ENERGIA PRIMARIA
Il fabbisogno di energia primaria utile Qp,H è data dalla sommatoria dei
Fabbisogni di energia primaria calcolati su base mensile e per tutto il periodo di
riscaldamento.
Qp,H = (QH,nd – Qr) + Ql,t
QH,nd è il fabbisogno di energia termica utile per il riscaldamento degli spazi;
Qr è il calore recuperato dai sistemi ausiliari, dai sistemi di riscaldamento
e dall’ambiente (incluse le fonti energetiche rinnovabili).
Ql,t è il totale delle dispersioni di calore dell’impianto di riscaldamento.
,
,
,
Ql,t = Ql,e + Ql,c + Ql,d + Ql,s+ Ql,p
Per facilitare il calcolo dei rendimenti/perdite del sistema, l'impianto di
riscaldamento per la climatizzazione invernale risulta suddiviso in sottosistemi:
• sottosistema di emissione/erogazione in ambiente interno;
• sottosistema di regolazione e controllo dell'emissione di calore in ambiente.
• sottosistema di distribuzione;
• sottosistema di accumulo (se esistente);
• sottosistema di generazione.
Per ciascun sottosistema è necessario calcolare le relative perdite totali e quelle
recuperate, il fabbisogno di energia ausiliaria impiegato e l’energia termica recuperata
dagli ausiliari stessi
QEh,in
QP,in
Q gh,in
QEh,in è l'energia totale degli ausiliari in entrata al sistema‐Impianto;
Q gh,in è l’energia termica totale in entrata al sistema‐Impianto.
Il calcolo avviene sempre in senso opposto rispetto al flusso di produzione,
partendo dall’energia in uscita dal sistema di emissione, per arrivare all’energia in
entrata nel sistema di generazione.
Il calcolo del fabbisogno di energia in ingresso a qualsiasi generico sottosistema si
effettua con la relazione:
Qout è l'energia termica in uscita dal sistema al generico sistema, espressa in kWh;
(Qi ‐ Qlrh) è la perdita termica del generico sistema al netto di quelle recuperate,
espressa in kWh;
Waux è il fabbisogno di energia elettrica degli ausiliari del generico sistema, espresso
in kWh;
K è la frazione recuperata dell'energia elettrica assorbita dagli ausiliari del
generico sistema.
Esiste anche un metodo di calcolo delle perdite totali dei vari sottosistemi tramite
dei valori tabellari che tengono conto dei diversi tipi e caratteristiche del sistema‐Impianto di
riscaldamento utilizzato. Tali valori però, non tengono in alcun conto le perdite di
calore/elettriche recuperate, per cui risultano essere valori molto penalizzanti.
Le perdite recuperate possono essere sottratte al Fabbisogno di energia termica secondo
due diverse modalità: o sottraendo al fabbisogno di energia in uscita dal sottosistema di
emissione, ovvero al fabbisogno di energia per il riscaldamento, un valore pari alla somma
delle perdite recuperate da tutti i sottosistemi:
Modalità di deduzione delle perdite tramite riduzione del
fabbisogno di energia per il riscaldamento
Oppure riducendo il valore di energia termica in uscita da ciascun sottosistema,
favorendo il sottosistema a valle
Modalità di deduzione delle perdite tramite riduzione del
fabbisogno di energia di ciascun sottosistema
Metodo di Calcolo
Schema riassuntivo dei metodi di calcolo per i sottosistemi dell’impianto di
riscaldamento.
la norma UNI effettua una precisa scelta per quanto riguarda i recuperi termici sui
sottosistemi di distribuzione ed accumulo dell’impianto per la produzione di acqua
calda sanitaria. Tale quota infatti non è detratta dai sottosistemi corrispondenti,
ma viene dedotta direttamente dal fabbisogno Qh di energia termica utile per il
riscaldamento dell’edificio.
Questo vale anche per il recupero termico di un eventuale sottosistema di accumulo
per il riscaldamento. Ciò che viene disperso da un serbatoio interno all’ambiente
rientra come calore utile per il riscaldamento.
Il valore Qh del fabbisogno di energia termica utile richiesto per il riscaldamento
dall’involucro dell’edificio deve essere quindi valutato al netto della quantità di energia
termica recuperata in ambiente e proveniente dal sistema impiantistico per la
produzione di acqua calda sanitaria. Tale quantità di energia, erogata dal sistema di
emissione, è detta fabbisogno ideale netto per il riscaldamento Q’h ed e cosi calcolata:
in cui:
Q’h fabbisogno termico ideale netto per il riscaldamento [J];
Qh fabbisogno termico ideale per il riscaldamento richiesto dall’involucro [J];
Qe,out fabbisogno termico in uscita dal sistema di emissione [J];
Qlrh,W recupero termico dall’impianto di produzione ACS [J];
Qlrh,s recupero termico dal sistema di accumulo per il riscaldamento [J].
Il regime di funzionamento
Le UNI TS 11300 parte 2 forniscono in proposito queste indicazioni:
11300‐2 § 1
Il calcolo del fabbisogno energetico si differenzia in:
A1) Valutazione di progetto: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati di progetto; per le
modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumono valori convenzionali
di riferimento. Questa valutazione è eseguita in regime di funzionamento continuo.
A2) Valutazione standard: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativi all’edificio e
all’impianto reale, come costruito; per le modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e
dell’impianto si assumono valori convenzionali di riferimento. Questa valutazione è eseguita in
regime di funzionamento continuo.
11300‐2 § 6.2
Per valutazioni di progetto e standard il periodo di calcolo deve essere la durata massima
consentita del riscaldamento in funzione della zona climatica. Il calcolo deve essere eseguito
suddividendo il periodo totale in intervalli elementari di durata massima mensile.
Per le valutazioni standard e di progetto gli impianti di riscaldamento e di acqua calda
sanitaria sono dunque considerati sempre in funzione durante le 24 ore giornaliere.
Sottosistema di emissione
Il sistema di emissione rappresenta la parte finale dell’impianto, che ha la funzione
di immettere energia termica nell’ambiente per convezione o irraggiamento. Tra le
tipologie più comuni di sistemi di emissione si possono citare radiatori,
termoconvettori, ventilconvettori e pannelli radianti.
La quantità di calore Q’h richiesta per il riscaldamento si riferisce ad un sistema
di emissione ideale, in grado quindi di determinare una temperatura perfettamente
uniforme all’interno dell’ambiente. Nella realtà il sistema di emissione porta calore
in locali dove avvengono fenomeni di moto convettivo dell’aria, che causano una
distribuzione non uniforme della temperatura negli spazi interni. Occorrerà pertanto
assegnare una quantità di calore Qe,in maggiore di Q’h, per tener conto delle perdite
collegate a questi fenomeni.
Il rendimento di emissione ηe rappresenta il rapporto tra le due quantità di calore
Q’h e Qe,in. Il suo valore dipende:
– dal tipo di terminale di erogazione e dall’altezza dei locali. Più infatti il corpo
emittente riesce a scaldare uniformemente il volume dei locali, più è elevato il
rendimento di emissione. Il suo valore e più elevato ad esempio per i pannelli
radianti (alta inerzia), mentre si riduce per i radiatori e per i termoconvettori
(inerzia più bassa);
– dal carico termico medio annuo Ch, cioè dalla richiesta di calore termico utile
della zona riscaldata. Il suo valore si calcola con questa espressione:
[W/m3]
in cui:
Q’h tot fabbisogno termico ideale netto dell’intera stagione di riscaldamento [J];
NG numero di giorni dell’intera stagione di riscaldamento;
86400 numero di secondi in un giorno [s];
V volume lordo [m3].
Per il sistema di emissione non si prevedono recuperi delle perdite termiche o
elettriche, poiché il rendimento è ricavato da tabelle
La norma UNI TS 11300 ‐2 fornisce, in caso di mancanza di dati di progetto, delle
tabelle in cui viene valutato il rendimento del sottosistema nei due casi: con
altezze inferiori a 4 m e altezze maggiori comprese entro i 14 m.
I valori di tale tabella si riferiscono a installazione a perfetta regola d'arte. Qualora
sussistano dubbi al riguardo, si deve ricorrere ai metodi forniti dalla norme
pertinenti (per esempio UNI EN 15316‐2‐1), con o senza contestuali misure in
campo. A titolo indicativo si riportano nel prospetto 19 le condizioni di corretta
installazione
In mancanza delle condizioni sopra elencate il rendimento di emissione deve
essere calcolato.
Le perdite di emissione si calcolano in base ai valori di rendimento dei prospetti con la
formula:
dove:
e,h è il rendimento dei terminali di erogazione;
Q’n,h è il fabbisogno ideale netto per riscaldamento, pari alla differenza tra il
fabbisogno ideale di energia termica dell' edificio calcolato secondo la
UNI TS 11300‐1 e le perdite recuperate dal sistema di produzione acqua
calda, (QH,nd – QW,lrh).
Il calore in ingresso al sistema di emissione è dato da:
Il sistema di regolazione, per controllare la fornitura di calore, deve prima misurare
la temperatura dell’ambiente, quindi reagisce con un certo ritardo alle variazioni
climatiche interne ed esterne. Occorrerà pertanto assegnare una quantità di calore
Qrg,in maggiore di Qrg,out, per tener conto delle perdite collegate a questi fenomeni.
Il rendimento di regolazione ηrg rappresenta il rapporto tra le due quantità di calore
Qrg,out e Qrg,in. Il suo valore sarebbe pari all’unita se la temperatura ambiente rimanesse
sempre perfettamente costante per qualunque variazione delle condizioni al contorno.
Il valore di ηrg dipende:
– dalla tipologia del sistema di regolazione e dalla sensibilità del dispositivo: il
monitoraggio può avvenire sulle temperature interne ed esterne; lo strumento può inoltre
funzionare con modalità manuale o automatica, con regolazione on/off o proporzionale;
– dal livello di controllo della temperatura interna, rilevata per impostare la regolazione
di funzionamento dell’impianto: il monitoraggio della temperatura dell’edificio può
avvenire a livello di zona o di singolo ambiente;
– dal tipo di terminale di emissione. Maggiore e l’inerzia termica che caratterizza
il corpo emittente, minore è il rendimento di regolazione. Questo perché i sistemi di
emissione ad elevata inerzia sono più lenti ad adattarsi alle rilevazioni del dispositivo di
regolazione. Il valore di ηrg è quindi più ridotto per i pannelli radianti e più elevato per
radiatori e termoconvettori.
I rendimenti del sottosistema di regolazione e di controllo dipendono dal tipo
di terminale utilizzato e hanno valori definiti nel prospetto 20 della norma UNI
TS 11300‐2
Nel caso in cui l'intera unità abitativa sia regolata da una sola centralina centralizzata,
l’impianto non sarà sufficiente a garantire un elevato rendimento in quanto non permette di
sfruttare appieno degli apporti gratuiti relativi ad ogni specifico ambiente.
Ciò comporta non solo il limitato sfruttamento degli apporti gratuiti ma anche uno scorretto
bilanciamento dell' impianto con la conseguenza di avere locali surriscaldati negli ambienti
con maggiore occupazione e miglior esposizione.
I sistemi di controllo differiscono a seconda della loro applicazione sui sistemi di riscaldamento
e si dividono in:
Termostato di zona: regola la temperatura di un insieme di ambienti. La temperatura del fluido
termovettore è costante ed è la stessa di quella impostata sul generatore,
Termostato di ambiente: la temperatura è controllata in ogni ambiente attraverso valvole
termostatiche posizionate sui terminali,
Solo Climatica: vi è una centralina che, rilevando la temperatura esterna ‐ quindi regolandosi sul
clima modifica i parametri della temperatura dei terminali interni. È un sistema insufficiente in
quanto non verifica le variazioni di temperatura interna e le reali condizioni di benessere.
Climatica + Ambiente con regolatore: due sistemi di controllo che lavorano in sinergia. La
centralina climatica rileva la temperatura esterna ed adatta la temperatura del fluido
termovettore alle condizioni esterne ed il termostato di ambiente mantiene la temperatura
degli ambienti entro i valori stabiliti.
Climatica + Zona con regolatore: Stessa sinergia tra i due sistemi di controllo come visto in
precedenza, solo che la regolazione interna avviene attraverso un termostato di zona (e non di
ambiente).
I regolatori invece si dividono in:
Controllore ON‐OFF: il sistema è tutto acceso (100%) o spento. Solitamente per
evitare i continui spegnimenti si attiva una banda di tolleranza intorno al valore
stabilito;
Regolatore proporzionale (banda proporzionale x°C): il regolatore modula
l'intervento di variazione sulla temperatura in modo proporzionale allo scostamento
tra set point e valore rilevato;
Regolatore PI o PID: oltre all'azione proporzionale sopra citata, si migliora la
velocità di risposta alla correzione tra oscillazioni e set point, attraverso un’azione
Integrale (I) o Derivata (D).
Il calcolo delle perdite termiche del sottosistema di regolazione si ottiene dalla
seguente equazione:
r,h è il rendimento del sistema di regolazione;
Qn,h è il fabbisogno ideale netto per riscaldamento, pari alla differenza tra il
fabbisogno ideale di energia termica dell'edificio calcolato secondo la
UNI TS 11300‐1 e le perdite recuperate dal sistema di produzione acqua
calda;
Qle,h sono le perdite del sottosistema di emissione.
Sottosistema di distribuzione
II rendimento del sottosistema di distribuzione è funzione:
1. del tipo di distribuzione dell'impianto;
2. dell'altezza dell'edificio;
3. dello spessore dell'isolamento delle tubazioni.
La distribuzione dell'impianto può essere:
di tipo verticale cioè dal generatore partono tante tubazioni quanti sono i
terminali previsti per ogni piano;
di tipo orizzontale cioè dal generatore parte un unico montante che si dirama, ad
ogni piano, verso i terminali. Questo tipo di distribuzione permette di conoscere il
consumo di energia termica per ogni piano.
Qualora non si abbiano riferimenti di progetto relativi ad edifici esistenti, ci si
può riferire ai valori riportati nel prospetto 21 della norma UNI TS 11300‐2 i
quali risultano penalizzanti in quanto non prevedono alcun recupero
termico.
Per edifici di nuova costruzione, invece, è richiesto il calcolo attraverso il
metodo descritto nell'appendice A della stessa norma o mediante metodi
analitici descritti nelle norme pertinenti attraverso la formula seguente:
d,h è il rendimento del sistema di distribuzione;
Qn,h è il fabbisogno ideale netto per riscaldamento, pari alla differenza tra
il fabbisogno ideale di energia termica dell'edificio calcolato secondo
la UNl TS 11300‐1 e le perdite recuperate dal sistema di produzione
acqua calda;
Qle,h sono le perdite del sottosistema di emissione.
Qlr,h sono le perdite del sottosistema di regolazione;
Waux,e è il fabbisogno di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di
emissione
Ke è la frazione recuperata dell'energia elettrica assorbita dagli ausiliari
del sottosistema di emissione.
Sottosistema di accumulo
Non sempre in un impianto di riscaldamento è presente il sottosistema di
accumulo. Qualora vi sia, le sue perdite devono essere calcolate secondo
l'equazione:
Dove:
Ss è la superficie esterna dell' accumulo espresso in m2;
s è la conduttività dello strato isolante espresso in W/m K;
ds è lo spessore dello strato isolante espresso in m;
Ts è la temperatura media dell'accumulo espresso in °C;
Ta è la temperatura interna dell'ambiente in cui è installato il serbatoio
espressa in °C;
è la In durata del mese considerato espresso in h.
Qls,h = f’
dove:
f’ è il coefficiente di perdita dell'accumulo espresso in W;
è la durata del mese considerato espresso in h.
Nel caso in cui la distanza tra serbatoio di accumulo e generatore sia inferiore ai 5 m e le
tubazioni di collegamento sono isolate, il valore delle perdite di accumulo possono essere
trascurate.
Sottosistema di generazione
I generatori possono essere divisi in 3 macroclassificazioni:
1. generatore monostadio (ON‐OFF);
2. generatore modulante;
3. generatore a condensazione.
I generatori monostadio (o di tipo tradizionale), oramai poco usati, funzionano a
sistema tutto acceso (100%) e non lavorano a temperature intermedie.
I generatori modulanti possono lavorare con qualsiasi potenza intermedia compresa tra il
massimo ed il minimo consentito.
I generatori a condensazione sono ritenuti ad alto rendimento in quanto sfruttano il calore
latente del vapor d'acqua prendendo così a riferimento il potere calorifico superiore e non
quello inferiore. In queste caldaie la presenza del tiraggio forzato (di fatto obbligatorio)
permette di lavorare a temperature molto basse, gestendo il problema delle condense acide
con l'adozione di scambiatori.
I generatori di calore possono essere anche suddivisi a secondo del tipo di bruciatore
installato:
a bruciatore atmosferico: generatori in cui il bruciatore è integrato nel generatore. La
quasi totalità delle caldaie murarie a tiraggio naturale sono di questo tipo. Hanno un
rendimento modesto, ma sono di semplice costruzione, manutenzione e ad alta
affidabilità. Usate soprattutto negli impianti autonomi, possono essere di Tipo B a
tiraggio naturale che preleva aria dall'ambiente interno in cui è installata (ormai poco
utilizzata per ragioni di sicurezza), di Tipo C (o a camera stagna) a tiraggio forzato,
installata in ambiente interno ma che preleva aria dall‘esterno o di Tipo B‐C a tiraggio
naturale ed installata all'esterno.
Con bruciatore separato, di tipo pressurizzato: sono le caldaie a tubi d'acqua
(tipico dei dei generatori di vapore) e caldaie a tubi di fumo (la quasi totalità
delle caldaie ad acqua calda oltre i 100 KWt). Queste ultime si dividono a
loro volta in caldaie a temperatura costante e caldaie a bassa temperatura o
di tipo scorrevole, che vengono utilizzate sempre più frequentemente nell'
ammodernamento dei vecchi impianti, in sostituzione delle caldaie
tradizionali.
A seconda del tipo di perdite a cui si fa riferimento, è possibile calcolare tre tipi
di rendimenti differenti del sistema‐generatore:
Rendimento di combustione che tiene conto delle perdite a bruciatore
acceso;
Rendimento utile (stelle) che tiene conto anche delle perdite al mantello;
Rendimento di generazione che tiene conto, oltre alle due tipologie di perdite
sopra citate, anche delle perdite a vuoto (bruciatore spento).
Ai fini dei calcoli prestazionali si considera il RMS ovvero Rendimento Medio
Stagionale. La UNI TS 11300 Parte 2 dispone di prospetti con valori pre‐calcolati in
funzione delle tipologie più comuni di generatori, della loro dimensione e delle
condizioni d’installazione. Nel caso in cui le condizioni presentate risultano
differenti da quelle indicate nei prospetti, si richiede il ricorso ai metodi indicati
dall'appendice B della norma UNI TS 11300 Parte 2.
Il Rendimento di generazione considera, dunque, tre fattori di perdita:
le perdite al camino a bruciatore acceso;
le perdite al camino a bruciatore spento;
le perdite al mantello.
Le perdite per trasmissione dal mantello (Q gn,env) avvengono tramite
irraggiamento e convezione a causa di un inadeguato isolamento dell'involucro o
dimensionamento del generatore. Anche l'elevata temperatura dell'acqua
all'interno del generatore e la sua posizione in ambiente riparato (piuttosto che
non climatizzato) condizionano questo tipo di perdite.
Le perdite al camino a bruciatore acceso (Q gn,ch,on) avvengono per l'elevata
temperatura dei fumi. Una riduzione della temperatura di lavoro diminuisce le
perdite limitando tuttavia il funzionamento del tiraggio del camino. Bisognerebbe
proporzionare adeguatamente l'altezza del camino in rapporto alla dimensione del
generatore e alla temperatura dei fumi al fine di ottimizzare il rapporto perdite‐
lavoro. I valori delle perdite sono deducibili dalla Prova Fumi o dal Libretto della
caldaia (nel caso in cui questa sia nuova e mai usata) o calcolabile tramite metodo
analitico.
Le perdite al camino a bruciatore spento (Q gn,ch,off) avvengono quando, malgrado il
bruciatore sia spento, il camino ha un effetto di tiraggio dovuto alla differenza di
temperatura, per cui continua ad aspirare l'aria calda verso l'alto (l'esterno). L'eccessivo
sovradimensionamento della caldaia provoca delle perdite notevoli a bruciatore spento.
È possibile ridurre l'effetto‐tiraggio con dei bruciatori a serranda che impediscono la
fuoriuscita del calore o abbassando (anche qui) la temperatura dei fumi ed inserendo
dei regolatori di tiraggio (tipo prese d'aria sul camino stesso che bloccano il tiraggio). I
valori delle perdite sono deducibili dal libretto della caldaia (nel caso in cui questa sia
nuova e mai usata), calcolabile tramite metodo analitico o pre‐calcolate (vedi tabella).
Ai fini del calcolo, la perdita totale di energia del sistema di generazione può essere
calcolata tramite la seguente equazione:
Q gn,env è la perdita termica del generatore al mantello, espressa in kWh;
Q gn,ch è la perdita termica del generatore al camino, espressa in kWh;
Kbr è la frazione recuperata dell'energia elettrica assorbita dal bruciatore;
Wbr l'energia elettrica assorbita dal bruciatore, espressa in kWh;
Kaf è la frazione recuperata dell'energia elettrica assorbita dalla pompa;
Waf è l'energia elettrica assorbita dalla pompa, espressa in kWh.
Le perdite del sistema di generazione possono inoltre essere calcolate tramite la
seguente equazione qualora fosse noto il rendimento del sottosistema di
generazione:
g,h è il rendimento del sistema di distribuzione;
Qn,h è il fabbisogno ideale netto per riscaldamento, pari alla differenza tra il
fabbisogno ideale di energia termica dell' edificio calcolato secondo la
UNI TS 11300‐1 e le perdite recuperate dal sistema di produzione acqua
calda;
Qle,h sono le perdite del sottosistema di emissione;
Qlr,h sono le perdite del sottosistema di regolazione;
Qld,h sono le perdite del sottosistema di distribuzione;
Waux,e è il fabbisogno di energia elettrica degli ausiliari del sottosistema di
emissione;
Ke è la frazione recuperata dell'energia elettrica assorbita dagli ausiliari del
sottosistema di emissione.
Fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento
Alla fine dei calcoli si dovranno convertire i fabbisogni di energia degli impianti dati sotto
forme di diversi vettori energetici, al fine di determinare il fabbisogno complessivo di
energia primaria necessario per mantenere all'interno dell'edificio le condizioni di
comfort termico volute.
Il fabbisogno complessivo di energia primaria per il solo riscaldamento è dato da:
QH,gn,i è il fabbisogno di energia in ingresso al sistema di generazione per
riscaldamento per l'i‐esimo vettore energetico (combustibili, tiene conto
eventuali recuperi termici collegati agli assorbimenti elettrici);
fp,i è il fattore di conversione in energia primaria dell'i‐esimo vettore energetico
QH,aux è il fabbisogno di energia elettrica per ausiliari degli impianti di riscaldamento;
QINT,aux è il fabbisogno di energia elettrica per ausiliari di eventuali sistemi che
utilizzano energie rinnovabili e di cogenerazione;
Qel,exp è l'energia elettrica esportata dal sistema (da solare fotovoltaico,
cogenerazione)
fp,el è il fattore di conversione in energia primaria dell'energia ausiliaria elettrica.
il fattore di conversione in energia primaria totale fP,tot è pari a:
dove:
fP,nren : fattore di conversione in energia primaria non rinnovabile
fP,ren : fattore di conversione in energia primaria rinnovabile
I fattori di conversione in
energia primaria sono pari a
quelli riportati in Tabella 1,
in funzione del vettore
energetico utilizzato.