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di Anna C. Satta
A prima vista l’agricoltura naturale può sembrare piuttosto caotica, così profondamente
diversa dall’agricoltura industriale alla quale siamo abituati. L’assenza di lavorazioni del
suolo, la copertura permanente della terra, le colture molto fitte e fortemente consociate e la
presenza costante di piante spontanee danno la sensazione di un abbandono e di una
casualità che sembrano confermare l’opinione poco lusinghiera che si tratti proprio di
un’agricoltura per “perdigiorno”.
Eppure la tendenza dell’agricoltura mondiale, da almeno quarant’anni a questa parte,
riprende molti dei principi dell’agricoltura naturale e li applica con tecniche attuali e
sofisticate: l’agricoltura biologica, le cover crops, le coltivazioni su sodo, sono solo alcune
delle tecniche che anche in Italia stanno finalmente trovando diffusione e supporto economico
da parte della comunità europea.
Fukuoka ha sintetizzato il suo lavoro enunciando dei principi che, a ben guardare, non sono
altro che indicazioni per evitare i principali errori dell’agricoltura convenzionale.
In pratica non esiste un solo modo di fare agricoltura naturale, ma esistono degli obiettivi da
raggiungere, dei principi da tenere sempre in considerazione quando si coltiva in modo
naturale. Domandandosi costantemente se tali principi sono rispettati, è possibile operare
delle scelte oculate e decidere come coltivare in base al proprio clima, alle condizioni del
proprio terreno, alle colture scelte, ecc. con un evidente vantaggio di costi e benefici.
Ma vediamo nel dettaglio tali pilastri, partendo dalle parole dello stesso Fukuoka.
- “Nessuna lavorazione, cioè niente aratura, né capovolgimento del terreno. Per secoli,
i contadini hanno creduto che l'aratro fosse indispensabile per incrementare i raccolti. Eppure
non lavorare la terra è di fondamentale importanza per l'agricoltura naturale. La terra si
lavora da sé grazie all'azione di penetrazione delle radici e all'attività dei microrganismi e
della microfauna del suolo.”
Immaginare un’agricoltura senza trattori, senza aratri, frese, erpici, senza nemmeno una
motozappa, per molti può sembrare un’utopia al limite dal ridicolo, perché per molti
coltivare consiste proprio nelle lavorazioni del suolo. Eppure l’aratura, dal punto di vista
microbiologico, è un danno enorme che, decennio dopo decennio, ha portato via dal suolo
moltissima sostanza organica, struttura e quindi fertilità. E non l’ha capito solo Fukuoka,
infatti è da almeno quarant’anni che nelle immense coltivazioni degli stati uniti, del Canada
e da alcuni anni anche in Italia, si pratica l’agricoltura “su sodo”, ovvero senza nessuna
aratura. Ci sono diverse tecniche, basta scegliere quella che meglio si adatta alla proprio
clima e terreno, si va dal non disturbare mai più il suolo, nemmeno superficialmente, come
nell’Agricoltura Sinergica, fino all’uso di macchinari appositi (alcuni effettuano solo la
solcatura con semina e rincalzatura nello stesso passaggio, altri sono particolari seminatrici da
sodo con punte specifiche per porre il seme alla giusta profondità).
- “Né diserbanti, né erpici. Le piante spontanee hanno un ruolo specifico nella fertilità del
suolo e nell'equilibrio dell'ecosistema. Come norma fondamentale dovrebbero essere
controllate (per esempio con una pacciamatura di paglia o la copertura con trifoglio bianco),
non eliminate del tutto.”
In agricoltura esiste il “falso mito” che incolpa le piante di assorbire tutti i nutrienti dalla
terra, ma si tratta di una interpretazione semplicistica e fondamentalmente errata. La
biologia, infatti, insegna che le piante sono “autotrofe”, ovvero si generano da sole, a
differenza di noi e di tutti gli altri animali del pianeta che siamo “eterotrofi”, abbiamo cioè
bisogno di mangiare per vivere e infatti “siamo quello che mangiamo”. Solo le piante
possiedono una funzione straordinaria che si chiama “fotosintesi clorofilliana”, ovvero quel
processo chimico grazie al quale le piante, grazie all’energia che riescono a catturare dal
sole, producono materia a partire dall’anidride carbonica che prendono dall’aria e dall’acqua.
Una pianta è composta in media per il 75% d’acqua (molte orticole anche molto di più,
come i cetrioli, che contengono il 96% d’acqua). Del circa 25% di materia secca che rimane,
il 20% è prodotto grazie alla fotosintesi clorofilliana e solo il 5% della massa totale della
pianta viene dal suolo. Di questo 5%, la metà è azoto. L’azoto è un elemento che può essere
ottenuto liberamente dall'atmosfera in un modo continuo e simbiotico, associando la coltura
desiderata con piante che fissano l'azoto (come le Leguminose); solo il 2,5% della materia
secca che rimane di una pianta è composto di minerali (provenienti dal substrato di roccia e
presenti in forma solubile) che le piante prendono dal suolo. Il nostro pianeta è una massa di
minerali coperti da un strato finissimo di "suolo", costituito dai residui vivi e morti di
piante, animali (microscopici e macroscopici) e funghi. Prima che vengano usati tutti i
minerali naturalmente già a nostra disposizione, si sarà esaurito il processo di combustione
del sole, non serve aggiungerli!
Se ne deduce, quindi, che non è assolutamente vero che le piante spontanee possano
“rubare” nutrienti alle piante coltivate. Anzi pratiche come l’“inerbimento” sono ormai
comuni negli orti biologici, nei vigneti, uliveti e frutteti, dove la presenza della flora
spontanea, sicuramente più rustica e adatta al suolo rispetto alle piante coltivate, aumenta la
biodiversità con enormi vantaggi per i contadini che la possono sfruttare per:
• favorire la formazione di essudati radicali a favore dei microrganismi del suolo;
• rallentare il dilavamento delle sostanze oligominerali;
• mantenere l'umidità;
• arieggiare il terreno;
• aumentare la struttura del suolo;
• aumentare il consolidamento del terreno;
• distogliere alcuni parassiti dalle colture e attirare molti insetti utili (pronubi, antagonisti,
ecc.);
• metabolizzare le sostanze inquinanti (fitorimediazione);
• le erbe infestanti poco temibili fanno concorrenza alle specie più infestanti e più difficili da
contenere;
• se lasciate nel suolo, le erbe fertilizzano il terreno con la loro decomposizione a fine ciclo.
- “Nessun impiego di prodotti chimici. Dall'epoca in cui si svilupparono piante deboli per
effetto di pratiche innaturali come l'aratura e la concimazione, le malattie e gli squilibri fra
insetti divennero un grande problema in agricoltura. La natura, lascia fare, è in equilibrio
perfetto. Insetti nocivi e agenti patogeni sono sempre presenti, ma non prendono mai il
sopravvento fino al punto da rendere necessario l'uso di prodotti chimici. L'atteggiamento più
sensato per il controllo delle malattie e degli insetti è avere delle colture vigorose in un
ambiente sano.”
Tale principio risulta perfettamente applicato nella pratica dell’agricoltura biologica che, già
dagli anni ‘70, si sta diffondendo ampiamente anche in Italia.
Per praticare l’agricoltura naturale nell’areale mediterraneo negli anni ‘90 è stata messa a
punto l’Agricoltura Sinergica, ideata dalla contadina e permacultrice spagnola Emilia Hazelip.
Tale agricoltura permette di rispettare tutti i pilastri enunciati da Fukuoka, ma in più Emilia
Hazelip ha evidenziato degli altri principi che risultano anch’essi indispensabili per evitare di
ripetere i più comuni errori dell’agricoltura convenzionale.
Il primo è senz’altro: “Nessuna pressione del suolo”.
Dalle parole di Emilia Hazelip: “Forse la condizione più difficile da rispettare in questo
nuovo tipo di agricoltura è l'assenza di compattazione... nelle pratiche agricole tradizionali si
ha l'abitudine di compattare il suolo senza prestarvi attenzione, sia durante la raccolta che
nel corso di altre attività colturali, dato che si utilizza poi l’aratura prima della semina per
riportare aria nel suolo (pagandola a caro prezzo, ecologicamente parlando). Ma poiché noi
non vogliamo più disturbare il suolo, dobbiamo fare molta attenzione a come raccogliamo e
a come effettuiamo le altre operazioni colturali nel campo. Per la semina, faremo attenzione
ad entrare nel campo solo se non è troppo bagnato e questa regola è valida per qualsiasi
altra attività. Se si compatta il suolo, si provoca la fuoriuscita dell'aria da esso e le piante
non riusciranno a crescervi, dato che la micro-flora e la micro-fauna non avranno più micro-
siti in cui vivere, moltiplicarsi e morire. I batteri del suolo e tutte le altre creature che ci
vivono sono i nostri partners nel mantenere il suolo fertile, pensiamo alle loro necessità, non
dimentichiamo che ci sono, anche se sono invisibili... la loro presenza si manifesta nella
salute delle piante, delle colture in crescita e determina la salute del suolo nel suo
complesso. Evitando la compattazione, si evitano molto lavoro e molta distruzione, e allo
stesso tempo si rende possibile lo svolgimento del ciclo ossigeno-etilene, cioè si permette al
suolo di respirare.”
Per concludere, è importante ribadire che l’agricoltura naturale non è semplicemente una
tecnica, non esiste un modo univoco di praticarla ma, tenendo presenti i principi enunciati,
ovvero tenendo sempre presenti gli errori più comuni dell’agricoltura convenzionale, è
possibile ottenere abbondanti raccolti sani, gustosi, senza inquinare l’ambiente, solo con una
buona progettazione e con pochissimo dispendio di risorse energetiche ed economiche.