macchine anatomiche ci assale un atroce dubbio: I corpi e l'intero apparato


circolatorio sono troppo complessi e anatomicamente precisi perchè possano essere stati
semplicemente "riprodotti". Esiste una "leggenda nera" secondo la quale queste strutture
anatomiche sarebbero state in principio degli esseri umani frutto di un folle esperimento ad
opera dello stesso Raimondo di Sangro che, come un novello Dottor Frankestein, avrebbe
portato in laboratorio esseri umani. Il mistero permane ancora oggi perchè ci è
assolutamente ignota la metodologia per ottenere simili "modelli". Unica "tecnica" nota è il
"processo di metallizzazione" secondo il quale sarebbe stato inserito nelle arterie dei
presunti cadaveri (di questo non si ha certezza), un liquido sconosciuto che avrebbe resi
solidi tutti i vasi sanguigni. In seguito i cadaveri sarebbero stati "aperti" e privati degli altri
organi, lasciando solo la struttura ossea con tutto il sistema circolatorio. Non è da
escludere l'ipotesi che l'esperimento sia stato effettuato su persone ancora vive, dato che
solo il sangue in circolo pompato dal cuore avrebbe potuto diffondere il liquido in tutto il
corpo. Ipotesi questa che fa rabbrividire se si pensa che la donna era addirittura incinta,
infatti si nota tutto l'apparato circolatorio del feto e del cordone ombelicale (il feto è stato
trafugato). Ma che tipo di liquido è stato utilizzato? Quale genere di materiale poteva
solidificarsi solo dopo aver raggiunto ogni più remoto capillare? Ci viene in mente il
mercurio, il metallo liquido conosciuto. Ma in che modo sarebbe stato iniettato dato che
ancora non esistevano aghi ad utilizzo medico? Un segreto che il Principe portò con sè
nella tomba, non lasciando traccia alcuna sui suoi studi. Inoltre non esistono esempi di
questo tipo in tutto il mondo e mai forse ce ne saranno data l'impossibilità di ricreare,
ancora oggi, un esperimento simile.

Un sistema circolatorio fin troppo dettagliato, in ogni suo minimo capillare. Ad oggi non si
conosce la verità, è impedito ogni prelievo di materiale, forse per lasciare il dubbio, la
paura, la preoccupazione sulla effettiva fonte di queste "macchine anatomiche". Magari
per lasciare la speranza che fossero solo modellini e chissà, forse anche il proprietario è
spaventato all'idea di un esperimento sulla vita. Ciò che spaventa incuriosisce con il
riserbo che "potrebbe essere tutto finto", con questi presupposti non esiste persona che
non si recherebbe ad osservare queste strane e inquietanti "meraviglie della natura".

Si trovano nella Stanza della Fenice, animale simbolo di resurrezione, di rinascita e


immortalità. Raimondo di Sangro era fondamentalmente un medico e non dobbiamo farci
assalire da preconcetti di spietato sperimentatore. Essendo lui stesso un fervente
alchimista potrebbe anche aver riscoperto per un istante il barlume della pietra filosofale,
del metallo trasformato in oro, dell'immortalità della vita. Magari il suo esperimento era
volto a creare vite eterne ma, dopo aver visto il risultato, è anche possibile che abbia
deciso di non riprovarci mai più. Se così non fosse avremmo trovato molti altri cadaveri,
magari anche di animali. Ma sappiamo bene che di "macchine anatomiche" ne esistono
solamente due.

(c) articolo di Isabella Dalla Vecchia e Stefano Brugnoli - Luoghi Misteriosi


(c) fotografie interno ed esterno Wikipedia
(c) fotografie statue e macchine anatomiche daltramontoallalba.it

RAIMONDO DI SANGRO, IL PRINCIPE DI SAN SEVERO

Raimondo di Sangro
Raimondo fu uomo dalla personalità inquietante ed affascinante, il Principe dei Misteri.
Raimondo di Sangro, da illuminato rosacrociano ricerca la “verità non solamente
attraverso la scienza ma a partire dalla natura e da quella parte complessa della natura
che è l’IO”...

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